Dall’Ict effetto volano per l’Italia...l’impatto che le tecnologie Ict e le loro applicazioni...

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Mercati 6. 24marzo-6aprile2008 pag.sei «T urismo, sanità, con- trollo del territorio e infomobilità»: ecco i settori in cui l’Ict potrebbe giocare un ruolo importante. Di queste op- portunità si è discusso in occasione di un convegno organizzato in Bocconi da ThinkTel, il “pensatoio” del prof Carlo Maria Guerci, secondo cui un uso intelligente e diffuso dell’Ict, è il solo substrato in grado di smuovere la situazione stagnante del Paese e, grazie soprattutto alle applicazioni del Web 2.0, dare un apporto significativo allo sviluppo. “Senza l’Ict non sarem- mo potuto crescere alla velocità con cui siamo cresciuti e non potremmo vantare il successo che il mercato mondiale ci ha riconosciuto - testi- monia Giorgio Squinzi, presidente di Mapei, una delle aziende italiane più internazionalizzate -. Per esempio, la nostra struttura di ingegneria di Mila- no è in contatto permanente con tutti nostri stabilimenti all’estero, Vietnam compreso, ed è in grado in real time di risolvere ogni tipo di problema mediante un software sviluppato al nostro interno e infrastrutture a larga banda”. Secondo Squinzi, in Italia ci sono almeno 500 aziende con un fatturato di oltre 200 milioni di euro che sono competitive a livello globale: “Un uso più inteso del broadband e il coinvolgimento di fornitori e partner sono la strada obbligata per difendere e migliorare questa posizione e per diventare un punto di riferimento per altri imprenditori”. Se c’è l’industria manifatturiera, il turismo costituisce una delle prin- cipali risorse economiche dell’Italia: considerando l’indotto vale oltre il 10% sul Pil. “Le tecnologie Ict, os- serva Umberto Paolucci, presidente dell’Agenzia nazionale del turismo (e di Microsoft), hanno un formidabile potenziale di abilitazione e potrebbe- ro contribuire alla costruzione di una immagine unitaria, che è uno dei punti dolenti della nostra attuale offerta”. Idem nei trasporti, dove la spesa supera il 20% del Pil. Si pensa, tra le innovazioni possibili, alle tecnologie Its (Intelligent transport systems) che abilitano modalità di gestione dei tra- sporti innovative ed efficienti, basare sui concetti di flessibilità, differenzia- zione e segmentazione dell’offerta. GIANCARLOLANZETTI Nel settore della sanità i benefici che l’Ict possono favorire lo svilup- po di forme di cura e assistenza al di fuori dell’ospedalizzazione, pos- sono contribuire alla definizione di processi più efficienti della domanda sanitaria e delle liste di attesa nonché migliorare il flusso e l’organizzazio- ne delle informazioni per supportare “governo clinico” e sinergie. Un’indagine svolta da Freedata per conto di ThinkTel su oltre1000 Pmi (da 10 a 249 addetti), ha evi- denziato una serie di indicatori relativamente sia all’utilizzo della larga banda sia alla adozione delle Internet business solutions (Ibs). Il 29,5% delle Pmi che usano accessi broadband ha esperito sia un aumen- to dei ricavi sia una diminuzione dei costi mentre il 35,7% ha osservato solo una flessione nei costi. Il 44,9% delle Pmi del campione ha adottato almeno una Ibs; solo il 3,3% più di quattro. L’automazione della forza vendita è la singola più diffusa ap- plicazione. Uno studio specifico analizza l’impatto che le tecnologie Ict e le loro applicazioni possono avere sulle attività di controllo del territorio, del- la sicurezza (anche personale) e della gestione delle emergenze. La spesa media per abitante è di 477 euro per la sicurezza e l’ordine pubblico e 186 euro per la protezione e l’ambiente. Cifre se ne spendono, ma gli inter- venti sono quasi sempre disordinati e frammentati, quindi dispersivi. L’uso dell’Ict li potrebbe rendere più pro- duttivi ed efficienti. Ed è in questa direzione che ThinkTel propone una sere di 12 progetti rilevanti per un costo di 6 miliardi in dieci anni in grado di sviluppare effetti diretti e indiretti di circa 80 miliardi. Dall’Ict effetto volano per l’Italia ThinkTel. Turismo, sanità, trasporti, territorio: il rilancio può venire dalle tecnologie L’esempio della Mapei L’idea: 12 progetti per 6 miliardi di costo Ma mobiliteranno 80 miliardi in 10 anni N on ci siamo, dice Viviane Reding, commissario ai me- dia e alla società dell’informazione dell’Unione europea: “Abbiamo seri problemi di concorrenza nel settore dell’accesso alle reti sse, ancora stradominato dagli ex monopolisti, che controllano l’80% del mercato”. Non sorprende che in dieci anni l’ero- sione delle posizioni monopolistiche si sia limitata al 20% medio. Questo mercato è nato per legge, non sponta- neamente, da un servizio di pubblica utilità il cui unico erogatore deteneva non solo la totalità dell’utenza ma an- che la proprietà esclusiva dei mezzi di produzione, cioè la rete telefonica. È stata l’evoluzione successiva delle tecnologie a creare qualche area di mercato spontanea, in parti- colare quelle legate a internet e alla trasmissione dati e relativi servizi. Ma nel ’98 i nuovi operatori, alcuni dei quali monopolisti essi stessi al loro Paese, avevano soprattutto la cultura e la visione della telefonia, della vo- ce, del centralino. E su quello hanno puntato, pensando di poter facilmente