Dagli Stati Uniti alla Cina, passando per l’Europa, le ... · settore necessiti di giovani (non...

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DOTT. MICHELE GAZZOLA D a circa trent’anni l’Unione eu- ropea (UE) cerca di creare un sistema comune di riconosci- mento e registrazione dei brevetti va- lido automaticamente su tutto il terri- torio dell’Unione senza bisogno di ul- teriori convalide nei vari paesi membri. La questione del regime linguistico da adottare, tuttavia, resta uno dei mag- giori punti di disaccordo fra Stati. A livello aggregato l’utilizzo di un nu- mero limitato di lingue permetterebbe una riduzione delle spese di traduzio- ne per l’ottenimento dei brevetti. Quindicinale di informazione per ingegneri e architetti 1563 N. 6 - 15 Marzo 2011 - Anno 59 Poste Italiane s.p.a. - Spedizione in Abbonamento Postale - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n° 46) art. 1, comma 1 – CN/BO Fondato nel 1952 www.giornaleingegnere.it DOTT. ING. ANDREA NARDINI I nondazioni, frane, dissesto. Di fronte alle notizie di cronaca, che ci mostrano paesaggi inon- dati e gente disperata, la spiega- zione usuale è : “...piogge ecce- zionali”, “mancanza di fondi per le opere di difesa attese da anni e mai realizzate (argini, difese son- dali, casse di espansione,...)”, “mancata rimozione di sedimen- ti e vegetazione in alveo...”,... Ma ha davvero senso puntare a canalizzare ogni corso d’acqua, chiudendolo entro arginature sempre più alte o tombinature più solide, per evitare che esondi e per liberarsi della piena il più ve- locemente possibile ? Davvero questo ci permette di raggiungere l’agognata “messa in sicurezza” ? La difesa fluviale e il rischio idraulico L’Unione Europea e la registrazione dei brevetti La politica linguistica causa squilibri e privilegi Dagli Stati Uniti alla Cina, passando per l’Europa, le potenze mondiali investono nella ricerca Il futuro: innovare con le nanotecnologie Una realtà da cui non si potrà prescindere segue a pag. 3 segue alle pagg. 7, 8, 9 e 10 segue a pag. 4 DOTT. ING. FRANCO LIGONZO Nei mesi scorsi, per settimane, abbiamo seguito sui quotidiani e in TV le vicende “Pomigliano” e “Mirafiori”, le ragioni del Sì e del No al refe- rendum, gli ultimatum dell’a.d. Sergio Marchionne e le esternazioni di al- tri, talvolta più interessati a una “comparsata” che ad avvicinare le par- ti. Per settimane, abbiamo letto anche gli stessi numeri che mettevano a confronto la produttività dei vari impianti: Termini Imerese, Cassino, Po- migliano, Melfi, Mirafiori, Tychy (Polonia) e Betim (Brasile). Pomigliano e Mirafiori, cosa c’è sotto? ATTUALITÀ ITALIA Aerospaziale, settore alla ricerca di nuovi professionisti L'articolo pubblicato in apertura sul numero scorso del nostro giornale ha alimentato il dibattito sul rilancio del comparto aerospaziale italiano e sulle opportunità occupazionali dello stesso. Il Distretto Aerospaziale Lombardo ci ha fatto pervenire una propria considerazione nella quale si evidenzia, fra l'altro, quanto questo settore necessiti di giovani (non solo ingegneri) dotati di un’adeguata preparazione, che siano in grado di guardare con entusiasmo e competenza agli sviluppi progettuali del futuro. a pag. 5 ORDINI A Milano accordo tra ingegneri e avvocati per le "controversie" L’Ordine degli Avvocati di Milano e l'Ordine degli Ingegneri della Provincia di Milano hanno sottoscritto una Convenzione che impegnerà i rispettivi Consigli ad attivare e gestire un servizio di conciliazione rivolto specificamente alle controversie aventi contenuti tecnici, in applicazione delle disposizioni del decreto legislativo 4 marzo 2010, n. 28 in materia di mediazione finalizzata alla conciliazione delle controversie civili e commerciali. a pag. 12 NORMATIVA La UNI ISO 31000, il disturbo da rumore e l'acustica degli edifici n G. Manzini e L. Iannantuoni Le linee guida sulla gestione del rischio e la UNI ISO 31000, la valutazione del disturbo da rumore e le indagini demoscopiche e socio-acustiche e, infine, la classificazione acustica degli edifici con le quattro classi previste dalla UNI 11367 sono i temi affrontati su questo numero nella consueta rubrica dedicata agli aggiornamenti normativi che, a vario titolo, riguardano i professionisti della nostra categoria. a pag. 13 MILANO Gli interventi alla ciminiera del Politecnico n Claudio Sangiorgi Un progetto di verifica e risanamento conservativo dell’alta ciminiera (55,80 metri in sommità) del Politecnico di Milano. E' questo il tema trattato nell'articolo che evidenzia come le peculiarità della struttura abbiano portato alla scelta di una tecnica di lavorazione su fune, con prima ascesa esplorativa “a doppio moschettone” lungo la scala alla marinara esterna della ciminiera. Tra gli obiettivi finali quello di dotare la struttura di idonee vie di accesso e percorrenza verticale per consentire una più agevole e costante manutenzione. a pag. 14 segue a pag. 6 DOTT. MASSIMO GENTILI Forse per la prima volta nella storia umana la scienza e la tecnologia si trovano di fronte ad un’opportunità di dimensioni immense: ovvero la possibilità di manipolare intenzionalmente a livello microscopico quello che la natura ci ha fornito in una sua forma distintiva. Le tecnologie che permettono questa manipolazione sono comunemente denominate nanotecnologie. Il primo scienziato che ha avuto la visione delle enormi potenzialità offerte dalle nanotecnologie è stato Richard Feynman, premio Nobel per la Fisica nel 1965, il quale, durante una famosa conferenza tenutasi al California Institute of Technology nel lontano 1959, pronunciò la seguente frase: There is plenty of room at the bottom, ovvero: c’è molto spazio sotto. Con sotto, Feynman intendeva il livello più intimo della materia, ovvero la scala dimensionale tipica degli atomi. I l 76% degli italiani dichiara di essere disposto ad accettare aumenti sul- la bolletta elettrica (in media fino a 30 euro in più all’anno) purchè fina- lizzati ad incentivare la produzione dalle fonti di energia rinnovabili. E’ quanto emerge dal sesto Rapporto MOPAmbiente sulle opinioni dei cit- tadini sull’ambiente e l’energia - con- dotto da Eurisko GfK e promosso da RISL, società che opera nel settore delle relazioni istituzionali e studi le- gislativi. Alla domanda ‘chi dovrebbe informare i cittadini su tematiche am- bientali relative ai temi dell’energia?’, gli italiani hanno risposto: il 33% ritiene che debbono essere le istituzioni/am- ministrazioni pubbliche (enti centrali e locali, comuni, province, regioni), l’8% sostiene che siano le aziende che ge- stiscono gli impianti di distribuzio- ne/produzione di energia, e il 59% sottolinea che debbono essere i due soggetti congiuntamente. Intanto, nel 2010, in Italia è tornata a crescere la domanda di energia elettrica. a pag. 2 Gli italiani e l’energia elettrica: consumi e buoni propositi foto: Argonne National Laboratory

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DOTT. MICHELE GAZZOLA

Da circa trent’anni l’Unione eu-ropea (UE) cerca di creare unsistema comune di riconosci-

mento e registrazione dei brevetti va-lido automaticamente su tutto il terri-torio dell’Unione senza bisogno di ul-

teriori convalide nei vari paesi membri.La questione del regime linguistico daadottare, tuttavia, resta uno dei mag-giori punti di disaccordo fra Stati. Alivello aggregato l’utilizzo di un nu-mero limitato di lingue permetterebbeuna riduzione delle spese di traduzio-ne per l’ottenimento dei brevetti.

Quindicinaledi informazione

per ingegnerie architetti

1563

N. 6 - 15 Marzo 2011 - Anno 59 Poste Italiane s.p.a. - Spedizione in Abbonamento Postale - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n° 46) art. 1, comma 1 – CN/BO

Fondato nel 1952 • www.giornaleingegnere.it

DOTT. ING. ANDREA NARDINI

I nondazioni, frane, dissesto. Difronte alle notizie di cronaca,

che ci mostrano paesaggi inon-dati e gente disperata, la spiega-zione usuale è : “...piogge ecce-zionali”, “mancanza di fondi perle opere di difesa attese da anni emai realizzate (argini, difese son-dali, casse di espansione,...)”,

“mancata rimozione di sedimen-ti e vegetazione in alveo...”,...Ma ha davvero senso puntare acanalizzare ogni corso d’acqua,chiudendolo entro arginaturesempre più alte o tombinature piùsolide, per evitare che esondi eper liberarsi della piena il più ve-locemente possibile ? Davveroquesto ci permette di raggiungerel’agognata “messa in sicurezza” ?

La difesa fluvialee il rischio idraulico

L’Unione Europea e la registrazione dei brevetti

La politica linguisticacausa squilibri e privilegi

Dagli Stati Uniti alla Cina, passando per l’Europa, le potenze mondiali investono nella ricerca

Il futuro: innovare con le nanotecnologieUna realtà da cui non si potrà prescindere

segue a pag. 3

segue alle pagg. 7, 8, 9 e 10

segue a pag. 4

DOTT. ING. FRANCO LIGONZO

Nei mesi scorsi, per settimane, abbiamo seguito sui quotidiani e in TVle vicende “Pomigliano” e “Mirafiori”, le ragioni del Sì e del No al refe-rendum, gli ultimatum dell’a.d. Sergio Marchionne e le esternazioni di al-tri, talvolta più interessati a una “comparsata” che ad avvicinare le par-ti. Per settimane, abbiamo letto anche gli stessi numeri che mettevano aconfronto la produttività dei vari impianti: Termini Imerese, Cassino, Po-migliano, Melfi, Mirafiori, Tychy (Polonia) e Betim (Brasile).

Pomigliano e Mirafiori,cosa c’è sotto?

ATTUALITÀ ITALIA

Aerospaziale,settore alla ricercadi nuovi professionistiL'articolo pubblicato in apertura sul numeroscorso del nostro giornale ha alimentato ildibattito sul rilancio del compartoaerospaziale italiano e sulle opportunitàoccupazionali dello stesso. Il DistrettoAerospaziale Lombardo ci ha fatto pervenireuna propria considerazione nella quale sievidenzia, fra l'altro, quanto questosettore necessiti di giovani (non soloingegneri) dotati di un’adeguatapreparazione, che siano in grado di guardarecon entusiasmo e competenza agli sviluppiprogettuali del futuro.

a pag. 5

ORDINI

A Milano accordotra ingegneri e avvocatiper le "controversie"L’Ordine degli Avvocati di Milano e l'Ordinedegli Ingegneri della Provincia di Milanohanno sottoscritto una Convenzione cheimpegnerà i rispettivi Consigli ad attivare egestire un servizio di conciliazione rivoltospecificamente alle controversie aventicontenuti tecnici, in applicazione delledisposizioni del decreto legislativo 4 marzo2010, n. 28 in materia di mediazionefinalizzata alla conciliazione dellecontroversie civili e commerciali.

a pag. 12

NORMATIVA

La UNI ISO 31000,il disturbo da rumoree l'acustica degli edificin G. Manzini e L. Iannantuoni

Le linee guida sulla gestione del rischio e laUNI ISO 31000, la valutazione del disturboda rumore e le indagini demoscopiche esocio-acustiche e, infine, la classificazioneacustica degli edifici con le quattro classipreviste dalla UNI 11367 sono i temiaffrontati su questo numero nella consuetarubrica dedicata agli aggiornamentinormativi che, a vario titolo, riguardano iprofessionisti della nostra categoria.

a pag. 13

MILANO

Gli interventialla ciminieradel Politecnicon Claudio Sangiorgi

Un progetto di verifica e risanamentoconservativo dell’alta ciminiera (55,80 metriin sommità) del Politecnico di Milano. E'questo il tema trattato nell'articolo cheevidenzia come le peculiarità della strutturaabbiano portato alla scelta di una tecnica dilavorazione su fune, con prima ascesaesplorativa “a doppio moschettone” lungo lascala alla marinara esterna della ciminiera.Tra gli obiettivi finali quello di dotare lastruttura di idonee vie di accesso epercorrenza verticale per consentire una piùagevole e costante manutenzione.

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segue a pag. 6

DOTT. MASSIMO GENTILI

Forse per la prima volta nella storiaumana la scienza e la tecnologia sitrovano di fronte ad un’opportunitàdi dimensioni immense: ovvero lapossibilità di manipolareintenzionalmente a livellomicroscopico quello che la natura ciha fornito in una sua formadistintiva. Le tecnologie che permettonoquesta manipolazione sonocomunemente denominatenanotecnologie. Il primo scienziatoche ha avuto la visione delle enormipotenzialità offerte dallenanotecnologie è stato RichardFeynman, premio Nobel per la Fisicanel 1965, il quale, durante unafamosa conferenza tenutasi alCalifornia Institute of Technology nellontano 1959, pronunciò la seguentefrase: There is plenty of room at thebottom, ovvero: c’è molto spaziosotto. Con sotto, Feynman intendevail livello più intimo della materia,ovvero la scala dimensionale tipicadegli atomi.

Il 76% degli italiani dichiara di esseredisposto ad accettare aumenti sul-la bolletta elettrica (in media fino a

30 euro in più all’anno) purchè fina-lizzati ad incentivare la produzionedalle fonti di energia rinnovabili. E’quanto emerge dal sesto RapportoMOPAmbiente sulle opinioni dei cit-tadini sull’ambiente e l’energia - con-dotto da Eurisko GfK e promosso daRISL, società che opera nel settoredelle relazioni istituzionali e studi le-gislativi. Alla domanda ‘chi dovrebbeinformare i cittadini su tematiche am-

bientali relative ai temi dell’energia?’, gliitaliani hanno risposto: il 33% ritieneche debbono essere le istituzioni/am-ministrazioni pubbliche (enti centrali elocali, comuni, province, regioni), l’8%sostiene che siano le aziende che ge-stiscono gli impianti di distribuzio-ne/produzione di energia, e il 59%sottolinea che debbono essere i duesoggetti congiuntamente. Intanto, nel2010, in Italia è tornata a crescere ladomanda di energia elettrica.

a pag. 2

Gli italiani e l’energia elettrica:consumi e buoni propositi

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Giornale 06_2011_layout1 08/03/11 18.00 Pagina 1

2 IL GIORNALE dell’INGEGNERE N. 6 - 15 Marzo 2011

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Il giusto mix tra capacitàprofessionali, acquisite inanni di studio eapplicazione, e il cosiddettoimpegno “sul campo”,l’esperienza guadagnata conla gavetta. I manager italiani del futuro,per affrontare al meglio lesfide competitive erimanere al passo con i lorocolleghi di mezzo mondo,devono essere in grado, nelloro curriculum, diannoverare tali fattori. Era questo il tema centraleche pervadeva l’articolo, afirma Alfio Colussi,pubblicato sul Giornaledell’Ingegnere del 15 marzoe che rendeva conto di unseminario dal titolo“Leadership, partecipazionee cultura aziendale”; tra irelatori vi era Enrico Auteri,ai tempi responsabile dellaDirezione Sviluppo eFormazione Personale diFiat Spa. La tesi sostenuta era chiara:sta cambiando il modo divivere l’azienda e i metodiproduttivi. Con essi, ecco lanecessità di dar vita ad unavera e propria “rivoluzioneconcettuale” che doveva

partire dall’alto. Acominciare dai manager.“Oggi il modello del capoappare superato rispetto alpassato – scriveva AlfioColussi –. Nel modellogiapponese il manager sidedica intensamente aicollaboratori, ha l’ansia ditenerli aggiornati”. I risultati di un trend cosìcomplesso sono i seguenti:una visione di medio lungotermine; un processodecisionale collettivo adoppio binario;un’organizzazione menotayloristica e più organica;un’attenzione alle risorseumane (esperienzaprofessionale, impiego avita, formazione continua).Metodologie già in voga,negli anni ‘90, negli StatiUniti e in Giappone ma chein Italia facevano fatica adattecchire. Tra i pionieri di unarivoluzione così descritta,proprio la Fiat, la qualededicava grande attenzionesoprattutto alla formazionedei suoi futuri dirigenti.Anche se, rispetto ad altrerealtà, l’Italia era ancoradistante. Come si evinceva

proprio dalle parole diEnrico Auteri: “Alla Fiat uningegnere neo laureatoassunto fa un corso dicinque mesi.In Giappone, dove il sistemascolastico è molto selettivo,ci sono corsi aziendalipropedeutici al lavoro didiciotto mesi, portati avantida insegnanti che sonoanche dirigenti aziendali”. Insistemi organizzativiproiettati verso ilcambiamento, “l’esperienzadelle aziende più importanti– aggiungeva Auteri – ci diceche oggi bisogna provare afare la ‘cultura del cantiere’,da dove le cose, se sirivelano positive, sidiffondono all’interno delcantiere. La cultura del cantiere è unelemento che devecaratterizzare la vita delmanager: lo staff deveaiutare la linea asperimentare e ilmanagement deve stimolarela sperimentazione. Si puòsicuramente guardare a cosafanno gli altri, anzi, èdoveroso farlo, ma poidobbiamo cambiare con lenostre verifiche”.

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Hanno collaborato a questo numero:Aurelio Ascoli, Michele Gazzola, Massimo Gentili, Luca Iannantuoni, GiovanniManzini, Andrea Nardini

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Accadeva 20 anni fail GIORNALE dell’INGEGNERE ǀ 15 MARZO 1991

ATTUALITÀ ITALIA

DOTT. ING. GIOVANNI MANZINI

Nel 2010 i consumi ita-liani di energia elettri-ca sono cresciuti:

+1,8% rispetto al 2009 con326,2 miliardi di kWh di fab-bisogno totale. Tale incre-mento rappresenta la varia-zione positiva più alta dal2007 ad oggi.A trainare l’incremento è sta-ta la Lombardia (+3,0%), l’a-rea nordovest (Piemonte, Li-guria e Valle d’Aosta) con un+3,4% e il Sud (isole escluse)che ha fatto segnare la cre-scita più consistente con un+4,2%; più contenuto l’incre-mento della domanda elettri-ca del Triveneto (+1,4%) edella Sicilia (+1,0%). Quasistazionario il fabbisogno dienergia elettrica nella zonaEmilia Romagna-Toscana(+0,2%) e nell’area centrale(Abruzzo, Marche, Lazio,Umbria, Molise) che ha regi-strato un -0,1%. In lieve fles-sione (-0,7%) la Sardegna.Comunque, la variazione del-la domanda è stata comples-sivamente ovunque positiva:+4,6% al Nord, +3,1% al

Centro e +2,8% al Sud.La domanda di energia elet-trica nel 2010 è stata soddi-sfatta per il 86,5% con pro-duzione nazionale (di cui66,8% termoelettrica, 15,1%idroelettrica e 4,6% geoter-moelettrico, eolico e fotovol-taico) e per la quota restante(13,5%) dall’energia importa-

ta dall’estero. Per quanto ri-guarda la produzione nazio-nale netta (286,5 miliardi dikWh), si è registrata una cre-scita del 1,9% rispetto al 2009;in aumento anche la produ-zione termoelettrica (+2,8%),geotermoelettrica (+0,3%),eolica (+29,1%) e fotovoltaica(+136,3%). In calo la fonte

idroelettrica (-6,6%).L’analisi dettagliata dei con-sumi elettrici definitivi del2009 e provvisori del 2010, èdisponibile nella pubblicazio-ne “Rapporto Mensile sul Si-stema Elettrico”, consultabilealla voce “Sistema elettrico –Dispacciamento – Dati eser-cizio” del sito www.terna.it.

