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La Repubblica (ITA) Paese: it Pagina: 41 Readership: 2540000 Diffusione: 338431 Tipo media: Quotidiano Nazionale Autore: Silvia Ronchey 22 Marzo 2016 Articolo per uso esclusivo del destinatario. Sono vietate la riproduzione e la ridistribuzione Pagina 1 / 3 la Repubblica La Repubblica (ITA) 22 Marzo 2016 Paese: it Pagina: 41 Readership: 2540000 Diffusione: 338431 Tipo media: Quotidiano Nazionale Autore: Silvia Ronchey Dalla leggenda del Gesù fuggito in India alle dottrine che si diffusero in Asia. Nuovi studi per iileggere lastoria della religione da Est 11 Cristianesimo sullavia dell'Oriente SILVIA RONCHEY C Figlio di Dio, che fu crocifisso per noi sotto Ponzio rediamo in un solo Signore Gesù Cristo unigenito Pilato, morì e fu sepolto e il terzo giorno risuscitò, secondo le Scritture»: così della natura e vicenda di Gesù recita il symbolum fidei niceno-costantirio- politano del 381. Ma la storia di morte e resurrezione tramandata dai Vangeli o riflessa nella formula di fede che consideriamo fondante, al- meno in occidente, per la dottrina di ciò che chiamiamo "il" cristianesia- timo, non era stata in origine, sa- rebbe stata in seguito, interpretata allo stesso modo da tutti. Per esem- ne della vicenda neotestamentaria pio, secondo una curiosa versione difformedaquellacristianaortodos- orientale, Gesù non morì sulla cr0- soma molto più diffusa di quanto si re. Si limitò a svenire. Quand'era creda: lavisione nestonana, che all'i- già nel sepolcro si riprese, fu curato nizio del IV secolo negò l'interpreta- dai discepoli e fuggì, sulle orme di zione divina della sua figura e la co- Alessandro Magno, in India. Qui, do- siddetta "unione ipostatica" della po una lunga vita di predicazione, si sua doppia natura umana e divina ritirò sulle montagne del Kashmir e così come sarebbe stata ratificata morì centenario nel distretto dei la- dalla teologia dei concili di Efeso, ghi ancora oggi famosi perle loro Ca- che condannò come eretica laversio- se galleggianti, dove sarebbe tutto- ne di Nestorio, e poi di calcedonia, ra sepolto. Mirza Ghulam Ahmad, il che condannò sia il nestorianesimo foridatnredella setta islamica india- sia l'eresia inversa, il monofisismo, ne detta appunto Ahmadiyya cui si emettendo un suo credo in cui rico- deve questo racconto, alla fine nosceva in cristo «due nature senza dell'Ottocento riconobbe il nome di confusione, senza cambiamento, Gesù (che normalmente è Yassoa senza divisione, senza separazio- nella resa arabo cristiana, mentre '[sa è la dizione musulmana usata nel corano) nell'appellativo Yus Asaf inscritto in una cripta di Srina- gar. su una tomba di origine buddi- sta o induista, che nel XIV secolo, con l'invasione islamica della zona, era stata riarientata verso la Mecca e fu cantata dal poeta sufi Muham- mad Azam Didamari. Quest'eresia bizzarra e sincreti- stica, recente e ancora oggi piutto- sto seguita seppure ripetutamente sconfessata dall'islam ortodosso, è solo l'ultima, e certo la più estrema, di una comunque lunga e variegata linea di narrazioni asiatiche del Cri- sto, che si svilupparono da unavisio- ne". Entrambe le dottrine condanna- te nel V secolo si affermarono però in quel grande e primario bacino di diffusione del cristianesimo che fu- rono il Medio Oriente, l'Africa e l'A- sia, e li prosperarono e diedero luo- go a una molteplicità di fioriture, in cui il cristianesimo, nella meno ar- dua versione dottrinaria che ne for- nivano, poté ibddarsi più facilmen- te sia cnn le religioni preesistenti - Pagina 1 / 3 Articolo per uso esclusivo del destinatario. Sono vietate la riproduzione e la ridistribuzione EMI Editrice missionaria Italiana

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La Repubblica (ITA)

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Autore: Silvia Ronchey

  22 Marzo 2016  

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la RepubblicaLa Repubblica (ITA)

22 Marzo 2016

Paese: it

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Readership: 2540000

Diffusione: 338431

Tipo media: Quotidiano Nazionale

Autore: Silvia Ronchey

Dalla leggenda del Gesù fuggito in India alle dottrine che si diffuseroin Asia. Nuovi studi per iileggere lastoria della religione da Est

