Dalla parte dei bambini

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dalla parte dei bambini la rivista dei sostenitori dell’ UNICEF Semestrale Marzo 2011 Un grande impegno diretto sul campo. Così abbiamo affrontato il dramma dei bambini travolti dal terremoto A PAGINA 4 MALNUTRIZIONE Aiutiamo 200 milioni di bambini a battere la malattia che“non si vede” A PAGINA 8 MORTALITÀ INFANTILE Il bilancio del 2010, le sfide del 2011 A PAGINA 10 PAKISTAN Dalla generosità dei donatori una risposta alla più grave emergenza umanitaria della storia A PAGINA 11 AUDREY HEPBURN Nasce a Roma un club di donatori dedicato all’attrice. Primo progetto: il Ciad A PAGINA 12 Semestrale del Comitato Italiano per l’UNICEF - Onlus - n. 1 del 15/03/2011 Anno XVIII Reg. del Trib. Civile di Roma n. 00383/94 Haiti ISSN 1724-7608 UNICEF / UNI 79234 / NOORANI

description

Questo numero è dedicato all'azione dell'UNICEF per riportare Haiti e Pakistan fuori dalle emergenze che li hanno colpiti nel 2010. Tra gli altri temi affrontati, la lotta contro la malnutrizione che flagella le regioni dell'Africa centrale e contro malattie come malaria e tetano, per attivare programmi di prevenzione che continuino a ridurre la mortalità infantile.

Transcript of Dalla parte dei bambini

Page 1: Dalla parte dei bambini

dalla parte dei bambinila rivista dei sostenitori dell’UNICEFSemestrale

Marzo 2011

Un grande impegno diretto sul campo. Così abbiamo affrontato il dramma dei bambini travolti dal terremoto A PAGINA 4

MALNUTRIZIONEAiutiamo 200 milioni di bambini

a battere la malattia che“non si vede”A PAGINA 8

MORTALITÀ INFANTILE Il bilancio del 2010, le sfide del 2011

A PAGINA 10

PAKISTAN Dalla generosità dei donatori una risposta

alla più grave emergenza umanitaria della storiaA PAGINA 11

AUDREY HEPBURN Nasce a Roma un club di donatori dedicato

all’attrice. Primo progetto: il CiadA PAGINA 12

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ISSN 1724-7608

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ı eccezionali, segnati da due grandi emergenze: da una parte il terremoto che ha travolto Haitia gennaio, determinando le condizioni per l'esplosione di una terribile epidemia di colera,tuttora in corso; dall'altra il Pakistan, paese già ferito da un endemico sottosviluppo, dove dalluglio scorso per tre mesi un monsone di inaudita violenza ha sommerso un quinto del paese,e ha colpito 20 milioni di persone.

Due eventi cui tutti voi, sostenitori, volontari, operatori sul campo e centinaia di migliaia didonatori avete saputo rispondere con straordinaria generosità. Gettando il cuore oltre l'osta-colo e facendo sì che, sul doppio fronte dell'emergenza umanitaria, l'UNICEF potesse rispon-dere in modo immediato ed efficace con un'eccezionale dimostrazione di umanità. Ancorauna volta, infatti, è stata lampante l'importanza unica che, all'interno di tutto questo grandemeccanismo di emergenza e risposta umanitaria, riveste l'atto singolo della donazione. Unimpegno diretto, che chiama in causa la singola persona, la sua coscienza e le sue possibilità,tanti piccoli gesti di solidarietà capaci di cambiare in modo decisivo le sorti di tanti bambiniin difficoltà, di ridare luce e speranza a tanti angoli di dolore nel mondo.

Piccoli gesti, ma capaci di fare cose grandi. Lo dimostrano lepagine che seguono, nelle quali abbiamo provato a raccontarvitutto quello che, grazie al vostro sostegno, siamo riusciti a fareper riportare Haiti e Pakistan fuori dall'emergenza: garantendoacqua potabile, cibo, medicinali, ma anche riaprendo le scuolee regalando ai tanti bambini una speranza di futuro. Ma non so-lo. L'attenzione continua di voi donatori, accanto all'impegnodei volontari, ha fatto sì che l'accendersi improvviso di dueemergenze non ci abbia costretto a mettere da parte le campa-gne pluriennali che vedono l'UNICEF impegnato nelle aree piùpovere del mondo: contro la malnutrizione che flagella le regionidell'Africa centrale e contro malattie come malaria e tetano, perattivare programmi di prevenzione che continuino a ridurre i nu-meri, sempre drammatici, legati alla mortalità infantile.