Torna a crescere la domanda di energia elettrica

Tabella – Domanda di energia elettrica dal 1 gennaio al 31 dicembre 2010, nelle diverse aree territorialiitaliane, [GWh] (Fonte: Rapporto mensile sul sistema elettrico Consuntivo Dicembre 2010, Terna SpA).

Giornale 06_2011_layout1 08/03/11 18.00 Pagina 2

N. 6 - 15 Marzo 2011 IL GIORNALE dell’INGEGNERE 3

Ma tale risparmio si ri-partirebbe in modomolto diverso fra im-

prese a seconda del regimelinguistico adottato. Ciò po-trebbe alterare indirettamen-te la competitività relativa del-le aziende e dei paesi, ed èanche per questo motivo cheun accordo fra governi restadifficile.

Un esempio concreto: l’impatto asimmetrico dei regimi linguistici su due imprese tipo.Per capire i termini della que-stione è meglio presentare unesempio concreto1. Prendia-mo il caso di due piccole im-prese, una italiana che chia-meremo (“SÌ”) e una britan-nica (“YES”). L’impresa SÌ la-vora per ipotesi in italiano eYES in inglese. Ricordiamoche un brevetto si componedi tre parti: la descrizione del-l’invenzione, il disegno e le ri-vendicazioni, che definisco-no l’ampiezza della protezio-ne giuridica accordata al bre-vetto stesso. In media un bre-vetto consta di 20 pagine: 15per la descrizione, 4 per le ri-vendicazioni e una per i di-segni. I regimi linguistici (o“scenari”) analizzati sono co-sì definiti:A. Solo inglese. Inglese come unica lingua diprocedura. Il brevetto è istrui-to, rilasciato e pubblicato ininglese, senza bisogno di ul-teriori traduzioni. Il brevetto èlegalmente valido in tutta laUE in questo idioma.B. Tre lingue procedurali(DE-FR-EN). Il brevetto è istruito, rilascia-to e pubblicato in una linguaa scelta dell’impresa tra fran-cese (FR), inglese (EN) e te-desco (DE). Il brevetto è le-galmente valido in tutta la UEnella lingua di procedura scel-ta. L’impresa deve anche for-nire una traduzione delle ri-vendicazioni nelle altre duelingue procedurali.C. Tre lingue procedurali(DE-FR-EN) + due linguesupplementari (ES-IT). Come l’opzione 2, ma le ri-vendicazioni vanno tradotteanche in italiano (IT) e spa-gnolo (ES), sempre a spesedell’impresa richiedente.D. Tre lingue procedurali(DE-FR-EN) + 20 lingue supplementari (tutte le lin-gue ufficiali della UE meno le tre procedurali). Come lo scenario 2, ma le ri-vendicazioni vanno tradotteanche in tutte le altre lingueufficiali della UE a spese del-l’impresa.E. Cinque lingue procedu-rali (DE-FR-EN-ES-IT): ilbrevetto è istruito, rilasciatoe pubblicato in una lingua ascelta dell’impresa tra france-se, inglese, italiano, spagnoloe tedesco, con traduzione del-le rivendicazioni nelle altrequattro lingue. Si tratta delregime linguistico simile a

quello adottato dall’Ufficiocomunitario per l’Armoniz-zazione nel Mercato Interno(a proposito di Marchi, Dise-gni e Modelli) con sede adAlicante (Spagna).La tabella presenta le princi-pali componenti di costo perl’ottenimento di un brevettoper le due aziende in funzio-ne dei cinque regimi lingui-stici presentati.I costi sono calcolati comesegue. Il costo di convalida èil costo per tradurre le riven-dicazioni. Poiché una riven-dicazione ha in media quattropagine e il costo medio di unapagina tradotta è € 85, tra-durre una rivendicazione co-sta € 340. La seconda riga ri-porta i costi fissi per la do-manda di brevetto (emolu-menti, spese di rilascio e rin-novo, ecc.). La terza riga mo-stra il costo implicito di en-trata alla procedura che con-duce all’ottenimento del bre-vetto. L’impresa italiana, in-fatti, per depositare un bre-vetto in qualunque degli sce-nari A-D deve accollarsi latraduzione preventiva non so-lo delle rivendicazioni ma an-che della descrizione e dei di-segni in una delle lingue pro-cedurali. Nei calcoli includia-mo anche i disegni perché di

solito anche essi comporta-no una notazione, ma le con-clusioni valgono anche se liomettiamo. Poiché la descri-zione e i disegni constano inmedia di 16 pagine e il costo

di una pagina tradotta è € 85,ciò implica che esiste un co-sto implicito d’accesso mediodi € 1.360 che negli scenariA-D grava su SÌ ma non suYES.

Risultati: il monolinguismo inglese non è la soluzione migliore per tuttiL’impresa SÌ è svantaggiatarispetto a YES nei primi quat-tro scenari. A parità di altrecondizioni, ad esempio, SÌdovrebbe sostenere un costodi almeno il 31% più alto ri-

spetto a YES se si scegliesseun regime linguistico fondatosolo sull’inglese. Si noti che31% è un limite inferiore. An-zitutto, si potrebbero inclu-dere anche i costi di tradu-zione cui l’impresa italianadeve fare fronte nella comu-nicazione con l’ufficio cen-trale durante il processo dinegoziazione del brevetto ein caso di opposizione. Inol-tre, potremmo considerareanche i costi di traduzione acarico dell’impresa italianaper il monitoraggio dello sta-to dell’arte, cioè i brevetti ri-chiesti o depositati dai con-correnti, se le rivendicazionidi tali brevetti non fossero dis-ponibili in italiano presso l’uf-ficio centrale. Il differenziale dicosto finale, quindi, potrebbeessere in realtà molto più alto,ma in mancanza di dati ab-biamo preferito rimanere sustime prudenti.Un altro risultato interessan-te riportato nella tabella è cheil differenziale di costo de-cresce significativamente al-l’aumentare del numero dilingue, e ovviamente si an-nulla nel caso di regime lin-guistico con cinque lingue

procedurali. La tabella mo-stra anche che il costo totaleper l’impresa italiana nelloscenario E sarebbe addirittu-ra inferiore al costo totale cheessa dovrebbe sostenere se siadottasse con l’inglese comeunica lingua di lavoro, e que-sto nonostante vi siano cin-que lingue di procedura in-vece di una. In altre parole,l’utilizzo di una sola linguadella UE non necessaria-mente la soluzione più van-taggiosa per tutti.

Conclusioni: politica linguistica e giustizia distributivaLa scelta del regime linguisti-co per il brevetto UE è con-troversa proprio perché essapuò influire in modo asim-metrico sulla competitivitàdelle imprese europee. Unasemplificazione dell’attuale si-stema è auspicabile perchéconsentirebbe una riduzionecomplessiva dei costi. Oggiun’impresa deve convalidareil brevetto in ognuno deglistati membri, e nella maggiorparte dei casi la traduzionedel brevetto nella lingua uffi-ciale dello stato in questione ènecessaria. In media, convali-dare un brevetto in 27 staticosta attualmente € 29.500,e quindi tutti i regimi lingui-stici considerati nella tabellapermetterebbero un notevolerisparmio rispetto allo statusquo. Tuttavia, a seconda delregime linguistico adottatotale risparmio può distribuir-si in modo estremamente dis-eguale fra paesi. Per ovvie ra-gioni ci siamo soffermati sulcaso delle imprese italiane,ma non per questo si vuoleperorare la causa di un’oli-garchia linguistica fondata sucinque lingue. Essa infatti nonsarebbe più giustificabile diun’oligarchia fondata su tre.È necessario invece rifletteread un sistema di misure di ac-compagnamento stabili checorreggano sistematicamen-te gli squilibri derivanti dalprivilegiare una o qualche lin-gua ufficiale della UE sulle al-tre, come ad esempio deglispecifici trasferimenti finan-ziari compensativi(2).

dott. Michele GazzolaOsservatorio “Economia-

Lingue-Formazione”, Scuoladi traduzione e interpretariato,

Università di Ginevra

NOTE1 Utilizzeremo a tale scopo i datimessi a disposizione dalla Com-missione europea nel documento“Impact assessment. Accompan-ying document to the proposal for aCouncil regulation on the transla-tion arrangement for the EuropeanUnion patent”, Bruxelles, Commis-sione europea, 2010.2 In teoria anche la rotazione lingui-stica o l’utilizzo tecnico di una lin-gua neutra e non ufficiale, nel lungoperiodo, potrebbero contribuire arelativizzare gran parte dei proble-mi distributivi accennati.

La lingua del brevetto nell’Unione EuropeaUna questione di costi e giustizia distributiva

SOCIETÀ E CULTURA

segue da pag. 1

Simulazione dei costi medi per una piccola impresa italiana e britannica (cifre in Euro)

Fonte: Calcoli effettuati dall’autore sulla base di Commissione europea, op. cit.

Regime linguistico

Tipologia di costoCosto convalida Costi generali Costo implicito di entrataTotale

Differenza (SÌ e YES)

SÌ340

5.5001.3607.200

YES0

5.5000

5.500

SÌ1.0205.5001.3607.880

YES680

5.5000

6.180

SÌ1.3605.5001.3608.220

YES1.3605.500

06.860

SÌ7.4805.5001.360

14.340

YES7.4805.500

012.980

SÌ1.3605.500

06.860

YES1.3605.500

06.860

A

31%

B

28%

C

20%

D

10%

E

0%

L’utilizzo di una solalingua può influirein modoasimmetrico sullacompetitività delleimprese europee

Un brevetto sicompone di treparti: la descrizionedell’invenzione, ildisegno e lerivendicazioni, chedefinisconol’ampiezza dellaprotezione giuridicaaccordata albrevetto stesso

Disegno per brevetto di agitatore meccanico d’aria.L’originale del disegno fu distrutto in un incendio nel 1836.Questo disegno, creato nel 1837 riporta la data di deposito del 27 marzo 1830.

ATTUALITA’ EUROPA

I l 15 febbraio scorso il Par-lamento europeo ha da-to il via libera, con un vo-

to a larga maggioranza, inplenaria a Strasburgo, alla co-operazione rafforzata tra 25paesi Ue sul brevetto euro-peo in tre lingue, inglese, fran-cese e tedesco. Solo Italia eSpagna non hanno aderitoalla proposta, inizialmente so-stenuta solo da 12 paesi, ri-tenuta discriminatoria per lalingua e le imprese dei duepaesi. L’Aula di Strasburgoha approvato la cooperazio-ne rafforzata sul brevetto con471 voti a favore, 160 con-trari e 42 astensioni. Ora spet-ta al Consiglio competitivitàapprovare la procedura di co-operazione rafforzata. Si trat-ta della prima in materia dimercato interno.In seguito, la Commissionepresenterà due proposte le-gislative, una sulla creazionedel nuovo sistema comunita-rio di brevetti (con procedu-ra legislativa ordinaria) e l’al-tra sul regime linguistico, chedovrebbe prevedere solo laconsultazione degli eurode-putati. Ma l’Europarlamentoha chiesto comunque “pienipoteri legislativi” su entrambii provvedimenti.Soddisfazione da parte delcommissario Ue al mercatointerno Michel Barnier, cheha affermato che il via liberada parte di Strasburgo è “unatappa importante nel proces-so di creazione del brevettoeuropeo”.Barnier ha quindi espresso ildesiderio che “la cooperazio-ne rafforzata possa includereil maggiore numero di paesimembri possibile, e continuoa sperare che tutti i paesi sce-glieranno di entrare a fareparte di questa cooperazio-ne”, facendo riferimento in-direttamente a Italia e Spa-gna, gli unici due paesi ad es-sersi opposti al sistema di bre-vetto trilingue aprendo cosìsenza volerlo la strada dellacooperazione rafforzata tragli altri 25 paesi Ue.Sulla vicenda sono interve-nuti alcuni parlamentari eu-ropei italiani. Secondo l’eu-rodeputato della Lega NordClaudio Morganti “è un dan-no enorme alla competitivitàdel mercato unico europeo,soprattutto alle piccole e me-

die imprese”, e per di più“una scelta chiaramente irre-sponsabile da parte dell’Auladi Strasburgo, non curantedel giudizio espresso, pochesettimane fa, dalla Corte eu-ropea di giustizia che avevadefinito la ‘cooperazione raf-forzata’ incompatibile con itrattati istitutivi dell’Unio-ne”. Per il Pd, che si è aste-nuto nella votazione in ple-naria, parla l’europarlamen-tare David Sassoli. “Ancorauna volta - ha detto Sassoliin una dichiarazione in aula -abbiamo assistito all’incapa-cità del governo italiano ditutelare il profilo europeistadell’Italia e l’interesse delleimprese su un punto qualifi-cante come l’adozione delbrevetto europeo’. Sottoli-neando come solo Italia eSpagna, i Paesi che avevanoposto il veto al regime del ‘tri-linguismo, non abbiano ade-rito al meccanismo di ‘co-operazione rafforzata’ (previ-sto dal Trattato di Lisbonaproprio allo scopo di non in-chiodare la Ue nella regoladell’unanimita’), Sassoli hadetto: ‘Venticinque paesi su27 e la stragrande maggio-ranza del Parlamento condi-vidono una proposta che toc-ca da vicino le imprese piùorientate ai mercati interna-zionali. L’autoesclusione ita-liana da questa decisioneesporrà le nostre imprese alrischio di non essere adegua-tamente protette in Europae nel mondo”.

Cooperazione rafforzata:ok dall’Europarlamento,approvato il trilinguismo

L’Aula di Strasburgoha approvato lacooperazionerafforzata sulbrevetto con 471voti a favore, 160contrari e 42astensioni. Oraspetta al Consigliocompetitivitàapprovare laprocedura dicooperazionerafforzata

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4 IL GIORNALE dell’INGEGNERE N. 6 - 15 Marzo 2011

AMBIENTE E TERRITORIO

È solo un problema di fi-nanziamenti e imperi-zia?

La strategia della riqualifica-zione fluviale in gran partedissente da queste afferma-zioni. Certo, alcuni interventi sonoindispensabili, l’imperizia èsempre concausa, e di finan-ziamenti c’è assoluto bisogno,ma gran parte dei guai nascedal fatto che sui fiumi si è in-tervenuto troppo e male equindi, all’opposto, “più ce-mento” non fa che peggiora-re il problema.Ci si deve convincere chenon esiste la sicurezza asso-luta e “mettere in sicurezza”è una pericolosa chimera, senon una misera –spesso noninnocente- bugia: infatti, lastatistica insegna che esistesempre un evento più graveche quello rispetto al quale siè “messo in sicurezza” (even-to di riferimento, in Italia, èquello che si presenta in me-dia ogni 200 anni, in Olandaogni 10.000 !) costruendo co-stosi e fragili argini e canaliscolmatori o arditissime va-sche volano interrate. Con ciò, si crede di essere alsicuro, quindi si costruiscononuovi edifici e infrastrutturenelle zone così “protette”,mentre in realtà si sta, di fat-to, aumentando il danno po-tenziale a fronte di un eventomaggiore che il cambiamen-to climatico rende ahimè nonsolo possibile, ma sempre piùprobabile.Inoltre, quanto più il territoriosi riempie di opere (argini, di-fese spondali, briglie...), tantopiù aumenta la nostra fragili-tà: infatti, ogni opera, ogni in-frastruttura può improvvisa-mente collassare.E lo farà, prima o poi, lo hafatto anche a Vicenza nel no-vembre 2010. Stiamo parlando del rischioresiduo.

E, dettaglio non trascurabile,semplicemente non abbiamopiù le risorse finanziarie che civorrebbero per trasformarein un canalone cementificatotutto il nostro stupendamen-te tormentato territorio e perfare e rifare letteralmente persecoli le stesse opere : non èpiù possibile !

Che fare allora?Convincerci che dobbiamopuntare non a “mettere in si-curezza” (sostanzialmente im-pedendo al fiume di muover-si e di esondare), ma piuttostoa ridurre il rischio totale in-sieme al costo delle misureprese. Non è una sottigliezzasemantica, è proprio altra co-sa; si tratta di produrre me-no esondazioni e divagazionesì, ma solo dove il danno po-tenziale è maggiore, e invecealtrove puntare soprattuttoalla riduzione del danno po-tenziale e della vulnerabilitàe al contempo ristabilire le di-namiche geo-morfologichenaturali, unico mezzo vera-mente sostenibile di ridurrela pericolosità in senso gene-ralizzato. Occorre creare laconsapevolezza di un rischioresiduo sempre possibile, te-nendo ben presente che ilcambiamento climatico nonfarà che peggiorare le coseanno per anno, dunque oc-corre adeguarci a conviverecon il rischio. A questo fine, servono: diffu-sione dell’informazione, mec-canismi gestionali ammini-strativo-finanziari come le as-sicurazioni e sistemi d’ in-dennizzo efficienti e soddi-sfacenti, adeguamento degli

edifici e delle infrastrutture,sistemi di previsione e allertae protezione civile.D’altra parte, dobbiamo ri-durre la spesa totale, perchéogni opera richiede manu-tenzione per sempre e costi-tuisce un fardello che cari-chiamo sulle fragili spalle deinostri figli. E, inutile ricor-darlo, i soldi pubblici... dav-vero scarseggiano sempre piùed è quindi necessario fare iconti... totali: non solo quan-to costa l’intervento, maquanto costerà mantenerlo inbuono stato (e periodica-mente ricostruirlo)......per sem-pre !Servono sì interventi, ma, sal-vo casi specifici tipicamentein zone urbane, essi devonopuntare a ricreare le dinami-che naturali, cioè meno eson-dazioni dove il danno poten-ziale è maggiore, ma piùesondazioni e divagazionedell’alveo altrove, per disfarsi

in modo diffuso e non dram-matico dell’onda di piena eristabilire il naturale trasportosolido, senza il quale si desta-bilizzano infrastrutture edecosistemi e si perdono lespiagge. E può essere davve-ro necessario delocalizzare in-teri quartieri, o almeno rimo-dellarli, oltre ad adeguare edi-fici e infrastrutture perché sof-frano meno danni e, ovvia-mente come prima cosa, im-pedire che si costruiscano

nuovi edifici nello spazio pro-prio del fiume.Insomma, conviene investireoggi in natura, eliminando ar-tificialità – cioè riqualificare- enon spendendo in opere e ce-mento.Un’idea che richiede tra l’altromolte competenze innovativee forza lavoro con interessantiricadute occupazionali. Nonparliamo quindi di “manu-tenzione” del sistema di ope-re, ma di riqualificazione flu-viale in grande.

