DAFNE Alimentazione, nutraceutica e biotecnologie · 2012. 4. 30. · Lunedì 30 aprile 2012 La...

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4 Chimica & Farmaceutica Eventi Lunedì 30 aprile 2012 La chimica, grazie alla forte capacità di cambiamento, ha limitato gli effetti della crisi, anche in termini di occupazione C he alcuni alimenti pos- sano essere utilizzati per curare le malattie è no- to sin dall’antichità. Oggi la “nutraceutica” ne afferma il ruolo anche per prevenire gravi patologie. Ed è proprio in questo settore che da anni si impegna l’Università degli studi della Tuscia di Viter- bo, in particolare il “Dafne”, il Dipartimento di Scienze e Tecnologie per l’Agricoltura, le Foreste, la Natura e l’Ener- gia. Tra i risultati scientifici di rilevanza internaziona- le raggiunti dai ricercatori della struttura, spiccano lo studio delle basi biochimi- co-molecolari del frumento, che ha permesso l’identifi- cazione dei suoi allergeni e delle strategie per la cura di alcune forme di intolleranze alimentari quali la celiachia, e la modulazione dell’espres- sione dei geni che codificano per gli enzimi coinvolti nel metabolismo dell’amido, che ha portato a un frumento ad alto contenuto di amilosio che, per il suo basso indice glicemico e le proprietà fibro- se, può trovare applicazioni nella prevenzione del diabete e di alcune patologie dell’ap- parato digerente. Interessanti anche gli esiti dello studio dei geni coinvolti nella biologia riproduttiva del pomodoro, in seguito all’identificazione di varianti che consentono la produzione di bacche prive di semi o di colorazione va- riabile da gialla a nera (tipo “Sun Black”) a seconda del contenuto di pigmenti, che sono molecole ad attività far- macologica. Nuove varietà di mele a polpa rossa, le “Italian Red Passion”, e di melograno contenenti composti bioattivi ad azione antitumorale e antimalarica sono stati ottenute tramite incroci naturali e l’identifi- cazione di mutanti e varianti somaclonali. Studi condotti sull’olivo, inoltre, hanno permesso di individuare e selezionare cloni per migliorare la qua- lità nutrizionale dei prodotti alimentari che ne derivano, l’olio e le olive. Frazioni ar- ricchite di composti fenoli- ci dotati di spiccata attività antiossidante e antitumorale (idrossitirosolo, resveratrolo) sono state estratte dagli scarti delle produzioni agroalimen- tari, quali i reflui oleari ed enologici, che al pari degli alimenti, rappresentano una fonte preziosa - e per di più a basso costo - di tali composti. Importanti risultati sono stati conseguiti anche da ricerche su alimenti e produzioni di origine animale con l’applica- zione di metodologie avanza- ■■ DAFNE / Il Dipartimento dell’Università degli Studi della Tuscia di Viterbo è specializzato nelle tecnologie per agricoltura, foreste, natura ed energia Alimentazione, nutraceutica e biotecnologie te di tipo chimico, biochimi- co e molecolare per lo studio del valore nutrizionale, della qualità tecnologica e della si- curezza di tali alimenti. Tali ricerche rientrano a pieno ti- tolo in settori prioritari quali il miglioramento del benes- sere degli animali allevati e la garanzia di qualità “dal cam- po alla tavola”. A titolo di esempio si citano gli studi in corso per ricer- ca di marker genetici per la termotolleranza in vacche da latte ad alta capacità pro- duttiva, per l’individuazione di clostridi responsabili dei gonfiori tardivi nel latte de- stinato alla produzione del Grana Padano e quelli per la razionalizzazione delle filiere agro-zootecniche per la ridu- zione dell’impatto ambienta- le. Presso il Dafne, didattica e ricerca procedono di pari passo con i ricercatori impe- gnati sulla frontiera scienti- fica e tecnologica in contesti nazionali e internazionali. Gli studenti hanno l’opportunità di inserirsi nelle varie attività sperimentali che si svolgono in campo e in laboratorio, ma anche presso le nume- rose imprese e istituzioni convenzionate per i tirocini. Nell’ambito delle biotecnolo- gie applicate all’agricoltura, le proposte didattiche partono dal primo livello - con il cur- riculum dedicato alle “Bio- tecnologie Agrarie” nell’am- bito del corso di laurea in Scienze Agrarie e Ambientali - e proseguono con un corso di laurea magistrale deno- minato “Biotecnologie per la Sicurezza e la Qualità delle Produzioni Agrarie”. Gli studenti hanno la possi- bilità di completare la forma- zione con il dottorato di ricer- ca in “Biotecnologie vegetali”, che si distingue per l’eccellen- za delle tematiche di ricerca svolte. L’offerta didattica della struttura include anche per- corsi formativi completi nel- le aree delle Scienze Agrarie e della Conservazione delle Foreste e della Natura. Obiettivo prevenzione: di rilevanza internazionale i risultati degli studi condotti presso il centro di Viterbo Laboratori di ricerca del Dafne S cienza e ricerca. Ecco il vero innegabile motore di