Da Bennato a Purchia, da Capuano a Lipardi, l’appello di ...

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Il viaggio di Inchiostro nel cen- tro di accoglienza per rifugiati e richiedenti asilo di Ponte- nuovo, una delle otto strutture napoletane gestite dal proget- to Iara. Nell’edificio che ospitava una scuola di un popolare quartie- re di Napoli, nei pressi di via Foria, vivono 30 migranti. Emilienne, Marika, Sunday e Gulwaly, sono i nomi di opera- trici volontarie e ospiti, molti dei quali provenienti dall’A- frica, che insieme cercano di realizzare un progetto di inte- grazione tra corsi di lingua e tirocini. Un’esperienza riuscita per capire come Napoli nel con- creto stia affrontando il tema dell’accoglienza ai migranti. La testimonianza di Ma- rika Visconti, presidentessa di Less: «Anche la musica e l’in- formatica sono importanti per la loro crescita; sperimentia- mo un modo diverso per par- lare di accoglienza». arà la volta buo- na? Chissà. Si torna a parlare di Bagnoli, dell’area ex Italsider, della colmata a mare da smalti- re e della linea di costa da ripristinare. L’esperienza ci dice che ogni volta la storia si ripete: prima una grande aspettativa, poi un infinito dibattito pubblico, infine una cocente delusione. E dunque sarà meglio essere prudenti nel fare previsioni. Comunque, ora si ricomin- cia, perché il governo Renzi ha deciso di intervenire di- rettamente, tanto è vero che ha nominato un commis- sario straordinario, Salvo Nastasi, che a sua volta ha scelto Invitalia come “sog- getto attuatore” , cioè come struttura chiamata a ma- terializzare le buone inten- zioni. Ma non è che prima i vertici dello Stato non aves- sero provato a manovrare le leve giuste per smuovere un progetto che stagna ormai da un quarto di secolo, da quando fu spento l’ultimo altoforno dell’acciaieria. Ci provò Ciampi quando era presidente della Re- pubblica. Ci provò Prodi quando era presidente del Consiglio. E sempre è fi- nita male. Questa volta, in campo c’è il decisionismo di Renzi. Il che potrebbe fare la differenza. Ma è pur vero che questa volta c’è anche l’opposizione dichia- rata del Comune, poiché il sindaco de Magistris non ha mandato giù la scelta del commissariamento, definendola una “violen- za istituzionale” . E dunque come finirà? Il quadro sarà più chiaro dopo le elezioni amministrative di giugno, perché solo allora si capirà chi, tra il premier e il sinda- co, sarà il più forte. Ma in- tanto “Inchiostro” ha girato la domanda sul destino di Bagnoli a dodici bagnolesi “doc”: dalla giovane archi- tetto all’attuale soprinten- dente del San Carlo. C’è, naturalmente, chi prevede bene e chi prevede male. Eppure emerge un tratto comune: tutti sottolinea- no la straordinaria identità del quartiere, rispetto alla quale ogni nuovo progetto rischia di apparire o troppo debole o non sufficiente- mente alternativo. Bagnoli è stata la discesa a mare dei napoletani, poi la cittadel- la operaia ad occidente. E ora? Il nuovo progetto do- vrà misurarsi col futuro di Napoli e del Mezzogiorno, ma non potrà ignorare la storia di Bagnoli. Anche per stravolgerla, se necessario. L’importante è che ciò av- venga consapevolmente. Dubbi, ricordi e speranze: il piano Renzi divide e fa discutere Bando alle polemiche, Na- poli si conferma capitale del teatro, e rinnova l’ap- puntamento con il Teatro Festival dal 15 giugno al 15 luglio. Archiviate le tensio- ni sulla ventilata presenza di Al Pacino, il CdA del- la Fondazione Campania dei Festival ha approvato il programma presentato dal direttore designato Franco Dragone, e la macchina è pronta a partire. Si annun- ciano sorprese per la nona edizione di un evento che dal 2008 anima la città. Fino a poco tempo fa illegali, ora strumenti di riqualificazione ur- bana e di attrazione turistica. Le opere di strada occupano ormai grandi spazi del paesaggio citta- dino. Jorit Agoch, Francisco Bo- soletti e Blu, alcuni degli artisti protagonisti a Napoli. La scena indipendente campana è particolarmente attiva con gruppi nati da molti anni. Tra queste la Rua Cata- lana che con il primo album “Island Tales” propone un sound già maturo. La piccola orchestra è prodotta dalla Octopus Record. La Rua Catalana ri- pudia la scena commerciale dei talent. «Lì si cercano cantanti che hanno una bella voce ma non sanno sfruttarla» spiegano i 5 musicisti. La loro riflessio- ne pone un interrogativo: cosa succe- de quando si scontrano due realtà così differenti? Napoli e tutta la regione ha risposto creando così una scena indie rock che sta coinvolgento gruppi, eti- chette e locali. Tra la nostalgia del passato e l’attesa di un futuro che possa far di- menticare decenni di proposte inconsistenti, il premier Renzi con il suo piano di bonifica e riqualificazione urbana di Bagnoli riaccende il dibattito tra i cittadini. L’EDITORIALE L’arte di strada colora Napoli Luoghi d’arte e archeologici sono le nuove “location” per nozze e banchetti. C’è chi sceglie il San Carlo. Resis-ti-amo di Francisco Bosoletti Dalla periferia al centro, le grandi opere diventano attrazioni turistiche S Periodico della Scuola di Giornalismo dell’Università Suor Orsola Benincasa di Napoli diretto da Marco Demarco anno XVI n.3 29 aprile 2016 Da Bennato a Purchia, da Capuano a Lipardi, l’appello di dodici cittadini “illustri” dell’ex area industriale «E ora salvate la nostra Bagnoli» Marco Demarco L’identità forte del quartiere sia al centro del nuovo progetto Tour tra i giganteschi disegni di muralisti provenienti da tutto il mondo La nuova tendenza Dirsi sì al museo In Campania sposi anche dall’estero Chi sono gli emergenti della scena musicale campana. La polemica I talent? Sono finti, lasciano il tempo che trovano La kermesse dal 15 giugno al 15 luglio Teatro Festival Italia, si parte Integrazione Pontenuovo un orizzonte per i migranti Capasso e Voccia a pag. 3 Maurizia Marcoaldi a pag. 2 Esposito e Lamorte a pagg. 6-7 Marina Malvestuto a pag. 4 Davide Uccella a pag.9 Giuseppe Di Martino a pag. 8 “Island Tales”, 2015