A queste sfide, che restano aperte anche per il 2011, si ag-giungono i drammatici fatti delle ultime settimane: i cambia-menti in atto nel Nordafrica, il conflitto che si è aperto in Libia,il catastrofico terremoto e la conseguente emergenza nuclea-re che ha colpito il Giappone. Tutti eventi che ci chiedono dicontinuare a tener vivo il nostro impegno sul cam-po e la vostra generosità, nella convinzione cheogni gesto, anche il più piccolo, può salvare la vitae regalare un futuro migliore ai bambini più poveridel mondo.

Una sfida che possiamo affrontare solo insieme.Vincenzo Spadafora

Presidente del Comitato Italiano per l’UNICEF Onlus

✑l 2010 non è stato un anno come gli altri. Quelli che ci siamo lasciati alle spalle sono stati mesi drammaticamente

2010: un anno di straordinaria generositàeditoriale

Vincenzo Spadafora

somministra il vaccino

a un bambino durante

la sua visita in Sierra Leone.

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emergenza Haiti

Haiti

IL TERREMOTO Il 12 gennaio 2010 ha provocato nell’isola caraibica oltre 220 MILA VITTIME. Enorme il numero dei senza tetto: tra loro oltre 800 MILA BAMBINI.

A ottobre per le precarie condizioni igieniche è esplosa anche L’EPIDEMIA DI COLERA che ha colpito in particolare i più deboli. Una sfida che si deve vincere

Così abbiamo aiutato l’isolaad affrontare l’emergenza

✒ da Port-au-Prince Benedetta Verrini

Erano le 16.30 del 12 gennaio.In un istante, in quel pomeriggio di un gior-

no normale, sulla capitale di Haiti si è sca-

tenato l’inferno. Un terremoto magnitudo 7

ha raso al suolo Port-au-Prince causando

220mila morti e lasciando oltre un milione

di persone senza più un tetto. Tra di loro,

una folla immensa di bambini che avevano

cominciato quella giornata come tutte le al-

tre. Da quell’istante hanno dovuto fare i

conti con la fame, con l’emergenza igienica

e sanitaria, con il rischio quotidiano di vio-

lenze e di abusi.

Ad Haiti, nell’immaginario dei bambini,

il terremoto è “le grand serpent”, il grande

serpente che con un colpo di coda rabbioso

ha scosso la terra e travolto la vita di tutti gli

abitanti di Port au Prince. Per gran parte di

loro, “le grand serpent” è arrivato a peggio-

rare una situazione già drammaticamente

difficile. «Il terremoto ha alimentato una

preesistente e prolungata crisi nell’ambito

della protezione dell’infanzia, trasforman-

dola in un’emergenza senza pari», spiega

Françoise Gruloos-Ackermans, rappresen-

tante UNICEF ad Haiti. Già prima del terre-

moto, 1,2 milioni di bambini erano definiti

“a rischio di violenza e abusi”. Dopo il sisma,

questo numero è salito a 1,5 milioni. 500mi-

la di loro sono considerati “ad alto rischio”.

Monitorare la situazione è difficile: per que-

sto l’UNICEF, su richiesta del governo locale,

ha rafforzato i controlli negli aereoporti e

presso i confini e ha preso in esame più di

6mila minori in transito.

Il grande serpente, tra i tanti disastri, ha

distrutto anche le scuole. Ne sono state

contate quattromila, rase al suolo o grave-

mente danneggiate. Le conseguenze sono

facilmente immaginabili, in un paese in cui

più della metà dei bambini in età scolare

non entrava mai in una classe. Per questo

l’UNICEF ha tra le priorità quella di agevolare

con tutti mezzi la riorganizzazione delle

scuole, lavorando con il governo per alle-

viare il peso delle tasse scolastiche in un

contesto dove il 90% delle scuole sono a

pagamento e non pubbliche. Con la ripresa

dell’anno scolastico, a ottobre, 720.000

bambini sono potuti tornare in un’aula (in

muratura o in tenda) grazie all’impegno del-

Il colera colpisce soprattutto i bambini,

vittime delle condizioni igieniche disastrose

cui sono ridotte città e villaggi haitiani

dopo il terremoto del gennaio 2010.

Acqua, cibo, salute, sicurezza, istruzione:sono le cinque direttrici fondamentali su cui si muo-

ve l’UNICEF ad Haiti, dopo che l’isola è stata colpita

dall’epidemia di colera, scoppiata nel mese di otto-

bre. Essendo l’acqua il veicolo principale del conta-

gio, l’impegno maggiore è stato sulla potabilizzazio-

ne, sull’accesso a servizi igienici e sull’educazione

della popolazione al lavaggio delle mani e all’uso di

acqua “sicura”.

