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“Se ogni nazione, ogni categoria, ogni famiglia si sintonizzeranno sull’idea che la crisi è anche un’opportunità concreta per cambiare in meglio e in modo più stabile gli equilibri del vivere comune e gli stili personali – anche all’insegna di una ritrovata, maggiore sobrietà – allora questo tempo e le sue asperità non si saranno presentate invano”. Card. Angelo Bagnasco – Prolusione alla 59° Assemblea generale Cei - Roma, 25 maggio 2009 Supplemento al Sir. n 40 del 10 giugno 2009 La risposta del territorio REGIONE on line su www.agensir.it / Sir Regione DALLA CRISI ALLA RIPRESA

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“Se ogni nazione, ogni categoria, ogni famiglia si sintonizzeranno sull’idea che la crisi è anche un’opportunità concreta per cambiare in meglio e in modo più stabile gli equilibri del vivere comune e gli stili personali – anche all’insegna di una ritrovata, maggiore sobrietà – allora questo tempo e le sue asperità non si saranno presentate invano”.

Card. Angelo Bagnasco – Prolusione alla 59°

Assemblea generale Cei - Roma, 25 maggio 2009

Supplemento al Sir. n 40 del 10 giugno 2009

La risposta del territorio

Regione

on line su www.agensir.it / Sir Regione

dalla crisi alla ripresa

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territorio e crisi economica

il ruolo delle regioniPreoccupazioni ma anche interventi per contenere le difficoltà

Come sottolineato dai dati elaborati dalla contabilità nazionale, la situazione

economica del nostro Paese sta subendo gli effetti della recessione provocata dalla

crisi economica internazionale. i dati forniti dalle istituzioni mondiali, europee ed

italiane non risultano rassicuranti sullo stato di salute della nostra economia, ma

anzi sottolineano l’inadeguatezza di un sistema ingessato dalle mancate riforme

strutturali. Le stime della Banca mondiale annunciano un segno meno per il

prodotto interno lordo mondiale (dato peggiore dal 1945), con un calo del 15% della

produzione industriale. In questo ambito intervengono i dati forniti da Confindustria,

che sottolineano non solo la recessione nei consumi delle famiglie per il biennio

2009-2010, quanto un calo dell’occupazione previsto nell’ordine della perdita di

circa 600.000 posti di lavoro con conseguente aumento della disoccupazione all’8,4

per cento. Ad evidenziare questi dati concorre il recente “Rapporto sulla protezione

e l’inclusione sociale della Commissione Ue”, che non solo attesta la disoccupazione

all’8,2%, ma evidenzia come probabilmente in italia salirà ulteriormente il tasso

totale delle persone a rischio povertà, che nel 2007 era già intorno al 20%.

il Rapporto della Ue pone anche in evidenza come in italia sia auspicabile una riforma

del sistema previdenziale volta all’innalzamento dell’età pensionabile, che tenga

conto dell’importante e delicato ruolo sociale svolto della donna madre lavoratrice.

Un ulteriore problema da non trascurare risulta anche quello che concerne i lavoratori

cosiddetti precari. Si tratta di lavoratori privi di tutele, molto spesso con famiglie

da mantenere. Un recente studio pubblicato dall’Università “La Sapienza” di Roma

calcola che siano oltre 800.000 gli atipici a “rischio precarietà”, vale a dire con un

solo contratto e un solo committente.

il crescente problema legato alla disoccupazione è sottolineato, inoltre, da un

robusto ricorso alla cassa integrazione, con conseguente appesantimento dei conti

pubblici. i dati relativi al mese di dicembre 2008 evidenziano un incremento pari al

526% rispetto allo stesso mese dell’anno precedente.

In relazione al diffondersi della crisi finanziaria, lo Stato italiano ha adottato diversi

provvedimenti, tra cui il decreto-legge n. 155/2008 (convertito con modifiche nella

legge n. 190/2008) recante “Misure urgenti per la stabilità del sistema creditizio

nell’attuale situazione di crisi dei mercati finanziari internazionali”. Si tratta di

misure adottate in sintonia con le decisioni assunte in ambito europeo e incentrate

su una strategia finalizzata a contrastare la crisi finanziaria attraverso la garanzia di

un adeguato livello di liquidità al sistema creditizio.

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Altri interventi hanno riguardato invece il sostegno della famiglia, del lavoro,

dell’occupazione e dell’impresa, ridisegnando in funzione anti-crisi il quadro

strategico nazionale (Legge 28 gennaio 2009, n. 2, di conversione in legge, con

modificazioni, del decreto-legge 29 novembre 2008, n. 185). Tra le misure previste,

il sostegno al reddito per i lavoratori sospesi e licenziati e la detassazione dei salari

di produttività, il sostegno alle famiglie attraverso bonus e assegni famigliari e le

agevolazioni per i figli.

in questo quadro sommariamente delineato, si inseriscono anche le Regioni, le quali,

autonomamente o in raccordo con il governo, si sono dotate o si stanno dotando

di provvedimenti volti a far fronte alla crisi economica mediante il sostegno al

credito, la formazione e gli aiuti a chi perde il posto di lavoro, gli aiuti alle famiglie

numerose.

Un ruolo determinante viene sempre più assunto dal privato sociale non profit, che

si sta rilevando di grosso aiuto sia per il settore profit, sia per lo Stato e gli enti

locali. Stanno infatti moltiplicandosi in tutto il territorio i fondi di solidarietà messi

a disposizione dalle Chiese locali nel tentativo di venire in soccorso delle famiglie

in difficoltà. A questo riguardo, la Conferenza episcopale italiana ha promosso, lo

scorso �1 maggio, la Colletta nazionale in tutte le parrocchie per dare vita a un

Fondo di garanzia per le famiglie in difficoltà.

Inoltre, altri attori non profit stanno svolgendo un ruolo importante attraverso forme

di intervento non limitate all’emergenza, ma volte a trovare soluzioni strutturali: si

tratta anzitutto delle fondazioni di origine bancaria, che finanziano almeno in parte

molti progetti sociali e mantengono livelli accettabili di capitale sociale locale, e

delle imprese sociali, intese sia come associazioni o fondazioni, sia come spa o srl

senza distribuzione di utili. Le imprese sociali hanno una specificità d’azione che

consente di promuovere l’occupazione delle fasce svantaggiate, ma hanno anche

una struttura di costi e una produttività che permettono di vendere beni e servizi a

prezzi contenuti.AlessAndro Pertici

territorio e crisi economica

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equità e prioritàL'impegno degli enti locali e quello della Chiesa

La crisi economica e finanziaria che ha travolto tutto il mondo chiede risposte da parte dei governi nazionali, ma non solo. in italia, anche le Regioni e gli altri enti locali hanno adottato provvedimenti per arginare le conseguenze della crisi, quali il sostegno al credito e alla formazione professionale, aiuti alle famiglie, alle imprese, a chi ha perso il lavoro, alle categorie svantaggiate, investimenti per le infrastrutture. Un ruolo non indifferente lo stanno giocando anche il privato sociale non profit e le diocesi italiane, che hanno adottato varie misure per sostenere le famiglie nella crisi, come i fondi di solidarietà. A Marco Olivetti, docente di Diritto costituzionale all’Università di Foggia, abbiamo posto alcune domande.

Quale ruolo e quale competenza hanno le Regioni, Province e Comuni in un settore come quello economico in tempo di crisi?“L’ambito di intervento delle Regioni, soprattutto in politiche di sostegno come quelle che possono riguardare la situazione di crisi, è stato notevolmente ampliato dalla riforma costituzionale del 2001. il criterio per cui le Regioni possono intervenire in tutti gli ambiti del governo dell’economia, che non è riservato alla potestà legislativa statale, ha aperto l’intervento regionale in molti ambiti che tradizionalmente erano di competenza prioritaria dello Stato. naturalmente, in tutte queste vicende il principale problema è la disponibilità di risorse finanziarie adeguate, che nel nostro sistema dipendono essenzialmente ancora da trasferimenti statali”.

Sono diverse le forme di aiuto adottate dalle Regioni, dal sostegno alle imprese all’aiuto alle famiglie: si poteva fare di più?“Le misure sono quelle giuste rispetto a questo momento, ma bisogna tener conto di alcuni fattori. occorre tener conto, innanzitutto, della notevole diversità tra le Regioni italiane: alcune hanno un sistema produttivo che, pur essendo in sofferenza per le conseguenze della crisi economica internazionale, resta solido e quindi dovrebbero avere come priorità mantenere la capacità di questo sistema produttivo, una volta che sarà superata la crisi; altre Regioni hanno un sistema produttivo molto fragile e un ruolo enorme dell’amministrazione pubblica. il rischio è che un ulteriore aumento dell’intervento pubblico, pur necessario in questo momento di crisi, porti a incrementare forme di assistenzialismo che sono già diffuse in molte Regioni. Da un lato, insomma, c’è l’esigenza di fronteggiare l’emergenza con misure di sostegno alle persone e a categorie particolari di soggetti deboli; dall’altro, c’è l’esigenza, di cui deve tener conto la politica regionale, che la struttura produttiva non esca ancora più debole dalla crisi”.

Ci sono altri elementi di cui tener conto?“Mi sembra anche importante che l’intervento non sia indifferenziato. Vi sono, infatti, intere categorie di cittadini che non sono toccate da questa crisi, se non marginalmente; in particolare, i dipendenti delle amministrazioni pubbliche che non rischiano un licenziamento e nemmeno un indebolimento del potere di acquisto.

territorio e crisi economicaA curA di GiGliolA AlfAro

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ovviamente, questo vale anche per quei lavoratori del settore privato che non rischiano il posto di lavoro. Quindi, è bene che le misure siano tarate sulle diverse esigenze. Poi, c’è una priorità: quella della famiglia. infatti, ci sono persone che si trovano ad avere uno stesso livello di reddito e la medesima occupazione, per le quali la differenza la fa l’avere o il non avere figli. La protezione delle famiglie con figli dovrebbe essere, pertanto, la priorità delle politiche regionali. Si dovrebbe anche agevolare la formazione delle famiglie e la nascita dei figli. Assolutamente si deve evitare, poi, che crescano gli aborti per cause economiche”.

In questo momento di crisi, è stato approvato il federalismo fiscale. Questo inciderà, positivamente o negativamente, sulla situazione dei cittadini nelle diverse Regioni?“Il federalismo fiscale è un insieme di misure destinate a produrre effetti in un tempo che avrà inizio quando la crisi sarà conclusa. La legge, appena approvata, è di delega; per introdurre cambiamenti operativi nel sistema di finanziamento delle Regioni e delle autonomie locali, richiede che il governo adotti dei decreti delegati e questo avverrà entro ventiquattro mesi dall’entrata in vigore delle legge delega. Tranquillamente si può dire, dunque, che il federalismo fiscale, qualunque saranno i suoi effetti, sarà introdotto dopo la crisi economica. Certamente, la filosofia di fondo del federalismo fiscale, se mai diventerà realtà, sarà quella di rendere efficiente la spesa regionale e responsabilizzare maggiormente la spesa. Questo dovrebbe avere dei vantaggi in termini di gestione del denaro pubblico; potenzialmente degli svantaggi per le Regioni che sono meno efficienti, come quelle del Sud”.

Per far fronte alla crisi risposte sono venute anche dalla Chiesa e dal privato sociale non profit, con un’attenzione al territorio…“La dinamica è duplice di fronte alla crisi: da un lato, ci sono le iniziative istituzionali; dall’altro, iniziative sociali, tra cui quelle ecclesiali sono tra le più importanti. Ciò conferma quanto è significativa la dimensione sociale della vita della Chiesa italiana, quanto essa è importante all’interno della società civile italiana e quanto è importante che le istituzioni nell’intervenire tengano conto di questa rete. Una rete che opera sul territorio indipendentemente da un input istituzionale e che è una ricchezza che va valorizzata, anche perché spesso riesce a interagire in maniera meno burocratica con i bisogni concreti delle persone”.

Dall’analisi emersa nelle venti Regioni è restato colpito da qualche elemento in particolare?“Vorrei sottolineare una contraddizione. Molti intervistati hanno sottolineato l’opportunità di utilizzare questa crisi per cambiare gli stili di vita. Questo è un appello importante, soprattutto nella dimensione solidaristica. Al tempo stesso, riceviamo continuamente degli appelli a consumare di più per rilanciare l’economia, il che significa la conferma dei tradizionali stili di vita. Perciò, è necessario riflettere sull’economia e sul mutamento della concezione che noi abbiamo di questi fenomeni. il risparmio che era un valore per la generazione dei nostri genitori oggi, nella crisi, sembra quasi un disvalore, perché chi reagisce alla crisi con il risparmio pare blocchi i meccanismi dell’economia”.

territorio e crisi economica

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abruzzo: nella tragedia del terremoto A curA di chiArA sAntomiero (Anche BAsilicAtA e molise)

il terremoto del 6 aprile ha sconvolto in particolare L’Aquila e dintorni, l’intera regione ha vissuto e continua a vivere gli effetti

della tragedia.

il Consiglio e la giunta regionale dell’Abruzzo avevano avuto poche settimane di tempo dall’insediamento (dicembre 2008) per

varare misure atte a fronteggiare la crisi economica. A questo proposito, il presidente regionale gianni Chiodi aveva proposto un

“patto per la fiducia” attraverso la costituzione di una task force operativa con il compito di condividere ed elaborare proposte

e iniziative. il patto – sottoscritto da molte sigle di soggetti del mondo sociale, istituzionale e imprenditoriale abruzzese

come Cisl, Uil, Ugl, Confartigianato, Confcommercio, Ance, Confindustria, Confcooperative - prevede la ricostituzione di un

comitato d’intervento per le crisi aziendali e di settore (Cicas), inteso come tavolo istituzionale per il confronto con le parti

sociali per la gestione dei fondi previsti dal governo nazionale per gli “ammortizzatori in deroga”. il Consiglio regionale,

nella seduta del � marzo, aveva votato all’unanimità un documento che impegna il presidente della giunta ad assumere una

serie di misure urgenti e di medio/lungo periodo. Tra quelle urgenti: l’assunzione di interventi di sostegno agli investimenti

attraverso la costituzione di un fondo di garanzia per le piccole e medie imprese al fine di sbloccare i crediti alle imprese dalle

banche e il consolidamento dei debiti a favore delle piccole e medie imprese con misure volte a garantire la trasformazione

di anticipazioni, prestiti a breve e affidamenti in debito a medio/lungo termine; la definizione di un accordo con le principali

associazioni di categoria per la individuazione di un paniere di beni essenziali scontati; la promozione di un tavolo con il sistema

bancario per garantire un sistema creditizio che possa rispondere alle esigenze del sistema produttivo locale.

A favore dei nuclei familiari in difficoltà, è prevista l’individuazione di un pacchetto di misure con particolare attenzione a

quelle famiglie che presentano espulsi dal mondo del lavoro - anche attraverso il finanziamento di contratti sociali -, nonché

alle stesse che hanno contratto mutui per l’acquisto della prima casa e alle famiglie numerose. Tra le misure di medio/lungo

periodo sono indicate tra le altre la definizione di un piano case regionale per favorire l’accesso alla residenzialità per le

famiglie a basso reddito, giovani e studenti; la semplificazione per l’esecuzione di lavori pubblici; azioni per rafforzare la rete

dei servizi all’infanzia; l’incentivazione del riciclo dei rifiuti e dell’industria ad essa collegata; l’incentivazione e la promozione

dell’uso delle fonti rinnovabili. Tutte le misure saranno poste in essere “compatibilmente con le disponibilità di bilancio e con

le eventuali risorse attivabili”.

Eliminare gli sprechi. “nel programma di misure da porre in essere per combattere gli effetti della crisi – ha sottolineato

Lucio Paglione, presidente designato del Forum delle associazioni familiari abruzzese – non è indicata la reperibilità dei

fondi”. “Come Forum delle associazioni familiari – ha proseguito Paglione - siamo consapevoli che le misure devono tener conto

degli impegni già assunti, compreso il piano di rientro dal deficit sanitario, ma auspichiamo che nuove risorse siano attinte

non più dalla soppressione delle spese sociali, ma dalla eliminazione di troppe spese inutili, quando non addirittura sprechi,

non sufficientemente monitorati”. Si apprezzano nel documento consiliare “l’incentivazione all’uso delle fonti di energia

rinnovabile e dell’industria legata al riciclo dei rifiuti come occasione di risparmio e di nuova occupazione” e “l’iniziativa per

un piano casa regionale, rispetto al quale si vorrebbe una particolare attenzione alle giovani coppie”. “il Forum – ha aggiunto

Paglione - vorrebbe inoltre che venisse data priorità ad una formazione etica e culturale alla famiglia e all’attenzione a

particolari situazioni di difficoltà, dovute alla necessità di assistenza di persone malate, di recupero di giovani in difficoltà o

per la presenza di molti figli a fronte di spese sanitarie, scolastiche e di inserimento al lavoro”.

Situazione preoccupante. “Sicuramente il documento del Consiglio regionale ha degli aspetti d’interesse, ma siamo ancora

alla dichiarazione di intenti, mentre la situazione diventa sempre più preoccupante”: è quanto pensa don Marco Pagniello,

direttore della Caritas diocesana di Pescara-Penne. “L’emergenza adesso – ha proseguito Pagniello – è quella dei molti lavoratori

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Sir n. 40 - 10 giugno �009

regione: scheda

cassintegrati e di quanti hanno perso il lavoro a causa della chiusura della propria azienda, soprattutto se hanno superato i

cinquanta anni perché diventa molto difficile la loro ricollocazione nel mondo del lavoro”. Al dramma delle molte aziende

chiuse o che hanno posto in cassa integrazione i propri operai, con gravi ripercussioni sull’indotto si aggiunge “il grande calo nel

settore edilizio che ha bisogno di essere urgentemente sostenuto”. “il 69% delle persone che si sono rivolte ai Centri d’ascolto

della Caritas diocesana nel 2008 – ha segnalato Pagniello – ha lamentato la difficoltà lavorativa, cui si lega strettamente quella

economica”. La maggioranza di chi ha chiesto aiuto alle strutture diocesane “è in situazione di disoccupazione, lavoro nero

o sottoccupazione”. Accanto alle nuove misure da individuare, secondo il direttore della Caritas di Pescara, è importante

“valorizzare l’esistente, appoggiando iniziative già in atto come i progetti di microcredito per il sostegno alle famiglie, realizzati

dalle Caritas diocesane e per i quali hanno dimostrato interesse le Province di Teramo e Pescara”.

L’impegno di tutti. “i dati dell’istat relativi all’ultimo trimestre del 2008 – ha rilevato Maurizio Spina, segretario generale della

Cisl abruzzese - raffrontati al terzo trimestre precedente, registrano che in Abruzzo sono stati persi 1� mila posti di lavoro”.