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Il viaggio di Inchiostro nel cen-tro di accoglienza per rifugiati e richiedenti asilo di Ponte-nuovo, una delle otto strutture napoletane gestite dal proget-to Iara.

Nell’edificio che ospitava una scuola di un popolare quartie-re di Napoli, nei pressi di via Foria, vivono 30 migranti.

Emilienne, Marika, Sunday e Gulwaly, sono i nomi di opera-trici volontarie e ospiti, molti dei quali provenienti dall’A-frica, che insieme cercano di realizzare un progetto di inte-grazione tra corsi di lingua e tirocini.

Un’esperienza riuscita per capire come Napoli nel con-creto stia affrontando il tema dell’accoglienza ai migranti.

La testimonianza di Ma-rika Visconti, presidentessa di Less: «Anche la musica e l’in-formatica sono importanti per la loro crescita; sperimentia-mo un modo diverso per par-lare di accoglienza».

arà la volta buo-na? Chissà. Si torna a parlare di Bagnoli, dell’area ex Italsider, della

colmata a mare da smalti-re e della linea di costa da ripristinare. L’esperienza ci dice che ogni volta la storia si ripete: prima una grande aspettativa, poi un infinito dibattito pubblico, infine una cocente delusione. E dunque sarà meglio essere prudenti nel fare previsioni. Comunque, ora si ricomin-cia, perché il governo Renzi ha deciso di intervenire di-rettamente, tanto è vero che ha nominato un commis-sario straordinario, Salvo Nastasi, che a sua volta ha scelto Invitalia come “sog-getto attuatore”, cioè come struttura chiamata a ma-terializzare le buone inten-zioni. Ma non è che prima i vertici dello Stato non aves-sero provato a manovrare le leve giuste per smuovere un progetto che stagna ormai da un quarto di secolo, da quando fu spento l’ultimo altoforno dell’acciaieria. Ci provò Ciampi quando era presidente della Re-pubblica. Ci provò Prodi quando era presidente del Consiglio. E sempre è fi-nita male. Questa volta, in campo c’è il decisionismo di Renzi. Il che potrebbe

fare la differenza. Ma è pur vero che questa volta c’è anche l’opposizione dichia-rata del Comune, poiché il sindaco de Magistris non ha mandato giù la scelta del commissariamento, definendola una “violen-za istituzionale”. E dunque come finirà? Il quadro sarà più chiaro dopo le elezioni amministrative di giugno, perché solo allora si capirà chi, tra il premier e il sinda-co, sarà il più forte. Ma in-tanto “Inchiostro” ha girato la domanda sul destino di Bagnoli a dodici bagnolesi “doc”: dalla giovane archi-tetto all’attuale soprinten-dente del San Carlo. C’è, naturalmente, chi prevede bene e chi prevede male. Eppure emerge un tratto comune: tutti sottolinea-no la straordinaria identità del quartiere, rispetto alla quale ogni nuovo progetto rischia di apparire o troppo debole o non sufficiente-mente alternativo. Bagnoli è stata la discesa a mare dei napoletani, poi la cittadel-la operaia ad occidente. E ora? Il nuovo progetto do-vrà misurarsi col futuro di Napoli e del Mezzogiorno, ma non potrà ignorare la storia di Bagnoli. Anche per stravolgerla, se necessario. L’importante è che ciò av-venga consapevolmente.

Dubbi, ricordi e speranze: il piano Renzi divide e fa discutere

Bando alle polemiche, Na-poli si conferma capitale del teatro, e rinnova l’ap-puntamento con il Teatro Festival dal 15 giugno al 15 luglio. Archiviate le tensio-ni sulla ventilata presenza di Al Pacino, il CdA del-la Fondazione Campania

dei Festival ha approvato il programma presentato dal direttore designato Franco Dragone, e la macchina è pronta a partire. Si annun-ciano sorprese per la nona edizione di un evento che dal 2008 anima la città.

