DAI DATI ALLE COMPETENZE: IL SISTEMA DI KNOWLEDGE MANAGEMENT

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RICHIAMARE GLI ELEMENTI CHE SONO ALLA BASE DEI SISTEMI DI GESTIONE DELLA CONOSCENZA PER COMPRENDERE L’IMPORTANZA CONCETTUALE E STRATEGICA CHE IL CAPITALE INTELLETTUALE HA NELLE MODERNE ORGANIZZAZIONI ACCADEMICHE ED IMPRENDITORIALI ED EVIDENZIARE GLI INDIRIZZI VERSO CUI ORIENTARE GLI SVILUPPI METODOLOGICI DI TALI SISTEMI

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“Dai Dati alle Competenze: il Sistema di Knowledge Management”

Claudio Cancelli

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“Dai Dati alle Competenze: il Sistema di Knowledge Management”

SSCCOOPPOO

RICHIAMARE GLI ELEMENTI CHE SONO ALLA BASE DEI SISTEMI DI GESTIONE DELLA CONOSCENZA PER COMPRENDERE L’IMPORTANZA CONCETTUALE E STRATEGICA CHE IL CAPITALE INTELLETTUALE HA NELLE MODERNE ORGANIZZAZIONI ACCADEMICHE ED IMPRENDITORIALI ED EVIDENZIARE GLI INDIRIZZI VERSO CUI ORIENTARE GLI SVILUPPI METODOLOGICI DI TALI SISTEMI IINNDDIICCEE

1. INTRODUZIONE 2. I DATI 3. LE INFORMAZIONI 4. LE CONOSCENZE 5. LE COMPETENZE 6. IL SISTEMA DI KNOWLEDGE MANAGEMENT 7. UN ESEMPIO DI APPLICAZIONE DI KNOWLEDGE MANAGEMENT NELLE

SCUOLE SECONDARIE SUPERIORI (ISTITUTI TECNICI E PROFESSIONALI - INDIRIZZO ELETTRONICO/ELETTROTECNICO)

8. CONCLUSIONI 9. BIBLIOGRAFIA

La conoscenza di ciò che è, non apre direttamente la porta alla conoscenza di ciò che dovrebbe essere. Si può avere la conoscenza più chiara e più completa di ciò che è, e tuttavia non riuscire a dedurre da questa quale dovrebbe essere la meta delle nostre aspirazioni umane. La conoscenza obiettiva ci fornisce strumenti potenti per la conquista di certe mete, ma il fine ultimo e il desiderio di raggiungerlo devono nascere da un'altra fonte. Einstein, Albert - Pensieri degli anni difficili.

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1. INTRODUZIONE

I termini “dato”, “informazione”, “conoscenza” e “competenza” non sono sinonimi e sebbene non esistano delle definizioni generali, vengono spesso usati con molta insufficienza (Stenmark – 2002) sia da ricercatori sia da professionisti. Si cercherà di descriverli in modo che si possa poi interpretare il concetto di “Knowledge Management”, e comprendere le implicazioni che tale disciplina ha nei settori di maggiore diffusione, aziendali ed accademici, rispetto a quelle che sarebbero state gestendo il processo di “Information Management”.

Molteplici sono le teorie espresse da studiosi che con scopi ed approcci diversi hanno analizzato il processo di gestione della conoscenza dal punto di vista delle scienze cognitive, della filosofia, dell’intelligenza artificiale, dell’economia e dell’informatica: oggi la risorsa principale non è più il capitale finanziario né il lavoro, ma bensì il sapere (Drucker, 1999), e quindi la valorizzazione e la condivisione della conoscenza diventano nelle organizzazioni complesse la leva necessaria per rivedere gli asset aziendali e riformulare politiche di rilancio e di riposizionamento; l’apprendimento, individuale ed organizzativo, diventa così una delle dimensioni verso la quale orientare le attività didattiche ed aziendali.

