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DALLA PRECARIETA’ alla STABILIZZAZIONE

Tavola Rotonda Giovedì 1 dicembre 2011

Via T. Ciconi, 16 UDINE con Fulvio MATTIONI, economista

ARRIVA FLEXY !!

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SECONDA DOMANDA: RITENETE CHE IL SISTEMA DELLE IMPRESE ABBIA BISOGNO DI FLESSIBILITA’ PER FRONTEGGIARE LA GLOBALIZZAZIONE. UNA FLESSIBILITA’ GOVERNATA E CONDIVISA DALLE PARTI SOCIALI?

2° RISULTATO: FATE VOSTRA SIA L’IDEA DELLA UE CHE IL DECLINO DELL’EUROPA NON E’ INELUTTABILE SIA LA SFIDA CHE ESSA LANCIA AD ESSERE AUDACI ED AMBIZIOSI DESIDERANDO PIU’ POSTI DI LAVORO E UNA VITA MIGLIORE

1°RISULTATO:

SE AVETE RISPOSTO SI A TUTTE E DUE LE DOMANDE (O ANCHE A UNA SOLA) SIETE IN SINTONIA (O QUASI) CON “STRATEGIA EUROPA 2020” CHE SPRONA TUTTI I PAESI MEMBRI A PERSEGUIRE UNA CRESCITA PIU’ INCLUSIVA DAL VERSANTE OCCUPAZIONALE E A RENDERE PIU’ COMPETITIVE LE IMPRESE DELLA UE a 27 NELL’AREA GLOBALE

PRIMA DOMANDA: RITENETE CONDIVISIBILE IL PRINCIPIO CHE BISOGNA RICOLLOCARE IL LAVORATORE CHE PERDE IL LAVORO E NON SOLO INDENNIZZARLO?

Introduzione: 2 risposte cruciali

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FLEXICURITY, FLEXSECURITY, FLESSICUREZZA E’ IL SUO NOME. SOLO PER OGGI HO LA CHIAMO CON IL VEZZEGGIATIVO “FLEXY”, PIU’ AMMICCANTE. MA PERCHE’ HA AFFASCINATO IN MODO COSI’ PROFONDO LA UE (… E, CON RITARDO, POCHI CONVINTI SOSTENITORI ANCHE IN ITALIA)? VEDIAMO

AGGIUNGIAMO CHE FLEXY HA FATTO IL SUO INGRESSO UFFICIALE SULLA SCENA EUROPEA NEL NOVEMBRE 2006 ALLORCHE’ LA COMMISSIONE EUROPEA (CE) L’HA INTRODOTTA NEL SUO LIBRO VERDE “MODERNIZZARE IL DIRITTO DEL LAVORO PER RISPONDERE ALLE SFIDE DEL XXI SECOLO”

IN OGNI CASO SIAMO PRONTI PER DOCUMENTARCI SU FLEXY. DI LEI POSSIAMO DIRE CHE E’ NATA E SI TROVA IN OLANDA E DANIMARCA (ANCHE IN SVEZIA). AGGIUNGIAMO CHE SE NE PARLA MOLTO DA ALMENO 10 ANNI. ALCUNI ESPERTI DICONO CHE HA 20 ANNI, ALTRI 30 O PIU’. QUALCUNO CREDE SIA UN OSSIMORO

Introduzione: l’Identikit di FLEXY … e il suo nome per esteso

E’ DIVENTATA PROTAGONISTA DEL DIBATTITO EUROPEO SUL MERCATO DEL LAVORO NEL GIUGNO 2007 CON LA COMUNICAZIONE DELLA CE “VERSO PRINCIPI COMUNI DI FLESSICUREZZA: POSTI DI LAVORO PIU’ NUMEROSI E MIGLIORI GRAZIE ALLA FLESSICUREZZA E ALLA SICUREZZA”. CIO’ A CUI AMBISCE E’ CHIARO, VEDREMO TRA POCO COME INTENDE RAGGIUNGERLO

