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DA EVA AD OGGI L’ANTICHITA’

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DA EVA AD OGGI

L’ANTICHITA’

Lucy, la «prima donna», èstata ritrovata in Etiopia, ha 3milioni di anni.

Sappiamo poco di quelle antiche donne

Ma dalle rappresentazioni arcaiche possiamo fare delle

ipotesi

Abri Castanet, Dordogne, FranciaFino ad ora, le rappresentazioni più antiche

Su tutto il sito le raffigurazioni femminili sono assolutamente prevalenti

Su un grosso pezzo di roccia intagliato, una parte del tetto del rifugio di 1,20 m di altezza, sono raffigurati i genitali di una donna e parti di un animale. Con l’aiuto delle datazioni al carbonio 14, sono fatti risalire a 36-37.000 anni fa.

Immagini femminili Perigord, Francia

Le prime sculture rappresentano immagini simboliche:

indicavano fertilità

La più antica Venere mai rinvenuta in Europa fu ritrovata nella grotta di Hohle Fels, fra le montagne di Swabian Jura, in Germania. Risale a circa 35.000 anni. Misura pochi centimetri di altezza. Ma tutta la grotta era dedicata alle Madri.

Nella grotta dei Balzi Rossi (Im) sono

state rinvenute ricche sepolturerisalenti a 35.000 anni fa. In diverse sepolture femminili, le teste posavano su asce di pietra.

Un’altra cosa è certa: non erano angeli del focolare.

In molte sepolture femminili sono state ritrovate armi di vario tipo, fin dal Paleolitico: ciò significa che combattevano e cacciavano, come gli uomini.

Nella concezione dell’archeologia ufficiale, il genere femminile è sessualmente definito: vulva, seni, parto

Ma il genere neutro?

Le donne preistoriche facevano tutto quanto facevano i loro compagni maschi: cavalcavano, cacciavano, danzavano, esercitavano funzione religiosa e sicuramente anche di dominio.

Sacerdote?

La donna di Barum, al museo di Stoccolma, è una pescatrice d’altura di 9.000 anni fa. Sepolta con arpione, ami e coltello, creduta un uomo perché in possesso di armi. Con la Tac si è scoperto che haavuto nove figli….

Presso la necropoli Villanoviana di Verrucchio (Rimini) sono stati ritrovati importanti manufatti. I ritrovamenti ci dicono, ad esempio, che l’ascia è un oggetto sia maschile siafemminile. Le sepolture femminili contengono armi di ogni tipo, compresi scudi, finimenti per cavalli e parti di carri da guerra

La rivoluzione neolitica porta alla diffusione dell’agricoltura e da molti studiosi viene considerata la causa della fine del matriarcato.

In realtà, in gran parte delle società agricole le donne continuano a svolgere funzioni elevate.

Ciò vuol dire che non è la forma agricola di sfruttamento del suolo che determina i rapporti di genere.

E’ piuttosto il sistema di proprietà che ne segna la fine (Engels L’origine della famiglia, della proprietà privata e

dello stato, 1884): i mezzi di produzione sono privatizzati, comincia la divisione in classi e le donne diventano merce di scambio. Come mogli. Come schiave. Vendute per la loro forza lavoro, la capacità riproduttiva, l’attrattiva sessuale.

Franz von Stuck, L’amazzone ferita 1905

Cinisca di Sparta, prima donna a vincere una gara a Olympia

Differenze culturali

Sarcofago di Thanunia Seianti, matrona etrusca - (British Museum, Londra)

“Non hanno fretta di far sposare le ragazze; esse

hanno lo stesso vigore giovanile dei maschi, e

simile la statura: prendono marito quando hanno

la medesima prestanza e robustezza del loro

compagno, e i figli rinnovano la forza dei genitori.

[…] Ritengono anzi che nelle donne vi sia

qualcosa di inviolabile e di provvidenziale, non

osano sottovalutare i loro consigli o trascurare i loro responsi.”

Tacito, De Germania, XX, VIII – 89 d.C.