Fino a poco tempo fa illegali, ora strumenti di riqualificazione ur-bana e di attrazione turistica. Le opere di strada occupano ormai grandi spazi del paesaggio citta-dino. Jorit Agoch, Francisco Bo-soletti e Blu, alcuni degli artisti protagonisti a Napoli.

La scena indipendente campana è particolarmente attiva con gruppi nati da molti anni. Tra queste la Rua Cata-lana che con il primo album “Island Tales” propone un sound già maturo. La piccola orchestra è prodotta dalla Octopus Record. La Rua Catalana ri-pudia la scena commerciale dei talent. «Lì si cercano cantanti che hanno una

bella voce ma non sanno sfruttarla» spiegano i 5 musicisti. La loro riflessio-ne pone un interrogativo: cosa succe-de quando si scontrano due realtà così differenti? Napoli e tutta la regione ha risposto creando così una scena indie rock che sta coinvolgento gruppi, eti-chette e locali.

Tra la nostalgia del passato e l’attesa di un futuro che possa far di-menticare decenni di proposte inconsistenti, il premier Renzi con il suo piano di bonifica e riqualificazione urbana di Bagnoli riaccende il dibattito tra i cittadini.

L’EDITORIALE

L’arte di strada colora Napoli

Luoghi d’arte e archeologicisono le nuove “location”per nozze e banchetti. C’è chi sceglie il San Carlo.

Resis-ti-amo di Francisco Bosoletti

Dalla periferia al centro, le grandi opere diventano attrazioni turistiche

S

Periodico della Scuola di Giornalismo dell’Università Suor Orsola Benincasa di Napoli diretto da Marco Demarco

anno XVI n.3 29 aprile 2016

Da Bennato a Purchia, da Capuano a Lipardi, l’appello di dodici cittadini “illustri” dell’ex area industriale

«E ora salvate la nostra Bagnoli»

Marco Demarco

L’identità forte del quartiere sia al centro del nuovo progetto

Tour tra i giganteschi disegni di muralisti provenienti da tutto il mondo

La nuova tendenza

Dirsi sì al museoIn Campania sposianche dall’estero

Chi sono gli emergenti della scena musicale campana. La polemica

I talent? Sono finti, lasciano il tempo che trovanoLa kermesse dal 15 giugno al 15 luglio

Teatro Festival Italia, si parte

Integrazione

Pontenuovoun orizzonteper i migranti

Capasso e Voccia a pag. 3 Maurizia Marcoaldi a pag. 2

Esposito e Lamorte a pagg. 6-7Marina Malvestuto a pag. 4

Davide Uccella a pag.9 Giuseppe Di Martino a pag. 8“Island Tales”, 2015

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«Qua tutti mi chiamano mamma», dice mentre il viso le si allarga in un sor-riso.

Emilienne è un’operatri-ce del centro accoglienza immigrati di Pontenuovo, una delle otto strutture napoletane gestite dal pro-getto Iara (Integrazione e Accoglienza per Rifugiati e richiedenti Asilo).

Viene dal Burkina Faso, quando è arrivata in Italia era sola e non conosceva associazioni che potessero aiutarla. Tramite passa-parola è riuscita a trovare un lavoro: inizialmente in un call center, poi presso alcune famiglie che sono diventate un punto di rife-rimento per lei, come lei lo è diventata per loro. La vo-glia di aiutare il prossimo ha portato Emmilienne ad accostarsi all’associazio-ne onlus Less (Lotta all’E-sclusione Sociale per lo Sviluppo) e ora nel centro, insieme ad altri operatori, accoglie i migranti e li avvi-cina all’integrazione. «Nel rispetto della cultura del Paese ospitante», sottoli-nea. Emmilienne è diven-tata mediatrice culturale quasi per inclinazione. «Da noi in Africa siamo tutti mediatori- racconta- è un fattore culturale, quando ci sono problemi cerchiamo sempre di essere un ponte e io sono un ponte per que-ste persone».

Pontenuovo è nel cuo-re di Napoli e girando nel quartiere, nei pressi di via Foria, tanti sono i ragazzi di

Pontenuovo per ricominciareLezioni di italiano, stage e tirocini professionaliNumerosi gli africani

Maurizia Marcoaldi

Gli operatori e i volontari del centro di Pontenuovo

etnia diversa. Si trova all’ul-timo piano di un palazzo, le camere sono grandi, col-legate tra loro da un lungo corridoio e con in comune cucina e servizi.

Piazza Garibaldi è diven-tata il loro punto di ritrovo, forse per cercare lavoro, forse per raccontarsi, for-se per sentirsi meno soli. Eppure Emmilenne rac-conta di una Napoli aperta e accogliente verso l’altro, anche se non nasconde al-cune lamentele. «Mi sono sempre chiesta se il razzi-smo esista, anche in una città come Napoli. All’ini-zio credevo fosse razzismo, magari non da parte di tutti ma solo di alcuni, però poi ho capito che è rabbia», racconta.

La rabbia di cui parla Em-milienne è quel sentimento

alimentato dalla crisi eco-nomica che in Italia colpi-sce molte famiglie.