attrarre clienti che, secondo loro, non ne potevano più del monopolista. La trasmissione dati era già libera da qualche tempo ma interessava a pochi. Era già nato il web ma anche quello interessava poco. Ricordo l’affermazione pubblica del giovane capo della sede italiana di un ope- ratore internazionale che suonava più o meno così: noi ci occupiamo di telecomunicazioni serie, non di Internet, che è un gioco per ragazzi. A noi il mercato degli adolescenti non interessa. Nel valutare il risultato che oggi non soddisfa Viviane Reding è giusto ripensare al percorso della regola- mentazione, ma senza ignorare le scelte strategiche industriali. In fondo gli sdanti della prima ora hanno puntato in prevalenza: su un mercato maturo (voce) sottovalu- tando quelli emergenti (dati); sulla leva di marketing del prezzo, che era ovviamente a disposizione anche del- l’incumbent, pur con qualche vincolo; sul presunto desiderio dei clienti di liberarsi del monopolio come di un’angheria, quasi per ripicca, in modo irrazionale; sull’altrettanto pre- sunta incapacità di reagire da parte dell’ex monopolista, che invece lo ha fatto con determinazione ed efcacia (oltre che con qualche eccesso). Eppure c’era chi diceva agli Olo: guardate che quel mondo lì, nel quale vi state battendo, è difcile e vecchio, per nulla promettente. Qui le cose cambiano rapidamente, guar- datevi intorno. Niente da fare. L’idea dominante era quella di sfruttare le opportunità regolatorie e le presun- te debolezze dell’ex monopolista. Riesaminando i dieci anni possiamo riconoscere che molte imprese non hanno avuto successo per aver sba- gliato scelte fondamentali, anche se la colpa è stata attribuita alla bolla nanziaria, agli abusi di Telecom o ai ritardi delle Authority. Sarebbe utile per tutti, operatori, regolatori, investitori, consulenti ri- ettere senza pregiudizi sugli accadi- menti di questi dieci anni rimettendo tutto in dubbio, a cominciare dal proprio operato e dalla stessa libe- ralizzazione: perché e come è stata progettata e come si è sviluppata. Ora siamo in un altro mondo. Con Ngn, il quadruple play, la separazione fra rete e servizi, la ristrutturazione delle organizzazioni integrate verti- calmente, forse siamo nalmente vici- ni ad un mercato quasi normale. Non affrontiamo le nuove opportunità con i mezzi e i pregiudizi del passato. *Business consultant Vince chi capisce il mondo nuovo Se gli ex monopolisti restano forti è anche perché gli Olo hanno giocato su un terreno vecchio L’analisi. Cosa insegnano dieci anni di concorrenza nelle telecomunicazioni MASSIMOBIONDI* Isp: in Uk metà degli utenti insoddisfatta In Gran Bretagna metà degli utenti che usufrui- scono di servizi a banda larga si dice insoddisfat- to del proprio Internet provider. E ciò, nonostante le connessioni broadband siano più veloci ed economiche che in passato. Lo afferma uno sondaggio nazionale sui servizi a banda larga condotto da uSwitch, servizio gratuito online che effettua comparazioni su forniture di gas, elettri- cità, telefonia fissa, ecc. Con 15 milioni di clienti (circa la metà della popolazione nazionale) e una spesa di 3 miliardi di sterline nel broadband ogni anno, sostiene uSwitch, il gap percettivo fra i pro- vider migliori e quelli peggiori si sta allargando. Effettuato su un campione complessivo di circa 11mila clienti broadband, il sondaggio rivela che 4 milioni di utenti sono insoddisfatti del proprio provider, e che 4 aziende su 9 hanno nell’anno in corso una clientela meno “contenta” rispetto allo scorso anno. Fra i diversi provider che operano nel mercato britannico la palma del migliore va a PlusNet con l’86% dei clienti, la società acquisita da British Telecom un anno fa ha vinto in ben 9 delle 11 categorie selezionate da uSwitch fra cui best customer service e best technical support. In seconda posizione, davanti a Tiscali e Virgin Media (74%), c’è Sky con l’81%. La maglia nera invece va ad Orange che risulta essere il peggior provider. SERVIZI Europa , incumbent bocciati dalla Reding Incumbent con posizioni ancora troppo do- minanti e tariffe mobili ancora troppo alte nei mercati europei. Lo dice l’ultimo rapporto sulle Tlc presentato dalla Ue, secondo il quale la com- petizione rimane troppo bassa in particolare sul mercato fisso. “Gli incumbent detengono più del 46% di linee broadband e in 7 Stati membri con- trollano più del 60% di connessioni broadband” dice la commissaria alla Società dell’informazione Viviane Reding che sottolinea come a Cipro, Lus- semburgo e Finlandia il controllo dell’incumbent arrivi fino al 70%. “Tuttora l’accesso alla telefonia fissa è fornita all’86% dei clienti attraverso le reti dell’incumbent e a più del 95% ai 12 Stati mem- bri”. La commissaria ha affrontato anche il tema dei costi di terminazione per la telefonia mobile che rimangono alti nonostante i recenti interventi dei regolatori nazionali. In otto Paesi europei la penetrazione del broadband copre oltre il 22% della popolazione, un dato che li proietta in vantaggio rispetto agli Usa. In cima alla lista la Danimarca con il 35,6% delle abitazioni raggiunte dai servizi in banda larga. In Finlandia e Olanda l’Internet veloce arriva al 30% dei cittadini. La Bulgaria invece detiene la percentuale più bassa di copertura con il 7,6%. UE REPORT