Sebbene tutti concordino che gestire la conoscenza sia un fattore critico di successo, varie

sono le definizioni date al processo di “Knowledge Management”; se ne riportano alcune:

• “Il Knowledge Management è l’arte di creare valore sfruttando le risorse intangibili” (Karl Erik Sveiby, 1997).

• “Knowledge management is an amalgamation ofstrategy, technology and people” (Craig S. Mullins).

• “KM significa focalizzare l’attenzione sui processi che creano, sostengono, applicano, condividono e rinnovano la conoscenza per accrescere la performance aziendale e generare valore” (Verna Allee – 1997).

• “L’insieme delle azioni che catturano, distribuiscono e favoriscono il riutilizzo della conoscenza” (Davenport T. e Prusak L., 1998, Working knowledge, Boston, Harvard Business School Press).

• “La creazione di nuova conoscenza e la capacità di cambiare i comportamenti organizzativi in modo da incentivare una simile attitudine” (Garvin D.A., 1993, Building a Learning Organisation, Harvard Business Review, 71(4)).

• “I processi di identificazione e gestione della conoscenza catturata dall’organizzazione” (Myers P.S., 1996, Knowledge Management and Organizational Design, Oxford, Butterworth-Heineman).

• “La capacità di mappare la distribuzione della conoscenza di un sistema organizzativo e trasformarlo in valore per l’impresa, attraverso la creazione di soluzioni che ne facilitino la mobilitazione” (Maglitta J., 1995, “Smarten up!”, Computerworld, 29(23), June 5, pp. 84-86).

Definizioni che mettono in risalto la gestione della conoscenza, e che quindi presuppongono

che la conoscenza si possa catturare, quantificare e codificare; ma è anche vero che alcune conoscenze sono di difficile esternazione ed è quindi impensabile che si possa pervenire al

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totale successo: conoscere tali limiti ed utilizzare al meglio i supporti organizzativi e tecnologici contribuirà sicuramente a sostenere correttamente la disciplina di KM (abbreviazione di “Knowledge Management”, Gestione della Conoscenza) che si intende intraprendere.

2. I DATI

I dati sono il risultato dell’osservazione di aspetti e fenomeni elementari che accadono nel mondo reale e possono pertanto essere accertati e verificati. Per Davenport T. e Prusak L., (1998) risultano “…. un insieme di fatti distinti, oggettivi e riferiti ad un evento”. I dati si traducono quindi in una sequenza di simboli (numeri, parole, ..) che non esprimono fondamentalmente alcun valore o giudizio ed hanno un significato puramente sintattico.

I dati sono necessari per: • effettuare dei calcoli (Sorting-Ordine, Merge-Unione, Searching-Ricerca) in termini di

elaborazioni strutturali; • risolvere un problema, risultando “input” per i sistemi che hanno il compito di elaborarli; • caratterizzare un fenomeno; • esprimere un’opinione, con la possibilità di poter effettuare operazioni di rappresentazione, scambio,

memorizzazione, validazione e verifica. Le operazioni sui dati possono essere effettuate in modo automatico, tramite i sistemi di elaborazione dati, oppure manuale. I dati possono infine essere elaborati dai sistemi di elaborazione delle informazioni, per produrre appunto informazioni (dati elaborati). Per consentire una manipolazione avanzata dei dati per operazioni di identificazione, ricerca, localizzazione, interoperabilità, si associano ai dati altri dati, denominati metadati. 3. LE INFORMAZIONI

Le informazioni sono notizie, dati, elementi che consentono di esprimere in modo più o meno esatto fatti, situazioni, modi di essere, risultati e quindi è tutto ciò che serve a ridurre l’incertezza. Le informazioni sono normalmente collocate in un quadro di riferimento con rilevanza e obiettivo e sono quindi valide all’interno di un ben preciso contesto, con un significato semantico. In fig. 1, [Davenport e Prusak, 2000], dai dati, risorse oggettive e poco complesse si passa alle informazioni e quindi alle conoscenze, soggettive e contestuali.