Dall’inizio della crisi l’UNICEF ha distribuito 14 mi-lioni di compresse per la potabilizzazione del-

l’acqua, quasi 8 tonnellate di cloro per la disin-

fezione delle scorte idriche della capitale e di altre

città, centinaia di migliaia di saponette, 2milioni di bustine di sali reidratanti e forni-

ture per l’igiene (inclusi bagni chimici) per gli ospedali

e gli ambulatori di Port-au-Prince.

La sfida Sono ancora 400mila, sull’isola, le persone a rischio

colera, in gran parte bambini che abitano nei quartieri

urbani più poveri e nelle aree rurali più isolate. L’obiet-

tivo prossimo è poter garantire un intervento conti-

nuativo anche su questo fronte. Per questo l’UNICEF

ha lanciato un appello alla solidarietà internazionale

per raccogliere 47,4 milioni di dollari necessari a

coprire un piano di aiuti di emergenza. Fin’ora è stato

raccolto solo un decimo di questa cifra.

L’intervento UNICEFUn futuro ai bambini, oltre l’emergenza

Su internetSu www.unicef.it/haiti

tutti gli aggiornamenti

sull’emergenza, cosa

è stato fatto e quanto

c’è ancora da fare.

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emergenza Haiti

l’UNICEF e delle organizzazioni partner. Non

solo, sono state create anche opportunità di

svago e socializzazione per circa centomila

bambini e ragazzi negli oltre 300 "Spazi a

misura di bambino" allestiti nelle aree ter-

remotate.

Un’emergenza dopo l’altraMa non è bastato il terremoto. A inizio ot-

tobre un altro flagello si è abbattuto sul-

l’isola: una devastante epidemia di colera

è esplosa in maniera incontrollata ed è di-

lagata in breve in tutti i 10 dipartimenti del

Paese. Il colera non sfiorava Haiti da alme-

no un secolo. Ma l’acqua sporca, il veicolo

dell’epidemia, è andata ad allagare inse-

diamenti con condizioni igieniche già pes-

sime. L’UNICEF ha allestito 72 centri per la

cura del colera e ha lavorato a una cam-

pagna di prevenzione nelle scuole e nelle

comunità di cui hanno beneficiato un mi-

lione e mezzo di bambini e ragazzi. Senza

questo impegno, il già drammatico bilan-

cio in vite umane dell’epidemia sarebbe

intollerabilmente più grave.

Tutto questo è stato reso possibile anche

grazie alla generosità di cittadini, aziende e

governi di tutto il mondo, che con le loro

donazioni hanno finanziato 300 dei 350 mi-

lioni di dollari richiesti nell’appello alla soli-

darietà internazionale lanciato per Haiti. Ed

è stato reso possibile anche grazie a centi-

naia di operatori. Il direttore dell’UNICEF, An-

thony Lake, che ha visitato l’isola in questi

mesi, ha definito quella della popolazione

civile e degli operatori umanitari una

prova di «eroismo quotidiano».

Piccoli gesti...Per salvare i bambini

dalla minaccia del colera,

possiamo fare davvero

grandi cose anche con

piccole cifre.

Per esempio, 1 confezione

di 50 tavolette di cloro co-

sta 0,40 euro e con una ta-

voletta si possono purifi-

care 5 litri d’acqua.

...e gesti specialiScegli di fare una donazio-

ne in memoria a favore

dell'UNICEF per onorare

il ricordo di una persona

scomparsa. Le renderai

omaggio regalando ai

bambini che lottano per

sopravvivere in condizioni

di povertà e conflitti una

speranza di vita. Se lo de-

sideri, i familiari della per-

sona che vuoi ricordare ri-

ceveranno una lettera che

li informerà del tuo nobile

gesto di solidarietà.

Info: n. verde 800.745.000;

donazioneinmemoria

@unicef.it

1.770.000 persone assistite

nei bisogni sanitari

1.900.000bambini vaccinati

400.000zanzariere distribuite

225tende-scuola allestite

5.300insegnanti

e operatori formati

185.615bambini che hanno ricevuto

materiali didattici

62.800minori beneficiari

di spazi ricreativi

2.047minori privi d’identità

registrati e protetti

14.000.000compresse

per la potabilizzazione

dell’acqua distribuite

7.000.000di litri di acqua potabile

distribuiti ogni giorno

22.000maestri formati sulla

prevenzione e l’igiene

Una strada inondata tra le baracche di Raboto, nel distretto

di Artibonite, nel nord dell’isola. Il colera si è diffuso

per le precarie condizioni igieniche. In questi mesi secondo

le autorità 157.300 persone sono state contagiate dal virus.