“Sono soddisfatti di una sola moglie, ad eccezione di pochissimi. Non è la moglie a

portare la dote al marito, bensì il contrario. Intervengono i genitori e i parenti e valutano i

doni, scelti non per soddisfare i piaceri femminili o affinché la novella sposa se ne adorni, ma che consistono in buoi, in un cavallo bardato, in uno scudo con framea e spada.”

Tacito, De Germania, XX, XVIII.

Anche fra gli Etruschi le donne godevano di una condizione di parità: non c’è traccia di violenza, esisteva il matronimico, partecipavano alla vita pubblica con i mariti, talvolta erano sepolte su carro da guerra…..

La donna greca aristocratica non ha nemmeno un nome: solo il femminile del patronimico.

E’ analfabeta, non può uscire mai di casa se non per particolari cerimonie religiose. Vive in appartamenti separati (ginecei).

Il marito viene scelto dal padre e lei si sposa appena pubere. Non allatta i figli in modo da poter rimanere subito gravida, per procreare il maggior numero possibile di figli. Non ha diritto alla proprietà, neanche dei suoi gioielli. Non può ereditare né maneggiare denaro.

La situazione è completamente diversa a Sparta:

• le aristocratiche sono istruite più degli uomini• esiste il matronimico e possono ereditare e gestire denaro• dirigono l’azienda agricola di famiglia. Spesso diventano ricchissime• gareggiano nude insieme ai maschi• escono e vanno dovunque, anche a teatro e alle Olimpiadi.

Gli uomini sono lontani: dall’età di sette anni, in caserma ad addestrarsi, e poi in guerra.

Se il marito non e’ all’altezza, hanno, per legge scritta, il diritto all’adulterio.

La civiltà romana inizia con uno stupro: il ratto delle Sabine, che appartenevano, fra l’altro, ad una civiltà matrifocale, che si conservò per secoli fra i plebei, che avevano il diritto materno e che erano di origine etnica diversa (etrusca)

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MEDIOEVOE

RINASCIMENTO

L’età medievale concepiva la società divisa in tre ordini: quelli che pregano, quelli che combattono e quelli che lavorano.

Le donne costituivano una categoria a sé.

Indipendentemente dalla condizione sociale, dovevano obbedire a regole, erano considerate inferiori e sottomettersi all’uomo: prima al padre, poi al marito e infine ai figli.

Le donne venivano date in sposa giovanissime, poco più che bambine, spesso contro la loro volontà; Il loro principale compito era generare figli, possibilmente maschi. Pertanto erano di un’ignoranza spaventosa!

Le mogli dei contadini si occupavano della casa, dei bambini, della cucina, raccoglievano la legna, badavano alle bestie e spesso tiravano l’aratro come gli uomini. Le mogli degli artigiani facevano le operaie, filavano e tessevano. Lavoravano anche quando erano incinte e si fermavano solo per partorire.

Le donne nobili e ricche dovevano saper dirigere la servitù, curare la conversazione e il loro aspetto, sempre mantenendo un comportamento riservato e serio. (Ménagier de Paris)

Nell’Alto Medioevo sono pochissime le donne laiche con un alto grado di istruzione e di cultura. Amalasunta (498–535d.C.) figlia del re Ostrogoto Teodorico, Lutgarda moglie di Carlo Magno, frequentò la scuola palatina. E’ nei monasteri, nelle abbazie e nei chiostri che le donne occidentali iniziano il lento cammino della emancipazione intellettuale. Rosvita di Gandersheim (935 –973 d.C.)La medichessa Trotula (XI sec. d.C.) alla quale viene attribuito un trattato di medicina intitolato “Passionibus mulierum curandorum” (Sulla malattie delle donne)Le filosofe medievali: Eloisa del Paracleto e Ildegarda di Bingen.Le mistiche: Chiara d’Assisi, Giovanna d’Arco, Margherita da Cttà di Castello, Chiara da Montefalco, Angela da Foligno,Caterina da Siena (1347 – 1380), Rosa da Viterbo.Le donne di potere: Matilde di Canossa, Eleonora D'AquitaniaLe muse: Laura, Beatrice