L’informazione esiste a livello collettivo perché nasce dalla necessità di trasmettere dei dati: è sempre prodotta per essere condivisa con gli altri e risulta quindi l’elemento di comunicazione tra due soggetti che hanno necessità di scambiarsi dei messaggi. A tal fine, notevole è il contributo dell’Information and Communication Technology, per le operazioni di: • comunicazione, tramite un mezzo trasmissivo e secondo un ben preciso codice tra una

stazione trasmittente ed una ricevente;

Dati

Informazioni

Conoscenze

Fig. 1 – Dati, Informazioni e Conoscenza

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• elaborazione, per attuare gli algoritmi ed ottenere così le informazioni richieste, con i mezzi offerti dall’Information Technology, mediante i sistemi di elaborazione delle informazioni. Le operazioni sui dati per la loro elaborazione sono aritmetiche, di controllo/confronto/verifica, memorizzazione, accesso e acquisizione, selezione, aggregazione, unione, conversione (dal formato cartaceo al formato elettronico), etc.;

• memorizzazione, per l’archiviazione e la conservazione. Il modo più immediato per gestire le informazioni tramite un sistema di elaborazione, è

interpretarle tramite i dati (Valdemar W.Setzer, 2006). 4. LE CONOSCENZE

Quando l’informazione è necessaria per prendere delle decisioni e comprendere le implicazioni, quando è necessaria l’esperienza per poter dare una valore alle informazioni, quando l’informazione viene interiorizzata e compresa, ecco che subentra la conoscenza. Le conoscenze riguardano quindi un sapere che cosa; un sapere dove, quando, perché; ed un sapere come si fa (how-how espressione della conoscenza tacita) che identifica le abilità.

Con l’approccio soggettivista (orientale) le informazioni risultano un’astrazione informale, in quanto risiedono nella mente delle persone e non possono essere formalizzate con teorie matematiche o logiche. E’ l’essere umano che invece incorpora l’informazione in quanto ne dà un significato ed una interpretazione, rendendo così soggettivo il contenuto informativo; i Knowledge Worker sono le figure professionali preposte in tal caso all’interpretazione ed alla gestione delle informazioni.

Di conseguenza la conoscenza, accentuando la soggettività, non è mai un riflesso del reale, bensì sempre traduzione e ricostruzione. Conoscere e pensare non è arrivare ad una verità

assolutamente certa, è dialogare con l’incertezza (E. Morin).

Le esperienze cognitive sono rilevanti, ed altrettanto i costi per sostenerle, in quanto si pongono l’obiettivo di attualizzare la conoscenza tacita, ossia quella interpretabile e di difficile esternazione. La conoscenza è comunque parzialmente replicabile essendo rilevante l’aspetto informale e

personale che pone l’enfasi sull’appropriatezza della conoscenza creata secondo gli schemi proposti da Nonaka e Takeuchi 1997. All’interno dei processi organizzativi lo studio e le applicazioni hanno riguardato in particolare l’acquisizione e diffusione della conoscenza tacita tramite il processo di esteriorizzazione (vedi fig. 2, “Il ciclo di sviluppo delle conoscenze”).

Socializzazione

Internalizzazione Combinazione

Esteriorizzazione

DA

CONOSCENZA TACITA

CONOSCENZA TACITA

CONOSCENZA ESPLICITA

CONOSCENZA ESPLICITA A

Fig. 2 - Il ciclo di sviluppo delle conoscenze (Nonaka)

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Con l’approccio oggettivista (occidentale) la conoscenza è un qualcosa di generale e astratto, formale, replicabile e trasmissibile in modo non problematico in qualsiasi luogo e in qualsiasi tempo (Di Bernardo, Rullani 1990; Drucker 1994). Il controllo, il riuso e la standardizzazione, per un saper universale, sono evidentemente il modo più rapido per divulgare la conoscenza esplicita, e non affrontare la creazione di nuova. La conoscenza esplicita riguarda informazioni strutturate, quali brevetti, documenti, regole, procedure, ed è quindi caratterizzata dall’oggettività che sta alla base di un principio economico fondamentale: la replicabilità. La replicabilità dei processi produttivi è infatti il fondamento delle economie di scala e la replicabilità del sapere è alla base delle economie di scala cognitiva (Rullani e Di Bernardo, 1990).