Solo parole?La riqualificazione fluviale ènata da esigenze legate al mi-glioramento degli aspetti piùprettamente ecologici (faunaittica) ed estetico - ricreativi(in particolare la pesca spor-tiva); ma da tempo sta matu-rando l’idea qui presentata inrelazione al rischio idraulico,enorme motore di dequalifi-cazione in tutto il mondo.Diverse esperienze estere (perlo più nell’Europa centro set-tentrionale) hanno fatto pas-si avanti per individuare,quantificare e valutare i be-nefici ambientali, ma in ambitimediterranei (l’Italia) spessole loro conclusioni paionoinapplicabili, viste le profonde

differenze territoriali, climati-che, topografiche, urbanisti-che: da noi, l’inondazione èquasi sempre accompagnatada dissesto (erosione spon-dale, distruzione di infra-strutture, frane....) e per questoparliamo di rischio idraulico eidromorfologico. Intanto, im-portanti Direttive europee(WFD e Floods), ma soprat-tutto la realtà di tutti i giorni,ci dicono che occorre uncambiamento nel modo digestire i fiumi e il territorio.Lo scoglio era dimostrare cheanche da noi ha senso l’ideachiave della riqualificazionefluviale in grande. Il CIRF (Centro Italiano perla Riqualificazione Fluviale)ha realizzato un tentativo, inparticolare con il progettoVALURI1, del quale è dispo-nibile una sintesi su Internet(www.cirf.org, sezione schedeprogetti), ed ha dimostratoche anche in Italia è possibi-le ridurre il costo totale diopere e danni attesi, metten-do i fiumi in migliori condi-zioni ambientali, cioè conmeno cemento e più natura!Sembra l’uovo di Colombo,ma non lo è, perché richiedeuna maturazione diffusa del-la mentalità, una modifica del

modo di pianificare contro ilrischio (cioè una revisione an-che dei nostri piani di baci-no), un ripensamento corag-gioso dell’assetto dei fiumi edelle nostre città e meccani-smi amministrativo-finanzia-ri capaci di far convivere con

il rischio in modo migliore esostenibile. Però è una realtà.

Una strada aperta in ItaliaIn Italia, si stanno predispo-nendo piani di assetto e di ge-stione dei sedimenti a scaladi sottobacino, idealmente in-seriti in un processo di Con-tratto di Fiume; la DirettivaAcque ci chiede di migliorarelo stato ecologico (il nostro“obiettivo Natura”); quella Al-luvioni (obiettivo Sicurezza)

di decidere gli interventi nonpiù solo sulla base della peri-colosità (come fatto dal Pianodi Assetto Idro-GeologicoPAI), ma proprio del rischio,che è il vero obiettivo da mi-nimizzare, un dettaglio cheamplia enormemente lo spa-zio di valutazione e di azione. Le Autorità competenti, inparticolare le Autorità di Ba-cino e tutti gli Enti Territo-riali dovrebbero considerarele idee della RiqualificazioneFluviale “in grande” in modoancor più coraggioso di quan-to già stiano facendo e intra-prendere con più determina-zione una sperimentazioneconcreta dei suoi concetti, an-che con interventi arditi chevanno, naturalmente, accom-pagnati da una profondaazione di coinvolgimento, dis-cussione, approfondimentocon tutti i gruppi sociali edeconomici del territorio.Crediamo che lo sviluppo so-stenibile si declini anche nel-la tutela e riqualificazione deicorridoi fluviali sempre piùcompromessi, rigenerandoambienti fluviali sufficiente-mente ampi e diversificati danon rappresentare un perico-lo per le popolazioni riviera-sche e da costituire una op-portunità per migliorare laqualità della vita.In questo campo, il progettoVALURI apre una strada au-dace e difficilissima, ma forsel’unica sostenibile se non siguarda solo al breve termine.Offre un vero strumento asupporto di entrambe le Di-rettive, permettendo di esplo-rare in modo trasparente,comprensibile e monitorabi-le dei compromessi che tut-te le parti coinvolte possanoaccettare, requisito indispen-sabile per prendere decisioniconsapevoli in un tavolo daContratto di Fiume. Costitui-sce un progresso rispetto allaprogettazione fondata sulparadigma del “mettere in si-curezza”, perché ci guida nel-l’individuare le criticità più si-gnificative (non solo zone al-lagate, ma “allagate con altivalori e vulnerabilità in giuo-co e con alta frequenza” ; edel pari per l’erosione spon-dale e la divagazione plani-metrica) e nel progettare gliinterventi a maggior benefi-cio marginale, mantenendouna visione di sistema.Permette di affrontare la con-flittualità di interessi/obiettivie di arrivare a una valutazio-ne davvero integrata.Permette, infine, anche disupportare la denominazio-ne dei “corpi idrici fortemen-te modificati” (Heavily Mo-dified Water Bodies introdottidalla Direttiva Quadro sulleAcque –Dir.2000/60/CE- peri quali non è richiesto il rag-giungimento dello stato eco-logico “buono” entro il 2015)che a rigore devono essereindividuati appunto sulla ba-se di un’analisi economicache dimostri che l’impattosulle attività antropiche chehanno condotto all’attuale ar-tificializzazione è spropor-zionatamente grande, rispet-to ai benefici ambientali diuna riqualificazione.

dott. ing. Andrea Nardini Responsabile Ricerca e

Cooperazione CIRF, Centro Italiano di

Riqualificazione Fluviale

NOTE1 VALURI: sviluppo di un approc-cio/metodologia di VALUtazione in-tegrata a supporto della definizionedi assetto idraulico-morfologico ef-ficiente, sostenibile e ambiental-mente compatibile di un corso d’ac-qua per fronteggiare il RIschio idrau-lico.

Rischio idraulico: il progetto VALURI e la riqualificazione fluvialesegue da pag. 1

Letteralmente da secolicontinuiamo a fare e rifare lestesse o analoghe opere,senza mai risolvere ilproblema. Fiume Chiese(caso studio VALURI), adAsola-Aquanegra (1561).Archivio di Stato di Brescia.Nel medesimo Archivio, nellaCartella 4 - Acque e strade,Ottobre 1812, si trova unprogetto di ricostruzione didifese spondali a seguito dirotta a monte del ponte diMontichiari. I disegni iviallegati indicano i pennellidistrutti e due alternativeprogettuali: nuovi pennelli edifesa longitudinale.

Maggior protezione può portare a ... maggior rischio! Un dato Evento A che prima produceva danno (figura a sinistra, primoriquadro), ora dopo la realizzazione della protezione arginale (secondo riquadro) è neutralizzato perché la portata è contenutanell’alveo. Esiste però un evento superiore (Evento B), di minor probabilità P, ma sempre possibile, che supera la protezione.Poiché l’illusorio senso di sicurezza fornito dall’argine ha indotto l’urbanizzazione dell’area (cerchio a destra), sono aumentatisia il danno potenziale D, sia il rischio complessivo R (la colonna rossa, nella parte inferiore della figura a destra, è più alta dellaanaloga a sinistra). Se, ad es., la frequenza di inondazione dell’area si riduce di 5 volte (Tr da 30 a 150 anni) ma, nel caso diinondazione, il danno aumenta di 10 volte, allora si ha un raddoppio del rischio complessivo. P: probabilità degli eventi chesuperano la soglia di danno; D: danno corrispondente; R: rischio. La figura di destra dice che un argine può sempre crollare equindi, anche se il rischio a 200 anni R200 (quello “di progetto”) era teoricamente annullato (con qualche dubbio), quello totale RT

che considera gli eventi anche superiori, è certamente non nullo, ma, ancor peggio, quello RT (∞ ) che include anche il rischioresiduo (la possibilità di collasso e sue conseguenze) … è decisamente non nullo.

Lavori di riqualificazione nei pressi di Monaco di Baviera.Il fiume Isarco.

Dobbiamo puntarenon a “mettere insicurezza” mapiuttosto a ridurre ilrischio totaleinsieme al costodelle misure prese

Il progetto VALURIapre una stradaaudace e difficile, ma forse l’unicasostenibile se non si guarda solo al breve termine

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N. 6 - 15 Marzo 2011 IL GIORNALE dell’INGEGNERE 5

Grazie al fatto di essereun settore tendenzial-mente anticiclico, l’ae-

rospaziale sta uscendo dallacrisi che ha colpito l’econo-mia mondiale con maggiordinamismo rispetto ad altricomparti. Una tendenza cheabbiamo anche registrato co-me Distretto AerospazialeLombardo attraverso le an-tenne delle piccole e medieimprese che hanno di recen-te partecipato ad importantirassegne fieristiche interna-zionali. Quella in atto è, però,un’uscita dal tunnel selettiva,così come selettiva è stata lacrisi che le aziende hanno do-vuto affrontare. A riemergeresono quelle realtà produttiveche stanno dimostrando diavere maggiori competenzee più elevate capacità di staresulle frontiere tecnologichedel settore. La partita in attoè quella che si gioca sul ter-reno dello sviluppo di pro-dotti nuovi e caratterizzanti,orientati verso sistemi di mo-bilità integrata.Per il nostro settore non è ilpiccolo avanzamento tecno-logico a fare la differenza coni concorrenti. L’obiettivo nonpuò che essere quello di tra-guardare le realtà aziendaliverso il futuro, verso innova-zioni in grado di essere im-plementate nei prodotti cheandranno sul mercato tra 20anni. È lì che bisogna arriva-re prima degli altri. È per que-sti motivi che gli schemimentali e le strategie azien-dali basate sui cicli economi-ci, che caratterizzano solita-mente i vari comparti indu-striali, per l’aerospazio nonsono adeguati. A tal puntoche è la natura stessa delle lo-giche competitive del setto-re ad essere del tutto diffe-rente rispetto al resto del si-stema manifatturiero. Motivi che stanno anche allabase del fabbisogno di giova-ni ingegneri preparati chemanifestano oggi le impreseaerospaziali. Realtà che han-no bisogno proprio di quellacaratteristica dei giovani disaper guardare con maggiorlungimiranza, oltre che conun’adeguata preparazione,agli sviluppi progettuali deiprossimi decenni. Necessitàoccupazionali che il DistrettoAerospaziale Lombardo può

dimostrare attraverso il Ma-ster Helicopter & Airplaneportato avanti insieme all’U-niversità Carlo CattaneoLIUC, per formare i futurimanager del settore. Allachiusura della prima edizio-ne di questo master, avvenu-ta a luglio del 2010, tutti e 21i partecipanti hanno trovatoun impiego. Cosa che ci at-tendiamo si ripeta anche peri partecipanti della secondaedizione in svolgimento.Questo dimostra quanto il set-tore abbia bisogno di inizia-tive innovative di formazionedella futura classe dirigente.Iniziative in grado di affian-care all’elevata preparazionetecnica tipica di un ingegnere,anche un sapere trasversaleche spazi dalle capacità dimanagement, alla gestione diuna complessa supply chain;dalla capacità di gestire le ri-sorse umane, a quella di af-frontare complessi bandi perl’accesso a fondi a sostegnodi progetti di ricerca. La sfi-da per i giovani che hannol’ambizione di lavorare nellenostre imprese è di essere al-l’altezza di questa capacitàmultidisciplinare.

Anche perché, in un mercatodel lavoro fortemente inter-nazionalizzato come quellodell’aerospazio, le imprese, se

non troveranno in Italia per-sonale così preparato, si rivol-geranno al di fuori dei confininazionali. Andando a cercaretalenti in India, se necessario.Ma la ricerca di personalequalificato non riguarda sologli ingegneri. L’industria ae-rospaziale ha oggi più che maibisogno anche di buoni periti,

di ottimi tecnici. In questosenso è necessario riuscire adinserirsi nei programmi didat-tici delle scuole e degli istitutitecnici, grazie agli spazi intro-dotti con il recente riordinodell’istruzione superiore. Unobiettivo che il Distretto Ae-rospaziale Lombardo si è pre-fissato di raggiungere con ilrecente protocollo d’intesa fir-mato con Confindustria Lom-bardia e Ufficio Scolastico Re-gionale. Accordo la cui primainiziativa concreta è stata quel-la di riportare sui banchi del-l’università un gruppo sele-zionato di 34 docenti degliistituti tecnici superiori dellaprovincia di Varese. Un corsodi aggiornamento, in svolgi-mento sempre all’UniversitàLIUC, fatto di lezioni in aula evisita aziendali che hanno loscopo di dare ai professori unamaggiore e aggiornata cono-scenza delle tematiche del set-tore, per favorire una ricadutadidattica a beneficio degli stu-denti. Iniziativa che, dopo l’e-sperimento varesino, abbiamointenzione di ripetere anchein altri territori lombardi.

Distretto AerospazialeLombardo

ATTUALITÀ ITALIA

Aerospaziale, un comparto a caccia di nuove figure professionali Sullo scorso numero il Giornale dell’Ingegnere ha pubblicato un articolodi approfondimento sul rilancio del comparto aerospaziale italiano esulle opportunità occupazionali che questa nuova spinta potevagenerare (Decolla il settore aeronautico e spaziale. In Italia cresce ladomanda di ingegneri). Proseguiamo volentieri il dibattito, raccogliendol’autorevole parere del Distretto Aerospaziale Lombardo.

A questo settoreservono giovani(non solo ingegneri)in grado di guardarecon maggiorlungimiranza, oltreche con un’adeguatapreparazione,agli sviluppiprogettualidei prossimidecenni

BREVI

Cinque università tecniche europee leader nella ricerca lavo-reranno insieme nei prossimi due anni.Sono il Politecnico di Torino, l’Universidad Politecnica deMadrid, che coordina il progetto, la Technische UniversitMunchen, l’University of Oxford e al Paris Institute of Tech-nology.Il risultato sarà un libro bianco sulle linee guida per realizzarele università del domani, libro che sarà presentato alla Com-missione Europea a Bruxelles alla fine del 2012.Il progetto si chiama ULAB (European Laboratory for mo-delling the technical research University of tomorrow) ed è fi-nanziato dalla Commissione Europea nell’ambito del pro-gramma ‘Scienza nella Societa’’ del 7/o Programma Quadrodi Ricerca e Sviluppo Tecnologico.Ulab funzionerà come una università-laboratorio e si focaliz-zerà in particolare su 4 temi centrali: ricerca; valorizzazione deirisultati della ricerca, con l’individuazione delle modalità più ef-ficaci adottate dalle università nell’ambito della gestione del-la ‘proprietà intellettuale’ quali i brevetti e le tecnologie, lorocommercializzazione e patenti; imprenditorialità, con lo scam-bio di programmi didattici per studenti e ricercatori; divul-gazione, per definire congiuntamente modalita’ e strategieper un effettiva ed efficace divulgazione della scienza e tec-nologia verso il pubblico.

Ricerca, nasce una retefra università europee

I Tecnopoli dell’Emilia Romagna protagonisti a Bruxelles. LaRete, infatti, è stata presentata al Commissario europeo per lepolitiche regionali Johannes Hahn in occasione del conve-gno ‘Towards Europe 2020’. “La nuova politica di coesione eu-ropea deve fare leva sulla dimensione territoriale, dando agliStati la possibilità di realizzare una politica di patti territoria-li con gli Enti locali e le Regioni - ha detto il presidente dellaRegione Emilia Romagna, Vasco Errani, che ha sottolineato:“Oltre alle politiche di coesione per le aree più deboli chedebbono recuperare ritardo, bisogna prevedere investimentisulle grandi direttrici di innovazione che consentano alle real-tà forti di essere motore e riuscire a svolgere la funzione di trai-no dell’insieme dell’Europa. L’Emilia Romagna è già un mo-tore dell’Europa”.La Rete dell’alta tecnologia è uno degli impegni fondamentaliche la Regione Emilia Romagna sta portando a termine inquesta legislatura per far incontrare mondo della ricerca e im-prese e rafforzare la competitività del ‘sistema Emilia Roma-gna’: dieci vere e proprie ‘cittadelle della scienza e della ri-cerca industriale’ - una per ogni provincia e due per il capo-luogo bolognese - in cui ospitare attività, servizi e strutture, met-tendo in rete Università, Enti di ricerca, Enti locali, imprese. “Lanovità sta in questo - ha spiegato l’assessore regionale alle At-tività produttive Gian Carlo Muzzarelli - nel lavorare tutti in-sieme, per trasformare le idee in prodotti, brevetti, lavoro. Perdare il messaggio che l’Emilia Romagna vuole stare in primafila nelle politiche di sviluppo definite dall’Unione europea”.

