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IL GIORNALE DELL’INFORMATION & COMMUNICATION TECHNOLOGY IL GIORNALE DELL’INFORMATION & COMMUNICATION TECHNOLOGY Il Paginone DAL 10 AL 23 APRILE PAG.13 Il Paginone CONTENUTI DIGITALI CONTENUTI DIGITALI Libri a cura di Roberta Chiti Innovazione & cultura DAL 10 AL 23 APRILE PAG.12 L’industria del Nord-Ovest online con il CSI Piemonte Recuperare e valorizzare la memoria storica del territorio per rilanciarne il tessuto socio-economi- co e affrontare le sfide di un’economia globalizzata. È questa l’idea che ha portato il CSI-Piemonte e la Compagnia di San Paolo, in collaborazione con la Fondazione per la Scuola della Compagnia di San Paolo, a sostenere il “Corso multimediale on line sulla Storia dell’Industria del Nord-Ovest dal 1850 ai giorni nostri”, un deposito di dati, immagini e do- cumenti sulla tradizione e lo sviluppo industriale di Piemonte, Liguria e Valle d’Aosta. Ideato dallo storico Luciano Gallino (dell’università di Torino), il progetto è nato oltre un anno fa con l’obiettivo di reperire e organizzare materiali per la realizzazione di Corsi via Web sulla storia dell’industria, del- la tecnologia e del lavoro nelle tre regioni. La disponibilità e il contributo di enti, archivi d’im- presa, fondazioni,sindacati e associazioni hanno già reso possibile l’archiviazione digitale di migliaia di documenti e la pubblicazione di diverse centinaia di pagine Internet (storiaindustria.it). L’iniziativa ha ricevuto finanziamenti complessivi per circa 570mila euro, 200mila dei quali destinati alle scuo- le che hanno vinto il Bando di concorso promos- so per costruire fonti documentali e unità didattiche accessibili in Rete, attraverso il coinvolgimento di archivi aziendali o piccoli musei locali. L’obbiettivo, ha spiegato Luciano Gallino repsentando il progetto, è di dare vita a una risorsa capace di diventare un punto di riferimento importante per tutti i sogget- ti interessati al recupero della memoria e dell’identità collettiva delle tre regioni, “ma anche in grado di dare spazio al presente della loro storia industriale e di rap- presentare un ponte ideale verso il loro sviluppo futuro”. “Il nostro coinvolgimento nel progetto - ha spiegato invece Francesco Brizio del CSI Piemonte - dimostra la volontà del CSI di non limitare la propria missione allo sviluppo di sistemi informativi, ma di impegnarsi in azioni concrete in favore del territorio. Si tratta di una delle iniziative che maggior- mente ci fa sentire un’impresa socialmente responsa- bile, che lavora per mettere a disposizione di Enti, ma anche scuole, aziende e associazioni di categoria, le risorse tecnologiche e culturali in grado di stimolare l’innovazione e diffondere la conoscenza”. Dati, immagini e documenti a disposizione in Rete con la supervisione dello storico Luciano Gallino Il Comune di Parma apre il nuovo portale ProgettoAlfa, un innovativo strumento di comuni- cazione e condivisione di informazioni dedicato a insegnanti, studenti e famiglie. Il portale, realizzato grazie alla partnership con Albacom Amps, è stato finanziato dalla Fonda- zione Cassa di Risparmio di Parma. A pochi mesi dalla presentazione del progetto di alfabetizzazione informatica nelle scuole dell’obbligo, il Comune di Parma inaugura dunque il portale dedicato al sistema scolastico della città, in grado di offrire servizi a studenti e rispettive famiglie, docenti e personale amministrativo. Si tratta di un progetto in qualche modo pilota nel suo genere: tanti siti scolastici in rete nascono, infatti, AParma nasce il portale dedicato a scuola e famiglia quasi per caso, dall’iniziativa di docenti, genitori o studenti con la passione per l’informatica e il web. ProgettoAlfa è, invece, il risultato della scelta consapevole di un’amministrazione che guarda alle tecnologie dell’informazione come a strumenti di crescita e di qualità nel rapporto con i cittadini, e che decide di diffonderne la cultura già a partire dalla scuola dell’obbligo. Il potenziale pedagogico di ProgettoAlfa è altis- simo. Rappresenta uno strumento di integrazione tra le scuole coinvolte e i loro utenti, principal- mente i ragazzi che le frequentano, per confrontarsi su modelli e valori e per condividere un’identità e un’aspettativa di miglioramento della propria formazione scolastica e umana. Consente di istituire legami con le realtà territoriali e con le altre comunità scolastiche. Contiene, inoltre, tutti quei riferimenti alla realtà della scuola, che contribuiscono a rendere il lavoro scolastico visibile e apprezzabile all’esterno. In definitiva è il luogo della comunicazione e della formazione trasversale, il mezzo in grado di raffor- zare i legami e concentrare gli interessi, il luogo dello scambio, dove confrontare i valori e far emergere le identità culturali e scolastiche. ProgettoAlfa.it (la cui realizzazione è a cura di Sinfo Pragma) contribuisce anche al programma di alfabetizzazione informatica e, dunque, alla riduzione del digital divide, ospitando programmi e corsi di formazione rivolti agli studenti e ai cittadini di Parma e provincia, che potranno fruire di tali servizi comodamente da casa. P.D.C. Il Comune emiliano interviene sul digital divide con ProgettoAlfa realizzato con Albacom Amps Opere d’arte interattive che cambiano letteralmente volto attraverso l’emozione di un bacio. No, non si tratta di una visione futuristica improntata sull’ingegnosità, ma della realtà “palpabile” di un progetto di installazione svi- luppato dall’Enea (l’Ente per le nuove tecnologie, l’ener- gia e l’ambiente) e in particolare dai ricercatori dell’Unità di olografia numerica nell’ambito di un’attività di studio e di lavoro che ha sortito il brevetto del sistema Limen. Integrare fra