I due modelli, orientale ed occidentale, orientati alla creazione ed alla gestione della conoscenza pongono entrambi l’attenzione sull’apprendimento individuale e collettivo come processo necessario per imparare ad accrescere il how-how e poter definire nuovi presupposti (schemi, modelli mentali, prospettive) capaci di subentrare ai precedenti. 5. LE COMPETENZE

Le competenze sono l’insieme delle caratteristiche funzionali alle conoscenze ed alle abilità possedute e che ogni essere umano attua sulla base delle motivazioni e dei valori inerenti il proprio io e l’organizzazione di cui fa parte. Se per il modello orientale le motivazioni ed i valori enfatizzano le competenze individuali dando più importanza alla dimensione cognitiva, sostenendo quindi la condivisione delle conoscenze in un sistema di KM orientato ad un cambiamento ontologico, per il modello occidentale la gestione della conoscenza è gestione delle informazioni e quindi orientata al trattamento di dati oggettivi, per una gestione della conoscenza di tipo epistemologico. Per i knowledge workers la comunicazione delle competenze diventa il nuovo paradigma individuale.

Il Knowledge Manager, la nuova figura responsabile del processo di KM, deve pertanto dimostrare di possedere: • conoscenze: deve conoscere bene l’azienda, o l’istituzione scolastica, per integrarsi bene

con le varie figure professionali, i loro ruoli e le loro funzioni. Rilevanti anche le conoscenze sull’information technology e sulla gestione delle risorse umane;

• capacità: deve avere capacità di comunicazione e di relazione interpersonale, oltre a capacità analitiche e di sintesi;

• attitudini: deve essere dotato di autostima, di grandi capacità di entusiasmo, di motivazione, di flessibilità, di curiosità e di tendenza all’innovazione.

6. IL SISTEMA DI KNOWLEDGE MANAGEMENT

Per KM si intende il sistema (fig. 3) composto dalle persone, dai processi e dalle tecnologie finalizzato a gestire in modo ottimale le conoscenze ed abilità al fine di mettere l’organizzazione nelle condizioni migliori per facilitare l’apprendimento, per consentire la diffusione della conoscenze e per sviluppare le competenze favorendo l’espressione delle capacità umane.

Le tecnologie sono lo strumento per favorire la condivisione e la diffusione delle informazioni, tramite funzioni di ricerca, analisi, raccolta e memorizzazione per consentire ai titolari del sapere (knowledge worker) ed al knowledge manager la creazione e divulgazione

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delle conoscenze all’interno dell’organizzazione coinvolgendo tutti i processi, diretti (vendita, delivery) e di gestione (creazione, raccolta, controllo, memorizzazione,..). Tra i componenti del KM, sicuramente le persone risultano quello principale per dover manipolare qualcosa di molto volitivo e spesso poco visibile (The soft stuff is always the hard stuff (Davenport)).

L’approccio orientale, suggerito da Nohaka e Takeuchi, si basa su uno stile “middle-up-down”, che muove dal centro dell’organizzazione, in cui il creatore di conoscenza è rappresentato da manager intermedi, per coinvolgere tutto il personale. L’approccio occidentale si basa invece sui modelli “to-down” o “bottom-up”, entrambi incapaci di alimentare l’interazione dinamica necessaria alla creazione di conoscenza organizzata, ma sicuramente in grado di privilegiare l’aspetto economico. Entrambi gli approcci, di tipo sistemico, si pongono comunque nella condizione di favorire e catturare i due tipi di capitale intellettuale derivati dalla conoscenza tacita e dalla conoscenza esplicita per evolvere verso i processi cognitivi dell’organizzazione ed affrontare le sfide della Knowledge Economy (l’economia della conoscenza pone l’Italia in posizione molto critica rispetto ai paesi europei ed internazionali) .