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Mercati N°6. 24marzo-6aprile2008pag.sei

«Turismo, sanità, con-trollo del territorio e infomobilità»: ecco i

settori in cui l’Ict potrebbe giocare un ruolo importante. Di queste op-portunità si è discusso in occasione di un convegno organizzato in Bocconi da ThinkTel, il “pensatoio” del prof Carlo Maria Guerci, secondo cui un uso intelligente e diffuso dell’Ict, è il solo substrato in grado di smuovere la situazione stagnante del Paese e, grazie soprattutto alle applicazioni del Web 2.0, dare un apporto significativo allo sviluppo. “Senza l’Ict non sarem-mo potuto crescere alla velocità con cui siamo cresciuti e non potremmo vantare il successo che il mercato mondiale ci ha riconosciuto - testi-monia Giorgio Squinzi, presidente di Mapei, una delle aziende italiane più internazionalizzate -. Per esempio, la nostra struttura di ingegneria di Mila-no è in contatto permanente con tutti nostri stabilimenti all’estero, Vietnam compreso, ed è in grado in real time di risolvere ogni tipo di problema mediante un software sviluppato al nostro interno e infrastrutture a larga banda”.

Secondo Squinzi, in Italia ci sono almeno 500 aziende con un fatturato di oltre 200 milioni di euro che sono competitive a livello globale: “Un

uso più inteso del broadband e il coinvolgimento di fornitori e partner sono la strada obbligata per difendere e migliorare questa posizione e per diventare un punto di riferimento per altri imprenditori”.

Se c’è l’industria manifatturiera, il turismo costituisce una delle prin-cipali risorse economiche dell’Italia: considerando l’indotto vale oltre il 10% sul Pil. “Le tecnologie Ict, os-serva Umberto Paolucci, presidente dell’Agenzia nazionale del turismo (e di Microsoft), hanno un formidabile potenziale di abilitazione e potrebbe-ro contribuire alla costruzione di una immagine unitaria, che è uno dei punti dolenti della nostra attuale offerta”.

Idem nei trasporti, dove la spesa supera il 20% del Pil. Si pensa, tra le innovazioni possibili, alle tecnologie Its (Intelligent transport systems) che abilitano modalità di gestione dei tra-sporti innovative ed efficienti, basare sui concetti di flessibilità, differenzia-zione e segmentazione dell’offerta.