progresso e modernità per l’Italia. Non stupisce, perché su questo terreno il nostro Paese continua a guadagnare punti e a conquistare posizio- ni su scala mondiale. Uno su tutti, a mantenere le buone performance tricolori anzi- tutto è il settore delle biotec- nologie. Bastano pochi numeri per da- re la misura di un comparto giovane, dinamico e con un fitto numero di realtà come imprese dedicate (vale a dire pure biotech) e imprese a ca- pitale italiano e filiali di mul- tinazionali, oltre che parchi scientifici e incubatori. Il rap- porto sulle Biotecnologie in Italia 2011 (Assobiotec, Far- mindustria e Italia, l’Istituto nazionale per il Commercio estero), a maggio di un anno fa, aveva censito 375 imprese e posizionato l’Italia come il Paese europeo con il tasso di crescita maggiore. Per numero di imprese pure biotech lo Stivale è terzo, do- po Germania e Regno Uni- to. Di rilievo il contributo di tutte le imprese del settore. Ruolo di primo piano in par- ticolare per quelle dedicate alla cura della salute. Ma è crescita su tutta la linea, dai diversi settori di applicazione Nel 2011, il rapporto sul settore aveva censito 375 realtà È il comparto con il maggior numero di aziende esportatrici Biotech, cresce la nostra competitività La chimica italiana vince innovando I l grande fascino del chimi- co continua a conquistare le nuove generazioni. Amore per la conoscenza, mondo del- la ricerca, tensione creativa: il successo di una professione ‘antica’, mai superata, è presto svelato, oggi naturalmente più di ieri con una proiezione che lega in modo indissolubile in- dustria e scienza chimica. A sottolineare i buoni esiti della chimica italiana è il panel con- giunturale di Federchimica. Forte capacità di adattamento, di reazione e di cambiamento, insieme a positive performan- ce delle esportazioni sono i segnali di un comparto che nello Stivale, a differenza di altri, ha limitato gli effetti della crisi, anche in termini di occu- pazione, per via delle risorse umane sempre centrali. Intan- to, su scala internazionale, la chimica ha superato di netto i livelli pre-crisi già nel 2010, continuando nel 2011, grazie al ruolo crescente dei prodotti chimici nei processi di svilup- po dei nuovi Paesi industrializ- zati e nella domanda dei nuovi consumatori di quei Paesi. Per il 2012 le previsioni mondiali parlano di una crescita pari al 3,4%, trainata per lo più dai Paesi emergenti e con oppor- tunità pure per le imprese chi- miche italiane, di cui molte si sono affermate all’estero negli ultimi anni. Proprio questo, la presenza oltreconfine, è la chiave di svolta della chimica italiana. Internazionalizzazione in so- stanza la marcia vincente: ne- gli ultimi dieci anni la quota esportata è aumentata del 6% e del 20% negli ultimi 16 anni. Non a caso, proprio la chimi- ca è il settore italiano con la percentuale più elevata di im- prese esportatrici sul totale del comparto. Di fatto, quelle che hanno fatto prima e che in mo- do più deciso si sono orientate verso i mercati internazionali registrano livelli produttivi simili o poco inferiori a quelli precedenti alla crisi, peraltro riescono a trasferire meglio sui prezzi gli aumenti di costo. Ricerca e innovazione il segno del forte cambiamento, nella convinzione che sia l’unico modo per crescere nel lungo periodo. Anche i numeri fanno testo: dopo la Germania, come evidenzia la nota congiuntu- rale di Federchimica, l’Italia è secondo i dati Eurostat il pa- ese europeo con il più elevato numero di imprese innovative che fanno ricerca (834). al fatturato, agli investimenti in R&S, nonché alla capacità di innovare, sempre più cor- posa. Al riguardo, in termini di innovazione, sempre nel rap- porto 2011, il biotecnologico ha visto 237 prodotti a scopo terapeutico in sviluppo (dei quali 82 in fase preclinica e 155 di sviluppo clinico), con applicazione terapeutica nelle aree dell’oncologia (35% dei prodotti), della neurologia (14%) e dell’infiammazione e malattie autoimmuni (12%). Vi si aggiungevano gli altri 68 progetti in fase early-stage (o “discovery”), interessante promessa per i prossimi anni. Così, al momento dello stu- dio, sono saliti a 305 i progetti e prodotti italiani complessi- vamente in sviluppo. Una conferma alle ottime performance del comparto arriverà nei prossimi giorni. Il 9 maggio, a Roma, saranno presentati i dati del rapporto sulle Biotecnologie in Italia 2012. Sarà una conferma al trend di crescita del settore rispetto al 2011 e al fatto che l’Italia rimane la terza realtà in Europa, dopo la Germania e il Regno Unito, per nume- ro di imprese pure biotech. Crescono dunque le nostre imprese e la nostra capacità di essere competitivi come sistema-biotech a livello eu- ropeo, nonostante l’acuirsi della difficile congiuntura con la quale le imprese italiane si devono quotidianamente confrontare. Il tutto a testi- moniare come il biotech sia un settore anti-ciclico.

