Dal Monte Rosa alla Terra dei Faraoni · – Musei Civici del Castello Visconteo, Pavia, per le...

23
Marco Botti Dal Monte Rosa alla Terra dei Faraoni Giuseppe Botti, una vita per i papiri dell’antico Egitto

Transcript of Dal Monte Rosa alla Terra dei Faraoni · – Musei Civici del Castello Visconteo, Pavia, per le...

Page 1: Dal Monte Rosa alla Terra dei Faraoni · – Musei Civici del Castello Visconteo, Pavia, per le riproduzioni delle Figg. 47-48-49 (tav. I-II del contributo Il papiro demotico n. 1120

Marco Botti

Dal Monte Rosa alla Terra dei Faraoni

Giuseppe Botti, una vita per i papiri dell’antico Egitto

Page 2: Dal Monte Rosa alla Terra dei Faraoni · – Musei Civici del Castello Visconteo, Pavia, per le riproduzioni delle Figg. 47-48-49 (tav. I-II del contributo Il papiro demotico n. 1120

Marco Botti, Dal Monte Rosa alla Terra dei FaraoniCopyright © 2011 Tangram Edizioni Scientifiche TrentoGruppo Editoriale Tangram Srl Via Verdi, 9/A – 38122 Trento www.edizioni-tangram.it – [email protected]

Prima edizione: gennaio 2011 – Printed in Italy

ISBN 978-88-6458-019-7

Progetto grafico di copertina:

In copertina: Sullo sfondo la parete Est del Monte Rosa (foto di Stefano Bettineschi); la piana di Giza (foto di Marco Botti). In primo piano Giuseppe Botti in una foto giovanile; ai lati elaborazione digitale di alcune colonne in geroglifico (M. Botti).

Volume pubblicato con il Patrocinio della Scuola di Papirologia dell’Università degli Studi di Parma

Opera presente in formato digitale nel DSpace dell’Università degli Studi di Parma per la collana “Papyrotheke. Materiali e Pubblicazioni del Corso di Papirologia”.http://www.papirologia.unipr.it/papyrotheke/http://hdl.handle.net/1889/1511© 2010 Università degli Studi di Parma – Dipartimento di Storia – Insegnamento di Papirologia

Stampa su carta ecologica proveniente da zone in silvicoltura, totalmente priva di cloro. Non contiene sbiancanti ottici, è acid free con riserva alcalina

Page 3: Dal Monte Rosa alla Terra dei Faraoni · – Musei Civici del Castello Visconteo, Pavia, per le riproduzioni delle Figg. 47-48-49 (tav. I-II del contributo Il papiro demotico n. 1120

Si ringraziano le seguenti Istituzioni per la gentile concessione alla pubblicazio-ne delle rispettive riproduzioni fotografiche:

– Soprintendenza per i Beni Archeologici della Toscana e del Museo Egizio di Firenze, per le riproduzioni delle Figg. 54-55 (tavv. XXVII e XVIII del volu-me Le casse di mummie e i sarcofagi da El Hibeh nel Museo Egizio di Firenze, Olschki, Firenze 1958 = Botti 1958a), della Fig. 50 (tav. XIII del volume Testi demotici I, Istituto di Papirologia “G. Vitelli”, Firenze 1941 = Botti 1941b) e delle Figg. 36-37 (foto delle valigie dei papiri di Tebtynis).

– Soprintendenza per i Beni Archeologici del Piemonte e del Museo Egizio di Torino, per le riproduzioni delle Figg. 56-57 (tavv. XXXIV-XXXV del contri-buto Le stele n. 1578 e n. 1655 del Museo Egizio di Torino, “Archiv Orientální” 20, 1952, 337-41 = Botti 1952b).

– Soprintendenza per i Beni Archeologici di Napoli e Pompei, per le riprodu-zioni delle Figg.  62-63. (tavv. I-II del contributo Due stele della Collezione egizia del Museo Nazionale di Napoli, in Studi in onore di Francesco Gabrieli, Roma 1964, 41-50 = Botti 1964d).