Sono molte le aziende che ormai investono in interventi di KM ponendosi l’obiettivo di: • documentare la conoscenza posseduta e creare basi di conoscenza accessibili a tutti; • favorire la circolazione della conoscenza, individuando e valorizzando le conoscenze

esperte; • gestire la conoscenza come asset aziendale, proponendo alle soluzioni un’accentuata

valorizzazione del capitale umano. La scuola, intesa come istituzione e organizzazione culturale, coinvolge una dimensione

cognitiva (conoscenze), una dimensione normativa (regole, valori) ed una dimensione gestionale (sapere organizzato) ed è quindi nelle condizioni di attuare dei sistemi di KM per anticipare le sfide che le comunità nazionali ed internazionali impongono. Lo scambio di conoscenze esplicite (di combinazione in fig. 2) è quello che viene attuato nei sistemi di formazione scolastica con enfasi sulle nozioni e sulle abilità d’uso di una tecnica, ma se si provvede a valorizzare le conoscenze tacite può esserci un presupposto di distinzione nell’ambito delle conoscenze organizzate. Ecco quindi il driver che può pilotare i progetti scolastici orientati alla valorizzazione delle competenze di ciascun individuo considerato quindi senza distinzione alcuna, knowledge worker; in tal caso gli elementi da valutare per il progetto di un sistema di KM risultano: • clima: sponsorship e commitment, identificazione dei ruoli di supporto; • commitment: condivisione dell’approccio e partnership sul metodo e sui risultati; • cultura: conoscenza e rispetto della cultura scolastica, sensibilità a cogliere aspetti di

resistenza; • comunicazione: coinvolgimento a cascata degli studenti/docenti; • controllo: coerenza tra sistema scolastico e fabbisogni, facilità d’uso e percepibilità dei

vantaggi individuali, progettazione coerente con i sistemi di gestione; • attività: creazione di eventi di apprendimento, creazione di eventi di scambio e di

confronto.

Tecnologie

Persone Processi

Figura 3- Componenti del KM

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Se il KM è importante nella scuola per gli effetti metodologici che coinvolgono le capacità di apprendimento e la creazione di competenze per ciascun allievo, è altrettanto fondamentale il suo ruolo per gli effetti didattici che possono condizionare le conoscenze e le abilità di tutti, in linea con le innovazioni del mercato e la comunicazione universale. Resta solo da valutare l’area di sviluppo da adottare, tra la gestione dei documenti, la valorizzazione delle conoscenze tacite, la gestione informativa dei dati e delle informazioni, la biblioteca scolastica, l’e-learning, coerentemente alla tecnologia disponibile ed ai processi da gestire, senza perdere di vista il ruolo formativo ed informativo che la scuola deve svolgere per offrire il laboratorio didattico di metodi e pratiche a supporto della quotidiana attività di apprendimento. 7. UN ESEMPIO DI APPLICAZIONE DI KNOWLEDGE MANAGEMENT NELLE SCUOLE

SECONDARIE SUPERIORI (ISTITUTI TECNICI E PROFESSIONALI - INDIRIZZO ELETTRONICO)

7.1. DRIVER E MOTIVAZIONI

Differenti possono essere i driver e le motivazioni che possono sostenere un indirizzo tecnico di una istituzione scolastica superiore di secondo grado per pilotare un progetto di Knowledge Management:

• Valorizzare le capacità individuali (in particolari la tacite) e conoscenze distintive, prevedendo crediti formativi.