loro tecnologie di diversa natura “adat- tandole - puntualizza l’Ente - con l’obiettivo di rendere l’esperienza estetica di guardare un quadro pregnante e coinvolgente gli altri sensi come il tatto, l’udito, ed anche l’odorato”, è alla base dell’esperienza andata in scena al Techne di Milano nei giorni scorsi e che, c’è da scommetterci, presto “riapparirà” in altre location. Kiss me - mai nome fu più appropriato - è un’ opera d’arte inte- rattiva “a percorso”, con esito differente per ciascun osservatore. “La tecnologia Enea ha voluto ispirarsi alla metafora “Varcare la soglia e vedere oltre” - spiegano i ricercatori - prendendo spunto dalla raffigurazione ritrovata su un’incisione lignea medievale che rappresenta l’esperienza iniziatica di un pel- legrino, al quale, alla fine di un viaggio, il mondo appare diverso, oltre alle normali apparenze”. La mostra (ma forse la parola è riduttiva) “Kiss Me” è strutturata attraverso un “viaggio” che nel corso della prima tappa invita l’osservatore a concentrarsi su quattro differenti volti umani raffigurati su altrettanti pannelli. Il sistema tecnologico sui cui è basato il sistema registra il movimento degli occhi e il tempo trascorso davanti a cia- scun pannello. Il tutto con l’obiettivo - e qui comincia la se- conda tappa - di proiettare su una quinta tela vuota il volto più osservato. La terza tappa, quella più importante ai fini dell’esperienza interattiva, è rappresentata dall’azione vera e propria e passa attraverso il tocco delle labbra dello spet- tatore direttamente su un punto qualsiasi del volto virtuale. A questo punto odori, luci e suoni si diramano “dall’inter- no” dell’opera a seconda del punto scelto, dell’intensità e del livello di emotività sprigionato nel momento del bacio schioccato sulle labbra virtuali. “Le immagini, i pensieri reconditi, i sogni e tutto quanto suscita uno stato emotivo di preferenza da parte del visi- tatore prendono forma davanti ai suoi occhi - spiegano al l’Enea -. Lo spettatore è coinvolto non solo con la vista ma con tutti i sensi, rendendo unica l’esperienza estetica di fronte ad un’opera artistica virtuale”. L’esperienza interattiva fa dunque leva su quella sen- soriale con l’obiettivo di rendere l’arte non solo sempre più personalizzata ma anche più interattiva possibile alla stregua delle proposte di molti giovani artisti i quali già da tempo al pennello e alla tavolozza, e comunque in genere ai materiali più classici dell’espressione artistica, hanno sostituito il mouse e la tastiera. Il sistema “Kiss Me” ha trovato a Milano la sua prima “vetrina” ed è destinato - puntualizza l’Ente - a trovare applicazioni in mostre, musei e in genere nell’allestimento di spazi espositivi che permettono di privilegiare gli aspetti multisensoriali e interattivi per attirare l’attenzione e coin- volgere maggiormente lo spettatore. Tecnologie al servizio di un bacio In scena il sistema Kiss Me sviluppato dall’Enea Enzo Lima L’applicazione è stata messa a punto nei laboratori di olografia numerica Cyber archeologia «Siamo vicini a poter realizzare un sogno, un mito: ci hanno provato fin dall’800, ma oggi, grazie alle tecnologie digitali e alla possibi- lità di incrociare i dati degli archivi informatizzati e delle osservazioni satellitari, possiamo pensare davvero di realizzare la mappa archeologica completa dell’Italia». La suggestiva previsione è di Rocco Buttiglione, ministro per i Beni culturali, che l’ha lanciata in occasione della presentazione del libro bianco “Innovazione e cultura, come le tecnologie digitali potenzieranno la rendita del nostro patrimonio culturale”. In un’Italia che deve fare i conti, nel pubblico come nel privato, con gravi ritardi proprio nel campo dell’innovazione e delle tecnologie, ma al tempo stesso terra di ric- chezze archeologiche e culturali enormi, difficile non cedere al fascino di una promessa simile. Il progetto vive quasi totalmente di fondi pub- blici e all’interno di strutture pubbliche. L’unica partnership significativa con i privati riguarda il progetto Cuspis (Cultural Heritage Space Mana- gement System) dedicato alla va- lorizzazione del patrimonio cultu- rale europeo, che si svilupperà grazie ai satelliti del sistema Galileo: in questo caso il consorzio mette assieme enti locali come la Provincia di Roma o la municipalità di Atene, atenei come Firenze e Tor Vergata, la Vodafo- ne greca, società di consulenza come Price Watehouse & Coopers, ed al- tri ancora, mentre il coordinamento del progetto è affidato a Next Ingegneria dei sistemi, una Pmi italiana del settore IT. Ma cos’è esattamente la Carta archeologica dell’Italia? “La definizione esatta - precisa l’architetto Antonia Recchia, di- rettore generale del Dipartimento Innovazione del Ministero per i Beni e le Attività culturali (Mibac) - è Sistema informativo per l’archeolo- gia. Si tratta di un progetto avviato fin dal periodo 2002-2003 dalla direzione generale per i Beni archeologici, che si fonda su una tecnologia non particolarmente innovativa: il Geographic Infor- mation System (Gis). Il Gis consente di incrociare un determinato database con una cartina, consente cioè di ottenere la georeferenziazione delle infor- mazioni: a un determinato luogo corrisponde una serie di notizie”. L’importanza di questa operazio- ne risiede nella quantità di dati che si riescono a incrociare con la mappa dell’Italia. Sfruttando una serie di progetti nati per altre finalità, sarà possibile mettere insieme almeno quattro fonti di informa- zioni: una banca dati sul “vincolato” (oltre 9mila siti censiti) e una turistica,assemblate dall’Istituto centrale del Restauro, l’archivio informatizzato delle citazioni bibliografiche, in corso di realiz- zazione, ed infine le informazioni che si