– Museo Civico Archeologico di Bologna, Sezione Egizia, per le riproduzioni della Fig. 51 (tav. IV del volume Testi demotici I, Istituto di Papirologia “G. Vitelli”, Firenze 1941 = Botti 1941b).

– Musei Vaticani (Gregoriano Egizio), per le riproduzioni delle Figg.  58-59-60 (tavv. XVII-XXVII-XLVIII del volume Botti-Romanelli, Le sculture del Museo Gregoriano Egizio, Tipografia Poliglotta Vaticana, Città del Vaticano 1951 = Botti/Romanelli 1951).

– Sito web “Archaeogate” (http://www.archaeogate.org, ed. A. Roccati) per le riproduzioni delle Figg. 74-75-77 (Foto del X Convegno nazionale di Egitto-logia e Papirologia tenutosi all’Università “La Sapienza” di Roma, nei giorni 1-2 febbraio 2006).

– Musei Civici del Castello Visconteo, Pavia, per le riproduzioni delle Figg. 47-48-49 (tav. I-II del contributo Il papiro demotico n. 1120 del Museo Civico di Pavia, “Bollettino Storico Pavese” II/2, 1939, 1-22 = Botti 1939b).

– Per la segnalazione degli Istituti che hanno concesso la pubblicazione dei numerosissimi documenti, si rimanda rispettivamente alle pagg. 295, 299, 325, 343, 425, 433, 453, 455, 465, 471, dove si evidenziano le pro-venienze ed anche le collocazioni archivistiche (ove era possibile indicarle).

Page 4: Dal Monte Rosa alla Terra dei Faraoni · – Musei Civici del Castello Visconteo, Pavia, per le riproduzioni delle Figg. 47-48-49 (tav. I-II del contributo Il papiro demotico n. 1120
Page 5: Dal Monte Rosa alla Terra dei Faraoni · – Musei Civici del Castello Visconteo, Pavia, per le riproduzioni delle Figg. 47-48-49 (tav. I-II del contributo Il papiro demotico n. 1120

Con l’animo colmo di ammirazionededico questo mio umile scritto

a tutti gli egittologidel passato, del presente e del futuroche donarono, donano e doneranno

l’intera loro esistenzaallo studio della più straordinaria Civiltà

che l’uomo abbia saputo concepire.

M. Botti

Page 6: Dal Monte Rosa alla Terra dei Faraoni · – Musei Civici del Castello Visconteo, Pavia, per le riproduzioni delle Figg. 47-48-49 (tav. I-II del contributo Il papiro demotico n. 1120
Page 7: Dal Monte Rosa alla Terra dei Faraoni · – Musei Civici del Castello Visconteo, Pavia, per le riproduzioni delle Figg. 47-48-49 (tav. I-II del contributo Il papiro demotico n. 1120

INDICE

Presentazione 15Ringraziamenti 17Introduzione dell’Autore 21Prospetto delle sigle utilizzate per gli archivi di provenienza dei documenti citati 25

Le originiLe origini “miracolose” 29La partenza dall’Emilia verso il Piemonte 32

Il periodo ossolanoLa nascita di Giuseppe 41L’erezione della Croce-Monumento al Pizzo San Martino 46Una famiglia “eclettica” 48

Il periodo torineseLa formazione scolastica 53La morte della sua innamorata: Giuseppina 61L’esonero dal servizio militare e la morte del fratello Pietro 64Il Maestro Ernesto Schiaparelli e il Museo Egizio di Torino 67La scoperta di Carlo Anti 84

Il periodo fiorentinoL’esenzione dall’insegnamento e il comando presso la Sezione Egiziana

del Museo Archeologico di Firenze 89L’importanza del Demotico 95L’apprendimento del Demotico alla scuola di František Lexa e i primi lavori

al Museo Egizio di Firenze 97Il “sussidio” della Fondazione Volta 103Il IV Congresso internazionale di Papirologia a Firenze 110Gli anni che precedono l’affermazione come demotista 114Il primo demotista italiano 117Il periodo della Seconda guerra mondiale 121La prima esperienza in qualità di docente universitario 130Il “ping-pong” dei trasferimenti virtuali e il rischio di un allontanamento reale 134La commemorazione di Ippolito Rosellini 138Il dopoguerra 141Gli anni ’50: il periodo più fruttuoso per le pubblicazioni 143

