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Linea Gotica Da Wikipedia, l'enciclopedia libera Linea Gotica Parte della campagna d'Italia della seconda guerra mondiale La Linea Gotica nell'agosto 1944 . In blu le manovre alleate Data 25 agosto 1944 - 21 aprile 1945 Luogo Appennino tosco-emiliano e riviera adriatica tra Fano e Rimini Esito Sfondamento Alleato della linea e successivo collasso delle forze tedesche in Italia Schieramenti Regno Unito Canada Nuova Zelanda Sudafrica India britannica Stati Uniti d'America Francia libera Polonia Regno d'Italia Brasile Grecia Germania Repubblica Sociale Italiana

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Linea Gotica Da Wikipedia, l'enciclopedia libera

Linea Gotica

Parte della campagna d'Italia della seconda guerra mondiale

La Linea Gotica nell'agosto 1944. In blu le manovre alleate

Data 25 agosto 1944 - 21 aprile 1945 Luogo Appennino tosco-emiliano e riviera

adriatica tra Fano e Rimini Esito Sfondamento Alleato della linea e

successivo collasso delle forze tedesche in Italia

Schieramenti

Regno Unito

• Canada • Nuova

Zelanda • Sudafrica • India

britannica

Stati Uniti d'America

Francia libera Polonia Regno d'Italia Brasile Grecia

Germania

Repubblica Sociale Italiana

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Comandanti Comandanti delle armate in Italia - 15° Army Group:[1][2]

Harold Alexander fino nov. '44 poi

Mark Clark

Comandanti dell'8ª armata:

Oliver Leese fino sett. '44 poi

Richard McCreery

Comandanti della 5ª armata:

Mark Clark fino nov. '44 poi

Lucian K. Truscott

Comandanti gruppo armate C[3][2]

Albert Kesselring Heinrich von

Vietinghoff

Comandanti della 10ª armata:

Heinrich von Vietinghoff

Joachim Lemelsen[4]

Traugott Herr

Comandanti della 14ª armata:

Joachim Lemelsen Fridolin von Senger

und Etterlin Heinz Ziegler Traugott Herr Kurt von

Tippelskirch Joachim Lemelsen

Comandanti dell'Armata Liguria:

Rodolfo Graziani Effettivi

8ª armata britannica

5ª armata statunitense

10ª armata tedesca

14ª armata tedesca Armata Liguria

Perdite tra 26 agosto e il 7 ottobre: 30.000 uomini di cui oltre 4.500 canadesi (stima del generale Alexander)

tra 26 agosto e il 7 ottobre: 42.000 uomini (stima del generale Alexander)

circa 60.000 civili italiani

La Linea Gotica (in tedesco Gotenstellung, in inglese Gothic Line) fu la linea difensiva istituita dal feldmaresciallo tedesco Albert Kesselring nel 1944 nel tentativo di rallentare l'avanzata dell'esercito alleato comandato dal generale Harold Alexander verso il nord Italia.

La linea difensiva si estendeva dalla provincia di Apuania (le attuali Massa e Carrara), fino alla costa adriatica di Pesaro, seguendo un fronte di oltre 300 chilometri sui rilievi delle Alpi Apuane proseguendo verso est lungo le colline della Garfagnana, sui monti dell'Appennino modenese, l'Appennino bolognese, l'alta valle dell'Arno, quella del Tevere e l'Appennino forlivese, su cui si distinse il corpo dei volontari polacchi.

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I tedeschi battezzarono inizialmente questa linea con il nome di "Linea Gotica". Per volere dello stesso Adolf Hitler, che temeva le ripercussioni propagandistiche se il nemico avesse sfondato una linea dal nome così altisonante, si decise poi di ribattezzarla "Linea Verde" ("Grüne Linie"), anche se nella storia, e soprattutto in Italia, questa linea difensiva continuò ad esser conosciuta con il nome di "Gotica".

Il feldmaresciallo Kesselring intendeva così proseguire la sua tattica della "ritirata combattuta" già attuata dai tedeschi fin dai primi sbarchi alleati in Sicilia, per infliggere al nemico il maggior numero di perdite, in modo tale da rallentare e addirittura fermare l'avanzata angloamericana verso nord, difendendo la Pianura Padana e quindi l'accesso all'Europa settentrionale, attraverso il Brennero, e l'accesso all'Europa centrale attraverso Trieste.

Sfruttando il terreno montuoso, Kesselring poté concentrare le sue truppe sulle direttrici e sui pochi valichi appenninici che le colonne alleate avrebbero potuto percorrere, impedendo per molti mesi all'esercito angloamericano composto dall'8ª armata inglese e dalla 5ª armata americana di avanzare in modo significativo verso l'Emilia-Romagna. La Linea Gotica cedette nel settembre 1944 sul settore adriatico nel corso della operazione Olive mentre resistette nella parte centrale, cedendo solo il 21 aprile 1945 a seguito dell'offensiva di primavera Alleata.

Infliggendo agli attaccanti gravi perdite e permettendo all'esercito tedesco di resistere fino al decisivo sfondamento delle fortificazioni pochi giorni prima della resa incondizionata delle truppe tedesche in Italia, la Linea Gotica trasformò paradossalmente l'ultimo fronte italiano di una guerra ormai perduta in una "vittoria difensiva" tedesca

Premesse Fin dai primissimi giorni successivi lo sbarco alleato in Sicilia, i tedeschi avevano pianificato la realizzazione della Linea Gotica, i cui lavori concreti iniziarono nel 1944, prima dello sfondamento alleato della Linea Gustav[8], con l'approntamento nelle immediate vicinanze di Massa e Carrara di un complesso sistema di difese fisse, costituite da campi minati, reticolati, fossati anticarro, trincee, ricoveri e bunker, soprattutto sulle montagne appena sopra Massa, come monte Folgorito, monte Altissimo e in tutte le Alpi Apuane, in modo tale da controllare i passaggi verso nord attraverso la riviera di levante e la valle del Serchio.

Per ottimizzare le limitate risorse che già condizionavano la capacità offensiva della Wehrmacht, furono sfruttati al massimo i vantaggi offerti dall'ambiente naturale. La linea difensiva fu infatti modellata seguendo la morfologia del territorio e quindi utilizzando le posizioni vantaggiose sui rilievi e gli ostacoli naturali come fiumi e terreni paludosi.

La costruzione di questo sistema difensivo fu affidata all'Organizzazione Todt, che mobilitò circa 50.000 operai italiani e una brigata slovacca di 2.000 uomini sotto il coordinamento di circa 18.000 genieri tedeschi, che incentrarono le difese nei punti chiave della penisola.

Nella zona costiera adriatica venne realizzata una linea continua di bunker, campi minati e ostacoli di ogni tipo per impedire l'avanzata delle colonne corazzate, mentre nella zona appenninica, soprattutto tra i passi della Futa e del Giogo venne realizzato un articolato sistema di bunker in cemento, con torrette d'artiglieria, capisaldi per mitragliatrici, reticolati, campi minati sui pendii delle montagne e punti d'osservazione per dirigere il tiro.

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Solo nel settore orientale della linea, nell'estate del 1944, erano presenti 3.604 trincee, 479 postazioni anticarro e di mortaio, 2.376 nidi di mitragliatrice, 16.000 postazioni per tiratori scelti, 9 chilometri di fossati anticarro oltre che 120 km di reticolati e 95.689 mine antiuomo e anticarro.

Non venne trascurata l'organizzazione tattica della linea e fu applicato il metodo tedesco di "difesa in profondità" utilizzando un sistema di fasce fortificate in successione, profonde qualche chilometro, a seconda della conformazione del terreno. Questo sistema si rivelò molto utile a contenere gli attacchi alleati per molti mesi. Non a caso si parla infatti di Linea Gotica (Verde) I e II, proprio per distinguere la prima linea dalla seconda, posta mediamente circa una ventina di chilometri a nord della prima, ben organizzata e difesa nel settore adriatico e con un andamento vago nel settore appenninico dove verrà ricostruita di continuo dai tedeschi, sfruttando i lunghi tempi concessi dalla lenta avanzata alleata.