pensa di poter ricavare dal Programma Cuspis attraverso lo studio delle immagini riprese dai satelliti. I primi due database comprendono anche beni architettonici, però segnalano tutti i siti archeolo- gici conosciuti, compresi quelli non ancora sot- toposti a vincolo, ad esempio perché non ancora oggetto di studi e scavi sistematici; ma la chiave per andare oltre i confini di ciò che si conosce già sono soprattutto le altre due fonti, cioè archivi e satelliti: “La digitalizzazione delle fonti bibliogra- fiche - spiega l’architetto Recchia - fa parte di un progetto che si chiama Sistema per l’archeologia preventiva. Si basa su tutto ciò che è stato pub- blicato dal dopoguerra ad oggi ed è già di fatto terminato per quel che riguarda il Sud, mentre è in via di completamento per il Nord Italia. Per dare un’idea dell’importanza di questa banca dati, basti pensare che nella sola Basilicata ci sono 2-300 vincoli archeologici, ma le testimonianze scritte ci hanno consentito di individuare 1.800 luoghi di interesse archeologico, oggi magari cancellati da una strada o dall’urbanizzazione. E anche questi sono collocati con ragionevole grado di certezza sulla mappa. Finora siamo attorno a 40-50mila punti archeologici censiti con questo sistema su tutto il territorio nazionale”. L’archeologia pre- ventiva è un sistema di gestione e di tutela, più che di valorizzazione del territorio: serve agli enti locali ad evitare di intraprendere opere pubbliche o concedere lottizzazioni su terreni di interesse ar- cheologico. Il metodo che si applica è il cosiddetto overmapping, cioè la sovrapposizione della map- pa del territorio interessato dai lavori con quella dei punti archeologici. “Il punto di forza di questo progetto, al quale lavoriamo in collaborazione con le Regioni, è che è un sistema aperto, al quale pos- sono aggiungersi informazioni”. Il progetto Cuspis, invece, è finanziato dal- l’Unione europea nel quadro degli interventi per la tutela del patrimonio culturale. È questa, lascia intendere la dirigente del Mibac, la carta vincente del progetto: “La fotografia satellitare dà indica- zioni preziose sulle presenze archeologiche. Una differenza di colore su uno strato erboso può sug- gerire la presenza di un muro o di un manufatto. Al momento stiamo cercando di individuare un sito pilota per la sperimentazione”. Il ministero partecipa attraverso Arcus, società pubblica nata per gestire le risorse che la legge assegna ai Beni culturali in ragione del 5% di ciò che si spende per le grandi opere pubbliche. Gli altri progetti invece sono finanziati in parte da fondi del Mibac in parte da fondi stanziati dal Dit, il Dipartimento Innova- zione e Tecnologie della Presidenza del Consiglio, diretto dal ministro Lucio Stanca. “Si tratta in ogni caso - puntualizza Recchia - di cifre nell’ordine delle centinaia di migliaia di euro, non di milio- ni”. Se davvero basteranno alla realizzazione del sogno vagheggiato per secoli da archeologi e car- tografi italiani, lo sapremo solo fra qualche tempo. Anni, però, non lustri. Il progetto vive di fondi pubblici L’unica partnership con soggetti privati riguarda il programma Cuspis finanziato dalla Ue Verso una mappatura dell’Italia sepolta grazie all’integrazione di archivi digitalizzati e rilevazioni satellitari dei suoli PALEO & TECNO. Nel sito paleoarcheologico di Isernia coordinato dall’Università di Ferrara vengono usate tecnologie per il rilevamento e lo studio dei reperti a tre dimensioni Paolo Barbieri E il bisonte torna a vivere con lo scannerlaserin 3D Preistoria e nuove tecnologie: connubio possibile? Possono le più recenti creazioni della tecnica aiutarci a ricostruire la vita nell’età della pietra? La risposta è sì. Lo di- mostra lo scavo di Isernia La Pineta (Isernia, Molise), dove i reperti di circa 700mila anni fa vengono studiati con metodi all’avanguardia e strumentazione sofisticata. Negli ultimi anni l’archeologia si avvale sempre più spesso di avanzate tecnologie per l’acquisizione dei dati e lo studio dei materiali. Lo scavo è stato scoperto nel 1979, durante i la- vori per la costruzione della superstrada Napo- li-Vasto, e attualmente si estende su di un’area di circa 300 mq dove sono state rinvenute ossa risalenti a circa 700mila anni fa di elefanti, bi- sonti, rinoceronti, orsi, cervidi e ippopotami as- sociati a strumenti in pietra usati per macellare le carcasse. Non sono stati trovati resti umani, ma la presenza dell’uomo è stata accertata sulla base del fatto che non sono stati trovati scheletri animali completi. Lo scavo è gestito dal Carlo Peretto, professore ordinario di Antropologia all’Università degli Studi di Ferrara. Nume- rosi studi hanno accertato la presenza di corsi d’acqua nella zona all’epoca dell’occupazione, è quindi probabile che gli uomini, una volta uccise le prede, portassero sul luogo il ricavato della caccia selezionando le parti più ricche di carne, per macellarlo e buttare i resti nell’acqua in modo da evitare i cattivi odori e non attirare i carnivori. Come può la tecnologia aiutare lo studio del passato? In contesto archeologico la tecnologia può intervenire in varie fasi dello studio dei reperti: le attività di recupero dei materiali, la documentazione, la raccolta dei dati, l’elabora- zione e l’interpretazione degli stessi. Ad Isernia La Pineta per la raccolta e l’ela- borazione dei dati viene utilizzato lo scanner laser, un protocollo di acquisizione dati 3D di oggetti o superfici che permette di registrare attraverso un procedimento molto semplice una enorme quantità di dati in un database. L’apparecchio utilizzato per l’acquisizione dati combina una telecamera CCD e un laser a bassa intensità, normalmente di tipo 1. Il laser colpisce la superficie mentre la