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4 Chimica & FarmaceuticaEventi

Lunedì 30 aprile 2012

La chimica, grazie alla forte capacità di

cambiamento, ha limitato gli effetti della crisi,

anche in termini di occupazione

Che alcuni alimenti pos-sano essere utilizzati

per curare le malattie è no-to sin dall’antichità. Oggi la “nutraceutica” ne afferma il ruolo anche per prevenire gravi patologie. Ed è proprio in questo settore che da anni si impegna l’Università degli studi della Tuscia di Viter-bo, in particolare il “Dafne”, il Dipartimento di Scienze e Tecnologie per l’Agricoltura, le Foreste, la Natura e l’Ener-gia. Tra i risultati scientifici di rilevanza internaziona-le raggiunti dai ricercatori della struttura, spiccano lo studio delle basi biochimi-co-molecolari del frumento, che ha permesso l’identifi-cazione dei suoi allergeni e delle strategie per la cura di alcune forme di intolleranze alimentari quali la celiachia, e la modulazione dell’espres-sione dei geni che codificano per gli enzimi coinvolti nel metabolismo dell’amido, che ha portato a un frumento ad alto contenuto di amilosio che, per il suo basso indice glicemico e le proprietà fibro-se, può trovare applicazioni nella prevenzione del diabete e di alcune patologie dell’ap-

parato digerente. Interessanti anche gli esiti dello studio dei geni coinvolti nella biologia riproduttiva del pomodoro, in seguito all’identificazione di varianti che consentono la produzione di bacche prive di semi o di colorazione va-riabile da gialla a nera (tipo “Sun Black”) a seconda del contenuto di pigmenti, che sono molecole ad attività far-macologica. Nuove varietà di mele a polpa rossa, le “Italian Red Passion”,

e di melograno contenenti composti bioattivi ad azione antitumorale e antimalarica sono stati ottenute tramite incroci naturali e l’identifi-cazione di mutanti e varianti somaclonali. Studi condotti sull’olivo, inoltre, hanno permesso di individuare e selezionare cloni per migliorare la qua-lità nutrizionale dei prodotti alimentari che ne derivano, l’olio e le olive. Frazioni ar-ricchite di composti fenoli-