Le forze in campo

Gli alleati

Lo sbarco alleato in Francia meridionale (operazione Dragoon) avvenuto il 15 agosto 1944, fece sì che alcuni reparti Alleati in Italia fossero spostati dal fronte per essere accorpati alle forze necessarie allo sbarco in Francia. L'intero French Expeditionary Corps composto da quattro divisioni coloniali addestrate alla guerra di montagna, e tre divisioni americane del 15° gruppo d'armate al comando del generale Harold Alexander vennero quindi allontanate dal fronte italiano.

Prima dell'attacco alla Linea Gotica, le forze alleate erano quindi calcolabili in 19 divisioni di fanteria e 5 divisioni corazzate, più tre divisioni di rincalzo, ma il necessario ri-coordinamento delle forze alleate assegnò il XIII corpo britannico comandato dal generale Sidney Kirkman e composto dalla 6ª divisione corazzata, dalla dall'1ª divisione di fanteria indiana dall'8ª divisione indiana appoggiate da una brigata corazzata canadese e successivamente dalla 78ª Divisione inglese, alla 5ª armata del generale Mark Wayne Clark rimasta sguarnita. Della 5ª armata, rimasta pesantemente sguarnita, facevano parte anche il II e il IV corpo, comandati rispettivamente dai generali Geoffrey Keyes e Willis D. Crittenberger, ai quali vennero aggiunte a settembre la 6ª divisione corazzata sudafricana e il contingente brasiliano della Força Expedicionária Brasileira, ad ottobre la 92ª divisione di fanteria statunitense, ed a novembre la 10ª divisione da montagna sempre proveniente dagli Stati Uniti

Mentre il settore occidentale dal mar Tirreno fino a Firenze era tenuto dalla 5ª armata statunitense, il settore orientale era invece sotto il controllo dell'8ª armata britannica al comando di sir Oliver Leese, che comprendeva il X corpo d'armata al comando del generale Richard McCreery, il V corpo al comando del tenente generale sir Charles Keightley che comprendeva ben 5 divisioni pronte ad avanzare verso Bologna e Ferrara, e che alle quali verrà successivamente aggiunta la 2ª divisione neozelandese e una brigata greca da montagna[14]. Infine vi erano il I corpo canadese e II corpo polacco, concentrati nell'area pianeggiante tra l'Appennino e il mar Adriatico, il primo al comando del tenente generale Eedson Burns e diretto verso le alture ad ovest di Pesaro e il secondo comandato dal generale polacco Władysław Anders con il compito di occupare il terreno sopraelevato a nord-ovest di Pesaro. Per quanto riguarda l'aviazione, per gli Alleati la completa supremazia aerea era assicurata dai circa 2.900 aerei in dotazione alle due armate alleate che attaccarono la Linea Gotica.

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I tedeschi

Giovane carrista tedesco posizionato nella torretta mimetizzata di un Panzer V Panther Ausf.D.

Serventi italo-tedeschi di una batteria antiaerea lungo la Linea Gotica.

Durante l'estate del 1944, le divisioni del feldmaresciallo Albert Kesselring raggruppate nel gruppo d'armate C, si ritirarono da Roma a Firenze sotto la pesante pressione alleata che gli causò circa 38.000 tra morti, feriti e dispersi oltre che circa 9.500 prigionieri, e la perdita di 306 pezzi d'artiglieria e 300 carri armati. Nonostante queste grosse perdite per un esercito provato dalla scarsità di approvvigionamenti, i tedeschi riuscirono a riorganizzarsi anche grazie agli errori tattici degli alleati che dopo lo sfondamento della Linea Caesar e di Anzio, non accerchiarono le armate tedesche in ritirata, che così poterono raggiungere quasi indisturbati la successiva linea difensiva dell'Arno, prima di arretrare ancora verso la Gotica].

Kesselring, dopo alcuni spostamenti e rinforzi, poté disporre sulla Gotica circa 19 divisioni, tutte in maggior parte rimaneggiate e incomplete raggruppate in due armate, la 10ª armata a est, comandata dal generale Heinrich von Vietinghoff e formata dal LXXVI corpo (generale Traugott Herr) e il LI corpo da montagna (generale Valentin Feurstein[16]) che copriva lo spazio con la 14ª armata posizionata a occidente, quest'ultima posizionata in difesa degli Appennini centrali e della riviera di Levante, comandata dal generale Joaquim Lemelsen, e formata dal I corpo paracadutisti, il XIV corpo corazzato e in riserva la 29ª Panzergranadier e la 20ª divisione campale della Luftwaffe.

Infine nelle immediate retrovie tirreniche era schierata l'Armata Liguria del Maresciallo d'Italia Rodolfo Graziani, di composizione mista italo-tedesca. Per contro nei cieli una flotta di circa 90 caccia italo-tedeschi, 45 ricognitori e 35 Stuka fu tutto quello che le forze dell'Asse poterono schierare contro i quasi 2.900 aerei alleati

Gli italiani

Importante fu anche l'apporto di reparti italiani, dopo l'8 settembre 1943 l'esercito andò a riorganizzarsi più o meno autonomamente, in parte dichiarandosi fedele al Governo del sud, in parte entrando nelle file della neonata Repubblica Sociale Italiana e in parte andando a rinforzare il movimento resistenziale nel nord Italia. Entrambi gli eserciti quindi disponevano di reparti italiani; l'8ª Armata fu integrata dai combattenti del Primo Raggruppamento Motorizzato che poi divenne Corpo Italiano di Liberazione (CIL) (infine riorganizzato nei Gruppi di Combattimento), forte di 24.000 uomini, che combatterono duramente a fianco degli alleati sulla Gustav e poi sulla Gotica. Altri 20.000 uomini invece, compirono importanti incarichi ausiliari, come assicurare i rifornimenti nel pantano della Gotica appenninica nell'inverno 1944/1945, organizzati nei cosiddetti reparti BRITI (BRitish Italian Troops) ed "USITI" (United States Italian Troops), in effetti lavoratori militarizzati.

Si stima poi che nell'estate del 1944 vi furono circa 70-80.000 partigiani attivi nei movimenti di resistenza sulle montagne della Toscana e dell'Emilia-Romagna, divisi in formazioni che

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parteciparono ai combattimenti sulla Gotica. Nel settore dell'8ª Armata la Brigata Maiella, la 5ª Divisione Pesaro, la 29ª Brigata GAP "Gastone Sozzi", l'8ª Brigata Garibaldi "Romagna", la 28ª Brigata Garibaldi "Mario Gordini" appoggiarono l'armata inglese, mentre la 5ª Armata fu aiutata dalla 36ª Brigata Garibaldi "Alessandro Bianconcini", dalla 62ª Brigata Garibaldi "Camicie Rosse-Pampurio", dalla Brigata Partigiana Stella Rossa, dalla Divisione Modena-Armando, dal battaglione Patrioti XI Zona e infine dalla Divisione Lunense, poi "Apuania".

A fianco dei tedeschi invece vi erano i soldati della RSI, inquadrati nell'Armata Liguria di cui facevano parte la 3ª Divisione fanteria di marina San Marco, la 4ª Divisione Alpina Monterosa e la 1ª Divisione Bersaglieri Italia, addestrate in Germania e rinviate a combattere in patria. Sul fronte dell'Adriatico vi erano poi i reparti dell'esercito della RSI, con la Legione "M" Guardie del Duce e il battaglione Mameli dell'8° Reggimento Bersaglieri Manara, rinforzate in dicembre dal battaglione Lupo della Xª Divisione MAS.

I preparativi

Uno Junkers Ju 87 viene spostato nei pressi di Ravenna.