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61,7%

53,7%

56,3%

62,1%62,2%

65,6%

72,9%73,0%

76,3%

63,6%

56,9%

58,6%

64,0%64,2%

71,7%

74,7%72,7%73,4%

0,0%

10,0%

20,0%

30,0%

40,0%

50,0%

60,0%

70,0%

80,0%

Danimarca Svezia Olanda Germania EU 27 Francia Spagna Italia di cui: FVG

T.O. 2000 T.O. 2008 T.O. 2010

La capacità delle economie di offrire lavoro: anni 2000, 2008 e 2010 (T.O. Lisbona 2010 = 70%)

Il tasso di occupazione della UE a 27 era del 62,% nel 2000, l’obiettivo per Lisbona 2010 prevedeva il 70%. La Danimarca partiva dal 76,3%, la Svezia dal 73% e l’Olanda dal 72,9%. L’Italia dal 53,7%, la Spagna dal 56,3%, la Francia dal 62,1%, la Germania dal 65,6%.

Quale modello di riferimento adottare per una economia più inclusiva? (dal 62,2% al 70% nel 2010)

Fonte: Eurostat

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La capacità delle economie UE di includere donne, giovani e lavoratori anziani (nel 2010)

71,1%

53,7%

63,0%

69,3%

57,6%58,1%

70,5%

38,7%

70,3%

58,2%

37,6%

46,3%

55,5%

33,1%

25,8%

0,0%

10,0%

20,0%

30,0%

40,0%

50,0%

60,0%

70,0%

80,0%

Femminile 15-64 Giovanile 15-24 Lavoratori 55-64

Olanda Danimarca Svezia EU 27 Friuli V.G.

Il T.O. femminile UE a 27 è pari al 58,2%. In Danimarca, Olanda e Svezia è attorno al 70%. In FVG è del 55,5% (meglio del 46,1 italiano). Però non del Nord/Est, 56,7%

Il T.O. giovanile UE a 27 è pari al 37,6%. In Olanda il 63% e in Danimarca il 58,1%. In FVG è pari al 25,8% (in Italia è il 20,5)

Il T.O. dei lavoratori maturi UE a 27 è pari al 46,3%. In Olanda il 53,7%, in Danimarca il 57,6%, in Svezia il 70,5%. In FVG è pari al 33,1% (in Italia è il 36,6)

Fonte: Eurostat

Quale il modello migliore per includere donne, giovani e quasi matusa?

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Il tasso di disoccupazione giovanile nella UE nel 2000 e 2008 (% delle forze di lavoro 15-24)

5,7%6,2%

7,5%

10,5%

11,8%

17,4%

19,6%

24,3%

27,0%

21,3%

24,6%

19,1%

15,4%

13,9%

10,0%9,9%

7,6%

5,3%

0,0%

5,0%

10,0%

15,0%

20,0%

25,0%

30,0%

Olanda Danimarca Germania Svezia di cui: FVG EU 27 Francia Spagna Italia

2000 2008

A fronte di un tasso di disoccupazione (TD) generale dell’economia UE pari all’8,7% nel 2000 e al 7% nel 2008 (cioè in avvio delle politiche UE e prima della crisi) si accompagna ad un tasso di TD giovanile doppio ovvero rispettivamente pari al 17,4% e al 15,4%

Il divario maggiore, tuttavia, si ha in Italia, Spagna e Francia dove raggiunge il rapporto di 1 a 3 (TD giovanile triplo rispetto al TD generale)

I problemi di esclusione sociale sono risultati, dunque, molto contenuti in Olanda e Danimarca

La crisi ha colpito duramente i giovani: TD al 21,1% (UE a 27); 27,8% (ITA), 23,7% (F); 8,7% (NL); 9,7% (DE) e 13,8% (DK). Addirittura il 41,6% in Spagna!

Fonte: Eurostat

Chiaro perché la UE sia stata stregata dalla flessicurezza nordica?