Ma come provare rabbia davanti a un ragazzo come Sunday?

Anche lui è nel centro di Pontenuovo, da soli otto mesi. Guardando Sunday negli occhi, gli occhi di un ragazzo di diciotto anni, è difficile provare questa rabbia. È giovane e si vede: nell’aspetto, ma soprattut-to nello sguardo che tiene continuamente basso.

Sunday viene dalla Nige-ria, vive al centro di Pon-tenuovo da soli otto mesi e parla poco la nostra lingua. La mattina segue un corso di italiano e spera di co-minciare presto il tirocinio pomeridiano. Dopo qual-che secondo di esitazione confida il suo sogno: «In

Africa aiutavo mio padre che aveva un negozio di idraulica e qui mi piacereb-be fare l’idraulico». Sunday è molto giovane e sa fin d’o-ra che sarà difficile trovare qualcuno che possa aiutar-lo una volta uscito dal cen-tro. Una sensazione con cui fa i conti tutti i giorni, ma a chi lo ascolta lascia un sen-so di impotenza.

La struttura di Ponte-nuovo non può aiutare i migranti una volta fuori, sono loro che durante la permanenza devono cer-care di trovare dei contatti. Il centro li aiuta nel trovare una stabilità, avvia la prati-ca per ottenere i documenti e offre loro la possibilità di frequentare dei corsi. Per ottenere i documenti le le-zioni di italiano sono ob-bligatorie, ma Emilienne

VENERDÍ 29 APRILE | pagina 2

arika Visconti è la presiden-

tessa dell’associazio-ne Onlus Less (Lotta all’Esclusione Socia-le per lo Sviluppo) che gestisce il centro di Pontenuovo.Che cos’è Less e come coordina IARA? Less, nata nel 1999, si occupa di dirit-ti di cittadinanza e di inserimento so-cio-economico dei migranti. Dal 2004 la Onlus è ente gesto-re del progetto IARA (integrazione e acco-glienza per rifugiati e richiedenti asilo) del comune di Na-

poli e inserito nella rete SPRAR (Sistema di Protezione per Richiedenti Asilo e Rifugiati). La prassi vuole che il servizio centrale di Roma ac-colga dalle prefetture le richieste di inseri-mento dello SPRAR. Ma i centri IARA funzionano anche da ente segnalatore e, quando arrivano i migranti, gli operato-ri li segnalano al ser-vizio centrale che de-cide dove mandarli.

Come funziona il centro di Pontenuo-vo?I ragazzi del centro seguono un corso di italiano la mat-tina, obbligatorio per il rilascio dei documenti, e poi ci sono anche corsi di musica, di inglese, di informatica, ore integrative di lingua italiana. Le ore ob-bligatorie di italiano vengono insegnate all’Orientale, mentre per i corsi integrativi

pomeridiani, indi-viaduali o collettivi, ci sono i volontari.Come si può diven-tare volontario?Basta mandare una mail all’associazione e sostenere un collo-quio, ma può essere anche una scelta le-gata al percorso di studi. Abbiamo una convenzione sia con l’università Federico II che con l’Orienta-le. Ci sono progetti di integrazione per i Marika Visconti

Integrazione. Nel cuore di Napoli il centro di accoglienza di progetto IARA aiuta trenta immigrati a inserirsi

«Oggi sperimentiamo una nuova accoglienza»Intervista a Marika Visconti, presidentessa dell’associazione Less per i diritti di cittadinanza

ExtraLa videoinchiesta da maggio online sul sito di Inchiostro

spiega che il centro orga-nizza anche altre attività: corsi di inglese e informa-tica, attività sportive, visite nella città, corsi di italiano integrativi pomeridiani, ti-rocini. I migranti sono se-guiti attraverso un percorso psicologico, necessario per l’integrazione, che può es-sere collettivo o individua-le. Spesso sono i migranti a chiedere un colloquio con un esperto per affrontare al meglio una nuova vita.

I tirocini sono fondamen-tali per i ragazzi perché «la loro più grande speranza è trovare lavoro», spiega la volontaria Marika Prin-za. Aggiunge che alcuni sono andati a buon fine e ai ragazzi è stato offerto un lavoro. La scelta del tiroci-nio è fatta in base alle at-titudini e agli interessi del migrante. Marika è un’ex studentessa di scienze po-litiche, ha iniziato questa esperienza come stage, de-cidendo poi di continuare la collaborazione. «Mi fa capire che nel mio piccolo posso fare qualcosa -am-mette- è come avere una possibilità di riscatto».

In tanti seguono l’esem-pio di Marika perché per i volontari è comunque un momento di formazione che per molti può diventa-re anche un lavoro futuro.