A FARE LADIFFERENZA

Dobbiamo impegnarci tutti perché a questo

paese ora non è rimasto nulla e dobbiamo lavorare molto per farlo risorgere

Leo Messi, ambasciatore UNICEF ad Haiti

Il più grande talento del calcio mondiale, Leo Messi,

ha fatto la sua prima “missione sul campo” come am-

basciatore UNICEF proprio ad Haiti, il 15 luglio scorso.

Il campione ha trascorso alcune ore al Carrefour

Aviation, un campo di 50mila sfollati che hanno per-

so la casa in seguito al sisma. Messi ha giocato con

i bambini, firmato magliette e, soprattutto, guardato

da vicino i devastanti effetti della catastrofe.

✒ C’è una differenza sostanziale tra il “tornare a scuola” e l’“andare

a scuola”: lo ha sottolineato con chiarezza la rappresentante UNICEF ad

Haiti, Françoise Gruloos-Ackermans, in occasione della riapertura di

una scuola a Port Au Prince, il 3 ottobre 2010. La riapertura delle classi

in tempo per il nuovo anno scolastico ha rappresentato un obiettivo

straordinario, «una battaglia che dobbiamo combattere tutti insieme

per il futuro di questo Paese», ha spiegato la Ackermans. «La sfida non

è semplicemente riportare a scuola i bambini che la frequentavano già

prima del sisma, ma far arrivare sui banchi tutti i bambini, senza distin-

zioni». Nel corso del 2010 l’UNICEF ha distribuito in 2mila scuole sparse

in tutto il paese 720mila kit scolastici.

La soddisfazione è evidente sul volto di una raggiante Gruloos-Ac-

kermans, che ha preso spunto da questa giornata per lanciare la cam-

pagna "Go to school" e sottolineare quanto sia importante che, a

maggior ragione dopo la tragedia del terremoto, si debba fare di tutto

per garantire ai bambini di Haiti il diritto all’istruzione di base. Appro-

fittando, se così si può dire, di questa calamità, per garantire questo

diritto anche ai tanti bambini che, già prima del terremoto, non aveva-

no mai messo piede in una scuola. Scuola che non vuol dire solo com-

piti e lezioni, ma anche un mezzo per ricostruire un tessuto sociale.

«Tanti di questi bambini hanno perso i genitori durante il terremoto»,

spiega Henriette Moisset, preside della Ecole Celie Lilavois, una delle

scuole riaperte a tempo di record «e

sono ancora traumatizzati. Gli inse-

gnanti parlano con loro, gli stanno

vicini, gli danno una speranza, li

fanno crescere. Un lavoro difficilissi-

mo, ma è fondamentale che questi

bambini siano qui in classe, anzichè

abbandonati in strada».

La scuola, una rete socialeIn classe: un ritorno alla normalità

L’azione dell’UNICEF ad HaitiL’intervento post terremoto

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marzo 2011 > dalla parte dei bambini 98 marzo 2011 > dalla parte dei bambini

✒ La mia missione in Ciad aveva base a Mao, città-capoluogo della regione del Kanem, colpita

da una crisi alimentare e nutrizionale eccezionale. Tra le attività di risposta alla crisi nutrizionale

l’UNICEF collabora al funzionamento dei Centri terapeutici, cui fornisce sia i medicinali di base per

il trattamento sistematico delle malattie dell’infanzia legate alla malnutrizione sia prodotti alimen-

tari terapeutici, tra cui il “miracoloso” Plumpynut. La mia missione sul campo è durata 10 settima-

ne; ogni giornata era caratterizzata dalla missione in un villaggio. Per la rielaborazione dei dati e la

produzione di rapporti si lavorava la sera (stanche morte!), in camera, o nelle giornate o mezze gior-

nate “libere”, in ufficio. La cosa positiva e incoraggiante è che nella maggior parte dei centri la con-

dizione dei bambini migliorava a vista d’occhio nel corso delle settimane. I bambini prendono peso

e guariscono dalle malattie, riacquistando un aspetto sano e sereno. Una volta guarito, sta alla

famiglia continuare a prendersi cura del bambino e questo è il momento più difficile e delicato.

Ho constato personalmente, infatti, che una delle cause della malnutrizione e delle malattie dei

bambini sono le cattive pratiche familiari in termini di igiene e nutrizione.

Tra le famiglie nei vilaggi del CiadQui i bambini guariscono di Anna Carmella Babini, volontaria UNICEF

Malnutrizione200 MILIONI Sono i bambini tra 0 e 5 anni che nelmondo soffrono di problemi nutrizionali. Li aiutiamo così

➣ Sono sconvolto da quelloche sto vedendo qui. I bambini

della Repubblica Centrafricana sono i piùdimenticati del mondo: spero che la miapresenza serva per attirare l’attenzione sul loro dramma

Roberto Bolle, Ambasciatore UNICEF

Così, dopo qualche giorno sul campo, la star della danza Rober-

to Bolle, Ambasciatore dell’UNICEF, ha commentato la situazione

che gli si presentava agli occhi ogni giorno durante il viaggio

che ha compiuto lo scorso novembre tra i centri nutrizionali di

Nola, Bossangoa e Bangui, dove medici, nurtizionisti e volontari

combattono la piaga della malnutrizione infantile. Un viaggio

che ha lasciato il segno nel cuore dell’etoile della Scala.