Dopo lo sbarco in Normandia del 6 giugno, e l'apertura dell'altro fronte francese nell'agosto dello stesso anno, il fronte italiano venne in un certo senso "declassato" in secondo piano e sguarnito di ben sette divisioni destinate allo sbarco in Provenza. Harold Alexander vide così sfumare la possibilità di chiudere rapidamente il fronte italiano con un rapido sfondamento della Gotica, che avrebbe permesso alle forze alleate di raggiungere Vienna prima dell'Armata Rossa. In un summit del 4 agosto tra le forze alleate all'aeroporto di Orvieto per decidere i successivi piani d'attacco, si dovette prendere in considerazione questo indebolimento e venne quindi approvato il piano del generale Oliver Leese (operazione Olive che prevedeva un attacco dell'8ª armata sulla costa adriatica, dove i carri avrebbero potuto avanzare agevolmente in pianura, per poi puntare verso Rimini la cui conquista avrebbe aperto le porte a Ravenna e Bologna e la possibilità di circondare l'esercito tedesco asserragliato sugli Appennini. Non appena l'attenzione di Kesselring fosse stata sufficientemente attratta sulla costa adriatica, la 5ª armata avrebbe a sua volta attaccato nella parte sinistra del settore centrale puntando Bologna. Quando poi il feldmaresciallo tedesco avesse tentato di reagire a questa nuova minaccia, l'8ª armata sarebbe ripartita all'attacco in modo da sbucare nella Pianura Padana, dove le sue forze corazzate avrebbero trovato più spazio per manovrare di quanto ne avessero mai avuto dopo lo sbarco in Sicilia.

Nonostante i problemi amministrativi che comportava, il piano fu salutato con tanto maggiore favore in quanto le prospettive di successo del piano originale erano state alquanto ridotte dalla partenza di esperte truppe da montagna destinate alla Francia. Leese era anche convinto che assegnando alle due armate obiettivi diversi si sarebbe riusciti a farle funzionare meglio. Persuaso dagli argomenti di Leese, Alexander decise di adottare il nuovo piano. Esso presentava però degli inconvenienti che si manifestarono con maggior chiarezza quando ormai l'operazione era stata sferrata. Anche se non aveva più catene montuose davanti, l'8ª armata si trovò a dover superare una serie di fiumi insidiosi che ne avrebbero inevitabilmente rallentato l'avanzata. Al contrario Kesselring era avvantaggiato nel poter utilizzare per i suoi spostamenti di truppe una buona strada

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trasversale, il tratto Bologna-Rimini della statale 9. Inoltre le previsioni degli strateghi Alleati circa il perdurare del bel tempo si rivelarono decisamente ottimistiche. In ogni caso la regione pianeggiante a nord di Rimini era paludosa e tutt'altro che adatta a una veloce penetrazione da parte di forze corazzate.

Il 7 agosto Alexander il suo capo di Stato Maggiore Harding e Leese, sottoposero il piano al generale Clark, che accettò e a cui venne affidato il XIII corpo d'armata statunitense destinato a reintregrare le truppe spostate in Francia meridionale. Nel frattempo venne approntata anche l'operazione Ulster, un'operazione di contro-informazione che avrebbe dovuto convincere i tedeschi che i movimenti sulla costa adriatica non erano altro che un'azione diversiva nei confronti del vero attacco che si sarebbe dovuto svolgere verso il passo della Futa.

Ben otto divisioni con il loro seguito di uomini e mezzi, vennero spostate sul fronte adriatico, dai 60 agli 80.000 veicoli si riversano dal 15 al 22 agosto sulle strade dell'Appennino umbro-marchigiano e della riviera adriatica, i genieri canadesi costruirono una ulteriore strada carrabile lunga quasi 200 km attraverso Spoleto, Camerino e Macerata per permettere al I corpo canadese di spostarsi sul fiume Metauro da dove avrebbero attaccato dopo un'azione preliminare prevista per il 19 agosto[24]. Il Metauro era però era ben presidiato da reparti tedeschi che offrirono un'accanita resistenza, rotta solo il 22 agosto anche con l'aiuto di reparti del Corpo Italiano di Liberazione e della brigata partigiana Maiella. Gli ordini definitivi vennero quindi diramati il 16 agosto: all'8ª armata venne affidato il compito di attaccare Rimini, 24 ore dopo la 5ª armata avrebbe dovuto portarsi sulle posizioni avanzate e più vantaggiose per preparare l'attacco all'asse Firenze-Bologna previsto per cinque giorni dopo. Il 24 agosto Winston Churchill fece visita al quartier generale di Alexander a Siena per partire poi alla volta di Montemaggiore al Metauro per assistere all'avvio delle operazioni, previsto alle 23:00 del 25 agosto 1944.

L'assalto alla Gotica

Winston Churchill (al centro) e il generale Alexander (sulla sinistra) assieme ad altri ufficiali inglesi, assistono all'avvio delle operazioni dell'8ª armata sul fiume Foglia il 25 agosto 1944.

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Carri Sherman e soldati inglesi appostati nell'erba, sulla riva destra del fiume Foglia, agosto 1944.

Carro "Churchill" della 1ª divisione corazzata canadese durante i primissimi giorni dell'offensiva alleata.

« Ora siamo all'ultimo salto. Rapidamente e segretamente abbiamo mosso un esercito di immensa forza e di dirompente potenza per infrangere la Linea Gotica. La vittoria nelle prossime battaglie significherà il principio della fine per gli eserciti tedeschi in Italia.[»

(Gen. Oliver Leese)

L'offensiva di Alexander si aprì sotto buoni auspici, il 25 agosto, dieci giorni più tardi del previsto. I tedeschi vennero colti di sorpresa, in quanto le cinque divisioni del V corpo britannico e le due del I corpo canadese erano riuscite a mettersi in posizione alle spalle del II corpo polacco senza che i tedeschi se ne avvedessero[23]. Solo due divisioni di qualità mediocre, spalleggiate dalla 1ª divisione paracadutisti tedesca, erano schierate lungo la costa adriatica; in quel periodo gli spostamenti di truppe tedesche avvenivano prevalentemente da est ad ovest. Le avanzate del corpo polacco lungo la costa non avevano suscitato preoccupazione ai tedeschi, e fu soltanto il 29 agosto, quando già i tre corpi Alleati procedendo su un ampio fronte erano avanzati dal Metauro al Foglia, che i tedeschi cominciarono a reagire[23]. La 1ª divisione canadese e la 46ª divisione inglese avanzarono oltre il Metauro senza incontrare resistenza conquistando Saltara e Serrungarina mentre la 71ª divisione tedesca ripiegò ordinatamente verso nord.

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L'avanzata alleata procedette speditamente, nonostante l'arrivo di due divisione tedesche di rinforzo[27], gli indiani raggiunsero Urbino mentre i britannici avanzarono lungo la valle del Tevere e i canadesi avanzarono verso la vallata del Foglia; Kesselring, comprese le evidenti intenzioni degli Alleati e fece ripiegare il LXXVI corpo oltre il Foglia, accorciando il fronte dietro gli apprestamenti difensivi della Gotica.

Il 30 agosto dopo un massiccio bombardamento aereo e terrestre che sconvolse le linee tedesche, canadesi e inglesi diedero il via al primo violento attacco alla Gotica attaccando Montecchio, Borgo Santa Maria e Belvedere Fogliense, riuscendo il 1º settembre a sfondare quasi completamente la "Linea Gotica I" nel settore adriatico; Pesaro venne conquistata e i tedeschi furono costretti a ritirarsi sulla seconda linea difensiva

Il 2 settembre le forze alleate raggiunsero la linea del fiume Conca, circa 11 chilometri più a nord del Metauro[27]. Il giorno seguente gli inglesi entrarono a Morciano e San Clemente, mentre anche i canadesi oltrepassarono il Conca diretti verso Rimini, dove furono bloccati dal fuoco tedesco posizionato nella periferia di Riccione. A nord di Firenze anche gli inglesi furono bloccati da furiosi combattimenti.

