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Dalla politica strutturale agricola alla politica di sviluppo rurale

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Dalla politica strutturale agricola alla politica di

sviluppo rurale

ü 1ª parte: evoluzione storica (da una politica di tipo settoriale, quale era

all’inizio, ad una territoriale, quale mira ad essere oggi la politica di

sviluppo rurale)

ü  2ª parte: esamina l’attuazione della politica di sviluppo rurale nel

periodo 2000-2006

ü 3ª parte: esamina le prospettive della programmazione 2007-2013,

cercando di capire se questa nuova fase sarà più innovativa della

precedente o solo la sua riproposizione

ü  Fin dalla metà degli anni ’60, la politica strutturale era imperniata sul sostegno del capitale fisico (investimenti) delle aziende agricole e di quelle a valle rispetto ad esse.

ü  Nei primi anni ’70, nell’ambito del piano Mansholt, l’attenzione cominciò ad essere rivolta anche al capitale umano, nella forma del prepensionamento e dell’animazione socio-economica.

ü  Verso la metà degli anni ’70, un approccio territoriale, giustificato da ragioni economiche, sociali e ambientali fu introdotto dalla Direttiva per le aree svantaggiate.

ü  Durante gli anni ’80 la dimensione territoriale della politica strutturale acquistò maggior peso e si passa all’ approccio integrato intersettoriale . Questo fu inaugurato dai PIM e consacrato dalla riforma dei fondi strutturali del 1988, la quale sancisce anche il principio della programmazione pluriennale della spesa

Con quest’ultima la politica strutturale agricola mantenne un’impostazione settoriale solo nelle aree più sviluppate della Comunità, mentre fu integrata in un approccio intersettoriale nelle aree meno sviluppate

ü  Verso i primi anni ’90, inizia la complementarietà fra la politica di mercato e quella strutturale (misure di accompagnamento finanziate dal FEAOG-G): prepensionamento, misure agroambientali; forestazione delle aree marginali.

Evoluzione storica

ü  Alla fine degli anni ’70, si afferma il principio della differenziazione regionale della politica delle strutture e della maggiore attenzione per l’ambiente esterno all’azienda agraria (servizi e infrastrutture)

Ciò è stato attuato con il Reg. 1257/99 con il quale, a partire dal 2000, la politica di sviluppo rurale ha fatto il suo ingresso ufficiale nella PAC, come II pilastro

In definitiva verso la metà degli anni ’90 l’UE disponeva di una serie di strumenti che riflettevano obiettivi quali:

•  la ristrutturazione

•  l’approccio territoriale

•  l’integrazione della dimensione ambientale nella PAC

Tuttavia si trattava di strumenti isolati che necessitavano di operare congiuntamente in un contesto più coerente.

Lo sviluppo rurale è uno sviluppo che punta all’affermazione di un modello di agricoltura multifunzionale, sostenibile e integrata nel territorio rurale.

IL CONCETTO DI SVILUPPO RURALE

ü La multifunzionalità dell’agricoltura vale a dire la sua capacità di produrre nello stesso tempo beni materiali e immateriali, commerciali e non commerciali conduce implicitamente a giustificare la retribuzione da parte della collettività della produzione di beni pubblici non commerciali. In Europa, il 1992 ha segnato l’ingresso delle politiche agricole in questo tipo di riformulazione.

ü La sostenibilità dello sviluppo significa benessere più esteso e durevole, perché fondato su un minore consumo di risorse naturali e su un minore impatto ambientale, ma anche socialmente ed economicamente equo, sia a livello locale che globale. Sviluppo sostenibile implica, perciò, anche la competitività dell’impresa.

ü L’integrazione con il territorio significa diversificazione delle attività agricole ma anche vivibilità delle aree rurali, aspetti cui la politica di sviluppo rurale deve contribuire ad un costo ragionevole.

La Conferenza di Cork

La Conferenza europea sullo sviluppo rurale, organizzata dal Commissario Fishler nel 1996 in Irlanda, fissò i 10 punti della dichiarazione di Cork che fra le altre cose auspicavano una politica di sviluppo rurale integrata e multi-settoriale (2.), semplificata (6.), un riequilibro fra aree rurali e urbane in termini di infrastrutture e servizi (1.) e un’applicazione più spinta del principio di sussidiarietà (5.) .

