dal mazzo vigneti pascoli uliveti prati stabili risaie ... · 10 cm di acqua (il seme del riso ha...

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Fate il percorso dalla cascina di pianura al pascolo di montagna, scoprite i legami tra agricoltura e biodiversità e imparate a riconoscere le principali specie e habitat che vivono nei siti Rete Natura 2000 (e non solo lì, per fortuna!). Pesca una carta dal mazzo CHISSÀ COME VA... vigneti risaie frutteti uliveti pascoli prati stabili fontanili marcite coltivazioni cerealicole Pesca una carta dal mazzo DOMANDE. Dopo aver tirato il dado, puoi scegliere in quale direzione muoverti. Coltivatori di biodiversità ARRIVO! PARTENZA

Transcript of dal mazzo vigneti pascoli uliveti prati stabili risaie ... · 10 cm di acqua (il seme del riso ha...

Fate il percorso dalla cascina di pianura al pascolo di montagna,scoprite i legami tra agricoltura e biodiversità e imparatea riconoscere le principali specie e habitat che vivono nei sitiRete Natura 2000 (e non solo lì, per fortuna!).

Pesca una cartadal mazzo CHISSÀ COME VA...

vigneti

risaie frutteti

uliveti

pascoli

prati stabili

fontanili

marcite

coltivazionicerealicole

Pesca una cartadal mazzo DOMANDE.

Dopo aver tirato il dado, puoi sceglierein quale direzione muoverti.

Coltivatori di biodiversità

ARRIVO!

PARTENZA

Le risaie, come è facile intuire, sono aree in cui il suoloè stato adattato per coltivare il riso. Si presentano

come campi pianeggianti più o meno estesi suddivisi daargini terrosi in una serie di “vasche” sommerse da circa 5-

10 cm di acqua (il seme del riso ha bisogno di essere sommerso per poter ori-ginare una nuova piantina). La raccolta del riso avviene di norma intorno asettembre-ottobre, quando le spighe sono mature e dorate. Nel nostro paesela coltivazione del riso è prevalentemente diffusa nella Pianura Padana cioèin quell’area pianeggiante del bacino del fiume Po che si estende in parte delPiemonte, della Lombardia, dell’Emilia-Romagna e del Veneto. L’importanzadi questi ambienti agricoli per la tutela della biodiversità è notevole. Le risaieinfatti, soprattutto se coltivate secondo metodi tradizionali, in cui non si pre-vedono periodi di “asciutta” durante la crescita delle piante e non si utilizza-no prodotti chimici, sono molto simili ad estese paludi temporanee. Per tale

Ifrutteti sono aree di terreno dedicate alla coltivazionedegli alberi da frutta; meleti, agrumeti, ciliegeti sonosolo alcuni esempi delle coltivazioni arboree da fruttoche si possono trovare nel nostro paese. Poiché non tuttii tipi di frutta riescono a crescere ovunque, a seconda

del tipo di ambiente, delle caratteristiche del suolo, del tipo di clima trove-remo frutteti differenti; sarebbe ad esempio difficile riuscire a coltivare gliagrumi, che richiedono un clima mediterraneo, in Trentino!I frutteti nonostante siano costituiti da alberi e/o arbusti anche di discretedimensioni non hanno nulla a che fare con un bosco naturale; solitamenteinfatti gli alberi da frutto sono piantati in file regolari (per facilitare sia lecure colturali che la raccolta dei frutti) e spesso tra una fila e l’altra il suoloè privo del manto erboso. Nonostante ciò, nei casi in cui le tecniche di col-

La coltivazione di uva da tavola o da cui ricavare vino, è cono-sciuta e praticata da migliaia di anni ed è diffusa in ambienti

molto diversi tra loro per temperature, altitudine, tipo di suolo,possibilità irrigue, ecc. Le numerosissime varietà di vite costitui-

scono, già da sole, un patrimonio di biodiversità da tutelare. I vigneti, soprattutto secircondati da siepi o boschetti, ospitano poi numerose specie di invertebrati e diuccelli, come il simpatico Canapino e lo Zigolo nero.

Sono campi in cui viene praticata la coltivazione dei cerealicome frumento o grano, orzo, avena, segale, mais o granotur-

co, riso e i meno noti triticale, sorgo, miglio e panìco e rappre-sentano la principale produzione agricola del mondo. La cereali-coltura, cioè la coltivazione dei cereali, ebbe inizio già nella prei-

storia ed è probabilmente la prima forma di agricoltura nella storia dell’uomo. Icereali per lo più vengono coltivati in pianura e, se adeguatamente irrigati e conci-mati, consentono produzioni molto elevate. Anche le coltivazioni cerealicole posso-no rappresentare ambienti idonei ad ospitare alcune specie vegetali e animali, e quin-di in qualche modo a “proteggere” la biodiversità. Bisogna però avere alcune accor-tezze, quali per esempio, evitare di ripetere la medesima coltivazione sullo stesso ter-reno per più anni per non impoverire troppo il suolo delle sostanze nutritive, limi-tare il più possibile l’utilizzo di diserbanti e pesticidi, nocivi per le piante e per glianimali, e mantenere tra un campo e l’altro, come veniva fatto tradizionalmente,arbusti e alberi. Le Allodole con il loro piumaggio mimetico marrone leggermentestriato di nero, le Cutrettole con le penne del ventre di color giallo tenue e le velociRondini, sono solo alcuni esempi della fauna che i campi di cereali possono ospitare.