Page 8: Dal Monte Rosa alla Terra dei Faraoni · – Musei Civici del Castello Visconteo, Pavia, per le riproduzioni delle Figg. 47-48-49 (tav. I-II del contributo Il papiro demotico n. 1120

Museo Egizio di Firenze 146Papiri di Tebtynis 154Museo Egizio di Torino 159Museo Gregoriano Egizio del Vaticano 165Sezione Egizia del Museo dell’Accademia Etrusca di Cortona 172Cirenaica – Libia 175Museo Nazionale di Taranto 180Museo di Palazzo Silva – Domodossola 181Museo Civico di Storia e Arte di Trieste 182Roma – Palatino 183

Il periodo romanoL’importanza del primo concorso italiano per una Cattedra di ruolo

di Egittologia 187L’attività presso l’Università “La Sapienza” di Roma 194

Gli ultimi anni di vitaLa pubblicazione del catalogo della collezione Egizia del Museo Archeologico

di Parma 201Il “caso” del Papiro Tulli 205Le ultime pubblicazioni 209Il declino e la morte 221

Dalla scomparsa sino ai giorni nostriLe iniziative dopo la sua morte 227L’ultimo lavoro, rimasto inedito: Testi demotici II,

ovvero i testi demotici del Vaticano 236E il Romanzo del Faraone Petubastis? 241Il Libro dell’Amduat (papiro dell’Istituto di Archeologia dell’Università

degli Studi di Pavia) 247

Le testimonianze e gli aneddotiLe testimonianze 253Gli aneddoti 263

Considerazioni finaliL’amore verso il paese natale e quello d’origine del ramo paterno della sua

famiglia: Vanzone con San Carlo e Romezzano di Bedonia 269La sua caratteristica principale: la fede incrollabile 277L’aiuto disinteressato ai giovani studiosi e ai colleghi 279Un egittologo senza Egitto 282Auspicio per una rivalutazione della figura di Giuseppe Botti 284

Page 9: Dal Monte Rosa alla Terra dei Faraoni · – Musei Civici del Castello Visconteo, Pavia, per le riproduzioni delle Figg. 47-48-49 (tav. I-II del contributo Il papiro demotico n. 1120

DocumentiACED – Archivio del Centro Etnografico e Dialettologico di Bellinzona,

Svizzera 295ACP – Archivi di collezioni private 299ASANL – Archivio Storico dell’Accademia Nazionale dei Lincei, Roma 325ASMAF – Archivio Storico del Museo Archeologico di Firenze, Sezione Egizia 343ASMV – Archivio Storico Musei Vaticani, Città del Vaticano 425AROPR – Archivio della rivista “Oscellana” Padri rosminiani di Domodossola 433ASN – Archivio di Stato di Novara 453ASUFPD – Archivio Storico dell’Università di Firenze, Personale docente 455BSAUP – Biblioteca di Storia Antica dell’Università di Pavia 465CSB – Carteggi e schedari “Botti” 471

BibliografiaBreve nota dell’Autore 497Abbreviazioni e sigle utilizzate per riviste e repertori in bibliografia 498Bibliografia degli scritti di Giuseppe Botti 499Bibliografia generale sull’antico Egitto 507Bibliografia specifica 509Bibliografia (esclusiva) su Giuseppe Botti 522Bibliografia analitica 527

Page 10: Dal Monte Rosa alla Terra dei Faraoni · – Musei Civici del Castello Visconteo, Pavia, per le riproduzioni delle Figg. 47-48-49 (tav. I-II del contributo Il papiro demotico n. 1120
Page 11: Dal Monte Rosa alla Terra dei Faraoni · – Musei Civici del Castello Visconteo, Pavia, per le riproduzioni delle Figg. 47-48-49 (tav. I-II del contributo Il papiro demotico n. 1120