“2. Approccio integrato: la politica dello sviluppo rurale deve essere multi-disciplinare

nella concezione e multi-settoriale nell'applicazione, con chiara dimensione territoriale. Tale politica si deve applicare a tutte le aree rurali dell'Unione Europea, nel rispetto del principio della concentrazione delle risorse differenziando il co-finanziamento a favore delle aree che hanno maggiore bisogno di aiuto. L'approccio deve essere integrato anche nell'ambito di nuove regole giuridiche e politiche, che devono riguardare l'adattamento e lo sviluppo del settore agricolo, la diversificazione dell'economia del territorio - soprattutto delle piccole e medie imprese e dei servizi rurali - la gestione delle risorse naturali, la crescita delle funzioni ambientali e la promozione della cultura, del turismo e delle attività ricreative.” (dalla Dichiarazione di Cork)

“6. Semplificazione: lo sviluppo rurale, in specie per quanto attiene la componente agricola, ha bisogno di una radicale semplificazione delle normative. Mentre non si può pensare di rinazionalizzare la politica agricola, deve esserci una maggiore coerenza tra ciò che oggi si fa attraverso canali separati, limitando drasticamente la produzione legislativa europea.” (dalla Dichiarazione di Cork)

“1. Preferenza rurale: lo sviluppo sostenibile del mondo rurale deve essere al

primo posto dell'agenda dell'U.E. e il principale principio ispiratore della politica rurale nell'immediato futuro, al fine di invertire l'esodo rurale, di combattere la povertà, di stimolare l'impiego e l'eguaglianza delle opportunità e per rispondere alla richiesta crescente di qualità, salute, sviluppo della persona, tempo libero e benessere sociale delle popolazioni rurali. Occorre un maggiore equilibrio della spesa pubblica tra le aree rurali e quelle urbane, in ordine agli investimenti in infrastrutture, alle comunicazioni e ai servizi educativi, sanitari e altri servizi sociali. Una maggiore quota di risorse dovrà essere impiegata per promuovere lo sviluppo rurale e per la conservazione dell'ambiente.” (dalla Dichiarazione di Cork)

“5. Sussidiarità: data la diversità delle aree rurali europee, la politica dello sviluppo rurale segue il principio della sussidiarità, decentrando il più possibile le iniziative e basandole sulla partnership e la cooperazione fra tutti i livelli interessati (locali, regionali, nazionali e europei). L'enfasi deve essere messa sulla partecipazione e su un approccio "bottom-up", che riesca a canalizzare la creatività e la solidarietà delle comunità. Lo sviluppo rurale deve essere locale e governato dalle comunità rurali, in uno schema coerente di regole europee. ” (dalla Dichiarazione di Cork)

FORZE TRAINANTI A VANTAGGIO DELL’AMPLIAMENTO DEL II PILASTRO

Forze interne: difficoltà di mantenere in vita una PAC fondata prevalentemente sul primo pilastro a seguito dell’allargamento dell’UE, in quanto il primo pilastro implica maggiore solidarietà finanziaria del secondo

Ci sono 2 forze trainanti che lavorano a favore del II pilastro della PAC e al suo potenziamento futuro:

Forze esterne: istanze dei paesi poveri del globo per uno smantellamento delle politiche protezionistiche dell’agricoltura da parte dei paesi più ricchi.

Assegnazione alla “scatola verde” degli aiuti a finalità strutturale e di sviluppo rurale (Araa 1994)

Quanto avvenuto a Cancùn è stato un primo e chiaro segnale delle incertezze sulla sostenibilità futura delle stesse politiche di sostegno disaccoppiato, ritenute comunque un incentivo indiretto a produrre.

La politica di SR (reg. 1257/99) (periodo di programmazione 2000-2006)

ü tutte le misure agricole esistenti finanziate nell’ambito della politica strutturale (Ob. 5a), delle politiche regionali (Ob. 5b) e le vecchie misure di accompagnamento introdotte nel 1992 con la riforma della PAC sono state convogliate in un unico strumento di programmazione pluriennale

ü con l’aggiunta di un capitolo innovativo relativo allo sviluppo delle zone rurali (misure dell’art.33)

ü il PSR offre agli SM una lista di misure possibili, delle quali solo quella agroambientale è obbligatoria (Cfr. grafico successivo).