ci dotati di spiccata attività antiossidante e antitumorale (idrossitirosolo, resveratrolo) sono state estratte dagli scarti delle produzioni agroalimen-tari, quali i reflui oleari ed enologici, che al pari degli alimenti, rappresentano una fonte preziosa - e per di più a basso costo - di tali composti. Importanti risultati sono stati conseguiti anche da ricerche su alimenti e produzioni di origine animale con l’applica-zione di metodologie avanza-

■■■ DAFNE / Il Dipartimento dell’Università degli Studi della Tuscia di Viterbo è specializzato nelle tecnologie per agricoltura, foreste, natura ed energia

Alimentazione, nutraceutica e biotecnologie te di tipo chimico, biochimi-co e molecolare per lo studio del valore nutrizionale, della qualità tecnologica e della si-curezza di tali alimenti. Tali ricerche rientrano a pieno ti-tolo in settori prioritari quali il miglioramento del benes-sere degli animali allevati e la garanzia di qualità “dal cam-po alla tavola”. A titolo di esempio si citano gli studi in corso per ricer-ca di marker genetici per la termotolleranza in vacche da

latte ad alta capacità pro-duttiva, per l’individuazione di clostridi responsabili dei gonfiori tardivi nel latte de-stinato alla produzione del Grana Padano e quelli per la razionalizzazione delle filiere agro-zootecniche per la ridu-zione dell’impatto ambienta-le. Presso il Dafne, didattica e ricerca procedono di pari passo con i ricercatori impe-gnati sulla frontiera scienti-fica e tecnologica in contesti nazionali e internazionali. Gli studenti hanno l’opportunità di inserirsi nelle varie attività sperimentali che si svolgono in campo e in laboratorio, ma anche presso le nume-rose imprese e istituzioni convenzionate per i tirocini. Nell’ambito delle biotecnolo-gie applicate all’agricoltura, le proposte didattiche partono dal primo livello - con il cur-riculum dedicato alle “Bio-tecnologie Agrarie” nell’am-bito del corso di laurea in Scienze Agrarie e Ambientali - e proseguono con un corso di laurea magistrale deno-minato “Biotecnologie per la Sicurezza e la Qualità delle Produzioni Agrarie”. Gli studenti hanno la possi-bilità di completare la forma-zione con il dottorato di ricer-ca in “Biotecnologie vegetali”, che si distingue per l’eccellen-za delle tematiche di ricerca svolte. L’offerta didattica della struttura include anche per-corsi formativi completi nel-le aree delle Scienze Agrarie e della Conservazione delle Foreste e della Natura.

Obiettivo prevenzione: di rilevanza internazionale i risultati degli studi condotti presso il centro di Viterbo

Laboratori di ricerca del Dafne

Scienza e ricerca. Ecco il vero innegabile motore di

progresso e modernità per l’Italia. Non stupisce, perché su questo terreno il nostro Paese continua a guadagnare punti e a conquistare posizio-ni su scala mondiale. Uno su tutti, a mantenere le buone performance tricolori anzi-tutto è il settore delle biotec-nologie. Bastano pochi numeri per da-re la misura di un comparto giovane, dinamico e con un fitto numero di realtà come imprese dedicate (vale a dire pure biotech) e imprese a ca-pitale italiano e filiali di mul-tinazionali, oltre che parchi scientifici e incubatori. Il rap-porto sulle Biotecnologie in Italia 2011 (Assobiotec, Far-mindustria e Italia, l’Istituto nazionale per il Commercio estero), a maggio di un anno fa, aveva censito 375 imprese e posizionato l’Italia come il Paese europeo con il tasso di crescita maggiore. Per numero di imprese pure biotech lo Stivale è terzo, do-po Germania e Regno Uni-to. Di rilievo il contributo di tutte le imprese del settore. Ruolo di primo piano in par-ticolare per quelle dedicate alla cura della salute. Ma è crescita su tutta la linea, dai diversi settori di applicazione