L'impeto dell'8ª armata aveva però perso il suo slancio. La battaglia cruciale fu quella che si svolse il 4 settembre in corrispondenza delle alture di Coriano, a nord del fiume Ausa[27]; i reparti della 56ª e della 46ª divisione inglese entrarono a Montefiore proseguendo oltre il Conca, dando il via all'attacco sul crinale di Coriano, sulla via per Rimini, dove furono impegnati dalla 29ª Panzergrenadier tedesca, che trattenne a lungo gli Alleati sul crinale, facendo crollare le speranze di raggiungere Rimini in breve tempo[30]. Qui l'avanzata britannica si fermò del tutto. Intanto i tedeschi stavano ricevendo ulteriori rinforzi e il 6 settembre in loro aiuto sopraggiunsero violenti piogge[. I comandi Alleati decisero quindi di far partire l'attacco della 5ª armata statunitense verso il giogo di Scarperia, spostando l'attacco originariamente deciso verso il passo della Futa, verso est nel punto di giunzione tra le due armate tedesche, punto debole in qualsiasi esercito. Intanto Kesselring aveva ordinato a tutte le altre sue divisioni di ritirarsi sulle posizioni della Linea Gotica, accorciando in questo modo il fronte e rendendo disponibili truppe da inviare nel settore adriatico, e la 5ª Armata ne approfittò per sferrare il suo attacco.

Il Giogo di Scarperia e Rimini

Vista dalla sommità del giogo di Scarperia.

Ebbe così inizio la "manovra a tenaglia" voluta dal generale Alexander. A partire dal 10 settembre il II corpo statunitense e il XIII corpo inglese attaccarono le posizioni tedesche, debolmente presidiate ma difese con grande tenacia. Le divisioni statunitensi furono incaricate di portare una serie di attacchi simultanei su tutto il fronte di loro competenza, in modo tale da sfondare il settore centrale e dirigersi verso Bologna, attraverso l'Appennino faentino e forlivese, le Alpi Apuane e la Garfagnana. Intanto l'8ª armata continuò i suoi attacchi sul crinale di Coriano con un violentissimo bombardamento aeronavale e terrestre, mentre la 5ª mosse verso il Giogo di Scarperia in Toscana

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bombardando pesantemente i rilievi, pur senza mettere fuori combattimento i tedeschi, che anzi fermarono la 91ª divisione statunitense lanciata alla conquista di Monticelli e monte Altuzzo

Nonostante la netta superiorità di uomini e mezzi, gli alleati rimasero bloccati per giorni su tutto il fronte. Solo il 15 settembre gli inglesi a est entrarono a Gemmano, evacuata dai tedeschi per evitare l'accerchiamento, e continuarono una lenta avanzata verso Rimini seguendo sei direttrici e conquistando Montescudo e monte Colombo. Il 18 settembre anche gli statunitensi riuscirono a sfondare sul Giogo, i brasiliani della Força Expedicionária Brasileira riuscirono ad entrare a Camaiore e gli anglo-indiani a conquistare monte Peschiena e monte Femminamorta, anche se questi ultimi avanzarono più lentamente dei loro alleati[32]. Il giorno seguente gli anglo-indiani liberarono San Marino, mentre per i tedeschi arrivò al fronte la famosa 90ª Panzergranadier, ma troppo tardi. La linea a protezione di Rimini stava ormai cedendo ed Heinrich von Vietinghoff convinse Kesselring a evacuare la città costiera spostando la nuova linea difensiva oltre il fiume Marecchia. Il 21 settembre, greci, canadesi e neozelandesi entrarono a Rimini mentre gli statunitensi entrarono a Firenzuola e al passo della Futa. Anche questa volta Kesselring fu colto alla sprovvista, e solo il 20 settembre si rese conto che quella in corso era una vera e propria offensiva. Egli si affrettò ad inviare nel settore due divisioni, ma intanto la divisione di riserva statunitense, l'88ª, stava già apprestandosi ad attaccare Bologna da est. Pur avendo perso la Linea Gotica e una posizione chiave arretrata come Monte Battaglia, anche in questa occasione i tedeschi si dimostrarono capaci di parare i colpi degli Alleati.

Intanto i britannici si trovarono in difficoltà sul versante adriatico, dove il 17 settembre a rallentarne l'avanzata si trovavano già elementi di dieci divisioni tedesche. Il 21 i canadesi riuscirono a raggiungere Rimini, ma i tedeschi ripiegarono su una nuova linea difensiva sul fiume Uso, lo storico fiume Rubicone dei tempi di Giulio Cesare. C'erano ancora tredici fiumi da superare in quella regione piatta e paludosa prima di raggiungere il Po, e nel corso dell'ultimo attacco quasi 500 carri armati erano sprofondati nel fango o erano stati messi fuori combattimento dal fuoco tedesco o da guasti meccanici, mentre molte unità di fanteria avevano subito perdite tali da essere ormai vicine al collasso. Ai tedeschi fu quindi possibile trasferire una larga parte delle loro forze sulla direttrice di marcia della 5ª armata. Con la conquista di Rimini si concluse anche l'operazione Olive.

Bologna

Panzer V Panther in azione sulla Gotica.

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Compagnia mortai della 92ª divisione statunitense durante i combattimenti nei pressi di Massa nel settembre 1944.

Dopo l'ordine emanato dallo stesso Adolf Hitler di non ritirasi ulteriormente, il generale von Vietinghoff, comandante della 10ª armata, ordinò alla 98ª divisione di occupare monte Battaglia, fondamentale per controllare la valle del Santerno e del Senio, dove però le forze tedesche dovettero scontrarsi anche contro i partigiani italiani. La mattina del 27 settembre iniziò così una delle battaglie più sanguinose e feroci di tutta la Linea Gotica, che impegnerà Alleati e partigiani nella conquista di una vetta strategica e contesa, che provocherà forti perdite in entrambi gli schieramenti. Intanto nel settore tirrenico i brasiliani conquistarono il monte Prana, e nella valle del Serchio gli afro-americani della 92ª divisione "Buffalo" entrarono in località Bagni di Lucca, mentre a est, l'8ª armata britannica entrò a Santarcangelo di Romagna, per poi bloccarsi nuovamente a Savignano sul Rubicone.

Il 29 settembre mentre gli statunitensi avanzavano nell'Appennino bolognese fino a passo della Raticosa, si consumò una delle pagine più nere di tutta la guerra. Il 16º reparto corazzato di ricognizione delle SS (SS Panzer Aufklarung Abteilung 16) comandato dal maggiore (Sturmbannführer) Walter Reder della 16ª SS-Panzergrenadier, diede il via all'operazione di annientamento della brigata partigiana Stella Rossa nell'area di monte Sole di cui ne fecero le spese anche oltre 770 civili inermi, in quella che verrà ricordata nella storia come la strage di Marzabotto

La spinta delle due armate alleate a questo punto andò esaurendosi, le truppe esauste e il terreno fangoso complicarono considerevolmente l'avanzata soprattutto dell'8ª armata. Il peso principale dell'offensiva si spostò nel settore centrale tenuto dal generale Clark, il quale si trovò di fronte a due possibilità: avanzare attraverso la strada statale 65 della Futa verso Bologna, oppure superare il passo del Giogo e dirigersi nella valle del Santerno verso Imola lungo la statale 65

Il 2 ottobre Mark Clark diede il via alla sua nuova offensiva verso Imola e quindi Bologna. Scesero in campo quattro divisioni del II corpo statunitense, ma i tedeschi si batterono con tale ostinazione che durante le tre settimane seguenti gli americani non riuscirono ad avanzare, in media, per più di 1,5 chilometri al giorno, finché il 27 ottobre l'offensiva fu sospesa. Entro la fine di ottobre anche l'8 armata esaurì il suo slancio dopo aver superato solo altri cinque fiumi, e con il Po ancora distante 80 chilometr. Il 10 ottobre anche la 91ª divisione statunitense si arrestò davanti a Livergnano, un poderoso torrione roccioso sulla statale, dove per quattro giorni i tedeschi impegnarono duramente gli Alleati fino a che gli stessi reparti della Wehrmacht non dovettero ritirarsi sugli ultimi bastioni montuosi prima di Bologna.