ü La lista delle misure è stata ampliata dalla RMT del 2003 (Reg. 1783/2003) con le cosiddette 4 nuove misure di accompagnamento

I 4 vecchie misure di accompagnamento: q  prepensionamento q  aree svantaggiate q  agroambiente e benessere animale q  forestazione di terreni agricoli

II 4 nuove misure di accompagnamento 2003: q  raggiungimento di standard di legge (sostegno

transitorio) q  raggiungimento di standard di legge – utilizzo di

servizi di consulenza (sostegno transitorio) q  incentivi per la qualità alimentare q  incentivi alla promozione di prodotti di qualità III Supporto aziendale di semi-sussistenza (nSM) IV Aiuti complementari ai pagamenti diretti (nSM) V Misure specifiche di SAPARD 2 (nSM): q  avvio di associazioni di produttori q  assistenza tecnica

q  investimenti aziendali

q  giovani agricoltori

q  formazione

q  altre misure forestali

q  trasformazione e commercializzazione

q  adattamento e sviluppo delle aree rurali (art.33)

FUORI AREE OB.1

NELLE AREE OB.1

IN TUTTA l’UE

LEADER +

FINANZIAMENTO DELLA POLITICA DI SVILUPPO RURALE (2000-2006)

FEAOG-G FEAOG-O

1° PILASTRO

Politica di mercato

2° PILASTRO

Politica di Sviluppo rurale

F. alimentare F. ambientale F. rurale

Relazioni fra il 1° e il 2° pilastro

Politica di Sviluppo rurale

F. alimentare F. ambientale F. rurale

Competitività Gestiore del territorio

Sviluppo rurale allargato

Assi prioritari della Politica di SR

Programmi Finanziamento Contributo UEn Sezione FEAOG MldEuro

EU-15 (vecchi SM)Programmi di Sviluppo rurale 68 GaranziaProgrammi Ob2 con misure di SR facoltative 20 GaranziaProgrammi Ob1 con misure di SR 69 Orientamento 17,5Programmi Leader+ 73 Orientamento 2,1TOTALE 230 52,5

EU 10 (nuovi SM)Programmi di Sviluppo rurale 10 Garanzia 5,8Programmi Ob.1 9 Orientamento 2TOTALE 19 7,8

TOTALE GENERALE 249 60,3di cui PSR e Ob2 98 Garanzia 38,7Ob1 e Leader+ 151 Orientamento 21,6

32,9

Tipi di programmi e di cofinanziamento della politica di SR nel 2000-2006

• Il 64% del contributo UE è del FEAOG-G e solo il 36% del FEAOG-O.

• la dilatazione del FEAOG-G e del II pilastro nascondono la volontà della Commissione di evitare tagli all’orientamento e poter disporre di un bilancio PAC maggiore (Bryden)

Incidenza del contributo comunitario destinato ai 3 assi e al LEADER nella programmazione 2000-2006 in rapporto al livello di equilibrio

prescritto per il 2007-2013

Descrizione Ob.1 Livello minimo 2007-2013

Asse I: Competitività 37,90% 15%

Asse II: Ambiente 41,50% 25%

Asse III: Sviluppo rurale allargato 10,80% 15%

TOTALE 90,20% 55%

Approccio LEADER 7%

Fonte: ns elaborazione su Commissione UE

30,20%

60,30%

5,40%

95,90%

PSR

3,50%

Nuova fase di programmazione (2007-2013)

Per la nuova fase di programmazione 2007-2013, i riferimenti normativi sono rappresentati:

•  dal Reg. (CE) 1698/2005, del 20 settembre 2005, sul sostegno allo sviluppo rurale da parte del Fondo europeo agricolo per lo sviluppo rurale (FEASR),

•  dal Reg. (CE) 1290/2005 del 21 giugno 2005, relativo al finanziamento della politica agricola comune.

Altri riferimenti sono rappresentati:

•  dagli Orientamenti strategici comunitari

•  dal Piano strategico nazionale

•  dagli orientamenti strategici espressi dai Consigli europei di Lisbona del marzo 2000 (“fare dell’Unione Europea entro il 2010 lo spazio economico basato sulla conoscenza più competitivo del mondo”) e di Göteborg (“protezione dell’ambiente e implementazione di un modello di sviluppo più sostenibile”) nonché le principali indicazioni emerse dalla 2ª Conferenza europea di Salisburgo.

ü  creazione di un fondo unico per lo sviluppo rurale – FEASR - (creazione di un unico strumento di finanziamento e di programmazione, il Fondo europeo agricolo di sviluppo rurale (FEASR), da dove proverranno le risorse da destinare alla politica di sviluppo rurale e che fino a tutto il 2006 erano ripartite fra il FEAOG-G e il FEAOG-O)

ü  sistema unico di programmazione, di gestione e controllo (a differenza del periodo 2000-2006 i PSR avranno la medesima tipologia in tutta l’UE, nel senso che ogni regione avrà un PSR che, a seconda delle scelte operate dai singoli SM, potrà essere elaborato a livello nazionale o regionale)