L’Emilia Romagna puntasulle cittadelle della scienza

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6 IL GIORNALE dell’INGEGNERE N. 6 - 15 Marzo 2011

DALLA PRIMA PAGINA

L’indicatore era sempresolamente uno: il nu-mero di auto prodotte

annualmente per addetto.Dopo un po’ di tregua, nellesettimane scorse, l’argomen-to FIAT è tornato alla ribaltaquando l’a.d Sergio Mar-chionne, da Detroit, ha ven-tilato la scelta di localizzarenegli USA il futuro quartiergenerale FIAT-CRYSLER;poi ne ha parlato anche con ilGoverno e, nell’occasione,sulla stampa è tornato sem-pre lo stesso indicatore: il nu-mero di auto prodotte an-nualmente per addetto. Giàmesi fa avevo ragionato frame e me sulla scarsa signifi-catività di quest’indicatore,ma avevo deciso di autocen-surarmi perché la confusio-ne era già tanta e gli animitanto infuocati per l’esito delreferendum. Oggi, di frontesempre agli stessi numeri,penso che valga la pena ten-tare di fare un po’ di chiarez-za. Certamente, è impressio-nante il dato che un dipen-dente produca circa 100 au-to/ anno a Tychy, 80 a Be-tim, 30 a Mirafiori e sola-mente 7 a Pomigliano. Maquesto cosa significa? Forse,come parrebbe, che un ope-raio di Tychy lavora 3,3 vol-te di più di uno di Mirafiori?Certamente no, ma qualcu-no può essere portato a pen-sarlo. Non è così: quell’indi-catore andrebbe corretto te-nendo conto di diversi fatto-ri; cito i principali. Andrebbecertamente corretto tenendoconto della diversità dei mo-delli di auto prodotti nei varistabilimenti (un conto, infat-

ti, è produrre la 600 o la Pan-da e un conto è produrre laDelta). Poi ancora, andrebbecertamente corretto tenendoconto dell’età degli impianti(un conto, infatti, è lavoraresu una linea dell’ultima gene-razione e un conto è lavoraresu una di qualche decinad’anni o più). Poi, forse, an-drebbe corretto tenendo con-to dell’età dei lavoratori (unconto, infatti, è lavorare sullalinea a vent’anni e un conto acinquanta). Infine, se non siè fatto, andrebbe corretto te-nendo conto delle attività ditrasformazione e delle attivi-tà di supporto che, magari,non si svolgono in tutte le se-di a confronto. La riprovadella scarsa significatività del-l’indicatore in questione c’èstata, sempre sui quotidiani,a fine gennaio in un confron-to fra FIAT e VolksWagenda cui risulta che a Mirafiorisi producono 21,81 auto/ad-detto, mentre a Wolfburg so-lamente 13,45. Eppure Volk-sWagen è il primo produtto-re di auto in Europa, guada-gna e paga un salario nettoche è il doppio di quelloFIAT. Allora come la met-tiamo? Io penso che quell’in-dicatore “numero di autoprodotte annualmente peraddetto” non è solamentegrossolano e fuorviante, manasconda cause e responsa-bilità antiche, che non sonodei dipendenti ma delle va-rie direzioni FIAT sussegui-tesi nel tempo. Riferendomi aMirafiori, penso al mancatorinnovo degli impianti e almancato turnover del perso-nale.

dott. ing. Franco Ligonzo

Fiat, le carenzedi un indicatore unico

segue da pag. 1

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TRIBUNA DELLE OPINIONI

PROF. ING. AURELIO ASCOLI

S ono ingegnere e fisico.Ho insegnato Fisica per38 anni all’Università

degli Studi di Milano. Ho de-dicato il 70% della mia vitadi ricerca alla sperimentazio-ne di laboratorio della Fisicadello Stato Solido finalizzataal nucleare: fisica dei metalli,diffusione intermetallica (ser-ve per l’incamiciatura dellebarre d’uranio nei reattori),effetti fisici delle radiazioni suimateriali. Sono stato il primoitaliano a condurre esperi-menti di radiation damagenei reattori ad alto flusso neu-tronico di Brookhaven e adaltissimo flusso di Argonne,e uno dei cinque membri del-la delegazione italiana alla Pri-ma Conferenza Nucleare diGinevra (1955). Da laurean-do, partecipai alla misura del-le sezioni d’urto di reazionedei neutroni con nichel, cad-mio e uranio. La pubblica-zione sul Nuovo Cimento diquei risultati, riportati sul ma-nuale BNL 325, costrinseamericani e russi, gelosi de-tentori di quei dati indispen-sabili per progettare reattorinucleari, a declassificarli, tra-sformando la Conferenza daoperazione di propagandapolitica in un serio confrontoscientifico fra nazioni. Graziea quel lavoro, e ad altre pub-blicazioni di Fisica Nucleare,ho completato la mia forma-zione di fisico dello Stato So-lido con una solida culturanucleare. Per anni ho direttouna Divisione di Fisica e unaDivisione Materiali. Fondole mie opinioni non su intui-zioni, ma su fatti documen-tati.Non sono contrario in lineadi principio allo sfruttamentopacifico dell’energia nuclea-re, purché con reattori dav-vero sicuri e dopo che saràstato risolto il problema del-l’eliminazione delle scorie ra-dioattive. Auspico che si con-tinui a investire negli studi diFisica Nucleare, Fisica delReattore e Ingegneria Nu-cleare, per progettare reatto-ri a fissione di IV generazione,allo scopo di verificarne l’ef-fettiva sicurezza, e per risol-vere il problema delle scorieradioattive, per le quali al mo-mento non vedo proposte se-rie. Il DVD commissionato

da Enel e EdF a Cecchi Pao-ne è incantevole per non ad-detti ai lavori, ma non con-vincente sul piano tecnico. Ireattori “di III generazioneavanzata” non sono affatto si-curi a lungo termine; l’agget-tivo “avanzata” è una fogliadi fico. Hanno la struttura deireattori di III generazione e

ne condividono la pericolo-stà, solo sono racchiusi in undoppio involucro di cementoarmato che, in caso di fusioneparziale o totale del nocciolo,conterrebbe le scorie ra-dioattive. Ma in tal caso di-venterebbero una pericolosa eintoccabile patata bollente,non riparabile e non gestibileper le centinaia di migliaia dianni di attività delle barre dicombustibile fuse. La ra-dioattività, per non danneg-giare uomo, animali e mate-riali, deve essere contenutadall’involucro, e vi depositaquindi la propria energia, fa-cendone crescere la tempe-ratura, finché il cemento per-de l’acqua di presa che, co-me ogni ingegnere sa, è la vi-ta stessa del cemento, senza laquale esso si trasforma in unapolvere incoerente. Cernobildocet, dove ogni vent’anni bi-sogna colare nuovo cemen-to sui sarcofaghi dei reattori(“spenti” ma paurosamenteradioattivi) perché la colataprecedente diventa polvere.

Cecchi Paone spiega, conl’ausilio di ricostruzioni d’ar-tista, che l’EPR (EuropeanPressurized water Reactor)appartiene alla classe deiPWR o reattori ad acquapressurizzata, in cui l’acquarefrigerante delle barre dicombustibile circola in un cir-cuito primario chiuso, che asua volta in uno scambiatorecede calore al circuito secon-

dario che produce il vaporeche alimenta le turbine e puòessere scaricato a fine ciclo,perché non è venuto in con-tatto con le barre radioattivee perciò non è contaminato.Ciò è vero solo in teoria equando il reattore è nuovo:perché se ciò si verificasse inpratica, occorrerebbe che nes-sun tubo, giunto, valvola,guarnizione del circuito pri-mario perdessero mai, simantenessero sempre perfet-ti nel tempo: chi può garan-tire questo per tutta la vita delreattore? Alla prima “trafila-tura”, la manutenzione sa-rebbe impossibile, perché ilcircuito primario, quello sì, èinavvicinabilmente radioatti-vo.

La soluzione di mettere lescorie radioattive in depositisotterranei non tiene contodel fatto che la Terra è unpianeta sostanzialmente li-quido, e che la sua crosta èin proporzione più sottile delguscio di un uovo. Solo che,per motivi di scala, il gusciodell’uovo è fragile ma solido,la crosta terrestre non lo è af-fatto. I motivi di scala, per in-tenderci, sono quelli per cuiun vagone del trenino elettri-

co dei nostri figli sopportatranquillo il peso del ferro dastiro, quattro o cinque voltesuperiore al suo, mentre unvagone merci delle ferrovievere non porterebbe mai uncarico utile cinque volte su-periore al proprio peso. A pa-rità di proprietà meccaniche

specifiche dei materiali, la re-sistenza dei corpi diminuisceall’aumentare delle dimen-sioni, perché aumentano ibracci di leva dei momentiflettenti e torcenti e le insta-bilità critiche dei carichi dipunta. E’ perciò che la cro-sta terrestre non è solida, macomposta da zolle contigue,galleggianti sul magma fuso,ed è quindi soggetta a vibra-zioni sismiche continue e aterremoti ricorrenti. La zollacontinentale africana si spostalentamente verso Nord Est(è la ben nota “deriva deicontinenti”), preme sullo zoc-colo continentale siciliano eitaliano, sollecita la faglia del-l’Irpinia, e ha provocato ter-remoti a Messina, nel Belice,in Irpinia e all’Aquila. Il sedi-mentario stratificato, come lapianura padana, ne è quasiesente, ma, appunto perchésedimentario stratificato, èpervaso da acque sotterraneediffuse, che a lungo andarecorroderebbero i contenitoridelle scorie. No, la conserva-zione delle scorie radioattivein depositi sotterranei non èuna buona idea, bisogna cer-carne un’altra. Chicco Testasul Forum Nucleare esorta a“prendere esempio dalla Sve-zia”. Ma le densità di popola-zione della Svezia (con ampispazi disabitati) e dell’Italiasono ben diverse. E la Scan-dinavia non è terra ballerinacome lo Stivale.Infine, i costi del nucleare. Chiproduce acqua minerale inbottiglie di plastica dovrebbeincludere nel prezzo di ven-dita anche il costo dello smal-timento della plastica, nonscaricarlo sulla collettività: è ilprincipio della monetizzazio-ne dei “costi esterni” (ArthurD. Little, anni ‘70). Se si in-clude nel costo del kWh nu-cleare il costo dello smantel-lamento delle centrali a finevita, l’energia nucleare non èper ora concorrenziale né conle fonti tradizionali, né conalcuna delle alternative rin-novabili. Ancora non abbia-mo finito di pagare per losmantellamento di TrinoVercellese, Garigliano e La-tina. Si fa presto a dimostrareche il kWh nucleare è con-correnziale: tanto poi, per losmantellamento delle centra-li e l’eliminazione delle sco-rie, paga Pantalone!

Nucleare, terza generazione: “avanzata”?

Il DVDcommissionato daEnel e EdF aCecchi Paone èincantevole per nonaddetti ai lavori, manon convincente sulpiano tecnico

Se si include nelcosto del kWhnucleare il costodellosmantellamentodelle centrali a finevita, l’energianucleare non è perora concorrenzialené con le fontitradizionali, né conalcuna dellealternativerinnovabili

La centrale nucleare finlandese di Olkiluoto, reattore nucleare europeo ad acqua pressurizzata, meglio noto con la sigla EPR.Sulla destra i due vecchi reattori già esistenti, sulla sinistra la simulazione in computer grafica del costruendo reattore. L’ultimadata prevista per il completamento è il 2012

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Come già detto alla basedelle nanotecnologie c’è

la capacità di alterare in ma-niera controllata la strutturapiù intima della materia. Que-sto può essere attuato me-diante due distinti approcci: ilprimo denominato top-down, ovvero dall’alto, e con-siste nel rimuovere in manie-ra controllata strati di materiacon precisione nanometrica.Questo approccio è quelloutilizzato nella fabbricazionedei dispositivi microelettro-nici che tutti noi utilizziamonei personal computer e neitelefoni cellulari. Mediantetecniche di fotoincisione (li-tografia) e rimozione con-trollata attuata con l’ausilio di

plasmi reattivi, i materialicomponenti il dispositivoelettronico vengono asporta-ti definendo la circuiteria allabase del suo funzionamento.L’evoluzione di queste tec-nologie oggi permette nellaproduzione industriale uncontrollo dimensionale di po-chi nanometri. Questo approccio può essereesteso anche ai materiali nonsemiconduttori e in alcuni ca-si anche ai materiali organi-ci. L’approccio top-down, purbeneficiando di un’immensaesperienza e dei continui pro-gressi dell’industria elettroni-ca, presenta forti limiti legatialla compatibilità dei mate-riali che possono essere con

esso trattati. Spesso le lavorazioni vengo-no svolte in apparecchiatureche utilizzano il vuoto noncompatibile con i materialibiologici; inoltre per alcuneapplicazioni il costo del pro-cesso può essere troppo ele-vato. Tali considerazioni han-no portato gli scienziati a stu-diare la possibilità di replica diquanto accade in natura, ov-vero di sviluppare delle op-portune tecniche che per-mettano ai materiali di autoaggregarsi.Questo tipo di tecniche dimanipolazione vengono de-nominate bottom-up; ovve-ro dal basso. Con le tecnichebottom-up è possibile pensa-

re di ottenere grandi quantitàdi nano-materiali a costiestremamente bassi. Benchépresentino un enorme po-tenziale, tuttavia le tecnichebottom-up sono ancora inuna fase di sviluppo e quindilimitate nell’uso pratico.È ragionevole pensare che nelfuturo le nano-strutture allabase di molti nano-prodottibeneficeranno di un approc-cio di tipo ibrido; ovvero diun flusso di processo realiz-zativo che vedrà concorrerein maniera sinergica step ditipo top-down con altri di ti-po bottom-up. Questo già ac-cade nel caso di alcuni dis-positivi bio-elettronici nano-strutturati; che si compongo-no di uno strato “elettronico”realizzato mediante tecnichetop-down, e di uno strato“biologico” creato per aggre-gazione naturale.

L’impatto più importanteche le nanotecnologie

stanno portando alla ricercamoderna è la convergenza dimolte discipline scientifiche.Ad esempio settori scientificicome quello relativo alle ri-cerche mediche e quello deidispositivi elettronici, un tem-po distinti, oggi vengono mes-si per così dire in comunica-zione attraverso le nanotec-nologie. Esempio concreto diquesta convergenza sono idispositivi così detti Bio-MEMS, ovvero Biogical-Mi-cro-Electro-MechanicalSystems: circuiti integrati cheincorporano nano-dispositivielettromeccanici. Si tratta diunità intelligenti, dei nano-ro-

bots, biocompatibili con l’or-ganismo umano, utilizzabiliper creare dei laboratori dia-gnositici in miniatura, me-diante i quali è possibile de-terminare in tempo reale lostato clinico del paziente o ri-lasciare in maniera controlla-ta e localizzata opportuni far-maci.

F eynman di fatto intuì cheun giorno sarebbe stato

possibile manipolare la ma-teria atomo per atomo, mo-lecola per molecola, aprendola possibilità di realizzarequalcosa di mai sperimentatoprima. Fu necessario atten-dere sino agli anni 90 primache l’intuizione di Feynmandiventasse una realtà; attesafunzionale alla maturazionedelle conoscenze ingegneri-stiche alla base delle mani-polazione dei materiali e del-le sostanze alla scala dimen-sionale inferiore ai 100 nm.Nel campo della ricerca le na-notecnologie sono utilizzatein fisica, in chimica e natu-ralmente nella scienza deimateriali. Inoltre la ricadutaindustriale di queste tecnolo-gie è di grande rilievo già og-gi in numerosi settori comela robotica, l’ingegneria chi-

mica, l’ingegneria meccanica.La potenzialità delle nano-tecnologie è poi tutt’altro cheesaurita, ed importanti appli-cazioni si intravedono anchenelle scienze mediche e nelletecniche di miglioramentodei prodotti alimentari o del-la produzione agricola.

N. 6 - 15 Marzo 2011 IL GIORNALE dell’INGEGNERE 7

NANOTECNOLOGIE

“Innovare con le nanotecnologie”FOCUS/

Richard Phillips Feynman(1918-1988) è Premio Nobelper la fisica nel 1965

La convergenza delle discipline tecnico-scientifiche

La manipolazione della materia

L’approccio top-down e quello bottom-upper la realizzazione delle nano-strutture

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a cura di Massimo Gentili

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Le nanotecnologie hanno uncarattere estremamente per-vasivo e si prestano a crearenuovi prodotti o innovarnealtri già esistenti. A titolo diesempio possiamo elencarealcune applicazioni in settoriindustriali di significativa im-portanza.

Chimica industriale.Nel settore della chimica i na-no-prodotti che senza dub-bio attraggono il maggioreinteresse sono le nano-parti-celle e i nano-compositi. Le nano-particelle presentanointrinsecamente un elevatis-simo numero di atomi in su-perficie; ciò si traduce in unaumento dell’energia super-ficiale che permette l’innescodi reazioni cinetiche e ter-modinamiche che in condi-zioni normali potrebbero tro-vare difficoltà di avvenire. Ad esempio una nano-parti-cella del diametro di 10 nmpuò avere il 20 per cento de-gli atomi componenti dispo-sti in superficie, percentualeche sale addirittura al 90 percento per nano-particelle didiametro di 1 nm. L’industria chimica potràsfruttare le nano-particelle e inano-compositi come ele-menti portanti di numerosis-sime innovazioni; a titolo diesempio possiamo elencarnei nano-compositi polimericiper applicazioni strutturali edelettroniche, le nano-mem-brane per filtrazione nella de-salinizzazione delle acque, inano-materiali con proprietàbarriera, quelli ad alta resi-stenza termica e quelli per icatalizzatori ad altissima effi-cienza.

Elettronica. Analizzando ilsettore della microelettroni-ca si può concludere che i na-no-dispositivi sono già unarealtà. L’industria dei semi-conduttori, per mezzo di so-fisticate tecniche litografiche,oggi produce dispositivi congeometrie di poche decine dinanometri. I moderni micro-processori per i computer,che tutti noi usiamo, sono ba-sati su dispositivi al silicio congeometrie ben al di sotto dei100 nm. Il trend è destinato aproseguire, grazie ai massicciinvestimenti nelle nuove me-todologie di lavorazione delsilicio, ed oggi esistono giàprototipi ingegnerizzati di dis-positivi con geometrie di so-li 14 nm. La sfida che la ri-cerca nella nano-dispositivi-stica elettronica dovrà quindiaffrontare nel futuro, saràprincipalmente indirizzata al-lo sviluppo di prodotti inno-vativi che dovranno posse-dere quella che possiamo de-finire un’intelligenza integra-ta, garantendo nel contempoconsumi e costi molto bassi.Le nanotecnologie possonodare alcune interessanti ri-sposte a queste richieste, a ti-tolo di esempio si può citarela ricerca che stanno portan-do avanti alcuni produttori dichip, che prevede l’utilizzodei nano-tubi di carbonio alposto della tradizionale tec-nologia basata sul silicio se-miconduttore. Un nano-tubodi carbonio è essenzialmen-te un singolo strato atomicodi carbonio arrotolato su sestesso. I nano-tubi di carboniopossiedono le proprietà ret-tificanti che sono alla base delfunzionamento di un trans-istor, e inoltre possono ancheagire come sensore di tipochimico o biologico. Inoltreil microchip basato sul nano-tubo di carbonio, potrà esse-re ulteriormente miniaturiz-zato rispetto a quanto si potràottenere con la tecnologia delsilicio. In sintesi possiamo af-fermare che l’introduzione delnano-tubo in carbonio, esem-pio di nano-struttura artifi-ciale, potrà portare a un ra-dicale ripensamento dell’ar-chitettura dei chip del futu-ro.

Meccanica. Il settore mecca-nico apre alle nanotecnolo-gie numerose opportunitàd’innovazione, che spazianodalla possibilità di realizzaremateriali dotati di proprietàchimiche, fisiche e meccani-che non presenti in natura, aquelle relative alle lavorazio-ni superficiali in grado di for-nire nuove prestazioni tribo-logiche a metalli o leghe. Nel-le applicazioni pratiche rive-stono particolare importan-za i così detti materiali nano-compositi, che in sostanza so-no una versione su scala na-

nometrica dei tradizionalimateriali compositi. Nel ma-teriale nano-composito, il ti-pico rinforzante presente nel-la matrice di composizioneviene disperso in forma diparticelle di dimensioni na-nometriche e questo fa si cheesista un contatto molto in-timo tra matrice e composito.In questo modo vengono at-tivate delle forze, tipo quelledi van der Walls, normal-mente insignificanti a una sca-la dimensionale maggiore.Tali forze conferiscono dellestraordinarie proprietà mec-caniche al composito. Bastipensare che basta aggiungerepochi grammi di nano-parti-celle di silice ad una matricepolimerica per ottenere unmodulo elastico ben cinquevolte maggiore di quello chesi avrebbe senza aggiunte.Questi miglioramenti strut-turali possono in alcuni casivenire accompagnati da altriinteressanti effetti, come adesempio quanto accade nelcaso dei nano-compositi amatrice polimerica, con l’au-mento della resistenza allapermeabilità agli idrocarburi euna maggiore stabilità termi-ca. Anche queste ultime ca-ratteristiche sono riconduci-bili all’attivazione delle forzedi legame che concorronoquando le distanze sono del-l’ordine dei nanometri.