telecamera ne registra la forma, e rimbalza su uno specchio sensibile. La distanza dall’oggetto allo spec- chio viene automaticamente calcolata con altissima precisione. Il software permette di combinare le azioni dei rispettivi strumenti per ricreare virtualmente la superficie dell’oggetto con texture, colori e sfumature ed acquisire le informazioni metriche (il rilievo matematico della superficie). Il file rappresenta un “model- lo” non solo apparente, ma anche rigorosamen- te matematico dell’oggetto. La precisione con cui sono rilevabili le variazioni di superficie è altissima, dell’ordine dei millesimi di millime- tro per alcune apparecchiature. Questa procedura può essere applicata a numerosi ambiti, fra cui la conservazione (per esempio per il riconoscimento dei falsi), la comunicazione e la didattica (i files sono esportabili su qual- siasi pc) e la ricerca. Ad Isernia questo metodo è utilizzato per lo studio della superficie di scavo poiché l’acquisizio- ne 3D dei reperti posti in luce (refe- renziando un punto di partenza) può essere utilissima per accelerare i processi di scavo in profon- dità, ma soprattutto per catalogare qualsiasi oggetto affiorante, calcolare aree, contorni e le distanze tra i reperti. Dal modello mate- matico dell’oggetto, acquisito in modo non invasivo con lo scanner laser, è possibile costruire dei modelli fisici con un processo simile alla stampa 2D da pc. I “prototipatori”, macchine che permettono la realizzazione di “prototipi” abitualmente impiegati nell’industria e nell’ar- chitettura di interni e nel design industriale, possono servire per replicare vasi, suppellettili, monili, reperti ossei… creando prototipi mor- fologicamente e virtualmente identici all’ori- ginale, oppure matrici per la realizzazione in serie (rapid tooling). Il processo di modella- zione associato ai dati 3D acquisiti, può ispirare alla ri-creazione di un modello originale, senza patine del tempo e rotture. Michela Leonardi Dai dati acquisiti tramite software è possibile ottenere prototipi identici all’originale con un processo simile alla stampa da pc Hi-tech nello scavo di Isernia, in Molise che viene gestito dall’università di Ferrara Bye bye middle class? Se nella recente campagna elettorale i partiti si sono accapigliati per prendersi i voti di una sempre più incerta classe di mezzo, c’è chi sostiene che in realtà il ceto medio non è in crisi: è in via di inesorabile scomparsa. La società globalizzata, l’ingresso prorompente nel mondo integrato di nuove nazioni come India e Cina che le stratificazioni sociali all’occidentale non le hanno conosciute e non le conosceranno mai, l’emergere della centralità del “consumatore” che ha soppian- tato il ruolo guida detenuto dal produttore dal tempo della società industriale, hanno buttato all’aria le vecchie categorie sociali. Le nuove tecnologie ad alta redditività hanno dato una bella mano: favorendo la polarizzazione dei redditi, sconvol- gendo il diagramma dell’organizzazione sociale basato sui tradizionali ruoli produttivi, ammazzando giganti industriali che parevano eterni. È la tesi di un interessante libro di Massimo Gaggi, inviato negli Usa del Corriere della Sera, e di Edoardo Narduzzi, manager ed imprenditore dell’hi-tech: “Nel- l’economia immateriale e globalizzata, la domanda si è fatta più importante dell’offerta”, sostengono i due autori. Quelli di Intel, quando nel 2005 hanno riorga- nizzato il business, hanno mandato emissari a vivere in famiglie cinesi per capire da quali prodotti fossero attratte. Nell’Internet society la domanda che regge il sistema economico, sociale e politico non viene più da quella classe di mezzo che ha guidato le società del “capitalismo all’occidentale”, ma dalla “classe della massa”: un indistinto di consumatori mondiali la cui matrice comune è appunto la capacità di consumare, purché sia lowcost. Sta alla “creative class”, per dirla con Richard Florida, la capacità di servirla dei beni, o meglio, dei servizi adatti. Il marketing vale più del contenuto industriale. L’innovazione tecnologica, con i conseguenti balzi di competitività, è la premessa ma soprattutto il motore della società dei consumatori. Fa più una Skype o un VoIp di tante leggi antitrust. Se Motorola progetta telefonini da 35 dollari da vendere in Africa, il “modello Europa” è quello che rischia di più, se non altro perché la società della classe media è nata qui. Destinati a morire? No, destinati a rigene- rarci per non morire, è il messaggio che viene dal libro. Ma l’innovazione e le tecnologie dobbiamo veramente imparare ad usarle. Anche per difendere il nostro welfare. Efficienza e lowcost devono diventare attributi della macchina pubblica. Non c’è una giustificazione ideologica allo Stato, ma pratica. È la società dei consumatori, bellezza. La fine del ceto medio e la nascita della società low cost DI MASSIMO GAGGI E EDOARDO NARDUZZI 142 pagine, 13,50 euro, Einaudi In che modo le imprese italiane acquisiscono informazioni economiche di tipo istituzionale ecom- petitivo per la ricerca di clienti, fornitori e partner? Si tratta di un territorio di indagine nuovo, che si è modificato con l’adozione di strumenti quali le banche dati. In piena rivoluzione della società dell’informazione, il Registro delle Imprese ha silenzio- samente alimentato e fatto crescere il mercato dell’informazione economica. La questione centrale è se e quanto le imprese fanno uso dell’informazione economica nella loro attività ordinaria di ricerca di clienti, di fornitori e di partner. L’autore insegna Organizzazione e sistemi informativi alla Bocconi. Prefazione di Giuseppe Pichetto presi- dente di InfoCamere. Imprese e società dell’informazione A CURA DI FERDINANDO PENNAROLA 194 PAGINE, 20 EURO, EGEA