Rosvita di Gandersheim

Amalasunta

Eloisa del Paracleto

Rosa da Viterbo

Matilde di Canossa

Nella società rinascimentale la donna è figlia, moglie, vedova.L'identità familiare dipendeva dalla linea di discendenza maschile.Una figlia serviva solo ed esclusivamente a saldare, ereditariamente parlando, i beni di due rami di una famiglia o di due famiglie, si di alleanze patrimoniali. Ciò non avveniva nelle classi sociali più basse, dove non c’era nulla da ereditare.

Comune a tutte le classi sociali invece era l’educazione basata su: castità, pudore, obbedienza, silenzio.

La dote era una preoccupazione fissa che accompagnava ogni ragazza destinata a sposarsi.

L’uomo tradiva ed era così comune che i tradimenti venivano considerati accettabili purché non troppo eclatanti e scandalosi. Se era una donna però a commettere adulterio i tribunali si accanivano sull’accusata ed era nel pieno diritto di un marito perfino uccidere la moglie colta in flagrante. Il "delitto d' onore" è stato abolito solo nel 1981!

Jan van Eyck, Ritratto dei coniugi Arnolfini (1434)

Diventare madre nel Rinascimento non era uguale per tutte. Tutto dipendeva dalla classe sociale di appartenenza. Le nobildonne rimanevano incinte prestissimo, entro i 20 anni, mentre popolane e contadine non avevano il primo figlio che sulla fine della ventina.

Il normale intervallo tra un figlio e un altro era di almeno due anni dovuto al periodo di infertilità durante l' allattamento che poteva durare dagli uno ai due anni. Le nobili e le ricche non allattando ma servendosi di balie ritornavano fertili già pochi mesi dopo il parto e nell' arco di qualche settimana erano di nuovo incinte.

La vedovanza colpiva più le donne degli uomini.

Forse per merito della reclusione in casa, si nota un certo avvicinamento delle donne alla poesia ed alla cultura -> Vittoria Colonna, Isabella d’Este, Lucrezia Borgia, Caterina van Hemessen, Levina Teerlinc

Juan Carreno De Miranda, La Regina Maria d' Austria in abiti da vedova, 1669, Museo del Prado Madrid

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L’ETA’ MODERNA

Tra la fine del Medioevo e il XVII-XVIII secolo i rapporti tra il genere maschile e quello femminile non mutano né nella sfera pubblica, né in quella privata, né nella famiglia, né nella vita lavorativa; gli stereotipi e i pregiudizi sulla donna radicati nella cultura medievale vengono semplicemente trapiantati nella prima modernità e la misoginia continua ad essere imperante.

Se di mutamenti si deve parlare essi vanno nel senso di una ulteriore marginalizzazione della donna, di un suo ulteriore estraniamento dalla società, di una sua sempre maggiore relegazione nella sfera del privato.

Tale processo è facilitato dal fatto che a partire dal XVI secolo, sia in area protestante sia in area cattolica, si accentua ovunque, in corrispondenza del ruolo sempre più centrale del matrimonio, l’enfasi sulla autorità del capo famiglia su moglie e figli.

Durante l’Illuminismo la donna rimane relegata in una posizione di inferiorità; il discorso illuminista, nonostante le sue aperture, è infatti, quasi esclusivamente, un discorso maschile.

Jean-Jacques Rousseau (1712-1778) - Émile ou de l’éducationL’influenza di Rousseau sul XVIII e XIX secolo ha avuto la conseguenza di fondare l’inferiorità della donna non più sulla volontà di Dio, così come accadeva nel Medioevo, ma sulla costituzione stessa della natura, che ha sancito le differenze tra genere maschile e femminile.

La caccia alle streghe si è inasprita tra il XIV secolo e il XVII secolo, in molti paesi dell’occidente cristiano sia cattolico sia protestante.