Rientrato dall’Africa, Bolle ha voluto che il suo annuale galà

di danza, svoltosi presso l’Auditorium della Conciliazione di Ro-

ma – tutto esaurito per l’occasione –, fosse dedicato proprio ai

programmi legati alla lotta alla malnutrizione, per i bambini e

per le mamme in gravidanza, che l’UNICEF sta portando avanti

nella Repubblica Centro-Africana.

Segui l’attività di Bolle per l’UNICEF su: www.unicef.it/ambasciatori

In punta di piedi, per i bimbi

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Quando Sefora Mublala, 30 an-

4.273.167 euro i fondi inviati dal Comitato Italiano

per l’UNICEF nel 2009 e nel 2010,

raccolti grazie al 5 per mille, alle

donazioni e al grande contributo

di una famiglia di Pordenone,

che sono stati utilizzati

per migliorare le condizioni

nutrizionali dei bambini.

35i centri per la terapia

della malnutrizione acuta

grave che sono stati aperti,

attrezzati e riforniti a fine

2009; altri 30 quelli del

2010, dei quali 4 sono

unità mobili in grado

di portare il servizio

nelle aree più isolate.

140le tonnellate

di alimenti terapeu-

tici distribuite.

14.656 i bambini tra

i 6 mesi e i 5 anni

curati nel 2010

(sono stati

8.785 nel 2009).

93gli ope-

ratori sanitari

specialisti

in nutrizione

che sono

stati formati.

L’azione dell’UNICEFContro la malnutrizione in Ciad

Lotta alla malattiache non si vede

ni, arriva al Lwani Salaminta Health Centre

in Bandundu, Repubblica Democratica del

Congo, con i suoi due gemellini, Mbo Priscil-

le e Mpia Israel, di poco più di due anni, dice

al medico che la accoglie: «Tutti e due sono

sempre malati, piangono tutto il giorno e

stanno perdendo peso. Eppure», osserva

con un tono sorpreso «li ho allattati al seno

fino a un anno e otto mesi, e da allora hanno

sempre mangiato porridge…». È un caso, si-

gnificativo, della malattia - spesso nascosta

- che affligge le fasce più deboli dei paesi po-

veri o in via di sviluppo: la malnutrizione.

Frutto non solo, di una mancanza endemica

di cibo, ma molto spesso causata anche da

una dieta sbagliata e da usi culturali errati.

Per questo l’attività continua di monitorag-

gio nutrizionale è fondamentale.

I dati sono impressionanti: circa 200 mi-

lioni di bambini sotto i 5 anni nei Paesi in via

di sviluppo soffrono di qualche forma di

malnutrizione. La combinazione di carenze

nutrizionali croniche e malattie (come mala-

ria o diarrea) ha come effetto un aumento

netto della malnutrizione cronica, con ritar-

do nella crescita. Malnutrizione che è spesso

frutto di un circolo vizioso tra madre e bam-

bino: è sempre più evidente, infatti, come

sia fondamentale intervenire anche a soste-

gno della nutrizione delle donne in gravi-

danza e allattamento.

L’UNICEF opera con i suoi partner nelle

aree del mondo dove la malnutrizione in-

fantile è più grave e diffusa, in particolare

nel continente africano. La gamma di inter-

venti messi in campo è molto ampia, e va

dalla tutela e la promozione dell’allattamen-

to al seno alla somministrazione di micro-

nutrienti e integratori, dalla raccolta regola-

re e accurata di dati relativi alla situazione

nutrizionale per orientare gli interventi, fino

alla gestione integrata della malnutrizione

acuta con un lavoro da effetuare a livello di

famiglia e comunità. Il primo livello di inter-

vento è quello della fornitura regolare di

“alimenti terapeutici pronti all’uso”, di cui

l’UNICEF è il primo acquirente e fornitore

mondiale, come per esempio il latte tera-

peutico e il Plumpynut, un prodotto dalla

consistenza burrosa che contiene tutti gli

elementi nutrizionali di base. I bimbi posso-

no succhiare il Plumpynut direttamente dal-

la confezione, evitando di toccarlo con le

mani sporche, e le mamme possono som-

ministrarlo a casa senza dover restare per

giorni con il figlio nei centri di nutrizio-

ne terapeutica.