Tra questi, ci sono i 360 lavoratori della Transcom de L’Aquila, che ha licenziato l’intero personale. Una vicenda che ha

sconvolto tutti e messo subito in azione i sindacati. “Attiveremo tutti i tavoli di confronto necessari” fanno sapere dalla Cisl

“ma la Transcom farebbe bene a ritirare immediatamente i provvedimenti di licenziamento ed avviare subito il confronto con

i sindacati. La città e il suo comprensorio non possono permettersi una tale perdita occupazionale ai danni di famiglie che in

questo momento sono doppiamente colpite dalla perdita dell’abitazione e del lavoro”. Sulla questione è intervenuta anche

Stefania Pezzopane, Presidente della Provincia de L’Aquila, secondo cui “in un momento così drammatico, licenziare �60

persone è davvero un’assurdità”.

“La cassa integrazione ordinaria, nella nostra regione, da 229.521 ore di gennaio e febbraio 2008, è passata a �.202.�89 ore

nei primi due mesi del 2009” ha continuato Spina. in questo quadro “i settori più colpiti sono il meccanico con 2.900.000 ore,

l’edilizia con 213.000 ore, carta e poligrafici con 178.000 ore, il chimico con 122.000 ore e il commercio con 930.000”. “I

provvedimenti urgenti anticrisi – ha proseguito Spina - a sostegno dei reddito dei lavoratori, dei pensionati e delle famiglie, oltre

a interventi immediati per dare ossigeno all’economia regionale in forte difficoltà, tardano ad essere assunti”. La task–force

operativa proposta dalla presidenza regionale “è in fase di formazione e può rappresentare una utile sede di convergenza sulle

riforme. il Patto non è ancora pienamente operativo in quanto alcuni interlocutori devono ancor sottoscriverlo”. intanto, “lo

scorso 18 marzo si è riunito il Cicas regionale, uno strumento utile che vede la presenza di tutte le parti sociali, delle provincie,

delle direzioni regionali dell’inps e del Ministero del lavoro, per affrontare le crisi industriali e erogare gli ammortizzatori in

deroga ai lavoratori”. A questo organismo “il Ministero ha assegnato una prima erogazione di 10 milioni di euro”.

abruzzo

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La legge finanziaria per il 2009 della Basilicata, varata dal Governo regionale il 29 dicembre scorso (n. 31), ha previsto una

serie di aiuti alle famiglie, ai lavoratori, alle imprese e al territorio, con dotazioni economiche aventi l’obiettivo di “alleviare,

in un contesto di crisi internazionale, il disagio provocato dagli effetti che investono anche l’economia reale della Basilicata”.

A favore delle famiglie sono previste risorse per 2� milioni di euro destinati alla riduzione del costo dell’energia per tutti

i cittadini lucani e un fondo regionale, di 8 milioni di euro, di sostegno al reddito per i lavoratori fuoriusciti dai processi

produttivi. nell’ambito delle politiche sociali rientra un contributo per la stabilizzazione dei lavoratori Asu (attività socialmente

utili) autofinanziati (500 mila euro), un fondo per la non autosufficienza (9 milioni di euro) e un contributo per l’inserimento

lavorativo dei soggetti diversamente abili (1 milione di euro). Viene anche riproposta l’esperienza della cittadinanza solidale

– programmi per l’inserimento sociale o lavorativo di soggetti svantaggiati - con un impegno di oltre 6 milioni di euro di fondi

regionali. Per le imprese sono previsti 586 milioni di euro dal fondo europeo di sviluppo regionale (Fesr) e dal fondo sociale

europeo (Fse) e un nuovo fondo di garanzia regionale destinato al rafforzamento della struttura patrimoniale e finanziaria

delle imprese (20 milioni). Altri fondi sono destinati alla coesione interna dei Comuni (10 milioni di euro), la prevenzione e

la solidarietà per le vittime dell’usura e dell’estorsione (400 mila euro), le comunità locali (2 milioni di euro) e i servizi di

trasporto (99 milioni di euro). La Regione ha anche stabilito norme per semplificare l’iter procedurale per la realizzazione

degli impianti da fonte rinnovabile, introducendo la denuncia di inizio attività sia per il mini-eolico che per il fotovoltaico,

con l’obiettivo di consentire al territorio regionale di accedere agli incentivi disponibili a livello nazionale ed europeo per

l’attuazione del protocollo di Kyoto sull’ambiente.

Priorità lavoro. “Si tratta di provvedimenti importanti – ha affermato Nino Falotico, segretario generale della Cisl Basilicata

–, come la legge sulla competitività, ma non ancora sufficienti”. Per questo la Cisl “sta lavorando ad un pacchetto di misure

integrative”. “oggi – ha proseguito Falotico – la priorità è il lavoro, in un’accezione ampia del termine: non si esce dalla

recessione senza un patto sociale tra chi crea ricchezza e lavoro”. Tra le misure da proporre “strumenti innovativi che

privilegiano la conservazione del posto di lavoro rispetto al licenziamento: dall’estensione degli ammortizzatori sociali ai

contratti di solidarietà, dall’orario ridotto alla settimana corta, fino al coinvolgimento delle banche con misure di microcredito

a costo zero per sostenere le famiglie che hanno un mutuo da pagare e l’anticipazione degli ammortizzatori sociali per ovviare

ai ritardi burocratici dell’inps”. Per quanto riguarda la produttività delle imprese, “bisogna puntare sul rilancio dell’edilizia

attraverso lo sblocco dei lavori pubblici che possono essere cantierizzati in tempi brevi”. in questo caso, secondo Falotico,

“l’effetto positivo sul lavoro e sulle imprese sarebbe quasi immediato”. Infine, ha concluso il segretario regionale della Cisl,

“si dovrebbe accelerare entro il termine massimo di novanta giorni i pagamenti delle forniture per beni e servizi alla pubblica

amministrazione, anche attraverso l’attivazione di specifiche convenzioni con il sistema bancario”.

Accelerare l’ordinario. e’ d’accordo Donato Scavone, presidente di Legacoop Basilicata: “in momenti di crisi, la misura messa

in atto oggi è efficace, tra sei mesi può essere completamente inutile. Assicurare la puntualità della gestione ordinaria è già

un provvedimento anticrisi”. ne deriva che “se la pubblica amministrazione pagasse i debiti per forniture di beni e servizi già

approvati e per i quali non è in corso contestazione, questo già darebbe ossigeno alle imprese”. Ciò è tanto più importante in

una regione come la Basilicata dove “tra il 55 e il 60% del prodotto interno lordo è attivato da risorse pubbliche”. nell’ordinario

c’è anche il varo di provvedimenti attuativi di leggi già esistenti come quella riguardante la cooperazione sociale: “non sono

state ancora emanate le direttive riguardanti la legge 4 del 2007. i vecchi programmi sociali di zona sono scaduti e anche

le gare d’appalto dei servizi. Vige un regime di proroga nel quale non possono essere rinnovati i contratti di lavoro con

ripercussioni anche sulla gestione dei servizi”. Tutto questo “rende gli utenti dei servizi sociali – bambini, anziani, persone

disagiate - ancora più vulnerabili di fronte alla crisi”. “Tra le misure varate dal governo regionale – ha affermato Scavone - sono

basilicata: si può fare di più

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interessanti i piani di intervento per realizzare fonti di energia rinnovabile, ma anche qui si aspetta da un anno l’approvazione

del Piano energetico regionale (Pier) che attirerebbe molti investitori in quanto la Basilicata è la regione italiana più ventosa

e adatta alla realizzazione di parchi eolici”. “Per fronteggiare la crisi in atto – ha concluso Scavone - è necessario fare molto

di più, sostenendo l’investimento privato – nella chiarezza delle regole – e non limitandosi a fare affidamento sulle risorse

pubbliche”.

L’impegno della comunità ecclesiale. “già da diversi mesi – ha osservato Giancarlo Grano, responsabile della Commissione

regionale del laicato cattolico – ci stiamo interrogando sulla povertà crescente nella nostra regione”. Solo a Potenza “la Caritas

è in contatto con 1.020 famiglie che vivono in vario grado una situazione di disagio, principalmente economico e sociale”.

Per questo motivo “le dotazioni economiche previste dalla legge finanziaria 2009 appaiono significative per una regione il cui

bilancio è in gran parte ‘ingessato’ da spese incomprimibili”. Tuttavia “nella gran parte dei casi si tratta di voci di bilancio già

consolidate, non commisurate alla straordinarietà dell’emergenza che vive la regione o tali da affrontare il problema della

povertà solo in maniera indiretta”. e’ il caso “delle risorse destinate alla riduzione del costo dell’energia che sono destinate

alla generalità delle famiglie: la riduzione dovrebbe essere proporzionale al reddito, così da aiutare quelle più in difficoltà”.

Significativa “la riproposizione in finanziaria dello strumento della cittadinanza solidale, rispetto alla quale si devono correggere

alcuni limiti riguardanti l’accesso, emersi nel primo triennio di sperimentazione”. e’ importante, tuttavia, ha concluso grano

“non aspettare solo dalle istituzioni delle soluzioni alla situazione di crisi in atto. Come comunità ecclesiale è necessario uno

sforzo di sensibilizzazione e anche di fantasia per aiutare le persone o le famiglie più vulnerabili in questa fase sperimentando

forme di ‘adozione’ all’interno di un condominio o nelle parrocchie”.

basilicata

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Al fine di fronteggiare l’impatto della crisi economico-finanziaria sul sistema delle imprese la Regione Calabria ha avviato

alcune misure per favorire lo sviluppo dell’economia e l’accesso al credito. Con la legge tegionale n. 15 del 21.06.2008 è stato

approvato un programma di azioni integrate a favore delle imprese regionali. Tra queste l’attivazione di un “Fondo di garanzia”

regionale e una “sottoscrizione di un patto per il credito e lo sviluppo con le rappresentanze delle organizzazioni imprenditoriali

regionali e l’Abi per migliorare le condizioni di accesso al credito per le imprese regionali in termini di contenimento del costo

del danaro. La legge prevede, “al fine di contrastare il problema del disagio economico delle famiglie e dei soggetti in stato

di povertà, nonché per favorire l’inclusione sociale delle famiglie e dei soggetti a rischio povertà”, un piano di interventi volto

a “sostenere” e a favorire “le famiglie incapienti ed indigenti; le giovani famiglie con lavoro precario; le famiglie con anziani

o disabili a carico in particolare stato di disagio socioeconomico; la qualità abitativa delle famiglie; l’inclusione sociale dei

soggetti a rischio”. La spesa per tali interventi, da realizzare per il triennio 2008-2010 è quantificata in 120milioni di euro.

No all’assistenzialismo. “Se fatte le programmazioni non si arenerà tutto nelle pastoie burocratiche e nelle lentezze estenuanti

del Consiglio regionale, mi sembra un buon piano quello che è stato approntato dalla Regione Calabria per fronteggiare la

crisi economica crescente”, spiega don Piero Furci, segretario della Commissione per la pastorale sociale e del lavoro della

Conferenza episcopale calabra. in questa “fase critica, che si aggiunge a quella permanente nella nostra terra”, continua don

Furci, come Commissione della Cec per la pastorale sociale e del lavoro insieme alla Delegazione Caritas regionale “ci stiamo

attivando a rendere operative le linee di intervento pastorali e sociali in genere, frutto del recente convegno regionale sul

lavoro, che sono in sintonia con gli interventi previsti dalla Regione. Comunque già da anni, sostenendo il Progetto Policoro

che mira soprattutto a superare la logica dell’assistenzialismo, noi giudichiamo favorevolmente tutte le iniziative riguardanti

l’occupazione che stimolano l’intraprendenza anche nei momenti più critici, e l’iniziativa regionale ci sembra segua questa

logica”.

Contrastare la povertà. Le Caritas diocesane della Calabria concordano sul fatto che quello che manca “alla nostra regione è

una strategia organica di contrasto alla povertà” ed auspicano che questa “strategia divenga al più presto operativa da parte

delle Regione con la massima partecipazione di tutti gli enti, le associazioni ed istituzioni ecclesiali che operano nel settore”,

si legge in una nota diffusa all’inizio di aprile scorso dopo un incontro svoltosi a Lamezia Terme sotto la presidenza di mons.

Luigi Antonio Cantafora, vescovo delegato della Cec per la Caritas, che ha ribadito l’importanza di una Chiesa che possa essere

“profetica”, recuperando “autorevolezza” come “forza educante del popolo di Dio, attraverso la via dell’uomo”. nella nota la

Caritas calabrese sottolinea il dato “allarmante” che emerge dalla rilevazione istat riguardante il 2007: più di un quarto delle

famiglie calabresi risulta sotto la soglia di povertà. Si tratta di “una povertà consolidata – spiegano - indipendente dall’attuale

crisi economica (paradossalmente al Sud, non essendoci industrie, la riduzione dei posti di lavoro è inferiore)”. in Calabria “non

vi è mai stata una strategia organica di contrasto a questa povertà – spiega la Caritas calabrese - attraverso interventi orientati

in modo specifico alle situazioni di estremo bisogno. Pertanto il piano antipovertà promosso dalla Regione riconosce che occorre

più lavoro e misure di sostegno al reddito”. Da qui l’impegno a “dare supporto agli effetti concreti che il piano produrrà nei

confronti delle persone e delle famiglie povere, soprattutto gli ultimi che abitano sul nostro territorio”.

Alla ricerca di “contenuti”. “L’acuirsi della crisi economica fa sentire i suoi effetti in Calabria anche se al sud non ancora così

forte come al nord-est. Qui fabbriche non chiudono perchè non ce ne sono”, spiega don Antonino Pangallo, direttore della

Caritas diocesana di Reggio Calabria-Bova, per il quale “tuttavia, è quanto mai opportuno dare ampia prosecuzione agli annunci

fatti dalla Regione Calabria. il timore è che gli ammortizzatori sociali previsti si rivelino una scatola vuota senza contenuti.

gli ideali che sono sottesi nella legge regionale di lotta alla povertà sono splendidi ed elaborati con i suggerimenti della

calabria: stimolare l’intraprendenzaa cura di raffaele iaria

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Conferenza episcopale calabra, ma è necessario dare concretezza ai programmi e sostenere ed accompagnare tante famiglie

in difficoltà”. Per don Pangallo “è vero che occorre evitare l’assistenzialismo ma c’è da chiedersi se una riproposizione con

adeguati correttivi del reddito minimo di inserimento non potrebbe avere la funzione di un buon ammortizzatore sociale”.

Un “ponte” per lo sviluppo. Mentre la crisi “ci invita ad uno stile più sobrio di vita e più rispettoso dell’ecosistema – spiega

ancora il sacerdote - il sud rischia di piombare in un’ulteriore marginalizzazione. Il federalismo potrà essere una sfida ma

anche un motivo di chiusura in atavici problemi di un benessere senza sviluppo. ora il benessere viene meno e cosa resta?”.

il recente convegno delle Chiese del Sud italia, svoltosi a napoli, chiede, per don Sangallo, “un ulteriore impegno da parte

delle nostre comunità ecclesiali perchè siano realmente antenne poste sul territorio, capaci di intercettare il disagio e dare

risposte adeguate”. il fatto che la città di Reggio Calabria è stata riconosciuta come area metropolitana dello Stretto è “una

sfida concreta a gettare ponti di solidarietà ancor prima che il ponte sullo Stretto venga costruito. Le opere pubbliche in tempo

di crisi – conclude - sono un toccasana ma in tempi di crisi la solidarietà verso i deboli è il vero ponte dello sviluppo perché su

queste corsie passa la carità di Cristo”.

calabria

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La Regione Campania ha adottato misure a favore delle imprese e delle famiglie per fronteggiare la crisi economica in atto. Per

quanto riguarda le imprese, ci sono incentivi per le piccole imprese volti a favorirne il rafforzamento patrimoniale; l’istituzione

del confidi per la garanzia di II livello; il Fondo regionale di garanzia gestito; la sottoscrizione della convenzione relativa al

Programma Jeremie con il Fondo europeo degli investimenti che prevede strumenti finanziari, tradizionali e innovativi studiati

per il supporto al sistema produttivo; la promozione di forme di finanza innovativa (investimenti nel capitale di rischio delle

imprese). Per le famiglie è prevista la lotta al caro-prezzi. in particolare, la Regione Campania il 2 ottobre 2008 ha sottoscritto

un “protocollo d’intesa per il contenimento dei prezzi e delle tariffe” con le associazioni dei produttori e distributori di beni

e servizi, le associazioni rappresentative dei consumatori, gli enti, le associazioni e le organizzazioni sindacali a tutela del

cittadino-consumatore campano e del corretto funzionamento delle dinamiche di sviluppo commerciale ed industriale del

territorio regionale. Inoltre, nella finanziaria regionale, a tutela del consumatore, sono previste azioni per il monitoraggio ed

il contenimento dei prezzi di beni e servizi di largo consumo e l’istituzione di banchi alimentari. Ancora: un piano di interventi

per contrastare la povertà estrema e sostenere le famiglie, specie quelle con minori, che versano in grave difficoltà economica

(circa 12 milioni di euro). Infine, l’assessorato regionale al Governo del territorio ha approvato, il 5 giugno, un bando di

concorso per la concessione di contributi integrativi ai canoni di locazione a favore dei cittadini della Campania che abbiano

perso il lavoro, o siano stati collocati in mobilità o in cassa integrazione. Le risorse regionali stanziate sono pari a � milioni di

euro.

Per quanto riguarda il sostegno all’economia regionale, nel luglio 2008 la Regione ha avviato un programma di investimenti in

infrastrutture per un importo di 1 miliardo di euro a valere sulle risorse Fesr (Fondo europeo di sviluppo regionale) 2007-201�.

inoltre, ci sono due miliardi e mezzo di euro di liquidità per il sistema Campania: cioè pagamenti alle imprese già in programma

ed ora sbloccati. e ancora, 100 milioni per i lavoratori stabili e precari. Subito, 10 milioni per gli operai Fiat.

Sempre in sostegno di questi ultimi e del comparto auto in Campania il Consiglio regionale, nella seduta del 20 maggio, ha

approvato all’unanimità un documento politico, nel quale, oltre a ricordare che la giunta regionale ha stanziato 128 milioni di

euro quale misura di sostegno al reddito dei lavoratori dei diversi comparti produttivi, si evidenzia, tra l’altro, che “la difesa

ed il potenziamento dei siti produttivi Fiat in Campania è precondizione fondamentale per lo sviluppo del Mezzogiorno” e si

chiede al governo “la piena valorizzazione dei siti produttivi della Campania.

interventi per 60 milioni riguarderanno il risanamento delle imprese mentre con 227 milioni si accelerano gli investimenti

per reddito cittadinanza, assistenza agli anziani e asili. A ciò si aggiunge quanto la Giunta regionale ha varato il 6 marzo, 76

milioni di euro, per potenziare il piano anticrisi. A fine di marzo hanno preso il via le attività di orientamento e formazione per

i lavoratori cassintegrati, che hanno percepito un integrativo regionale di �50 euro nelle buste paga di aprile e maggio e che

percepiranno 240 euro in più nei mesi successivi. Ci sono poi 50 milioni per mutui e affitti. Misure anche per precari, bambini

e anziani.