Energia. A titolo di esempiodi applicazione delle nano-tecnologie nel settore ener-getico è possibile citare alcu-ne possibili innovazioni nellatecnologia del fotovoltaico ein quella relativa allo stoc-caggio dell’idrogeno. Nel fo-tovoltaico le nanotecnologiepossono concorrere sia a mi-gliorare le prestazioni dei ma-teriali semiconduttori alla ba-se del funzionamento del dis-positivo di conversione dellaradiazione solare in elettricità,sia nel processo di raccoltadella radiazione incidente.Uno dei limiti dell’attuale tec-nologia fotovoltaica basatasul silicio è la limitata effi-cienza, che oggi si attesta at-torno al 15 per cento. Ciò èessenzialmente dovuto al fat-to che la natura delle bandeenergetiche dei portatori dicarica nel silicio comportache solo una parte dell’ener-gia incidente solare possa es-sere effettivamente converti-ta in elettricità.Per ovviare a questi limiti, so-no allo studio delle partico-lari celle solari basate sul con-cetto del Quantum Dot. Lacella solare a Quantum Dot sidifferenzia da quella tradizio-nale per l’introduzione nellaregione foto attiva del mate-riale di opportuni aggregatinanometrici di silicio. L’in-troduzione di tali aggregati fasi che le bande energetiche

8 IL GIORNALE dell’INGEGNERE N. 6 - 15 Marzo 2011

NANOTECNOLOGIEFOCUS/Lo scenario degli investimenti nella ricerca Esempi di settori industriali dove

le nanotecnologie trovano applicazioneNon è difficile immaginareche le enormi potenzia-

lità offerte dalle nanotecno-logie abbiano attratto il forteinteresse dei Paesi industria-lizzati e più recentemente an-che dei così detti emergenticome la Cina e l’India. Il pri-mo Paese che ha sentito il bi-sogno di dotarsi di strumentidi stimolo e sostegno per laricerca nel settore delle na-notecnologie sono stati gliStati Uniti d’America. Du-rante la presidenza Clinton,gli USA hanno lanciato ilProgramma Nazionale deno-minato “National Nanotech-nology Initiative-NNI”(www.nano.gov) avente loscopo di finanziare e coordi-nare gli sforzi della ricercapubblica e privata in questosettore. Il programma NNI,ormai attivo da più di una de-cade, ha visto importanti in-vestimenti pubblici, nel 2011è previsto un budget di 1.8miliardi di dollari con un in-vestimento totale di oltre 14miliardi di dollari dall’iniziodel programma. Altri finan-ziamenti pubblici sono ero-gati dai singoli stati e da altriagenzie di finanziamento go-vernative, come ad esempiola DARPA che sviluppa tec-nologie nel settore della dife-sa (www.darpa.mil). Inoltrenegli USA ormai tutte le uni-versità hanno all’attivo grup-pi di ricerca operanti nel set-tore delle nanotecnologie;senza poi parlare di presti-giose istituzioni come il MITdi Boston (www.mit.edu) e igrandi laboratori nazionalicome ad esempio il SandiaLab (www.sandi.gov) o il La-wrence Livermore NationalLaboratory (www.llnl.gov).Gli investimenti pubblici han-no permesso di avviare un ci-

clo virtuoso che ha stimolatoanche gli investimenti dei pri-vati, al punto tale che oggi èstimato che negli USA i pri-vati investono nelle nanotec-nologie circa 2 miliardi di dol-lari. Il numero di brevetti ri-conducibili alle nanotecnolo-gie ha seguito questo trend egli USA si posizionano al topnella classifica mondiale deibrevetti “nanotech”.Come già accaduto nella sto-ria per altre tecnologie, gliUSA hanno avuto un ruolotrainante nello stimolare glialtri Paesi ad investire denaropubblico nel settore delle na-notecnologie. La comunità

Europea ha reagito pronta-mente a questo stimolo e du-rante la scorsa decade ha pro-gressivamente orientato i pro-pri programmi quadro per laricerca (Framework) a soste-gno di questo settore. Fu proprio nel corso del 2006che la Commissione Europearitenne cruciale lanciare un pia-no d’azione per le nanoscienze,pienamente attuato nell’ambi-to del corrente settimo pro-gramma quadro che possiedeuna dotazione di ben 3,5 mi-liardi di euro per le nanotec-nologie (http://cordis.euro-pa.eu/fp7/home_it.html).

Altro grande Paese industria-lizzato che sta investendomassicciamente nel settoredelle nanotecnologie è ilGiappone i cui investimentisono al livello degli USA edell’ Europa e dove la com-ponente d’investimento ri-conducibile ai privati è parti-colarmente elevata.In questo scenario è inoltreormai certo che i Paesi cosìdetti “economicamente emer-genti” giocheranno un im-portante ruolo nel prossimofuturo. Ad esempio la Russiaha deciso di implementareuna strategia sulle nanotec-nologie per mezzo di un pro-gramma governativo deno-minato RusNano (www.ru-snano.org). Questo programma, che pos-siede la dotazione di ben 7miliardi di euro, adotta la stra-tegia di attirare competenze einvestimenti nel settore na-notech finanziando in co-par-tecipazione imprese e grup-pi di ricerca esteri che abbia-no interesse ad avviare ini-ziative orientate al businesssul territorio russo.Per quanto riguarda la Cina,ha fatto molto scalpore il da-to relativo al numero di bre-vetti che il gigante asiatico haprodotto nel settore delle na-notecnologie. Il numero dibrevetti è cresciuto in manie-ra impressionante assestan-dosi a ridosso di quanto pro-dotto da USA e Germania.Da poco più di 4.000 brevet-ti nel 2005 si è passati a ben12.000 nel 2009, e questo fat-to è riconducibile alla politicadegli investimenti che il go-verno cinese ha implementa-to nelle nanotecnologie e va-lutabili in circa 800 milioni dieuro nel periodo che va dal2006 al 2010.

Gli investimentipubblici hannopermesso di avviareun ciclo virtuosoche ha stimolatoanche gliinvestimenti dei privati

Un circuito integrato CMOS in silicio con interconnessioni innanotubi di carbonio

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del materiale possano essereadattate al fine di convertirepiù efficacemente in elettrici-tà le varie lunghezze d’ondache compongono lo spettrosolare. Per quanto invece con-cerne il miglioramento dellaraccolta dell’energia solare incelle fotovoltaiche tradizio-nali, uno dei parametri piùimportanti da controllare è lariflettività del substrato. An-che in questo caso le nano-tecnologie possono apporta-re delle utili soluzioni, comead esempio l’introduzione insuperficie di opportuni stratinano-strutturati in grado diaumentare il livello di assor-bimento nello spettro solare.Sempre nel fotovoltaico, van-no sicuramente menzionatele tecnologie di auto-aggre-gazione a scala nanometricache alcune aziende innovati-ve stanno mettendo a puntoper realizzare dei pannelli so-lari basati su particolari ma-teriali semiconduttori depo-sitabili mediante tecniche distampa a getto d’inchiostroanalogamente a quanto av-viene nelle comuni stampan-ti per la carta (ink-jet printer).Uno dei materiali più pro-mettenti per questo tipo direalizzazioni è il così dettoCIGS (copper-indium-gal-lium-diselenide) sviluppatodall’azienda americana Nano-Solar (www.nanosolar.com) eche viene preparato median-te dispersione di nano-parti-celle in forma d’inchiostro fo-tovoltaico. Altri tipologie dicelle fotovoltaiche che pos-sono beneficiare dalla nano-ingegnerizzazione sono quel-le basate sui materiali organi-ci.Altro campo di applicazionedelle nanotecnologie è quellorelativo allo sfruttamento del-l’energia ricavabile dall’idro-geno, che nella sua infinitadisponibilità in natura, puòrappresentare in un futuro lasoluzione a molti problemienergetici. Per poter sfrutta-re appieno le enormi poten-zialità che l’idrogeno potràoffrire alla produzione d’e-nergia, specialmente nel set-tore della trazione, occorreperò disporre di opportunetecniche di immagazzina-mento che ne garantiscano laportabilità. A tal fine sono al-lo studio diverse soluzioni,come ad esempio quelle cheprevedono l’uso di idruri me-tallici come matrici di stoc-caggio. Lo svantaggio di que-ste tecniche è legato al peso eal costo del serbatoio di con-tenimento, che pone dei for-ti limiti per l’uso nel settoredell’autotrazione.I nano tecnologi hanno re-centemente proposto l’usodei nano-tubi di carbonio co-me mezzo per lo stoccaggiodell’idrogeno. I nano-tubi dicarbonio sono producibili informa di polvere, e sono in-trinsecamente leggeri e resi-stenti; inoltre la loro produ-zione è assai economica secomparata alle altre tecnolo-gie usate per lo stoccaggioper l’idrogeno. Recenti espe-rimenti hanno dimostrato che

l’idrogeno può essere intrap-polato nel carbonio, ma allostesso tempo indicano cheper un’efficiente stoccaggio esuccessivo rilascio alla tem-peratura ambiente, sia neces-sario poter alterarne la strut-tura del nano-tubo inserendonel suo reticolo cristallino del-le opportune impurità metal-liche o dell’azoto. Ancora unavolta vediamo come me-diante la nano-ingegneria èpossibile modificare le pro-prietà di un determinato ma-teriale, in questo caso il car-bonio, forzandolo ad assu-mere delle caratteristiche nonpresenti in natura e utili a finipratici.

Medicale. Il settore medicaleè senza dubbio quello che hapiù stimolato l’immaginazio-ne e attratto l’interesse delgrande pubblico sulle poten-zialità che le nanotecnologiepotranno portare nella curadi molte patologie. Non è in-frequente imbattersi in arti-coli che descrivono nano-ro-bot teleguidati dal medicoche si muovono più o menoa piacimento nel flusso ema-tico per andare ad interveni-re in organi del corpo umanoaffetti da patologie. Al di ladi questi esempi, che a mo-do di vedere di chi scrive, nonvedranno applicazione prati-ca prima di molto tempo, al-cune applicazioni funzionalidella nanotecnologie sono giàoggi in fase di sperimenta-zione.La Regione Lombardia si èfatta recentemente promotri-ce di un’interessante iniziativaistituendo nel 2009, di con-certo a diversi attori pubblicie privati, il Centro Europeodi Nano-Medicina. Da comesi può intuire dalla denomi-nazione, la nano-medicina èuno di quegli esempi di “con-vergenza” disciplinare , resapossibile dalle nanotecnolo-gie. Le dimensioni del DNA edei virus sono comprese nel-l’intervallo che va da 1-2 nmalle centinaia di nanometri,ed è proprio a queste dimen-sioni che la nanotecnologiaagisce progettando nano-og-getti artificiali utili ad intera-gire con organismi come i vi-rus.Nella medicina tradizionaleuno stesso farmaco è gene-ralmente somministrato a unamoltitudine di pazienti affettidalla stessa malattia, nella na-no-medicina questo concet-to è superato. Il farmaco vie-ne in qualche modo proget-tato ah-hoc per il singolo pa-ziente e ad esso sommini-strato solo dove serve, per co-sì dire in maniera nano-inva-siva ed intelligente. Un esem-pio pratico di tali nano-far-maci, sono le nano-particel-le allo studio per la cura deitumori. Recenti studi effet-tuati presso la Rice Univer-sity negli USA hanno verifi-cato che alcune nano-parti-celle in silice ricoperte conuno strato sottile d’oro, han-no dimostrato capacità nel di-struggere le cellule tumoralipreservando nel contempo

quelle sane. Ciò è conse-guenza della spiccata capaci-tà di queste nano-particellenel trasformare la radiazioneinfrarossa in riscaldamentolocalizzato in zone di esten-sione di poche centinaia dinanometri. Le particelle ven-

gono dapprima iniettate nelflusso del sangue e si accu-mulano naturalmente nellezone affette da tumori. In unsecondo tempo vengono ec-citate con una sorgente laserminiaturizzata emettente ra-diazione nel vicino infraros-

so; il forte riscaldamento in-dotto dall’assorbimento daparte delle nano-particelledella radiazione incidente di-strugge le cellule malate(www.nanospectra.com).Un altro settore medicale do-ve troviamo delle concrete

possibilità di sfruttamento disoluzioni basate sulle nano-tecnologie è quello relativoall’ortopedia e alle protesi or-topediche. Traumi o malat-tie degenerative come l’ar-trosi, spesso danneggiano ir-reparabilmente il tessuto os-seo, che deve essere “ripara-to” con materiali il più possi-bile simili ad esso. Il problemache però spesso si incontranell’utilizzo di tali materiali èche questi ultimi sono in qual-che modo riconosciuti dal-l’organismo come “artificiali”e quindi rigettati. Nei casi mi-gliori il rigetto si traduce nel-la formazione di una sorta diciste che tende ad isolare l’im-pianto artificiale, nei casi peg-giori si ha un vero e propriorigetto dovuto all’attacco daparte dei geni del complessoMHC (Major Histocompati-bility Complex) e questo puòcomportare la necessità diespiantarlo con le ovvie con-seguenze del caso.Con le nanotecnologie è in-vece possibile progettare deimateriali così detti “bio-mi-metici”, ovvero che presen-

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Capture the Concept.

Per saperne di più:www.it.comsol.com/igdi2011

NANOTECNOLOGIEFOCUS/

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Schema di una cella solare a Quantum Dot

Argonne National Laboratory: Elena Rozhkova esamina al microscopio cellule di tessutocelebrale affette da cancro. Rozhkova, insieme a ricercatori dell'Università di Chicago hasviluppato un metodo per collegare un anticorpo a nanoparticelle di biossido di titanio perindividuare e distruggere le cellule tumorali di malattie come il glioblastoma multiforme.

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NANOTECNOLOGIEFOCUS/tano caratteristiche chimicofisiche molto vicine a quellenaturali e che risultano perl’organismo ricevente indi-stinguibili da quanto presen-te in natura. La bio-mimeti-cità è spesso conseguenzadella struttura microscopicache presenta l’impianto a li-vello superficiale, e in questosenso lo sviluppo di partico-lari rivestimenti nano-strut-turati, del tutto simili cometrama a quanto naturalmentepresente, offrono interessantiprospettive. In sintesi possia-mo affermare che la clinicain campo ortopedico-trau-matologico attraverso l’usodei materiali bio-nanotecno-logici sta evolvendo dal tra-dizionale approccio “ripara-tivo” verso quello “rigenera-tivo”.

Tessile. Il mercato mondialeper i prodotti tessili è enor-me; nel 2012 è valutabile in5.000 miliardi di dollari ame-ricani. L’Europa, e l’Italia inparticolare, hanno una signi-ficativa presenza nell’industriatessile. Recenti dati indicanoin poco meno di 200.000 leimprese operanti nel settoredel tessile in Europa e in cir-ca 200 miliardi di euro i fat-turati ad esso riconducibili.Se a questi dati si aggiunge laforza lavoro di 2,4 milioni dipersone e l’importanza cul-turale e sociale del settore,non è difficile capire gli sfor-zi di sostegno al settore chevengono indirizzati dallaCommissione Europea e daisingoli stati membri. Molte delle azioni sono indi-rizzate al rapido passaggiodalla tradizionale produzio-ne basata sulla forza lavoro aquella della conoscenza. Ta-le transizione è urgentemen-

te richiesta dalla forte com-petizione attuata dai così det-ti Paesi emergenti, e i cui ef-fetti sono ben evidenti pro-prio nel nostro Paese. È ur-gente aggiungere valore aiprodotti, ed attuare delle stra-tegie industriali finalizzate al-l’individuazione di nuovi mer-cati e alla generazione di bar-riere competitive basate sullatecnologia. Anche in questocaso l’aiuto offerto dalle na-notecnologie può essere as-sai prezioso. Con le nanotecnologie nonsolo possono essere ingegne-rizzate nuove tipologie di fi-bre tessili aventi prestazioniuniche, ma anche il proces-so di produzione può diven-tare meno impattante sul-l’ambiente. Con le nanotec-nologie è possibile modifica-re le proprietà massive di fibresintetiche, come ad esempiol’elasticità e la resistenza, co-sì come è possibile produrrefibre con nano-particelle dis-perse nel volume del mate-

riale utili al rilascio control-lato di farmaci e cosmetici. Èinoltre possibile ottenere lafunzionalizzazione delle su-perfici tessili (fibre, fili, tessu-ti), la creazione di nuove fi-bre tessili, e l’ inserimento neimateriali tessili di nuove fun-zionalità/proprietà per avereuna interazione corpo-am-biente esterno ingegnerizza-bile. Esistono già sul mercatoalcuni prodotti tessili la cuiprestazione è conseguenzadell’uso delle nanotecnologie;un esempio è il tessuto anti-microbico contenente nano-particelle d’argento prodottoe commercializzato dall’a-zienda coreana Mipan e de-nominato Magic Silver Na-no (www.mipan.com). Altri esempi di prodotti tessiligià commerciali o in fase diimminente commercializza-zione sono quelli ottenuti contessuti idrofobici o autopu-lenti contenenti nano-parti-celle di biossido di titanio osilica.

Nel settore specifico dellenanotecnologie nel no-

stro Paese sono attivi moltigruppi di ricerca, per lo piùappartenenti a organizzazio-ni pubbliche, che a volte ri-escono a eccellere a livello in-ternazionale grazie all’ottimaqualità dei nostri ricercatoricome testimoniato dal note-vole numero di pubblicazionidel settore. Nel nostro Paese cisono ottimi teorici e ottimiprogettisti, ma dal punto divista delle infrastrutture tec-nologiche la situazione non èadeguata. Inoltre Il settore del-le nanotecnologie richiede in-trinsecamente un forte coor-dinamento che è conseguen-za dell’elevata interdisciplina-rità, coordinamento da attua-re per mezzo di uno specifi-

co programma nazionale. Almomento un programma diquesto tipo ancora non esiste,anche se va senz’altro rilevatoche la sensibilità dell’impor-

tanza delle nanotecnologie èmolto accresciuta, lasciandoben sperare per uno sbloccodella situazione che porti pre-sto alla nascita di un pro-gramma di ricerca per il set-tore delle nanoscienze. Adesempio, nel settembre del2010 a Genova si è tenuta la36-esima edizione del Conve-gno mondiale sulla Nanoin-gegneria (www.mne2010.org),appuntamento annuale deglispecialisti operanti nel settoreingegneristico delle nanotec-nologie, ovvero nella parterealizzativa dei nano-disposi-tivi. Il convegno ha visto lapartecipazione di oltre 700 de-legati provenienti da aziende eistituzioni di ogni parte delmondo molti dei quali prove-nienti dal nostro paese.