Per Gulwaly, un ragazzo Afghano che è in Italia da due anni e da diciotto mesi a Pontenuovo, il lavoro ar-riva in secondo piano. La scuola è il suo primo obiet-tivo. Non ha mai avuto la possibilità di frequentarla e adesso che ne ha l’oppor-tunità vuole sfruttarla. Una volta ottenuti i documenti andrà ad Ancona perché è lì che ha amici e conoscen-ti. Alla giornalista a cui ha raccontato la sua storia la-scia un biglietto in cui ha scritto una filastrocca: «La mia casa è una tenda, può essere ovunque».

migranti?Abbiamo costitui-to due cooperative, una di catering e una di pulizie e pic-cola manutenzione. Buona parte dei ra-gazzi hanno intra-preso questa parte di percorso. Stiamo anche lavorando nelle scuole. Per il momento ci sono stati alcuni incontri. Stiamo sperimentan-do un modo diverso per parlare dell’ac-coglienza: noi diamo delle parole chiave e poi sono gli studenti a spiegare chi è, per loro, un migrante.

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«Troppo bello per essere vero». Enzo Ciaccio, ba-gnolese, ex capocronista de Il Mattino, non ci crede più. Il programma di boni-fica e riqualificazione urba-na presentato dal premier Renzi in Conferenza dei Servizi promette per Ba-gnoli un futuro scintillante con alberghi, ponti e porti di vetro sospesi sul mare. Un futuro che potrebbe però trasformarsi nell’en-nesima parola non mante-nuta dalla politica. E così a Bagnoli continuano a fron-teggiarsi scettici e ottimisti. Tra quest’ultimi c’è Rosan-na Purchia, Sovrintendente del Teatro San Carlo. «A me piace credere che ci sarà di nuovo la spiaggia, quella pulizia e quell’ordine che adesso mancano. Bagnoli ora è un’isola che non c’è, ma può diventare l’isola che c’è». Allora, come finirà questa volta? Lo chiediamo ai bagnolesi (di nascita o di adozione).

Vinceranno gli ottimisti come Eugenio Bennato, fa-vorevole ad un rilancio che passa per un polo turistico e culturale, o i pessimisti come Enzo Lipardi, consi-gliere delegato di Città della Scienza, che chiede meno cemento e più innovazio-ne? Bennato promuove il programma del governo per l’attrattiva paesaggisti-ca del sito. Lipardi, invece, pensa al modello Shan-ghai, con parchi scientifici e tecnologici, e quando e pensa alla Bagnoli del fu-turo ha in mente il disegno di una smart city, un hub di ricerca e sviluppo. Contro il cemento si esprime an-che la geografa Annamaria Frallicciardi: «Non devono essere costruire altre resi-denze private. Il numero è superiore all’incremento della popolazione».

Flavia Soprani, giovane architetto, è positiva verso il progetto di riqualifica-zione perché «per la prima volta il problema viene af-frontato sul piano nazio-nale. Regione e Comune da soli non potevano fronteg-giare tale difficoltà».

Dello stesso parere Do-menico Enrico, ammini-stratore delegato del Cor-riere del Mezzogiorno. «Il piano si può realizzare ma

Intellettuali e artisti valutano le novità per l’area ex Italsider

Anna Capasso Erminia Voccia

«La colmata sarà se-polta in mare». Lo ha detto il commissario straordinario per Ba-gnoli Salvatore Nastasi al termine del primo incontro della Confe-renza dei servizi. Per il commissario l’operazio-ne non provochereb-be danni all’ambiente «perché stiamo parlan-do, e lo dicono l’Ispra e l’istituto Dohrn, di rifiuti non pericolosi».

Facile. Così facile che viene da chiedersi per-ché non ci abbiano pen-sato prima.

Le cose, in realtà, sa-rebbero più complesse. L’invito alla pruden-za su questa scottante questione arriva pro-prio dalla Stazione Ge-ologica Anton Dohrn. Il professor Roberto Da-novaro, biologo marino e presidente dell’ente, sostiene che niente po-trà essere deciso prima della caratterizzazione che dovrà chiarire la na-tura dei materiali sedi-mentati.

La colmata, infatti, fu costruita negli anni ’60 con il materiale di risulta dell’acciaieria Italsider, per favorire l’attracco delle navi. Poi, nel 1992, gli altiforni si spensero, aprendo la strada alla difficile stagione della bonifica.

Danovaro spiega che «esistono parametri molto restrittivi che stabiliscono cosa può e cosa non può essere smaltito in mare. Para-metri che regolano an-che il confine tra bonifi-ca e sversamento».

Le vasche di colma-ta sono uno strumen-to molto più diffuso di quanto si creda, ma sono utilizzate soprat-tutto per lo smaltimento di fanghi. Il caso di Ba-gnoli, però, è più com-plesso, e non solo per la tipologia delle sostanze, ma anche perché si trat-ta di oltre 800 metri cubi di materiale da rimuo-vere.

Sarà perciò necessario aspettare la caratterizza-zione, per capire quan-to della colmata potrà essere effettivamente tombato. «Il rischio di slogan prematuri» av-verte Danovaro «è delu-dere le aspettative».

Emilia Missione

il governo e il Comune do-vrebbero lavorare in siner-gia». Di diversa opinione è l’altro fratello Bennato, Edoardo, che considera il vittimismo dei bagnolesi il peggior male. «Ai miei con-terranei manca la voglia di reagire. È inutile blandirli».