Necessari interventi immediati. Per don Carmine Giudici, delegato di Caritas Campania, “le misure anticrisi messe in atto

appaiono decisamente interessanti, ma l’esperienza di questi anni ci insegna che le difficoltà maggiori esistenti nella nostra

regione riguardano l’attuazione degli impegni presi. Molto spesso la mancanza di un reale monitoraggio degli effetti delle

misure adottate ha reso vano quanto di buono era stato progettato a monte”. Basti pensare “a quanto avvenuto con il reddito

di cittadinanza, misura sperimentale”, che di fatto si è trasformata “in una misura assistenziale”. nel complesso, secondo don

Giudici, “il piano sulla carta merita in ogni caso una valutazione positiva anche se risulta difficile esprimersi sulla congruità

delle risorse stanziate e tenendo conto che se non si interviene con puntualità e immediatezza, rispettando i tempi ed il

calendario indicati, diventerà sempre più difficile e arduo attivare politiche adeguate e strutturalmente rispondenti non tanto

e non solo ad un’emergenza quanto piuttosto ad una quotidiana fragilità che segna la nostra gente e i nostri territori”. Per

campania: combattere la quotidiana fragilitàa cura di GiGliola alfaro

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quanto attiene gli interventi a sostegno dei lavoratori e delle fasce sociali deboli potevano essere estesi, incrementando le

risorse, “anche a coloro che non sono ancora entrati nel mondo del lavoro e a coloro che ne sono usciti da qualche anno”.

Non solo emergenza. importante, per il sacerdote, “risulta l’impegno rivolto nei confronti degli anziani ed alle famiglie in

particolare, laddove molto spesso nei confronti di questi soggetti le attenzioni sono state davvero marginali ed ancora una volta

emergenziali”. Certamente a riguardo occorre però fare molto di più e con maggiore “convinzione politica”. “Occorre rendersi

conto una volta per tutte – chiarisce don giudici - che l’attenzione sociale soprattutto delle istituzioni e dei governi locali

(regionale, provinciali e comunali) non può più rispondere ai criteri dell’emergenza e della straordinarietà, né può più indugiare

e arrivare in ritardo sulle tabelle di marcia e sui ritmi delle fasce fragili e più vulnerabili della popolazione. Le ferite della

nostra gente sono sotto gli occhi di tutti; gli stessi dati del Dossier regionale sulle povertà in Campania della nostra Delegazione

Caritas hanno messo in luce il sensibile incremento di domande e di appelli che pervengono ai nostri centri di ascolto e i primi

mesi del 2009 ci inducono con preoccupazione a considerare abbondantemente superati e datati quei numeri”. L’auspicio del

delegato della Caritas Campania è che “le norme anticrisi messe in campo esprimano in maniera forte e decisa una scelta di

campo del governo regionale e che nel corso dei prossimi mesi queste stesse misure siano monitorate costantemente affinché

ottengano gli effetti desiderati”. Sulla crisi la Delegazione campana della Caritas ha anche promosso degli incontri a Pompei

presso la sede della Cec, l’ultimo dei quali si è tenuto il 21 maggio con padre giampaolo Salvini, direttore de “La Civiltà

Cattolica”, economista e consultore del Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace, e ha avuto per tema la crisi economico-

finanziaria e le ricadute sulle fasce deboli della popolazione. Non manca l’impegno delle diocesi per fronteggiare la crisi. Tra

le iniziative, quella dell’arcidiocesi di napoli, che ha istituito il Fondo Spes per il microcredito con la concessione di prestiti a

tasso zero a persone rimaste senza lavoro o da sempre disoccupate, che abbiano una idea-progetto da realizzare per procurare

lavoro e reddito a se stessi, alla propria famiglia e ad altra persona.

Salvare il lavoro. “Le misure anticrisi vanno bene, come tamponamento momentaneo. Ma è il lavoro che bisogna ‘salvare’

e mettere al primo posto”: è l’opinione di don Aniello Tortora, incaricato regionale di Pastorale sociale e del lavoro della

Conferenza episcopale campana e anche della diocesi di nola sul cui territorio c’è lo stabilimento Fiat di Pomigliano. “Qui a

Pomigliano stiamo lottando, anche con la presenza del vescovo, perché non chiuda lo stabilimento Fiat. È una crisi gravissima,

ma insieme speriamo di farcela”, dice il sacerdote chiarendo: “oltre tutto quello che le istituzioni possono mettere in campo,

bisogna assolutamente evitare l’assistenzialismo. È il lavoro che dà dignità. il lavoro è dignità, non carità, hanno scritto i

lavoratori. Coloro che detengono le leve del potere, anche a livello mondiale, evitino assolutamente la chiusura di fabbriche e

la perdita del lavoro a tante persone. Se non si farà questo le conseguenze, anche sociali, saranno tremende e drammatiche”.

“Credo che la Chiesa, e lo sta facendo anche il Papa, debba insistere su questo – sostiene don Tortora -. Poi ben vengano anche

misure di contenimento, ma da sole non bastano e soprattutto non sono dignitose”.

campania

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Un “tavolo di crisi” regionale - con istituzioni, mondo economico, sindacati e sistema bancario - per “seguire l’evoluzione

della crisi” e promuovere “nuove occasioni di sviluppo”. È una delle iniziative che la Regione emilia Romagna ha messo in

campo per contrastare la crisi economica in atto, anche se la regione vanta una struttura produttiva e una solidità economica

e occupazionale che le permettono di affrontare l’attuale congiuntura con maggiore ottimismo rispetto alla media del Paese.

Dal “Rapporto 2008 sull’economia regionale” emerge che il Prodotto interno lordo (Pil) del 2008 registra un +0,1%, a fronte di

una riduzione generalizzata nel resto d’italia (-0,2%). estendendo lo sguardo agli ultimi tre anni, la crescita è del 4,7% contro

una media nazionale del �,1%. e, per il triennio 2009-2011, la previsione è di un trend di crescita dell’1,5%, superiore di mezzo

punto alla media nazionale prevista. Tuttavia, la cassa integrazione guadagni ordinaria ha registrato, nel bimestre gennaio-

febbraio 2009, un incremento del 544%, con 1.611.608 ore pagate, a fronte di 250.261 ore nello stesso periodo del 2008. Le

province che ne hanno fatto maggior ricorso sono Reggio emilia (+201�%), Rimini (+1205%) e Parma (+795%). Superiore alla

media anche Bologna (+795 %); agli ultimi posti Forlì-Cesena (+184%) e Piacenza (+10�,1%).

nel 2008 l’emilia Romagna ha erogato contributi al sistema produttivo per circa 100 milioni di euro; nel 2009, oltre ai bandi

già aperti, sono state predisposte misure per ulteriori 50 milioni di euro, volti al sostegno degli investimenti delle imprese

(industrie e artigianato). inoltre, il Documento unico di programmazione presentato a febbraio mette a disposizione, tra il 2007

e il 201�, 1 miliardo e 479 milioni di euro tra fondi europei e risorse straordinarie del bilancio regionale. Da parte della Chiesa,

invece, si registra un’attenzione rafforzata verso quanti, con la crisi, non riescono più ad arrivare alla fine del mese: diverse

diocesi hanno dato vita a fondi di solidarietà e forme di microcredito.

Quando manca la rete parentale. “È dall’estate scorsa che vediamo giungere ai nostri centri d’ascolto molte più persone del

solito, compresi tanti italiani”, spiega il delegato regionale della Caritas, Gianmarco Marzocchini. Le richieste riguardano

“la ricerca di un lavoro, un sostegno economico, generi alimentari” e si registra un incremento di persone e famiglie “che

prima conducevano una vita normale, ma ora hanno perso il lavoro oppure si trovano in cassa integrazione con lo stipendio

decurtato”. Ad essere maggiormente colpiti, osserva la Caritas emiliano romagnola, i cinquantenni, mentre la provenienza

geografica denota bisogni maggiori “tra gli stranieri e quanti sono immigrati da regioni del Sud Italia”: costoro, infatti, “non

hanno una rete parentale sul territorio” che possa attutire gli effetti della crisi. Ma a fianco di un aiuto concreto, precisa

Marocchini, la Caritas fa propria “la preoccupazione educativa espressa più volte anche da ambienti ecclesiali, affinché questa

crisi possa essere un’opportunità per rivedere i propri stili di vita”.

Un legame stretto. i fondi di solidarietà attivati a livello diocesano, gestiti dalle Caritas e “con un forte coinvolgimento delle

parrocchie”, ad avviso di don Ottorino Rizzi, responsabile della Consulta regionale per la pastorale sociale e del lavoro, sono

un chiaro segno “di un legame stretto tra la Chiesa e il territorio”, che vede la Chiesa “vicina alla gente, a chi si trova in

difficoltà”. D’altra parte, guardando alle attività del mondo cattolico regionale, non vi è solo la raccolta di denaro, ma anche

un’opera culturale, con “percorsi di riflessione sugli stili di vita che da più parti vengono proposti”. “Sembra che questa crisi

suggerisca nuove modalità di esercitare la carità”, osserva don Rizzi: la crescente importanza dei centri d’ascolto è “occasione

di comunione tra le Caritas, le associazioni e gli altri enti che operano per i più bisognosi”, sono nate “iniziative, a livello

territoriale, simili al banco alimentare” e ve ne sono altre “legate alla ricerca di lavoro” per chi è rimasto disoccupato. A

tal proposito, il responsabile della Consulta sottolinea l’impegno di enti legati al mondo cattolico nel curare “percorsi di

riqualificazione professionale” per uomini e donne di mezz’età che si trovano senza lavoro e “scuole d’impresa” per formare

imprenditori che possano creare occupazione.

emilia romagna: una cultura nuovaa cura di francesco rossi

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I cristiani negli ambienti di lavoro. Due le attenzioni principali della Consulta di fronte all’attuale crisi. La prima, spiega

don Rizzi, “è di tipo educativo: prende atto che l’idea dominante di sviluppo è crollata e propone di ripartire dalla dottrina

sociale della Chiesa per formare ‘uomini nuovi’”. La seconda attenzione, invece, è legata “alla valorizzazione e al rilancio

dell’esperienza dei gruppi di cristiani che si trovano negli ambienti di lavoro”. Proprio ad essi è stato dedicato un recente

documento della Consulta regionale, nel quale si parla dei luoghi di lavoro come “terreno adatto alla diffusione della fede al

di là dei confini etnici e culturali” e s’invita a “individuare e inviare preti, religiosi e laici”, tenendo presente l’esperienza dei

“cappellani del lavoro” che furono nelle aziende emiliano-romagnole nella metà del secolo scorso. Qui, afferma il sacerdote,

i cristiani oggi sono chiamati ad avere “un’attenzione caritativa nei confronti dei colleghi che si trovano nel bisogno, dando

risposte costruttive”: ad esempio, possono fare da ponte tra un collega in cassa integrazione e la Caritas, oppure proporre

contratti di solidarietà, con riduzioni degli orari di lavoro, e quindi dello stipendio, pur di evitare che qualcuno rimanga a

casa.

Costruire il futuro. Secondo il presidente del Forum regionale delle associazioni familiari, Ermes Rigon, la crisi “può essere

un’occasione per delineare una cultura nuova, dove si recupera il ruolo e la credibilità della politica intesa come bene della

polis, capace di costruire il futuro”. in tale ottica, Rigon dimostra apprezzamento verso le misure con cui la Regione “ha

affrontato l’emergenza sociale e cominciato a controllare l’aumento del costo della vita”: dai contributi alle imprese agli

investimenti pubblici, dal potenziamento dei servizi per l’infanzia all’osservatorio regionale per monitorare prezzi e tariffe.

“il bilancio del 2009 – spiega – è preparato con l’attenzione rivolta alla difesa del welfare, e consente di agire sul potere

d’acquisto delle famiglie”. D’altra parte “questi passi, pur positivi, non possono risolvere tutti i problemi”, rileva il presidente

del Forum, auspicando “una sinergia più forte tra istituzioni e associazionismo”. Quest’ultimo, da parte sua, “deve operare in

rete e prestare attenzione alle istituzioni spingendole sempre più a operare per il bene comune”. il riferimento, in particolare,

è alle famiglie e a quelle associazioni che le rappresentano, chiamate a “portare avanti le loro istanze” affinché gli organismi

locali e regionali arrivino a considerare la famiglia “un soggetto sociale”.

emilia romagna

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Si possono ricondurre a quattro punti fondamentali le proposte che la Giunta regionale del Friuli Venezia Giulia ha messo

in pratica per far fronte alla crisi lavorativa ed economica: riduzione della spesa pubblica, credito, investimenti sulle

infrastrutture e interventi di carattere sociale. Tra questi ultimi rientra la “Carta famiglia”, una misura di accompagnamento

e sostegno rivolta a nuclei familiari con figli a carico e una situazione economica Isee inferiore ai 30 mila euro annui. Oltre 25

mila le Carte attive nel 2008; tra i benefici che esse comportano, uno sconto sulla bolletta dell’energia elettrica. La Regione

ha inoltre stanziato risorse (90 milioni di euro, oltre a 296 milioni di euro del Fondo sociale europeo per il periodo 2007-

201�) per la valorizzazione della formazione professionale e delle potenzialità del sistema economico regionale, offrendo tra

l’altro la possibilità di utilizzare il tempo della cassa integrazione, delle sospensioni dal lavoro e della disoccupazione per

“sperimentazioni formative”.

Per quanto riguarda il sostegno alle imprese, sono stati predisposti piani d’intervento per i settori più colpiti dalla crisi, come

quello della gomma-plastica e del legno nella provincia di gorizia, del legno e della meccanica nel pordenonese, delle attività

portuali e chimiche a Trieste e dell’industria udinese. Non sono mancati interventi diretti dell’amministrazione regionale

per venire incontro alle difficoltà di alcune imprese particolarmente radicate nel territorio, come la Caffaro di Torviscosa, le

aziende del gruppo Safilo o la Stock. Infine, attraverso accordi istituzionali sono stati attivati strumenti di salvaguardia del

reddito per i lavoratori che operano in imprese industriali e del terziario non tutelati dai tradizionali ammortizzatori sociali,

con particolare attenzione a quanti hanno un contratto a tempo determinato, agli apprendisti e ai somministrati. A tale

scopo sono destinate risorse statali e del Fondo sociale europeo per circa 45 milioni di euro, di cui �� per gli ammortizzatori

sociali e la parte restante per le politiche attive. Sempre su questo fronte s’inserisce anche un Protocollo d’intesa sottoscritto

con i rappresentanti della Federazione delle Banche di credito cooperativo e le parti sociali per attivare un meccanismo di

anticipazione del trattamento di Cassa integrazione ordinaria.

Educare a qualcosa di diverso. “Ci sarà un modello di vita diverso, sia nel lavoro sia per quanto concerne ciò che possederemo

e spenderemo”. Così don Giovanni Sponton, responsabile della Pastorale del lavoro dell’arcidiocesi di gorizia ed assistente

ecclesiastico provinciale delle Acli, cerca di delineare gli scenari del “dopo-crisi” in Friuli Venezia giulia. “Sarebbe importante

cominciare ad educare la gente a qualcosa di differente”, avverte il sacerdote, per il quale “chi ha delle professionalità

alte e soprattutto tecniche troverà lavoro”, mentre “il problema sarà per alcune fasce di persone, ovvero i quarantenni, i

cinquantenni e i giovani che si affacciano per la prima volta al mondo del lavoro”. Questi ultimi “si abituano ad uno stile

di vita precario, che diventa sì un sistema di vita, ma che non dà la possibilità di porsi obiettivi o spingersi nel futuro”. Una

precarietà che, alla fine, condiziona la vita, portando a scegliere “modelli di vita che permettono di non essere sottoposti a

rischi”, come ad esempio “la convivenza, rispetto al matrimonio”. Per questi motivi, conclude don Sponton, ciò che ci attende

“è una battaglia difficile”.