Tra il 16 e il 20 ottobre la 5ª armata compì un ultimo balzo arrivando fino a Monte Grande, a pochi chilometri dalla via Emilia, ma l'illusione di raggiungere questa arteria stradale prima dell'inverno svanì quando la 29ª divisione Panzergrenadier, la 1ª divisione Fallschirmjäger e la 90ª divisione Panzergrenadier su ordine di von Vietinghoff si opposero con caparbietà alle truppe di Clar. Le pesanti perdite subite dal 15° gruppo d'armate alleato, le difficoltà nell'ottenere i rinforzi e gli approvvigionamenti necessari per continuare l'attacco e l'arrivo della cattiva stagione costrinse gli

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Alleati a fermarsi durante l'inverno a cavallo fra il 1944 e il 1945 ponendo fine alle operazioni sul fronte italiano. Non era ininfluente la circostanza che gli Alleati preferivano un maggior impegno sugli altri fronti, considerando quello italiano solo un diversivo col quale attrarre forze tedesche al teatro francese e a quello orientale. Da lì a pochi giorni il comando alleato avrebbe sospeso le operazioni su tutto il fronte, dopo due mesi di cruenti combattimenti che causarono tra le file alleate oltre 30.000 tra morti, feriti e dispersi e oltre 50.000 perdite tra le file tedesche

Un lungo inverno

Fallschirmjäger impegnato nel trasporto di munizioni durante il periodo di stasi invernale.

In primo piano un soldato benda la mano di un commilitone ferito, sullo sfondo artificieri polacchi mentre preparano una carica esplosiva, novembre '44.

Con la fine delle operazioni della 5ª armata i movimenti sul fronte furono caratterizzati solo da sporadici episodi e azioni di pattugliamento. Solo l'8ª armata, grazie ad un periodo di bel tempo avanzò lentamente dentro la Romagna, conquistando un obiettivo a cui gli inglesi tenevano molto, Forlì (la cosiddetta "città del Duce" la cui liberazione aveva un indubbio valore propagandistico-psicologico), ma generalmente l'attacco alleato si esaurì prima dell'inverno e le esauste truppe di Kesselring poterono ricostituire una nuova serie di appostamenti difensivi che sarebbero stati efficacemente utilizzati fino alla primavera del 1945. Sul tratto occidentale, i parziali insuccessi americani nello sfruttamento dello sfondamento dell'Arno, e la rapida distruzione della Repubblica partigiana di Montefiorino, consentirono a Kesselring di attestare la nuova linea più a sud, includendo così Apuania e accorciando il fronte.

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I soli mutamenti di rilievo furono quelli che si registrarono ai vertici dei sistemi di comando delle due parti; Kesselring, rimasto ferito in un incidente stradale, fu sostituito da Vietinghoff, al comando dell'8ª armata il posto di Leese, in partenza per la Birmania, fu preso da Richard McCreery. Verso la fine di novembre Henry Maitland Wilson fu inviato a Washington e sostituito da Alexander quale comandante supremo alleato nel Mediterraneo, mentre il comando del 15° gruppo d'armate in Italia passò nelle mani di Mark Clark, e Lucian K. Truscott lo sostituì nel comando della 5ª armata.

Nonostante ciò il fronte italiano continuò a perdere considerazione, soprattutto per gli americani, tanto che il 13 novembre il generale Alexander trasmise via radio il cosiddetto "Proclama Alexander", dove fu chiesto alle forze della resistenza di "cessare le operazioni organizzate su vasta scala", pur specificando che era necessario "conservare le munizioni ed i materiali" e "approfittare però ugualmente delle occasioni favorevoli per attaccare i tedeschi e i fascisti" oltre che "continuare nella raccolta delle notizie di carattere militare concernenti il nemico”. Contro le stesse intenzioni di Alexander, il messaggio fu interpretato come un invito a desistere. In ogni caso il comando del Corpo volontari della libertà evitò lo smantellamento inopinato del movimento partigiano che anzi, continuò, salvandosi dall'azione di violenta repressione che i tedeschi intensificarono parallelamente al periodo di inattività angloamericano. I partigiani della Divisione Modena-Armando, per esempio, furono per tutto novembre e dicembre in prima fila durante i limitati attacchi americani per la conquista di alcune vette sovrastanti la Statale 64.

La situazione alleata alla fine del 1944 era molto deludente in rapporto alle grandi speranze della primavera e dell'estate. Sebbene Alexander si mostrasse ancora ottimista in merito alle possibilità di arrivare fino in Austria, alla luce della lentezza con cui le forze alleate stavano faticosamente risalendo la penisola, questo obiettivo appariva sempre di più un miraggio, come ammesso anche il 22 novembre ai capi di Stato Maggiore inglesi da Maitland Wilson. Lo stato d'animo di sfiducia e di scontento tra le truppe angloamericane si manifestò nel progressivo aumento del numero dei casi di diserzione.

L'offensiva italo-tedesca

Torretta interrata di un carro Panther nei pressi di Fano, divelta da un attacco aereo della RAAF del 16 dicembre 1944.

Prima della fine del 1944 gli Alleati lanciarono un'ultima offensiva per cercare di conquistare Bologna e Ravenna, destinate a fungere da basi invernali. I canadesi dell'8ª armata riuscirono ad occupare Ravenna il 4 dicembre, e il loro successo indusse i tedeschi a inviare in questo settore tre divisioni per impedire all'armata inglese di realizzare ulteriori avanzamenti.

Questo trasferimento di forze sembrò offrire una buona occasione alla 5ª armata, ma per impedirle di approfittarne sopraggiunse il 26 dicembre un contrattacco nemico nella valle del Senio,

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contrattacco voluto da Mussolini per emulare la controffensiva di Hitler nelle Ardenne e sferrato in larga misura da truppe italiane che gli erano rimaste fedeli. L'azione, a cui parteciparono gli italiani della 4ª Divisione alpina "Monterosa" e i tedeschi della 148ª divisione di riserva, aveva come obiettivo iniziale di occupare la valle del Senio. In un primo tempo l'azione ebbe successo e gli afro-americani della 92ª divisione Buffalo, vennero spinti per quasi 20 km verso sud, ma i rinforzi mandati da Clark ebbero modo di ricacciare indietro le truppe italo-tedesche, facendole arretrare fino ai punti di partenza. Le armate alleate erano ormai esauste e a corto di munizioni, e per di più si sapeva che i tedeschi avevano presso Bologna ingenti riserve. Alexander decise pertanto che le armate Alleate si sarebbero dovute mettere sulla difensiva, preparandosi ad una possente offensiva primaverile.

Un ulteriore colpo alle speranze riposte nella campagna d'Italia fu costituito dalla decisione dei capi di Stato Maggiore congiunti, di trasferire da questo teatro al fronte occidentale altre cinque divisioni, al fine di rinforzare le armate alleate che in primavera avrebbero sferrato un'offensiva contro la stessa Germania. Per effetto di questa decisione il corpo canadese composto da due divisioni fu inviato in Francia, anche se poi gli sviluppi della situazione generale furono tali da rendere superfluo l'allontanamento dal fronte italiano di ulteriori divisioni.

Fourth Term ed Encore

Dopo oltre un mese di inattività su tutto il fronte, la prima azione Alleata degna di nota scattò la notte del 5 febbraio 1945 con l'operazione Fourth Term in cui la 92ª divisione attaccò lungo la valle del Serchio e in Versilia, senza però ottenere nessun risultato di rilievo.

La notte del 18 febbraio venne dato il via all'operazione Encore, destinata a dare il colpo finale nella conquista delle vette sovrastanti la Strada statale 64 Porrettana, strategicamente importanti in previsione dell'avanzata verso Bologna. In pochi giorni la 10ª divisione da montagna statunitense entrata in sostituzione della Task Force 45 da pochi giorni, e appoggiata dai partigiani della Divisione Modena-Armando, sloggiarono i tedeschi dai monti Belvedere, Gorgolesco e Torraccia, mentre i brasiliani della FEB conquistano monte Castello ed entrano a Castelnuovo di Vergato. Il 5 marzo l'operazione si concluse con gli statunitensi entrati a Castel d'Aiano, da dove iniziarono i preparativi per l'offensiva finale di primavera

L'offensiva finale

Autocolonna dell'8ª armata in sosta sulle colline riminesi.

