Dalla Borsa Immobiliare segnali di ripresa per BIMESTRALE ... · “Il mercato torna a muoversi,...

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primopiano “Il mercato torna a muoversi, servono meno tasse sulla casa” 2015 6 BIMESTRALE DELLE IMPRESE DI COSTRUZIONI EDILI, IMPIANTISTICA E PROGETTAZIONE DI CONFINDUSTRIA VICENZA edito da IPI SRL Società unipersonale Dalla Borsa Immobiliare segnali di ripresa per il mercato della casa architettura Carlo Dal Bianco, l’architetto che ha portato la carta da parati nel mosaico

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architetturaCarlo Dal Bianco, l’architetto che ha portato la carta da parati nel mosaico

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in questo numero

EDITORIALE Buon 2016 00

PRIMOPIANO “Il mercato torna a muoversi, servono meno tasse sulla casa” 00

Borsa Immobiliare: segnali di ripresa per il mercato della casa 00

ARGOMENTIVicenza in Liberty 00

A Marano soluzioni innovative contro il radon (a cominciare dalle scuole) 00

ARCHITETTURA Carlo Dal Bianco, l’architetto che ha portatola carta da parati nel mosaico 00

NOTIZIARIO COSTRUTTORI 00

CANTIERI VICENTINI offre nuove immagini e contenuti marcatamente di “filiera”, ed è rivolto alle imprese vicentine di costruzione edili, di costruzione impianti tecnologici e agli studi di progettazione.

Direttore responsabileStefano Tomasoni

CollaboratoriCarlo CasarottiMaurizio MascarinSimone Sinico

Progetto Grafico e StampaGiovanni Nicola RocaUTVI srl - Vicenza

EditoreIPI Istituto Promozionaleper l’Industria SRLSocietà unipersonalePiazza Castello 3 Vicenza

PubblicitàOEPI Peschiera del Garda 37019Loc. OTTELLA 3/B int. 25Tel. 045 596036

ANNO SESSANTATREESIMO N. 6NOVEMBRE 2015

• 1 numero d 5,50• arretrati d 9,00• abbonamento annuo d 30,00

IVA compresa (su c/c postale n. 16288367 intestato a IPI SRL Società unipersonale Vicenza)

Pubblicità non superiore al 50%Registrazione Tribunale di Vicenzan° 58 del 5/3/1953

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editoriale

Porte interne in legno

“Il 2016 potrebbe rappresentare l’anno di svolta del settore”. Questo l’annuncio dell’ANCE nel consueto Osservatorio congiunturale sull’industria delle costruzioni presentato in questi giorni. Dati alla mano, si tratta di qualcosa di più di un auspicio, dopo la conferma delle misure contenute nella Legge di stabilità che il Governo ha varato. La Legge di stabilità potrà dare continuità ai deboli scenari di ripresa registrati qua e là nel 2015, ancora troppo poco per mettersi alle spalle la crisi più lungadi sempre nel settore. Sul fronte del mercato privato, grazie alla proroga, fino a dicembre 2016, del potenziamento delle agevolazioni fiscali per ristrutturazioni edilizie e interventi di efficientamento energetico degli edifici, l’Ance prevede per il 2016 un ulteriore aumento dell’1,5% degli investimenti in recupero abitativo su base annua. L’introduzione della detrazione Irpef del 50% dell’Iva per l’acquisto di abitazioni in classe energetica A o B potrà mitigare la flessione dei livelli produttivi della nuova edilizia abitativa, rafforzando la ripresa del mercato immobiliare registrata nel 2015.Ma un contributo importante potrà arrivare nel comparto dei lavori pubblici, rispetto ai quali la Legge di Stabilità interviene sui principali elementi economico-finanziari che, negli ultimi anni, hanno ostacolato la realizzazione delle opere pubbliche in Italia. La manovra, infatti, abbina alla cancellazione del Patto di stabilità interno, l’utilizzo della clausola europea per gli investimenti.Con il superamento del Patto di Stabilità interno sarà possibile rilanciare l’attività di investimento degli enti territoriali, favorendo interventi utili al territorio e al benessere dei cittadini, come quelli di manutenzione e messa in sicurezza del territorio. La clausola europea degli investimenti consentirà di attivare una spesa aggiuntiva nel 2016, rispetto al 2015, di almeno 5 miliardi di euro, di cui circa 3,5 miliardi per interventi infrastrutturali.Sulla base di questi elementi si stima che gli investimenti in opere pubbliche nel 2016 aumenteranno di circa 2 miliardi di euro, pari ad una crescita in termini reali del 6% rispetto al 2015.La legge di stabilità per il 2016 sembra finalmente porre le condizioni per spingere la ripresa del settore delle costruzioni e dell’intera economia, segnando un importante cambiamento di approccio.Dare continuità ai segnali di ripresa sulla casa e garantire investimenti nelle opere e infrastrutture pubbliche costituisce un buon punto di partenza per l’anno che viene: buon 2016!

Buon 2016

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“Dopo tanti anni di mercato paralizzato le transazioni immobiliari sono in lieve aumento, confermando un cambio di ritmo e di prospettiva – dice Lorenzo De Facci, presidente del Comitato esecutivo della Borsa Immobiliare -. Qualcosa si muove. Oggi chi deve comperare casa ha di fronte a sé grandi opportunità in quanto si acquistano abitazioni di alta qualità a quotazioni di mercato decisamente convenienti”.

Borsa Immobiliare: segnali di ripresa per il mercato della casa

Andrà ancora più giù o, come sostengono alcuni operatori, siamo prossimi alla ripre-sina? Sull’andamento del mercato immobi-

liare regna l’assoluta incertezza e i punti di vista degli addetti ai lavori possono scostarsi a seconda della personale propensione a vedere le cose con ottimismo o meno. Comunque sia, le rilevazioni statistiche da anni parlano chiaro, con un mercato immobiliare che, da qualsiasi parte lo si prenda, sta correndo in rosso o, se si preferisce, arranca. Succede dap-

pertutto, a Vicenza come nel resto del Veneto e come in tutta Italia. Morale: l’ultimo aggiorna-mento su scala nazionale, relativo al 1° semestre di quest’anno, segnala, rispetto al 2014, un’ulte-riore diminuzione dei prezzi delle abitazioni pari al 3,3% (2.0% per le nuove abitazioni, 3.8% per quelle esistenti). Come dire che, dati alla mano, dal 2010 a oggi il “bene casa” si è declassato mediamente del 14 per cento.“Non c’è dubbio che il mercato immobiliare sia da alcuni anni in forte sofferenza - commenta

Maurizio Mascarin

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l’imprenditore edile Lorenzo De Facci, dal 2013 presidente del Comitato esecutivo della Borsa Immobiliare, l’organismo della Camera di com-mercio di Vicenza che ha il compito di stilare la rilevazione dei valori degli immobili negoziati in ambito provinciale -. Se l’andamento del settore edile è lo specchio dell’economia del nostro paese, il bene casa ne è il riflesso. Intendo dire che se non brilla il settore delle costruzioni, per una serie di fattori sta al palo anche il mercato della compravendita immobiliare. Fatta questa premessa, va detto che dopo sette anni consecutivi di dura crisi, anche in edilizia e nell’immobiliare si intravedono alcuni timidi segnali di ripresa. I dati del secondo tri-mestre 2015 analizzati da VenetoCongiuntura ci parlano finalmente di un cambio di tendenza, di timidi segnali di ripresa del mercato”. - Si apre quindi una finestra di cauto ottimismo. In sintesi cosa ci dicono i numeri? “Che nel primo semestre di quest’anno le com-pravendite nel settore residenziale in provincia di Vicenza sono state 2.293, con un aumento

dell’8.4% rispetto allo stesso periodo del 2014. Si tratta di un tasso di crescita interessante, pur restando lontano dai livelli pre-crisi anche a causa dei prezzi che restano calanti. C’è inoltre da osservare che i mutui per l’acquisto delle abita-zioni da parte delle famiglie hanno fermato la loro caduta e mostrano segnali di ripresa. Per quanto riguarda il settore delle costruzioni restano le opportunità legate alle ristrutturazioni edilizie e al miglioramento energetico degli edifici: in quest’ottica anche il fatturato delle imprese di costruzioni in provincia di Vicenza ha registrato un leggero aumento dello 0,5%”.- Insomma, le statistiche e le rilevazioni dicono che i vicentini hanno ripreso a comprare case. È un primo aggancio alla ripresa?“Diciamo che dopo tanti anni di mercato para-lizzato le transazioni immobiliari sono in lieve aumento, confermando un cambio di ritmo e di prospettiva. Qualcosa si muove. Oggi chi deve comperare casa ha di fronte a sé grandi op-portunità in quanto si acquistano abitazioni di alta qualità a quotazioni di mercato decisamente

“Se l’andamento del settore edile è lo specchio dell’economia del nostro paese, il bene casa ne è il riflesso. Se non brilla il settore delle costruzioni, sta al palo anche il mercato della compravendita immobiliare. Fatta questa premessa, va detto che dopo sette anni consecutivi di crisi, anche in edilizia e nell’immobiliare si intravedono alcuni timidi segnali di ripresa”.

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primopiano

convenienti. Sul mercato locale assistiamo a una gran quantità di offerta sia sul nuovo che sull’usato da ristrutturare, e i prezzi reali a volte sfiorano la svendita”. - I prezzi delle abitazioni nel Vicentino sono destinati ancora a scendere o ritiene si siano stabilizzati? C’è chi osserva che i prezzi delle abitazioni non smetteranno di scendere prima del 2017. Condivide?“Difficile dare una risposta certa, ma ritengo che siamo già sulla parte bassa della curva. Comun-que i prezzi potrebbero calare ancora, in quanto i tempi di ripresa del mercato immobiliare sono storicamente lunghi. Quello della casa non è, come dicono gli esperti, un mercato veloce”.- Lei prima notava che siamo di fronte a un’elevata

offerta di abitazioni in vendita e che questa gran quantità è tra le cause della caduta dei prezzi.“Bisogna fare dei distinguo, in quanto il mercato immobiliare è di per sé complesso. Da un lato ci sono le quotazioni delle case nuove, costruite con le nuove tecniche ad alta efficienza; dall’al-tro gli immobili usati, i cui costi di ristrutturazione condizionano non poco le quotazioni di questa fascia. L’offerta quindi non si presenta omogenea. In certe zone della città, ad esempio, non c’è un’adeguata offerta di abitazioni di qualità rispetto alla domanda; viceversa succede il contrario in alcune zone della provincia. Fuori dal capoluogo ci sono esempi di edilizia residenziale di pregio che non decollano. Come si vede, l’incrocio tra domanda e offerta rimane complesso. Per ripartire in maniera stabile il mercato immobiliare e il set-tore edile hanno bisogno di numeri, non di nicchie di mercato. La scomparsa del ceto medio, inteso come il ceto medio di 10 anni fa, è ormai un dato di fatto. Di quella fascia di cittadini-acquirenti di case si sente la mancanza”. - È innegabile che la ripresa del mercato im-mobiliare sia legata anche all’andamento dei mutui casa. Oggi per chi si indebita a rata fissa a 20 anni i tassi sono di poco superiore al 2%, mentre col variabile si scende all’1.2%. A ben guardare si tratta delle condizioni più favorevoli degli ultimi anni. “Certo, oggi le condizioni del denaro per chi compra sono favorevoli. Ma non sottovaluterei la situazione di boomerang creata da alcuni istituti di credito locali rispetto ai risparmiatori del territorio. È evidente che una quota di denaro che poteva un giorno essere investita in immobili oggi non è più disponibile. Rispetto al mercato vicentino della casa questo non è propriamente un dettaglio marginale. L’altro lato della medaglia? Mi auguro che i risparmiatori possano tornare a vedere nella casa un solido bene rifugio”.- Politiche sulla casa e riforma del catasto: in che maniera potranno influire sull’andamento del mercato immobiliare? “Non c’è dubbio che le ipotesi di sgravi fiscali

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primopiano

sulla prima casa e il settore degli immobili commer-ciali potrebbero essere elementi utili a rimettere in moto la filiera delle costruzioni e il relativo indotto. Quanto alla prospettata riforma del catasto, questo

è un tasto dolente e spinoso: la riforma è stata prospettata con invarianza di gettito, ma c’è il timore che diventi l’ennesimo balzello per tutti i soggetti interessati”.