ü generalizzazione della regola N+2 (la quota di risorse per la quale non sia stata presentata domanda di pagamento dopo due anni dall’impegno viene automaticamente disimpegnata dalla Commissione, ritornando nel bilancio comunitario)

ü  approccio più attento alle strategie e meno agli elementi di dettaglio delle singole misure (tale approccio, basato su una più chiara distinzione di ruoli fra la Commissione, gli Stati Membri e le Regioni, intende evitare che i programmi perdano di vista la strategia e tendano ad essere una collezione di molte misure, rigidamente definite nei dettagli, con scarsa coerenza reciproca). ü articolazione in tre Assi prioritari (oltre al Leader) ed equilibrio fra gli assi in termini di spesa (con un minimo di spesa da rispettare): asse 1: competitività (min risorse CE 10%); asse 2: miglioramento dell’ambiente e dello spazio rurale (min risorse CE 25%); asse 3: diversificazione e qualità della vita (min risorse CE 10%).

ELEMENTI SALIENTI E INNOVATIVI

ü  rafforzamento dell’impostazione di tipo ascendente (“bottom   up") nell’applicazione delle misure dell’Asse 3 (per tali misure, riferite allo sviluppo rurale in generale, anche se rimarrà possibile l’applicazione orizzontale, l’implementazione da preferirsi è attraverso strategie di sviluppo locale mirate agli enti di livello sub regionale, concepite e realizzate in stretta collaborazione tra autorità nazionali, regionali e locali oppure secondo un approccio tipo Leader, cioè dal basso verso l’alto (selezione dei migliori piani di sviluppo locale presentati dai GAL rappresentativi di partenariati pubblico-privato).

ü  approccio LEADER integrato nei PSR (ai tre Assi si affianca un quarto asse, definito Leader (quota minima di risorse CE 5%), che manterrà inalterate le caratteristiche dell’omonimo programma di iniziativa comunitaria in termini di approccio, soggetti coinvolti, obiettivi e azioni, ma sarà integrato nel PS).

ü  ritorno alla separazione operativa e gestionale dei fondi strutturali, con la conseguente separazione della politica di sviluppo rurale dalla politica di coesione. Con la nuova fase di programmazione tutti i fondi strutturali finanzieranno propri programmi e non interverranno più contestualmente in un medesimo programma comunitario di interventi, secondo la prassi inaugurata dai PIM e proseguita poi nelle regioni Obiettivo 1. Questa separazione operativa, già sperimentata nella fase di programmazione 2000-2006 in tutte le regioni fuori Obiettivo 1, è divenuta definitiva con l’approvazione da parte del Consiglio Europeo delle prospettive finanziarie per il 2007-2013, che ha anche enucleato lo SR dalla voce di bilancio “Sviluppo sostenibile”, sottovoce “Coesione per la crescita e l’occupazione”, includendolo nella nuova voce “Conservazione e gestione delle risorse naturali”.

Nel periodo di programmazione 2007-2013 la politica di sviluppo rurale esce dal più ampio quadro della politica di coesione dell’Unione Europea.

La coesione economica e sociale è un elemento centrale del modello europeo di sviluppo, il quale

“mira a ridurre il divario tra i livelli di sviluppo delle varie regioni e il ritardo delle regioni meno favorite o insulari, comprese le zone rurali (art. 158 del Trattato CE). Dal punto di vista economico, la politica di coesione trova giustificazione nella tendenza delle attività produttive ad addensarsi nelle città e nelle zone industriali, cosa che può portare al declino economico delle aree periferiche rurali.

Ma il presupposto della politica di coesione è un’economia in crescita, aspetto per il quale si rileva

da anni una situazione di stagnazione in Europa, ferma al 70% del PIL pro-capite americano dall’inizio degli anni ’80. In particolare l’UE, dove i mercati del lavoro sono più rigidi e lo stato assistenziale è più generoso, non ha saputo cogliere appieno le opportunità di sviluppo connesse all’adozione delle tecnologie dell’informazione e della comunicazione (TIC), che hanno invece consentito agli USA di aumentare la produttività del lavoro e il livello delle retribuzioni e del tenore di vita.

Obiettivi economici strategici che l’UE si è prefissa per il primo decennio del XXI secolo: 1)  diventare la più competitiva e dinamica economia fondata sulla conoscenza, con una crescita

economica sostenibile e una maggiore coesione sociale (Agenda di Lisbona); 2)  rendere inoltre l’allargamento un successo, innalzando rapidamente il tenore di vita nei nuovi

Stati Membri. E’ quindi urgente dare un nuovo assetto al sistema economico per incrementare la crescita, la

quale a sua volta è il presupposto della coesione.