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Uomini della 10ª divisione da montagna statunitense impegnati in un'azione contro truppe tedesche asserragliate all'interno dell'abitazione sullo sfondo. Sassomolare 4 marzo 1945

La situazione dei contendenti

Sulla carta la linea invernale lungo la quale erano attestate le forze tedesche in Italia appariva molto simile a quella dell'anno prima, e quasi altrettanto formidabile, sebbene situata molto più a nord, in alcuni punti di quasi 300 chilometri. Furono diversi i fattori che avvantaggiarono l'esercito angloamericano in procinto di sferrare l'ultimo attacco Alla fine del 1944 l'8ª Armata aveva ormai sfondato la Gotica e a nord non si trovavano più caratteristiche naturali utili ai tedeschi o così ben fortificate, mentre gli statunitensi della 5ª armata erano ormai in procinto di entrare nella Pianura Padana e nella riviera ligure.

Gli Alleati si trovavano dunque in una posizione molto migliore per sferrare la loro nuova offensiva di primavera 1945. Inoltre in marzo, alla vigilia dell'offensiva, le forze Alleate comprendevano 17 divisioni, affiancate da 6 gruppi di combattimento italiani, reparti con un organico a livello di divisione sebbene leggermente ridotto. I tedeschi avevano 23 divisioni oltre alle quattro divisioni italiane che Mussolini era riuscito a mettere insieme dopo essere stato liberato dai tedeschi. Ma questo confronto nascondeva un falso rapporto di forze; le due armate Alleate contavano circa 536.000 uomini ai quali si aggiungevano circa 70.000 italiani, mentre i tedeschi potevano contare su un totale di circa 491.000 uomini oltre a 108.000 repubblichini, ma dei tedeschi 45.000 appartenevano a formazioni di polizia o contraeree. Ancor più significativo è il confronto in termini di truppe combattenti e di armi

In aprile, quando l'8ª armata iniziò l'offensiva, questa godeva di una superiorità di circa 2 a 1 in truppe combattenti (57.000 contro 29.000), di 2 a 1 in artiglieria (1220 pezzi contro 665) e di oltre 3 a 1 in mezzi corazzati (1320 contro 400). Gli Alleati erano inoltre avvantaggiati dall'azione di circa 60.000 partigiani, che producevano confusione alle spalle del nemico che, per contrastarne l'azione, era obbligato a distogliere truppe dal fronte. Ancor più importante era però la supremazia aerea pressoché assoluta su cui gli Alleati potevano contare. La loro campagna di bombardamento strategico aveva ormai paralizzato le arterie stradali e i centri industriali rendendo quasi impossibile trasferire in Italia divisioni tedesche da altri teatri. A questo si aggiungeva poi la scarsità di carburante per le forze meccanizzate e motorizzate tedesche, una scarsità talmente grave che impediva ai tedeschi di muoversi lungo il fronte per chiudere i "varchi" ma anche di effettuare una ritirata manovrata.

La situazione tra le file angloamericane era invece decisamente migliore; il morale delle truppe aveva registrato un profondo miglioramento e tra l'altro esse avevano visto arrivare, oltre ad ingenti quantitativi di munizioni e materiale per la costruzione di ponti, un gran numero di nuove armi. Carri armati "Kangaroo" per il trasporto anfibio di uomini, mezzi da sbarco cingolati (i cosiddetti

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"Fantails"), carri armati Sherman e Churchill muniti di cannoni di grosso calibro, carri lanciafiamme e tank-dozers, ossia carri adibiti al recupero dei blindati danneggiati

Da parte tedesca, in gennaio Kesselring rientrò in Italia dopo un periodo di convalescenza, ma in marzo se ne andò definitivamente per sostituire von Rundstedt sul fronte occidentale, venendo sostituito da von Veitinghoff, mentre il comando della 10ª armata tedesca che comprendeva cinque divisioni paracadutiste e le quattro divisioni del LXXVI corpo corazzato, fu affidato al generale Traugott Herr. Joachim Lemelsen, comandante della 14ª armata dal febbraio 1945, sorvegliava la parte occidentale - la più ampia in quanto includeva il settore di Bologna - con le quattro divisioni del LI Corpo da montagna (nel tratto verso Genova) e tre divisioni del XIV Corpo corazzato nel settore di Bologna. Solo tre divisioni furono messe in riserva in quanto due erano appostate alle spalle del fianco adriatico e due nei pressi di Genova per sventare eventuali tentativi di invasione anfibi alle spalle del fronte

Dalla parte Alleata l'ala destra del XV gruppo d'armate di Mark Clark, schierata di fronte alla 10ª armata tedesca, era formata dall'armata di McCreery comprendente il V corpo inglese (quattro divisioni) il II corpo polacco (due divisioni di fanteria, una divisione e una brigata corazzate), il XIII corpo inglese (che in realtà non era che la 10ª Divisione indiana) il X corpo inglese (composto da due gruppi di combattimenti italiani, dalla brigata ebraica e nei Lovat scout), mentre la 6ª divisione corazzata costituiva la riserva. Ad ovest la 5ª armata, ora comandata da Truscott, comprendeva il II corpo (quattro divisioni) e il IV corpo (tre divisioni), ambedue statunitensi e in riserva due divisioni corazzate, la 1ª statunitense e la 6ª sudafricana

La situazione strategica

Elementi della 92 divisione "Buffalo" durante i combattimenti a nord di Lucca, in secondo piano si può veder un fante armato di bazooka.

L'obiettivo strategico principale per gli Alleati era di travolgere ed annientare le forze tedesche prima che queste potessero mettersi in salvo al di là del Po. Il miglior modo per risolvere il problema sarebbe stato quello di lanciare in profondità le forze corazzate dell'8ª armata nel tratto pianeggiante di circa 50 km compreso tra il basso Reno e il Po (a gennaio l'armata inglese aveva approfittato di un breve periodo di bel tempo per raggiungere il Senio, fiume che sbocca nel Reno nei pressi della sua foce nell'Adriatico)[51]. Si sperava che l'azione avrebbe consentito ai britannici di impadronirsi della zona Bastia-Argenta appena a ovest della valli di Comacchio dove l'8ª armata avrebbe potuto aprirsi un varco verso la pianura. La 5ª armata avrebbe attaccato qualche giorno dopo verso nord in direzione Bologna. Il duplice attacco avrebbe dovuto tagliare le direttrici di ritirata dei tedeschi e intrappolarli

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La data d'inizio dell'offensiva primaverile fu fissata per il 9 aprile 1945, e venne coordinata dai comandi alleati con le azioni sul fronte nord-occidentale, dove gli alleati stavano compiendo progressi nell'ambito dell'avanzata attraverso le Ardenne.

Nel frattempo quattro giorni prima, i nippoamericani del 442º reggimento di fanteria tornati dal fronte provenzale e ora inquadrati nella 92ª divisione Buffalo, attaccarono e conquistarono monte Folgorito, Carchio e Canala. Il 442° era un reggimento composto esclusivamente da fanti nippoamericani (o Nisei), che risulterà essere il corpo con il maggior numero di decorazioni dell'intero scenario bellico della Gotica, tra i quali il soldato scelto Masato "Curly" Nakae, cui è dedicata la piazza principale dell'attuale base statunitense di Camp Darby. In poche settimane essi superarono le postazioni difensive tedesche, arroccate sulle Apuane, che da mesi gli afroamericani della 92ª divisione Buffalo non avevano saputo scuotere e battere in maniera né costante né efficace.

L'attacco Alleato

Uomini del 370th Infantry Regiment in cammino verso le montagne a nord di Prato - 9 aprile 1945.

Fanti britannici della 78ª divisione su un carro trasporto fanteria "Kangaroo" nei pressi di Conselice (RA) durante l'offensiva primaverile.