Nel 2011, il rapporto sul settore aveva censito 375 realtà È il comparto con il maggior numero di aziende esportatrici

Biotech, cresce la nostra competitività La chimica italiana vince innovando

Il grande fascino del chimi-co continua a conquistare

le nuove generazioni. Amore per la conoscenza, mondo del-la ricerca, tensione creativa: il successo di una professione ‘antica’, mai superata, è presto svelato, oggi naturalmente più

di ieri con una proiezione che lega in modo indissolubile in-dustria e scienza chimica. A sottolineare i buoni esiti della chimica italiana è il panel con-giunturale di Federchimica.Forte capacità di adattamento, di reazione e di cambiamento, insieme a positive performan-ce delle esportazioni sono i segnali di un comparto che nello Stivale, a differenza di altri, ha limitato gli effetti della crisi, anche in termini di occu-pazione, per via delle risorse umane sempre centrali. Intan-to, su scala internazionale, la chimica ha superato di netto i livelli pre-crisi già nel 2010, continuando nel 2011, grazie al ruolo crescente dei prodotti chimici nei processi di svilup-po dei nuovi Paesi industrializ-zati e nella domanda dei nuovi consumatori di quei Paesi. Per il 2012 le previsioni mondiali parlano di una crescita pari al 3,4%, trainata per lo più dai Paesi emergenti e con oppor-tunità pure per le imprese chi-miche italiane, di cui molte si sono affermate all’estero negli ultimi anni. Proprio questo, la presenza oltreconfine, è la chiave di svolta della chimica italiana. Internazionalizzazione in so-stanza la marcia vincente: ne-gli ultimi dieci anni la quota esportata è aumentata del 6%

e del 20% negli ultimi 16 anni. Non a caso, proprio la chimi-ca è il settore italiano con la percentuale più elevata di im-prese esportatrici sul totale del comparto. Di fatto, quelle che hanno fatto prima e che in mo-do più deciso si sono orientate verso i mercati internazionali registrano livelli produttivi simili o poco inferiori a quelli precedenti alla crisi, peraltro riescono a trasferire meglio sui prezzi gli aumenti di costo.Ricerca e innovazione il segno del forte cambiamento, nella convinzione che sia l’unico modo per crescere nel lungo periodo. Anche i numeri fanno testo: dopo la Germania, come evidenzia la nota congiuntu-rale di Federchimica, l’Italia è secondo i dati Eurostat il pa-ese europeo con il più elevato numero di imprese innovative che fanno ricerca (834).

al fatturato, agli investimenti in R&S, nonché alla capacità di innovare, sempre più cor-posa. Al riguardo, in termini di innovazione, sempre nel rap-porto 2011, il biotecnologico ha visto 237 prodotti a scopo terapeutico in sviluppo (dei quali 82 in fase preclinica e 155 di sviluppo clinico), con applicazione terapeutica nelle aree dell’oncologia (35% dei prodotti), della neurologia (14%) e dell’infiammazione e malattie autoimmuni (12%). Vi si aggiungevano gli altri 68 progetti in fase early-stage (o “discovery”), interessante promessa per i prossimi anni. Così, al momento dello stu-dio, sono saliti a 305 i progetti e prodotti italiani complessi-vamente in sviluppo.Una conferma alle ottime performance del comparto arriverà nei prossimi giorni. Il 9 maggio, a Roma, saranno presentati i dati del rapporto sulle Biotecnologie in Italia 2012. Sarà una conferma al trend di crescita del settore rispetto al 2011 e al fatto che l’Italia rimane la terza realtà in Europa, dopo la Germania e il Regno Unito, per nume-ro di imprese pure biotech. Crescono dunque le nostre imprese e la nostra capacità di essere competitivi come

sistema-biotech a livello eu-ropeo, nonostante l’acuirsi della difficile congiuntura con la quale le imprese italiane si devono quotidianamente confrontare. Il tutto a testi-moniare come il biotech sia un settore anti-ciclico.