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I beneficiari della flessicurezza, pertanto, sono sia le imprese che i lavoratori

E’ una strategia integrata volta a promuovere, contemporaneamente, la flessibilità e la sicurezza sul mercato del lavoro. La flessibilità riguarda i movimenti di passaggio lavorativo delle persone comportando maggiore libertà delle imprese e risposte efficaci ai nuovi bisogni e alle nuove competenze richieste dalla produzione e dal mercato. La sicurezza significa dotare le persone delle competenze per progredire nella vita lavorativa e per passare da un lavoro ad un altro. Implica adeguate indennità di disoccupazione per agevolare le transizioni e comprende opportunità di formazione per tutti, in particolare per gli scarsamente qualificati e per i lavoratori maturi

Una DEFINIZIONE condivisa è la seguente: “La flessicurezza è una strategia politica ed economica che tenta di migliorare la flessibilità dei mercati del lavoro, delle organizzazioni lavorative e dei rapporti di lavoro e, contemporaneamente, migliorare la sicurezza sociale e dell’occupazione, in particolare per i gruppi deboli dentro e fuori del mercato del lavoro”

Definizione di flessicurezza e suoi beneficiari

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La terza prevede efficaci politiche attive del mercato del lavoro che riducano i tempi di disoccupazione e agevolino la transizione verso nuovi posti del lavoro

La seconda prevede strategie integrate di apprendimento per tutto l’arco della vita. Ciò al fine di assicurare la continua adattabilità e occupabilità dei lavoratori , in particolare di quelli più vulnerabili

La prima componente politica prevede forme contrattuali flessibili e affidabili mediante una normativa del lavoro, contrattazioni collettive e una organizzazione del lavoro moderna. Sono interessati ad essa: le imprese e i lavoratori. La novità è che comprende sia i lavoratori “dentro” sia quelli “fuori” dal mercato del lavoro

La 4 componenti politiche della flessicurezza

La quarta prevede sistemi moderni di sicurezza sociale che forniscano un adeguato supporto al reddito, incoraggino l’occupazione e agevolino la mobilità sul mercato del lavoro. Ciò include un’ampia copertura delle prestazioni sociali.

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E’ essenziale che le politiche di flessicurezza rispecchino le singole situazioni nazionali del mercato del lavoro. (Che sono le più svariate, come si è intravisto). E’ compito di ogni stato membro, pertanto, definire il proprio Piano nazionale. Che, nel caso dell’Italia, comporterà anche la redazione di Piani regionali (a motivo delle profonde diversità esistenti tra le sue regioni e in particolare tra Nord e Sud)

Il dialogo e la fiducia tra le parti sociali e tra esse e le autorità pubbliche è cruciale. Un approccio di partenariato è essenziale per attuare politiche di flessicurezza

Il coinvolgimento attivo delle parti sociali è essenziale perché essa vada a vantaggio di tutti. Esse debbono accettare il cambiamento ed assumersene la responsabilità

Le precondizioni di una politica di flessicurezza

Pur ricordando che NON C’È un percorso UNICO in materia di flessicurezza, è essenziale, infine, DISPORRE di “PRINCIPI COMUNI di FLESSICUREZZA” perché se è vero che le situazioni nazionali sono differenti è comune, la sfida da fronteggiare: ovvero la modernizzazione e l’adattamento alla globalizzazione e al cambiamento

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3. Gli approcci di flessicurezza debbono essere adattati alle specifiche circostanze di ogni stato membro: ogni Stato elabora il proprio accordo di flessicurezza, i progressi debbono essere controllati in modo efficace

2. La flessicurezza comporta la combinazione di forme contrattuali flessibili e affidabili accordi, strategie di apprendimento permanente, efficaci politiche attive del lavoro e moderni, adeguati e sostenibili sistemi di protezione sociale

1. La flessicurezza è un mezzo per creare più e migliori posti di lavoro, modernizzare i mercati del lavoro, promuovere il buon lavoro tramite nuove forme di flessibilità e sicurezza per aumentare la coesione sociale e l’adattabilità

Gli 8 principi comuni della flessicurezza

4. La flessicurezza promuove mercati del lavoro aperti, reattivi e inclusivi superando tutte le segmentazioni. Riguarda gli occupati i senza lavoro: inattivi, disoccupati, lavoratori irregolari, precari o ai margini del MDL. Tutti debbono essere dotati di incentivi economici e misure di sostegno per diventare o rimanere occupabili, progredire e gestire le transizioni da lavoro a lavoro

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7. La flessibilità richiede un clima di fiducia e dialogo tra tutte le parti interessate. Mentre le autorità pubbliche mantengono una responsabilità generale, i partner sociali debbono essere coinvolti nella progettazione e attuazione delle politiche di flessicurezza. Come? Con il dialogo sociale e la contrattazione collettiva