Non c’è solo l’autocom-miserazione a ostacolare la rinascita, ma anche i debiti accumulati da Bagnoli Fu-tura, società che tra le pole-miche ha ultimato almeno il 65% dei lavori di bonifi-ca. Lo conferma anche l’ex operaio di Italsider Giovan-ni Capasso: «Gli interventi sono stati portati a termine per tre quarti dell’area». «Quelle ditte - spiega Ciac-cio - vanno pagate. 270 mi-lioni per tutta la bonifica sono pochissimi». Della stessa opinione anche Gui-do Iazzetta, redattore del-la Settimana Enigmistica: «Nessun governo potrà mai sostenere una cifra enorme per risanare le acque dove l’Italsider ha sversato sco-rie per 50 anni».

E poi c’è la questione del-la “memoria d’acciaio” dei bagnolesi. Quanto pesano i ricordi sugli ottimisti e sui pessimisti? Con un passato così pesante qualsiasi futu-ro sembra troppo difficile da ricostruire. La storia di Bagnoli lascia anche un’e-redità fatta di morti e di ce-mento perché a fare vittime non c’era solo la fabbrica siderurgica, ma soprattutto la Cementir e l’Eternit.

Nonostante ciò, sono dol-ci i ricordi di chi è nato tra Nisida e La Pietra, lì dove Napoli finisce e comincia Pozzuoli. Per la Soprinten-dente Purchia la vita a Ba-gnoli è condensata in un numero: «È il 57, la cabi-

na che mio padre affittava ogni anno allo stabilimento balneare. Lo ripetevo a tutti per non perdermi». La Ba-gnoli di Edoardo Bennato è la sirena che accompagna-va la bicicletta del padre al rientro dal lavoro, segnan-do la fine dei turni degli operai. Per il fratello Euge-nio, è la madre che apriva le finestre e sentendo l’alto-forno diceva: «Ecco la voce del padrone». «La ruggine copriva non solo tutte le cose - dice il regista Anto-nio Capuano - ma gli stessi bagnolesi».

Non erano pochi quel-li che disattendevano il divieto di fare il bagno in quell’acqua inquinata, tra questi anche Domenico Enrico: «L’incoscienza ci portava a tuffarci sotto il pontile. Prendevamo in af-fitto la barchetta a remi per arrivare a Nisida o a La Pie-tra e lanciarci dagli scogli». Ciaccio, invece, racconta: «Quando a Bagnoli giocavi a calcio, dopo un po’ non riuscivi più a respirare. Era comunque un’isola felice senza delinquenza, perché lavoravano tutti, e anche alle 2 di notte c’era chi man-giava una pizza, di ritorno dal turno». Tra i bagnolesi c’era una certa «signorilità operaia», per dirla come Eugenio Bennato, anche di fronte alla morte. Gli operai della Cementir, dell’Eternit e dell’Italsider morivano ancora giovani di tumore per via dell’inquinamento e delle pessime condizio-ni di lavoro, ma nessuno si poneva il problema di chie-dere più tutele.

A Bagnoli oggi non c’è da rimuovere solo il cemen-to, ma bisogna anche fare i conti con la memoria.

Edoardo Bennato«Ai bagnolesi manca l’energia essenziale: la voglia di reagire»

Rosanna Purchia«Bagnoli ora è un’isola che non c’è, ma può diventare l’isola che c’è»

Bagnoli, la zona da bonificare prevista dal piano di Matteo Renzi

Inchiesta Bonifica, verde, tutela della memoria, riqualificazione della spiaggia, i temi condivisi dai cittadini di Bagnoli

Rilancio,#lavoltabuona? Si vedràIl caso colmataTanti rischiProcedurada definire

Antonio CapuanoI ricordi dell’altoforno«Quella ruggine che copriva anche la gente».

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iori d’arancio al profumo di arte e cultura. È quello che

chiedono gli sposi per il loro ma-trimonio. Al museo Correale di Terranova, a Sorrento, le nozze si organizzano tra quadri e sta-tue,all’interno di un’antica villa nobiliare. Gli sposi possono sce-gliere tra diverse proposte, pub-blicate online sul sito del museo, che dedica una parte ai matri-moni con tanto di regolamento e tariffario. Gli spazi riservati per le cerimonie sono due:la Sala degli Specchi e il Giardino della villa, che per un giorno sono accessi-bili agli sposi e gli invitati senza dimenticare di rispettare le re-gole di comportamento. Per evi-tare di mettere a rischio le opere d’arte, infatti, è vietato il lancio del riso e altro materiale. «Sono gli stranieri, soprattutto ameri-cani e sudamericani a scegliere il museo di Sorrento» spiega Silvia Schiappa, wedding planner pro-

prietaria di Flowers and Confetti, che spesso organizza matrimoni anche nel chiostro di San Fran-cesco che è uno dei monumenti più antichi della città.Sono numerosi i luoghi d’arte che si colorano di bianco per gli sposi in Campania, dal teatro San Carlo al Parco Archeologico di Paestum, passando per la costie-ra amalfitana, fino ad arrivare al Museo di Pietrarsa a Portici. «Or-ganizziamo matrimoni nel Foyer del teatro da tempo, ovviamente quando non ci sono spettacoli in programma» spiega Emanuela Spedaliere del teatro San Carlo sottolineando che i prezzi per l’affitto della sala variano a se-conda del numero di invitati e partendo da un minimo di 3000 euro.Gli sposi non si acconten-tano solo di quadri e statue, cer-cano sempre di più idee origina-li. C’è chi decide di celebrare le nozze circondato da treni. Come al museo di Pietrarsa a Portici. «Ho organizzato un matrimonio lì», racconta Stefano Silvestro proprietario dell’agenzia Studio Eventi 1987, che non nasconde