C’è anche il portale borsaimmobiliarevicenza.itÈ un punto di riferimento di pubblica utilità per la compravendita e l’affitto di abitazioni sul territorio: si tratta del nuovo sito, oggi scaricabile anche su smartphone e tablet: borsaimmobiliarevicenza.it.Predisposto dalla Camera di Commercio be-rica, ha lo scopo di offrire, in base a pre-cisi parametri del mercato, un panorama dei prezzi minimi e massimi delle abitazioni.“È uno strumento unico in Veneto - spiega il presidente del Comitato esecutivo, Lorenzo De Facci - e mette in rete le conoscenze delle agenzie immobiliari, dei costruttori edili e delle associazioni dei consumatori per offrire una lettura trasparente del mercato”. In quest’ottica, chi vi aderisce (a oggi sono 34 le agenzie accreditate, ma l’obiettivo è di raddoppiarle entro un anno) si assume l’impe-gno di rispondere a un Codice deontologico superiore a quello previsto dalla legge in ma-teria di tutela e garanzia del consumatore. Chi intende comperare o vendere un immobile può dunque contare sui servizi di “Borsaimmo-biliarevicenza”, che col suo listino prezzi degli immobili rappresenta un punto di riferimento per gli operatori. “Non si tratta soltanto di un portale immobi-liare aggiornato su tutto il territorio provinciale - conclude De Facci -, ma intende essere uno strumento di regolazione del mercato”.

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Con le compravendite in leggero aumento, l’andamento del mercato immobiliare conferma un trend di ripresa lenta e graduale. È quanto emerge dalle indagini incrociate dei diversi osservatori della filiera casa. Ne parliamo con il vicepresidente della FIAIP provinciale con delega all’Osservatorio immobiliare, Renato Guglielmi.

“Il mercato torna a muoversi, servono meno tasse sulla casa”

Con le compravendite in leggero aumento (si stimano del 6 % circa rispetto al 2014), l’an-damento del mercato immobiliare nazionale

torna in campo positivo, confermando un trend di ripresa lenta e graduale del settore. È quanto emerge dalle indagini incrociate dei diversi osservatori della filiera casa. Ne parliamo con il vicepresidente della FIAIP provinciale con delega all’Osservatorio immobi-liare, Renato Guglielmi. Con i suoi 130 associati e circa 400 operatori, la FIAIP di Vicenza, che ha sede in via Zamenhof ed è aderente a Confindustria, è l’associazione degli agenti immobiliari professionali più rappresentativa sul territorio provinciale.

“C’è la sensazione che il segmento abitativo abbia ripreso a riscuotere interesse tra le famiglie – esordi-sce Guglielmi -. Dopo anni di recessione si riscontra finalmente un cambio di tendenza, anche se si è ancora molto lontani dai valori quantitativi espressi negli anni pre-crisi. Il mercato è ancora instabile, a trimestri che presentano segni positivi si alternano trimestri negativi. In questo scenario altalenante, no-nostante le condizioni di compravendita immobiliare siano favorevoli, è possibile ipotizzare una stabilità di mercato non prima del 2017”.- Signor Guglielmi, cosa suggerisce la FIAIP per stimolare la ripresa del comparto immobiliare?

Maurizio Mascarin

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“Come diciamo da tempo, riteniamo indispensabile ridurre la pressione fiscale sul bene casa. L’impegno del premier Renzi di cancellare nel 2016 le tasse sulla prima casa e sui terreni agricoli, per ridurre poi le altre imposte, è certamente apprezzabile. Fi-nalmente il governo torna a occuparsi del problema-casa. È dai tempi di Monti che non accadeva. Però ora occorre capire meglio cosa si intende fare”. - Vale a dire?“Serve che l’impegno del governo si traduca ra-pidamente in atti concreti, altrimenti si rischia di lasciare il mercato nell’incertezza, col rischio di fare danni. Poco importa se cancellando l’Imu dal 2016 ogni famiglia arriverà a risparmiare in media 200 euro all`anno: tutto quello che viene è ben accetto. Ma l’eliminazione dell’Imu dev’essere solo un primo passo. Certo, se poi si intervenisse sulle tasse relative all’acquisto lo sconto medio potrebbe arrivare anche a 5-6mila euro e sarebbe ancora meglio. Questo contribuirebbe a risollevare il settore, che per effetto della recessione è ancora in grande affanno”. - Come agenti immobiliari voi operate sul mercato reale, a diretto contatto del cliente. Al di là dei dati statistici, per altro importanti, qual è il polso della situazione locale nei confronti del bene casa?“Diciamo che l`interesse della potenziale clientela è in aumento, anche se permangono fattori fiscali che

fanno da freno. L’acquirente di immobili è scorag-giato dalle troppe tasse, non dimentichiamoci che dal 2011 in poi l’aumento della tassazione sulla casa ha raggiunto il 170 per cento”. - Troppe tasse sull’immobile, insomma: e la clientela come si comporta?“Anche se tutte le condizioni di contesto per acqui-stare un immobile sono positive, perché i prezzi sono calati molto e pure i tassi sui mutui sono scesi, quando si arriva al dunque l’acquirente si pone il problema della tassazione, cioè di quale può essere l`impatto fiscale sul suo reddito. E qui spesso, come osserviamo noi agenti immobiliari nel nostro lavoro quotidiano, il cliente si ferma e blocca l’acquisto. È per questo che, come FIAIP, abbiamo ripetutamente chiesto al governo di ridurre in fretta le imposte che gravano a vario titolo sulla casa per rilanciare un settore, come quello immobiliare, che da anni è in sofferenza”.- Giriamo pagina. Nell’ultima assemblea nazio-nale di Firenze, ma anche in sede di Audizione al Senato, la FIAIP ha lanciato un allarme sul ruolo di alcune banche che operano nell’attività di inter-mediazione immobiliare. C’ è un rischio di concor-renza atipica? “Si tratta di una questione delicata e complessa. Come ha detto il nostro presidente nazionale Paolo

“C’è la sensazione che il segmento abitativo abbia ripreso a riscuotere interesse, si riscontra finalmente un cambio di tendenza, anche se si è ancora molto lontani dai valori degli anni pre-crisi. Il mercato è ancora instabile, a trimestri che presentano segni positivi si alternano trimestri negativi. In questo scenario altalenante, è possibile ipotizzare una stabilità di mercato non prima del 2017”.

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Righi, c’è un evidente conflitto d’interesse da parte di alcune banche. Cerco di sintetizzare la questione. Come FIAIP sosteniamo che è necessario procedere a un’attenta riflessione sulla partecipazione delle banche nelle società di intermediazione immobiliare in quanto, nel rapporto con queste nuove realtà, il cliente difficilmente potrà sentirsi realmente libero di scegliere casa e mutuo in modo autonomo e incon-dizionato, anche a fronte di un’asserita correttezza di comportamento da parte della banca.Voglio sottolineare che noi non siamo contro la concorrenza, ma il legislatore non può sottovalutare i condizionamenti che l’ingresso delle banche nel settore dell’intermediazione immobiliare, in qualità di proprietarie al 100% di agenzie immobiliari, com-porta sulle scelte dei consumatori. Poniamoci solo alcune domande. Come può, ad esempio, essere garantita la terzietà e imparzialità tipica del media-tore alla luce degli interessi coinvolti? Le informazioni di natura patrimoniale, reddituale e finanziaria di cui dispone la banca possono portare a un’influenza sul proprio correntista tale da rappresentare una grave ingerenza sulle proprie scelte di carattere patrimoniale e un indebito condizionamento, così da indurlo ad assumere decisioni che, in un diverso contesto, non avrebbe assunto.Il possesso di informazioni di natura patrimoniale e reddituale dei correntisti può compromettere la

possibilità, per questi ultimi, di compiere scelte au-tonome, con particolare riferimento alla vendita dei propri immobili sollecitata, con tutta probabilità, dal debito contratto con la banca stessa o dalla subordinazione a essa per ottenere la concessione di mutui o di altri prodotti bancari”.- Insomma, una questione che va disciplinata.“Che va disciplinata salvaguardando il ruolo e le competenze dell’agente immobiliare professionale. Da qui la nostra richiesta, in sede di Audizione al Senato, di vietare la partecipazione delle banche nelle società di intermediazione immobiliare”. - Torniamo a parlare di mercato immobiliare. La crisi economica di questi anni ha visto il boom di richieste di appartamenti in affitto.“La domanda di appartamenti in locazione è cer-tamente aumentata. Va da sé che oggi, con i tassi dei mutui ai minimi e i valori degli immobili bassi, le condizioni di acquisto sono favorevoli. Secondo alcune analisi, prendendo un parametro base, chi sta in affitto a 417 euro al mese potrebbe valutare di accendere un mutuo di pari importo mensile per l’acquisto di un appartamento”. - A sostegno dei proprietari di immobili la FIAIP ha lanciato alcune proposte. Quali sono, in estrema sintesi?“Anzitutto c’è una nostra richiesta per la tutela del proprietario di riconoscere il contratto di locazione come ‘titolo esecutivo’ nei confronti del conduttore moroso. C’è poi la richiesta di liberalizzare la durata dei contratti di locazione, in particolare di quelli commerciali. Infine, ma non meno importante, proponiamo la deducibilità dei canoni di locazione e, soprattutto, anche delle somme corrisposte per la provvigione all’agente immobiliare; ciò si spiega in un’ottica di lotta all’abusivismo che danneggia fortemente il nostro settore”.- Qual è la filosofia di fondo di FIAIP?“È il fare rete, condividere le potenzialità del com-parto con tutti i soggetti della filiera immobiliare, guardando con grande attenzione all’ambito della riqualificazione del patrimonio esistente. Siamo con-vinti che operando in sinergia il comparto immobi-liare potrà raggiungere nuovi e migliori traguardi”.

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Girando per i quartieri “fuori porta” di Vicenza, è un duplice destino quello che riguarda gli edifici liberty. Nel caso di abbandono queste case del primo ‘900 appaiono in pa-ziente attesa di un investitore che si prenda cura di loro; viceversa, una volta passate per le giuste cure di un restauro conservativo, fanno valere tutto il loro fascino.