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IL GIORNALE DELL’INFORMATION & COMMUNICATION TECHNOLOGY IL GIORNALE DELL’INFORMATION & COMMUNICATION TECHNOLOGY

IlPaginoneDAL 10 AL 23 APRILEPAG.13

IlPaginoneC O N T E N U T I D I G I TA L IC O N T E N U T I D I G I TA L I

Libria cura d i Rober ta Chi t i

Innovazione&cultura

DAL 10 AL 23 APRILEPAG.12

L’industria del Nord-Ovest online con il CSI PiemonteRecuperare e valorizzare la memoria storica

del territorio per rilanciarne il tessuto socio-economi-co e affrontare le sfide di un’economia globalizzata. È questa l’idea che ha portato il CSI-Piemonte e la Compagnia di San Paolo, in collaborazione con la Fondazione per la Scuola della Compagnia di San Paolo, a sostenere il “Corso multimediale on line sulla Storia dell’Industria del Nord-Ovest dal 1850 ai giorni nostri”, un deposito di dati, immagini e do-cumenti sulla tradizione e lo sviluppo industriale di Piemonte, Liguria e Valle d’Aosta. Ideato dallo storico Luciano Gallino (dell’università di Torino), il progetto è nato oltre un anno fa con l’obiettivo di reperire e organizzare materiali per la realizzazione di Corsi via Web sulla storia dell’industria, del-

la tecnologia e del lavoro nelle tre regioni. La disponibilità e il contributo di enti, archivi d’im-presa, fondazioni,sindacati e associazioni hanno già reso possibile l’archiviazione digitale di migliaia di documenti e la pubblicazione di diverse centinaia di pagine Internet (storiaindustria.it). L’iniziativa ha ricevuto finanziamenti complessivi per circa 570mila euro, 200mila dei quali destinati alle scuo-le che hanno vinto il Bando di concorso promos-so per costruire fonti documentali e unità didattiche accessibili in Rete, attraverso il coinvolgimento di archivi aziendali o piccoli musei locali. L’obbiettivo, ha spiegato Luciano Gallino repsentando il progetto, è di dare vita a una risorsa capace di diventare un punto di riferimento importante per tutti i sogget-

ti interessati al recupero della memoria e dell’identità collettiva delle tre regioni, “ma anche in grado di dare spazio al presente della loro storia industriale e di rap-presentare un ponte ideale verso il loro sviluppo futuro”. “Il nostro coinvolgimento nel progetto - ha spiegato invece Francesco Brizio del CSI Piemonte - dimostra la volontà del CSI di non limitare la propria missione allo sviluppo di sistemi informativi, ma di impegnarsi in azioni concrete in favore del territorio. Si tratta di una delle iniziative che maggior-mente ci fa sentire un’impresa socialmente responsa-bile, che lavora per mettere a disposizione di Enti, ma anche scuole, aziende e associazioni di categoria, le risorse tecnologiche e culturali in grado di stimolare l’innovazione e diffondere la conoscenza”.

Dati, immagini e documenti a disposizione in Rete con la supervisione dello storico Luciano GallinoIl Comune di Parma apre il nuovo portale

ProgettoAlfa, un innovativo strumento di comuni-cazione e condivisione di informazioni dedicato a insegnanti, studenti e famiglie.

Il portale, realizzato grazie alla partnership con Albacom Amps, è stato finanziato dalla Fonda-zione Cassa di Risparmio di Parma. A pochi mesi dalla presentazione del progetto di alfabetizzazione informatica nelle scuole dell’obbligo, il Comune di Parma inaugura dunque il portale dedicato al sistema scolastico della città, in grado di offrire servizi a studenti e rispettive famiglie, docenti e personale amministrativo.

Si tratta di un progetto in qualche modo pilota nel suo genere: tanti siti scolastici in rete nascono, infatti,

A Parma nasce il portale dedicato a scuola e famigliaquasi per caso, dall’iniziativa di docenti, genitori o studenti con la passione per l’informatica e il web. ProgettoAlfa è, invece, il risultato della scelta consapevole di un’amministrazione che guarda alle tecnologie dell’informazione come a strumenti di crescita e di qualità nel rapporto con i cittadini, e che decide di diffonderne la cultura già a partire dalla scuola dell’obbligo.

Il potenziale pedagogico di ProgettoAlfa è altis-simo. Rappresenta uno strumento di integrazione tra le scuole coinvolte e i loro utenti, principal-mente i ragazzi che le frequentano, per confrontarsi su modelli e valori e per condividere un’identità e un’aspettativa di miglioramento della propria formazione scolastica e umana. Consente di istituire

legami con le realtà territoriali e con le altre comunità scolastiche. Contiene, inoltre, tutti quei riferimenti alla realtà della scuola, che contribuiscono a rendere il lavoro scolastico visibile e apprezzabile all’esterno. In definitiva è il luogo della comunicazione e della formazione trasversale, il mezzo in grado di raffor-zare i legami e concentrare gli interessi, il luogo dello scambio, dove confrontare i valori e far emergere le identità culturali e scolastiche. ProgettoAlfa.it (la cui realizzazione è a cura di Sinfo Pragma) contribuisce anche al programma di alfabetizzazione informatica e, dunque, alla riduzione del digital divide, ospitando programmi e corsi di formazione rivolti agli studenti e ai cittadini di Parma e provincia, che potranno fruire di tali servizi comodamente da casa. P.D.C.

Il Comune emiliano interviene sul digital divide con ProgettoAlfa realizzato con Albacom Amps

Opere d’arte interattive che cambiano letteralmente volto attraverso l’emozione di un bacio. No, non si tratta di una visione futuristica improntata sull’ingegnosità, ma della realtà “palpabile” di un progetto di installazione svi-luppato dall’Enea (l’Ente per le nuove tecnologie, l’ener-gia e l’ambiente) e in particolare dai ricercatori dell’Unità di olografia numerica nell’ambito di un’attività di studio e di lavoro che ha sortito il brevetto del sistema Limen.