Uscita dello SR dalla Politica di coesione

ASPETTI FINANZIARI Il tasso di cofinanziamento della Comunità sarà pari: •  ad un massimo del 50% della spesa pubblica (75%

nelle regioni di convergenza) per le misure degli Assi 1 e 3,

•  ad un massimo del 55% della spesa pubblica (80% nelle regioni di convergenza) per le misure dell’asse 2 e per il Leader.

Il 3% dell’intero plafond finanziario stanziato dall’UE

nell’intero periodo (esclusa la modulazione) sarà accantonato per essere assegnato, nel 2012 e nel 2013, a quegli Stati Membri che avranno ottenuto i migliori risultati nell’asse LEADER.

Asse 1 competitività

CAPITALE UMANO § Azioni di formazione e informazione § Giovani agricoltori (obbligo di PMA) § Prepensionamento § Ricorso a servizi di consulenza (non solo per il rispetto degli standard di legge) § Avviamento di servizi di assistenza alla gestione, di sostituzione e di consulenza agricola e forestale

CAPITALE FISICO § Investimenti nelle aziende agricole e forestali (qualunque sia lo sbocco di mercato) § Trasformazione/commercializzazione (piccole e micro imprese < 50 addetti e <10 MEuro di fatturato) § Infrastrutture agricole e forestali § Ricostituzione del potenziale agricolo danneggiato da calamità naturali e introduzione di adeguati strumenti di prevenzione

QUALITA’ DELLA PRODUZIONE AGROALIMENTARE (riforma 2003) § Supporto temporaneo al raggiungimento degli standard di legge § Partecipazione degli agricoltori ai sistemi di qualità alimentare § Promozione dei prodotti di qualità

MISURE TRANSITORIE (nSM) § Aiuti di semi-sussistenza § Avvio di associazioni di produttori

% spesa Minimo 10%

% Cofin EU Max 50-75%

Territori di riferimento Tutte le aree rurali

PROPOSTE PER LA POLITICA DI SVILUPPO RURALE 2007-2013

PROPOSTE PER LA POLITICA DI SVILUPPO RURALE 2007-2013

Asse 2 Gestione sostenibile dei terreni

GESTIONE SOSTENIBILE DEI TERRENI AGRICOLI § Pagamenti per agricoltori operanti in montagna, § Pagamenti per agricoltori operanti in zone svantaggiate (da individuare in base a nuovi criteri) § Pagamenti per agricoltori operanti in zone agricole Natura 2000 § Pagamenti agroambientali/benessere animale (bandi di gara e soggetti diversi dagli agricoltori) § Sostegno ad investimenti non produttivi

GESTIONE SOSTENIBILE DEI TERRENI FORESTALI § Primo imboschimento di terreni agricoli e non agricoli § Primo impianto di sistemi agroforestali (agricoltura estensiva abbinata a silvicoltura) § Pagamenti per agricoltori operanti in zone forestali Natura 2000 § Pagamenti ambientali forestali (analoghi a quelli agroambientali) § Ricostituzione del potenziale produttivo forestale e misure di prevenzione § Sostegno ad investimenti non produttivi

Linea direttrice Rispetto dell’ecocondizionalità

% spesa Minimo 25%

% Cofin EU Max 55-80%

Territori di riferimento

Tutte le aree rurali

Asse 3 Sviluppo rurale allargato

QUALITA’ DELLA VITA § Servizi di base per l’economia e la popolazione (avvio e infrastrutture) § Rinnovamento e sviluppo dei villaggi, protezione e conservazione del patrimonio rurale § Formazione

DIVERSIFICAZIONE ECONOMICA § Diversificazione delle attività aziendali verso attività non agricole (anche per moglie e figli dell’imprenditore) § Supporto alla creazione e sviluppo di microimprese (< di 5 addetti) turistiche e artigianali § Incentivazione di attività turistiche (piccole infrastrutture di servizio, alloggi con capacità di accoglienza ridotta, prodotti turistici) § Preservazione e gestione del patrimonio naturale

Implementazione Preferibilmente attraverso strategie di sviluppo locale

% spesa Minimo 10%

% Cofin EU Max 50-75%

Territori di riferimento Tutte le aree rurali

Asse 4 LEADER

In aree territoriali selezionate con gli obiettivi dei 3 Assi

% spesa Minimo 5%

Riserva 3% di tutti i fondi europei per lo SR (esclusa la modulazione)

% Cofin EU Max 55-80%

Territori di riferimento Tutte le aree rurali, ma in territori selezionati

PROPOSTE PER LA POLITICA DI SVILUPPO RURALE 2007-2013

CONCLUSIONI

ü La riforma Fishler del 2003 reintroduce “il mercato” in agricoltura, recependo in buona sostanza gli strumenti del farm bill americano, con l’aggiustamento, particolarmente importante, della garanzia obbligatoria della compatibilità ambientale.