• Sviluppare abilità redazionali e di programmazione adeguate a modelli e standard, con focus sui processi.

• Sfruttare le competenze di personale esperto che per problemi di turn-over o di mobilità non è in grado di sostenere progetti di lunga durata.

• Valorizzare e non disperdere i risultati eccellenti relativi a lavori eseguiti in laboratorio.

• Privilegiare una didattica costruttivista per enfatizzare l’elaborazione e la costruzione di conoscenze e favorire le pratiche di apprendimento cooperativo.

• Far affrontare dagli studenti i problemi in un modo nuovo condividendo esperienze ed opinioni.

• Utilizzare l’Information and Communication Technology nella didattica: o posta elettronica, per comunicazioni formali ed informali; o WEB per la distribuzione di materiali didattici ipertestuali e multimediali, di

dispense, appunti, ecc. Pubblicazione di informazioni, risorse, notizie;. o condivisione di risorse, con accesso a sistemi di file, banche dati, documenti; o ambienti per la simulazione, tramite programmi software freeware, shareware o

dotati di licenza; o strumenti per l’organizzazione, al fine di programmare, monitorare e supportare

i processi di gruppo; o streaming video e broadcasting, per la distribuzione di seminari, lezioni e

sperimentazioni tecniche. • Contribuire allo sviluppo dell’e-learning, per favorire l’accesso orientato ai

contenuti, in particolari situazioni (verifiche, debiti, ecc.).

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• Dare importanza all’organizzazione, riconoscendo l’importanza delle risorse umane, del gruppo e dei ruoli (docenti gestori della conoscenza e delle risorse, knowledge manager con ruolo tecnologico, innovativo, di processo e di comunicazione).

• Acquisire e gestire contenuti e informazioni in linea con lo sviluppo tecnologico e di mercato e contribuire alla riduzione dello skill shortage entrando in possesso delle competenze adeguate per rispondere efficacemente all’offerta proveniente dal mercato.

• Partecipare al processo di trasmissione e condivisione internazionale della conoscenza.

7.2. OGGETTO

Il progetto è centrato sulla creazione della conoscenza e per ciò che concerne l’aspetto operativo, si propone di documentare un argomento tecnico, attinente ad un modulo composto da più unità didattiche, attingendo i contenuti:

• dalle lezioni del docente; • dalle esperienze di laboratorio; • da dispense didattiche di università nazionali/internazionali, documentazione

specialistica tecnica, documentazione di prodotto; • esercitazioni eseguite nei laboratori; • applet freeware disponibili su siti nazionali ed internazionali. Il documento, facente capo ad un dipartimento (elettronica, elettrotecnica, sistemi, informatica ..), sarà archiviato e subirà un iter di aggiornamento ed evoluzione continuo qualora lo stesso docente in anni scolastici successivi, o altro docente, ritenga di far evolvere la versione del documento sulla base di : • conoscenze tacite espresse da studenti e riconosciute come distintive; • aggiornamenti ritenuti significativi rispetto a quelli già documentati, previsti nella

programmazione didattica per l’anno in corso; • aggiornamenti ritenuti significativi , off-line rispetto alla programmazione didattica

prevista per l’anno in corso; • aggiornamenti dovuti ad attività di stage, a progetti di alternanza scuola-lavoro, e

tutto ciò è linfa attiva rispetto alle conoscenze consolidate di tipo teorico.