CNR. Il Consiglio Nazionaledelle Ricerche (www.cnr.it)da alcuni anni ha organizzatola propria struttura di ricercaaggregando le proprie unitàoperative in macro strutturedenominate Dipartimenti.Molti dei nuovi Dipartimentidel CNR hanno una signifi-cativa attività nell’ambito del-le nanotecnologie, ciò ad ul-teriore conferma della lorotrasversalità. Va inoltre se-gnalato il recentissimo avvioall’interno del CNR dell’Isti-tuto Nanoscienze (www.na-no.cnr.it) afferente al Diparti-mento Materiali e Dispositivi.

IIT. Nell’ambito delle grandiistituzioni pubbliche di ricer-ca operanti nel nostro Paesetroviamo una significativa at-tività nelle nanotecnologie ap-plicate in ambito biotecnolo-gico presso l’Istituto Italianodi Tecnologia-IIT, la cui se-de centrale è a Genova(www.iit.it). Presso la sede ge-novese è stata attivata una fa-cility per le nano-biotecnolo-gie che si articola in tre se-zioni che portano avanti ri-cerche nel settore della nano-chimica, della nano-fabbrica-zione e della nano-fisica. L’IIT ha inoltre avviato una se-rie di centri di ricerca localiz-zati presso Università o altrienti di ricerca italiani diversidei quali attivi nelle nanotec-nologie.

ENEA. Altra grande istituzionedi ricerca nazionale attiva nelsettore delle nanotecnologieè l’Agenzia Nazionale per lenuove tecnologie, l’energia elo sviluppo economico soste-nibile, meglio nota comeENEA (www.enea.it). L’Eneaha all’attivo ricerche nel set-tore delle nanotecnologie ap-plicate allo sviluppo dei nuo-vi materiali che trovano am-pio utilizzo negli svariati set-tori d’ interesse dell’agenzia,come ad esempio nel settoreenergetico e in quello relativoallo sviluppo economico so-stenibile.

Università. Elencare tutte leunità operative attive nelle na-notecnologie in ambito uni-versitario esula dallo scopo diquesta memoria, e ciò meri-terebbe un documento a par-te. La vivacità della produ-zione scientifica e tecnologicanel settore delle nanotecno-logie espressa dalle nostreUniversità e dai nostri Poli-tecnici è notevole, e facil-mente evidenziabile analiz-zando le banche dati relativealle pubblicazioni e ai brevet-ti del settore. È peraltro di-stintivo da parte dell’accade-mia italiana aver contribuitoalla nascita di molte dellenuove imprese high-tech, icosì detti spin-off accademici;diversi dei quali nati proprio

per lo sfruttamento commer-ciale di prodotti basati sullericerche nelle nanotecnolo-gie. Un recente studio pro-mosso dalla Conferenza deiRettori delle Università Ita-liane (www.crui.it) ha evi-denziato che dal 2000 ad og-gi sono state avviate oltre 400imprese spin-off universitarie.

Industria. In ambito indu-striale il nostro Paese si è av-vicinato alle nanotecnologiein modo meno deciso rispet-to a quanto accaduto in atriPaesi europei come la Ger-mania e la Francia. Le inizia-tive più significative sono ri-conducibili a STMicroelec-tronics (www.stm.com) cheha all’attivo ricerche nano-tecnologiche nei settori dellamicroelettronica, del fotovol-taico e dei chip biomedicali, alCentro Ricerche FIAT(www.crf.it) che ha al suo in-terno la divisione Micro e Na-no Tecnologie e al gruppo Pi-

relli (www.pirelli.com) perquanto concerne le applica-zioni nel settore degli pneu-matici. Altre aziende attivenel settore sono Finmeccani-ca (www.finmeccanica.com) ealcuni gruppi operanti nellachimica come Mapei(www.mapei.com) e Italce-menti (www.italcementi.it)che stanno sperimentando ri-spettivamente degli innovati-vi adesivi nano-strutturali eun rivestimento basato su na-no-particelle capace di in-trappolare gli inquinanti vo-latili. Per quanto riguarda invece lepiccole e medie imprese, checome noto nel nostro Paeserappresentano la maggioran-za nel settore industriale, l’ef-fettiva penetrazione delle na-notecnologie in questa parti-colare tipologia di azienda di-penderà molto da quanto siriuscirà a fare a livello gover-nativo e locale. Le PMI italia-ne sono molto spesso aggre-gate a livello di specializza-zione su una base territoria-

le, nei così distretti tecnolo-gici, e proprio nell’ambito deidistretti che si dovranno at-tuare opportune politiche vol-te all’informazione e allo sti-molo.In ambito associativo le orga-nizzazioni particolarmente at-tive nel settore sono l’asso-ciazione italiana per la ricercaindustriale (www.airi.it), cheha istituito al proprio internoil Centro Italiano per le Na-notecnologie (www.nano-tec.it) e che periodicamentesvolge un interessante censi-mento di quanti operano nelnostro Paese nel settore dellenanotecnologie, la Federa-zione delle AssociazioniScientifiche e Tecniche-FAST(www.fast.mi.it), che si è fattapromotrice di diversi eventilegati al mondo delle nano-tecnologie, e lFederchimica(www.federchimica.it).Proprio Federchimica, che as-socia oltre 1.300 imprese perun totale di circa 100.000 ad-detti, ha istituito al suo inter-no il programma denominatoNanotecnologie nell’IndustriaChimica-NIC avente lo scopodi avvicinare le aziende chi-miche al settore delle nano-tecnologie. Il programmaNIC è gestito da opportunigruppi di lavoro che vedono181 membri rappresentanti diaziende e istituzioni pubbli-che e che si articola in task-force attive nella ricerca e svi-luppo, nell’investimento in ca-pitali di rischio, negli accorditra pubblico e privato e nelsettore delle normative di set-tore.Nell’ambito delle altre tipolo-gie di organizzazioni attivenel settore delle nanotecno-logie, va infine menzionato ildistretto Veneto per le Na-notecnologie (www.veneto-nanotech.it), istituito nel 2003con apposito decreto mini-steriale con lo scopo di coor-dinare una specifica iniziati-va per le nanotecnologie nelterritorio veneto. Parte predominante della mis-sione di Veneto Nanotech èfavorire le attività di ricercaprecompetitiva e industriale,rafforzando le infrastruttureesistenti e utilizzando le com-petenze presenti nel territo-rio. Questo viene attuato me-diante diverse leve, che vannoda quella finanziaria, a quellapromozionale e divulgativa ea quella operativa. Proprionell’ambito della leva opera-tiva va menzionato il labora-torio NanoFAB (www.nano-fab.it); centro di ricerca sullenanotecnologie nato con l’o-biettivo di trasferire innova-zione tecnologica alle im-prese, al fine di migliorarne laqualità e la performance deiprodotti ed aumentare lapropria competitività suimercati.

Le nanotecnologie in Italia

Nel nostro Paesesono attivi moltigruppi di ricerca,per lo piùappartenenti aorganizzazionipubbliche, cheriescono a eccellere a livellointernazionale

La vivacità dellaproduzionescientifica etecnologicaespressa dalleUniversità e daiPolitecnici italiani è notevole e facilmenteevidenziabileanalizzando i datirelativi allepubblicazioni e aibrevetti del settore

Il comportamento idrofobico di un tessuto con nanoparticelle

Le nanotecnologie negli enti di ricerca

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NANOTECNOLOGIEFOCUS/

L e nanotecnologie nellaloro novità e pervasività

hanno innescato un accesodibattito riguardante le que-stioni legate alle normative atutela della salute e dell’am-biente. È fondamentale cheda parte dell’opinione pub-blica e dei consumatori, lequestioni ambientali e sani-tarie e la valutazione dei ri-schi associati ai nano-prodottisiano chiarite; solo in questomodo le nanotecnologie po-tranno svilupparsi in modosostenibile soddisfacendo legrandi aspettative che i citta-dini e gli investitori stanno ri-ponendo in queste nuove tec-nologie. Uno dei punti di for-za dei nano-materiali è la lo-ro capacità di esprimere ca-ratteristiche chimico-fisichenormalmente non osservabi-li nella versione macro, maquesto apre specularmentedei punti di domanda sull’ef-fetto indotto da tali caratte-ristiche a livello biologico.Ad esempio, ancora poco sisa relativamente agli effetticonseguenti l’esposizione de-gli esseri viventi e più in ge-nerale all’ambiente alle nano-particelle. Proprio le nano-particelle hanno attratto inparticolare l’attenzione deglistudiosi e del legislatore inquanto, a causa delle ridottis-sime dimensioni, possonopassare con relativa facilità lebarriere cellulari. Alcuni re-centi studi indicano che lamaggior parte delle nano-par-ticelle sono probabilmente in-nocue, ma è necessario ana-lizzare la situazione “caso percaso”. Non è infatti possibilescartare a priori gli effetti acu-ti e le eventuali conseguenzedi lungo periodo e va dato ri-salto al fatto che se un de-terminato materiale è statotestato e classificato sicuronella forma dimensionale“macro” ciò non implica apriori che questo sia ancoravero nella propria versione“nano”. Alla luce di tali preoc-cupazioni non è quindi diffi-cile immaginare che i vari go-verni abbiano chiesto alle va-rie competenti agenzie di at-tivarsi in merito.Negli USA l’agenzia per la pro-tezione dell’ambiente (Envi-ronmental Protection Agency:www.epa.gov) e quella relativaal controllo degli alimenti e deifarmaci (Food and Drug Ad-ministration: www.fda.gov)

hanno iniziato a prendere inconsiderazione i potenziali ef-fetti derivanti dalla manipola-zione e utilizzo delle nano-par-ticelle o dei derivati da nano-processi industriali. A livello europeo la Commis-sione si è posta prontamente ilproblema ed ha avviato unaserie di iniziative finalizzate al-lo studio del problema e allosviluppo di un opportunoquadro normativo comunita-rio. In questo senso ha ope-rato un progetto specifico av-viato nell’ambito del SettimoProgramma Quadro della Ri-cerca Europea e denominatoFraming Nano, che ha af-frontato nella sua complessitàle suddette problematiche(www.framingnano.eu). Talitematiche sono state affron-tate anche nel nostro Paese,in particolare la Presidenza delConsiglio dei Ministri attra-verso il Comitato Nazionaleper la Bioetica (www.gover-no.it/bioetica) ha preso in esa-

me in diverse occasioni le pro-blematiche bioetiche solleva-te dall’imporsi delle nanotec-nologie.È ormai assodato che nelprossimo futuro assisteremoalla nascita di discipline scien-tifiche finalizzate allo studiodi tali problematiche che giàqualcuno ha battezzato in na-no-tossicologia e nano-eco-tossicologia.Riassumendo possiamo af-fermare che le problematicherelative agli impatti delle na-notecnologie sulla salute esull’ambiente non sono an-cora del tutto chiariti; ma cheallo stesso tempo le concreteazioni messe in opera dai va-ri Paesi e dalle varie organiz-zazioni competenti permet-teranno in breve di raggiun-gere il necessario livello dicomprensione propedeuticoall’introduzione di opportu-ne normative con le quali av-viare la commercializzazionedei nano-prodotti.

uanto sin’ora discussodelinea un quadro gene-

rale nel quale vediamo con-correre allo sviluppo del set-tore nanotecnologico il go-verno, le aziende, il mercatocon un forte ruolo che saràgiocato dall’opinione pubbli-ca. È quindi lecito doman-darsi quali potranno essere imodelli evolutivi del settore.L’opinione diffusa è che l’e-voluzione futura delle nano-tecnologie potrà avvenire se-condo quattro possibili sce-nari che si differenziano traloro proprio nei comporta-menti messi in opera dai sum-menzionati attori.

Primo Scenario.Nel primo scenario, che pos-siamo definire come “model-lo statunitense”, la penetra-zione nel mercato dei nano-prodotti è sostanzialmenteguidata del solo mercato inuna logica completamente li-berista. In questo senso l’azio-ne del governo si limita a de-finire e stimolare una macroarchitettura nella strategia disviluppo del settore, lascian-done però l’implementazioneal mercato. Quest’ultimo ope-ra una sorta di “selezione na-turale” garantendo quindi, perun sotto-insieme di nano-pro-dotti, un “successo commer-ciale sicuro”. Il successo com-merciale è quindi il mezzocon cui il consumatore vieneconvinto della strategicità del-le nanotecnologie rendendopossibile l’avvio di un virtuosociclo di amplificazione.

Secondo Scenario.Il secondo scenario vede in-vece una forte interazione tragoverno e industria. In que-sto caso l’azione del governoè trasversale e include ancheinterventi di stimolo diretti suparticolari applicazioni di in-teresse nazionale. In questomodo le normative di riferi-mento vengono meglio defi-nite e si diminuisce il rischio

di fallimento nell’introduzionedei nano-prodotti sul merca-to. Il successo commercialeanche in questo caso preparal’opinione pubblica e il con-sumatore ad accettare le na-notecnologie. In quest’otticale applicazioni sono forte-mente normate e probabil-mente i nano-prodotti com-merciali saranno quelli per cuil’opinione pubblica è più sen-sibile, come ad esempio quel-li relativi alla salute o alla ge-nerazione di energia pulita.

Terzo Scenario.Nel terzo scenario lo svilupposegue un periodo di comple-ta libertà di azione del gover-no e dell’industria che ope-rano in maniera quasi indi-pendente e i consumatori ri-volgono grandi aspettative suiritorni legati ai nano-prodot-ti. In questa prima fase è so-stanzialmente assente un pe-riodo normante, che inveceviene attuato a valle di pro-babili crisi innescate da falli-menti ad alto impatto sullapubblica opinione, come adesempio l’introduzione di na-no-prodotti portatori di dan-ni ambientali.

Quarto Scenario.Nel quarto e ultimo scenario,che è anche il più pessimisti-co, le aziende non riesconoad introdurre nano-prodottiportatori di significative in-novazioni. Come conse-guenza il mercato non si svi-luppa adeguatamente e aquesta situazione segue lo svi-luppo di una diffidenza ge-nerale per la potenzialità of-ferte dal settore. Il governoprende atto della situazionelimitandosi alle azioni di sup-porto tipicamente attuate neicasi in cui occorre garantiredelle politiche “di migliora-mento” per prodotti pre-esi-stenti.

Lasciando al lettore le consi-derazione del caso, possiamoperò affermare che, indipen-dentemente dal modelloevolutivo che il settore dellenanotecnologie intraprende-rà, la prossima decade riser-verà a tutti noi un periododenso di novità, e non do-vremo stupirci se presto ve-dremo comparire negli og-getti di uso quotidiano unaetichetta riportante la frase“nanotecnologie all’interno”.

Scenari futuri

BREVE BIOGRAFIA DI MASSIMO GENTILI

Massimo Gentili si laurea in Fisica a Roma nel 1984. Nel 1985 viene assunto dal Consiglio Nazionale delle Ricerchedove si occupa in maniera pionieristica in Italia dello sviluppo delle tecniche di nano ingegneria. Nel 1999 lascia ilCNR per passare all’industria e dopo un breve periodo alla STMicrolectronics di Agrate Brianza, entra nel gruppo Pi-relli assumendo la responsabilità del settore di sviluppo e produzione dei componenti nano-fotonici.Attualmente opera come professionista indipendente nel settore dell’innovazione e del trasferimento tecnologico(www.massimogentili.eu). Rappresenta l’Italia nel Comitato permanente della Conferenza Mondiale sulla Nano In-gegneria, della quale ha curato l’organizzazione della 36 esima Edizione che si è tenuta a Genova nel settembre 2010(www.mne2010.org).

È fondamentale che da parte dell’opinionepubblica e dei consumatori, le questioni ambientali e sanitarie e la valutazione dei rischi associati ai nano-prodotti siano chiarite; solo in questo modo le nanotecnologiepotranno svilupparsi in modo sostenibilesoddisfacendo le grandi aspettative che i cittadini e gli investitori stannoriponendo in queste nuove tecnologie

Gli effetti sulla salute e sull’ambienteQ

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12 IL GIORNALE dell’INGEGNERE N. 6 - 15 Marzo 2011

ROBERTO DI SANZO

“Il mondo dell’ingegne-ria sta attraversando unperiodo difficile, certo

non gode di buona salute”. E’questo il messaggio che lanciaMauro Antonio Pietri, classe’56, da ottobre 2009 Presi-dente dell’Ordine degli Inge-gneri della Provincia di Sas-sari, una struttura che puòcontare su oltre 1.100 iscritti,la seconda, in ordine di gran-dezza dopo Cagliari, dellaSardegna. Affermazioni che non devo-no certo allarmare, quelle del-l’ingegner Pietri, ma che de-vono essere valutate in ma-niera realistica, soprattutto al-l’indomani della presentazio-ne, da parte del Cni, del pri-mo rapporto sull’ingegneriain Italia, nel quale si parla di“piena occupazione” per gliappartenenti alla categoria.“Un rapporto fuorviante –spiega l’ingegner Pietri –.Non discuto certo sui datipresentati e sulla cosiddettapiena occupazione; bisognaperò lavorare il livello dei red-diti percepiti dai colleghi, spe-cialmente quelli più giovani.Molti di loro, infatti, al pri-mo impiego hanno retribu-zioni risibili, o addirittura nonle hanno; ecco, quindi, chenon riescono a costruirsi unfuturo ed essere indipenden-ti. Certo, dalle fredde statisti-che risulta che gli ingegnerisono impiegati, ma bisognavedere in che e a quali con-dizioni”. L’ingegner Pietri rin-cara la dose: “Nel rapportopresentato dal Cni si leggeche i liberi professionisti sonosempre più esclusi dalla par-tecipazione alle gare sui la-vori pubblici, un chiaro se-gnale di criticità all’internodella categoria, a denotare unsegnale ineluttabile di debo-lezza”.

Insomma, secondo lei l’inge-gneria sta vivendo un momentodi crisi?Diciamo che ha vissuto mo-menti migliori. Il reddito per-cepito dalla propria attivitàlavorativa dovrebbe permet-tere ai colleghi di strutturarsiprofessionalmente e miglio-rarsi, mettendosi dunque nel-le condizioni di affrontare nelmigliore dei modi le sfide cheimpone il mercato. E invecenon è così. Aggiungiamoci che i profes-sionisti non godono certo diun regime fiscale particolar-mente vantaggioso, come in-vece accade per gli impren-ditori, ed ecco disegnato unquadro di difficoltà evidente.Criticità acuite dal decretoBersani, che ha creato ulte-riori disagi alla categoria.

Si spieghi meglio. La riforma voluta ai tempi daBersani, che ha portato allaliberalizzazione del sistematariffario, è stata sicuramenteuna soluzione demagogica,

adottata senza capirne gli ef-fetti che avrebbe poi prodot-to sulle professioni. La riforma ha ingenerato de-bolezza sui deboli, portando ilmercato all’anarchia vera epropria, dove le opere si rea-lizzano prevedendo dei ribassiincredibili, senza una logica. Il

risultato? Progetti ideati conguadagni ridotto all’osso, senon addirittura inesistenti, eil requisito della qualità nonpiù richiesto. E a pagarne leconseguenze, come spessoaccade in questi casi, è la col-lettività e il buon nome della

professione.