11 Cristianesimosullavia dell'OrienteSILVIA RONCHEY

CFiglio di Dio, che fu crocifisso per noi sotto Ponzio

rediamo in un solo Signore Gesù Cristo unigenito

Pilato, morì e fu sepolto e il terzo giorno risuscitò,

secondo le Scritture»: così della natura e vicendadi Gesù recita il symbolum fidei niceno-costantirio-

politano del 381. Ma la storia di morte e resurrezione tramandata daiVangeli o riflessa nella formula di fede che consideriamo fondante, al-

meno in occidente, per la dottrina di ciò che chiamiamo "il" cristianesia-timo, non era stata in origine, né sa-rebbe stata in seguito, interpretataallo stesso modo da tutti. Per esem- ne della vicenda neotestamentaria

pio, secondo una curiosa versione difformedaquellacristianaortodos-

orientale, Gesù non morì sulla cr0- soma molto più diffusa di quanto si

re. Si limitò a svenire. Quand'era creda: lavisione nestonana, che all'i-

già nel sepolcro si riprese, fu curato nizio del IV secolo negò l'interpreta-

dai discepoli e fuggì, sulle orme di zione divina della sua figura e la co-

Alessandro Magno, in India. Qui, do- siddetta "unione ipostatica" della

po una lunga vita di predicazione, si sua doppia natura umana e divina

ritirò sulle montagne del Kashmir e così come sarebbe stata ratificata

morì centenario nel distretto dei la- dalla teologia dei concili di Efeso,

ghi ancora oggi famosi perle loro Ca- che condannò come eretica laversio-

se galleggianti, dove sarebbe tutto- ne di Nestorio, e poi di calcedonia,

ra sepolto. Mirza Ghulam Ahmad, il che condannò sia il nestorianesimo

foridatnredella setta islamica india- sia l'eresia inversa, il monofisismo,

ne detta appunto Ahmadiyya cui si emettendo un suo credo in cui rico-

deve questo racconto, alla fine nosceva in cristo «due nature senza

dell'Ottocento riconobbe il nome di confusione, senza cambiamento,

Gesù (che normalmente è Yassoa senza divisione, senza separazio-

nella resa arabo cristiana, mentre'[sa è la dizione musulmana usatanel corano) nell'appellativo YusAsaf inscritto in una cripta di Srina-gar. su una tomba di origine buddi-sta o induista, che nel XIV secolo,con l'invasione islamica della zona,era stata riarientata verso la Meccae fu cantata dal poeta sufi Muham-mad Azam Didamari.

Quest'eresia bizzarra e sincreti-stica, recente e ancora oggi piutto-sto seguita seppure ripetutamentesconfessata dall'islam ortodosso, èsolo l'ultima, e certo la più estrema,di una comunque lunga e variegatalinea di narrazioni asiatiche del Cri-sto, che si svilupparono da unavisio-

ne".Entrambe le dottrine condanna-

te nel V secolo si affermarono peròin quel grande e primario bacino didiffusione del cristianesimo che fu-rono il Medio Oriente, l'Africa e l'A-sia, e li prosperarono e diedero luo-go a una molteplicità di fioriture, incui il cristianesimo, nella meno ar-dua versione dottrinaria che ne for-nivano, poté ibddarsi più facilmen-te sia cnn le religioni preesistenti -

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lo zoroastrismo, il manicheismo, ilbuddismo, il taoismo - sia con altrevarianti del ceppo monoteistico giu-daico e in particolare cnn quella chesi sarebbe prepotentemente affer-mata di li a poco: l'islam. A queste ef-florescenze dottrinali che si inanel-larono lungo la via della seta finoall'India e alla Cina, ma soprattuttoalla lunga, complessa e per lo piùproficua coesistenza testuale e intel-lettuale, oltre che spirituale, tra cri-stianesimo e islam, è dedicato il no-tevole libro di PhilipJenkins, La sto-ria perduta del cristianesimo. Il mil-lennio d'oro della Chiesa in MedioOriente, Africa e Asia (V-XVsecolo),ora tradotto in Italia, con prefazio-ne di Giancarlo Bosetti (EMI, pagg.352, euro 22), che partendo dallasconfinata avventura della predica-zione nestoriana ripercorre la sto--ria del cristianesimo, dall'età deiconcili al XV secolo, in un'ottica eu-roasiatica e antieurocentrica; traen-do a volte conclusioni paradossali ediscutibii, porgendo talora deduzio--ni storiche immotivate o eccentri-che, ma fornendo una profusione dimateriali e dettagli utili ad arricchi-re le nostre conoscenze sul passatodi quell'unica civiltà euroasiaticada cui è espressa non solo la culturache chiamiamo tout court occiden-tale, ma anche l'identità religiosache a volte troppo drasticamentechiamiamo a contraddistinguerla.