Vicenza in Liberty

A volte recuperate dal tempo e ben conservate, a volte dimenticate, abbandonate, ignorate. A ben guardare, girando per i quartieri “fuori porta” di Vicenza, è

un duplice e contrapposto destino quello che si consuma sugli edifici liberty. Nel caso di abbandono queste case del primo 900 appaiono in paziente attesa di un investitore che si prenda cura di loro; viceversa, una volta passate per le giuste cure di un restauro conservativo, fanno valere tutto il loro fascino. Un fascino, uno stile, dentro e fuori dal pre-sente. Un’originalità antica, ma pur sempre contemporanea. Tagliato il traguardo dei cent’anni, lo stile del villino liberty ritrova la sua nuova stagione: nuovi ammiratori per nuovi inquilini. Piaccia o meno, questa tipologia di palazzina con giardino annesso di certo sa sprigionare carattere e perso-nalità, di certo sa trasmettere le forti emozioni dell’abitare. Ma non è sempre stato così. Negli ultimi vent’anni il tempo e l’incuria hanno portato alla perdita di alcune splendide

palazzine d’inizio ‘900: è accaduto in via Btg. Framarin o in via Rossi, in via Ortigara o in via Medici. Moderni condomini hanno preso il posto di questi villini un tempo rappresentanti della piccola borghesia. Oggi gli edifici del 900 di valore storico ambientale e di pregio - in città se ne contano 140 - godono di idonee tutele. Norme di protezione che permettono di gustare il fascino dei viticci e delle mo-danature delle costruzioni liberty. A modificare il destino di questi edifici, il passaggio di classificazione: non più R/C1 (residenziale di completamento) bensì edifici di valore storico. Un passaggio importante, avvenuto grazie alla variante e al nuovo PAT entrato in vigore nel novembre 2010, anche per l’attenzione dell’allora assessore all’urbanistica Francesca Lazzari; cosicché gli edifici liberty di Vicenza hanno ricevuto garanzie di maggior tutela e sono stati inseriti nella “Carta delle invarianti”. Perché, così finalmente si è stabilito con la norma 10 del Pat, quelle case non sono case qualsiasi, ma

Maurizio Mascarin

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argomenti

appartengono a un’epoca e a una storia. L’architettura del 900 come recupero di un valore: il patrimonio della memoria. Ma qual è la sostanza del liberty nel capoluogo berico? Le tracce del liberty a Vicenza affiorano a macchia di leo-pardo da est a ovest del capoluogo. In quest’ottica, esempi di edifici liberty si riscontrano in via Battaglione Framarin, in viale d’Alviano, in viale dal Verme e viale Trento, in via Volta e dintorni; ma anche dall’altro lato della città, in Corso Padova e viale della Pace, senza dimenticare il liberty di Casa Bognali in contrà Cantarane o di Casa Trevisan (1903) in contrà Torretti, ora sede della Croce Rossa. Decine di edifici di valore storico, in parte abitati e vivi, che testimoniano di un passato architettonico bizzarro, a volte surreale, come fu quello che attraversò l’Europa nei primi anni del 900. La città del Palladio in stile liberty certo non ha gli accenti che si riscontrano a Torino, a Milano o a Palermo, al Lido di Venezia o a Mondello, ma è pur sempre un profilo della città berica di quegli anni del 900. Una sorta di “distacco palladiano”, come lo definiscono Remo Schiavo, Franco Barbieri, Marina Amaglio nel carnet “Il vicentino in liberty”, con tre professionisti dell’epoca come fautori principali: Silvio Caregaro Negrin, Tullio Chemello e Luigi Cappellari. Un’epoca in cui si pensa alla casa, il No-vecento. Liberty e tardo liberty, civile e anche produttivo: così in città il catalogo di quest’epoca mette insieme i villini di via Legione Antonini e l’albergo Due Mori in contrà Do Rode, l’ex Sadi di Santa Croce e villa Beltrame di viale Mazzini, ma anche la Birreria di San Felice al civico 314 e la passerella in ferro sul Bacchiglione in zona piazzale Matteotti. Come dire che lo sguardo sul liberty di casa nostra è ancora vivo. Ne è un ulteriore esempio il restauro del villino all’angolo di via Volta, nel quartiere di San Marco, che dopo cinquant’anni di abbandono sta per rinascere mantenendo la sua struttura originaria. Fa piacere rilevare che un altro edificio della “Vicenza che fu” ritorna sulla scena del presente.

Tagliato il traguardodei cent’anni, lo stile del villino liberty ritrova la sua nuova stagione: nuovi ammiratori per nuovi inquilini. Piaccia o meno, questa tipologia di palazzina con giardino annesso di certo sa sprigionare carattere e personalità, di certo sa trasmettere le forti emozioni dell’abitare.

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argomenti

“L’edificio d’epoca deve avere la possibilità di ade-guarsi al presente”Parla la presidente dell’Ordine degli architetti Marisa Fantin.

“Mettere l’accento sugli edifici d’epoca che giungono finalmente al recupero per essere abitati e vissuti non è un lusso retorico. È la prospettiva di un orizzonte urbanistico rispetto a una città che ha un patrimonio architettonico alto e vario - afferma la presidente dell’Ordine degli ar-chitetti di Vicenza Marisa Fantin -. A Vicenza il liberty si è espresso attraverso singoli esempi di committenza, ispirata da alcuni progettisti art nouveau. Di questo patrimonio architettonico - villini, palazzine, laboratori - presente in città come in altre località della provincia, non ci si deve dimenticare. È un valore dell’abitare che non deve correre il rischio dell’abbandono”. - Non troppo vecchia per essere considerata antica: sta di fatto che l’architettura del primo Novecento anche da noi si propone come un piccolo mondo da riscoprire. È così presidente Fantin?“Certamente. La presenza del liberty si manifesta come un ‘piccolo territorio sparso’ che va riconosciuto e va-lorizzato nella sua contemporaneità. Come architetti ci stiamo muovendo in questa direzione. Anche a tal fine stiamo proponendo al dipartimento di edilizia privata e urbanistica del comune di Vicenza alcuni ragionamenti per aggiornare il regolamento edilizio vigente. L’ottica su cui ci muoviamo è quella di portare delle riflessioni sul concetto di restauro. Che in architettura non può essere un concetto rigido e assoluto, ma aperto a delle variabili di buon senso. Seguendo la nostra linea di pensiero, riteniamo che il restauro conservativo ‘assoluto’ sia appli-cabile soltanto ai monumenti e ai siti architettonici equiva-lenti. Nel restauro di un edificio d’epoca, al progettista non deve essere esclusa la possibilità di applicare quelle soluzioni tecniche e di comfort che vanno a migliorare le qualità abitative dell’edificio stesso”.- Sta dicendo che in merito agli interventi di restauro ci vorrebbero meno vincoli?“Sto dicendo che l’architettura è nata ed esiste per far abitare le persone. L’edifico d’epoca deve avere la pos-

sibilità di adeguarsi al presente con i canoni tecnologici e di comfort offerti dall’industria delle costruzioni. Non si tratta di effettuare restauri invasivi ma di proporre restauri conformi ai nuovi modelli del vivere. Da qui il concetto di risalienza, cioè la capacità di adeguare un edificio storico, di altra epoca, alla cultura dei giorni nostri. Tra gli addetti ai lavori c’è sempre tanta discussione attorno al restauro mimetico o non mimetico. Io credo che il punto, attraverso coerenti concessioni, sia quello di offrire al committente un edificio restaurato capace di rispondere ai requisiti del tempo contemporaneo”.- Presidente Fantin, siamo partiti dal liberty e con il liberty concludiamo. Sappiamo che sul Novecento l’Ordine ha un progetto in cantiere...“In primavera parleremo di liberty con una mostra-conve-gno che si terrà a villa Caldogno dedicata all’architetto dell’epoca Ferruccio Chemello (1862-1943), autore tra l’altro del progetto del Sacello Ossario del Pasubio. Si tratta di una iniziativa promossa dall’assessorato alla cultura di Caldogno e che come Ordine degli architetti ci vede impegnati con un contributo d’idee. In quest’ot-tica, stiamo lavorando a un progetto che prevede di fotografare e censire gli edifici liberty presenti nel nostro territorio. L’intento finale è quello di redarre delle schede aggiornate sul loro stato effettivo, per valutarne anche le eventuali trasformazioni di contesto. Una sorta di ‘ieri e oggi’ sul liberty di casa nostra che andremo a esporre nell’ambito di questo evento che già si preannuncia di estremo interesse”. (M.M.)

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Il Comune di Marano Vicentino ha scelto una soluzione radicale per limitare l’esposizione al radon, intervenendo sulla struttura degli edifici scolastici.

A Marano soluzioni innovative contro il RADON (a cominciare dalle scuole)

A nche un fenomeno del tutto naturale come l’esistenza di gas radon nel sottosuolo, può rappresentare un rischio per la salute, in particolare quando questo

gas si concentra negli edifici, dando adito a un pesante inquinamento indoor. L’Organizzazione Mondiale della Sanità decreta il radon come seconda causa di tumore al polmone, dopo il fumo di sigaretta; la normativa italiana fissa a 200 Bq per metro cubo la soglia di tolleranza per gli edifici di nuova costruzione e a 400 Bq/mc nelle ristrutturazioni (l’Unione Europea fissa il limite a 300 Bq/mc). In realtà esistono aree in cui questa concentrazione è altissima e proprio in Veneto la questione è assai rilevante, tanto che 86 Comuni su 581 sono a rischio, in particolare nella Pedemontana e nell’Alto Vicentino.

A Marano Vicentino, tra i comuni a “rischio radon”, i cam-pionamenti eseguiti nelle abitazioni hanno evidenziato che questo gas nocivo supera il valore di legge in quasi tutto il territorio comunale. L’Amministrazione ha messo mano al problema, dando priorità proprio alle scuole, dove i bambini trascorrono gran parte della giornata, e interve-nendo inizialmente sulla scuola per l’infanzia (nel 2013) e poi sull’asilo nido, con lavori ultimati nell’estate 2015. L’intervento ha portato alla realizzazione di fondazioni con vespaio ventilato, utilizzando una innovativa soluzione creata da un’azienda padovana, la Geoplast. I risultati hanno permesso di ridurre drasticamente, e in modo definitivo, il problema. Da un livello di 1.768 Bq/m3 (stima del valore medio annuo rilevato da Ulss4), si è passati, dopo l’inter-

Maurizio Mascarin

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argomenti

vento, a un valore di 174, ben dieci volte inferiore, ed entro i limiti di sicurezza. I dati disponibili sono quelli relativi alla scuola dell’infanzia, dove si è potuto già misurare i risultati in un anno intero dopo la fine dei lavori, ma si attende un analogo responso anche per l’asilo nido.«La soluzione – afferma Mirco Pegoraro, AD di Geoplast – è lasciar fluire questo gas, evitando di comprimerlo e di farlo accumulare all’interno delle stanze. Sarebbe sufficiente che la casa, o la scuola, potessero galleggiare, staccati dal terreno attraverso il quale si sprigiona il radon. La soluzione è la fondazione ventilata, una prassi in uso all’inizio del se-colo scorso (con la tipologia di edifici con scantinati aperti), poi abbandonata nell’edilizia più recente, ora ripresa con tecniche del tutto diverse, utilizzabili nelle nuove costruzioni ma anche in ristrutturazioni di edifici esistenti con interventi relativamente poco invasivi. I gas non si trattengono, ma nel costruire vanno assecondati”.La tecnica adottata nelle scuole maranesi permette dunque di ventilare la fondazione evacuando il gas all’esterno dell’edificio, attraverso delle piccole aperture praticate nelle pareti perimetrali. In questo modo l’ambiente interno si libera dal gas, che anche nelle zone a maggior rischio si registra poi in quantità irrisorie, compatibili con i limiti imposti per legge a tutela della salute delle persone.