Venivano accusati di stregoneria coloro che si riteneva avessero fatto un patto con il diavolo e fossero dotati, proprio per questo, di poteri malefici, capaci di nuocere agli uomini e a Dio.

Il fenomeno della caccia alla streghe è stata una persecuzione sessista: quasi tutti i processi sono contro donne, povere, nubili, vedove, prostitute, levatrici e guaritrici.

Alla base del fenomeno della caccia alle streghe vi è la cristallizzazione di diverse cause: le donne sono emarginate e diventano i capri espiatoriutilizzati dalle comunità per scaricare la tensione e i conflitti dovuti alle incertezze e ai profondi cambiamenti in corso.

Jacob Sprenger e Heinrich Institor Kramer, Malleus maleficarum (Il martello delle streghe), Strasburgo, 1486

Il libro, scritto da due frati domenicani, che tratta della natura della stregoneria, del suo trattamento e dei metodi per il suo riconoscimento, e nel quale, per la prima volta, viene istituito un legame diretto tra l’eresia della stregoneria e la donna.

Linda Maestra, Francisco Goya, 1799)

Per la prima volta giungono fino a noi documenti in cui le donne hanno preso la

parola rispetto alla loro condizione di donne e hanno rivendicato ideali emancipativi

capaci di sovvertire i modelli di subordinazione a cui sono state soggette.

In La città delle dame De Pizan entra in polemica con la tradizione misogina del suo

tempo, che vedeva nella donna un essere volubile, maligno, insaziabile, e privo di

coscienza.

Christine De Pizan (1362-1431) poetessa, filosofa e copista

Resistenza e insubordinazione

Nella la Rivendicazione dei diritti delle donne (17929), Mary Wollstonecraft afferma che la società nel suo complesso sarebbe migliorata se alle donne fossero stati riconosciuti i diritti considerati naturali e quindi universali, garantiti ai soli uomini.

Mary Wollstonecraft (Londra 1759-1797) Giornalista e scrittrice

Olympe de Gouge (1748-1793) Giornalista ,drammaturga

Nella Dichiarazione dei diritti delle donne (1791) e

della cittadina, la de Gouge chiedeva che la

dichiarazione dei diritti dell’uomo, promulgata

nell’ambito della rivoluzione francese, venisse

estesa anche alle donne.

Elisabetta I, ritratto di George Gower Caterina de' Medici, dipinto di François Clouet

Maria de' Medici, dipinto di Frans Pourbus il Giovane

Cristina di Svezia, ritratto di S. Bourdon

Laura Bassi (1711-1778), ritratto di Carlo Vandi

Émilie du Châtelet (1706-1749), ritratto di Marianne Loir

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L’ETA’ CONTEMPORANEA

Fino agli ultimi decenni dell’Ottocento le leggi civili e le istituzioni politiche hanno preservato quasi intatta la disuguaglianza tra uomini e donne, nonostante le donne di ogni ceto sociale avessero preso parte alle lotte politico-sociali di carattere rivoluzionario (rivoluzione francese dell’1789, moti rivoluzionari del 1848)

Il diffondersi delle ideologie liberali e socialiste e della nuova economia capitalistico-industriale, che coinvolgeva nel lavoro un numero crescente di donne, contribuirono a rafforzare le richieste di emancipazione e a mettere in discussione i rapporti familiari e sociali in cui erano inserite.

Un vero e proprio cambiamento dello status della donna si è avuto in seguito all’affermazione, nella seconda metà dell’Ottocento, di un movimento organizzato di donne, le quali insieme lottavano per la conquista dei diritti: la prima Women's Rights Convention a Seneca Falls, vicino a New York, nel 1848.

Le donne che vi prendevano parte venivano chiamate suffragette, poiché al centro delle loro rivendicazioni vi era il diritto di voto. La lotta di queste donne, spesso caratterizzata da momenti anche molto violenti, si è tradotta i conquiste pratiche di grande rilevanza: il diritto di voto, l’uguaglianza giuridica, l’accesso all’educazione superiore e alle libere professioni e ad altri importanti diritti sociali e civili.