Puntare “a un effettivo inserimento lavorativo”. Per don Luigi Gloazzo, direttore della Caritas della diocesi di Udine, “qualsiasi

intervento a sostegno di chi perde il lavoro non può far dimenticare il fatto che dovrà essere provvisorio. Chi non lavora cambia

la propria visione della vita e dopo un po’ si sente un assistito”. Per questa ragione, “tutti gli interventi dovranno puntare a

un effettivo inserimento lavorativo”. il sacerdote ricorda che “il lavoro è un valore per la realizzazione personale, per il ruolo

positivo che fa assumere nei rapporti familiari, nel suo sostegno economico, per il compito nella costruzione della società, per

la costruzione del progetto di Dio”. Pertanto “la possibilità di lavorare, aldilà dei contesti e processi alienanti, è essenziale al

mandato di continuare una creazione in cammino verso una pienezza”, mentre chi non lavora “non trova il suo posto, scivola

verso l’inutilità e la marginalità”.

friuli venezia giulia: un altro stile di vitaa cura di Maria Trevisan

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I fronti della sobrietà. La Commissione per i problemi sociali e il lavoro, la giustizia e la pace, e la salvaguardia del

creato della diocesi di Trieste, in un messaggio, invita i politici, “soprattutto quelli che si professano cristiani”, a proporre

“leggi che sostengano le famiglie e i disoccupati, soprattutto se privi di tutele come i precari”. Tali iniziative, prosegue la

Commissione, “devono trovare il consenso e l’approvazione di tutti i cittadini”, come pure ciascuno è chiamato ad “adottare

stili di vita sobri”. “non c’è solo la crisi economica – ricorda il testo – ma anche quella energetica. È necessario, allora, limitare

i consumi elettrici, quelli telefonici, e l’uso dell’automobile, preferendo gli spostamenti a piedi o con il mezzo pubblico. Ci

guadagnerebbe l’ambiente e la salute”. Ancora, “è necessario impegnarsi seriamente nella raccolta differenziata dei rifiuti” e,

in campo economico e finanziario, “è indispensabile cambiare mentalità” scegliendo la “finanza etica”. Infine, la Commissione

diocesana invita a sviluppare “iniziative produttive nel terzo settore dove già operano, per esempio, le cooperative sociali, le

aziende non profit, le imprese di comunione, tutte attività che mettono al centro la persona e non il profitto”.

friuli venezia giulia

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Forti le ripercussioni sull’economia reale della Regione Lazio della crisi dei mercati finanziari. Ciò in quanto il tessuto produttivo,

composto in larga misura da PMi, subisce il peso di gravi crisi dell’Alitalia e nei settori dell’edilizia e della sanità. Per far fronte

a questa situazione la Regione ha realizzato iniziative per sostenere le imprese ed è stato costituito un “Comitato straordinario

per il credito alle Pmi”. Alcune priorità sono già state definite, tra queste: un programma straordinario a sostegno della

patrimonializzazione dei Confidi del Lazio (30 milioni di euro per il triennio 2009/2011); conversione dei debiti a breve termine

in debito consolidato a medio termine; concessione di finanziamenti bancari agevolati riguardanti progetti di investimento

coordinati con le iniziative del Por (Programma operativo regionale) Lazio 2007/201�; sostegno alla capitalizzazione delle

imprese con la concessione di un co-investimento nel capitale di rischio. Si attendono strumenti attuativi della delibera di giunta

regionale 611/2008 relativo alla “Politica di sviluppo unitaria regionale 2007/201�. Approvazione degli indirizzi programmatici

relativi alla individuazione dei settori strategici sui quali avviare la selezione delle operazioni, delle modalità attuative dell’Asse

i Ricerca, innovazione e rafforzamento della base produttiva e dell’Attività 1 dell’Asse ii Ambiente e prevenzione dei rischi del

Por Fesr Lazio 2007-2013 e delle procedure di accesso alle agevolazioni”. Il Por pianifica l’utilizzo dei finanziamenti europei: un

totale di 743.512.676 euro, di cui 371.756.338 cofinanziati dal Fesr (Fondo europeo di sviluppo regionale). Per quanto riguarda

la “Ricerca, l’innovazione e il rafforzamento della base produttiva”, si punta a rafforzare le capacità innovative delle piccole

e medie imprese, promuovere un sistema produttivo rispettoso dell’ambiente, migliorare il collegamento tra ricerca e tessuto

imprenditoriale regionale. Per l’ambiente e la prevenzione dei rischi, si prevede la promozione dell’efficienza energetica e

della produzione di energie rinnovabili, bonifica dei siti inquinati, nonché la valorizzazione del patrimonio naturale, culturale

e artistico. La giunta ha poi deliberato i criteri di accesso al fondo di solidarietà che permette a chi ha un basso reddito e ha

contratto un mutuo per l’acquisto della prima casa, di non pagare quest’ultimo per un anno e mezzo. A metà maggio, infine, è

stato siglato un protocollo di intesa tra Regione e Cgil-Csil-Uil, “il patto contro la crisi”, che mira appunto a realizzare politiche

di contrasto alla crisi in atto con azioni di lotta, tra l’altro, contro la recessione e di sostegno al lavoro.

Basta con l’emergenza. “Soluzioni e interventi legati ad una logica di ordinarietà e lungimiranza piuttosto che di emergenza

e straordinarietà”. È la ricetta di Lidia Borzì, presidente Acli Lazio, per risolvere lo stato di crisi in cui versa la Regione Lazio.

Uno stato di “difficoltà materiale e relazione crescente” è quello che le famiglie del Lazio devono ogni giorno affrontare,

secondo Borzì. A conferma di questa situazione: “L’indice gini del Lazio, che misura la disuguaglianza del reddito, è il più alto

d’italia – afferma -. L’incidenza della povertà relativa, che nel centro italia è pari al 6,4% nel Lazio raggiunge il 7,9%. Per fare

un esempio (dati istat 2007) il 10,5% dei residenti nel Lazio è stato in arretrato con le bollette (a fronte di un 8,8% del resto

Italia) e la percentuale delle famiglie che stentano ad arrivare alla quarta settimana è in aumento. Roma può essere definita

la città dei precari”. Sull’emergenza casa “nel Lazio, in particolar modo nella capitale – dice Borzì - vi sono oggettive difficoltà

nell’acquisto: per comprare 50 mq nel centro di Roma servono 26 anni; in germania, a parità di reddito ne bastano 5. i canoni

d’affitto sono proibitivi: aumentati tra il 1999 e il 2006 del 112% (dati Censis, Sunia, Cgil, 2007)”. Tutte queste difficoltà sono

“affrontate da un numero crescente di famiglie e sono amplificate per le famiglie straniere, che nella provincia di Roma sono

oltre �21 mila (4� mila più dell’anno scorso) pari all’82,�% del totale regionale”. Le Acli Lazio non sono indifferenti a questi

problemi e per il 18 aprile hanno convocato gli stati generali, “per analizzare gli effetti della crisi sulle famiglie nel Lazio

e per proporre, in un’ottica di welfare promozionale, soluzioni e interventi”. Tra questi, l’avvio dei "Punto famiglia", per

“fornire servizi tradizionali e innovativi, dare sostegno concreto ai bisogni contingenti delle famiglie, mettendo a disposizione

spazi, risorse, competenze umane e professionali, servizi di accompagnamento socio-educativo, di mediazione culturale e

di consulenza psicologica e psico-pedagogica, favorendo il protagonismo delle famiglie e attivando i gaf (gruppi acquisto

famiglie)”. Le Acli Lazio inoltre “stanno lavorando, d’intesa con la Regione – afferma Borzì - sulla messa in rete della Family

lazio: oltre l’emergenzaa cura di alessia Meloni

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card (nome ancora provvisorio) per offrire alle famiglie un paniere integrato di sconti, agevolazioni e convenzioni su diversi

aspetti della vita quotidiana”.

Ricordarsi delle famiglie. “il pacchetto di priorità individuato dalla presidenza delle Regione per le Pmi è senza dubbio un

tentativo valido di risposta alla grave crisi economica, ma rivela un carattere, per così dire, di pura emergenza”. Ad affermarlo

è Paolo Maria Floris, presidente del Forum delle famiglie del Lazio. La crisi, infatti, secondo Floris, “si prospetta non solo

di lungo periodo ma anche, come rilevato da quasi tutti i commentatori economici, generatrice di nuovi modelli di sviluppo

economico”. in questo senso “la programmazione di un ente come la Regione – afferma - dovrebbe tenere presente che la

famiglia è una risorsa per la società locale e che coinvolgere e favorire la creazione di reti informali di solidarietà e di servizi

attraverso l’associazionismo può essere il primo passo per attivare quelle azioni di solidarietà su cui imperniare nuovi modelli

di sviluppo”. il presidente regionale del Forum delle famiglie poi ricorda come “lo scorso 9 gennaio il presidente della Regione

Piero Marrazzo aveva parlato della costruzione di un percorso per affrontare la crisi economica coinvolgendo tutte le parti

sociali perché ritengo sia il modo migliore per dare risposte ai cittadini, ma a tutt’oggi non risulta che l’associazionismo

familiare sia stato ritenuto un interlocutore da ascoltare. già a suo tempo abbiamo ripetutamente segnalato il totale stato

di inerzia in cui versa l’osservatorio permanente sulle famiglie, organo statutario per monitorare le politiche familiari, ma

ancora non abbiamo ricevuto risposta”. Floris conclude infine con un auspicio: “Speriamo che nel futuro pacchetto di priorità

si valuti più concretamente, almeno a livello programmatorio, l’attuazione di concrete politiche familiari”.

lazio

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i principali interventi della Regione Liguria per fronteggiare la crisi in atto riguardano aziende e lavoratori. Per le aziende ci

sono la manovra finanziaria straordinaria di 150 milioni di euro; 20 milioni dalle risorse del bilancio regionale 2009; 180 milioni

per lo sviluppo urbano e la valorizzazione delle risorse naturali e culturali; 20 milioni per la ricerca; 10 milioni per servizi

avanzati alle imprese; 20 milioni per l’innovazione; �0 milioni per lo sviluppo locale; 5 milioni per il miglioramento della rete

distributiva; 10 milioni per interventi di produzione di energia da fonti rinnovabili. Per i lavoratori, 1 milione e 500 mila euro

per cantieri scuola e lavoro e � milioni per progetti di pubblica utilità a favore di lavoratori in cassa integrazione; altri 11

milioni e 700 mila euro per la formazione di lavoratori costretti ad uscire dal mercato ai quali vanno aggiunti 1 milione e 800

mila euro della legge regionale 1/8/2008. Le somme erogate per le famiglie rientrano, principalmente, tra gli stanziamenti

ordinari già previsti e riguardano: 19,5 milioni del fondo per la non autosufficienza; 23,4 milioni per il diritto allo studio; 10,4

milioni per gli interventi per la prima infanzia; 5,� milioni per consultori, famiglie numerose e assistenti familiari; esenzione

addizionale dell’IRE per i redditi fino a 20 mila euro annui (soglia che salirà a 25 mila nel 2009 e 30 mila nel 2010). Esperti

e politici sono piuttosto concordi nell’affermare che, se confrontata con altre regioni, la Liguria, finora è stata toccata in

modo relativamente marginale dalla crisi. Meno confortanti sono, invece, le previsioni per l’anno in corso dal momento che in

regione, un lavoratore su quattro è atipico e oltre 244 mila persone, il 68% dei dipendenti (a fronte di una media nazionale del

51%) non può ricorrere alla cassa integrazione ed alle altre forme di ammortizzatori sociali. Tale scenario sembra imputabile

anzitutto alla frammentazione del tessuto produttivo nel quale l’industria pesa sempre meno (11,2%) a fronte di un aumento

di attività nei servizi e nel terziario (81,7%). La Liguria ha chiuso il 2008 con un Pil in crescita zero (tra lo 0,0 e il – 0,�%). Resta

comunque la performance migliore del nord ovest (tra -0,4% e -0,7%) e nazionale (-0,9%). Le previsioni per il 2009 parlano di

un Pil oscillante tra il -1,8% ed il -2,5% (nord ovest e nazionale -1,9% / -2,6%). Un tavolo di monitoraggio sulla crisi è stato,

inoltre, istituito a dicembre in occasione della firma del patto per lo sviluppo. Del tavolo fanno parte organizzazioni sindacali

e datoriali ed associazioni di categoria.

Una crisi che arriva in ritardo. “La nostra regione non risente ancora appieno della crisi a motivo della sua conformazione

produttiva”, ha affermato il segretario generale della Cisl Liguria, Sergio Migliorini. Questo accade perché “la maggioranza del

nostro sistema produttivo non è collegata a beni di consumo ma a beni cosiddetti di investimento” come “la cantieristica, le

macchine per la produzione di energia ed i sistemi di telecomunicazioni” e “queste aziende stanno ancora lavorando sull’onda

di ordini acquisiti prima dell’inizio della crisi”. “Ma – ha subito aggiunto Migliorini – non è detto che la crisi non arrivi, seppure

differita nel tempo, e questo dipenderà molto dalle politiche che, sia a livello governativo che a livello locale si metteranno in

campo” in particolare per quanto riguarda gli ammortizzatori sociali ed il sostegno economico alle imprese. il segretario della

Cisl ha poi ricordato come andranno tutelati in particolare “i lavoratori che non sono coperti da altri ammortizzatori sociali,

le figure deboli del mercato del lavoro”, coloro che “hanno contratti atipici e contratti a tempo determinato”. Fondamentale

per la ripresa rimane anche la vicinanza tra lavoratori ed aziende perché “tenere attaccate le persone all’azienda, seppure

utilizzando gli ammortizzatori sociali, vuol dire mantenere una valorizzazione del capitale umano delle imprese”. “Più teniamo

legate le persone alla imprese – ha spiegato – e più non avremo nel lungo periodo una disoccupazione stabile”. infatti, “non

dobbiamo immaginare una crisi infinita ma dobbiamo immaginare di utilizzare il tempo della crisi per accelerare la ripresa”.

Un baluardo contro la crisi. Dello stesso avviso anche Alberto Montani, vice presidente della Fondazione antiusura S.M.

Del Soccorso. “La nostra regione – ha affermato – ha un’economia basata principalmente sulla produzione di servizi e non è

ancora stata colpita in profondità dalla crisi in atto. A differenza di altre regioni, possiamo dire che, almeno per il momento

in Liguria la situazione è relativamente contenuta”. “Le difficoltà per la popolazione ligure - ha aggiunto - sono previste per

la seconda metà del 2009”. Un’altra motivazione del relativo impatto della crisi sul territorio ligure dipende dal fatto che la

liguria: sfiorati dalla crisia cura di adriano TorTi

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popolazione over 65 anni residente in Liguria è del 26,8% a fronte del 2�,2% nazionale. La Regione inoltre è la quarta come

valore medio delle pensioni erogate e “finora le fasce di persone a reddito fisso ed i pensionati non sono stati penalizzati”. Per

Montani, inoltre, quella che stiamo vivendo, è una crisi certamente importante “della quale, però, si parla forse troppo”. Di

conseguenza, ha spiegato, “hanno diminuito i consumi anche persone che avrebbero capacità di spendere”.

Una situazione preoccupante. Di altro tenore è il punto di vista di mons. Luigi Molinari, delegato diocesano di genova per

il mondo del lavoro e responsabile dei cappellani del lavoro. “e’ una situazione preoccupante – ha affermato -. Basti pensare

all’aumento delle richieste per le cassa integrazione, almeno per le aziende per cui questa è prevista” mentre “per molti precari

semplicemente non è stato rinnovato il contratto”. Le difficoltà sono poi particolarmente evidenti nel capoluogo. “Genova

- ha aggiunto mons. Molinari – è una città con problemi strutturali evidenti come le infrastrutture e le vie di comunicazione”,

problematiche che “si ripercuotono anche sul tessuto produttivo”. “La crisi di genova – ha aggiunto - è di tipo strutturale e

non temporanea e’ una città che negli ultimi 25 anni ha perso oltre 65 mila posti di lavoro tanto che il numero degli abitanti

è arretrato di circa 200 mila unità”.

Aumentano le richieste di aiuto. Per il presidente genovese della Comunità di Sant’egidio, Andrea Chiappori, inoltre, “si

registra un aumento notevole e generalizzato di richieste di aiuto anche se l’incremento più sensibile si registra tra gli anziani

che vivono soli”. Tra le motivazioni vi sono “anzitutto un aumento della percezione della crisi, di cui continuamente si parla

sui vari mezzi di comunicazione, che crea ansia e preoccupazione” e, in secondo luogo, “una drastica diminuzione di sussidi da

parte degli enti pubblici che vedono ridotta la loro capacità di assistenza”.

liguria

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Aiuti a famiglie e imprese, questa la ricetta della Lombardia per uscire dalla crisi. La giunta regionale ha deciso un primo

stanziamento di 20 milioni di euro destinati al “Buono Famiglia” per l’anno 2009. Si tratta di un contributo di 1.500 euro

(pari a 125 al mese), che verrà corrisposto in tre tranche quadrimestrali di 500 euro. Ne beneficeranno le famiglie a basso

reddito che hanno almeno tre figli minorenni (compresi quelli in affido), uno dei quali con meno di 6 anni. Devono avere un Isr

(indicatore della situazione reddituale), riferito ai redditi percepiti da tutti i componenti della famiglia nel 2007, non superiore

a 10.000 euro. i 1.500 euro saranno accreditati sul conto corrente bancario o postale in tre rate di euro 500, con cadenza

quadrimestrale. il genitore che richiede il Buono deve presentare la domanda alla Asl. Ma anche un Fondo da 8 milioni presso

Finlombarda Spa, voluto dalla Commissione bilancio del Consiglio regionale per aiutare le famiglie che con la crisi dei mutui si

trovano in difficoltà. E per le imprese garanzie per il credito fino a 3 miliardi e finanziamenti per un altro miliardo. Per quanto

riguarda le garanzie si tratta di diversi strumenti che offrono garanzie a più livelli, tra cui l’immissione di 20 milioni nel sistema

delle garanzie di 2° grado e di �0 milioni a valere sul Fondo di garanzia Jeremie a favore di tutti i settori economici; un bando

mirato per il commercio da 4 milioni come fondo garanzie o, in parte, a titolo di abbattimento interessi. Per quanto riguarda

i finanziamenti per un altro miliardo, c’è un fondo di rotazione (Frim) – rifinanziato per 130 milioni a valere sui fondi della

programmazione comunitaria 2007/201� e sul Fondo unico nazionale, per sostenere gli investimenti per lo sviluppo aziendale

delle micro e Pmi attraverso prestiti agevolati. in sinergia con il sistema bancario, potrà garantire, tra le misure a sostegno

dell’accompagnamento alle imprese e quelle a sostegno dell’innovazione, finanziamenti per oltre 300 milioni. Previsto anche

un Fondo “Made in Lombardy” per finanziamenti a medio e breve termine per le Pmi. In una delle regioni in cui le dimensioni

della sofferenza economica sono di certo molto forti, quotidianamente si compila il bollettino delle aziende che mandano in

cassa integrazione o in licenziamento operai, e non vengono risparmiate nemmeno zone storicamente in buona salute in questo

campo, come la Brianza: al punto da indurre il cardinale di Milano Dionigi Tettamanzi a lanciare una propria iniziativa, il Fondo

famiglia–lavoro, l’imperativo sembra essere quello di fare rete.

Misure adeguate? “gli interventi della Regione – commenta il presidente delle Acli ambrosiane, Gianni Bottalico - vanno nella

direzione di una mobilitazione contro questa grave crisi. in discussione non è tanto l’opportunità di queste misure quanto la

loro efficacia, la loro adeguatezza rispetto alla dimensioni della crisi e la possibilità di ripeterle e di ingrandirle nel tempo. E’

importante che l’ente territoriale più importante stia adoperando tutto il suo peso istituzionale per coordinare gli interventi,

per chiedere a ciascun settore di assumersi le proprie responsabilità e stia mettendo in campo delle risorse”. In particolare però

quello che sottolineano le Acli come criticità sono i metodi di erogazione degli aiuti alle famiglie: “i termini per la presentazione

delle domande alle Asl risultano essere molto brevi con il rischio che molti dei possibili beneficiari non siano informati per

tempo”. La Caritas, invece, punta il dito contro i requisiti: “Si tratta di contributi a pioggia – afferma il direttore della Caritas

ambrosiana, don Roberto Davanzo – che rischiano di non riuscire ad essere selettivi nella giusta direzione, ma di essere erogati

senza distinzioni accurate. Ci si chiede veramente quali sono le famiglie che hanno bisogno? Viene considerata la presenza di

disabili e anziani nel nucleo? non è molto chiaro. il rischio è quello di esporre questo provvedimento a generalizzazioni”.