Integrare fra loro tecnologie di diversa natura “adat-tandole - puntualizza l’Ente - con l’obiettivo di rendere l’esperienza estetica di guardare un quadro pregnante e coinvolgente gli altri sensi come il tatto, l’udito, ed anche l’odorato”, è alla base dell’esperienza andata in scena al

Techne di Milano nei giorni scorsi e che, c’è da scommetterci, presto “riapparirà” in altre location.

Kiss me - mai nome fu più appropriato - è un’ opera d’arte inte-rattiva “a percorso”, con esito differente per ciascun osservatore. “La tecnologia Enea ha voluto ispirarsi alla metafora “Varcare la

soglia e vedere oltre” - spiegano i ricercatori - prendendo spunto dalla raffigurazione ritrovata su un’incisione lignea medievale che rappresenta l’esperienza iniziatica di un pel-legrino, al quale, alla fine di un viaggio, il mondo appare diverso, oltre alle normali apparenze”.

La mostra (ma forse la parola è riduttiva) “Kiss Me” è strutturata attraverso un “viaggio” che nel corso della prima tappa invita l’osservatore a concentrarsi su quattro differenti volti umani raffigurati su altrettanti pannelli. Il sistema tecnologico sui cui è basato il sistema registra il movimento degli occhi e il tempo trascorso davanti a cia-scun pannello. Il tutto con l’obiettivo - e qui comincia la se-conda tappa - di proiettare su una quinta tela vuota il volto più osservato. La terza tappa, quella più importante ai fini dell’esperienza interattiva, è rappresentata dall’azione vera e propria e passa attraverso il tocco delle labbra dello spet-tatore direttamente su un punto qualsiasi del volto virtuale. A questo punto odori, luci e suoni si diramano “dall’inter-no” dell’opera a seconda del punto scelto, dell’intensità e del livello di emotività sprigionato nel momento del bacio schioccato sulle labbra virtuali.

“Le immagini, i pensieri reconditi, i sogni e tutto quanto suscita uno stato emotivo di preferenza da parte del visi-tatore prendono forma davanti ai suoi occhi - spiegano al l’Enea -. Lo spettatore è coinvolto non solo con la vista ma con tutti i sensi, rendendo unica l’esperienza estetica di fronte ad un’opera artistica virtuale”.

L’esperienza interattiva fa dunque leva su quella sen-soriale con l’obiettivo di rendere l’arte non solo sempre più personalizzata ma anche più interattiva possibile alla stregua delle proposte di molti giovani artisti i quali già da tempo al pennello e alla tavolozza, e comunque in genere ai materiali più classici dell’espressione artistica, hanno sostituito il mouse e la tastiera.

Il sistema “Kiss Me” ha trovato a Milano la sua prima “vetrina” ed è destinato - puntualizza l’Ente - a trovare applicazioni in mostre, musei e in genere nell’allestimento di spazi espositivi che permettono di privilegiare gli aspetti multisensoriali e interattivi per attirare l’attenzione e coin-volgere maggiormente lo spettatore.

Tecnologieal servizio di un bacioIn scena il sistema Kiss Mesviluppato dall’Enea Enzo Lima

L’applicazioneè stata messa a punto nei laboratori di olografianumerica

Cyberarcheologia«Siamo vicini a poter realizzare un

sogno, un mito: ci hanno provato fin dall’800, ma oggi, grazie alle tecnologie digitali e alla possibi-lità di incrociare i dati degli archivi informatizzati e delle osservazioni satellitari, possiamo pensare davvero di realizzare la mappa archeologica completa dell’Italia». La suggestiva previsione è di Rocco Buttiglione, ministro per i Beni culturali, che l’ha lanciata in occasione della presentazione del libro bianco “Innovazione e cultura, come le tecnologie digitali potenzieranno la rendita del nostro patrimonio culturale”. In un’Italia che deve fare i conti, nel pubblico come nel privato, con gravi ritardi proprio nel campo dell’innovazione e delle tecnologie, ma al tempo stesso terra di ric-chezze archeologiche e culturali enormi, difficile non cedere al fascino di una promessa simile.

Il progetto vive quasi totalmente di fondi pub-blici e all’interno di strutture pubbliche. L’unica partnership significativa con i privati riguarda il progetto Cuspis (Cultural Heritage Space Mana-

gement System) dedicato alla va-lorizzazione del patrimonio cultu-rale europeo, che si svilupperà grazie ai satelliti del sistema Galileo: in questo caso il consorzio mette assieme enti locali come la Provincia di Roma o la municipalità di Atene, atenei come Firenze e Tor Vergata, la Vodafo-ne greca, società di consulenza come Price Watehouse & Coopers, ed al-tri ancora, mentre il coordinamento del progetto è affidato a Next Ingegneria dei sistemi, una

Pmi italiana del settore IT. Ma cos’è esattamente la Carta archeologica dell’Italia? “La definizione esatta - precisa l’architetto Antonia Recchia, di-rettore generale del Dipartimento Innovazione del Ministero per i Beni e le Attività culturali (Mibac) - è Sistema informativo per l’archeolo-gia. Si tratta di un progetto avviato fin dal periodo 2002-2003 dalla direzione generale per i Beni archeologici, che si fonda su una tecnologia non particolarmente innovativa: il Geographic Infor-

mation System (Gis). Il Gis consente di incrociare un determinato database con una cartina, consente cioè di ottenere la georeferenziazione delle infor-mazioni: a un determinato luogo corrisponde una serie di notizie”. L’importanza di questa operazio-ne risiede nella quantità di dati che si riescono a incrociare con la mappa dell’Italia. Sfruttando una serie di progetti nati per altre finalità, sarà possibile mettere insieme almeno quattro fonti di informa-zioni: una banca dati sul “vincolato” (oltre 9mila siti censiti) e una turistica,assemblate dall’Istituto centrale del Restauro, l’archivio informatizzato delle citazioni bibliografiche, in corso di realiz-zazione, ed infine le informazioni che si pensa di poter ricavare dal Programma Cuspis attraverso lo