Come in ogni situazione

di guerra, le donne acquistano

spazi di libertà. Ma una volta

finita, nessuno è disposto ad

accettare che mantengano i

diritti e le posizioni acquisite.

Le donne si oppongono duramente alla

guerra: nel 1914 a Torino insorgono.

Il fascismo esaspera il ruolo della donna. Secondo il patriarcato fascista uomini e donne

sono per natura diversi. Tale differenza viene piegata a vantaggio dei maschi e si declina in

un sistema particolarmente repressivo, completo e nuovo, inteso a definire i diritti delle

donne come cittadine e a controllarne la sessualità, il lavoro salariato e la partecipazione

sociale. La concezione antifemminista fu parte del credo fascista.

Nascono i Gruppi di Difesa della Donna, "aperti a tutte le donne di ogni ceto sociale e di ogni fede politica o religiosa, che volessero partecipare all'opera di liberazione della patria e lottare per la propria emancipazione”, per garantire i diritti delle donne, spesso diventate capifamiglia, al posto dei mariti arruolati nell'esercito.

Dall'interno delle fabbriche (dove avevano preso il posto degli uomini impegnati in guerra), organizzarono scioperi e manifestazioni contro il fascismo.

Le donne nella Resistenza Italiana sono una componente fondamentale per il movimento partigiano. Lasciano i loro ruoli di donne e di madri e lottano per la libertà e la giustizia, ricoprendo funzioni di primaria importanza.

In tutte le città le donne partigiane lottano per recuperare beni di necessità per il sostentamento dei compagni. Si formano gruppi organizzati di donne [Gruppi di Azione Patriottica (GAP) e le Squadre di Azione Patriottica (SAP)] che svolgono propaganda antifascista, raccolgono fondi ed organizzano l’assistenza ai detenuti politici e fanno da staffetta.

Tra gli anni ‘60 e ‘70 un’altra generazione di donne fa ripartire la nuova rivoluzione.

Il 1968 è l’anno in cui alcuni di questi gruppi di giovani (negli Stati Uniti, in Gran Bretagna, in Francia, in Italia, in Olanda e in Germania) decidono di dire basta ai ruoli di subordinazione in cui permanevano le donne.

Nonostante l’uguaglianza rivendicata dal liberalismo fosse stata raggiunta rimanevano ancora importanti problemi: lavoro domestico e cura dei figli totalmente a carico delle donne; l’assenza di pari opportunità nei luoghi del lavoro e della politica; tensione di fondo nel rapporto con gli uomini: concetto di inferiorità.

La base del pensiero è incentrata sulla differenza sessuale la cui origine

può essere collocata nella fase di latenza del movimento femminista ed

attribuita alla riflessione di due importanti autrici del Novecento: Virginia

Woolf e Simone de Beauvoir.

S. de Beauvoir (1908-1986)Il secondo sesso, 1949

V. Woolf (1882-1941)Una stanza tutta per sé, 1929 Le tre ghinee, 1938

Nelle Tre ghinee, rigettando l’ideale dell’uguaglianza, la

Woolf ribadisce il valore della differenza della donna

rispetto all’uomo, differenza che deve essere fatta

emergere in tutte le sue più importanti sfere di attività:

dell’educazione, del lavoro, della politica.

Si tratta di una differenza da non concepirsi come

inferiorità della donna, così come decretato dal soggetto

maschile, ma come sua alterità paritetica.

Nel Secondo sesso, sulla scia della riflessione

esistenzialista, de Beauvoir ritiene che ogni essere

umano sia essenzialmente libero, ma ritiene che

questa libertà possa orientarsi verso due strade

diverse: la via della trascendenza, ossia della

progettualità e della trasformazione del mondo, o

la via dell’immanenza, cioè dell’accettazione delle

cose e del mondo così come sono.

Mentre gli uomini hanno avuto la possibilità di

scegliere la via della trascendenza, le donne sono

state costrette in tutti i tempi e in tutte le società

ad una vita condotta nell’immanenza.