«Un primo intervento – ricorda Diego Capitanio, Capo Ufficio dei Servizi Tecnici del Comune – era stato fatto nel 2012, con un’areazione forzata degli ambienti. La soluzione si è dimostrata poco praticabile perché causa costi sproporzionati di riscaldamento e sprechi enormi, e poco efficace perché dà un risultato relativo e di breve du-rata. L’effetto dell’areazione si registra in un repentino calo della concentrazione del radon (che si abbassa ma non raggiunge la soglia di tolleranza), e un altrettanto ritorno ai valori massimi in breve tempo». Così l’Amministrazione comunale maranese ha optato per la soluzione delle fondamenta ventilate. L’opera è stata completata anche con una guaina isolante, per una maggior sicurezza dell’ambiente interno.«Finalmente possiamo garantire scuole salubri – dichiara l’assessore all’Ambiente Francesco Luca – e proteggere così la fascia più delicata della popolazione, i bambini. La prossima fase, già in atto, è di sensibilizzare i cittadini, dando un quadro informativo completo affinché possano decidere come intervenire sulle abitazioni private. I cittadini si sono dimostrati molto sensibili, perché ne va della salute delle persone». È iniziata da poco la seconda campagna di monitoraggio, in collaborazione con lo “Sportello Radon” del centro ricer-che ENEA (Agenzia Nazionale per le nuove tecnologie, Energia, sviluppo economico sostenibile) di Bologna che fornisce i kit da utilizzare nelle case, per rilevare i livelli di radon, per un periodo di 6 mesi. Con due cicli, per un totale di 12 mesi, ENEA rilascia la certificazione. Finora sono 145 le abitazioni monitorate, 80 nella prima fase che è stata da marzo a novembre 2014, e altre 65 che hanno iniziato dall’1 novembre scorso.

A Marano, tra i comuni a “rischio radon” della provincia, i campionamenti eseguiti nelle abitazioni hanno evidenziato che questo gas nocivo supera il valore di legge in quasi tutto il territorio comunale. L’Amministrazione ha messo mano al problema, dando priorità proprio alle scuole e intervenendo inizialmente sulla scuola per l’infanzia e poi sull’asilo nido. L’intervento ha portato alla realizzazione di fondazioni con vespaio ventilato, utilizzando una innovativa soluzione.

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% abitazioni stimate superare il livello di riferimento di 200 Bq/m3primi 30 comuni in Regione Veneto

comuni veneto: 581, di questi individuati a rischio: 86

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Fiorenza Conti

Lo spazio Idea Amatori in piazza dei Signori a Vicenza ha accolto in queste settimane una mostra dedicata a Carlo Dal Bianco, attraverso una se-

lezione di fotografie delle realizzazioni e dei prodotti dell’architetto e designer vicentino.La mostra, curata dall’architetto Sotirios Papadopoulos e patrocinata dal Comune di Vicenza, ha sottolineato la forza espressiva di Dal Bianco e di ogni suo progetto divenuto realtà. L’architetto berico ha aperto il suo studio a Vicenza nel 1993, iniziando a occuparsi prevalentemente di ristrutturazioni di palazzi storici ed edifici sacri, come la chiesa di San Pietro e quella di San Rocco in città (col-laborando con il collega Alberti). L’attività di restauro e la passione per l’architettura di Palladio si ritrovano anche oggi in una costante ricerca di armonia. Tutto nel lavoro di Dal Bianco è in equilibrio, ma in una nuova dimensione armonica che racconta storie e sensazioni personali, motore inesauribile della creatività. «Spesso mi rivolgo al passato o a un particolare pe-riodo come quello degli anni Quaranta – racconta Dal Bianco -, superando il linguaggio decò, oppure

a quello della scuola francese di Jean Michel Frank e André Arbus, probabilmente l’ultimo periodo definito da un codice e da un linguaggio artistico e architettonico compiuto e coerente, dove ancora frequentemente l’arredo era parte integrante del progetto, come lo studio delle pareti e delle boiserie, corredate da dipinti e sculture».Il nome del designer, laureatosi allo Iuav di Venezia, da quasi 15 anni rimanda di riflesso a quello della Bisazza di Alte di Montecchio. Dal Bianco infatti è approdato nel mondo del mosaico nel 2001, quando è stato chiamato a progettare dapprima una sala riunioni della società e, successivamente, la nuova sede e gli spazi destinati a ospitare le attività della Fondazione Bisazza. Da allora, ricopre un ruolo chiave nella definizione dell’immagine aziendale, sia firmando prodotti delle collezioni, sia progettando negozi e showroom di un marchio leader che è divenuto sinonimo di “mosaico” in tutto il mondo. Nel 2004 fonda e da allora dirige il Bisazza Design Studio, avvalendosi della collabo-razione di architetti, designer e grafici per lo sviluppo di progetti per l’azienda.

Carlo Dal Bianco, l’architettoche ha portato la carta da parati nel mosaico

Vicenza ha ospitato una mostra dedicata alle realizzazioni del poliedrico architetto e designer vicentino.

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architettura

È grazie a Carlo Dal Bianco che il mosaico viene re-inventato e assume nuove inaspettate potenzialità gra-fiche e pittoriche. Enormi pareti vengono così ricoperte di tessere minuscole e precise che declinano forme e colori seguendo la sua volontà creativa e quella del suo patron in azienda, Piero Bisazza. Il pied de poule, la paglia viennese, i damaschi della carte da parati più lussuose che abbelliscono i palazzi reali acquisiscono una nuova dimensione prima impensabile, assumendo una inedita brillantezza vitrea. Dal Bianco inventa il concetto di tappezzeria modulare in mosaico.È questa la filosofia dell’architetto. «Vorrei mi fosse riconosciuto che prima di me non esisteva il mosaico che riproduceva la carta da parati - osserva -. Inizial-mente mi sono preoccupato di creare un catalogo coerente, sono nati così il filone il mosaico che veste la casa, il mosaico che esce dal bagno, il mosaico che diventa tessuto».Per Bisazza, il designer firma collezioni e decori Pied de Poule e Winter Flowers, che gli valgono, nel 2004 e 2006, l’assegnazione del prestigioso Elle Decoration International Design Awards. Inoltre, si occupa della progettazione delle showroom del marchio, nelle città più importanti: tra le altre, Milano, Parigi, Londra, Barcellona, Tokyo, Miami, Los Angeles, New York.

I flagship store ricreano la dimensione imponente di abitazioni composte da una successione di stanze collegate tra loro, ma allo stesso tempo indipendenti. La scansione degli ambienti è affidata al rivestimento in mosaico, che copre le pareti come una preziosa carta da parati. Ma le forme evolvono e possono continuamente cam-biare supporti. La collezione da lui creata per l’alta gastronomia e prodotta nel 2009 da Porzellanma-nufaktur Fürstenberg ne è un esempio. Nata da una lunga e articolata collaborazione con l’amico Michael Sieger, si ispira alle porcellane neoclassiche del primo Ottocento e alle forme semplici e pure del gusto ra-zionalista italiano degli anni ‘30.L’attività del progettista comprende, inoltre, diversi in-terventi di tipo residenziale, che includono sia nuove realizzazioni che ristrutturazioni di palazzi storici. Arredi firmati, mosaici e toni neoclassici sono la co-stante delle abitazioni realizzate dall’architetto. Per “Casa Anna” a Vicenza, progetta un edificio “pas-sivo” a sfruttamento geotermico, costruito con compo-nenti fortemente innovative e materiali biocompatibili. L’alta tecnologia trova il giusto punto di equilibrio con l’immagine di una casa classica e tradizionale, che esprime il gusto e la personalità dei committenti.

L’architetto Carlo Dal Bianco.Nella foto qui sotto,

il Bisazza flagship store a Londra

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architettura

Il risultato è una sintesi tra il rigore minimale degli esterni ed il sapore decorativo degli interni. Le caratteristiche progettuali di Dal Bianco riescono a modularsi sulle esigenze della committenza: «Mi piace ascoltare i racconti dei miei clienti, intuire quale potrebbe essere la casa dei loro sogni, entrare in sin-tonia con le loro volontà, interpretandole. La fase del progetto di un’abitazione è paragonabile a un minuetto che nasce pian piano, per piccoli passi».Per “Casa Alessandra” - una residenza in città su due livelli progettata nel 2004 per custodire la collezione d’arte dei proprietari - i colori intensi delle pareti sono stati selezionati per valorizzare i toni dei dipinti, in con-trapposizione alla luce naturale delle ampie superfici vetrate. A ogni ambito della casa infatti è assegnato un colore diverso, in modo da creare un dialogo con le funzioni delle singole stanze: il rosso dell’ingresso trasmette energia e accoglienza, il nero della biblio-teca invita alla concentrazione e alla lettura, mentre il verde della camera padronale rimanda alla quiete e al riposo. Il progetto di ristrutturazione di “Casa Elisabetta” sempre a Vicenza, del 2013, prevede la creazione di un nuovo volume di ingresso e la ridistribuzione degli spazi interni. L’uso del colore, modulato sulle pareti delle diverse stanze, coniuga un gusto classico con l’indole contemporanea della committente. Anche nella progettazione di uffici, Dal Bianco non perde di vista l’obiettivo di creare ambienti di lavoro familiari e accoglienti come una casa, ponendo par-ticolare attenzione all’utilizzo della luce e dei colori e

alla scelta degli arredi. L’idea di realizzare un luogo di lavoro familiare, quasi femminile, viene portata avanti per il progetto dello studio legale Giulia Bongiorno a Milano. All’austerità dell’attività svolta all’interno dell’ufficio, l’architetto vuole contrapporre uno spazio accogliente e confortevole: in ambienti già definiti e ristrutturati, attraverso grandi vetrate penetra una luce diffusa, che sottolinea arredi, accuratamente scelti, dai colori chiari, con predominanza di bianchi e avorio, che risaltano sullo sfondo nero dei pavimenti.

Nella foto qui sotto la Sede e Fondazione Bisazza di Vicenza; nella colonna di destra, Studio Legale Bongiorno a Milano e “Casa Alessandra” a Vicenza

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Oneri di sicurezza azien-dali: legittime le esclu-sioni per omessa indica-zione, comminate prima della decisione dell’Adu-nanza Plenaria n. 3 del 2015

L’Adunanza Plenaria del Consiglio di Stato, nella sentenza n. 9 del 2015, dichiara la legittimità delle esclusioni per mancata indicazione degli oneri di sicurezza aziendale, comminate dalle stazioni appaltanti prima della pronuncia n. 3/2015, che ha stabilito l’inapplicabilità del principio del soccorso istruttorio a questa tipologia di omissione.Con la pronuncia n. 9 del 2015, l’Adunanza Plenaria del Consiglio di Stato, oltre a pronunciarsi sulla problematica del “subappalto ne-cessario” si è dedicata al tema della portata applicativa dell’in-terpretazione offerta dalla stessa Adunanza Plenaria relativamente all’omessa indicazione nell’offerta degli oneri aziendali per la sicu-rezza.Nella sentenza n. 3/2015, infatti, il Consiglio di Stato, dirimendo il contrasto vigente in prassi e giuri-sprudenza aveva stabilito che tale mancanza non può essere oggetto di sanatoria, mediante l’applica-zione del c.d. soccorso istruttorio, di cui all’art. 38, comma 2 bis, del d.lgs. 163/2006 (Codice dei contratti pubblici). A seguito di questa pronuncia, era sorto il dubbio se questa interpreta-zione restrittiva dovesse applicarsi alle sole procedure esperite succes-sivamente alla sua pubblicazione e se, quindi, le esclusioni comminate prima fossero sanabili.