Dal Monte Rosa alla Terra dei Faraoni

Giuseppe Botti, una vita per i papiri dell’antico Egitto

Page 12: Dal Monte Rosa alla Terra dei Faraoni · – Musei Civici del Castello Visconteo, Pavia, per le riproduzioni delle Figg. 47-48-49 (tav. I-II del contributo Il papiro demotico n. 1120
Page 13: Dal Monte Rosa alla Terra dei Faraoni · – Musei Civici del Castello Visconteo, Pavia, per le riproduzioni delle Figg. 47-48-49 (tav. I-II del contributo Il papiro demotico n. 1120

15

Presentazione

Il “santo” Botti: così era chiamato dai tanti, colleghi e allievi, che a lui avessero chiesto consiglio in situazioni difficili, o informazioni scientifi-che – per riceverne sempre indirizzi precisi, o pagine intere informative, desunte dal suo sterminato patrimonio conoscitivo, vergate con calligrafia perfetta, anche in tardi anni.

Santità che pur si leggeva nei suoi occhi azzurri, dallo sguardo sempre gentile su fondo di montanara saldezza – per fede cristiana mai manifesta, se non per cenni ai più intimi.

Quanti lo ricordano non possono quindi che essere molto grati al nipote Marco, il quale ne ha fermato la memoria e documentato l’opera di studio-so nella estesa – in parte già ignorata – biografia.

Silvio Curtogià Direttore e Soprintendente presso il Museo Egizio di Torino

nonché Docente di Egittologia e Storia della Scrittura

Page 14: Dal Monte Rosa alla Terra dei Faraoni · – Musei Civici del Castello Visconteo, Pavia, per le riproduzioni delle Figg. 47-48-49 (tav. I-II del contributo Il papiro demotico n. 1120
Page 15: Dal Monte Rosa alla Terra dei Faraoni · – Musei Civici del Castello Visconteo, Pavia, per le riproduzioni delle Figg. 47-48-49 (tav. I-II del contributo Il papiro demotico n. 1120

17

Ringraziamenti

Affiancati alle citazioni degli archivi consultati, ho ritenuto doveroso se-gnalare i nomi dei rispettivi responsabili (anche se numerosissimi), che mi hanno largamente aiutato nel reperimento dei documenti e delle illu-strazioni e nella concessione dei permessi per la pubblicazione: se ad oggi sono riuscito nell’intento di raccogliere tanto materiale, è solo grazie alla loro disponibilità e cortesia. Ad essi voglio manifestare i miei più sinceri sentimenti di stima e riconoscenza.

Archivio Storico del Museo Archeologico di Firenze (Dott. Pier Rober-to Del Francia, Dott.ssa Maria Cristina Guidotti); Archivio Storico dei Musei Vaticani, Città del Vaticano (Dott.ssa Maria Antonietta De Ange-lis); Archivio Storico dell’Accademia Nazionale dei Lincei (Dott.ssa Rita Zanatta); Archivio Storico dell’Università degli Studi di Firenze: sede del Senato Accademico (Dott. Angelo Marino), del Personale docente (Dott.ssa Susanna Massidda), nonché il Preside della Facoltà di Lettere, Prof.ssa Franca Pecchioli e la Prof.ssa Gloria Rosati, docente di Egittologia; Car-teggio “Thompson”, Università di Cambridge (Dott.ssa Françoise Sim-mons); Archivio della rivista “Oscellana” dei Padri Rosminiani di Domo-dossola (Prof. Tullio Bertamini); Musei Vaticani (Prof. Antonio Paolucci, Dott.ssa Rosanna Di Pinto) – Museo Gregoriano Egizio (Dott.ssa Alessia Amenta), Città del Vaticano; Museo Egizio di Torino (Dott.ssa Eleni Vas-silika); Soprintendenza ai Beni Archeologici del Piemonte e del Museo Egizio di Torino (Dott.ssa Egle Micheletto, Dott.ssa Elvira D’Amicone, Dott.ssa Elisa Fiore Marochetti, Dott.ssa Marcella Trapani); Museo Ar-cheologico di Parma, Sezione Egizia (Dott.ssa Roberta Conversi); Museo Archeologico di Bologna, Sezione Egizia (Dott.ssa Daniela Picchi); Mu-seo Archeologico Nazionale di Napoli (Prof. Giuseppe Proietti, Dott.ssa Valeria Sampaolo, Sig. Antonio Palmieri); Musei Civici di Pavia (Dott.ssa Gigliola De Martini, Dott. Davide Tolomelli); Istituto Pontificio Bibli-co (Prof. Vincent Laisney); Archivio di Stato di Novara (Dott.ssa Maria Marcella Vallascas); Archivio del Centro Etnografico e Dialettologico di Bellinzona, Svizzera (Prof. Franco Lurà, Dott. Dario Petrini); Università