Ipascoli sono aree prative create dall’uomo nel corso dellastoria per garantire la pratica dell’estivazione, cioè dellosfruttamento delle differenti varietà di “erbe” e della loro gra-duale maturazione da parte delle mandrie. A differenza dellepraterie naturali, si tratta di praterie secondarie, cioè ricavatedall’uomo da ambienti arbustivi o forestali.

La flora dei pascoli è molto caratteristica ed è condizionata dalle azioni dibrucatura e di calpestamento da parte del bestiame: accanto a graminaceepoco vistose come la Fienarola delle Alpi (Poa alpina) o la Codolina alpina(Phleum alpinum), compaiono specie più appariscenti, come la Genzianaacaule dai bellissimi fiori blu o la profumatissima Nigritella. I pascoli nonsolo rappresentano un’importante risorsa per la zootecnica di montagna, maanche un habitat di notevole valore naturalistico, in cui un grande numerodi specie sono state favorite proprio dall’uomo mediante il mantenimento dipratiche agricole tradizionali. Tali ambienti per esempio sono spesso frequentati da caprioli e cervi, moltespecie di uccelli come l’Averla piccola, il Prispolone, l’Allodola, la Coturnice

Coltivatori di biodiversità

marcite

risaie

fontanili

frutteti

coltivazionicerealicole

prati stabili

pascoli

Iniziamo a scoprire qualcosa di più sugliambienti che attraverserete giocando,presenti in Siti Natura 2000e legati al mondo agricolo

vigneti

Sono tipici delle pianure alluvionali in cui l’acqua, incon-trando strati di suolo impermeabile, risale in superficie

dando origine alle risorgive naturali. Sono costituiti da unbacino dove si raccoglie l’acqua chiamato “testa” e di una o

più “aste” in cui l’acqua si riversa e dalla quali può essere prelevata per l’irri-gazione dei campi. Poiché la quantità e la temperatura (10-15° C) dell’acquasi mantengono costanti per tutto l’anno, la biodiversità sia animale che vege-tale di questi ambienti è ricca; questa caratteristica consente inoltre l’irriga-zione dei campi anche nei mesi invernali (vedi anche Marcite). La fauna tipi-ca di questi luoghi è composta da numerose specie di gasteropodi, artropo-di, crostacei, organismi bentonici, pesci, anfibi, rettili, uccelli e mammiferi ein generale di specie legate ad ambienti umidi.Purtroppo l’avvento di tecniche e pratiche agronomiche intensive ha deter-minato la scomparsa di molti fontanili e dei preziosi habitat che li caratte-rizzano.

Le marcite sono prati irrigui dove l’acqua di risorgiva,sempre ad una temperatura costante anche in inverno,

viene fatta scorrere molto lentamente su campi in leggeris-sima pendenza. In tal modo il prato non gela e il foraggio

può crescere anche nel periodo invernale, fornendo fino a 8 o 9 sfalci all’an-no, contro i 4-5 di un normale prato. Le marcite costituiscono un ambienteprezioso anche dal punto di vista naturalistico, poiché forniscono rifugio edalimentazione a molte specie animali anche nella stagione fredda. Il nome marcita deriva dall’antica consuetudine di lasciare l’ultimo taglioinvernale di erba a marcire nel prato e viene utilizzato anche per indicare taletecnica colturale tipica della Pianura Padana.Questa pratica è stata oramai quasi ovunque abbandonata, comportando unimpoverimento generale dell’ambiente in termini di biodiversità vegetale edanimale, oltre che un impoverimento del paesaggio.

La coltivazione di ulivi per la produzione di olio è tipicadelle zone temperate mediterranee, dove è praticata da

secoli; è molto diffusa in Italia, prevalentemente nelle regionicentro-meridionali. L’olivo si adatta a condizioni di scarsa

disponibilità d’acqua e di nutrienti, riuscendo a crescere anche su terreni moltoaridi e grossolani, dove ogni altra coltura risulterebbe impossibile.Gli oliveti secolari svolgono un importante ruolo a favore della biodiversità. Igrandi tronchi infatti presentano molte cavità che possono ospitare sia specie

uliveti

Sono prati “spontanei”, né arati né seminati composti da numerosespecie erbacee (graminacee e leguminose) e floristiche. Possono

avere un’età anche di centinaia d’anni e si mantengono solamentemediante lo sfalcio (taglio) del fieno e la concimazione. Si distinguo-no i prati irrigui, di pianura, da quelli asciutti, prevalentemente di col-

lina e di montagna. I prati stabili (soprattutto quelli cosiddetti “magri”, non concimati)sono importanti per la biodiversità proprio grazie alla loro varietà: il prato fornisce cibo erifugio per piccoli mammiferi e invertebrati (ad esempio cavallette e farfalle), la cui pre-senza richiama numerose specie di rapaci e altri uccelli tipici di questi ambienti come l’al-lodola, la cutrettola e il più raro re di quaglie. Lo sfalcio dell’erba avviene in genere da mag-gio a ottobre in pianura e da giugno a settembre in collina/montagna, spesso però in coin-cidenza del periodo in cui molte specie di uccelli nidificano proprio in mezzo all’erba.