L’Adunanza Plenaria ha chiarito che la pronuncia in questione non ha introdotto un nuovo principio giuri-dico, ma si è limitata a confermare l’interpretazione preesistente e ha, quindi, concluso che “non sono legittimamente esercitabili i poteri attinenti al soccorso istruttorio, nel caso di omessa indicazione degli oneri di sicurezza aziendali, anche per le procedure nelle quali la fase della presentazione delle offerte si è conclusa prima della pubblicazione della decisione dell’Adunanza Ple-naria n. 3 del 2015”.

Appalto di lavori pub-blici - l’Adunanza plena-ria del Consiglio di Stato disconosce la teoria del “subappalto necessa-rio”, che obbliga ad in-dicare il nominativo del subappaltatore già in gara

Con sentenza 9/2015, l’Adunanza plenaria del Consiglio di Stato ha negato fondamento giuridico alla teoria del c.d. “subappalto neces-sario”, in base alla quale il con-corrente che si qualifica in gara solo sulla categoria prevalente, in quanto privo della qualificazione per le categorie indicate dal bando come scorporabili, deve indicare non solo quest’ultime quali oggetto di futuro subappalto, ma indicare anche l’identità dei potenziali su-bappaltatori, unitamente alla loro dichiarazione di possedere i requi-siti generali nonché quelli speciali necessari per la relativa esecuzione.

Ponendo fine ad un contrasto giuri-sprudenziale durato almeno tre anni e che ha visto contrapporsi giudici amministrativi di primo grado (TAR) e d’appello (Sezioni giudicanti del Consiglio di Stato), l’Adunanza plenaria del Consiglio di Stato, con sentenza n. 9, depositata il 2 novembre 2015, ha affermato il principio di diritto secondo cui “l’indicazione del nominativo del subappaltatore già in sede di pre-sentazione dell’offerta non è obbli-gatoria, neanche nell’ipotesi in cui il concorrente non possieda la qua-lificazione nelle categorie scorpora-bili previste all’art.107, comma 2, d.P.R. 207/2010”.A tale conclusione, che conferma quanto già affermato in materia dall’ANAC (Bando tipo n. 2), l’A-dunanza plenaria è pervenuta attra-verso una puntuale disamina delle disposizioni che regolano la quali-ficazione dei concorrenti in gara e l’idoneità all’esecuzione dei lavori da parte dell’affidatario.In particolare: • l’art.92, commi 1 e 3, del d.P.R.

5 ottobre 2010, n. 207 (Rego-lamento di attuazione e di ese-cuzione del Codice dei contratti pubblici), riguardante i requisiti di partecipazione alla gara, consi-dera sufficiente il possesso della qualificazione nella categoria prevalente (quando il concor-rente, singolo o associato, non la possieda anche per le cate-gorie scorporabili), purchè per l’importo totale dei lavori;

• il combinato disposto degli artt. 92, comma 7 e 109, comma 2, del d.P.R. 207/2010 e 37, comma 11, d.lgs. 12 aprile 2006, n. 163 (Codice dei con-

NOTIZIARIO DEI COSTRUTTORI

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notiziario

tratti pubblici) chiarisce che il con-corrente privo della qualificazione per le opere scorporabili indicate all’art.107, comma 2 (c.d. opere a qualificazione necessaria), non può eseguire direttamente le re-lative lavorazioni, ma le deve subappaltare a un’impresa prov-vista della relativa, indispensabile qualificazione. Si ricorda che a norma dell’art. 12, comma 1, lett. b), del d.l. 47/2014, con-vertito con legge 80/2014, sono categorie a qualificazione necessaria (sempre che, a norma dell’art. 108, comma 3, del d.P.R. 207/2010, d’importo superiore al 10% dell’importo complessivo dell’opera, ovvero d’importo superiore a 150.000 euro) tutte le categorie OG di-verse dalla prevalente, nonché, sempre laddove non coincidano con la prevalente, le categorie speciali OS 2-A, OS 2-B, OS 3, OS 4, OS 5, OS 8, OS 10, OS 11, OS 12-A, OS 13, OS 14, OS 18-A, OS 18-B, OS 20-A, OS 20-B, OS 21, OS 24, OS 25, OS 28, OS 30, OS 33, OS 34, OS 35 ;

• l’art.118 del d.lgs. 163/2006 si occupa, invece, di definire le mo-dalità e le condizioni per il valido affidamento delle lavorazioni in subappalto e prevede, al comma 2, n. 1, che all’atto dell’offerta siano indicati (solo) i lavori che il concorrente intende subappaltare e non anche l’identità del relativo subappaltatore.

Dalle norme sopra richiamate l’A-dunanza plenaria ricava il principio di diritto secondo cui “l’indicazione del nome del subappaltatore non è obbligatoria all’atto dell’offerta,

neanche nei casi in cui, ai fini dell’esecuzione delle lavorazioni relative a categorie scorporabili a qualificazione necessaria, risulta indispensabile il loro subappalto a un’impresa provvista delle relative qualificazioni (nella fattispecie che viene comunemente, e, per certi versi, impropriamente definita come “subappalto necessario”)”.Inoltre, la teoria che sostiene l’ob-bligatorietà dell’indicazione, da parte del concorrente, dell’identità del subappaltatore cui affidare l’e-secuzione delle lavorazioni per le quali è privo della relativa qualifi-cazione, finisce per introdurre nel sistema una “clausola espulsiva atipica, in palese spregio del prin-cipio di tassatività delle cause di esclusione (codificato all’art. 46, comma 1-bis, d.lgs. 163/2006)”.Anche l’assimilazione tra “subap-palto necessario” e avvalimento viene confutata dal Consiglio di Stato, in quanto “attrae il rapporto con l’impresa subappaltatrice nella fase della gara, anziché in quella dell’esecuzione dell’appalto, con ciò assimilando due istituti che presentano presupposti, finalità e regolazioni diverse”.

Certificazione energetica degli edifici: il 1° ottobre sono entrate in vigore le nuove Linee guida per l’attestazione di presta-zione energetica (APE)

Il primo ottobre sono entrate in vi-gore le nuove Linee guida nazionali per l’attestazione della prestazione

energetica degli edifici (APE), di cui al decreto del 26 giugno 2015.Con un decreto del Ministero dello Sviluppo Economico datato 26 giu-gno 2015 e pubblicato in Gaz-zetta Ufficiale n. 162, del 15 luglio 2015, Supplemento Ordinario n. 39, sono state approvate le nuove Linee guida per l’attestazione della prestazione energetica degli edifici (l’APE), che adeguano i parame-tri ed i contenuti dell’attestazione, originariamente disciplinati con il decreto ministeriale del 26 giugno 2009, e che si occupano anche dell’attestato di qualificazione ener-getica e delle informazioni sulle prestazioni energetiche da inserire negli annunci commerciali di ven-dita o locazione degli immobili.Il decreto ministeriale in esame adegua la normativa italiana alla disciplina comunitaria (direttiva 2010/31/UE), in un’ottica di valorizzazione delle caratteristiche energetiche degli edifici e di mag-gior informazione agli utenti.Le Linee guida sono immediata-mente operative nelle Regioni e Province autonome che non hanno ancora provveduto a disciplinare la materia in conformità alla summen-zionata direttiva, mentre le Regioni e le Province autonome che hanno provveduto dovranno, nell’arco di due anni, intraprendere misure per favorire l’adeguamento della nor-mativa alle nuove linee guida.Le APE già redatte in conformità alle Linee guida del 2009 restano valide fino a scadenza. Inoltre, la previgente disciplina è ancora ap-plicabile agli edifici in corso di co-struzione, il cui titolo abilitativo sia antecedente al 1° ottobre 2015.Nel decreto ministeriale del 26

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giugno u.s. si prevede anche la creazione di un sistema informativo nazionale (SAPE) che comprende la gestione di un catasto nazionale degli attestati di prestazione ener-getica, degli impianti termici e dei relativi controlli e ispezioni pubblici. Il SAPE sarà istituito dall’ENEA entro la fine del 2015 e dovrà essere aggiornato a marzo di ogni anno ad opera delle Regioni e Province autonome con i dati relativi all’anno precedente. Le Regioni e Province autonome dovranno definire le pro-cedure di controllo che consentano di vagliare almeno il 2% degli APE depositati, concentrando i controlli sulle classi energetiche più efficienti.L’obbligo dell’APE riguarda edifici di nuova costruzione, come anche quelli esistenti locati o venduti a nuovo proprietario, salvo alcuni edifici esclusi dall’obbligo (di cui all’Appendice A al decreto). Per gli edifici di nuova costruzione l’APE deve essere ottenuta prima del certificato di agibilità, a cura del costruttore; per gli edifici esistenti l’onere grava sul proprietario.Nel caso di trasferimento a titolo oneroso o gratuito o di locazione di un immobile, il proprietario deve rendere l’APE disponibile sin dall’i-nizio delle trattative e consegnarla al loro termine, mentre se l’immobile è ancora in costruzione, va resa evidenza della futura prestazione energetica, la cui attestazione va, poi, consegnata, entro quindici giorni dalla richiesta di rilascio del certificato di agibilità.Della consegna dell’APE deve es-sere data evidenza nel contratto, che dovrà, quindi, riportare speci-fica clausola ed, in allegato, una copia dell’APE, salvo il caso di alienazione di singola unità immo-biliare.Nel caso in cui si tratti di edifici re-sidenziali utilizzati meno di quattro mesi l’anno, gli annunci di offerta

e locazione devono riportare gli indici di prestazione energetica dell’involucro globale dell’edificio o dell’unità immobiliare e la corri-spondente classe energetica.Il mancato rispetto degli obblighi in materia di APE comporta l’appli-cazione di sanzioni amministrative pecuniarie che vanno dai tremila ai diciottomila euro.Infine, si ricorda che l’APE ha va-lidità temporale massima di dieci anni dal suo rilascio e che deve essere aggiornata ad ogni inter-vento di ristrutturazione o riquali-ficazione che modifichi la classe energetica dell’edificio o dell’unità immobiliare.