F

Da Paestum al San Carlo al sito di Pietrarsa, tanta scelta in Campania

Marina Malvestuto

curiosità

Si scrive Cauponia ma si legge osteria. Apre a Pompei il pri-mo archeo-ristoran-te in cui gustare un tipico pasto dell’età romana. Nel locale, fedele ri-produzione dell’ar-chitettura pompeiana di età flavia, il perso-nale è rigorosamente in costume e i piat-ti, serviti in coppe di terracotta, s’ispirano alle ricette del De re coquinaria di Marco GavioApicio. Pagina Fb: Cauponia Pompeii restaurant.

A Pompei

Nasce Cauponia l’archeo-ristorante

Svelato il mistero delle strane presen-ze notturne al Kestè. Sulla pagina Fb del locale di Largo San Giovanni Maggio-re a Napoli tre video ripresi dalle teleca-mere di sorveglianza mostravano ombre e strani movimenti. Nessun fantasma, solo una riuscita cam-pagna di marketing per il lancio di una nuova escape room a tema horror. Per prenotazioni:fb.com/phoboscorp

Napoli Centro Storico

Al Kestè arrival’horror marketing

Poteva diventare il cane più vecchio del mondo. Il suo padro-ne però aveva perso il suo certificato di na-scita. È morta a 30 anni, in Gran Bretagna Mag-gie, la cagnolona la cui storia ha com-mosso il web. Attualmente il record appartiene a Bluey, un Australian catt-le-dog di Rochester, che ha superato i 29 anni.

Inghilterra

Addio Maggiecagnetta da record

La pagina ha più di 200.000 follower, ma è nata solo 13 mesi fa

Alessandro Cappelli

«Per noi, come per tutti, il cibo è gioia». Gian Andrea Squa-drilli, co-ammini-store di Italy Food Porn, un brand nato e cresciuto sui so-cial network racco-gliendo foto e video di «food estremo», ha le idee chiare su cos’è per lui il cibo. E soprattutto sa come renderlo appetibile.Le pagine di Face-book e Instagram di IFP mostrano i piatti migliori dei ristora-tori, anche durante la preparazione, of-frendo molti spunti interessanti ai consu-matori, specialmente ai più curiosi, quelli che vogliono assag-giare sempre nuove pietanze.Interrogato sulla sto-ria e sul successo di

un marchio che con-ta oltre duecentomi-la follower, Squadrilli risponde con l’ener-gia di un 22enne che naviga in un mare di idee e progetti accat-tivanti.Qual è il lavoro dell’amministratore di Italy Food Porn, sei un foodblogger?«Innanzitutto siamo in tre. Io, Egidio Cer-rone che forse già co-noscete con il nome di Puokemed e Co-okie srl, agenzia web leader nel settore ali-mentare. Non ci sentiamo dei foodblogger, o al-meno non in questo

Egidio e Gian AndreaCon la Cookie srl gestiscono la paginaItaly Food Porn

VENERDÍ 29 APRILE | pagina 4

Sposi al museoÈ bello dirsi sìnei luoghi d’arte

Per Napoli a Sorrento molte richieste anche dall’estero

progetto. Ci definia-mo divulgatori di un’estetica estrema del food, quello da mangiare con gli oc-chi». Cosa ha portato tut-ti questi follower alla pagina?«Italy Food Porn na-sce per svago, non immaginavo questo successo. Sicura-mente la costanza e la grinta hanno gio-cato un ruolo deci-sivo: posso lavorare anche di notte per IFP. Adoro quello che facciamo e non mi pesa, e poi ho solo 22 anni, sono decisamente soddi-sfatto»Si moltiplicano i programmi televisi-vi, talent show e siti internet che apro-no una finestra sul-la cucina, cosa ne pensi?«Sono gli anni del food, è chiaro. A volte torno a casa e

Matrimonio al chiostro di San Francesco a Sorrento

Il co-amministratore Squadrilli: «Non immaginavamo tanto successo»

Italy Food Porn lancia il “cibo estremo”

di aver incontrato qualche diffi-coltà nella richiesta dei permessi al Comune e alla Soprintenden-za dei beni culturali,per l’utilizzo delle sale del museo.Più recente è l’accordo tra il sito Archeologico di Paestum e il Co-mune di Capaccio che consente di svolgere matrimoni civili nel Palazzo vescovile e nel piazza-le, vicino l’area archeologica. La decisione arriva dopo l’annuncio del direttore del Parco, Gabriel Zuchtriegel, di mettere gli scavi a disposizione degli sposi. Una scelta che ha scatenato la re-azione degli storici dell’arte, che

hanno mostrato preoccupazio-ne per il patrimonio culturale, in caso di eventi con numerosi visi-tatori all’interno del parco. Il ma-trimonio nei luoghi d’arte non è una novità. La Legge Ronchey, nel 1993, permetteva ai privati di affittare luoghi culturali pub-blici. Nel 2004 è stato introdotto il Codice dei beni culturali che ne disciplina l’affitto. Un’oppor-tunità che potrebbe trasformarsi in una soluzione per valorizzare il patrimonio culturale, facendo incontrare pubblico e privato, e puntare su una sinergia tra cul-tura e matrimonio.