Page 16: Dal Monte Rosa alla Terra dei Faraoni · – Musei Civici del Castello Visconteo, Pavia, per le riproduzioni delle Figg. 47-48-49 (tav. I-II del contributo Il papiro demotico n. 1120

18 Ringraziamenti

di Copenaghen (Prof. Kim Ryholt); Biblioteca del Museo Egizio di Tori-no (Dott. Daniele Bauchiero); Biblioteca di Storia Antica dell’Università di Pavia (Prof.ssa Rita Scuderi); Biblioteca della Scuola Archeologica Ita-liana di Atene (Dott. Stefano Garbin).

Per le “memorie” su Giuseppe Botti, tengo a ringraziare: la Dott.ssa Anna Maria Donadoni Roveri, già Soprintendente presso il Museo Egizio di Torino; il Prof. Mario Liverani, docente di Storia del Vicino Orien-te Antico all’Università “La Sapienza” di Roma; per i medesimi motivi, un grato ricordo alla memoria di due illustri studiosi scomparsi prima del compimento di questa mia opera: il Dott. Guglielmo Maetzke, già Ispet-tore presso la Soprintendenza alle Antichità di Firenze nonché Preside della Classe di Scienze Morali e Storiche dell’Accademia “La Colomba-ria”, e il Prof. Sergio Bosticco, docente di Egittologia all’Università di Fi-renze. Per gli aneddoti: il Prof. Sergio Donadoni, la Prof.ssa Angela Pre-ioni Travostino, le cugine Angeline e Marie Ange Albasini, il caro amico Giovanni Olzer.

Per il materiale proveniente dalle collezioni private, ho un debito di gra-titudine enorme con la carissima cugina Maria Antonietta Albasini e con il fratello René, i quali mi hanno inviato moltissime fotocopie e originali di foto, cartoline, lettere e loro aneddoti riguardanti il nostro comune avo. Per i medesimi motivi, i seguenti cugini e parenti: Anna Allegrucci; la fa-miglia Bogo di Mondelli (Maria Teresa, Carmen, Enrica e Carlo); Rinaldo Botti; Teresa Verren, la madre Lisa e Giovanni Lana; Damiano Oberoffer e Maria Poletti. Anche mio zio Luciano Botti devo ringraziare, per una foto e per l’albero genealogico da lui stilato. Per l’aiuto nelle traduzioni di “contorti” testi vergati a mano, in francese, la Dott.ssa Corinne Berenger; per i dati relativi a “Peppina” Riccadonna, l’Ing. Contardo Riccadonna ed il fratello Paolo; il Prof. Solas Boncompagni, per l’invio degli articoli sul caso del Papiro Tulli e per la concessione alla pubblicazione della lettera inviatagli dal mio avo; la Sig.ra Maria Monteverdi, per avermi concesso la possibilità di visitare la Chiesa di Romezzano di Bedonia e reperire copie di alcuni documenti; l’amico Dott. Paolo Crosa Lenz, per l’aiuto nella divulgazione delle mie ricerche, su giornali e riviste.

Per l’interesse e l’accoglienza riservati al mio lavoro da parte della Scuola di Papirologia dell’Università di Parma, nonché per il loro patrocinio per la presente pubblicazione, ringrazio di cuore la Prof.ssa Isabella Andorlini,

Page 17: Dal Monte Rosa alla Terra dei Faraoni · – Musei Civici del Castello Visconteo, Pavia, per le riproduzioni delle Figg. 47-48-49 (tav. I-II del contributo Il papiro demotico n. 1120

Ringraziamenti 19

titolare del Corso di Papirologia, e il Dott. Nicola Reggiani, della mede-sima Università, il quale mi ha anche grandemente aiutato nella revisione scientifica del presente volume. In questi mesi di collaborazione, con lui ho condiviso una cosa importantissima, che va oltre il rapporto tra autori e per il quale non avrò mai modo di sdebitarmi: l’amicizia.