Certificazione energetica degli edifici: emanati i nuovi requisiti

Con un decreto del Ministero dello Sviluppo Economico del 26 giugno 2015, sono state definite nuove metodologie di calcolo delle pre-stazioni energetiche e dei requisiti minimi degli edifici.Il primo ottobre 2015 è entrato in vigore il decreto 26 giugno 2015, pubblicato in Gazzetta Ufficiale n. 162 del 15 luglio 2015, Supple-mento Ordinario, n. 39, titolato “Applicazione delle metodologie di calcolo delle prestazioni ener-getiche e definizione delle prescri-zioni e dei requisiti minimi degli edifici”, con cui si è data attua-zione all’art. 4, comma 1, del d.lgs. 192/2005, in applicazione della Direttiva 2010/31/UE sulla prestazione energetica nell’edilizia. Il provvedimento va a sostituire le prescrizioni individuate dal prece-dente d.P.R. 59/2009.Già con il d.l. 63/2013 era stato introdotto il concetto di “edificio a

energia quasi a zero”, dotato di prestazioni molto alte, tali da de-terminare un fabbisogno energetico quasi nullo, coperto in misura signi-ficativa da fonti rinnovabili, prodotte all’interno delle aree di pertinenza dell’edifizio stesso. Nel decreto è previsto che entro il 31 dicembre 2018 gli edifici di nuova costru-zione della Pubblica Amministra-zione, compresi edifici scolastici, dovranno essere edifici ad energia quasi zero e che, entro il 1° gen-naio 2021, il medesimo risultato dovrà essere raggiunto da tutti gli edifici di nuova costruzione.Il decreto del 26 giugno u.s., oltre ad aggiornare la metodologia di calcolo delle prestazioni energeti-che e dell’utilizzo delle fonti rinno-vabili in edilizia, provvede anche a definire i requisiti degli edifici a energia quasi zero, ed individua una fase intermedia, iniziata con il primo ottobre u.s., nella quale rispettare degli standards minimi.Le novità principali del decreto in commento riguardano la metodolo-gia di verifica dei requisiti minimi richiesti ed i servizi energetici da considerare ai fini del calcolo della prestazione energetica.Per quanto riguarda la metodolo-gia di verifica, questa si basa su un raffronto tra l’immobile da valu-tare ed un altro “edificio di riferi-mento” identico per orientamento, geometria, ubicazione geografica, destinazione d’uso e tipologia d’im-pianto, conforme sotto il profilo ter-mico ed energetico alle previsioni del decreto. Si tratta, quindi, di un sistema di valutazione prestazionale e non prescrittivo, per cui l’obiettivo è raggiunto con l’ottenimento di un rendimento energetico non supe-riore a quello dell’edificio di riferi-mento, a prescindere dalla perfetta corrispondenza tecnica. Con riferimento, invece, ai ser-vizi energetici da considerare ai

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fini del calcolo della prestazione energetica, si prendono in conside-razione tutte le esigenze standard di un edificio, facendo riferimento al fabbisogno energetico annuale globale in energia primaria per il riscaldamento, raffrescamento, venti-lazione, produzione di acqua calda sanitaria e, per quanto riguarda gli immobili non residenziali, si prende in considerazione l’energia necessa-ria per illuminare e movimentare gli ascensori e le scale mobili.Risulta importante la differenza ri-spetto al precedente regime, che prendeva in considerazione sola-mente i servizi di riscaldamento e produzione acqua calda sanitaria e, per quanto riguardava il raffresca-mento, la sola qualità dell’involucro.Da ultimo, si evidenzia come il decreto abbia maggiormente det-tagliato le casistiche relative agli interventi sugli edifici esistenti; in particolare, le ristrutturazioni impor-tanti (definite al d.lgs. 192/2005) vengono suddivise in due livelli, a seconda della rilevanza.Per quanto concerne l’operatività del decreto, questo è di diretta applicazione nelle Regioni e Pro-vince che non abbiano emanato provvedimenti attuativi della Direttiva 2010/31/UE e, laddove invece esistenti, richiede l’adeguamento delle previsioni vigenti che se ne discostino.

Tracciabilità dei flussi fi-nanziari - Nuove regole per le imprese della “fi-liera”, comunque coin-volte nel processo rea-lizzativo delle “grandi opere”

Con la delibera n. 15/2015, il CIPE (Comitato Interministeriale per

la Programmazione Economica) ha approvato le Linee guida per il mo-nitoraggio finanziario della grandi opere (MGO), nonché il testo del conseguente Protocollo operativo, finalizzato a disciplinare il sistema di controllo dei flussi finanziari con-nessi alla realizzazione delle c.d. “grandi opere”. Il fondamento normativo della de-libera CIPE n. 15/2015 risiede nell’art. 176, comma 3, lett. e), del d.lgs. 163/2006 (Codice dei contratti pubblici) e nell’art. 36 del decreto legge 90/2014, convertito in legge 114/2014, che hanno at-tribuito al Comitato interministeriale per la programmazione economica (CIPE) il compito di regolamentare il sistema di controllo, prevenzione e repressione della criminalità nella realizzazione delle “grandi opere”, in particolare mediante il monito-raggio di tutte le fasi di esecuzione delle opere e dei soggetti comunque coinvolti nel processo realizzativo.Il CIPE ha dato esecuzione alla menzionata normativa, dapprima emanando la delibera n. 45 del 05.05.2011 e, da ultimo, con la delibera n. 15 del 12.06.2015, pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale n. 155, del 7.07.2015, riportante in allegato il modello di Protocollo operativo che deve essere sotto-scritto dall’amministrazione aggiu-dicatrice, dal soggetto affidatario (concessionario, contraente ge-nerale, appaltatore), nonché dai restanti soggetti (c.d. “filiera delle imprese”) comunque coinvolti nel processo realizzativo di ciascuna “grande opera”.Di seguito si evidenziano i punti salienti della disciplina delineata dalla delibera CIPE, dalle Linee guida e dal Protocollo operativo ad essa allegati, premettendo sin da ora l’esistenza di numerose, anche gravi, criticità, già rappresentate dal sistema associativo Confindustria-

ANCE al Dipartimento per la pro-grammazione e il coordinamento della politica economica auspican-done un adeguato intervento “cor-rettivo”.

OPERE INTERESSATELa disciplina in commento riguarda il monitoraggio dei flussi finanziari (tracciabilità) connessi alla realiz-zazione delle c.d. “grandi opere”, cioè di quelle infrastrutture ed in-sediamenti produttivi considerati “strategici” e di preminente interesse nazionale, individuati mediante il programma previsto dalla legge 443/2001 (c.d. Legge obiettivo) e attualmente normati dal Capo IV (artt. 161-194), Titolo III, Parte II, del D. Lgs. 12 aprile 2006, n. 163 (Codice dei contratti pubblici di lavori, servizi e forniture).Per le restanti opere, così come per le forniture ed i servizi oggetto della disciplina ordinaria del Codice dei contratti pubblici, continuano a tro-vare applicazione le norme generali sulla tracciabilità dei flussi finanziari (artt. 3 e 6 della legge 13 agosto 2010, n. 136 e relative istruzioni operative dell’AVCP, ora ANAC).Di seguito il link ove è possibile re-perire l’elenco delle Grandi Opere: http://silos.infrastrutturestrategiche.it/opere/opere.aspx

SOGGETTI INTERESSATIPer quanto attiene ai soggetti coin-volti, a diverso titolo, nel processo realizzativo di ciascuna grande opera, la delibera CIPE, le Linee guida ed il Protocollo operativo ad essa allegati, utilizzano l’e-spressione “imprese della filiera”, già presente nell’art. 3 della citata legge 136/2010 e oggetto di ap-profondimento negli atti interpretativi dell’AVCP.Nella delibera CIPE n. 15/2015 si precisa che le Linee guida e i conseguenti adempimenti, trasfusi

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nei singoli Protocolli operativi, ri-guardano “tutte le imprese della filiera, intesa quale novero dei sog-getti che intervengono a qualunque titolo - anche con contratti diversi da quelli di appalto e subappalto, indipendentemente dalla loro col-locazione nell’ambito dell’organiz-zazione imprenditoriale - nel ciclo di produzione e di realizzazione delle opere”.A loro volta, le Linee guida (punto 1.2), oltre a riprendere la predetta definizione, puntualizzano che ri-entrano nella “filiera” e, pertanto, soggiaciono agli obblighi di trac-ciabilità in commento: 1. il concessionario ed il contraente

generale2. l’appaltatore3. le imprese firmatarie di subcon-

tratti legati al contratto principale da dipendenza funzionale, di-retta o indiretta, anche se riguar-danti attività collaterali (ad esem-pio le imprese che effettuano noli di attrezzature, forniture di beni, prestazioni di servizi, anche in-tellettuali, collegati alla realizza-zione dell’opera, a prescindere dall’importo delle prestazioni dedotte in contratto).

Con particolare riguardo ai soggetti di cui al punto 3, viene precisato che deve trattarsi di “prodotti e servizi specifici per l’opera in questione”, con la conseguente esclusione dal concetto di “filiera” del “fornitore da cui un’impresa della filiera compra per il proprio magazzino, compra cioè prodotti <comuni>, non realiz-zati appositamente per l’opera in questione, o acquista servizi, anche intellettuali, di tipo <generico>”.Sempre con riferimento ai soggetti di cui al punto 3, le Linee guida considerano comunque rientranti nella “filiera”, con il conseguente assoggettamento agli obblighi di tracciabilità in commento, i soggetti che forniscono prodotti o servizi

“sensibili”, indicati, a titolo esem-plificativo e non esaustivo, nelle imprese che effettuano: • fornitura di inerti• fornitura di calcestruzzo• fornitura di altro materiale da

costruzione• approvvigionamento da cava• smaltimento e trasporto di rifiuti.

Obblighi a carico dei soggetti in-teressatia) Apertura e utilizzo di uno o più conti dedicati “in via esclusiva” alle movimentazioni finanziarie connesse alla grande operaA differenza della disciplina generale sulla tracciabilità dei flussi finanziari (art. 3 legge 136/2010), che con-sente l’utilizzo di conti correnti dedi-cati anche in via non esclusiva alle movimentazioni finanziarie comunque connesse all’esecuzione di lavori, for-niture e servizi con la pubblica am-ministrazione, la disciplina relativa alle grandi opere obbliga ciascun soggetto della “filiera” a dotarsi di almeno un conto corrente, bancario o postale, dedicato in via esclusiva alla singola grande opera (può trat-tarsi anche della “conversione”, con le caratteristiche sopra indicate, di un conto corrente già esistente).L’apertura del conto corrente con le caratteristiche sopra riassunte deve avvenire entro sette giorni dalla stipula del proprio contratto e co-munque prima di effettuare qualsi-asi operazione finanziaria relativa all’opera.Ciascuna impresa della “filiera” deve trasmettere alla stazione ap-paltante gli elementi identificativi del proprio contratto e l’IBAN del conto corrente dedicato in via esclusiva alla singola grande opera, unita-mente alle generalità della persona autorizzata ad operarvi.b) Effettuazione dei pagamenti tra-mite bonifici conformi allo standard SEPA

In particolare, le Linee guida sotto-lineano la non utilizzabilità di altri sistemi di pagamento, quali le Ri.Ba..Sul bonifico SEPA, all’interno della stringa alfanumerica di individua-zione del pagamento e della relativa causale, deve essere apposto il CUP della grande opera, unitamente al CIG identificativo della gara.c) Rilascio di lettera di manleva all’intermediario finanziario presso il quale è acceso il conto corrente dedicato in via esclusiva alla grande operaLe imprese della “filera” sono te-nute ad autorizzare gli intermediari finanziari, presso i quali hanno ac-ceso conti correnti “dedicati in via esclusiva”, a trasmettere al DIPE (Di-partimento per la programmazione e il coordinamento della politica economica): • le informazioni relative alle mo-

vimentazioni finanziarie in adde-bito disposte con bonifici SEPA a valere sui conti correnti dedicati;

• gli estratti conto giornalieri relativi a tali conti, dai quali desumere anche le movimentazioni finan-ziarie in accredito, provenienti da conti correnti non dedicati e i pagamenti disposti dai conti oggetto dell’estratto verso conti non dedicati.

La lettera di manleva deve essere inviata entro sette giorni dalla stipula del proprio contratto e, comunque, prima di effettuare qualsiasi ope-razione finanziaria relativa alla grande opera.