Su internetSu www.unicef.it/

malnutrizione

gli aggiornamenti sui

programmi e i risultati

degli interventi.

Harmata Addun, 22 anni,

con la sua bimba di tre

anni, Zara Abacar, in un

Centro nutrizionale a

Sidi Village, nella regione

del Kanem, in Ciad.

Page 6: Dalla parte dei bambini

marzo 2011 > dalla parte dei bambini 1110 marzo 2011 > dalla parte dei bambini

Nei campi d’accoglienzai bimbi tornano a sorridere

3.567.599Le persone cui ogni giorno

l’UNICEF fornisce acqua potabi-

le. Sono state distribuite 30 mi-

lioni di compresse e bustine

di cloro per potabilizzare

le scorte idriche e filtri

per l’acqua.

9.633.178I vaccini che sono stati effettuati

contro la poliomielite, 8.631.689

contro il morbillo. È stata som-

ministrata inoltre vitamina A

e farmaci antiparassitari rispetti-

vamente a 634.361 e 766.461

bambini con meno di 5 anni.

739 I centri nutrizionali che sono stati

aperti nel paese, di cui 31 centri

di stabilizzazione nutrizionale

per la cura della malnutrizione

grave con complicazioni medi-

che tramite ricovero.

L’azione dell’UNICEFwww.unicef.it/Pakistan

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Pakistan

✒ da Lahore Stefano Santini

Ci sono i sorrisi come quello di Sai-

ma, 10 anni, arrivata in un campo tendato

d’emergenza con la sua famiglia dopo es-

sere fuggita dalla sua fattoria nel Punjab, e

che da qualche settimana ha ripreso ad an-

dare a scuola, se pur in un’aula di fortuna.

Ma ci sono anche tante lacrime, tanti

sguardi vuoti, sfiniti, delle decine di miglia-

ia di bambini costretti a mendicare dopo

aver perso chi la casa, chi l’intera famiglia.

È questa la situazione del Pakistan oggi,

dopo il monsone che lo scorso luglio, per

tre mesi, ha devastato un quinto del terri-

torio del paese, sconvolgendo la vita di 20

milioni di persone, 4 milioni delle quali so-

no ancora senzatetto.

Un dato ancora più drammatico è quello

che riguarda l’infanzia: almeno 2

milioni di bambini sono in una

condizione di malnutrizione e l’in-

dice di mortalità, in un paese in cui

oltre il 20,3% della popolazione già

viveva sotto la soglia della povertà,

è ulteriormente cresciuto. È au-

mentata infatti la diffusione di ma-

lattie respiratorie e intestinali, della

malaria e dell’epatite.

Una situazione che vede in pri-

ma linea fin dal primo momento

l’UNICEF, che ha distribuito gli aiuti

già stoccati sul campo, e gli aiuti in-

viati dalla Supply Division di Cope-

naghen - il centro logistico per gli aiuti

d’emergenza - mediante ponti aerei e navi

cargo. Ora, oltre a continuare a dare soste-

gno agli interventi di emergenza in atto,

sta lavorando alla ricostruzione.

L’ALLUVIONE A sei mesi dal monsone che ha devastato il Paese, 4 MILIONI

di persone sono ancora senzatetto. È la più grave emergenza affrontata dall’Onu

Mortalità infantile

Orchidee e Pigotte portano la vitanell’Africa degli ultimi

SEGNALI POSITIVI La “strategia accelerata” sostenuta dall’UNICEF

nel 2010 ha salvato la vita a 230 MILA bambini africani. Ma ancora non basta

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Non c’è tempo da perdere.Lo si capisce fin dal nome: “Strategia ac-

celerata per la sopravvivenza e lo svilup-

po della prima infanzia”. È questo lo stru-

mento che l’UNICEF ha messo in campo

per dare una risposta al dramma della

mortalità infantile, che dal 2008 vede im-

pegnato l’UNICEF in otto paesi dell’Africa

occidentale e centrale: Benin, Repubblica

Democratica del Congo, Ghana, Guinea

Bissau, Senegal, Togo, Repubblica Centra-

fricana e Ciad.

Un impegno enorme, che va a portare

un aiuto a 123 milioni di persone, di cui

22 milioni di bambini sotto i 5 anni.

L’obiettivo dell’UNICEF rispetto a questo

programma è ambizioso: riuscire, entro la

fine del 2011, a salvare la vita a oltre 240 mi-

la bambini sotto i 5

anni, tanti sono colo-

ro che potranno be-

neficiare degli inter-

venti finanziati dalla

generosità dei dona-

tori italiani e del la-

voro di migliaia di

volontari che nel cor-

so del 2010 hanno

saputo trasformare

in un successo i pro-

getti di raccolta fon-

di legati alle iniziati-

ve “Orchidea UNICEF” e “Adotta

una Pigotta".