studio delle immagini riprese dai satelliti.I primi due database comprendono anche beni

architettonici, però segnalano tutti i siti archeolo-gici conosciuti, compresi quelli non ancora sot-toposti a vincolo, ad esempio perché non ancora oggetto di studi e scavi sistematici; ma la chiave per andare oltre i confini di ciò che si conosce già sono soprattutto le altre due fonti, cioè archivi e satelliti: “La digitalizzazione delle fonti bibliogra-fiche - spiega l’architetto Recchia - fa parte di un progetto che si chiama Sistema per l’archeologia preventiva. Si basa su tutto ciò che è stato pub-blicato dal dopoguerra ad oggi ed è già di fatto terminato per quel che riguarda il Sud, mentre è in via di completamento per il Nord Italia. Per dare

un’idea dell’importanza di questa banca dati, basti pensare che nella sola Basilicata ci sono 2-300 vincoli archeologici, ma le testimonianze scritte ci hanno consentito di individuare 1.800 luoghi di interesse archeologico, oggi magari cancellati da una strada o dall’urbanizzazione. E anche questi sono collocati con ragionevole grado di certezza sulla mappa. Finora siamo attorno a 40-50mila punti archeologici censiti con questo sistema su tutto il territorio nazionale”. L’archeologia pre-ventiva è un sistema di gestione e di tutela, più che di valorizzazione del territorio: serve agli enti locali ad evitare di intraprendere opere pubbliche o concedere lottizzazioni su terreni di interesse ar-cheologico. Il metodo che si applica è il cosiddetto

overmapping, cioè la sovrapposizione della map-pa del territorio interessato dai lavori con quella dei punti archeologici. “Il punto di forza di questo progetto, al quale lavoriamo in collaborazione con le Regioni, è che è un sistema aperto, al quale pos-sono aggiungersi informazioni”.

Il progetto Cuspis, invece, è finanziato dal-l’Unione europea nel quadro degli interventi per la tutela del patrimonio culturale. È questa, lascia intendere la dirigente del Mibac, la carta vincente del progetto: “La fotografia satellitare dà indica-zioni preziose sulle presenze archeologiche. Una differenza di colore su uno strato erboso può sug-gerire la presenza di un muro o di un manufatto. Al momento stiamo cercando di individuare un

sito pilota per la sperimentazione”. Il ministero partecipa attraverso Arcus, società pubblica nata per gestire le risorse che la legge assegna ai Beni culturali in ragione del 5% di ciò che si spende per le grandi opere pubbliche. Gli altri progetti invece sono finanziati in parte da fondi del Mibac in parte da fondi stanziati dal Dit, il Dipartimento Innova-zione e Tecnologie della Presidenza del Consiglio, diretto dal ministro Lucio Stanca. “Si tratta in ogni caso - puntualizza Recchia - di cifre nell’ordine delle centinaia di migliaia di euro, non di milio-ni”. Se davvero basteranno alla realizzazione del sogno vagheggiato per secoli da archeologi e car-tografi italiani, lo sapremo solo fra qualche tempo. Anni, però, non lustri.

Il progetto vive di fondi pubblici L’unica partnership con soggetti privati riguarda il programma Cuspis finanziato dalla Ue

Verso una mappatura dell’Italia sepolta grazie all’integrazione di archivi digitalizzati

e rilevazioni satellitari dei suoli

PALEO & TECNO. Nel sito paleoarcheologico di Isernia coordinato dall’Università di Ferrara vengono usate tecnologie per il rilevamento e lo studio dei reperti a tre dimensioni

Paolo Barbieri

E il bisonte torna a viverecon lo scanner laser in 3D

Preistoria e nuove tecnologie: connubio possibile? Possono le più recenti creazioni della tecnica aiutarci a ricostruire la vita nell’età della pietra? La risposta è sì. Lo di-mostra lo scavo di Isernia La Pineta (Isernia, Molise), dove i reperti di circa 700mila anni fa vengono studiati con metodi all’avanguardia e strumentazione sofisticata.

Negli ultimi anni l’archeologia si avvale sempre più spesso di avanzate tecnologie per l’acquisizione dei dati e lo studio dei materiali. Lo scavo è stato scoperto nel 1979, durante i la-vori per la costruzione della superstrada Napo-li-Vasto, e attualmente si estende su di un’area di circa 300 mq dove sono state rinvenute ossa risalenti a circa 700mila anni fa di elefanti, bi-sonti, rinoceronti, orsi, cervidi e ippopotami as-sociati a strumenti in pietra usati per macellare le carcasse. Non sono stati trovati resti umani, ma la presenza dell’uomo è stata accertata sulla base del fatto che non sono stati trovati scheletri animali completi. Lo scavo è gestito dal Carlo Peretto, professore ordinario di Antropologia all’Università degli Studi di Ferrara. Nume-rosi studi hanno accertato la presenza di corsi d’acqua nella zona all’epoca dell’occupazione, è quindi probabile che gli uomini, una volta uccise le prede, portassero sul luogo il ricavato della caccia selezionando le parti più ricche di carne, per macellarlo e buttare i resti nell’acqua in modo da evitare i cattivi odori e non attirare i carnivori.

Come può la tecnologia aiutare lo studio del passato? In contesto archeologico la tecnologia può intervenire in varie fasi dello studio dei reperti: le attività di recupero dei materiali, la documentazione, la raccolta dei dati, l’elabora-zione e l’interpretazione degli stessi.