ü Per l’impresa stare sul mercato, e di conseguenza rimanere competitiva, significa capacità di innovazione continua, cosa che implica un supporto scientifico. Il PSR garantisce tutto ciò ?

ü Nel corso della sua attuazione, la PAC ha compiuto una trasformazione epocale, passando dall’autosufficienza all’interdipendenza sul mercato globale, parallelamente all’allontanamento dello spettro della guerra e all’affermazione della pace

ü No perchè le attività di ricerca e sviluppo precompetitivo sono state del tutto bandite dai PSR in entrambe le edizioni

La nuova politica di sviluppo rurale, inaugurata da Agenda 2000, non si è rivelata molto innovativa:

ü  fatta eccezione per i Programmi Leader + , si è rivelata un semplice assemblaggio di vecchie misure

ü  la preoccupazione per la velocità della spesa, specie nei PSR finanziati dal FEAOG-G è andata a discapito della qualità degli interventi

ü è una politica rivolta solo agli agricoltori e non alla popolazione rurale (art. 33: 5,4% della spesa nei PSR e il 10,8% nei POR) e poco attenta alla vivibilità delle aree rurali

ü  sono state privilegiate misure “di sussidio” di impronta distributiva piuttosto che “di investimento” (60% della spesa dei PSR per misure agroambientali e indennità compensativa)

ü  all’attenzione per la valutazione dei programmi non è corrisposta un’attenzione analoga per la valutazione dei progetti

APPUNTI PER I FUTURI PSR

ü Prevedano la possibilità di finanziare azioni di ricerca applicata e di sviluppo precompetitivo a supporto dello sviluppo

E’ auspicabile che i futuri piani:

ü Eliminino la rigidità imposta dal riferimento obbligatorio ad un elenco di misure e di regole predefinite senza una reale applicazione del principio della sussidiarietà (vedi bioenergia e filiere non alimentari)

ü Dedichino più attenzione alla qualità della spesa oltre che alla sua velocità, privilegiando gli investimenti piuttosto che i sussidi

Politica di sviluppo rurale 2014-2020 (Regolamento 1305/2013)

•  In accordo con il Trattato di Lisbona, questa è volta a perseguire la coesione economica, sociale e territoriale delle regioni dell’Unione. Al tempo stesso essa realizza la strategia «Europa 2020», orientata verso tre direzioni di crescita convergenti:

•  a) crescita “intelligente”, basata su ricerca, innovazione, capitale umano;

•  b) crescita “sostenibile”, rivolta alla tutela dei beni pubblici in materia di ambiente e cambiamento climatico;

•  c) crescita “inclusiva”, finalizzata all’integrazione delle minoranze e alla lotta contro la povertà e le varie forme di esclusione.

6 PRIORITA’ AL POSTO DI 3 ASSI •  1) promuovere il trasferimento di conoscenze e l’innovazione nel settore

agricolo e forestale e nelle zone rurali, con particolare riguardo a: •  a) innovazione, cooperazione e sviluppo delle conoscenze; •  b) reti tra agricoltura, produzione alimentare e silvicoltura, •  c) miglioramento della gestione e delle prestazioni ambientali; •  d) apprendimento life-long e formazione professionale; •  2) potenziare la redditività e la competitività dell’agricoltura attraverso

tecnologie innovative e sostenibili, orientamento al mercato, diversificazione delle attività, ricambio generazionale;

•  3) promuovere le filiere alimentari, il benessere degli animali e la gestione dei rischi nel settore agricolo;

•  4) preservare, ripristinare e valorizzare gli ecosistemi connessi all’agricoltura e alla silvicoltura, con particolare riguardo a biodiversità, paesaggio, gestione delle risorse idriche, prevenzione dell’erosione e migliore gestione dei suoli;

•  5) incentivare l’uso efficiente delle risorse e il passaggio a un’economia a basse emissioni di carbonio e resiliente al cambiamento climatico;

•  6) adoperarsi per l’inclusione sociale, la riduzione della povertà e lo sviluppo economico nelle zone rurali.