Una situazione di difficoltà chesi vive anche in Sardegna? Purtroppo sì. Innanzitutto, èaumentato il numero degli in-gegneri iscritti, mentre si sonoridotte le opportunità profes-sionali.

A cominciare dal settore chesull’isola tirava maggiormen-te da un punto di vista eco-nomico, vale a dire l’edilizia,sia per quanto concerne lacostruzione di immobili resi-denziali che turistici. Oggi icolleghi sono costretti, se co-

sì si può dire, a girare tutta l’i-sola pur di trovare un impie-go consono alle loro capacitàed aspettative. La tipologia dispecializzazione presente tragli ingegneri sassaresi è la ti-pica che caratterizza la mag-gior parte dei laureati sardi:si trovano soprattutto inge-gneri edili, poi meccanici edimpiantistici. Marginale il numero di lau-reati in ingegneria dell’infor-mazione. I nostri professioni-sti sono impiegati soprattuttonel pubblico, anche se è mol-to in voga il cosiddetto ‘mix’tra lavoro dipendente statalee libera professione: il classicoesempio è l’insegnante chepoi, part time, svolge la pro-fessione privatamente.

Può essere il federalismo unasoluzione ai problemi che atta-nagliano l’economia italiana e– quindi- . anche l’attività pro-fessionale?Guardi, credo che per gli in-gegneri l’introduzione del fe-deralismo non porti a parti-

colari cambiamenti: la nostracategoria è già da tempo pre-disposta mentalmente e cul-turalmente alla flessibilità, sap-piamo adattarci alle diversesituazioni che ci vengonoproposte e alle quali andia-mo incontro. Per ciò che con-cerne le conseguenze econo-miche e sociali che il federa-lismo potrà avere su una re-gione come la Sardegna, pos-so risponderle dicendo chesolo il tempo ci dirà quali ef-fetti potremo aspettarci. Spero soltanto che, in caso didifetti e problematiche nel-l’attuazione della legge, il Go-verno sia altrettanto prontoad introdurre misure ripara-trici a beneficio della comu-nità. In ogni caso, per quantomi riguarda non esiste alcu-na preclusione ideologica: dabuon ingegnere, che si basasui dati di fatto e sulla con-cretezza, vediamo quali sa-ranno gli esiti e poi daremoun giudizio più approfondi-to.

Un federalismo, tra l’altro, chela nostra categoria ha già intro-dotto con la nascita – appunto –delle federazioni ingegneristi-che. Qual è il suo giudizio a talproposito?Una federazione che in Sar-degna è attiva già da tempo econ buoni risultati. Tra i suoi pregi, vi è la possi-bilità di un coordinamentogenerale dei lavori e delle mi-sure da introdurre a favoredei colleghi. Ma bisogna evi-tare il rischio di accentrare inmaniera eccessiva l’attività;così facendo si potrebbe per-dere il contatto diretto con ilterritorio, assolutamente fon-damentale per conoscere leesigenze e le necessità degliingegneri. Ecco perché dico sìalle federazioni, ma mante-nendo ben saldo il ruolo degliOrdini provinciali.

Il parere di Mauro Antonio Pietri, dall’ottobre del 2009 alla guida dell’Ordine degli Ingegneri di Sassari

“La categoria sta vivendo un momento di difficoltà, servono misure urgenti soprattutto per i giovani laureati”

LINEA DIRETTA CON GLI ORDINI

Il reddito percepito dalla propria attivitàlavorativa dovrebbe permettere ai colleghi di strutturarsi professionalmentee migliorarsi, mettendosi nelle condizioni di affrontare nel migliore dei modi le sfide che impone il mercato. E invece non è così

L’introduzione del federalismo non porta a particolaricambiamenti: la nostra categoria è già da tempopredispostaculturalmente alla flessibilità,sappiamo adattarcialle diversesituazioni che civengono proposte ealle quali andiamoincontro

I l Presidente dell’Ordinedegli Avvocati di Milano,Paolo Giuggioli, e il Pre-

sidente dell’Ordine degli In-gegneri della Provincia di Mi-lano, Stefano Calzolari, hannosottoscritto il 16 febbraioscorso la Convenzione cheimpegnerà i Consigli dell’Or-dine di cui essi sono rappre-sentanti ad attivare e gestireun servizio di conciliazionerivolto specificamente allecontroversie aventi contenu-ti tecnici, in applicazione del-le disposizioni del decreto le-gislativo 4 marzo 2010, n. 28in materia di mediazione fi-nalizzata alla conciliazionedelle controversie civili ecommerciali.L’obiettivo comune è mette-re a disposizione di cittadini,imprese e professionisti iscrit-ti ai rispettivi albi uno stru-mento di definizione dellecontroversie che sia efficiente,rapido ed economicamentevantaggioso.Attraverso la sottoscrizionedella Convenzione, il servizioofferto dall’Organismo di

Conciliazione Forense di Mi-lano, istituito su impulso del-l’Ordine degli Avvocati di Mi-lano, sarà ulteriormente qua-lificato con la presenza, nellaveste di mediatori, co-media-tori e consulenti tecnici, di in-gegneri esperti che si affian-cheranno agli avvocati chegià svolgono tali funzioni perl’Organismo.“Quella cui si sta dando il viacon questo accordo – ha af-fermato il Presidente Giug-gioli – è una collaborazioneche mira a dare forma e so-stanza, sia dal punto di vistaorganizzativo, sia da quellodelle competenze tecnichenecessarie, al dettato norma-tivo del decreto legislativo28/2010. Perciò, come Con-siglio dell’Ordine, abbiamo ri-tenuto utile aprire vari canalidi confronto e dialogo conaltre realtà professionali e nonsolo, nella convinzione che ilforo milanese e l’avvocaturaitaliana in generale possanooffrire la professionalità e l’e-sperienza indispensabili nelcampo della conciliazione.

L’impegno che con questaConvenzione vogliamo con-dividere con gli amici inge-gneri milanesi – sottolinea an-cora il Presidente Giuggioli –è , dunque, quello di metterea disposizione dei soggettiprofessionali e dei cittadiniun agile strumento di risolu-zione delle controversie, at-traverso il quale valorizzare ilconfronto, il dialogo e la ri-cerca celere ed economica-mente vantaggiosa di solu-zioni che siano reciproca-mente soddisfacenti per leparti in conflitto”.Il Presidente Calzolari ha di-chiarato: “Il momento di que-sta firma è importante. San-cisce una preziosa collabora-zione tra i nostri Ordini pro-fessionali ma principalmenterappresenta una possibilitàconcreta per essere utile allacollettività. Anzi questo obiet-tivo – l'utilità sociale – do-vrebbe guidare l'attività di unordine professionale. Questaconvenzione dimostra il fattodi voler essere collegati conil mondo vivo che ci circon-

da, dando un contributo daistituzione privi, cioè, di con-dizionamenti di sorta”.“Sono felice e onorato – haaggiunto il Presidente Calzo-lari – di avere al nostro fiancol'Ordine degli Avvocati di Mi-lano come partner significa-tivo di una operazione desti-nata a dare un contributo nel-la semplificazione del lavorodella Giustizia, ma al con-tempo per le persone che nonconoscono l'istituto della con-ciliazione ma che ne potreb-bero trarre enormi vantaggi.Auspico che questo sia solol'inizio di una collaborazionefattiva e importante”.

Riferimenti utili:Ordine Ingegneri: Ufficio Comunicazione, Luca Montani [email protected] Avvocati: Enrico Benzoni 02 549292 26 o 33 finali;[email protected]

Avvocati e ingegneri insiemeper la mediazione finalizzata alla conciliazioneL’Ordine degli Avvocati e l’Ordine degli Ingegneri di Milano hanno firmato una convenzione per unservizio congiunto di mediazione, in attuazione del D. Lgs. 28/2010, operativo dal prossimo 21 marzo.

DALLE REGIONI ATTUALITÀ ITALIA

I l Consiglio Nazionaledegli Ingegneri istituiscela Commissione “Inge-

gneria Sanitaria”. Una novi-tà importante in ambito pro-fessionale, che si pone co-me obiettivo la possibilità diaffrontare le problematichedella figura dell’ingegnereche opera in sanità e inten-de sollecitare l’attenzionedelle Istituzioni competenti(Ministeri, Università, Re-gioni) per valorizzare e ri-conoscere le competenze ela professionalità, in tale de-licato settore, della figuradell’ingegnere. “Nel mondo sempre piùcomplesso della sanità -spiega Gianni Rolando, Pre-sidente del Cni - al fine diassicurare la corretta, sicurae appropriata erogazionedelle cure e le aspettative deipazienti, è indispensabile unapproccio multidisciplinareche affronti la valutazione egestione del rischio, garan-tisca la sicurezza e la qualità.In questo contesto il ruolodegli ingegneri è sempre piùfondamentale e insostituibi-le nel garantire la continuitàproduttiva della struttura sa-nitaria mantenendo la fun-zionalità e la sicurezza di

strutture, impianti, tecnolo-gie, ICT e dispositivi medi-ci in un’ottica di riduzionedel rischio clinico, gover-nando nel contempo i co-sti, onde rendere il sistema‘salute’ complessivamentesostenibile e rispettando cri-teri di etica, trasparenza elegalità”. Fanno parte di questa Com-missione gli ingegneri Fau-sto Severino (Presidente del-l’Ordine degli Ingegneri diEnna), Daniela Pedrini (con-sigliere dell’Ordine degli In-gegneri di Modena e presi-dente della S.I.A.I.S. – So-cietà Italiana dell’Architet-tura e dell’Ingegneria dellaSanità), Marcello Fiorenza(Vicepresidente dell’Ordinedegli Ingegneri di Rieti),Marco Tassinari (DirettoreTecnico di società di pro-gettazione – delegato del-l’Ordine degli Ingegneri diRoma), Paola Freda (coor-dinatrice della CommissioneBiomedica-Clinica dell’Or-dine degli Ingegneri di To-rino e Presidente dell’AIIC– Associazione Italiana In-gegneri Clinici) e FaustoRovina (consigliere dell’Or-dine degli Ingegneri di Trie-ste).

Cni, nasce la Commissione dedicata all’Ingegneria Sanitaria

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Giornale 06_2011_layout1 08/03/11 18.01 Pagina 12

N. 6 - 15 Marzo 2011 IL GIORNALE dell’INGEGNERE 13

NORMATIVA

DOTT. ING. GIOVANNI MANZINI

Èstata recentementepubblicata la UNI ISO31000 “Gestione del ri-

schio - Principi e linee guida”che fornisce principi e lineeguida generali relativi alla ge-stione del rischio.Lo standard può essere uti-lizzato da qualsiasi impresapubblica, privata o sociale, as-sociazione, gruppo o indivi-duo e non è specificamenteorientato ad alcun settore inparticolare.La norma può essere appli-cata ad un’ampia gamma diattività, incluse quelle strate-giche e decisionali. Essa puòessere inoltre applicata a qual-siasi tipo di rischio, quale siala sua natura, sia che essi ab-biamo conseguenze positiveo negative.L’introduzione alla UNI ISO31000:2010 riporta: “Le or-ganizzazioni di tutti i tipi edimensioni si trovano ad af-frontare fattori ed influenzeinterni ed esterni che rendo-no incerto il raggiungimentodei propri obiettivi. Il rischioè l’effetto che questa incer-

tezza ha sugli obiettivi del-l’organizzazione.”Per far sì che la gestione delrischio sia efficace, un’orga-nizzazione dovrebbe, a tuttii livelli, seguire gli 11 principiriportati nella norma; il suc-cesso della gestione del ri-schio dipende inoltre dall’ef-ficacia della struttura gestio-nale di riferimento, che defi-nisce le basi e gli assetti or-ganizzativi per progettare, at-tuare e migliorare in conti-nuo la gestione del rischio,nonché per integrare la stes-sa all’interno dell’organizza-zione.A tal fine, la norma fornisceindicazioni relative a:n l’impegno costante da par-te della direzione per l’intro-duzione di una efficace ge-stione del rischio e per la re-lativa definizione di politicae obiettivi,n la progettazione della strut-tura di riferimento per gestireil rischio,n la definizione delle re-sponsabilità,n l’integrazione della gestio-ne del rischio nei processi or-ganizzativi,

n l’assegnazione delle risor-se,n i meccanismi di comuni-cazione e reporting (internied esterni),n l’attuazione della gestionedel rischio,n il monitoraggio, il riesamee il miglioramento continuodella struttura di riferimento.Il processo di gestione del ri-schio comprende, come in-dicato nella norma: un pianoper la comunicazione e con-sultazione degli stakeholder,la definizione del contesto, l’i-dentificazione e l’analisi delrischio, la sua ponderazione,trattamento, monitoraggio eriesame e la registrazione delprocesso stesso.La UNI ISO 31000 è l’ado-zione nazionale - in linguaitaliana - della norma inter-nazionale elaborata dal co-mitato tecnico ISO/TMBWG “Risk management”*.

* A livello nazionale il tema della ge-stione del rischio è di competenzadella Commissione tecnica UNI “Si-curezza della società e del cittadi-no”, Sotto- Commissione “Gestionedel rischio”.

Gestione del rischio, linee guida:pubblicata la UNI ISO 31000

DOTT. ING. LUCA IANNANTUONI

Èstata recentementepubblicata la specificatecnica UNI ISO/TS

15666 “Acustica - Valutazio-ne del disturbo da rumoremediante indagini demosco-piche e socio-acustiche”, chefornisce indicazioni per le in-dagini socio-acustiche e de-moscopiche relative agli ef-fetti del rumore. Essa si limi-ta alle indagini condotte alloscopo di ottenere informa-zioni sul disturbo da rumore“domestico”, non sono quin-di incluse aree quali quelle ri-creative, gli ambienti di lavo-ro, ecc.La UNI ISO/TS 15666 con-tiene: domande da porre agliintervistati, scale di valuta-zione, aspetti essenziali da te-nere in considerazione nellarealizzazione dell’indagine ela produzione dei risultati; manon prescrive metodi di ana-lisi dei dati raccolti mediantele suddette domande. La scel-

ta dei termini relativi alle do-mande da formulare, fornitein nove lingue, è stata messa apunto dall’ICBEN (Interna-tional Commission on Biolo-gical Effects of Noise) al finedi garantire la massima omo-geneità, in termini di efficaciacomunicativa. Lo standard sicolloca sulla scia del D.Lgs.195/2005 (Decreto Legislati-vo n. 195 del 19 agosto 2005,“Attuazione della direttiva2003/4/CE sull’accesso delpubblico all’informazione am-bientale”, GURI n. 222 del 23settembre 2005), al fine di fa-

vorire l’informazione sull’in-quinamento acustico. Infatti,nell’ambito della lotta all’in-quinamento acustico, l’UE stapromuovendo un approcciocomune per evitare, preveni-re o ridurre gli effetti nocividell’esposizione al rumoreambientale. Tale approccio sifonda sulla determinazionedell’esposizione al rumoreambientale mediante la map-patura acustica realizzata sul-la base di metodi comuni, sul-l’informazione del pubblico esull’attuazione di piani di azio-ne a livello locale.

Indagini demoscopiche e socio-acustiche:valutazione del disturbo da rumore

La norma UNI 11367“Classificazione acusticadelle unità immobiliari -

Procedura di valutazione everifica in opera” contiene icriteri per la misurazione e lavalutazione dei requisiti pre-stazionali acustici degli edifi-ci con destinazione d’uso di-versa da quella agricola, arti-gianale e industriale. In fun-zione di tali requisiti, lo stan-dard stabilisce una classifica-zione per l’intera unità im-mobiliare, da intendersi co-me proprietà intrinseca del-l’edificio, non dipendente dalcontesto, correlata alla quali-tà percepita. In particolare, la UNI 11367prevede quattro differenticlassi di efficienza acustica,che vanno dalla classe 1 (lapiù silenziosa), alla 4 (la piùrumorosa).

Infine, è proposta una valu-tazione sintetica complessivadell’intera unità immobiliare,basata su di un unico indice.Lo standard è stato sviluppa-

to dalle commissioni “Acu-stica e Vibrazioni” e “Prodot-ti, Processi e Sistemi per l’Or-ganismo Edilizio”.

G.M.

Classificazione acustica degli edifici Le quattro classi previste dalla UNI 11367

La specifica si limitaalle indaginicondotte allo scopodi ottenereinformazioni suldisturbo da rumore“domestico”

TIPOLOGIE EDILIZIE2010

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Giornale 06_2011_layout1 08/03/11 18.01 Pagina 13

ENERGIA

DOTT. ING. GIOVANNI MANZINI

S econdo l’ultimo rappor-to pubblicato dalla so-cietà di consulenza

Bloomberg new energy finan-ce (Bnef, http://bnef.com/),nel 2010 la crisi economicaglobale non ha arrestato la cre-scita del settore delle fonti rin-novabili e gli investimenti delcomparto hanno raggiunto i187 miliardi di euro: un recordassoluto, pari a circa il 30% inpiù rispetto ai 144 miliardi del2009 e al doppio rispetto al2006. In tale contesto, al pri-mo posto si trova la Cina,con 39 miliardi di euro di in-vestimenti (il 30% in più ri-spetto al 2009). Inoltre, gli in-vestimenti in Asia e Oceania

hanno complessivamente su-perato quelli di Americhe edEuropa, che, tra i singoli con-tinenti, resta comunque lea-der del settore, facendo regi-strare una considerevole cre-scita dell’ eolico offshore e delpiccolo fotovoltaico. Non sfi-gura l’Italia, dove vi è statoun alto numero di investi-menti in impianti solari dipiccole dimensioni.Complessivamente, la cresci-ta più significativa è stata re-gistrata nel settore del sola-re, dove vi è stato un incre-mento degli investimenti del49% rispetto al 2009. Spiccain particolare l’incrementodegli impianti di piccole di-mensioni, per i quali sono sta-ti spesi 46 miliardi di euro

(+91% rispetto al 2009) sui68 totali del settore.Grande sviluppo anche letecnologie per il risparmioenergetico (smart grid, vei-coli elettrici, impianti di ac-cumulazione, ecc.), che han-no totalizzato investimentiper oltre 18 miliardi di euro,con una crescita del 27%. Perquanto riguarda l’eolico so-no stati spesi complessiva-mente 74 miliardi di euro, pa-ri al 31% in più rispetto al2009. Lieve contrazione so-lo per il settore delle biomas-se e dei biocombustibili.Alla base di tale sviluppo visarebbero, principalmente, lecampagne di incentivi pub-blici.