Gli Alleati coordinarono quindi un piano complesso che avrebbe impegnato entrambe le armate contemporaneamente. Il piano dell'8ª armata era ben studiato anche se complesso; simulando preparativi in vista di uno sbarco a nord della foce del Po, gli Alleati si sforzarono di attirare

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l'attenzione delle forze di von Vietinghoff in quella direzione. Per rafforzare l'impressione, il 1° di aprile la II brigata commandos e la XXIV Guards Brigade occuparono la lingua sabbiosa che separa le valli di Comacchio dal mare, e pochi giorni dopo uomini dello Special Boat Service si insediarono sugli isolotti sabbiosi della zona[56] (operazione Roast)

L'attacco principale sarebbe stato sferrato, al di là del Senio, dal V corpo britannico e dal II corpo polacco. Il primo doveva sfondare in una zona alquanto lontana dal mare, in modo da cogliere i tedeschi di sorpresa; da qui una parte avrebbe ripiegato a destra investendo il fianco del corridoio Bastia-Argenta (o "varco di Argenta") appena a ovest delle valli di Comacchio, mentre l'altra parte sarebbe avanzata in direzione nord-ovest per portarsi alle spalle di Bologna e interrompere le vie di comunicazione che dalla città si diramavano verso nord I polacchi dovevano avanzare lungo la Strada statale 9 Via Emilia puntando direttamente su Bologna, mentre sull'ala destra la 56ª divisione avrebbe dovuto assaltare il varco di Argenta cercando un attacco frontale e una manovra di aggiramento attraverso le valli di Comacchio. L'ala sinistra nel frattempo avrebbe attaccato verso nord con il X e XIII corpo, al di là del monte Battaglia, finché la sua direttrice di avanzata non avrebbe incontrato le forze polacche e statunitensi; a quel punto al XIII corpo si sarebbe affiancata la 6ª divisione corazzata sudafricana per sfruttare il successo in profondità

Dopo le operazioni preliminari dei commandos che attirarono le forze tedesche nel settore costiero, nel pomeriggio del 9 aprile circa 800 bombardieri pesanti e 1000 fra medi e cacciabombardieri scatenarono sulle posizioni tedesche un massiccio bombardamento aereo; nello stesso momento 1500 cannoni diedero il via ad una serie di cinque concentrazioni di tiro della durata di quarantadue minuti ciascuna con intervalli di dieci minuti tra l'una e l'altra

Al crepuscolo, mentre le forze aeree tattiche tenevano impegnati i tedeschi, la fanteria dell'8ª armata iniziò ad avanzare con il V corpo britannico del generale Keightley sul fianco destro e con il II corpo polacco del generale Anders sul settore di Imola, riuscendo a stabilire delle teste di ponte oltre il Senio rispettivamente nel settore di Lugo e di San Severo-Felisio, mentre sul fianco sinistro dell'armata il XIII corpo britannico di Hawksworth con i bersaglieri del gruppo di combattimento "Friuli" lanciò a sua volta nella notte del 10 un'offensiva oltre il Senio

Tra il 10 e l'11 aprile la 92ª divisione statunitense entrò a Massa e a Carrara, mentre continuava con forza l'azione dell'8ª armata britannica sul fianco orientale dello schieramento Alleato. L'attacco in forze colse di sorpresa la 10ª armata del generale Herr che si aspettava un'offensiva al centro e sul fianco destro del suo schieramento Il 12 aprile il V corpo attraversò il Santerno (dopo che questo fu raggiunto il giorno prima dal II corpo polacco), e nonostante i tedeschi avessero ripreso a battersi con coraggio, il 14, prima che i genieri tedeschi ne completassero la demolizione, cadde il ponte di Bastia ma solo il 18 aprile gli inglesi riuscirono a portarsi al di là del varco di Argenta, mentre sforzi ancor più duri furono quelli compiuti dai polacchi impegnati contro la formidabile 1ª divisione Fallschirmjäger

L'attacco della 5ª armata (operazione Craftsman), che doveva superare ancora molte montagne prima di piombare su Bologna, dovette essere rinviato dal 13 al 14 aprile in quanto le condizioni meteo non erano favorevoli (soprattutto per le forze aeree che avrebbero dovuto appoggiarla). Il 15 entrarono in azione oltre 2.000 bombardieri che sganciarono sulle linee tedesche 2300 tonnellate di bombe (un record per la campagna d'Italia) in un micidiale attacco coordinato con una massiccia concentrazione di fuoco d'artiglieria. Quindi scattò l'attacco del II corpo in direzione Bologna a est della Statale 64, con la partecipazione del gruppo di combattimento "Legnano" Per altri due giorni i tedeschi della 14ª armata resistettero con grande energia, e fu solo il 17 che, sfondando il fronte tedesco, la 10ª divisione da montagna poté lanciarsi sulla via Emilia, conquistando Rocca di Roffeno e Tolè, rompendo quindi il fronte tedesco, mentre la 1ª divisione corazzata statunitense

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entrò a Vergato e la 6ª sudafricana prese monte Sole, Caprara e Abelle[53][62] e la 92ª puntava verso Sarzana.

Il 18 la 10ª divisione da montagna raggiunse monte Sulmonte-San Chierlo catturando circa 3000 uomini del XIV corpo corazzato tedesco, mentre sul fianco destro dello schieramento Alleato l'armata britannica con il V corpo riuscì ad entrare ad Argenta con l'aiuto del gruppo di combattimento "Cremona"

Il crollo delle forze tedesche

Nel giro di due giorni la situazione per i tedeschi precipitò: il 19 il fronte tedesco stava crollando sotto i colpi degli americani che erano nei sobborghi di Bologna mentre le loro avanguardie corazzate erano già in marcia verso il Po. Quasi tutte le forze di Vietinghoff erano state impegnate in prima linea, ed egli aveva a disposizione ben poche riserve per contrastare le penetrazioni Alleate. Al generale tedesco fu ormai preclusa ogni possibilità di stabilizzare il fronte o di districare le sue forze; l'unica speranza di salvarle risiedeva nella ritirata. Ma Hitler aveva già respinto le proposte del generale Herr per una difesa elastica, mediante ripiegamenti tattici da ciascun fiume al successivo, in modo tale da frustrare l'offensiva dell'8ª armata e rallentarla consentendo ai tedeschi una ritirata ordinata. Già il 14 aprile, prima che gli americani iniziassero l'offensiva, Vietinghoff chiese di essere autorizzato a ritirarsi sul Po prima che fosse troppo tardi. Il suo appello fu respinto, ma il 20 aprile si assunse personalmente la responsabilità di ordinare la ritirata.

Con la Linea Gotica ormai rotta e i tedeschi in ritirata da tutto il fronte, il 21 aprile Bologna, già insorta e sgombrata dai tedeschi, vide l'arrivo dei reparti polacchi e del gruppo "Legnano" dei bersaglieri della "Friuli". Con due rapide mosse aggiranti, le tre divisioni corazzate Alleate avevano tagliato fuori e accerchiato quasi tutte le forze tedesche; sebbene molti di questi riuscirono a mettersi in salvo attraversando a nuoto il Po, non erano in grado di organizzarsi su una nuova linea difensiva[69]. Il 22 i britannici entrarono a Ferrara mentre il IV corpo statunitense raggiunse il Panaro e quindi Modena, il giorno successivo sempre gli statunitensi riuscirono a superare il Po[70]. Il 24 aprile, mentre la 92ª divisione ricevette l'ordine di avanzare verso Genova, il IV corpo statunitense era ormai nei pressi dell'aeroporto di Villafranca vicino Verona; nel frattempo Reggio Emilia venne liberata dalla 34ª divisione e i britannici riuscirono a loro volta a stabilire alcune teste di ponte oltre il Po[71]. Il 27 i britannici attraversarono l'Adige e scavalcarono la linea Veneziana che copriva Venezia e Padova mentre gli afro-americani della 92ª divisione raggiungevano Genova. Procedendo con ancor maggior rapidità gli americani avevano occupato Verona già il giorno prima

Il giorno precedente l'entrata degli americani a Verona, cioè il 25 aprile, ebbe luogo l'insurrezione generale delle forze partigiane, che cominciarono ad attaccare ovunque i tedeschi. Tutti i passi alpini furono bloccati entro il 28 aprile, giorno in cui Benito Mussolini e la sua amante Claretta Petacci insieme ad alcuni gerarchi del regime, furono presi e fucilati da una banda partigiana presso il lago di Como. Le truppe tedesche si stavano ormai arrendendo in massa, e dopo il 25 aprile l'inseguimento Alleato incontrò ovunque una resistenza pressoché nulla. Il 29 i neozelandesi raggiunsero Venezia e il 2 maggio Trieste, dove il principale motivo di preoccupazione si rivelò la presenza non dei tedeschi, bensì degli jugoslavi.