Un trinomio da rispettare. Famiglie, mondo del lavoro e imprese: un trinomio che in questo periodo difficile non può non

andare di pari passo. I benefici degli interventi diretti all’ultima non possono che andare anche sulle altre due: “ Le misure

per facilitare l’accesso al credito delle Pmi lombarde – riprende Bottalico - rappresentano un intervento, anche di una certa

consistenza, volto a superare gli effetti del “restringimento del credito”, prodotto dalla crisi finanziaria internazionale, che

rischia di paralizzare le imprese e di stroncare sul nascere ogni nuovo progetto imprenditoriale, producendo a sua volta un

ulteriore aggravamento della crisi. Ma non bisogna dimenticare che la difficoltà di finanziamento riguarda oggi anche le imprese

sociali e il terzo settore, che sta mettendo a rischio servizi ai cittadini e posti di lavoro”. Ma quello che forse dovrebbe

essere rivisto di questi aiuti è il metodo: “sono prima di tutto i Comuni, perché più vicini alle persone, a dover riconoscere le

situazioni di disagio – precisa don Davanzo – a loro spetta il ruolo di regia. e, invece, anche in questo caso abbiamo assistito

ad un’eccessiva burocratizzazione tra le varie istituzioni. infatti, come abbiamo pensato per il Fondo famiglia lavoro, bisogna

trovare il modo per incrociare i criteri di erogazione con i volti delle persone”.

lombardia: la regia ai comunia cura di francesca loziTo (anche TrenTino alTo adiGe)

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All’inizio di aprile il Governo della Regione ha firmato con i sindacati e le associazioni di categoria un accordo per rendere

subito disponibili dieci milioni di euro per garantire quattro mesi di cassa integrazione straordinaria ai lavoratori della imprese

con meno di quindici lavoratori, assai diffuse nelle Marche, che non godono delle protezioni per le grandi aziende. È solo

l’ultima delle misure intraprese dalle Regione per aiutare le famiglie e le imprese in difficoltà per la crisi economica. A fine

febbraio l’ente aveva già deciso il blocco dei canoni di affitto delle case popolari fino al 2011 e in precedenza aveva stanziato

più di dodici milioni (con il contributo delle province e delle Camere di commercio) per costituire il Fondo di solidarietà alle

imprese, che ha dato anche alle piccole e medie aziende la possibilità di accedere alle garanzie di secondo grado per il credito.

All’inizio di febbraio, la Regione aveva siglato un altro accordo sulla ripartizione del “Fondo di solidarietà sociale” (dieci milioni

di euro) previsto all’interno del bilancio regionale 2009. Alle famiglie sono stati destinati 4,5 milioni di euro, che si traducono in

un contributo diretto annuale di 200 euro al mese. Possono accedere a questo particolare “aiuto”, pensato per spese fisse come

affitti, mutui, bollette, i nuclei familiari con lavoratori dipendenti, residenti nelle Marche, disoccupati, compresi i precari a

cui non è stato rinnovato il contratto di lavoro a termine. Altri � milioni di euro sono stati destinati dalla regione ai “contratti

di solidarietà”, ovvero alla difesa del rapporto di lavoro attraverso la riduzione incentivata dell’orario, mentre 2,5 milioni sono

stati impiegati per incrementare il Fondo unico per le politiche sociali dei comuni e destinati all’assistenza domiciliare per le

non-autosufficienze e ai minori non accompagnati, soprattutto stranieri.

Aiuti tra famiglie. “il blocco dei canoni di locazione delle case popolari mi sembra la cosa più interessante e nuova – dice

Andrea Speciale, presidente del Forum delle famiglie delle Marche. – gli altri interventi, pur se molto importanti e utili in

questo momento sono tutti pensati per le singole persone e non per i nuclei familiari in quanto tali. Voglio dire che la cassa

integrazione è commisurata allo stipendio, ma un conto è un lavoratore che vive da solo, un conto è uno che ha due figli a

carico”. Secondo il presidente del Forum la Regione e gli enti locali potrebbero fare molto sul versante della negoziazione con

le banche per la ridiscussione dei mutui oppure nel sostegno alle reti di solidarietà tra famiglie più fortunate con altre più

bisognose. “Potrebbe servire – spiega Speciale – che alcuni genitori più liberi si occupino dei figli di altri genitori che devono

lavorare con orari prolungati; i comuni, con un minimo di spesa, basterebbe un telefono e una stanza, potrebbero favorire lo

sviluppo di gruppi di acquisto familiare”.

Unità di crisi provinciali. Proprio un incontro sulla “Crisi economica e i suoi effetti nelle Marche” è stato organizzato, all’inizio

di aprile, dalle Acli regionali, che hanno coinvolto Regione, università marchigiane e sindacati. il presidente regionale, Marco

Moroni, è convinto della necessità di “costituire reti di solidarietà nel territorio per aiutare in modo più adeguato chi è in

difficoltà” notando che “nella nostra regione non solo stanno crescendo cassa integrazione e disoccupazione ma si sta ormai

determinando una generalizzata caduta dei redditi”. “La nostra proposta – dice Fabio Corradini, direttore del Patronato Acli

delle Marche – è quella di estendere a tutte le province marchigiane il progetto ‘Reti solidali’ di Fano. Lì le Acli, insieme a vari

gruppi, associazioni e Caritas diocesana, hanno costituito un'unità di crisi’ e avvalendosi dell’osservatorio delle Povertà della

Caritas, per raccogliere dati e attuare un costante monitoraggio, vogliono produrre bollettini da mettere a disposizione anche

del pubblico. Il patronato fanese ha pure l’intenzione aprire uno specifico ‘punto famiglia’ ed sta studiando un progetto di ‘Last

minute market’, che consiste nel raccogliere prodotti dai supermercati e dalla grande distribuzione con lo scopo di trasformare

lo spreco in risorse”.

Una “Scintilla” di microcredito. nell’ascolano, una delle zone delle Marche, insieme al fabrianese, più colpite dalla crisi,

la Caritas diocesana ha deciso di correre in aiuto direttamente delle famiglie con il progetto di microcredito “La Scintilla”.

La raccolta per costituire il fondo di solidarietà è cominciata domenica 15 marzo, è proseguita fino a Pasqua. Rita Colucci,

marche: reti di solidarietàa cura di siMona MenGascini

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collaboratrice della Caritas, spiega che il “microcredito è l’opportunità, per chi non ha altre possibilità, di ottenere un modesto

capitale con cui iniziare una propria attività, o sostenere e rafforzare qualcosa di già avviato”. Due saranno gli strumenti di

intervento: uno è la convenzione con la Banca di credito cooperativo Picena, che concederà prestiti a un interesse del 2%, a

persone a cui normalmente non darebbero credito, segnalate dall’associazione Betania-Caritas (braccio operativo di Caritas

diocesana) e dall’Associazione Antiusura “Beato Marco da Montegallo”; l’altro è la concessione diretta, da parte di Betania-

Caritas, di piccoli prestiti a persone che alla fine restituiranno l’intera somma più un interesse del due per cento “che – dice la

Colucci - serve a mantenere il fondo iniziale del progetto e ‘educa’ gli utenti a collaborare essi stessi alla carità condivisa”.

marche

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A gennaio 2009, l’esecutivo della Regione Molise ha annunciato una serie di misure per “combattere la crisi finanziaria in atto a

livello nazionale e internazionale”. Due i principali filoni di intervento: famiglie ed imprese. A favore delle famiglie è prevista la

moratoria delle tariffe degli enti sub-regionali; la moratoria per le tariffe dei servizi pubblici locali (con particolare riferimento

ad un accordo quadro per le mense scolastiche e il trasporto pubblico locale); l’abbattimento degli oneri sostenuti dai meno

abbienti per i rifiuti solidi urbani tramite l’utilizzo della quota dei proventi regionali derivanti dalla tassa per lo smaltimento

dei rifiuti solidi urbani; un accordo con le principali associazioni di categoria - in particolare Confcommercio e Confesercenti

– per definire un paniere di prodotti scontati; l’individuazione di un ticket sanitario differenziato. A questi provvedimenti si è

aggiunto (con un finanziamento di 230 mila euro) il “prestito d’onore”, cioè un aiuto economico per le famiglie che si trovano

in una temporanea situazione di disagio socio-economico a causa della crisi, che varia da un importo minimo di 500 euro fino

a un’entità massima di 5000 e che può essere utilizzato per pagamento di canone di locazione e bollette, spese sanitarie e

scolastiche e anche per risolvere debiti precedentemente contratti.

Il pacchetto di provvedimenti a favore delle imprese prevede l’attivazione immediata di un fondo di garanzia con la finalità

di agevolare l’accesso al credito da parte delle singole imprese e/o loro raggruppamenti e il consolidamento dei debiti che

consiste nella possibilità, da parte della Regione, di garantire la trasformazione di anticipazioni, affidamenti, prestiti a breve in

debiti a medio/lungo termine. Si punta, inoltre, a realizzare una procedura che consenta di pagare i debiti regionali sia verso

privati che verso enti pubblici, e quindi indirettamente verso le imprese collegate, con estrema velocità, ritenendo questo

uno dei fattori più importanti per creare liquidità nel sistema. Sono previsti, infine, strumenti finanziari per la capitalizzazione

delle imprese e per favorire l’operatività dello strumento “Artigiancassa”.

Per il Piano anticrisi regionale si prevede lo stanziamento di 20 milioni di euro per il fondo di garanzia e di almeno �0 milioni

per le restanti misure, alle quali si aggiungono 270 milioni delle linee guida sullo sviluppo locale e �0 milioni circa per il Piano

“obiettivi di servizio”. in totale verranno messi a disposizione �50 milioni di euro, in larga parte attinti dal Fondo europeo di

sviluppo regionale e dal Fondo sociale europeo 2007-201�. nella seduta del 20 febbraio scorso, la giunta regionale ha approvato

un primo pacchetto di provvedimenti per 101 milioni di euro destinato a politiche di tutela attiva della disoccupazione e di

stimolo alla crescita economica.

Oltre le proposte. “Aspettiamo di vedere i provvedimenti concreti legati all’attuazione del piano anticrisi proposto dalla

Regione e gli effetti che avranno sulle famiglie e sul sostegno ai redditi”: è il commento di don Alberto Conti, direttore

regionale della Caritas di Abruzzo e Molise. “ogni misura – ha proseguito Conti – in questo momento è importante, ma

soprattutto è necessario che sia tempestiva, perché gli effetti della crisi stanno diventando sempre più preoccupanti”. La

prima emergenza sul territorio regionale è quella occupazionale: “diverse aziende hanno chiuso e molte hanno posto gli

operai in cassa integrazione. Grandi stabilimenti come la Fiat di Termoli e la Sevel della Val di Sangro non hanno rinnovato il

contratto ai lavoratori interinali, azzerando di colpo la fonte di reddito di molte giovani famiglie”. “in occasione della festa di

S. Giuseppe – ha ricordato Conti – i quattro vescovi del Molise hanno affidato a un messaggio congiunto la forte preoccupazione

per la situazione occupazionale della regione, chiedendo alle istituzioni un supplemento d’impegno rispetto ad alcuni casi

di crisi aziendale”. Per quanto riguarda le famiglie “è necessario conoscere nei particolari come sarà possibile accedere alle

forme di intervento previste e per quali tipologie di soggetti, compreso il prestito d’onore, una misura positiva che potrebbe

aiutare a risolvere situazioni di temporanea difficoltà”. A questo proposito, ha concluso Conti, “sarebbe importante creare un

collegamento con le misure di intervento che si stanno ponendo in essere in ambito ecclesiale, sia a livello di assistenza che

attraverso progetti di microcredito”.

molise: non solo assistenza

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Insieme per trovare soluzioni. e’ d’accordo con questa analisi Umberto Berardo, responsabile dell’Ufficio di pastorale sociale

e del lavoro della diocesi di Trivento. “In questo momento i provvedimenti varati dalla regione mancano di delibere attuative

che rendano gli effetti visibili sul territorio”. In generale, rispetto alle imprese, “E’ necessario che i finanziamenti non vengano

erogati a pioggia, ma in ordine alle capacità manageriali e alla ricerca ed innovazione tecnologica”. Per risolvere alcuni

casi importanti di crisi aziendali sul territorio regionale “è necessario non solo intervenire a sostegno dell’occupazione, ma

anche pretendere un altro management laddove quello attuale ha fallito, altrimenti non si avranno garanzie sul prosieguo

futuro dell’attività”. “A livello ecclesiale – ha proseguito Berardo – è più che mai importante sollecitare una riflessione su

queste tematiche che sia di stimolo anche per le amministrazioni e la classe politica per cercare delle soluzioni condivise”. in

proposito sarebbero auspicabili: “tavoli di confronto con tutte le forze presenti sul territorio per individuare strade possibili di

sviluppo delle diverse aree regionali”.

Intervenire subito. Secondo Filippo Poleggi, presidente del Movimento consumatori del Molise, “quello del varato dal governo

regionale è un pacchetto ben articolato di proposte, ma si tratta solo di un primo intervento, non sufficiente ad arginare la

crisi”. e’ necessario, quindi “prevedere successivi interventi reperendo nuove risorse e, nel contempo, intervenire subito

perché i segnali che giungono sono allarmanti”. “Soprattutto per chi non può contare su un contesto economico-familiare

integrato – ha proseguito Poleggi -, per esempio con una casa di proprietà, e deve basarsi solo sullo stipendio, la situazione può

diventare disperata qualora questo reddito venga ridotto o cessi”. Per questo sarebbe importante intervenire “sul pagamento

delle tasse con minori oneri per disoccupati e cassaintegrati”. La prospettiva, secondo Poleggi, “non deve essere quella

dell’assistenza ma dell’aiuto ad uscire dall’emergenza incentivando l’auto-promozione”.

molise

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Non si vede, nemmeno all’orizzonte, la fine della grave crisi economico-produttiva che ha investito le aziende del territorio

piemontese a partire dalla fine del 2008. Anzi, non pochi autorevoli osservatori ribadiscono che, a dispetto del grande clamore

suscitato dal tracollo delle borse prima e dalla débacle del settore produttivo ora, le conseguenze sociali della crisi non si sono

ancora pienamente manifestate.

In mezzo al guado. il peggio, insomma, dovrebbe ancora venire, ma già i dati grezzi parlano chiaro. e dipingono una situazione

impietosa: a gennaio 2009 le ore di cassa integrazione ordinaria in regione sono aumentate del 500% rispetto al gennaio 2008

(da 650 mila a quasi 4 milioni), due volte e mezza in più della media nazionale; la cassa straordinaria è aumentata del 96,5%

mentre la media dell’italia settentrionale è ferma a 41% e quella nazionale all’8,5%, tanto che il Piemonte assorbe il 20%

dell’integrazione salariale. Per quanto riguarda la cassa in deroga, poi, al 5 febbraio erano state presentate �18 domande (�06

da imprese artigiane, 6 da industrie fino a 15 dipendenti, 6 da industrie con oltre 15 dipendenti) per 1.089 lavoratori e 880

mila ore per una spesa di quasi 9 milioni. La Regione e gli enti locali sono intervenuti subito per tamponare l’emergenza, in

particolare dopo l’istituzione a novembre (delibera 54-9879) di un tavolo anticrisi regionale, ma gli amministratori sostengono

che “le misure del governo per affrontare la crisi sono inidonee e mancano le somme per sostenere gli anticipi della cassa

integrazione”.

L’impegno della Chiesa. La diocesi di Torino, il cui territorio è falcidiato da chiusure di aziende, licenziamenti, migliaia di

procedure di mobilità e cassa integrazione, si sta muovendo per alleviare la difficilissima situazione. Nel messaggio per la

Quaresima 2009, intitolato significativamente “La solidarietà e una carezza di Dio”, l’arcivescovo card. Severino Poletto ha

lanciato due proposte “per dare un segno della grandezza di cuore della Chiesa torinese”. Si tratta di una colletta a livello di

Unità pastorali (raggruppamenti di quattro o cinque parrocchie che cooperano per un migliore servizio verso il territorio) che

si è realizzata nel periodo quaresimale “per costituire un fondo di sostegno alle famiglie in difficoltà”; e di una raccolta fondi

a livello diocesano che si è tenuta nella giornata del 26 aprile (Giornata della solidarietà, per la Chiesa piemontese) al fine di

“sostenere in modo attivo il reinserimento lavorativo di quanti sono colpiti dalla crisi, attraverso interventi di formazione e

creazione di nuove attività d’impresa”.

Emergenza e progettualità. “Le due iniziative – spiega Pierluigi Dovis, direttore della Caritas diocesana torinese – hanno

risposto a esigenze differenti. La prima è voluta essere un aiuto concreto e immediato alle famiglie con interventi selezionati

e particolari”. Anche su segnalazione dei casi che i 91 centri d’ascolto diocesani intercettano con sempre maggior frequenza:

“Si è passati – sottolinea Dovis - da 40 mila interventi all’anno, ai quasi 50 mila contatti degli ultimi mesi, con percentuali

medie di incremento del 20-25% delle richieste di aiuto”. L’intervento diocesano (che prevede un potenziamento delle attività

già avviate da anni in diocesi) “si svilupperà – precisa Dovis - su ambiti non più assistenzialistici, ma di promozione sociale:

tra l’altro, i fondi raccolti dalla diocesi serviranno per la concessione di microcredito, la consulenza per il reinserimento

lavorativo, il pagamento di ‘borse lavoro’ presso imprese e cooperative”.

La risposta di Vercelli. Anche l’altra diocesi metropolitana del Piemonte, Vercelli, si muove contro la crisi: “Abbiamo in

programma – dichiara don Eusebio Viretto, direttore dell’ufficio di Pastorale del lavoro – iniziative di sostegno e carità verso

le famiglie che si trovano in situazioni di disagio, che aumentano costantemente nel nostro territorio”. i dati della cassa

integrazione di gennaio dipingono anche qui una realtà critica: quasi triplicate quelle di straordinaria (da 24 mila a 67 mila)

e raddoppiate quelle di ordinaria (da 21 a 42 mila), “mentre – sottolinea ancora don Viretto – 10-12 mila residenti a Vercelli

lavorano ormai tra Milano e Torino, segno di un impoverimento delle strutture produttive del territorio che costringe tanti

piemonte: aumentano le richieste di aiutoa cura di andrea ciaTTaGlia

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vercellesi alla pendolarità”. insieme all’intervento diretto delle diocesi, le associazioni cattoliche provano a rispondere alla

crisi, attraverso interventi e con modalità diverse, ma unite dall’intento di fare comunione con i lavoratori in difficoltà e con

la prospettiva di ripensare un nuovo modello di sviluppo più a misura d’uomo.

Senza rete. “Per il momento non si conoscono ancora nella loro reale portata gli effetti sociali di questa crisi – dice Vittorio

Saraco, responsabile delle politiche del lavoro per le Acli della provincia torinese – ma una cosa è certa: a differenza degli anni

’80, gli enti locali non hanno risorse disponibili sufficienti per assorbire la crisi e fare da rete di salvataggio per le famiglie,

per cui la situazione critica viene scaricata direttamente sui lavoratori”. La posizione delle Acli è chiara: “Rilanciare un’idea

di welfare centrato sul lavoro in cui fondi pubblici e privati (per esempio quelli messi a disposizione dalle diocesi) sostengano

forme di lavoro sociale di qualità, di riqualificazione dei disoccupati oppure la creazione di piccole imprese in campi legati allo

sviluppo locale”.