In ultimo, ma non di certo di minor importanza, assieme a mia sorella Paola, che mi ha accompagnato per buona parte degli archivi e i musei di mezza Italia, voglio rivolgere i più sentiti ringraziamenti al caro Prof. Ales-sandro Roccati, già docente di Egittologia all’Università “La Sapienza” di Roma e, attualmente, presso l’Università di Torino, il quale ha seguito “a distanza”, con sguardo, affetto e tolleranza che oserei definire “paterni”, ogni mio progresso nelle ricerche sulla vita e le opere di Giuseppe Botti, il medesimo affetto e considerazione che mi ha trasmesso anche il Prof. Silvio Curto, con i suoi preziosi consigli, le testimonianze e con la presen-tazione del volume. Non voglio far mancare un grazie anche a mia moglie Daniela e alle nostre figlie Beatrice e Iris Maria, le quali mi hanno sempre affiancato, in questi nove anni di ricerche, con pazienza e amore.

Page 18: Dal Monte Rosa alla Terra dei Faraoni · – Musei Civici del Castello Visconteo, Pavia, per le riproduzioni delle Figg. 47-48-49 (tav. I-II del contributo Il papiro demotico n. 1120
Page 19: Dal Monte Rosa alla Terra dei Faraoni · – Musei Civici del Castello Visconteo, Pavia, per le riproduzioni delle Figg. 47-48-49 (tav. I-II del contributo Il papiro demotico n. 1120

21

Introduzione dell’Autore

È vero, lo ammetto: il titolo Dal Monte Rosa alla Terra dei Faraoni suona leggermente hollywoodiano, dà l’idea di un viaggio avventuroso vero e proprio, di un’odissea dalle Alpi alla terra d’Egitto, che Giuseppe, in re-altà, non ha mai compiuto. In effetti, il nostro egittologo, pur avendo do-nato l’intera vita allo studio degli Egizi antichi, dei loro idiomi di difficile interpretazione, in Egitto non mise mai piede. E, di fronte alla frequente domanda che gli veniva posta su questa sua mancata diretta esperienza, egli replicava: «Perché, forse gli astronomi vanno sulle stelle?»

Sin da bambino, malgrado non avessi fatto in tempo a conoscerlo, mi lasciai assoggettare da una pungente curiosità per la vita e le opere del pro-zio, fratello di mio nonno Giovanni. L’interesse che sentivo maturare in me con ogni probabilità trovava un certo accrescimento nel fatto che, in seno alla nostra famiglia, la sua figura era stata coperta da un autentico velo di oblio. Per colmare queste lacune, pervaso da un ragionevole senso di inadeguatezza – considerata la portata del personaggio –, ho iniziato le ricerche, partendo dalla bibliografia del caro avo redatta dal Prof. Sergio Bosticco, nel volume Studi in onore di Giuseppe Botti (l’unico libro a lui af-ferente, in nostro possesso)1. Pubblicata dall’Università di Roma, l’opera propone contributi degli egittologi italiani in occasione del suo settanta-cinquesimo compleanno2.

Parallelamente al reperimento e allo studio dei documenti e della ric-chissima bibliografia, ho ritenuto opportuno e significativo raccogliere le testimonianze e gli aneddoti di chi ebbe modo di conoscere il nostro egit-tologo: dagli allievi e discepoli, agli amici e parenti. Quasi di conseguen-za, la divulgazione del presente volume si vorrebbe esplicare in un’area di potenziali fruitori alquanto eterogenea: dall’anziano abitante del paese d’origine di Giuseppe, che non ha ben presente cosa sia l’egittologia, al docente universitario che per l’egittologia ha dedicato un’intera esistenza. Nella stesura del testo, ho così scelto una specie di compromesso. Spe-ro di essere riuscito ad impostare una narrazione semplice e discorsiva,