Un impegno straordinario

confortato da risultati che aprono

una finestra alla speranza. Il tas-

so globale di mortalità sotto i 5

anni è calato da 89 morti ogni

1.000 nati vivi nel 1990 ai 60 mor-

ti nel 2009, con una diminuzione

costante della mortalità infantile

da 12,4 milioni a 8,1 milioni di

bambini che, ogni anno, perdono

la vita per cause in gran par-

te prevenibili o curabili.

A FARE LADIFFERENZA

✒Scegliere a quale carta di pagamento affiliarsi non è un gesto da

affidare al caso. Perché, anche attraverso questo strumento, si posso-

no aiutare i bambini poveri del mondo. L’iniziativa lanciata dalla

collaborazione tra UNICEF e Agos si chiama carta Attiva for Children,

e unisce tutti i vantaggi di carta Attiva Agos Ducato all’opportunità

di partecipare al progetto “Vaccinazioni e maternità sicura” attivato

dall’UNICEF in Sierra Leone, che contribuisce a salvare la vita di tre

milioni di bambini ogni anno. Agos devolverà infatti a UNICEF i 15 euro

della quota associativa di ogni nuovo titolare e il 10% del monte inte-

ressi, rinunciando a parte della redditività di Carta Attiva for Children.

Una carta che aiuta mamme e bimbiUna quota per i vaccini

✒Ha già 12 anni, ma non è ancora stanca di fare

del bene ai bambini. Stiamo parlando della Pigotta,

la celebre bambola di pezza dell’UNICEF che ogni anno,

portata nelle piazze italiane, viene “adottata” da decine

di migliaia di persone che contribuiscono così a salvare

la vita a tanti bambini africani. L’iniziativa è supportata

da Foxy, brand delle Industrie Cartarie Tronchetti che

sostiene l’UNICEF da un decennio.

In 12 anni, l’iniziativa Adotta una Pigotta ha permesso

di portare aiuti, vaccini, antibiotici, vitamine, zanzariere

a oltre un milione di bambini.

Pigotte, un cuore di stoffaGrazie a Foxy, un milione i bambini vaccinati

Nell’Africa centralee occidentale nel 2008 sonomorti 2,6 milioni di bambini.

UN

ICEF

/ N

YHQ

2008

-120

1 / F

ERG

USO

N

Polizze vitaPuoi aiutare i bambini

anche indicando

l’UNICEF come beneficia-

rio della tua polizza vita.

Il beneficiario può esse-

re scelto liberamente

e si può esprimere

questa volontà anche

se la polizza è già stata

sottoscritta, comunican-

do tale variazione

all’ente assicurativo.

Le persone che hanno

scelto di dare il loro

contributo indicando

l’UNICEF come beneficia-

rio della polizza vita,

hanno contribuito nel

2010 a salvare milioni

di bambini malnutriti.

Per info [email protected].

Il ritorno alla normalità, per tantibambini pakistani, ha significatoanche la ripresa della scuola, se pur in aule di fortuna.

UN

ICEF

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YHQ

2010

-274

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Page 7: Dalla parte dei bambini

marzo 2011 > dalla parte dei bambini 1312 marzo 2011 > dalla parte dei bambini

A sinistra, Audrey Hepburn

tra le montagne della Svizzera.

La foto, esclusiva, è conservata

nell’archivio privato

della famiglia di Audrey.

A destra: la prima missione della

Hepburn come Ambasciatrice

UNICEF in Etiopia, nel 1988, dove

l’attrice visitò l’orfanotrofio

di Mek’ele che dava ospitalità

a 500 bambini. In basso,

durante una missione in Africa.

Il suo impegno fu premiato

nel 1992 con la Presidential

Medal of Freedom dal

presidente degli Stati Uniti.

✒ L’UNICEF Italia e la famiglia di Audrey

Hepburn lanciano una straordinaria joint ven-

ture della solidarietà. A vent’anni dalla nomi-

na di Audrey Hepburn ad Ambasciatrice di

buona volontà, UNICEF Italia ha promosso in-

sieme ai figli dell’attrice Sean Ferrer e Luca

Dotti il club di top donor Amici di Audrey. Il

club ha tra i soci fondatori alcuni protagonisti

della vita imprenditoriale, culturale e artistica

italiana, chiamati a raccolta dalla giornalista

di cinema e spettacolo Désirée Colapietro Petrini per mobilitare risorse straordina-

rie per la lotta alla mortalità infantile.