I PROGRAMMI ITALIANI

L’Italia ha presentato: •  1) un programma nazionale per quattro misure

ritenute strategiche: •  a) la gestione del rischio, •  b) la biodiversità animale, •  c) le infrastrutture per l’irrigazione, •  d) la Rete rurale nazionale. •  21) programmi regionali

LE RISORSE FINANZIARIE

•  nei due ultimi cicli (settennali) le politiche strutturali hanno avuto a disposizione circa un terzo del bilancio della UE pari:

•  335 (PC) + 95,7 (SR) nel 2007-2013 miliardi di euro •  325 (PC) + 84,9 (SR) nel 2014-2020 miliardi di euro

•  Queste cifre indicano da sole l'importanza strategica dei fondi strutturali, alla cui gestione impegna migliaia di funzionari per assicurare che le migliaia e migliaia di progetti sovvenzionati (non a pioggia) seguano le aspettattive previste.

•  La durata dei cicli è più ampia degli anni formalmente indicati. Infatti, ogni ciclo si chiude fiscalmente due anni dopo il rispettivo termine. Ossia il ciclo 2007-2013 si chiuderà nel 2015. Inoltre, per quanto riguarda la valutazione dei risultati di quanto progettato e realizzato, sono necessari ancora altri anni oltre il termine formale, cosa che complica non poco la fase della valutazione dei risultati dei fondi strutturali.

COFIN e RISERVA PREMIALE

MAX COFIN UE MIN COFIN UE

a) regioni meno sviluppate: PIL/ procapite ≤ 75% UE-27 (Campania, Puglia, Basilicata, Calabria e Sicilia)

85% 20%

b) regioni in transizione: PIL pro capite > 75% e ≤ 90% dell’ UE-27 (Abruzzo, Molise e Sardegna)

75% 20%

c) regioni più sviluppate: PIL pro capite > 90% dell’ UE-27 (altre Regioni e PA) 53% 20%

COFIN: concorso max UE differenziato a seconda dello sviluppo del territorio RISERVA PREMIALE E PENALIZZAZIONI a) Il 5% trattenuto per i PSR che abbiano raggiunto i propri obiettivi (critical milestones). b) Possibilità della Commissione di tagliare il COFIN UE ai PSR che non raggiungono i propri obiettivi

COFIN DEI PSR ITALIANI

•  L’Italia ha stabilito: •  le % di COFIN UE (FEASR) in funzione del grado di sviluppo delle regioni •  che il il cofinanziamento nazionale, che deve essere pari al COFIN UE, sia

a carico per il 70% del bilancio nazionale e per il 30% di quelli delle regioni

COFIN ITALIANO AI PSR E AL PN 2014-2020 (%)

60,548 43,12 45

27,6536,4 39,816

55

11,85 15,6 17,0640

0%10%20%30%40%50%60%70%80%90%

100%

regioni menosviluppate: PIL/procapite ≤ 75%

UE-27 (Campania,Puglia, Basilicata,Calabria e Sicilia)

regioni intransizione: PIL pro

capite > 75% e ≤90% dell’ UE-27

(Abruzzo, Molise eSardegna)

regioni piùsviluppate: PIL procapite > 90% dell’

UE-27 (altre Regionie PA)

Programmanazionale

REGIONIITALIAUE

VINCOLI ALLA SPESA REGIONALE

Sulla base delle dotazioni finanziarie a disposizione, ogni PSR regionale deve destinare le risorse FEASR:

•  a) almeno per il 5% ai Leader ; •  b) almeno per il 30% agli investimenti in materia di clima e ambiente,

forestazione, agricoltura biologica, “Natura 2000”, acque e zone svantaggiate (artt.17, 21, 28-32 e 34 del Reg.1305/2013).

Si tratta di condizionamenti meno stringenti di quelli della passata

programmazione 2007-2013 nella quale, i vincoli complessivi raggiungevano il 50% delle risorse FEASR (Asse 1: competitività: 10%, Asse 2 – Ambiente e gestione del territorio: 25%, Asse 3 - Diversificazione economica e qualità della vita: 10%, Asse 4 - Leader: 5%).

LE MISURE •  – servizi di consulenza, di sostituzione e di assistenza alla gestione delle

aziende agricole, e all’inserimento dei giovani (art.15), •  – sviluppo delle aziende agricole e delle imprese (art.19), •  – cooperazione (art.35). •  – trasferimento di conoscenze e azioni di informazione, visite alle aziende

agricole e forestali (art.14) •  – investimenti in silvicoltura e trasformazione-commercializzazione dei prodotti

forestali (art.26) •  – regimi di qualità dei prodotti agricoli e alimentari (art.16), •  – indennità per le zone soggette a vincoli naturali o altri vincoli specifici (artt.