Ad Isernia La Pineta per la raccolta e l’ela-borazione dei dati viene utilizzato lo scanner laser, un protocollo di acquisizione dati 3D di oggetti o superfici che permette di registrare attraverso un procedimento molto semplice una enorme quantità di dati in un database. L’apparecchio utilizzato per l’acquisizione dati combina una telecamera CCD e un laser a bassa intensità, normalmente di tipo 1. Il laser colpisce la superficie mentre la telecamera ne registra la forma, e rimbalza su uno specchio sensibile. La distanza dall’oggetto allo spec-chio viene automaticamente calcolata con altissima precisione. Il software permette di combinare le azioni dei rispettivi strumenti per

ricreare virtualmente la superficie dell’oggetto con texture, colori e sfumature ed acquisire le informazioni metriche (il rilievo matematico della superficie). Il file rappresenta un “model-lo” non solo apparente, ma anche rigorosamen-te matematico dell’oggetto. La precisione con cui sono rilevabili le variazioni di superficie è altissima, dell’ordine dei millesimi di millime-tro per alcune apparecchiature.

Questa procedura può essere applicata a numerosi ambiti, fra cui la conservazione (per esempio per il riconoscimento dei falsi), la comunicazione e la didattica (i files sono esportabili su qual-siasi pc) e la ricerca. Ad Isernia questo metodo è utilizzato per lo studio della superficie di scavo poiché l’acquisizio-ne 3D dei reperti posti in luce (refe-renziando un punto di partenza) può essere utilissima per accelerare i processi di scavo in profon-dità, ma soprattutto per catalogare qualsiasi oggetto affiorante, calcolare aree, contorni e le distanze tra i reperti. Dal modello mate-matico dell’oggetto, acquisito in modo non invasivo con lo scanner laser, è possibile costruire dei modelli fisici con un processo simile alla stampa 2D da pc. I “prototipatori”, macchine che permettono la realizzazione di “prototipi” abitualmente impiegati nell’industria e nell’ar-chitettura di interni e nel design industriale, possono servire per replicare vasi, suppellettili, monili, reperti ossei… creando prototipi mor-fologicamente e virtualmente identici all’ori-ginale, oppure matrici per la realizzazione in serie (rapid tooling). Il processo di modella-zione associato ai dati 3D acquisiti, può ispirare alla ri-creazione di un modello originale, senza patine del tempo e rotture.

Michela Leonardi

Dai dati acquisiti tramite software è possibile ottenere prototipi identici all’originale con un processo simile alla stampa da pc

Hi-tech nello scavo di Isernia, in Moliseche viene gestito dall’università di Ferrara

Bye bye middle class? Se nella recente campagna elettorale i partiti si sono accapigliati per prendersi i voti di una sempre più incerta classe di mezzo, c’è chi sostiene che in realtà il ceto medio non è in crisi:

è in via di inesorabile scomparsa. La società globalizzata, l’ingresso prorompente nel mondo integrato di nuove nazioni come India e Cina che le stratificazioni sociali all’occidentale non le hanno conosciute e non le conosceranno mai, l’emergere della centralità del “consumatore” che ha soppian-tato il ruolo guida detenuto dal produttore dal tempo della società industriale, hanno buttato all’aria le vecchie categorie sociali. Le nuove

tecnologie ad alta redditività hanno dato una bella mano: favorendo la polarizzazione dei redditi, sconvol-gendo il diagramma dell’organizzazione sociale basato sui tradizionali ruoli produttivi, ammazzando giganti industriali che parevano eterni.

È la tesi di un interessante libro di Massimo Gaggi, inviato negli Usa del Corriere della Sera, e di Edoardo Narduzzi, manager ed imprenditore dell’hi-tech: “Nel-l’economia immateriale e globalizzata, la domanda si è fatta più importante dell’offerta”, sostengono i due autori. Quelli di Intel, quando nel 2005 hanno riorga-nizzato il business, hanno mandato emissari a vivere in famiglie cinesi per capire da quali prodotti fossero attratte. Nell’Internet society la domanda che regge il sistema economico, sociale e politico non viene più da quella classe di mezzo che ha guidato le società del “capitalismo all’occidentale”, ma dalla “classe della massa”: un indistinto di consumatori mondiali la cui matrice comune è appunto la capacità di consumare, purché sia lowcost. Sta alla “creative class”, per dirla con Richard Florida, la capacità di servirla dei beni, o meglio, dei servizi adatti. Il marketing vale più del contenuto industriale. L’innovazione tecnologica, con i conseguenti balzi di competitività, è la premessa ma soprattutto il motore della società dei consumatori. Fa più una Skype o un VoIp di tante leggi antitrust. Se Motorola progetta telefonini da 35 dollari da vendere in Africa, il “modello Europa” è quello che rischia di più, se non altro perché la società della classe media è nata qui. Destinati a morire? No, destinati a rigene-rarci per non morire, è il messaggio che viene dal libro. Ma l’innovazione e le tecnologie dobbiamo veramente imparare ad usarle. Anche per difendere il nostro welfare. Efficienza e lowcost devono diventare attributi della macchina pubblica. Non c’è una giustificazione ideologica allo Stato, ma pratica. È la società dei consumatori, bellezza.

La fine del ceto medio e la nascita della società low costDI MASSIMO GAGGI E EDOARDO NARDUZZI142 pagine, 13,50 euro, Einaudi

In che modo le imprese italiane acquisiscono informazioni economiche di tipo istituzionale ecom-petitivo per la ricerca di clienti, fornitori e partner? Si

tratta di un territorio di indagine nuovo, che si è modificato con l’adozione di strumenti quali le banche dati. In piena rivoluzione della società dell’informazione, il Registro delle Imprese ha silenzio-samente alimentato e fatto crescere il mercato dell’informazione economica. La questione centrale è se e quanto le imprese fanno uso dell’informazione economica nella loro attività ordinaria di ricerca di clienti, di fornitori e di partner.

L’autore insegna Organizzazione e sistemi informativi alla Bocconi. Prefazione di Giuseppe Pichetto presi-dente di InfoCamere.

Imprese e società dell’informazioneA CURA DI FERDINANDO PENNAROLA194 PAGINE, 20 EURO, EGEA