6. La flessicurezza deve supportare la parità di genere promuovendo l’accesso all’occupazione di qualità e misure per conciliare lavoro, famiglie e vita privata

5. La flessicurezza interna (all’impresa) e quella esterna sono egualmente importanti e devono essere promosse. La mobilità verso l’alto ha bisogno di essere facilitata come quella tra la disoccupazione e l’inattività verso il lavoro. Luoghi di lavoro di alta qualità produttiva, buona organizzazione del lavoro e continuo aggiornamento delle competenze sono essenziali. La protezione sociale deve offrire incentivi e sostenere le transizioni verso il nuovo impiego

Gli 8 principi comuni della flessicurezza

8. La flessicurezza implica costi che debbono essere compatibili con bilanci pubblici sani e sostenibili. Deve mirare ad una distribuzione di costi tra imprese, autorità pubbliche e persone fisiche ponendo una particolare attenzione alle PMI

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Il modello di riferimento e il trattamento di disoccupazione. E’ quello danese che prede un trattamento pari al 90% dell’ultima retribuzione per il 1° anno successivo al licenziamento, dell’80% per il 2° e del 70% per il 3°. Il finanziamento del trattamento complementare è affidato all’impresa che licenzia che, quindi, ha tutto l’interesse a che il lavoratore venga ricollocato il più presto possibile. L’impresa è incentivata a scegliere i servizi di ricollocamento più efficaci (il cui costo è rimborsato dalla regione anche con fondi FSE)

Interessa invece tracciare le linee essenziali del “progetto Flexsecurity”: lo faccio utilizzando le spiegazioni fornite dallo stesso Ichino anziché fare l’analisi del testo

Semplificazione e Flexsecurity sono le due frontiere della politica del lavoro. Il progetto-semplificazione (Nuovo codice del lavoro, d.d.l. 1872 e 1873 del 2009 condensato in 70 articoli comprensibili) e il progetto Flexsecurity, d.d.l. 1873 e 1481 del2009) sono stati entrambi proposti da ICHINO. Per capire la necessità di semplificazione teniamo presente che oggi un codice del lavoro completo richiede 2.700 pagine. Mi fermo qui. (Ulteriori informazioni sul sito www.pietroichino.it)

La proposta ICHINO

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A chi si applica il nuovo regime? A tutti i lavoratori nuovi assunti in posizione di dipendenza economica dall’azienda per cui lavorano. Cioè: 1. tutti i lavoratori subordinati; 2. tutti i collaboratori che traggono più dei 2/3 del loro reddito da uno stesso rapporto e che non superano i 40 mila euro annui

Quali sono le imprese interessate al progetto? A) tutte quelle a cui si applica l’articolo 18 dello Statuto dei lavoratori. Il costo del

trattamento complementare di disoccupazione (Tcd) è interamente a loro carico;B) quelle sotto la soglia dei 16 dipendenti. Il costo del Tcd è a carico dell’Erario. Il

costo per superare il dualismo del MDL italiano sarà di 500 milioni annui

La proposta ICHINO

Quali i principali elementi della proposta? 1. esclusi solo i casi classi di contratti a termine (stagionali, sostituzioni, spettacolo, ecc.) tutti i lavoratori in posizione di dipendenza economica sono assunti a tempo indeterminato. 2. tutti protetti in modo pieno (art. 18) contro le discriminazioni e i licenziamenti disciplinari ingiustificati. 3. nessuno è inamovibile perché viene eliminato il controllo giudiziale sul licenziamento per motivi economici o organizzativi. L’unico filtro alle scelte aziendali è il costo del Tcd a cui si aggiunge una indennità di licenziamento pari a 1 mensilità per ogni anno di servizio (dimezzata per le imprese sotto i 16 dipendenti per non aggravare il costo medio attuale del licenziamento per motivo oggettivo)

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Altri elementi? In particolare la profonda semplificazione della CIG alimentata da ben 34 leggi e delle procedure di accesso per le PMI; la drastica riduzione del contributo che scenderebbe dall’attuale 3% allo 0,75% delle retribuzioni lorde ponendo un quarto del trattamento a carico delle imprese; il carattere universale della protezione che estende il trattamento a tutti i lavoratori in caso di sospensione