"Povero nestoriano smarrito" sidefiniva Eugenio Montale in Iride,evocando "il Volto insanguinato sulsudano" nel miraggio di luce di unaltro Continente. C'è un'esitazione,uno smarrimento, anche all'iniziodel lungo viaggio che la storia di Cri-sto, uomo, dio, profeta, bodhisatt-va, compie perle strade dell'est, an-zitutto dell'Arabia e della Persia.Un gioco di specchi vede le varianti

orientali del cristianesimo rifletter-si nello splendore delle prime gran-di corti califfali. E nella Baghdad del-le Mille e una notte che la dialetticadel katholikòs Tiinotec, primate del-la chiesa nestoriana sotto gli abbàs-idi, poté incrociarsi, alla finedell'VIli secolo, con la proverbialemodorazione del califfo al Mahdi. Ein un leggendario - probabilmenteposteriore e Spurio - dialogo tra idue che si incastona la celebre para-bola della perla: '>Se di notte, in unacasa buia, cade una perla preziosa,tutti cercheranno di raccoglierla,ma a uno solo toccherà. Gli altristringeranno chi un pezzo di vetro,chi una pietruzza o un grumo di ter-ra, ma tutti saranno felici e orgoglio- -si e si sentiranno i veri possessoridella perla'>. La perla dellavera fede

è caduta nel mondo mortale, dovenon è dato distinguere chi la possie-da realmente. Tutte e tre le religio-ni del libro ritengono di possederla,ma la verità finale non può esserenota a questo mondo di tenebra.

Se la devianza cristologica del ne-storianesimo rendeva il versanteislamico del monoteismo più per-meabile al beneficio del dubbio, laforza culturale della sua predicazio-ne gettava i suoi germi verso le ter-re dei turchi e dei mongoli. Nellerot-te dei mercanti sogdiani, tra il Klio-rasan e la Transoxiana, lungo le viecarovaniere, la narrazione cristianaera moneta sonante: «Viaggiateben cinti come i mercanti I per far-mi guadagnare il mondo>', scandi-sce un inno riestoriano. La fiorituraera così ibrida, così stretto il dialogotransconfessionale, da indurre Jen-kins a vedere nel nestorionesimodell'età di Carlo Magno un supersti-te della grande 'era assiale" in cui siformarono le religioni mondiali po-stulata da Karl Jaspers.

Se, grazie anche a queste formedi predicazione più adattabili e fles-sibili, eclettiche ed eterodosse, l'o-riente fu il bacino primario di diffu-sione del cristianesimo, l'Europa nefu, sostiene paradossalmente Jen-kins, un alveo di deflusso seconda-rio, meno importante e solo inopina-tamente sopravvissuto, per fattoricontingenti, alla snaturante colla-borazione tra chiesa e stato. Spet-tra del defunta impero romano chesiede incoronato sulla sua tomba>'secondo la definizione di ThomasHobbes, il papato, nella sua derivadi intolleranza teocratica, fu ulte-riormente spalleggiato dalla violen-za dei sacri romani imperatori. Co-me suggerì Teodoro di Beza, succes-sore di Calvino al tempo della stra-ge di san Bartolomeo, «la chiesa èun'incudine che ha consumato piùdel martello>'. Dal massacro dei sas-soni di Carlo Magno a quello dei ce-tari sotto Innocenzo III, la 'spada diCostantino" - è stato sottolineatoda molti dopo gli accenni all"origi-nana" violenza islamica nel discor-so di Ratzinger a Ratisbona del2006 - non fu certo meno violentadi quella di Maometto.

Oggi le parti si sono, almeno inapparenza, rovesciate. A rivendica-re il titolo dei tolleranti califfi è labarbarie terroristica dell'Is, che ma-nipola l'ideologia religiosa per mi-stificare e distruggere il passato.Ma, se come scrive Jenkins >'la mi-gliore ragione per studiare sul seriola storia è che praticamente tuttiusano il passato nelle discussioniquotidiane», il passato non ha un so-

lo volto.E la storia, scriveva Maxime du

Camp, «è come Giano: che guardi ilpassato o il presente, vede le stessecose».

NellaBaghdaddelle "Millee unasi incrocianoTimoteoe il califfoal-Malidi

nRITRArLOCarlo Magnoimperatoredel SacroRomano Impero

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