I membri del club sceglieranno annualmente e sosterranno congiuntamente un

intervento dell’UNICEF, e avranno la possibilità di essere coinvolti in maniera attiva

nel lavoro del’organizzazione, anche attraverso viaggi sul campo e incontri con

i principali esperti mondiali di lotta alla mortalità infantile.

(Nella foto, da sinistra, Vincenzo Spadafora, Luca Dotti, Désirée Colapietro Petrini,

lo chef Filippo La Mantia - che ha offerto la prima cena degli Amici - e Sean Ferrer)

Nasce il club degli Amici di Audrey I figli della Hepburn, Sean e Luca, ridanno slancio al sogno

Le risorse che il Club degli Amici di Audrey raccoglierà nel corso del 2011 sosterranno

l’operatività di 30 centri dell’UNICEF specializzati nel trattamento della malnutrizione dei

bambini nella regione Lac in Ciad, uno dei paesi più poveri della fascia sub sahariana.

In questa regione, più del 20% di bambini soffre di malnutrizione acuta.

Nei centri nutrizionali personale formato dall’UNICEF valuta le condizioni di salute dei

bambini, effettua vaccinazioni contro le principali malattie e terapie contro la diarrea

acuta, fornisce alimenti terapeutici, e realizza campagne comunitarie per informare

le madri su come prevenire la malnutrizione e riconoscerne i primi segni nei bambini.

L’UNICEF contro la malnutrizione infantile in CiadUn quinto dei bambini sono malnutriti

Il“miracolo”di Audreyrinasce a Roma

Audrey Hepburn

A FARE LADIFFERENZA

Entra nel clubPuoi aderire al Club

Amici di Audrey sotto-

scrivendo una donazio-

ne “speciale”.

Per avere più informa-

zioni puoi contattare

Giovanna Li Perni,

responsabile

Grandi Donatori

dell’UNICEF Italia:

[email protected]

Il primo fronte di impe-

gno del Club Amici

di Audrey è il Ciad.

Per seguire e sostenere

il progetto degli

Amici di Audrey:

www.unicef.it/audrey

L’IMPEGNO Tra il 1988 e il 1993 l’attrice compì, come Ambasciatrice diBuona Volontà UNICEF, OTTO MISSIONI tra i bambini più bisognosi del mondo

UN

ICEF

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7-57

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1992

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1992

-117

9 / B

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PR

ESS

«Chi non crede ai miracoli,non è realista». Una frase così contiene una

forza capace di cambiare il mondo. Una for-

za che ti trasforma e ti fa andare oltre, anche

se sei una persona esile e delicata, passata

attraverso un’infanzia difficile nell’Olanda

occupata da nazisti, che ha poi vissuto per

quasi quarant’anni nel mondo sognante e

dorato di Hollywood.

A pronunciarla e a farla diventare una

vera e propria regola di vita, è stata Au-

drey Hepburn, una delle grandi dive del

cinema americano, che il grande pubblico

conosce per la collezione infinita di titoli

da blockbuster e riconoscimenti (un Oscar

e due Golden Globe, per esempio), men-

tre un pubblico di piccoli – un pubblico

senza voce, quello dei milioni di bambini

delle aree svantaggiate del mondo – ha

conosciuto per l’instancabile attività che

l’attrice, dal 1988 fino all’ultimo giorno

della sua vita, ha dedicato alla causa

dell’UNICEF.

Come Ambasciatrice di Buona Volontà

dell’UNICEF ha viaggiato in tutto il mondo,

dalla prima drammatica missione nell’or-

fanotrofio etiope di Mek’ele, nel 1988, al

Sudan martoriato dalla guerra civile, fino

alle aree più povere del centro e Sud

America, la Somalia, il Bangladesh. Por-

tando nel dolore un sorriso, dando alle

migliaia di bambini incontrati ogni volta

lo stesso amore che dedicava ai figli. «Il

mio dovere è portare all’attenzione del

mondo le sofferenze di questi bambini»,

diceva, spiegando la sua missione di am-

basciatrice.

E sono proprio i due figli di Audrey, Se-

an e Luca, a continuare oggi l’impegno in-

stancabile della loro mamma attraverso

l’attività del club di top donor italiani

“Amici di Audrey”, appena costituito a Ro-

ma. Una realtà che le avrebbe strappato

uno dei suoi ennesimi, teneri sorrisi,

capaci di fare miracoli.

Page 8: Dalla parte dei bambini
Page 9: Dalla parte dei bambini

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Per i bambini più poveri del mondo la vita dipende da un vaccino, da acqua sicura, dalla possibilità di andare a scuola e di essere protetti da abusi e sfruttamento. Con un lascito all’UNICEF puoi dare loro tutto questo. Scopri come, richiedendo l’opuscolo informativo.

Con il patrocinio e

la collaborazione del

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