Quali benefici per i lavoratori autonomi?Per quelli che rientrano nel lavoratori economicamente dipendenti vi è una parificazione con il lavoro subordinato sia sotto il profilo previdenziale che per la protezione della continuità di lavoro e del reddito

La proposta ICHINO

Quali i termini essenziali dello scambio, dunque?L’impresa può licenziare per motivo oggettivo. In cambio si accolla il “costo sociale” del licenziamento ovvero: a) una indennità di licenziamento pari a 1 mensilità per anno di anzianità aziendale del lavoratore e b) un Tdc che prevede nel 1° anno la differenza per arrivare al 90% dell’ultima retribuzione (costo modesto); nel 2° anno l’80% dell’ultima retribuzione e nel 3° anno il 70% dell’ultima retribuzione

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Cosa accade attualmente? In 8 casi su 10 accade che la disoccupazione dura meno di 1 anno. In tutti questi casi il costo del Tdc è molto contenuto. E’ ragionevole proporsi di dimezzare tale quota dei disoccupati che supera l’anno riducendola ad 1 caso su 10. E’ altrettanto ragionevole pensare a programmi specifici per i difficilmente collocabili.Il costo dei servizi di outplacement e di riqualificazione mirata deve essere coperto dalla Regione e dal FSE

L’impresa può ridurre il costo massimo previsto per il triennio?SI. Il rischio del costo da sostenere per il 2° e il 3° anno rappresenta un forte incentivo alla qualità e al buon funzionamento dei servizi di ricollocazione e , quindi, perché la disoccupazione duri meno di un anno

La proposta ICHINO

Come funziona la ricollocazione?L’impresa che licenzia sceglie una Agenzia che stipula un contratto di ricollocazione con il lavoratore licenziato che:1. gli garantisce il Tdc; 2. lo obbliga a partecipare a tempo pieno a tutte le iniziative di riqualificazione e ricerca della nuova occupazione; 3. lo assoggetta, per queste attività, ad un potere direttivo e di controllo dell’Agenzia analogo a quello proprio del datore di lavoro; 4. il contratto di ricollocazione è suscettibile di recesso per giusta causa da parte dell’Agenzia in caso di inadempienza del lavoratore

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Altri elementi? In particolare la profonda semplificazione della CIG alimentata da ben 34 leggi e delle procedure di accesso per le PMI; la drastica riduzione del contributo che scenderebbe dall’attuale 3% allo 0,75% delle retribuzioni lorde ponendo un quarto del trattamento a carico delle imprese; il carattere universale della protezione che estende il trattamento a tutti i lavoratori in caso di sospensione

Quali benefici per i lavoratori autonomi?Per quelli che rientrano nel lavoratori economicamente dipendenti vi è una parificazione con il lavoro subordinato sia sotto il profilo previdenziale che per la protezione della continuità di lavoro e del reddito.

La proposta ICHINO

Quali i termini essenziali dello scambio, dunque?L’impresa può licenziare per motivo oggettivo. In cambio si accolla il “costo sociale” del licenziamento ovvero: a) una indennità di licenziamento pari a 1 mensilità per anno di anzianità aziendale del lavoratore e b) un Tdc che prevede nel 1° anno la differenza per arrivare al 90% dell’ultima retribuzione (costo modesto); nel 2° anno l’80% dell’ultima retribuzione e nel 3° anno il 70% dell’ultima retribuzione

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Sperimentare, sempre in provincia di Udine modelli di flessicurezza da applicare ai nuovi assunti - in particolare giovani compresi tra i 15 ed i 34 anni – al fine di rendere disponibili lavoratori con qualifiche professionali elevate necessarie alle imprese ma che non trovano offerta nel mercato del lavoro provinciale. In questo modo si potrà riempire una lacuna che seconda le associazioni datoriali appare particolarmente grave ed è stimata in qualche migliaio di unità

Sperimentare in provincia di Udine, anche a legislazione nazionale invariata, modelli di flexsecurity nei processi di aggiustamento industriale e nelle crisi occupazionali riallocando i lavoratori espulsi da imprese e settori in declino in imprese e settori in crescita

Finalino con proposta del vostro economista

Condurre la sperimentazione almeno per 1 anno allestendo un sistema di monitoraggio e valutazione condiviso che consenta di cogliere gli elementi positivi e quelli di criticità per la successiva riprogettazione ed entrata a regime