7.3. OBIETTIVI Gli obiettivi che propongo, possono essere perseguiti negli istituti tecnici e professionali

della secondaria superiore per le materie tecniche di tutti gli indirizzi: • A breve termine (un anno scolastico): realizzazione del sito WEB e start-up per

una fase sperimentale, con l’obiettivo di: o Prevedere la realizzazione di una rete scolastica con accesso ad internet. o Prevedere una organizzazione per dipartimenti e predisporre una base di

conoscenza su tematiche di interesse per le applicazioni e la loro evoluzione o Documentare la conoscenza sulla base delle lezioni del docente e di

informazioni a supporto della comprensione (applet, ..). • A medio termine (tre anni scolastici): progetto ed attuazione del sistema di KM,

con l’obiettivo di:

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o Valutare l’adozione di standard nazionali ed europei (CEN), con particolare riferimento alla terminologia ed ai glossari tecnici.

o Valutare i metadati per predisporre eventuali funzionalità orientate al Semantic WEB.

o Sviluppare le lezioni sulle materie di indirizzo tecnico e procedere con gli aggiornamenti intra-docente ed inter-docente.

o Essere i grado di individuare, a livello internazionale, delle conoscenze esperte e fruire con efficacia di dati ed informazioni riguardanti evoluzioni tecnologiche ed in linea con il mercato.

• A lungo termine: rendere sistematico il processo organizzativo per rendere eccellenti alcuni temi interdisciplinari, con l’obiettivo di:

o Prevedere una versione in inglese o Favorire la circolazione e la diffusione della conoscenza, (i Centri Servizi

Amministrativi e gli Uffici Scolastici Regionali del MIUR possono essere coinvolti per progetti di portata nazionale ed europea).

o Valutare il progetto di biblioteca scolastica, intervenendo sui documenti e sulle informazioni che possono essere oggetto di repository ed elaborazione.

o Puntare ad un portale di KM, prevedendo i linguaggi HTML ed XML, per consentire la comunicazione e lo scambio di dati informazioni e conoscenze ed eventuale uso di un data base documentale per attivare tecnologie necessarie allo sviluppo dei blocchi successivi alla creazione della conoscenza, quali immagazzinamento, ricerca e visualizzazione della conoscenza.

7.4. MODALITA’ Il progetto prevede le seguenti fasi:

FASE 1 – Realizzazione del sito WEB FASE 2 – Sperimentazione, per le unità didattiche ritenute significative il docente ha sviluppato un percorso per creare un presupposto ragionevole di start-up necessario all’impostazione del progetto. FASE 3 - Progetto del sistema di KM, (pianificazione, piano operativo individuazione risorse, attività di verifica e consuntivazione,) FASE 4 - Fase operativa - Creazione della conoscenza come processo individuale, creando un modello redazionale per i tre pacchetti applicativi. In questa fase è prevista l’attività di redazione, verifica ed archiviazione. FASE 5 - Sviluppo per il lungo termine – Valutazione delle tecnologie necessarie a sviluppare gli aspetti successivi alla creazione della conoscenza

7.5. STRUMENTI

Per le fasi successive gli strumenti sono da definire in funzione delle tecnologie adottate.

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8. CONCLUSIONI Considerando la conoscenza una risorsa strategica per l’organizzazione, le due soluzioni

metodologiche di Knowledge Management rappresentano due modi complementari di gestirla: una conoscenza dinamica e contestuale per la soluzione centralizzata, una conoscenza stabile e replicabile per la soluzione distribuita. Si tratta, quindi, di scegliere, in virtù dei propri bisogni e sulla base delle assunzioni che caratterizzano le due linee, la soluzione di KM più appropriata per trattare la creazione piuttosto che la conservazione, la ricerca, la visualizzazione o la diffusione della conoscenza.

L’ esperienza didattica ha dimostrato che la prima fase di tale metodologia, orientata alla creazione dei contenuti, fornisce interessanti prospettive di sviluppo, per l’interesse che ha suscitato negli studenti e può garantire un buon presupposto per gli sviluppi futuri.

9. RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI • Capitani P., Il knowledge management, Franco Angeli 2006 • Striano M., Progettare tutorship knowledge management. Modelli operativi e profili

professionali nella formazione continua, Pensa Multimedia 2005 • Azzariti F., Mazzon P., Il valore della conoscenza. Teoria e pratica del knowledge

management prossimo e venturo, Etas 2005