Pagamenti con specifiche causaliNel Protocollo operativo (art. 2 - Conti dedicati) sono prese in consi-derazione alcune specifiche causali di pagamento, a fronte delle quali viene dettata una particolare di-sciplina.a) Pagamenti dei dipendentiDevono essere eseguiti tramite i conti dedicati in via esclusiva, per il

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totale dovuto “anche se non riferibile in via esclusiva alla realizzazione della specifica grande opera” e possono avvenire a favore di conti non dedicati.b) Pagamenti dei consulentiCome lett. a).c) Pagamento di fornitori di beni e servizi rientranti tra le spese generaliCome lett. a).d) Pagamenti di fornitori di immobi-lizzazioni tecnicheCome lett. a).e) Pagamenti a favore di enti previ-denziali, assicurativi ed istituzionali e pagamenti di imposte, tasse, as-sicurazioni e fidejussioniFerma restando la provenienza da conti dedicati in via esclusiva, pos-sono essere effettuati anche con sistemi diversi del bonifico SEPA, purché tali da permetterne la trac-ciabilità.f) Pagamento delle piccole spese giornaliereSono così definite quelle d’im-porto singolo non superiore ad euro 500,00 (con un tetto di euro 3.000,00 al trimestre), legate al minuto funzionamento dei cantieri, anche se relative ad esigenze non prevedibili. Possono essere effettuate con mezzi di pagamento diversi dal bonifico SEPA, fermo restando l’utilizzo del conto dedicato in via esclusiva, il divieto d’impiego del contante e l’obbligo di documentazione della spesa. L’eventuale costituzione di un fondo cassa cui attingere per le spese giornaliere, salvo l’obbligo di ren-dicontazione, deve essere effettuata tramite bonifico SEPA, a favore di uno o più dipendenti.

Pagamenti a favore di conti non dedicatiIl quadro A dell’allegato 1 al Pro-tocollo operativo indica alcune ca-tegorie di pagamenti - tra i quali

anche quelli indicati alle lettere da a) a d) del precedente paragrafo - che pur provenendo da un conto corrente dedicato “in via esclusiva” alla singola grande opera, possono essere disposti a favore di un conto corrente non dedicato.

Decorrenza degli obblighiIn tutti i bandi di gara successivi al 7 luglio 2015 (data di pubblica-zione in G.U. della delibera CIPE n. 15/2015) deve essere espres-samente menzionato l’obbligo per l’aggiudicatario di assolvere agli adempimenti previsti in materia di tracciabilità dei flussi finanziari dalla citata delibera e dai relativi allegati e di inserire nei propri contratti con imprese della “filiera”, a pena di nullità degli stessi, corrispondenti obblighi di tracciabilità a carico dei propri sub-contraenti.Per gli affidamenti dell’esecuzione di grandi opere originati da bandi pubblicati anteriormente all’8 lu-glio 2015, la stazione appaltante e l’aggiudicatario sono tenuti a sottoscrivere il protocollo operativo relativo alla singola grande opera entro 60 giorni dalla pubblicazione sulla G.U. della delibera CIPE n. 15/2015 (quindi entro il 5 settem-bre).A norma dell’art. 9 dello schema di Protocollo operativo allegato alla delibera CIPE n. 15/2015, le re-lative disposizioni si applicano a partire dalla data di sottoscrizione dello stesso e per tutta la durata dei lavori di realizzazione dell’opera, sino a collaudo definitivo.

Criticità interpretative ed operativeCome evidenziato già nelle pre-messe, la disciplina risultante dalla delibera CIPE n. 15/2015, non-ché dalle Linee guida e dal Pro-tocollo operativo ad essa allegati, presenta numerose e gravi criticità interpretative, con pesanti ricadute

sull’operatività delle imprese facenti parte della “filiera” interessata alla realizzazione di una grande opera.Per questo motivo Confindustria Vicenza si è attivata presso Con-findustria e ANCE nazionali, for-nendo loro una documentata nota indicante le questioni interpretative più delicate, sulle quali attivare un confronto con il Dipartimento per la programmazione e il coordina-mento della politica economica per ottenere quei chiarimenti e, ove ne-cessario, quelle modifiche volte a riportare la disciplina del monitorag-gio finanziario delle grandi opere entro i limiti della “sostenibilità” aziendale.

Innalzate le soglie UE sugli appalti a partire dal 1° gennaio 2016Il 25 novembre 2015 sono stati pub-blicati sulla Gazzetta Ufficiale dell’U-nione Europea n. L 307/2015, i nuovi Regolamenti della Commis-sione Europea che stabiliscono le nuove soglie applicabili per le procedure di aggiudicazione degli appalti nel settore dei lavori, nei settori speciali e nelle concessioni.Si tratta, in particolare:

del Regolamento n. 2015/2170 che modifica la direttiva 2014/24/UE del Parlamento europeo e del Consiglio, così rideterminando le soglie nei settori ordinari:- 5.225.000 di Euro – appalti di lavori pubblici;

- 209.000 di Euro – appalti pub-blici di forniture e di servizi;

- 135.000 di Euro – appalti pubblici di forniture e di servizi aggiudicati dalle amministrazioni aggiudica-trici che sono autorità governative centrali indicate nell’all. IV del D.Lgs. 163/2006;

del Regolamento n. 2015/2171 che modifica la direttiva 2014/25/

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UE del Parlamento europeo e del Consiglio rideterminando così le soglie nei settori speciali:- 5.225.000 di Euro – appalti di lavori

- 418.000 di Euro – servizi e for-niture

del Regolamento n. 2015/2172 che modifica la direttiva 2014/23/UE del Parlamento europeo e del Consiglio rideterminando così le soglie per le concessioni:- 5.225.000 di Euro – concessioni di lavori e servizi

I Regolamenti che rideterminano le soglie comunitarie entreranno in vi-gore il 1° gennaio 2016.

Opere strategiche: pub-blicato in GU lo schema di Protocollo di legalità

Il 20 novembre u.s., è stata pubbli-cata nella Gazzetta Ufficiale, Serie Generale n. 271, la delibera n. 62 del Cipe, con cui viene approvato lo schema del Protocollo di lega-lità di cui alla nota del 20 maggio 2015 del Comitato di Coordina-mento di alta sorveglianza delle grandi opere (CCASGO).Lo schema di Protocollo si colloca sostanzialmente in continuità con le linee guida di cui alla delibera n. 58/2011 redatte per la stipula di accordi in materia di sicurezza e lotta antimafia ex art. 176, comma 3, lett. e), del d.lgs. n. 163/2006 e s.m.i..Rispetto al precedente intervento, nello schema di Protocollo appro-vato sono presenti alcuni aggiorna-menti ed integrazioni, che tengono conto delle innovazioni nel frattempo intervenute sul piano normativo. Nello schema, sono quindi consi-derati: l’avvio sistematico del mo-

nitoraggio finanziario, l’equipara-zione dei concessionari al soggetto aggiudicatore; la definizione di un articolato sistema sanzionatorio per violazioni allo schema all’esame; l’esonero dalle verifiche antimafia per gli operatori iscritti nelle white-list; l’introduzione di istituti contem-plati in alcuni dei più recenti Proto-colli di legalità, tra cui l’istituzione di una «cabina di regia» presso la Prefettura o l’obbligo di inserimento, nei contratti di «filiera» di clausole finalizzate a prevenire interferenze illecite a scopo corruttivo. Come specificato nel provvedi-mento di approvazione del suddetto schema, la data del 20 novembre rappresenta un importante spartiac-que, poiché i bandi di gara pub-blicati successivamente a tale data dovranno prevedere, a carico del Contraente generale o del Conces-sionario che risulterà aggiudicata-rio, l’obbligo di stipulare il proto-collo di legalità con la Prefettura UTG competente e con la Stazione appaltante.Per i procedimenti in corso, sarà, invece, la Prefettura a trasmettere al CCASGO la bozza del Proto-collo di legalità redatta ex delibera n. 58/2011, tenendo conto, per quanto possibile, in tema di san-zioni pecuniarie per inadempimenti, delle indicazioni di cui all’art. 8 del nuovo schema approvato ed applicando, comunque, le disposi-zioni dello schema medesimo rela-tive a gestione delle penali e utilizzo dell’eventuale quota residua.Per i bandi relativi ad infrastrutture strategiche, incluse nei Contratti di programma di concessionari di reti nazionali, il Protocollo interverrà tra Prefettura competente, concessiona-rio e impresa appaltatrice.In considerazione delle succitate variazioni intervenute nel quadro normativo per quel che concerne la figura del concedente nel settore

autostradale, le disposizioni dello schema in tema di gestione delle penali da applicarsi in caso di Am-ministrazioni pubbliche aggiudica-trici, prevalgono sulle disposizioni dei Protocolli di legalità già stipulati con ANAS S.p.A., nei limiti in cui questi regolino diversamente tale aspetto.Sotto un profilo più generale, si evidenzia che lo schema di Proto-collo di legalità attiva una forma di controllo e lotta antimafia sulle grandi opere, già oggetto di inte-resse, sotto il profilo della traccia-bilità dei flussi finanziari, da parte del Comitato Interministeriale per la Programmazione Economica con la delibera 28 gennaio 2015, n. 15.

Piano nazionale anticor-ruzione: focus sugli ap-palti pubblici

L’ANAC, Autorità Nazionale Anti-corruzione, con la Determinazione n. 12/2015 ha provveduto al-l’“aggiornamento 2015 al Piano Nazionale Anticorruzione” (di se-guito ‘Piano’) .Il documento ha, tra gli altri, l’o-biettivo di fornire indicazioni per la predisposizione e gestione delle misure di prevenzione della corru-zione nell’area di rischio relativa ai “contratti pubblici di lavori, servizi e forniture”, quindi ben oltre la sola fase di “affidamento di lavori, ser-vizi e forniture”. Al riguardo, l’Auto-rità segnala che dalla valutazione dei PTPC – ovvero lo strumento at-traverso il quale l’amministrazione sistematizza e descrive il processo finalizzato a definire una strategia di prevenzione del fenomeno cor-ruttivo – è emersa l’esigenza di un intervento mirato sui contratti pub-blici (pp. 24-38 del Piano).

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Ciò, dovrebbe consentire di «appli-care elevati standard per la traspa-renza in ogni fase del procedimento di approvvigionamento, ivi inclusa la fase di esecuzione dei contratti: la tracciabilità e la trasparenza del processo decisionale nel pro-cedimento di approvvigionamento sono, infatti, essenziali per garantire procedure leali e combattere effica-cemente la corruzione» (cfr. anche considerando il n. 126 della diret-tiva appalti 2014/24/UE e l’art. 9 della Convenzione delle Nazioni Unite contro la corruzione).A tal fine, il Piano si concentra sulle singole fasi in cui si sviluppano i contratti pubblici e, in particolare, su quelle di:1) programmazione;2) progettazione della gara;3) gestione della procedura di se-

lezione; 4) verifica dell’aggiudicazione e

stipula del contratto; 5) esecuzione del contratto; 6) rendicontazione del contratto.La corretta analisi di tutte queste fasi deve rispettare precise indicazioni me-todologiche, a loro volta suddivise in: a) analisi del contesto esterno ed

interno, attraverso la quale otte-nere le informazioni necessarie a comprendere come il rischio corruttivo possa verificarsi;

b) mappatura dei processi (quanto più accurata ed esaustiva) al fine di formulare adeguate misure di prevenzione e di identificare i punti più vulnerabili del processo e, dunque, i rischi di corruzione;

c) identificazione del rischio, o me-glio degli eventi rischiosi, con l’o-biettivo di individuare gli eventi di natura corruttiva che possono verificarsi in relazione ai pro-cessi, o alle fasi dei processi, di pertinenza dell’amministrazione;

d) trattamento del rischio, teso ad individuare i correttivi più idonei a prevenire i rischi corruttivi, che

devono consistere in misure con-crete, sostenibili e verificabili.