La resa tedesca

Negoziati dietro le quinte per una resa erano cominciati già in febbraio tra il generale Karl Wolff, il capo delle SS in Italia, e Allen W. Dulles, capo dell'Office of Strategic Services (OSS) statunitense in Svizzera, inizialmente tramite la mediazione dell'ambasciata svizzera e poi, dopo la liberazione del capo della Resistenza italiana Ferruccio Parri il 3 marzo come segno di buona volontà da parte

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tedesca, con colloqui diretti a quattrocchi, con lo scopo di negoziare la resa separata delle forze tedesche nel nord Italia ed il trapasso dei poteri dalla Repubblica Sociale Italiana alle forze angloamericane appartenenti agli Alleati.

Wolff e Dulles si incontrarono l'8 marzo a Zurigo per discuterne i termini. Il 19 marzo Wolff vide ad Ascona il generale americano Lyman Lemnitzer e il parigrado inglese Terence Airey. Il tutto all'insaputa di Adolf Hitler e Benito Mussolini, ma con un tacito accordo di Heinrich Himmler[72]. Gli scopi erano diversi: gli anglo-americani intendevano accelerare la vittoria in Italia per poter concentrare le forze in Germania e eventualmente nei Balcani; i tedeschi speravano di poter contrattare un salvacondotto verso la Germania che evitasse vendette finita la guerra e, nell'eventualità che questa fosse continuata, per potersi unire alle loro forze militari lì presenti intente a fronteggiare l'avanzata dell'Armata Rossa. Inoltre contatti segreti tra gli italiani militanti dalle due parti erano stati mantenuti fin dall'8 settembre 1943 e per tutto il periodo seguente all'armistizio, fra la Decima MAS della Repubblica Sociale e Mariassalto del Regno d'Italia, entrambe desiderose di evitare che i due reparti potessero scontrarsi direttamente sul fronte, gestire i prigionieri dell'una e dell'altra parte all'insaputa dei comandi rispettivamente tedeschi e angloamericani, e infine a coordinare un ipotetico tentativo di sbarco di truppe regie in Istria con il supporto dei reparti locali della Decima repubblicana per evitare l'invasione della Venezia Giulia da parte dei partigiani comunisti di Tito.

Wolff fu probabilmente spinto a tale decisione dalla speranza di poter partecipare ad un ipotetico cambio di alleanze in funzione anticomunista, allineandosi con le Potenze Occidentali, e per evitare ulteriori danni materiali in Italia. Il generale Wolff era una figura molto importante, in quanto oltre a controllare la politica delle SS in Italia era responsabile delle regioni dietro il fronte, e l'unico in grado di sventare l'idea di Hitler di fare delle Alpi una specie di ridotto nel quale tentare un'ultima resistenza

A rallentare e intralciare i colloqui contribuirono da parte tedesca la nomina di Vietinghoff a comandante in capo in Italia al posto di Kesselring, ed il reciproco atteggiamento di sospetto e cautela che accompagna simili negoziati. Inoltre questi negoziati, di cui i sovietici furono informati ma a cui non furono invitati a partecipare, innescarono una accesa polemica personale tra i Tre Grandi: si verificò un aspro scontro epistolare tra Stalin e Roosevelt. Il dittatore sovietico accusò gli alleati occidentali di negoziare alle spalle dell'URSS e di favorire le manovre tedesche per dividere le tre grandi potenze. Roosevelt replicò negando queste circostanze e accusando gli informatori di Stalin di "mistificazioni". Dopo questo scontri nella prima settimana di aprile la dirigenza americana di Washington frenò le iniziative di Dulles.

Inoltre all'inizio di aprile l'attività di Wolff fu "congelata" da Himmler. Fu così che sebbene dall'8 aprile Vietinghoff stesse prendendo in considerazione l'idea di una resa, non fu possibile raggiungere un risultato concreto in tempo per rendere superflua l'offensiva di primavera degli Alleati.

In un incontro del 23 aprile Wolff e Vietinghoff decisero di comune accordo di ignorare gli ordini di Hitler per una prosecuzione della resistenza, e di negoziare una resa. Entro il 25 Wolff aveva ordinato alle SS di non ostacolare i partigiani nelle loro operazioni, mentre lo stesso maresciallo Graziani manifestava il desiderio che le forze fasciste italiane si arrendessero.

L'armistizio

Alle 14:00 del 29 aprile a Caserta il colonnello Schweinitz e il suo aiutante Wenner, in rappresentanza del generale Vietinghoff sottoscrissero il documento che stabilì la resa

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incondizionata delle forze tedesche in Italia. I tedeschi firmarono il documento che prevedeva l'entrata in vigore della resa alle ore 13:00 (ora di Greenwich, le 14:00 in Italia) del 2 maggio 1945[. Nonostante un intervento in extremis di Kesselring, la resa entrò in vigore alla data prevista, sei giorni prima della resa tedesca sul fronte occidentale, predisposta attraverso lo stesso canale segreto (quello tra Wolff e Dulles).

Sebbene gli Alleati avevano in mano la situazione militare che gli avrebbe assicurato la vittoria, questo canale spianò la strada ad una più rapida fine della guerra in Italia, risparmiando così innumerevoli vite umane e devastazioni materiali

La Gotica oggi

Osservatorio della batteria Dante De Lutti a Punta Bianca che martellò le avanguardie della 5ª armata in avanzata lungo la costa tirrenica.

Le perdite furono circa 75.000 soldati per l'Asse (tedeschi, italiani della RSI, turkmeni, coscritti dell'Europa orientale arruolati nella Wehrmacht), mentre il tributo pagato dagli Alleati fu di circa 65.000 uomini. Le distruzioni furono enormi su tutto il fronte, furono bombardate e distrutte decine e decine di centri abitati; questi bombardamenti causarono inoltre circa 60.000 vittime tra i civili. La Linea Gotica segnò profondamente le terre e gli abitanti della Romagna, dell'Emilia e della Toscana, i cui segni materiali e morali rimangono ancora oggi. Infatti è ancora possibile lungo la Linea Gotica vedere i resti di trincee e fortificazioni visitabili anche se abbandonati da tempo.

Numerosi oggi sono i musei, i percorsi itineranti e i cimiteri di guerra visitabili nei luoghi e nelle città che furono teatro della battaglia per la Linea Gotica. Si possono visitare decine di musei grandi e piccoli, come il "Museo storico della Linea Gotica" vicino Pesaro, il "Centro Internazionale Documentazione Linea Gotica" e il "Parco tematico e Museo dell'aviazione" a Rimini, oltre che numerosi cimiteri militari tra i quali il cimitero di guerra di Gradara vicino Cattolica o il cimitero di guerra Gurkha a Rimini oppure il cimitero militare germanico della Futa posto il prossimità dell'omonimo passo, o il Monumento di Monte Pulito, dedicato all'omonima battaglia, visite guidate sono possibili anche a Borgo a Mozzano (LU) nella sezione di Linea Gotica che attraversava la Valle del Serchio.

Moltissimi sono poi i siti, sparpagliati lungo il vecchio tracciato della linea, in cui si possono ritrovare i resti delle fortificazioni difensive approntate dai tedeschi su tutto il fronte e memoriali di entrambi gli eserciti, partendo da Massa-Carrara fino al Tirreno. Primo caposaldo visitabile è la batteria Dante De Lutti situata sul promontorio di Punta Bianca che domina la foce del Magra, che martellò le avanguardie alleate in avanzata lungo la costa toscana; proseguendo poi, sono numerosi

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i sentieri che portano alla scoperta delle postazioni tedesche, come quelle di monte Folgorito e Monte Altissimo sulle Apuane, oppure come le fortificazioni sul passo della Futa, di Montefiorito, di monte Belvedere e Monte Pulito.

Inoltre sono visitabili anche i siti e i percorsi dedicati a due stragi compiute dai tedeschi nel periodo dell'attacco alla Gotica, la strage di Marzabotto e quella di Sant'Anna di Stazzema, dove nei rispettivi paesi è possibile visitare i luoghi dove civili innocenti pagarono con la vita la furia delle SS impegnate nella lotta partigiana lungo su tutto il fronte della Gotica.