1 Bosticco 1967. 2 Donadoni/Moscati/Pallottino 1967a.

Page 20: Dal Monte Rosa alla Terra dei Faraoni · – Musei Civici del Castello Visconteo, Pavia, per le riproduzioni delle Figg. 47-48-49 (tav. I-II del contributo Il papiro demotico n. 1120

22 Introduzione dell’Autore

rendendo assimilabili al lettore comune le nozioni scientifiche, che qui risulteranno scontate ed insulse agli “addetti ai lavori”; mentre per le vi-cende umane, legate ovviamente anche al mondo accademico, ho cercato di essere il più preciso possibile, affidandomi ai documenti d’archivio ma anche alle testimonianze raccolte.

La biografia è la storia di un uomo. E la storia di un uomo, anche di uno scienziato, è costituita non solo da sterili documenti recanti date e avveni-menti di carattere accademico, bensì pure da sentimenti ricchi e complessi che descrivono il valore dei rapporti umani, nonché da tante piccole sfu-mature legate, ad esempio, al carattere del soggetto, ai suoi pregi e difetti, alle sue peculiarità, come pure ai suoi vizi e alle sue manie: una sorta di microcosmo impossibile da riprodurre e da far assimilare al lettore solo tramite i documenti d’archivio e la bibliografia. La trasmissione di testi-monianze – talune scritte, altre addirittura orali – hanno così costituito una fonte importantissima. In questo ambito, il documento, trovandosi in una posizione complementare, non è stato screditato dalla presenza della testimonianza orale o scritta. E viceversa.

Alla luce delle presenti considerazioni, almeno sotto questo aspetto, credo di aver reso giustizia all’intima rara essenza del nostro Giuseppe: accademica e paesana, raffinata e semplice, dignitosa ma umile, al tempo stesso. Per ciò che concerne l’obiettività sulla valutazione della sua figura di scienziato e di uomo, malgrado mi sia sforzato parecchio, devo porgere con anticipo le mie scuse al lettore, in quanto l’affetto e l’ammirazione che provo per lui hanno sicuramente prevalso e influenzato la mia pubblica-zione. Ho ritenuto fondamentale raccogliere le testimonianze di autore-voli studiosi, anche per questo.

Un’ultima avvertenza. Nel corso delle prossime pagine, in alcune occa-sioni (soprattutto nei riferimenti bibliografici) ci capiterà di veder affian-care l’appellativo “secondo” al nostro Giuseppe Botti. Ciò è dovuto ad una singolarità: egli ebbe un omonimo – chiamato “primo” –, anch’esso celebre egittologo (1853-1903), fondatore del Museo Greco-Romano di Alessandria d’Egitto, ma che non fu “demotista”, ovvero studioso della lingua e scrittura demotica, come lo studioso ossolano3. E a tale proposito è necessario un ulteriore chiarimento.

3 Sulla figura di Giuseppe Botti “primo”, si veda per esempio Curto 1994.

Page 21: Dal Monte Rosa alla Terra dei Faraoni · – Musei Civici del Castello Visconteo, Pavia, per le riproduzioni delle Figg. 47-48-49 (tav. I-II del contributo Il papiro demotico n. 1120

Introduzione dell’Autore 23

Verso il 3200 a. C., gli Egizi svilupparono un complesso sistema di scrit-tura “lapidaria” (adatta a supporti monumentali in pietra), espressa con grafemi (fonetici o ideografici, ovvero esprimenti suoni o concetti) figu-rativi geometrizzanti, in gran parte rappresentati da simboli afferenti alla natura (vari tipi di uccelli, animali selvatici e domestici, piante, simboli astrali, ecc.), al mondo dell’uomo (utensili e oggetti di uso comune, parti anatomiche, ecc.) e legati alle loro credenze religiose (rappresentazione delle numerosissime divinità maschili, femminili o zoomorfe). In ségui-to, soprattutto per adattarsi a supporti meno rigidi come i papiri, questa scrittura andò man mano sviluppandosi in una sorta di corsivo, ancora tuttavia abbastanza similare alla forma originaria. A partire dal VII sec. a. C., invece, un’ulteriore “corsivizzazione” della scrittura portò ad una struttura grafica in cui la somiglianza con i segni originari si era quasi del tutto persa.