GIANCARLOLANZETTI Nel settore della sanità i benefici che l’Ict possono favorire lo svilup-po di forme di cura e assistenza al di fuori dell’ospedalizzazione, pos-sono contribuire alla definizione di processi più efficienti della domanda sanitaria e delle liste di attesa nonché migliorare il flusso e l’organizzazio-ne delle informazioni per supportare “governo clinico” e sinergie.

Un’indagine svolta da Freedata per conto di ThinkTel su oltre1000 Pmi (da 10 a 249 addetti), ha evi-denziato una serie di indicatori relativamente sia all’utilizzo della larga banda sia alla adozione delle Internet business solutions (Ibs). Il 29,5% delle Pmi che usano accessi broadband ha esperito sia un aumen-to dei ricavi sia una diminuzione dei costi mentre il 35,7% ha osservato solo una flessione nei costi. Il 44,9% delle Pmi del campione ha adottato almeno una Ibs; solo il 3,3% più di quattro. L’automazione della forza vendita è la singola più diffusa ap-plicazione.

Uno studio specifico analizza l’impatto che le tecnologie Ict e le loro applicazioni possono avere sulle attività di controllo del territorio, del-la sicurezza (anche personale) e della gestione delle emergenze. La spesa media per abitante è di 477 euro per la sicurezza e l’ordine pubblico e 186 euro per la protezione e l’ambiente. Cifre se ne spendono, ma gli inter-venti sono quasi sempre disordinati e frammentati, quindi dispersivi. L’uso dell’Ict li potrebbe rendere più pro-duttivi ed efficienti. Ed è in questa direzione che ThinkTel propone una sere di 12 progetti rilevanti per un costo di 6 miliardi in dieci anni in grado di sviluppare effetti diretti e indiretti di circa 80 miliardi.

Dall’Ict effetto volano per l’Italia ThinkTel. Turismo, sanità, trasporti, territorio: il rilancio può venire dalle tecnologie

L’esempio della Mapei L’idea: 12 progetti

per 6 miliardi di costoMa mobiliteranno

80 miliardi in 10 anni

Non ci siamo, dice Viviane Reding, commissario ai me-

dia e alla società dell’informazione dell’Unione europea: “Abbiamo seri problemi di concorrenza nel settore dell’accesso alle reti sse, ancora stradominato dagli ex monopolisti, che controllano l’80% del mercato”. Non sorprende che in dieci anni l’ero-sione delle posizioni monopolistiche si sia limitata al 20% medio. Questo mercato è nato per legge, non sponta-neamente, da un servizio di pubblica utilità il cui unico erogatore deteneva non solo la totalità dell’utenza ma an-che la proprietà esclusiva dei mezzi di produzione, cioè la rete telefonica.

È stata l’evoluzione successiva delle tecnologie a creare qualche area di mercato spontanea, in parti-colare quelle legate a internet e alla trasmissione dati e relativi servizi. Ma nel ’98 i nuovi operatori, alcuni dei quali monopolisti essi stessi al loro Paese, avevano soprattutto la cultura e la visione della telefonia, della vo-ce, del centralino. E su quello hanno puntato, pensando di poter facilmente

attrarre clienti che, secondo loro, non ne potevano più del monopolista.

La trasmissione dati era già libera da qualche tempo ma interessava a pochi. Era già nato il web ma anche quello interessava poco. Ricordo l’affermazione pubblica del giovane capo della sede italiana di un ope-ratore internazionale che suonava più o meno così: noi ci occupiamo di telecomunicazioni serie, non di Internet, che è un gioco per ragazzi.

A noi il mercato degli adolescenti non interessa.

Nel valutare il risultato che oggi non soddisfa Viviane Reding è giusto ripensare al percorso della regola-mentazione, ma senza ignorare le scelte strategiche industriali.

In fondo gli sdanti della prima ora hanno puntato in prevalenza: su un mercato maturo (voce) sottovalu-tando quelli emergenti (dati); sulla leva di marketing del prezzo, che era

ovviamente a disposizione anche del-l’incumbent, pur con qualche vincolo; sul presunto desiderio dei clienti di liberarsi del monopolio come di un’angheria, quasi per ripicca, in modo irrazionale; sull’altrettanto pre-sunta incapacità di reagire da parte dell’ex monopolista, che invece lo ha fatto con determinazione ed efcacia (oltre che con qualche eccesso).