31-32) •  – investimenti in asset fisici (art.17). •  – ristrutturazione del potenziale agricolo danneggiato da disastri naturali,

avversità climatiche e azioni di prevenzione (art.18) •  – prevenzione e ripristino delle foreste danneggiate da incendi, calamità

naturali ed eventi catastrofici (art.24) •  – costituzione di gruppi e organizzazioni di produttori (art.27) •  – benessere degli animali (art.33) •  – assicurazione del raccolto, degli animali e delle piante (art.37)

•  – fondi di mutualizzazione per le epizoozie e le fitopatie e per le emergenze ambientali (art.38)

•  – stabilizzazione del reddito (art.39). •  – investimenti per lo sviluppo delle aree forestali e nel miglioramento della

redditività delle foreste (art.21) •  – forestazione e imboschimento (art.22), •  – allestimento di sistemi agroforestali (art.23) •  – investimenti diretti ad accrescere la resilienza e il pregio ambientale degli

ecosistemi forestali (art.25) •  – pagamenti agro-climatico-ambientali (art.28) •  – agricoltura biologica (art.29) •  – indennità “Natura 2000” e direttiva quadro sulle acque (art.30) •  – servizi silvo-climatico-ambientali e salvaguardia della foresta (art.34) •  – servizi di base e rinnovamento dei villaggi nelle zone rurali (art.20) •  – gruppi di azione locale Leader (artt.42-459

AUTORITA’ DI GESTIONE

•  Come nelle precedenti edizioni ogni Programma sarà guidato da un’AUTORITÀ’ DI GESTIONE che deve provvedere:

•  a) Un’analisi ex ante, con l’individuazione dei punti di forza-debolezza, le opportunità-minacce (Swot) e i fabbisogni, strutturati per priorità

•  b) una strategia, con individuazione degli obiettivi e delle misure attivate per ogni priorità e focus area;

•  c) una valutazione delle condizionalità ex ante che dimostri che lo SM possiede risorse umane e tecnologiche appropriate (es. se si vuole risparmiare acqua bisogna avere contatori che possono quantificarlo, se si vuole animare un nuovo tipo di agricoltura sociale occorre disporre di adeguate risorse umane ecc.)

•  c) capacità per monitoraggio e valutazione.

•  d) i programmi di implementazione e di valutazione (ex-ante, in itinere ed ex-post e basata su indicatori comuni, Comitato di monitoraggio (nazionale o regionale) che cura anche un rapporto annuale di implementazione )

•  e) un piano finanziario.

RETI RURALI

•  Come nel periodo 2007-13 l’attività di animazione dello sviluppo rurale e il collegamento tra le esperienze regionali e nazionali europee è assicurata in primo luogo dalla Rete rurale europea (cui aderiscono le reti nazionali)

•  OBIETTIVI •  a) accrescere il coinvolgimento e l’impegno per lo sviluppo rurale

degli stakeholder; •  b) accrescere la qualità dei programmi di sviluppo rurale; •  c) informare il grande pubblico sui benefici dello sviluppo rurale; •  d) sostenere la valutazione dei Psr. •  c) diffondere le buone pratiche, •  d) istituire gruppi tematici e organizzare eventi, •  e) favorire lo scambio di esperienze.

NOVITA’: Partenariato europeo per l’innovazione (Pei)

OBIETTIVI: •  1) favorire la produttività e la sostenibilità e collegare la ricerca con i suoi utilizzatori,

con l’obiettivo di promuovere: •  a) l’uso efficiente delle risorse, l’economia vitale, la competitività, •  b) le soluzioni climate friendly che mirano ad abbassare l’emissione di CO2, la

resilienza, e lo sviluppo di sistemi di produzione agro-ecologici; •  c) il costante e sostenibile approvvigionamento di cibo, alimenti per il bestiame e

di biomateriali. •  2) organizzare forme di dialogo e integrazione tra i ricercatori e le loro istituzioni e gli

agricoltori, i gestori delle foreste, le comunità rurali, le imprese, le organizzazioni non governative, i servizi di assistenza e di extension.

STRUMENTI: 1) RETE PEI con compiti di: •  (a) gestire un help desk sull’innovazione, •  (b) incoraggiare e animare i gruppi operativi, •  (c) informare sulle opportunità dell’Unione europea in materia di innovazione, •  (d) facilitare iniziative cluster, pilota o dimostrative; •  (e) raccogliere e disseminare i risultati della ricerca e sull’innovazione. 2) GRUPPI OPERATIVI PER L’INNOVAZIONE promossi dal basso dagli attori

dell’innovazione