I Greci che giunsero in Egitto nel corso dei secoli successivi trovarono le prime due grafie utilizzate soltanto in ambito sacerdotale o ufficiale, e solo la terza estesa anche all’uso corrente. Quindi chiamarono la prima geroglifica (da hieros, “sacro”, e glyphō, “incidere”), la seconda ieratica (sem-pre da hieros: sacerdotale) e la terza demotica (comune, popolare, da dēmos “popolo”). Gli egittologi hanno serbato tali nomi: tutti seppero e sanno leggere la geroglifica; la ieratica solo gli specialisti; mentre per la demotica, il discorso diviene ancora più specifico. Nel periodo in cui il nostro Giu-seppe andava formandosi, i demotisti si potevano contare sulla punta delle dita di una sola mano. Questo perché la scrittura demotica non è chiara come quella geroglifica: molti segni sono praticamente identici pur aven-do differenti significati, e basta una piccola variante in un singolo segno per avere un senso completamente diverso. Risulta quindi molto facile, anche per il demotista esperto, assegnare un significato non corretto ad un segno (si aggiungano poi le difficoltà derivate dalla diversità della grafia da un periodo ad un altro, nonché dalle numerose imprecisioni o errori dovuti anche all’inesperienza degli scribi)4.

Il nostro Giuseppe Botti fu il primo demotista in Italia: solo una simile peculiarità basterebbe, a mio avviso, a giustificare l’impegno dovuto alla

4 Per ulteriori approfondimenti sulle lingue e scritture dell’Egitto antico si vedano Capasso/Pernigotti 1997 e Tiradritti 1999; in specifico, sul demotico e sulla storia degli studi demotistici, Depauw 1997.

Page 22: Dal Monte Rosa alla Terra dei Faraoni · – Musei Civici del Castello Visconteo, Pavia, per le riproduzioni delle Figg. 47-48-49 (tav. I-II del contributo Il papiro demotico n. 1120

24 Introduzione dell’Autore

ricostruzione integrale del suo profilo biografico. Tuttavia, seppure con una preferenza per i testi demotici, egli non si limitò a pubblicare studi afferenti esclusivamente a questo tipo di scrittura: il suo interesse verso i documenti – sino ad allora, in buona parte inediti – spaziò con disinvol-tura su tutte queste grafie. E pure sui più svariati tipi di cimeli e periodi di loro provenienza: dal Nuovo Regno all’epoca Tarda, dal singolo papiro, reperto o monumento, all’intera collezione o sezione egizia di museo, or-dinata, studiata e pubblicata in catalogo.

Ecco perché mi sento in grande imbarazzo proponendovi la mia opera, certamente inadeguata rispetto al valore del soggetto-oggetto delle ricer-che.

Pieve Vergonte (VB), Agosto 2010 M. Botti

Page 23: Dal Monte Rosa alla Terra dei Faraoni · – Musei Civici del Castello Visconteo, Pavia, per le riproduzioni delle Figg. 47-48-49 (tav. I-II del contributo Il papiro demotico n. 1120

25

Prospetto delle sigle utilizzate per gli archivi di provenienza dei documenti citati

ACED Archivio del Centro Etnografico e Dialettologico di BellinzonaACP Archivi di collezioni privateAROPR Archivio Rivista “Oscellana”, Padri Rosminiani di DomodossolaASANL Archivio Storico dell’Accademia Nazionale dei LinceiASMAF Archivio Storico del Museo Archeologico di Firenze/Sezione EgiziaASMV Archivio Storico dei Musei VaticaniASN Archivio Storico di NovaraASUFPD Archivio Storico dell’Università di Firenze/Personale DocenteBSAUP Biblioteca di Storia Antica dell’Università di PaviaCSB Carteggi e Schedari “Botti”, Deposito Speciale della Soprintendenza

per i Beni Archeologici del Piemonte e del Museo Egizio di TorinoCTUC Carteggio Thompson, Università di Cambridge (UK)