La famiglia al centro. Dello stesso avviso Luigi Lombardi, presidente del Forum delle Famiglie del Piemonte: “A pagare questa

crisi, generata dalla bieca speculazione del ‘fare i soldi con i soldi’ e non con il lavoro, saranno in modo più pesante le famiglie

con figli”. Il difficile momento economico-produttivo si inserisce, precisa Lombardi “come fattore aggravante di un contesto di

insicurezza diffusa, nel quale molto difficilmente i giovani che oggi iniziano a lavorare potranno fare un salto di qualità rispetto

ai loro genitori”. Eppure, intervenire si può. A partire dalla riscrittura delle regole del gioco: “Da due anni – osserva Lombardi

– abbiamo depositato in Regione una proposta di legge sulla famiglia, che, tra l’altro, prevede la revisione dei carichi fiscali per

le famiglie. Perché – si chiede Lombardi - l’iter di approvazione di questa legge procede a rilento? Sostenere le famiglie oggi

non significa anche aiutare l’economia nel suo complesso?”.

piemonte

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Undici bandi, 2 regolamenti, 5 progetti per le donne, un accordo con le banche. Sono gli interventi della Regione Puglia per la

“manovra anticiclica”. Bandi e regolamenti – quasi tutti pubblicati – riguardano, rispettivamente: contratti di programma (€

130 mln); programmi integrati di agevolazione (€ 88 mln); aiuti alla ricerca (€ 28 mln); sostegno alla internazionalizzazione

per i settori agroalimentare, turistico-alberghiero e manifatturiero (€ 9 mln); contrasto all’usura (€ 770 mila); aiuti a micro e

piccole imprese (€ 100 mln); infrastrutture di supporto per gli insediamenti produttivi (€ 60 mln); contributi per cooperative di

garanzia e consorzi fidi a favore di piccole e medie imprese socie (€ 50 mln), che consegue al primo dei due regolamenti varati,

quello “De Minimis”. il secondo riguarda lo “Start up” per le microimprese realizzate da soggetti svantaggiati; il relativo bando

ha stanziato € 43 mln (tutte le informazioni su www.sistema.puglia.it). Presentati, inoltre, 5 progetti per le donne finanziati

dal Por (Programma operativo regionale) 2007/2013: “Formazione e assunzioni”, “Qualificazione”, “Asili e Trasporti”, “Accesso

al lavoro” e “Rientro al lavoro”, per 51 milioni di euro. Firmato, infine, un protocollo con 3 Banche popolari e 28 Banche di

credito cooperativo per la concessione di più prestiti, in meno tempo e a minori costi sia alle imprese che alle persone. Secondo

l’istat l’export pugliese nel 2008 ha segnato + 2,1% rispetto al 2007; Svimez prevede – 1% nel 2009. il calo dell’occupazione si

prevede dello 0,6 %.

Opportunità e ritardi. “Una bella opportunità, anche se non esaustiva”. Così don Nicola Macculi, incaricato regionale per

la pastorale sociale e del lavoro, commenta le iniziative promosse dalla Regione. “Si tratta di una boccata di ossigeno per

alcune categorie. Penso all’avviso pubblico per il contrasto all’usura”. Si ammette che c’è una difficoltà per il credito e “che

le persone si rivolgono agli usurai”; anche se il denaro destinato “non è molto, l’iniziativa è interessante”. Macculi, inoltre,

definisce “importante”, l’avviso pubblico a favore di cooperative di garanzia e consorzi fidi per il credito di piccole e medie

imprese, che è dotato di “misure economiche consistenti”. Le iniziative per le donne sono un “asse significativo” e costituiscono

“punti di riferimento”. “Tante donne – continua - in Puglia sono precarie o non lavorano, oppure hanno figli minori o disabili”;

perciò “i 51 milioni di euro destinati sono una buona cifra” e “danno tranquillità anche all’interno della famiglia”. Nelle misure

regionali non ci sono “interventi per le persone, ma sono state privilegiate realtà diverse”, come le imprese. Per le famiglie

“ci sarà qualche beneficio, ma sarà derivato”. Sul piano degli investimenti per le infrastrutture “gli enti locali aspettano

ancora che vengano destinate le risorse del Piano operativo regionale per l’edilizia scolastica e socio sanitaria”. i Comuni sono,

inoltre, “in difficoltà perché per le 10 Aree vaste (aree geografiche in cui applicare il Piano strategico, ndr), che dovevano

chiudersi prima entro il 2008 e poi entro lo scorso gennaio, occorrono le progettazioni esecutive”. e’ un ritardo che non giova

perché “la progettazione continua fa arenare le possibilità”. “Un’altra sveglia riguarda i piani di zona dei servizi socio sanitari.

i Comuni avevano trovato un riferimento nella legge regionale 19; tuttavia, alcuni hanno fatto passi in avanti, altri, invece,

sono imballati. A furia di controllare, programmare e riprogrammare, ci si perde”, sottolinea. La “tanto sbandierata realtà”

della strada Maglie-Leuca, inoltre, “ha i finanziamenti stanziati già dal 2002 e ci auguriamo che venga stanata”. “Aspettiamo il

programma per il tessile-abbigliamento-calzaturiero a beneficio soprattutto del sud Salento. Il Governo e la Regione dovevano

contribuire con 20 milioni ciascuno ma non si è visto nulla e parecchie aziende attendono”. Ci sono “situazioni di seria difficoltà”

– sottolinea – come ha recentemente segnalato l’istat, soprattutto al Sud; in Puglia ci sono gli esempi della “cassa integrazione

all’Ilva di Taranto” e la condizione del “comparto del salotto nel Barese”. “Dal punto di vista ecclesiale, stiamo registrando un

aumento delle richieste di viveri presso le sedi Caritas in tutta la regione”. Le iniziative del “Prestito della speranza” lanciata

dalla Cei lo scorso maggio e quella del “Fondo Famiglia-Lavoro” della diocesi di Milano “hanno suscitato iniziative diocesane”

in cui il denaro è utilizzato come volano.

Né positivi né negativi. “i provvedimenti regionali sono interessanti”, esordisce Gianluca Budano, presidente regionale delle

Acli. “C’è una presa di coscienza della Regione rispetto ad alcune questioni cruciali”. Ci sono, tuttavia, dei ritardi “sulla

puglia: puntare ai valoria cura di anTonio rubino

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programmazione dei fondi strutturali, che possono rappresentare una risposta strutturata alla crisi”, creando le condizioni

perché la crisi, almeno a livello regionale, “non si verifichi più”. Ad oggi, infatti, “si utilizzano dei residui dei Por 2006. Poca

cosa è stata fatta per il nuovo Por, ad eccezione della formazione di eccellenza, in enorme ritardo rispetto a quella di base,

di frontiera a servizio delle fasce di popolazione in difficoltà, su cui le Acli con Enaip rappresentano il soggetto più importante

in Puglia”. Perciò, sottolinea, “il giudizio non è né positivo né negativo, ma di attesa e speranza”. Per prima cosa perché “nel

settore della formazione la Regione deve essere più veloce nel mettere a bando le risorse; secondo, mancano provvedimenti

per i singoli cittadini”, avendo scelto “la via degli interventi indiretti”.

Quali valori? La Regione, per Budano, “deve dichiarare entro quale cornice valoriale si muove. Mancano, per esempio,

interventi diretti per le famiglie”. Questi interventi significherebbero “una scelta politica forte” e “investirebbero sulla cellula

fondamentale della società”. “in tempo di crisi è necessario valorizzare e riscoprire il rapporto con i cittadini. Le attuali misure

sono interessanti e efficaci, ma per addetti ai lavori, come enti di formazione - si pensi alla riqualificazione del personale - e

imprese”, evidenzia. La Regione ha affrontato il problema della crisi, dice Budano. “Va dato atto all’assessore regionale al

lavoro Barbieri di aver previsto in tempi non di crisi una cassa integrazione regionale”. Anche se c’è la volontà, “mancano

interventi diretti a beneficio del cittadino per il contrasto alla povertà, che non si potrà mai realizzare”, se non si coinvolgono,

nell’ottica della sussidiarietà orizzontale, “i soggetti che per sensibilità e fede religiosa affrontano quotidianamente queste

questioni”. “L’iniziativa forte che ci aspettiamo è che il governo regionale convochi questi organismi sul territorio per scoprire

la reale situazione della nostra Regione”. A servizio del territorio le Acli pugliesi hanno creato i laboratori permanenti per

il bene comune, “all’interno di un protocollo d’intesa firmato lo scorso 15 maggio da Pdl, Pd e Udc, per ricercare soluzioni

dal basso al servizio della gente che la politica nelle istituzioni non riesce a concordare”. Le Acli, inoltre, lanceranno la

proposta di far eleggere i difensori civici da organizzazioni e associazioni e “non più dai Consigli comunali, che spesso fanno

di questa importante figura un incarico di sottogoverno”. La crisi, conclude Budano, può essere anche una opportunità. Perciò

occorrerebbe “investire sulle energie rinnovabili”, argomento su cui “la Regione è abbastanza sensibile, anche se dovrebbe

spingere sull’acceleratore”.

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Anche in Sardegna la crisi si fa sentire pesantemente. Rispetto alle recenti misure della Regione Sardegna adottate, le aree di

intervento sono state principalmente le imprese e le famiglie. Sostegno della liquidità per le imprese, attraverso il raddoppio

delle risorse relative ai fondi di rischi dei consorzi, fidi nei vari settori e attraverso l’abbattimento di un punto percentuale

dell’irap, per le imprese che mantengono o incrementano il numero di occupati e taglio della stessa irap del 25% per le

aziende che investono in tecnologia e nell’export. Finanziamento di infrastrutture stradali, opere sul sistema idrico integrato

e interventi per l’edilizia sanitaria. Sostegno al disagio socio-economico, risorse destinate al sostegno delle nascite, un fondo

per “l’infanzia e le nuove generazioni” e un fondo per gli interventi relativi alla “prima casa” con oltre 1000 richieste evase. 6

milioni di euro per il pagamento dell’affitto alle categorie più deboli. Previsione di 700 assunzioni nel polo nautico di Arbatax

(ogliastra), dopo la riconversione dell’ex cartiera. grazie alla legge regionale n. 6/2008 – legge quadro in materia di consorzi di

bonifica - il costo dell’acqua per usi irrigui è diminuito del 65%. Ci sono poi la legge regionale 30 maggio 2008, n. 8 “Interventi

urgenti a favore dei familiari delle vittime degli incidenti sul lavoro in Sardegna e per la prevenzione degli infortuni sul lavoro”,

la legge regionale 29 ottobre 2008, n. 15, “interventi urgenti conseguenti agli eventi alluvionali e di dissesto idrogeologico del

mese di ottobre 2008”, modificata con la l.r. 16/2008 per il protrarsi delle alluvioni. Nell’ambito del Fondo regionale per la

non autosufficienza, stanziamenti per circa 8 milioni di euro per la realizzazione di piani personalizzati a favore di ultra 65enni

con disabilità gravi. Il 6 marzo il neo presidente della Regione, Ugo Cappellacci, ha presieduto il Tavolo regionale di tutti gli

attori sindacali e imprenditoriali, per avviare formalmente le procedure di attivazione della cassa integrazione in deroga: un

provvedimento che riguarda principalmente le imprese che non possono accedere agli ammortizzatori sociali con gli strumenti

ordinari. La giunta si avvale anche della disponibilità economica (10 milioni di euro) resa disponibile dal governo. Sono inoltre

in corso incontri con imprenditori disposti a rilevare alcune aziende dell’area industriale di Tossilo, vicino Macomer nel centro

nord dell’isola.

Interventi urgenti sulla persona. “non si tratta più di parlare di giunta vecchia e nuova – per don Pietro Borrotzu, delegato

regionale per i problemi sociali e il lavoro-: la consistenza delle risorse messe in campo dalla regione Sardegna nella finanziaria

2007 fu maggiore di quanto non avesse fatto il governo centrale. già questo dato è importante, alcune misure legate alla

non autosufficienza, agli incapienti ci sono state, ma senza riscontri positivi concreti”. Per il delegato “è grave che il mondo

giovanile non riesca a trovare sbocchi, quelli che si formano non hanno modo di spendere il loro sapere all’interno del loro

territorio, quelli che partono non tornano. Quindi bisogna fare un piano del lavoro che consenta a queste persone di inserirsi,

insomma individuare percorsi possibili, l’ambiente, il turismo, settori trainanti”. in più c’è la situazione sociale: “i segnali

sono evidenti e inquietanti – dice don Borrotzu-, con l’aumento dei suicidi che per buona parte sono legati all’impossibilità di

crescita e collocazione nella società. non è un problema legato solo al contingente, come la microcriminalità e le rapine ormai

all’ordine del giorno. Sono segni di malessere. Qualche comunità ecclesiale ha in atto, sull’esempio della diocesi di Milano, di

stanziare fondi per l’emergenza ed il microcredito immediato. Io solleciterò tutte le comunità della Sardegna a fare qualche

cosa in merito, già a oristano si parte”.

Una crisi che viene da lontano. Per Mario Medde, segretario generale Cisl Sardegna, “la crisi economica e sociale in Sardegna

è precedente allo tsunami finanziario che sta colpendo le industrie di tutto il mondo. Già negli anni passati la ricchezza prodotta

in Sardegna registrava una variazione annua di poco sopra lo zero. L’altro parametro riguarda il fenomeno delle povertà: nel

2006-2007 il salto dell’incidenza della povertà delle famiglie è stato pari a 6 punti in percentuale, siamo passati dal 16,9 al

22,9%”. Per Medde “la situazione è difficilissima sia dal punto di vista economico e produttivo sia da quello sociale. Nell’Isola

gli ammortizzatori sociali sono un termometro delle difficoltà dell’industria sarda, nell’ultimo anno è raddoppiato l’utilizzo

delle diverse varietà di cassa integrazione”.

sardegna: necessarie azioni concretea cura di MassiMo lavena

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Una azione di solidarietà. “Lo sciopero generale del Sulcis iglesiente è stato una manifestazione sentita, partecipata, ha

interessato tutti i centri della Provincia – dice don Roberto Sciolla, delegato regionale Caritas-: ho percepito che c’è una

generale incertezza, paventiamo cose brutte, non sappiamo verso dove andiamo. Perché la situazione è questa: noi vediamo gli

effetti della crisi nelle famiglie, nelle persone, perché abbiamo una rete di centri d’ascolto in tutte le diocesi. Vediamo crescere

un grande disagio perché le povertà economiche si ripercuotono nella serenità delle persone, sono un fattore dirompente della

stabilità dei nuclei familiari, tra coniugi, tra figli, tra genitori, con separazioni di necessità per lavoro. Stiamo conoscendo di

nuovo il dramma dell’emigrazione giovanile, ma anche adulta quando a perdere il lavoro sono persone dai quaranta anni in

su. Ci sono dei giorni nei quali, arrivato in ufficio presso il centro d’ascolto di Iglesias, quasi non posso entrare per la gente

presente che chiede aiuto”. Secondo don Sciolla “la nostra azione, come Chiesa sarda, come Caritas, deve rendere consapevoli

le persone, i battezzati per affrontare insieme il problema: in questa crisi dobbiamo dare strumenti, prima di tutto ai centri

d’ascolto, poi alle parrocchie, facendo conoscere ciò che a livello nazionale le politiche prevedono, rimborsi, aiuti per

l’energia, bonus famiglia, le misure regionali di contrasto alle povertà estreme, lo stimolo agli enti locali per evitare lungaggini

per rimborsi di studio che non arrivano. Sollecitiamo i bilanci di solidarietà delle chiese, delle diocesi, delle famiglie che si

confrontano con la povertà altrui invitandole a rinunciare ad uno stile di vita legato al superfluo per destinare parte dei loro

guadagni a chi è povero”.

sardegna

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“Aumentare la produttività del tessuto produttivo siciliano attraverso un migliore accesso al credito, una crescita dimensionale

delle imprese esistenti, un rafforzamento delle agglomerazioni produttive che presentano un maggiore grado di dinamicità ed

una migliore capacità di penetrazione nei mercati extra-regionali”. Sono questi gli obiettivi attuativi di cui si parla nella bozza

tecnico-amministrativa del Documento unitario di programmazione e Programma attuativo regionale FAS 2007-201� predisposto

dalla Regione Sicilia per fronteggiare l’attuale crisi economica. Il Documento di programmazione economico-finanziaria per gli

anni 2009-201�, in concreto, pone tra gli obiettivi del programma di governo la promozione e la sperimentazione nel quadro

delle politiche di fiscalità compensativa di misure regionali di credito d’imposta, anche in sinergia con il ciclo programmatorio

2007-2013; nell’ambito delle politiche del credito, poi, promuove un’iniziativa finalizzata alla realizzazione di operazioni di

microcredito. Si è ritenuto opportuno avviare le procedure affinché possano essere finanziate mediante il ricorso ai Fondi

strutturali della Programmazione 2007-201� e al Fondo aree sottoutilizzate, una misura di agevolazione del credito di imposta

per nuovi investimenti e per la crescita dimensionale delle imprese, ed una iniziativa relativa all’attivazione di operazioni di

microcredito.

Con tanta pazienza. Per mons. Sergio Librizzi, direttore dell'Ufficio regionale per la Carità della Conferenza episcopale

siciliana (Cesi), "la crisi finanziaria prima e quella economica in atto hanno aggravato la situazione del Sud in generale e della

Sicilia: nelle famiglie è sempre più forte l'angoscia per il futuro e soprattutto per la mancanza di prospettive per i figli - dice il

sacerdote -; il problema è ora quello della ricaduta della crisi finanziaria sull’economia reale, cioè sui settori della produzione,

con preoccupante calo della domanda, degli ordini, del fatturato, perdita di posti di lavoro". E' evidente "l’impoverimento

progressivo dei ceti medi e degli strati a più basso reddito della popolazione - avverte il direttore dell'Ufficio Carità della Cesi

- anche se gli effetti della crisi sull'economia non sono tutte della medesima gravità". Mons. Librizzi sottolinea che "qualcosa

adesso si sta facendo, ma se ne dovessimo dare una valutazione a livello di effettiva attuazione dei recenti provvedimenti

anticrisi, dovremmo parlare di accesso difficile e complicato e di procedure farraginose. E per conoscere l'efficacia delle stesse

si dovrà aspettare qualche tempo".