Eppure c’era chi diceva agli Olo: guardate che quel mondo lì, nel

quale vi state battendo, è difcile e vecchio, per nulla promettente. Qui le cose cambiano rapidamente, guar-datevi intorno. Niente da fare. L’idea dominante era quella di sfruttare le opportunità regolatorie e le presun-te debolezze dell’ex monopolista. Riesaminando i dieci anni possiamo riconoscere che molte imprese non hanno avuto successo per aver sba-gliato scelte fondamentali, anche se la colpa è stata attribuita alla bolla nanziaria, agli abusi di Telecom o ai ritardi delle Authority.

Sarebbe utile per tutti, operatori, regolatori, investitori, consulenti ri-ettere senza pregiudizi sugli accadi-menti di questi dieci anni rimettendo tutto in dubbio, a cominciare dal proprio operato e dalla stessa libe-ralizzazione: perché e come è stata progettata e come si è sviluppata.

Ora siamo in un altro mondo. Con Ngn, il quadruple play, la separazione fra rete e servizi, la ristrutturazione delle organizzazioni integrate verti-calmente, forse siamo nalmente vici-ni ad un mercato quasi normale. Non affrontiamo le nuove opportunità con i mezzi e i pregiudizi del passato.

*Business consultant

Vince chi capisce il mondo nuovoSe gli ex monopolisti restano forti è anche perché gli Olo hanno giocato su un terreno vecchio

L’analisi. Cosa insegnano dieci anni di concorrenza nelle telecomunicazioni

MASSIMOBIONDI*

Isp: in Uk metà degli utenti insoddisfattaIn Gran Bretagna metà degli utenti che usufrui-scono di servizi a banda larga si dice insoddisfat-to del proprio Internet provider. E ciò, nonostante le connessioni broadband siano più veloci ed economiche che in passato. Lo afferma uno sondaggio nazionale sui servizi a banda larga condotto da uSwitch, servizio gratuito online che effettua comparazioni su forniture di gas, elettri-cità, telefonia fissa, ecc. Con 15 milioni di clienti (circa la metà della popolazione nazionale) e una spesa di 3 miliardi di sterline nel broadband ogni anno, sostiene uSwitch, il gap percettivo fra i pro-vider migliori e quelli peggiori si sta allargando. Effettuato su un campione complessivo di circa

11mila clienti broadband, il sondaggio rivela che 4 milioni di utenti sono insoddisfatti del proprio provider, e che 4 aziende su 9 hanno nell’anno in corso una clientela meno “contenta” rispetto allo scorso anno. Fra i diversi provider che operano nel mercato britannico la palma del migliore va a PlusNet con l’86% dei clienti, la società acquisita da British Telecom un anno fa ha vinto in ben 9 delle 11 categorie selezionate da uSwitch fra cui best customer service e best technical support. In seconda posizione, davanti a Tiscali e Virgin Media (74%), c’è Sky con l’81%. La maglia nera invece va ad Orange che risulta essere il peggior provider.

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IZI

Europa, incumbent bocciati dalla RedingIncumbent con posizioni ancora troppo do-minanti e tariffe mobili ancora troppo alte nei mercati europei. Lo dice l’ultimo rapporto sulle Tlc presentato dalla Ue, secondo il quale la com-petizione rimane troppo bassa in particolare sul mercato fisso. “Gli incumbent detengono più del 46% di linee broadband e in 7 Stati membri con-trollano più del 60% di connessioni broadband” dice la commissaria alla Società dell’informazione Viviane Reding che sottolinea come a Cipro, Lus-semburgo e Finlandia il controllo dell’incumbent arrivi fino al 70%. “Tuttora l’accesso alla telefonia fissa è fornita all’86% dei clienti attraverso le reti

dell’incumbent e a più del 95% ai 12 Stati mem-bri”. La commissaria ha affrontato anche il tema dei costi di terminazione per la telefonia mobile che rimangono alti nonostante i recenti interventi dei regolatori nazionali. In otto Paesi europei la penetrazione del broadband copre oltre il 22% della popolazione, un dato che li proietta in vantaggio rispetto agli Usa. In cima alla lista la Danimarca con il 35,6% delle abitazioni raggiunte dai servizi in banda larga. In Finlandia e Olanda l’Internet veloce arriva al 30% dei cittadini. La Bulgaria invece detiene la percentuale più bassa di copertura con il 7,6%.

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