Rinnovabili: rapporto Bloomberg,investimenti e incentivi pubblici

POLITECNICO DI MILANO

DOTT. ARCH. CLAUDIO SANGIORGI

Il Politecnico di Milano haavviato da tempo un pro-getto di verifica e risana-

mento conservativo dell’altaciminiera (55,80 metri insommità) che, collocata inuna delle sue corti e in pas-sato al servizio delle centralitecnologiche dell’Ateneo, sindalle origini costituisce privi-legiato riferimento visivo ur-bano del prestigioso com-plesso universitario.Le peculiarità morfologichedel manufatto, caratterizzatodalla presenza di un grandeserbatoio d’acqua a metà cir-ca del suo sviluppo, hanno,di necessità, richiesto la mes-sa a punto di procedure ec-cezionali di intervento già infase diagnostica, con il con-corso della VSF srl (VerificheStrutture Fabbricati) di Co-mo e di Archi-Survey srl diMilano (specializzata in co-ordinamenti tecnici per la si-curezza).Analizzati, di concerto con icompetenti uffici di Asl eArea Tecnico Edilizia del Po-litecnico, il sito ove insiste ilmanufatto e le attività richie-ste dal gruppo scientifico uni-versitario di studio, sono sta-te parimenti scartate sia l’op-zione di montaggio di unponteggio di grandi dimen-sioni, sia la possibilità di ave-re in ausilio per le operazioniuna piattaforma aerea disbraccio eccezionale (del ti-po utilizzato sugli impiantieolici, sino a 85 m di altez-za). La scelta si è, dunque,orientata, sulla meno comunetecnica di lavorazione su fune,con prima ascesa esplorativa“a doppio moschettone” lun-go la scala alla marinara ester-na della ciminiera (non revi-sionata da una decina d’an-ni). L’intervento proseguiràcon la messa in opera di unpunto di ancoraggio sicuro insommità del camino, sì dapermettere ai tecnici operan-ti per conto di VSF (due gui-de alpine di comprovataesperienza nelle attività edi-li) di effettuare in piena sicu-rezza le necessarie “calate” incorda, utili per monitorare lostato di salute del paramentoesterno della ciminiera.All’interno, invece, l’attivitàsinora svolta ha comportatola realizzazione di un accura-to rilievo fotografico di ognisingolo livello della cameraablativa, con riprese atte a re-stituire le patologie di degra-

do che interessano i manu-fatti. L’obiettivo finale che cisi propone, oltre a quello diinstallare sul corpo della ci-miniera opportuni riferimen-ti per verifiche strumentali neltempo (in relazione soprat-tutto agli effetti indotti daeventuali futuri terremoti),consiste nel dotare la struttu-

ra di idonee vie di accesso epercorrenza verticale (sino acirca 25 m già realizzate inun precedente intervento), inmodo da consentire una piùagevole e costante manuten-zione delle superfici e un piùefficace monitoraggio dellostato di salute della costru-zione.

Tecnica di lavoro su fune per risanare la ciminiera

DOTT. ING. LUCA IANNANTUONI

Prevedendo ben 65 mi-lioni di veicoli a gas na-turale in circolazione

sulle strade a livello globaleentro il 2020, la IANGV (In-ternational Association forNatural Gas Vehicles,www.iangv.org) si è impe-gnata a sviluppare nuove nor-me sulle stazioni di riforni-mento per tali veicoli. È cosìstato creato appositamente ilProject Committee 252, chesi è dato lo scopo di elabora-re due standard inerenti, ri-spettivamente, le stazioni dirifornimento per il gas natu-rale compresso (CNG) e peril gas naturale liquefatto

(GNL). Tali norme sarannorelative ad ogni aspetto dellaprogettazione, della costru-zione e del funzionamentodelle stazioni e conterrannoanche indicazioni sugli equi-paggiamenti - dispositivi disicurezza e sulla manuten-zione.Il presidente del PC 252,Martin Steifert, sottolinean-do l’urgenza di questi stan-dard per il mercato, ha di-chiarato che, tenendo contodelle crescenti preoccupa-zioni riguardanti la sicurezzae la disponibilità di carburan-te, l’inquinamento ambienta-le, le emissioni di gas serra, siè registrata una forte crescitadei veicoli sviluppati e pro-

dotti per funzionare con il gasnaturale, che però risultanopenalizzati dal numero limi-tato di infrastrutture disponi-bili per la fornitura e riforni-mento del carburante.Il gas naturale liquefatto(GNL) viene utilizzato so-prattutto in Corea, nel RegnoUnito, in Giappone e negliStati Uniti, ma è prevista unacrescita significativa in tutti iPaesi, in quanto esso costi-tuisce un’alternativa più eco-logica rispetto ai combustibi-li tradizionali e grazie anchead alcuni vantaggi che pre-senta in termini di sicurezza,quale la sua rapida dispersio-ne in aria, in caso di fuoriu-scita accidentale.

ATTUALITÀ MONDO

Nuove norme per promuovere i veicoli a gas naturale

Èstata recentemente lan-ciata l’edizione 2011del programma “Ener-

gia Intelligente per l’Europa”,iniziativa della CommissioneEuropea per la promozionedel l’efficienza energetica edelle fonti rinnovabili.Il Bando 2011 prevede 67 mi-lioni di euro per finanziareprogetti relativi alle seguentiaree tematiche:- Efficienza Energetica (12milioni di euro);- Consumo energetico nelsettore trasporti (12 milionidi euro);- Fonti di energia rinnovabile(16 milioni di euro);- Iniziative integrate (27 mi-lioni di euro).Tali progetti devono contri-buire al raggiungimento de-

gli obiettivi europei fissati conil “Pacchetto Clima-Energia”(20-20-20).Il Bando indica per ciascunaarea tematica le priorità scel-te dalla UE ed, in particolare,per l’area “Efficienza Energe-tica” tali priorità sono:- promozione della progetta-zione energetica integrata de-gli edifici, sia per le nuove co-struzioni, sia per le ristruttu-razioni;- promozione della visibilitàdegli esempi di eccellenza;- sostegno all’attuazione dimisure e strumenti, anche fi-nanziari o normativi, per au-mentare il numero degli edi-fici esistenti trasformati in edi-fici a energia quasi zero;- assistenza al settore pubbli-co per dare l’esempio;

- coinvolgimento del settoreindustriale nella produzionedi soluzioni per l’efficienzaenergetica e le energie rinno-vabili.Possono proporre progettitutte le organizzazioni pub-bliche o private stabilite nel-l’UE, oppure in Norvegia, Is-landa, Liechtenstein, Croazia,e le organizzazioni interna-zionali provenienti da almenotre Paesi membri diversi, co-stituiti in partenariato. La scadenza per la presenta-zione delle domande è il 12maggio 2011, presso l’Agen-zia Esecutiva per la Compe-titività e l’Innovazione, attra-verso il sito: http://ec.euro-pa.eu/energy/intelligent/.

G.M.

Efficienza energetica: 67 milionidi euro dall’Unione Europea

La ciminiera del Politecnico di Milano: simbolo e fulcro diriferimento urbano dell’Ateneo.

Una delle spettacolari fasi della prima ascesa sulla scala allamarinara esterna.

www.giornaleingegnere.it

Collegio degli Ingegneri e Architetti di Milano

1563

dal 1952

on-lineL’INFORMAZIONE A PORTATA DI MOUSE Il sito www.giornaleingegnere.it mostra agli utenti l’elenco degi articoli pubblicati nel nostro quindicinale carta-ceo, aggiornato all’ultima uscita e una selezione di articoli consultabili integralmente.

IL VOSTRO ARCHIVIO VIRTUALENella sezione “articoli on-line” sono presenti alcune delle più significative pubblicazioni degli ultimi quattro anni,consultabili integralmente. Nella sezione “indice generale” sono riportati tutti i titoli dei servizi pubblicati nel Gior-nale nel corso dell’anno precedente; centinaia di articoli, approfondimenti, opinioni, recensioni. Nell’apposita se-zione sono elencati gli inserti speciali monotematici realizzati in allegato al Giornale.

UN PREZIOSO STRUMENTO DI CRESCITA PROFESSIONALELa promozione della crescita professionale è uno degli obiettivi primari di questo sito. La sezione “formazione”aggiorna costantemente su corsi, master, giornate di studio, selezionati dagli esperti del Giornale dell’ingegne-re e proposti da istituti di formazione e prestigiose università. Un’occasione di crescita professionale e di appro-fondimento indispensabile per ingegneri e architetti. La sezione “convegni” arricchisce questa opportunità, se-gnalando gli eventi di maggior rilievo per la categoria.

INSERZIONI DI LAVORO GRATUITE PER GLI ABBONATIInfine, per la riqualificazione personale o per iniziare una carriera lavorativa al termine degli studi, la sezio-ne “Cerco - offro lavoro” presenta una vetrina di assoluto rilievo. Tutti gli abbonati al nostro Giornale (siacome singoli che come iscritti agli Ordini) hanno la possibilità di pubblicare gratuitamente la propria inser-zione.

FILO DIRETTO CON LA NOSTRA STORIALa “storia” del Giornale è legata a quella del suo fondatore, il Collegio degli Ingegneri e Architetti di Milano,un’antica e prestigiosa associazione fondata nel 1563. Per saperne di più, direttamente dalla home page del sitosi può accedere al sito www.collegioingegneriarchitettimilano.it

Cresce, ogni mese, il numero dei visitatori del nostro giovane sito! Invitiamo anche voi a navigare tra le nostrepagine virtuali e a fornirci pareri, suggerimenti, consigli per migliorarlo ulteriormente

Enti interessati a segnalare sul nostro sito le loro iniziative (formazione e convegni) e per le inserzioni di lavoro, possono rivolgersi a: email: [email protected] - Tel. 02-76011294 – Fax 02-76022755

14 IL GIORNALE dell’INGEGNERE N. 6 - 15 Marzo 2011

Giornale 06_2011_layout1 08/03/11 18.01 Pagina 14

N. 6 - 15 Marzo 2011 IL GIORNALE dell’INGEGNERE 15

Modena, 25-26 Marzo 2011

Corso di aggiornamentoDYNAMO: CONTROLLARE IL CALCOLO SISMICO FEM(Cap. 7, 9, 10 NTC D.M. 14.01.08)

Relatore del corso: dott. ing. Salvatore Palermo

DESTINATARIProgettisti, Collaudatori, Personale tecnicodei Servizi Sismici.

RICHIESTE NORMATIVEL’esecuzione con softwares del calcolo si-smico (cap. 7 NTC), ne rende necessario ilcontrollo (cap. 10 NTC).Questo comporta, al Progettista la relazione diaccettabilità ed al Collaudatore specifichecompetenze di giudizio (cap. 9 NTC).

CONTENUTIControllo sostanziale e formale dell’intero pro-getto e del calcolo sismico.

Su www.ing.mo.it• presentazione del corso, di DYNAMO, mo-dulo d’iscrizione o di richiesta del materiale: te-sto di 400 pag. + DYNAMO.

• gli articoli: Le insidie del FEM nell’ingegne-ria strutturale’; DYNAMO: un contributo alcontrollo sismico del FEM.

Per i lettori del nostro Giornale è stata previ-sta una quota agevolata d’iscrizione. Per gli interessati che intendono partecipare alcorso ed usufruire della quota agevolata(sconto pari a 70,00 euro) occorre inserire ilcodice FEM8NTC8DM8 (11 caratteri) nellospazio predisposto sul modulo d’iscrizionescaricabile dal sito www.ing.mo.it

FORMAZIONE

LIBRI E RIVISTE FORMAZIONE

CONVEGNI DI FORMAZIONE PERMANENTE

Prosegue la proposta di corsi di formazione or-ganizzati presso la sede del Collegio degli In-gegneri e Architetti in corso Venezia 16 a Mi-lano.Si tratta di seminari di aggiornamento pro-fessionale, con rilascio di crediti formativi va-lidi al fine di assolvere l’obbligo di aggiorna-mento di 40 ore a cadenza quinquennale peri coordinatori della sicurezza nei cantieri tem-poranei e mobili, come richiesto dal D.Lgs.81/2008 e s.m.i.

CONVEGNI PRIMO SEMESTRE ANNO 2011

11 APRILE 2011Lo smaltimento dell’amianto 4 ore (4 crediti formativi)

14.30-18.30 La gestione del rischio amiantoDocente: Ing. Sergio Clarelli, Presidente diAssoamiantoModeratore: ing. Giancarlo Bobbo

Durante il seminario saranno esaminate letecniche di asportazione e di smaltimento del-le diverse tipologie di amianto esistente nellecostruzioni edilizie, il Piano di lavoro da pre-sentare all’ASL competente ed il ruolo del Co-ordinatore della sicurezza.

9 MAGGIO 2011Il rischio nelle demolizioni

14.30-18.30 Il rischio nelle demolizioniDocente: Arch. Carlo Borgazzi, Coordinatoredella Commissione Sicurezza del Collegio degliIngegneri e architetti di MilanoModeratore: ing. Giancarlo Bobbo

Durante il seminario saranno esaminate le di-verse tecniche di demolizione utilizzate in edi-lizia affrontando e analizzando le problemati-che relative alla sicurezza dei lavoratori, al-l’operatività e al ruolo del Coordinatore dellasicurezza.

Per informazioni: Tel. 02 76003509 e-mail: [email protected]

UNIVERSITÀ DI PAVIA - Venerdi 1 Aprile 2011, ore 9.00

Incontro sul tema

PRESTAZIONI ENERGETICHE DEGLI EDIFICI RESIDENZIALI ESISTENTI E CRITERI DI RIQUALIFICAZIONE NEL RISPETTO DEI REQUISITI DI BENESSERE E SOSTENIBILITÀ AMBIENTALE

Nell’ambito della riqualificazione energeticadegli edifici residenziali esistenti, verranno il-lustrati alcuni risultati della ricerca in via disviluppo in 5 università italiane. La ricerca parte dalla conoscenza della si-tuazione dei consumi reali e vuole giungere al-la sistematizzazione ed ottimizzazione degli in-terventi sotto il profilo costi/benefici, con larealizzazione di linee guida per il progettistasugli interventi di riqualificazione energetica,basati su valutazioni e analisi a garanzia del-la consistenza dei risultati.Le tematiche affrontate saranno presentatenel corso della mattina nel seguente ordine:

Ore 9.00 Registrazione partecipanti

Ore 10.00 Benvenuto del Preside della Facoltà di Inge-gneria

Ore 10.15 Presentazioni

1 - Introduzione – impostazione della ricercagenerale2 - Involucro opaco - soluzioni e tecniche di in-tervento per l’incremento delle prestazionienergetiche e per la sostenibilità ambientale(UNIPV – Prof.Anna Magrini)3 - Involucro trasparente - prestazioni termi-che, acustiche, illuminotecniche e sistemi diprotezione dalla radiazione solare dei com-ponenti d'involucro trasparenti (UNIFI –Prof.Gianfranco Cellai)

4 - Impianti - consumi di energia per il riscal-damento e strategie di intervento per la ri-qualificazione energetica. (UNIUD – Prof.Ono-rio Saro)5 - Sistemi solari nella riqualificazione ener-getica (UNICAL – Prof.Giuseppe Oliveti)6 – La simulazione dinamica come strumen-to per la valutazione dello stato di fatto e l'ot-timizzazione dell'intervento (UNITN –Prof.Paolo Baggio)7 – Alcuni risultati delle analisi della situazio-ne attuale attraverso la rilevazione dei con-sumi per il riscaldamento (Contributi da tuttele unità di ricerca)

Ore 12.45 Discussione e conclusione dell’incontro

Ore 13.30Fine dei lavori

La partecipazione è gratuitaÈ richiesta preregistrazione via mail all’indi-rizzo [email protected]’ingresso sarà consentito fino al raggiungi-mento del numero massimo di partecipanti infunzione della capienza dell’aula. Per chi nonpotesse partecipare, la documentazione sa-rà in ogni caso disponibile sulla rivista La Ter-motecnica, organo ufficiale dell’AssociazioneTermotecnica Italiana (ATI). Sarà data comu-nicazione dei numeri della rivista su cui com-pariranno i contenuti delle presentazioni.

Aula EF3, Facoltà di Ingegneria dell’Università di Pavia, Via Ferrata 1

Collegio degli Ingegneri e Architetti di Milano

GEOTERMIAManuale tecnico praticoper la realizzazione di un impianto geotermico

Autore: Marco TornaghiEditore: Sistemi editoriali

Gruppo Esselibri Simone

Pagine: 223Prezzo: Euro 35,00

La crescente sensibilità perle soluzioni eco-sostenibili neidiversi settori sia professio-nali che della vita comune,sta generando una richiestasempre crescente di profes-sionalità specializzate nellarealizzazione di soluzioni etecnologie a basso impattoambientale. Quest'opera na-sce con l'obiettivo di dare del-

le risposte sia tecniche cheinformative a quanti si inte-ressano ed operano nell'am-bito della geotermia, un set-tore relativamente giovane inambito italiano, ma ben av-

viato all'estero. A tal fine l'au-tore mette a disposizione ditutti i professionisti le sue co-noscenze e il frutto dell'espe-rienza maturata nel ruolo didirettore tecnico di una so-cietà specializzata nella pro-gettazione e nella realizza-zione di impianti geotermici. "Geotermia" è un manualetecnico-pratico che vuole con-densare le conoscenze teori-che necessarie per la realiz-zazione di un impianto geo-termico, le informazioni tec-niche e le basi economicheper poter scegliere e dimen-sionare correttamente tale im-pianto. Il volume è arricchitoda una serie di schede tec-niche di sintesi di impiantirealizzati e contenenti tutti glielementi per la loro valuta-zione.

FONDAZIONE ORDINE DEGLI INGEGNERI DI MILANO30 MARZO E 1° APRILE 2011CORSO BASE

LA VALUTAZIONE IMMOBILIARE PER LE BANCHESECONDO LE LINEE GUIDA DELL’ASSOCIAZIONE BANCARIA ITALIANAORARIO 15,00-18,30

5 APRILE 2011SEMINARIO GRATUITO

RETI ED ENERGIA: UN CONNUBIO INTELLIGENTEORARIO 9,30-13,30

14 APRILE 2011 SEMINARIO GRATUITO

BUILDING INFORMATION MODELING (BIM)Qualità ed efficienza nella ProgettazioneORARIO 14,30-18,00

19 APRILE 2011 SEMINARIO GRATUITO

IL PIANO D’AZIONE NAZIONALE PER LE ENERGIE RINNOVABILIORARIO 14,30-18,30

Modalità di iscrizione e informazioni dettagliate sono disponibili sul sito www.foim.orgSede dei corsi e seminari elencati: Fondazione Ordine Ingegneri Corso Venezia, 16 – Milano

Giornale 06_2011_layout1 08/03/11 18.01 Pagina 15

16 IL GIORNALE dell’INGEGNERE N. 6 - 15 Marzo 2011

VOLUME + CDEURO 20,00PREZZO SPECIALE PER I SOCI ISCRITTI AL COLLEGIOEURO 15,00

UNA PUBBLICAZIONE DEL

CONTRATTOD’APPALTOPER OPERE EDILI

NUOVAEDIZIONE

NOVEMBRE 2010

COLLEGIO INGEGNERI E ARCHITETTI DI MILANOcorso Venezia 16 - 20121 Milanotel. +39 0276003509 - fax +39 0276022755 [email protected] http://www.collegioingegneriarchitettimilano.it

Collegio degli Ingegneri e Architetti di Milano

Giornale 06_2011_layout1 08/03/11 18.01 Pagina 16