Una direzione da invertire. "In questo momento di crisi è necessaria l'assunzione di responsabilità da parte dei lavoratori,

dei cittadini e delle famiglie. occorre cambiare direzione, trovare insieme nuove strade che siano poi seguite da tutti,

coralmente". Così dice Santino Scirè, presidente di Acli Sicilia, che alla crisi economica e sociale ha dedicato gli stati generali

dell'associazione. "Sono necessarie, ma purtroppo mancano nell'isola, occasioni per favorire l'incontro e il confronto con le

realtà del sindacato, delle istituzioni, del terzo settore e di tutto il mondo politico. incontro e confronto che non si limiti

soltanto alle parole - aggiunge Scirè - ma producano proposte precise. L'obiettivo è ragionare sul presente e sul futuro e

lavorare per il bene comune, ma farlo anche a nome di quella 'società dei più deboli' che per ora non ha voce". In Sicilia la crisi

non è solo economica, ma anche sociale, per questo "occorre aprire vie nuove, cambiare rotta nei comportamenti di ciascuno,

anche a costo di rimetterci tutti, socialmente e politicamente. Chiediamo alla politica di abbandonare le loro zone di comodo

- dice il presidente delle Acli Sicilia - occorre un provvedimento serio che non solo affronti la difficoltà del momento ma che

sappia creare un sistema Sicilia".

I sussurri della moltitudine. "Se è vero che si sta provando a studiare pacchetti anticrisi, è altrettanto vero che non c'è nessuno

che interloquisce con la Regione rappresentando la società di mezzo, che sappia dar voce ai sussurri della moltitudine. Ai tavoli

con governo regionale, imprese e sindacati, chi rappresenta le famiglie? ecco allora - dice Santino Scirè - che la comunità

deve diventare centro degli interessi, considerando i sentimenti. guardare a queste necessità del contesto, senza pregiudizi,

contrasti parlamentari. Ecco come la crisi può diventare opportunità, per ridefinire un modello economico che non funziona,

sicilia: trovare nuove stradea cura di m.chiArA iPPolito

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così come non funziona l'organizzazione sociale. Per rovesciare la clessidra, ridefinire nuove mete, ma sempre rimettendo

l'uomo al centro con il suo capitale umano". Per il presidente delle Acli Sicilia "la politica ha un ruolo strategico perché può

scrivere nuove mappe dello sviluppo dell'isola partendo da sostenibilità, equità e solidarietà. non possiamo più guardare solo al

pil, o pensare a quante imprese, a quante cose, a quanti progetti, ma ragionare sulla qualità dei ciò che si fa con veri e propri

tavoli sulla qualità dello sviluppo che coinvolgano il 3° e 4° settore".

Competenza e ottimismo. In Sicilia anche i vescovi hanno rivolto un "vibrante appello"ai politici perché, "superando interessi e

dinamiche di parte, uniscano i loro sforzi per rispondere ai bisogni della popolazione e aprire orizzonti di speranza per il futuro".

Un forte l’invito alle istituzioni ad "investire maggiori risorse economiche a vantaggio delle fasce più deboli della società,

alle famiglie oggi sempre più povere, e l’esortazione agli amministratori pubblici a mobilitarsi con particolari programmi di

sviluppo”. Per mons. Michele Pennisi, vescovo di Piazza Armerina e membro del Comitato scientifico delle Settimane sociali dei

cattolici, "la crisi attuale va affrontata con competenza, ma anche con una grande consapevolezza etica formata dal Vangelo.

occorre una denuncia ragionata degli errori non con grandi moralismi, ma con ragioni concrete comprensibili nel mondo

dell’economia di oggi. e' necessario mostrare le strade per uscire dalla crisi, e farlo nel modo che la Chiesa ci insegna: del resto

come cristiani siamo chiamati non ad essere ottimisti a tutti costi, ma certamente ed inesorabilmente uomini di speranza". Per

mons. Pennisi "la crisi deve costituire una sfida per ridefinire un nuovo progetto di sviluppo che sostituisca agli ‘spiriti animali’

che rischiano di trasformare la società in una giungla dove domina la legge del più forte, gli ‘spiriti umanitari’, dove lo sviluppo

si costruisce a partire dagli ultimi". La crisi "è stata provocata - dice il vescovo - perché si è preferito basare l'economia sulla

sabbia di una finanza drogata piuttosto che sulla roccia di una economia basata su principi etici". Il prelato sottolinea anche

la necessità di investire sulla solidarietà "che paga anche in termini concreti. Si tratta di un progetto coraggioso e complesso,

lento, ma fattibile. La finanza - spiega - potrebbe così recuperare il suo vero senso".

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Una task force anticrisi e tre provvedimenti. È questa la strategia della Regione per contrastare gli effetti della crisi economica

e finanziaria che sta investendo anche la Toscana. La task force si occupa di monitorare costantemente l’evolversi della

situazione economica toscana, di gestire e coordinare le relazioni con gli attori istituzionali, economici e sociali interessati e di

elaborare programmi e azioni di intervento. È Andrea Des Dorides – già direttore della Croce Rossa internazionale - a coordinare

il lavoro della struttura di cui fanno parte il presidente Claudio Martini e alcuni assessori.

I provvedimenti. Per quanto riguarda i provvedimenti il primo serve per favorire l’accesso al credito: un fondo da 48 milioni

in grado di garantire finanziamenti degli istituti di credito per almeno 480 milioni. In particolare 15 milioni di euro vanno a

sostegno della liquidità, mentre gli altri �� milioni sono destinati per i nuovi investimenti. non solo. Assieme alle garanzie,

gratuite, la Regione è riuscita a contenere anche i tassi che saranno praticati dalle banche. A dicembre ha sottoscritto infatti

un protocollo d’intesa con gli istituti bancari che fissa gli spread massimi, ovvero i margini discrezionali che si sommano al tasso

Euribor o Eurirs a seconda che si tratti di prestiti a tasso fisso o variabile. Sul suo rispetto vigilerà un osservatorio regionale.

L’accordo è stato firmato da 22 istituti che hanno sportelli in Toscana, oltre alla Federazione delle Banche di credito cooperativo

che comprende a sua volta altre quaranta banche. il secondo intervento è rivolto al potenziamento degli ammortizzatori sociali

con uno stanziamento di 5 milioni già approvati dalla giunta. infatti la crisi non riguarda solo le aziende e coinvolge, com’è

evidente, anche i bilanci delle famiglie. in maniera particolare quelle di chi ha perso il posto di lavoro. Se l’impresa chiude o

licenzia, il lavoratore per qualche mese può contare sulla cassa integrazione (Cig): tre mesi di sussidio quella ordinaria, fino

a �6 mesi in cinque anni quella straordinaria. Ma non tutti possono usufruirne: fra questi i dipendenti di aziende con meno di

16 dipendenti, che in Toscana sono tanti, e soprattutto precari e atipici. La stima è che possano essere almeno 2 o 3 mila i

lavoratori privi di ammortizzatori sociali che rimarranno senza impiego da qui a dicembre. Si tratta di un provvedimento che

prevede un contributo una tantum di 1650 euro per i lavoratori che hanno perso il posto di lavoro (dal almeno � mesi) e non

possono contare sugli ammortizzatori sociali, e un ulteriore contributo, sempre di 1650 euro, per chi, rimasto senza lavoro o in

cassa integrazione, ha un mutuo sulla prima casa da pagare. il terzo intervento si è concentrato sull’accelerazione della spesa

con la pubblicazione di tutti i bandi per accedere ai finanziamenti comunitari che ammontano da un totale di oltre 100 milioni

di euro

Fare di più. Per il segretario regionale della Cisl Maurizio Petriccioli, “occorre fare di più sul credito: al di là degli annunci

della giunta regionale, non si è concretizzata una iniziativa vera, condivisa dalle banche, a sostegno delle imprese e dei

cittadini”. “La Regione – continua – può e deve spingere il sistema del credito ad una politica in questa direzione, intervenendo

affinché siano sospesi i mutui per un anno a chi ha perso il lavoro e vede minacciata la propria abitazione. Anche gli enti locali

devono impegnarsi, responsabilmente, a non aumentare il peso delle tariffe dei servizi pubblici, quali acqua, trasporti, raccolta

dei rifiuti, che incidono fortemente sui redditi da pensione e su quelli delle famiglie. Queste sono alcune delle azioni che

possono essere concordate per affrontare l’emergenza che ci sta di fronte. Dobbiamo però avere la capacità di guardare avanti,

programmare le risorse che possono aiutare la ripresa economica della nostra regione”. non solo. “in questo senso – sottolinea

Petriccioli – i 640 milioni di euro da fondi europei che la Regione mette a bando per l’innovazione, il miglioramento della nostra

struttura imprenditoriale, l’accorpamento delle imprese, in una parola per ‘la via alta dello sviluppo’, rappresentano uno

shock positivo sul sistema delle imprese. Per uscire dalla crisi più forti, però, queste risorse devono essere erogate con criteri

selettivi, al fine di premiare le imprese che condividono una responsabilità etica e sociale verso le comunità e il territorio

nel quale insiste la loro attività, che propongano un lavoro buono e sicuro, evitando di disperdere gli aiuti economici in una

erogazione a pioggia che risulterebbe sterile”.

toscana: agire sul creditoa cura di siMone PiTossi

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Aiutare la famiglia. “Ben vengano questi provvedimenti. La famiglia – spiegano i responsabili della Caritas diocesana di Arezzo

– è la cellula su cui si sta facendo sentire maggiormente il peso della crisi. A dimostrazione di ciò il fatto che le iniziative ad essa

dedicate, come i centri di ascolto, stanno registrando richieste record. Ci sono poi le domande d’aiuto nascoste per pudore,

e oggi provenienti da soggetti nuovi, a cui occorre provvedere con disponibilità ulteriori”. “La crisi finanziaria ed economica

che si sta propagando ovunque nel mondo non ci può lasciare indifferenti – si legge in un documento del Consiglio pastorale di

Pitigliano –. Come cittadini e come cristiani dobbiamo realisticamente riflettere e cercare di porre in atto tutti gli sforzi di cui

ci troviamo capaci. Senza inutili illusioni, ma anche senza comode rinunce”.

Alcuni dati. Secondo una ricerca della Cgil Toscana, sono 791 le aziende in crisi, che danno lavoro a circa 39.500 toscani. I

settori più colpiti sono quello tessile e dell’abbigliamento, il metalmeccanico e il settore chimico-farmaceutico. Lo conferma

anche l’aumento della cassa integrazione ordinaria, raddoppiata in gennaio rispetto all’anno precedente (785.�26 ore contro

le 321.252 del gennaio 2008). Nella provincia fiorentina, tutta una miriade di piccole aziende di pelletteria, moda e calzature,

hanno mandato a casa i loro lavoratori, ma anche a Prato è grave la crisi del tessile con 4.200 operai sospesi dal lavoro o licenziati

e sei aziende di media grandezza chiuse. A Livorno ci sono 5.475 operai in cassa integrazione nel settore metalmeccanico, a

Massa 909 dipendenti si sono trovati senza un lavoro, tra cui i �45 della eaton che ha chiuso i battenti. in totale, le attività

cessate in Toscana alla fine del 2008 sono 49, dieci solo nella provincia di Pistoia. La crisi morde nelle province di Lucca e Arezzo

soprattutto nel settore chimico, rispettivamente �44 e 50� dipendenti in cassa integrazione o in mobilità, di cui 250 operai

sospesi dal lavoro solo alla Polynt di San giovanni Valdarno. il progressivo aggravarsi della crisi economica pesa sulle imprese

toscane, con il notevole aumento dei fallimenti, 854 nel 2008 contro i 477 del 2007, con una crescita percentuale del 79%,

secondo i dati diffusi dalle Camere di commercio.

toscana

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Come affronta il Trentino Alto Adige la crisi? Vediamo le risposte delle due Province autonome.

A Trento. Una manovra anticrisi da 850 milioni di euro, pari al 5% del Pil della Provincia autonoma di Trento. Questa la ricetta

proposta dal Trentino per il 2009 nero. Sono quattro i filoni a cui questa manovra finanziaria si ispira: il welfare, cioè il sostegno

al reddito dei lavoratori e delle famiglie che sono a rischio impoverimento (92 milioni di euro messi in campo assieme ad una

serie di misure la più innovativa delle quali è il reddito di cittadinanza sperimentato come prevenzione al degrado sociale); il

sostegno alle imprese (142 milioni di euro ); l’efficienza e la competitiva del sistema territoriale (80 milioni di euro che vogliono

accelerare investimenti, ad esempio sulle reti tecnologiche e sulla gestione energetica); il riorientamento di 480 milioni di euro

che dovranno insistere su tipologie di interventi che più di altri hanno incidenza sul PiL locale.

Fuori dalle soglie di povertà. Anche per questo, nelle scorse settimane il consiglio provinciale di Trento ha approvato il disegno

di legge 12 relativo alle norme di semplificazione e anticongiunturali proposte dalla Giunta con la finanziaria di assestamento

per il 2009. e’ stato introdotto lo strumento delle deliberazioni della giunta provinciale al posto dei regolamenti, considerati

troppo rigidi nel caso delle politiche sociali rispetto alla tempestività degli interventi imposta dalla crisi, ed eccessivamente

numerosi per la riforma della scuola che risale al 2006 e ne prevede �5, solo 15 dei quali sono stati adottati. Ma come si

declinano nel concreto questi provvedimenti? 14.�00 lavoratori precari che in qualche modo perderanno il lavoro si vedranno

assegnati dei sussidi che potranno variare tra i 200 e i 600 euro. “e’ positivo – commenta Arrigo Dalfovo, presidente delle Acli

trentine – perché significa impegnarsi concretamente a portare la gente fuori dalle soglie di povertà. Di fatto la Provincia in

questo modo garantisce il 50% del reddito minimo di chi aveva un lavoro e ora non lo ha più”. In Trentino però non ci sono solo

sussidi. nel pacchetto anticrisi sono previsti, inoltre, la costituzione dell’Agenzia Unica dei servizi, o e l’utilizzo intensivo

e strategico delle tecnologie digitali, ovviamente con l’obiettivo dello sviluppo e del rilancio dell’economia. “non vorremmo

soltanto guardare alla situazione di emergenza – spiega Dalfovo - ma anche a quello che sarà lo scenario dopo il “terremoto

economico”. Come ne usciremo? gli interventi devono essere strutturali e non in una logica di toccata e fuga dunque. in questo

anche come Acli stiamo cercando di fare la nostra parte”.

A Bolzano. Punta tutto sulla formazione invece la Provincia di Bolzano. Con un investimento di 1� milioni di euro intende

infatti finanziare, attraverso le azioni formative del nuovo bando del Fondo sociale europeo 2009-2010, un pacchetto di misure

anticrisi a favore di lavoratori e aziende. Le azioni formative sono prevalentemente concentrate su due fronti: adattabilità

(6,7 milioni €) e occupabilità (3,6 milioni) del programma operativo provinciale e sono rivolte ai lavoratori colpiti dalla crisi Il

bando prevede infatti di dare priorità a quei progetti di formazione, per imprese e settori che presentano segnali di crisi in Alto

Adige, rivolti alla riqualificazione e all’innalzamento delle competenze di lavoratori e degli imprenditori. “Il nostro territorio è

a rischio perché ci sono soprattutto aziende che gravitano nel settore dell’auto - dice il direttore della Caritas sezione tedesca

Heiner Schweigkofler – per ora la percentuale di perdita del posto di lavoro nella nostra provincia è bassa, sotto il �%. Ma che

cosa succederebbe se anche solo una di queste aziende, alcune delle quali stanno già lavorando con l’orario ridotto, chiudesse

o iniziasse a mettere in atto la cassa integrazione?”.

Spinta all’innovazione. Per questo, dunque, vengono favoriti i progetti formativi in imprese coinvolte in processi di

riorganizzazione della filiera produttiva, della struttura aziendale, di innovazione tecnologica, di riconversione per il risparmio

energetico, e in progetti di ricerca e sviluppo. obiettivo: dare una spinta all’innovazione. e per innovare occorre non lasciare

nessuno fuori dal mercato: Bolzano considera prioritari gli interventi formativi rivolti a persone over 45 (in particolare donne)

trentino alto adige: le risposte nelle due province

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e i progetti rivolti ai lavoratori con contratti di lavoro precari, atipici o flessibili (part-time, stagionali, interinali, a progetto).

E poi ci sono gli ammortizzatori sociali anche per chi non sono ancora previsti: a fine febbraio sono stati stanziati infatti 500

mila euro a favore dei lavoratori privi di cassa integrazione. “ Quello che noi percepiamo dal nostro osservatorio – continua

Schweigkofler – è che le persone che hanno sempre meno soldi manifestano una difficoltà nella gestione. Vuol dire che, anche

se si ha meno disponibilità economica, si fanno magari le stesse spese, si comprano le stesse cose, però ci si indebita. In Caritas

per questo abbiamo istituito un servizio apposito di consulenza di queste situazioni”. Tra le altre misure di sostegno alla crisi,

Bolzano include anche l’anticipazione di alcune opere pubbliche: per questo, sono stati stanziati 900 milioni di euro nel piano

straordinario. i lavori sono stati frazionati tra più imprese, ma è anche prevista la velocizzazione della liquidazione delle

spettanze, l’allungamento del fondo di rotazione per risanamenti aziendali ed un unico consorzio di garanzia fidi.

trentino alto adige

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“Lavoro di squadra” è il motto che si sono date le istituzioni della Regione Umbria per fronteggiare l’attuale crisi economico-

finanziaria. Anche nella piccola terra di grandi santi si è affacciata la crisi, particolarmente nella fascia appenninica, nello

spoletino, nell’alta valle del Tevere, nella zona di Gualdo Tadino e Nocera Umbra, nel ternano. Attualmente nella regione ci

sono 10-12 mila lavoratori in cassa integrazione; oltre 5 mila sono i posti di lavoro a rischio e circa 1500 sono stati già persi

negli ultimi tre mesi del 2008. i settori maggiormente colpiti sono: gli elettrodomestici, la meccanica collegata alla produzione

di automobili, la chimica, le costruzioni, il tabacco, la ceramica e i servizi connessi al turismo. Si stimano intorno ai 14.000 i

lavoratori precari che hanno concrete possibilità di non vedersi rinnovati i contratti. La crisi, nel tessuto sociale regionale, è

molto accentuata dalle caratteristiche del sistema produttivo, composto da piccolissime imprese, i cui dipendenti non sono

coperti dalle tutele legislative. inoltre, questo stato di recessione è piombato in Umbria in un momento economico critico:

alcune delle poche grandi imprese presenti, su cui si basa l’economia e l’occupazione di interi comprensori, attraversano un

forte periodo di criticità.