1.ProgrammazioneSecondo il Piano, sottovalutare l’im-portanza della programmazione può condurre a fenomeni corruttivi, poiché è dai processi di analisi e definizione dei fabbisogni, che possono nascere comportamenti contrari ai principi di efficienza/efficacia/economicità, volti a pre-miare interessi particolari. A tal fine, può essere ritenuto so-spetto l’abuso delle disposizioni che prevedono la possibilità per i privati di partecipare all’attività di program-mazione al fine di avvantaggiarli nelle fasi successive.In questa fase, le anomalie più signi-ficative che possono verificarsi, rive-lando eventualmente una program-mazione carente nonché, in ultima analisi, segnali di un uso distorto o improprio della discrezionalità, riguardano:a. ritardo o mancata approvazione

degli strumenti di programma-zione;

b. eccessivo ricorso a procedure di urgenza o a proroghe con-trattuali;

c. reiterazione di piccoli affidamenti aventi il medesimo oggetto ov-vero il ripetuto inserimento di interventi negli atti di program-mazione, che non approdano alla fase di affidamento ed ese-cuzione;

d. presenza di gare aggiudicate con frequenza agli stessi soggetti o di gare con unica offerta valida.

Un possibile indicatore di valuta-zione dell’operato dell’amministra-zione in questa fase è rappresentato dal valore degli appalti affidati tra-mite procedure non concorrenziali (affidamenti diretti, cottimi fiduciari, procedure negoziate con e senza previa pubblicazione del bando di gara) riferiti alle stesse classi mer-

ceologiche di prodotti/servizi in un determinato arco temporale.

2. Progettazione della garaNel Piano l’impostazione della strategia di acquisto è cruciale per il perseguimento del pubblico in-teresse.Ne deriva che massima attenzione deve essere prestata, ad es., alle consultazioni preliminari di mercato per la definizione delle specifiche tecniche o alla nomina del respon-sabile del procedimento nonché alla individuazione della tipologia di appalto e predisposizione della gara (inclusi atti e criteri di parteci-pazione, aggiudicazione o attribu-zione del punteggio).Diversi sono gli elementi che pos-sono essere considerati rivelatori per la fase in questione, quali: a. nessuna alternanza nel ruolo di

responsabile del procedimento o quest’utlimo supportato dai me-desimi tecnici esterni;

b. assenza di motivazioni econo-miche e giuridiche alla base del ricorso a moduli concessori ov-vero altre fattispecie contrattuali anziché ad appalti;

c. mancanza o incompletezza della determina a contrarre ovvero la carente esplicitazione degli ele-menti essenziali del contratto;

d. previsione di requisiti restrittivi di partecipazione;

e. mancanza di trasparenza nelle modalità di dialogo nelle con-sultazioni preliminari di mercato;

f. fissazione di specifiche tecniche di-scriminatorie (bandi – fotografia);

g. insufficiente stima del valore dell’appalto senza computare la totalità dei lotti;

h. mancato rispetto dell’obbligo di pubblicazione della determina a contrarre per le procedure negoziate;

i. non contestualità nell’invio degli inviti a presentare offerte;

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j. redazione di progetti e capitolati approssimativi e che non detta-gliano sufficientemente ciò che deve essere realizzato in fase esecutiva;

k. previsione di criteri di aggiudica-zione della gara eccessivamente discrezionali o incoerenti rispetto all’oggetto del contratto;

l. ricorso al criterio dell’offerta eco-nomicamente più vantaggiosa per lavori che non lasciano margini di discrezionalità all’impresa e viceversa;

m. adozione del massimo ribasso per prestazioni non sufficiente-mente dettagliate;

n. mancata specificazione nel bando di gara di limiti di am-missibilità, in caso di ammissione di varianti in sede di offerta.

Gli indicatori che posso essere utilizzati per individuare poten-ziali conflitti di questa fase sono l’eccessivo impiego di procedure negoziate e di affidamenti diretti/cottimi fiduciari sul numero totale di procedure attivate; oppure il va-lore delle procedure non aperte sul complessivo delle procedure o la loro corretta stima (ad es., viene affidato un appalto con procedura negoziata in quanto il valore stimato è sotto soglia e, successivamente, per effetto di varianti, quel valore iniziale supera la soglia).Infine, è esplicativo il numero di affi-damenti fatti in un determinato arco temporale, laddove sia sproporzio-nato l’utilizzo del criterio dell’offerta economicamente più vantaggiosa (rispetto al prezzo più basso), op-pure sia stato dato peso eccessivo alle componenti qualitative, rispetto a quelle oggettivamente valutabili. 3. Gestione della procedura di se-lezioneNella fase di selezione, secondo il Piano, le stazioni appaltanti sono soprattutto chiamate a porre in es-

sere misure concrete per prevenire conflitti d’interesse o possibili appli-cazioni distorte del Codice; ciò a danno dell’imparzialità e indipen-denza dell’azione pubblica. In questa fase, gli eventi rischiosi derivano dalla possibilità che i vari attori coinvolti (quali, ad esempio, responsabile del procedimento, commissione di gara, soggetti coin-volti nella verifica dei requisiti, etc.) manipolino le disposizioni al fine di pilotare l’aggiudicazione della gara (ad es. con fissazione di brevissimi termini per la ricezione delle offerte).In tal caso, costituiscono elementi rivelatori di una non corretta ge-stione della procedura di selezione dei contraenti: a. assenza di pubblicità del bando e

della documentazione rilevante; b. immotivata concessione di pro-

roghe rispetto al termine previsto dal bando;

c. mancato rispetto delle disposi-zioni che regolano la nomina della commissione;

d. alto numero di concorrenti esclusi; e. presenza di reclami o ricorsi da

parte di offerenti esclusi;f. assenza di trasparenza o giu-

stificazione nell’attribuzione dei punteggi;

g. assenza di adeguata motivazione sulla non congruità dell’offerta;

h. presenza di gare aggiudicate con frequenza agli stessi ope-ratori ovvero di gare con un ri-stretto numero di partecipanti o con un’unica offerta valida.

Per questa fase, un indicatore facil-mente calcolabile riguarda il con-teggio del numero di procedure attivate da una determinata ammi-nistrazione, per le quali è pervenuta una sola offerta, indice questo di procedure disegnate ad hoc con la specifica finalità di favorire un determinato operatore economico.

4. Verifica dell’aggiudicazione e stipula del contrattoLa verifica dell’aggiudicazione co-stituisce un momento essenziale di accertamento della correttezza della procedura espletata.Proprio in ragione di ciò, al fine di garantire il rispetto della traspa-renza della procedura e di evitare o ritardare la proposizione di ricorsi da parte di soggetti esclusi o non aggiudicatari, il Piano pone l’ac-cento su alcuni elementi rivelatori di un non corretto operato dell’am-ministrazione, ovvero:a. presenza di denunce/ricorsi

da parte dei concorrenti ovvero dell’aggiudicatario che evidenzino una palese violazione di legge da parte dell’amministrazione;

b. mancata, inesatta, incompleta o intempestiva effettuazione delle comunicazioni inerenti i mancati inviti, le esclusioni e le aggiudica-zioni di cui all’art. 79 del Codice;

c. immotivato ritardo nella forma-lizzazione del provvedimento di aggiudicazione definitiva e/o nella stipula del contratto, tali da indurre l’aggiudicatario a sciogliersi da ogni vincolo o recedere dal contratto.

In questa fase un possibile indi-catore utile attiene alla ricorrenza delle aggiudicazioni ai medesimi operatori economici. 5. Esecuzione del contrattoNel momento in cui l’esecutore pone in atto i mezzi e l’organiz-zazione necessaria a soddisfare il fabbisogno dell’amministrazione, è indispensabile che l’ente si doti di ogni strumento utile a verificare l’esatto adempimento. In questa fase i processi che sono a maggiore rischio corruttivo sono quelli di: approvazione delle mo-difiche del contratto originario; autorizzazione al subappalto, am-missione delle varianti; verifiche in

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corso di esecuzione; verifica delle disposizioni in materia di sicurezza; apposizione di riserve; gestione delle controversie; effettuazione di pagamenti in corso di esecuzione.A tale proposito, i segnali di al-larme ai quali occorre prestare spe-cifica attenzione in questa fase sono rappresentati, ad esempio, da: a. motivazione illogica o incoerente

del provvedimento di adozione di una variante, con specifico riferimento al requisito dell’im-prevedibilità dell’evento;

b. mancata acquisizione (ove ri-chiesto) dei necessari pareri e autorizzazioni;

c. esecuzione dei lavori in variante prima dell’approvazione della re-lativa perizia;

d. concessione di proroghe dei termini di esecuzione;

e. mancato assolvimento degli ob-blighi di comunicazione all’A-NAC delle varianti;

f. presenza di contenzioso tra sta-zione appaltante e appaltatore derivante dalla necessità di mo-difica del progetto;

g. assenza del Piano di Sicurezza e coordinamento;

h. ammissione di riserve oltre l’im-

porto consentito dalla legge; i. assenza di adeguata istruttoria

che preceda la revisione del prezzo.

In questa fase può essere utile in-dicatore il numero di affidamenti con almeno una variante, rispetto al numero totale degli affidamenti oppure il rapporto tra affidamenti interessati da proroghe ed il numero complessivo di affidamenti. 6. Rendicontazione del contrattoLa fase di rendicontazione del contratto è il momento nel quale l’amministrazione verifica la con-formità o regolare esecuzione della prestazione richiesta ed effettua i pagamenti a favore dei soggetti esecutori.In questa fase, secondo il Piano, i fenomeni corruttivi possono ma-nifestarsi:• attraverso alterazioni o omissioni

di attività di controllo, con il pre-ciso fine di perseguire interessi privati e/o diversi da quelli della stazione appaltante;

• attraverso l’effettuazione di paga-menti ingiustificati o sottratti alla tracciabilità dei flussi finanziari.

Possono essere considerati elementi

rivelatori di tali fenomeni:a. incompletezza della documen-

tazione inviata dal RP ai sensi dell’art. 10 co. 7, secondo pe-riodo, D.P.R. 207/2010;

b. mancato invio di informazioni al responsabile del procedimento;

c. emissione di un certificato di regolare esecuzione relativo a prestazioni non effettivamente eseguite.

Si ritiene, invece, indice certo di elusione degli obblighi di tracciabi-lità dei flussi finanziari la mancata acquisizione del CIG o dello smart CIG, in relazione al lotto o all’af-fidamento specifico ovvero la sua mancata indicazione negli strumenti di pagamento.In questa fase, secondo il Piano, può essere ‘estremamente’ utile ve-rificare di quanto i contratti conclusi si siano discostati, in termini di costi e tempi di esecuzione, rispetto ai contratti inizialmente aggiudicati.Analogamente, è possibile costruire un indicatore - sui tempi medi di esecuzione degli affidamenti - sin-tomatico di sospensioni illegittime o di proroghe che nascondono com-portamenti collusivi tra esecutore e stazione appaltante.