Stasi produttiva. “L’Umbria è arrivata alla vigilia di questa crisi - afferma Giuseppe Croce, docente di politica economica

alla Sapienza, collaboratore della commissione Problemi sociali e lavoro della Conferenza episcopale umbra - dopo un lungo

periodo di stasi della produttività. Nella nostra regione c’è un deficit di innovazione e di dinamismo imprenditoriale. C’è una

discreta presenza di impianti multinazionali, che potrebbero essere esposti direttamente alla crisi globale e che sono poco

legati all’Umbria in termini strategici: forte è il rischio di una contrazione delle loro attività, del declassamento delle strategie,

addirittura di una chiusura o trasferimento. Anche dal punto di vista sociale la realtà umbra manifesta da diversi anni segni

chiari di sofferenza, che la collocano nelle ultime posizioni tra tutte le regioni italiane del centro-nord. La percentuale di

famiglie in povertà e con difficoltà economiche indica una debolezza della nostra regione; forte è il rischio che la crisi porti ad

una contrazione dell’occupazione e del reddito delle famiglie”.

“Imprenditorialmente”. La Regione si è subito mobilitata per far fronte alle difficoltà della gente. Già nella finanziaria

regionale, approvata lo scorso 24 febbraio, sono state adottate alcune misure, come ad esempio la possibilità per i lavoratori

interessati da crisi aziendali o occupazionali, posti in cassa integrazione e mobilità, di usufruire, fino a un massimo di 5000 euro

annui, del beneficio della sospensione del pagamento per il 2009 di tasse, tariffe, quote asili nido, mense e trasporti scolastici,

servizi idrici integrati, gas per riscaldamento e usi domestici, servizio di igiene ambientale. il gruppo giovani imprenditori della

Cna (Confederazione nazionale artigianato) della provincia di Perugia ha dato vita ad un progetto, “imprenditorialmente”, che

offre più chance ai giovani imprenditori, li affianca nelle fasi di start-up, dà una formazione ed un futuro sostenibile per le

PMi (Piccole e Medie imprese). “in una fase di recessione come quella che stiamo vivendo e che probabilmente avrà il suo clou

in questo 2009, imprenditorialmente – sostiene Simone Nodessi Proietti, presidente dei giovani imprenditori della Cna - può

rappresentare una sferzata di ottimismo, coraggio e volontà di reazione”.

Dura prova. “La crisi sta mettendo a dura prova l’Umbria”. A parlare è Umbro Bernardini, presidente della Confindustria

regionale. “nei primi due mesi del 2009 – dice - il ricorso alla cassa integrazione è aumentato del 467%. nel solo mese di

febbraio 2009, con paragone allo stesso mese del 2008, è salita del 700%. La situazione più grave è nella Provincia di Perugia,

dove la cassa integrazione è aumentata, nello stesso periodo di riferimento, del 1000%. Con la Regione abbiamo dato vita

ad un fondo per sostenere le piccole e medie imprese, le quali, prima della crisi, avevano affrontato con determinazione il

mercato. Con i soldi del fondo, in aggiunta a quello di 5 milioni di euro concertato nel tavolo regionale, andiamo a sostenere

gli investimenti già fatti o quelli programmati. Noi mettiamo i soldi attraverso il nostro consorzio fidi, Fidindustria, la Regione

umbria: lavoro di squadraa cura di frAncesco cArlini

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con altre modalità. Come Confindustria contiamo di contribuire con circa 250-300 mila euro; altrettanto farà la Regione, visto

che la partecipazione al capitale è paritaria. Con gli istituti di credito contiamo di arrivare ad un moltiplicatore di �0-��, così

da rendere disponibili finanziamenti fino a 15-20 milioni di euro. Le altre misure adottate dalla Regione vanno nel verso giusto,

ma non sono sufficienti. Dobbiamo sperare che tutto quanto messo in campo funzioni”.

L’intervento della Chiesa. Anche la Chiesa umbra sta facendo la sua parte. Le otto diocesi presenti nella terra dei Santi Benedetto

e Francesco hanno costituito un “Fondo di solidarietà” per aiutare le famiglie con figli o in attesa di prole, monoreddito, con

capofamiglia che abbia perduto il lavoro e non sia sufficientemente coperto da ammortizzatori sociali o non abbia sinora avuto

un lavoro stabile. “La Chiesa umbra - spiega Marcello Rinaldi, delegato della Caritas regionale - intende farsi vicino alla gente,

particolarmente alle famiglie, mediante il pagamento della rata d’affitto, delle utenze primarie e tramite l’acquisto di generi

alimentari e di medicine. Tutto fino ad un massimo di 500 euro mensili per due anni. Un apposito comitato regionale Caritas

gestirà gli interventi, che saranno comunque realizzati di concerto con gli aiuti dello Stato, della Regione e dei Comuni. Con

questo gesto la Chiesa ancora una volta si fa prossima alle necessità delle famiglie umbre: già prima della crisi l’8% di esse si

trovava sotto la soglia di povertà”.

Quale futuro per l’economia umbra? A questa domanda risponde ancora l’economista giuseppe Croce: “il possibile esito della

crisi nella nostra regione è l’accentuazione della fuga dei giovani verso quelle destinazioni dove per primo si manifesteranno i

segnali di ripresa. il problema è: quale posizione occuperà l’Umbria, in innovazione, qualità e ricerca, nel quadro della gerarchia

delle regioni europee e mondiali che uscirà ridisegnato dalla crisi? L’Umbria deve puntare a rafforzare o creare ex novo dei

punti di eccellenza, intorno ai quali ricostruire una nuova identità, più aperta e dinamica, sia nel sistema imprenditoriale,

sia in quello dei servizi e della pubblica amministrazione”. e’ necessario, per Croce, “tagliare consuetudini e connivenze che

considerano le risorse pubbliche disponibili semplicemente un fondo da spartire secondo pesi politici, utile solo per garantire

il galleggiamento del sistema. La ricerca, l’innovazione e l’economia della conoscenza devono diventare il terreno nel quale

promuovere un rinnovamento del mondo delle imprese, del lavoro, dei servizi locali e della pubblica amministrazione”.

umbria

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il 2� gennaio 2009 il Consiglio regionale della Valle d’Aosta ha approvato con voto unanime la legge numero 19, dal titolo

“Misure regionali straordinarie ed urgenti in funzione anti-crisi per il sostegno alle famiglie e alle imprese”. il testo legislativo

che prevede lo stanziamento di 76 milioni di euro introduce una serie di misure per fronteggiare l’eccezionale situazione

di crisi economico-finanziaria e volte a sostenere il potere di acquisto dei redditi, a promuovere lo sviluppo economico e a

rilanciare la competitività del sistema produttivo regionale. Sono 26 i milioni di euro destinati esclusivamente alle famiglie in

difficoltà e le misure adottate prevedono la sospensione per due semestralità delle rate dei mutui senza aggravio di interessi,

l’esenzione della tassa di raccolta rifiuti e delle tariffe per i servizi pubblici degli enti locali, un bonus di 300 euro per l’acquisto

dei combustibili da riscaldamento, sconti del �0% sull’energia elettrica sia per il 2008 che per il 2009 e interventi assistenziali

per i lavoratori sospesi dall’attività lavorativa. Anche in Valle d’Aosta la crisi inizia a farsi sentire in modo preoccupante,

soffrono in modo particolare le aziende legate al settore auto con una forte contrazione o sospensione degli ordini, si allungano

i termini di pagamento, sono in aumento le fatture non pagate e il ricorso alla cassa integrazione ha avuto un trend di crescita.

C’è il rischio che i piani di investimento vengano rinviati. inoltre, la crisi inizia a farsi sentire in modo preoccupante anche in

tutti gli altri comparti. Si prevede un mercato difficile e la situazione impedisce alle imprese di pianificare l’attività. È quanto

emerge dalla relazione introduttiva alla legge “Misure regionali straordinarie e urgenti in funzione anti-crisi per il sostegno alle

famiglie e alle imprese”. Per affrontare la problematica, prima di redigerla, la giunta regionale ha incontrato i rappresentanti

del credito a livello regionale, le parti sociali e gli operatori economici proprio per analizzare le possibili ricadute della

situazione finanziaria internazionale sui settori produttivi e sulle famiglie e per individuare delle strategie per gestire la crisi.

Da quegli incontri sono emerse alcune indicazioni che sono state inserite nella legge 19.

Interventi necessari. Roberto De Vecchi, presidente del Forum delle famiglie commenta: “innanzitutto bisogna sottolineare

che la risposta data dalla Regione è stata tempestiva. La legge regionale prevede benefici da destinare alle famiglie in difficoltà,

quali un buono da 300 euro per pagare il riscaldamento nel 2009 e la possibilità di ottenere l’esenzione dalla tassa sui rifiuti,

sempre per il 2009”. La legge prevede inoltre interventi a favore di lavoratori disoccupati in particolari situazioni: se un

lavoratore rimane senza lavoro e gli mancano al massimo tre anni per andare in pensione, la Regione si impegna a versare

i contributi previdenziali per tale periodo; se il lavoratore aveva aderito a fondi di previdenza integrativa, la Regione può

accantonare importi pre-determinati su una posizione transitoria. “Ma i provvedimenti che trovo particolarmente interessanti

- continua De Vecchi - sono quelli destinati a tutte le famiglie valdostane. gli interventi a favore delle famiglie bisognose sono

assolutamente giusti e necessari, spesso anche per evitare situazioni drammatiche. Ma gli interventi destinati a tutte le famiglie,

senza limiti di reddito, escono dall’ambito assistenziale per diventare un vero e proprio investimento: aiutando la famiglia,

infatti, si aiuta la più piccola delle imprese, la prima agenzia educativa, il più immediato ammortizzatore sociale”. infatti,

tutte le famiglie valdostane potranno beneficiare di uno sconto del 30% sulla componente energia della bolletta elettrica.

inoltre, tutti i valdostani possono sospendere per un anno il pagamento delle rate del mutuo regionale. il presidente del Forum

trova positivo l’approccio alla problematica.

Gestire l’emergenza. A novembre il presidente della Regione, Augusto Rollandin, aveva chiesto un incontro a mons. giuseppe

Anfossi, vescovo di Aosta, per approfondire le situazioni di povertà che il volontariato cattolico gestisce. il vescovo ha voluto

che all’incontro partecipassero anche i rappresentanti della Caritas, delle Acli e del Forum delle associazioni familiari. in

quell’occasione era emersa la complessità delle procedure burocratiche per ottenere le provvidenze previste dalle leggi

regionali, nel corso delle quali sono spesso le stesse assistenti sociali che, dando parere favorevole al contributo, invitano la

Caritas ad anticiparlo. La Regione in seguito rimborsa, ma con molto ritardo. il presidente Rollandin, in proposito, si è detto

favorevole a predisporre una convenzione che possa consentire di creare un fondo cassa presso, ad esempio, la Caritas, la

valle d'aosta: provvedimenti interessantia cura di PAolA fumAGAlli

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quale provvederebbe all’erogazione dei fondi immediatamente, presentando successivamente una dettagliata rendicontazione.

“Questa idea – precisa De Vecchi - non si è ancora concretizzata, ma è positiva l’intenzione, manifestata dal presidente Rollandim

di “valorizzare la prossimità” delle associazioni, cioè la loro caratteristica di essere “prossime” a chi è nella necessità”. il

presidente del Forum conclude: “Considero positiva la gestione dell’emergenza, e non solo in questa occasione. nell’emergenza

la nostra Regione riesce a dare il meglio. Purtroppo la macchina regionale mi sembra troppo calibrata sull’emergenza e sulla

quotidianità: questo ha i suoi vantaggi, ma è anche un grave limite. Sarebbe in effetti necessario che la Regione agisse di più sul

piano della progettualità, perché i problemi strutturali, come quelli del territorio, della casa o dei trasporti, che così tanto si

ripercuotono sulla vita delle famiglie, si risolvono solo nei tempi medio-lunghi. in questo senso, stiamo lavorando, nelle apposite

commissioni dell’assessorato regionale alla sanità, salute e politiche sociali, per arrivare, da parte della struttura regionale nel

suo complesso, alla percezione dell’impatto che ogni provvedimento dell’amministrazione può avere sulla famiglia”.

Riscoprire i legami. Anna Ferrara Corazza, presidente delle Acli e coordinatrice del centro per le famiglie di Aosta, sottolinea

che l’incontro in Regione è stato molto positivo. “Si è discusso tra l’altro – precisa la presidente - sui servizi già esistenti che

meriterebbero di essere potenziati, ad esempio la mensa Caritas avrebbe bisogno di più spazio, ideando anche dei luoghi più

riservati per le famiglie. Personalmente ho fatto presente una povertà che comparirà, che è la povertà di relazione. infatti,

la Valle d’Aosta è una regione ricca, ma dove è difficile tessere i legami, ma lo sarà ancora di più quando non ci sarà questo

benessere diffuso, anche perché in caso di crisi le prime a risentirne sono proprio le famiglie. La gente non è abituata a

chiedere un favore a vicini di casa o ad amici. Quindi secondo me sarebbe utile aiutare la relazione ideando dei luoghi di

socializzazione, o favorendo la realizzazione di “banche del tempo”, dove però oltre allo scambio di favori ci sia la relazione,

come sta avvenendo nel centro per le famiglie di Aosta.

valle d'aosta

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La Regione Veneto ha presentato a metà aprile un pacchetto di iniziative per affrontare la crisi che integrano quelle avviate

dallo Stato e altre già previste in sede di bilancio regionale. obiettivo della Regione è favorire l’accesso al credito per le

imprese come motore per il rilancio dell’economia: si punta cioè a riaprire i canali del credito e allungare i tempi delle

scadenze. Questo dovrebbe essere favorito da una partnership tra enti locali, finanziatori e associazioni di categoria. Il piano

straordinario è basato su un rifinanziamento di € 3.650.000 della legge regionale 19/1980 a favore dei consorzi fidi tra le

Pmi del settore secondario. Si punta poi all’avvio, tramite la finanziaria Veneto Sviluppo, di nuove operazioni di ingegneria

finanziaria (coinvolte la Banca europea degli investimenti e la Cassa depositi e prestiti) che dovrebbero assicurare finanziamenti

agevolati alle Pmi del Veneto per circa 300 milioni di euro. Interventi specifici sono previsti per i settori del commercio e delle

costruzioni. Un tavolo tecnico di monitoraggio del credito è stato attivato per controllare costantemente la situazione e gli

effetti degli interventi.

Sul fronte occupazione, la regione ha previsto di stanziare 120 milioni di euro a sostegno della cassa integrazione in deroga e ha

destinato l’utilizzo di 2�6,� milioni di euro del Por-Fse regionale per politiche attive a sostegno del reddito e della formazione.

L’assessorato al lavoro ha attivato (legge regionale �1/1998) la commissione regionale di concertazione tra le forze sociali

e il comitato di coordinamento istituzionale, composti da parti sociali, regione e province. intanto, a febbraio era già stato

sottoscritto, tra regione e parti sociali, un accordo quadro sulle linee guida per fronteggiare la crisi occupazionale del veneto,

dove si ipotizzano tipologia e durata degli interventi, coerenza e ottimizzazione nell’impiego dei fondi e un maggiore impegno

nelle politiche attive di reimpiego.

nel settore edilizio – per il quale le stime prevedono una riduzione di circa 5mila posti di lavoro – oltre all’approvazione degli

interventi di sostegno previsti dal decreto statale si punta a potenziare l’edilizia pubblica scolastica (70 milioni di euro) e

sportiva (29 milioni), mentre si ipotizza un bando per permettere ai comuni di effettuare opere minori (500 milioni). Anche

il potenziamento delle politiche per la casa è una misura di rilancio, che va da garanzie sui mutui (per famiglie a rischio

pignoramento e per giovani coppie) all’adesione a un fondo immobiliare etico (5,5 milioni). Un altro impegno è il contenimento

delle tariffe dei servizi e il monitoraggio dei prezzi dei prodotti essenziali.

La strada della concertazione. "Di fronte al dilagare della crisi della finanza internazionale e ai suoi devastanti effetti

sull’economia e quindi sull’occupazione, anche in un’area tra le più sviluppate d’europa come lo è la nostra regione, la Cisl

veneta aveva indicato subito la strada della concertazione tra istituzioni e parti sociali come metodo migliore per ottenere

risultati concreti, sia per sostenere le imprese che per tutelare il reddito e le condizioni di vita dei lavoratori e dei settori

sociali più esposti alla crisi”. Lo dichiara Franca Porto, segretaria generale Cisl Veneto, sindacato che, anticipando anche i

provvedimenti del governo nazionale, assieme agli altri ha sottoscritto un accordo dopo l’altro per l’estensione delle protezioni

sociali (i cosiddetti ammortizzatori sociali in deroga) a chi ne era escluso, che in veneto è una parte molto consistente dei

lavoratori vista la diffusione della piccola impresa e della cooperazione. “Questo ci ha permesso di disporre di congrue risorse

per sostenere i costi dei sussidi ad integrazione del reddito, ad oggi, di oltre 14 mila lavoratori sospesi dal lavoro che non

hanno diritto alla Cig - spiega Porto - ma la diga per impedire che la crisi del lavoro porti dalle difficoltà alla miseria lavoratori

e famiglie non è ancora completa. Alcuni ne sono ancora esclusi, per altri va rafforzata. Così come sono necessarie misure di

tutela degli anziani a basso reddito: la social card in Veneto non è arrivata”.

Sostenere la famiglia. Anche molte diocesi del Veneto si sono attivate di recente per fare fronte coniniziative concrete alle

situazioni di disagio che la crisi sta provocando e accentuando. non pare tuttavia esserci un vero raccordo con quanto viene

attuato dall’istituzione regionale, ognuno lavora in chiave propria. “Quello che noi puntiamo a fare – spiega mons. Fabio

veneto: ritorno ai veri valoria cura di emAnuele cenGhiAro

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Longoni, delegato per l’azione sociale del patriarcato di Venezia – è sostenere la famiglia in quanto è anch’essa un soggetto

economico e un ganglio vitale fondamentale per lo sviluppo. Questo in particolare modo nel Veneto, dove l’economia deve

molto alle tradizioni familiari, presenza sussidiaria ma anche motore di tante imprese e aziende”. “il valore imprenditoriale

della regione – prosegue Longoni - è strettamente legato al tessuto familiare, e la sua tenuta dipende anche dalla tenuta di

quest’ultima. Ci sembra che le istituzioni debbano tenerlo più presente”. Un invito che non è solo parole, ma viene seguito

da fatti: “A Venezia abbiamo creato una rete tra imprese e associazioni di categoria per fare emergere ciò che la crisi sta

apportando di nuovo alla nostra società, in modo che uscendo da essa si possa contare anche su diversi punti di forza, ad

esempio un ritorno ai veri valori”.

veneto