trovo mia madre sul divano mentre guar-da un episodio di Masterchef. Io prefe-risco scendere, man-giare un paio di ham-burger e condividere l’esperienza con i fol-lowers di Italy Food Porn»Negli ultimi anni, sempre più spesso, si fa ricorso a diete dimagranti che sem-brano delle missioni impossibili, men-tre Italy Food Porn mostra pietanze ad

altissimo contenu-to calorico. Senti di nuotare controcor-rente?«A una grande rispo-sta corrisponde una grande domanda. E tutto ci dice che le persone, almeno una volta a settimana vo-gliono concedersi un grande “sgarro”. E noi siamo pronti a dar loro tanti sug-gerimenti per quella serata di gioia pura. Perchè il cibo è quel-lo, una gioia»

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Alcune delle 12 auto Amicar presentate la settimana scorsa a Piazza del Plebiscito

Napoli più smart Il Car sharing oggi è elettrico

omodo, veloce, economico. Dal 1° maggio il car sharing

sbarca anche a Napoli grazie ad AmiCar, finalmente si apre all’ombra del Vesuvio un merca-to che in Italia da tempo non è più un tabù. Diciotto operatori, 6.000 veicoli che servono ogni giorno più di 500.000 utenti di 12 città (tra cui Roma, Milano, Firenze e Torino), si tratta di «un cambiamento di abitudini e di cultura irreversibile, anzi di buon senso» ci spiega Sergio D’Angelo, direttore del gruppo Gesco im-prese sociali, che ha lanciato la scommessa insieme all’associa-zione Napoli intelligente, l’asses-sorato alla Mobilità del comune e il Ministero per l’Istruzione, l’Università e la Ricerca. A di-sposizione di cittadini e turisti 12 automobili elettriche da usa-re senza esserne i proprietari, e che quindi potranno prelevare, guidare e parcheggiare gratuita-

mente anche in ZTL. Senza arro-vellarsi troppo: «le auto si ricari-cano in meno di due ore, hanno un’autonomia di circa 110 km, e se arrivassimo a 100 sarebbe la svolta, abbattendo l’1,7 milioni di automobili che circola in città ogni giorno» aggiunge D’Angelo, spiegandoci il funzionamento di AmiCar. «Le auto si potranno prenotare attraverso un’app sca-ricabile da smartphone (oppure su www.amicarnapoli.it), il ser-vizio si attiva con un’apposita tes-sera, ritirabile presso totem inte-rattivi: appoggiandola sul lettore a bordo della colonnina, l’auto si sblocca». AmiCar partirà con una fase iniziale di sperimentazio-ne a tariffa gratuita - cinque per ora i punti di prelievo (Maschio Angioino, Museo Archeologico Nazionale, parcheggio Brin, via Nuova Poggioreale e piazza degli Artisti al Vomero), ma D’Angelo puntualizza che «a regime le ta-riffe saranno comprese tra 0,22 e 0,35 centesimi, poi le adatte-remo alle diverse fasce orarie, i periodi dell’anno e le modalità di utilizzo». Della flotta fanno par-

La scommessa Amicar: «Il servizio sarà gratuito, presto altri concorrenti»

Davide Uccella

curiosità

Una console stori-ca. In commercio dal 2005, la Xbox 360 ha emozionato milioni di giocatori in tutto il mondo. Dopo dieci anni di onorato servizio, la Microsoft ha deciso di sospenderne la pro-duzione. Si continue-ranno però a vendere quelle ancora dispo-nibili. Resteranno invece at-tivi i servizi online.

Microsoft

Ritirata la console che ha fatto storia

Alessandro Resta,un ginecologosempre in trincea

Antonio Buonansegna

è un’ espres-sione con la

quale i medici che praticano l’interru-zione volontaria di gravidanza (IVG) sono soliti descri-versi. Si definiscono “medici negri”. Emar-ginati dai colleghi obiettori, spesso tac-ciati di immoralità. La colpa? L’osservan-za della legge 194/78, che ha introdotto in Italia l’interruzione volontaria di gravi-danza. Il ginecologo napoletano Alessan-dro Resta, 59 anni, è uno di questi medici. «Dal 1986 ad oggi ho eseguito 30.000 aborti. Moralmente ognuno può avere le sue idee ma un me-dico deve rispettare innanzitutto le leggi dello Stato».

Il Consiglio d’Euro-pa si è pronunciato in maniera critica: in Italia è troppo dif-ficile abortire. In che modo viene compro-messo questo diritto? «Il problema è rap-presentato dall’ac-cesso ai servizi. A Na-poli l’Ospedale San Paolo effettua 5 se-dute di IVG alla setti-mana. Il Loreto Mare solo 3, così come il Policlinico. In media vengono effettuati 6 interruzioni di gravi-danza per ogni gior-no di seduta. L’uten-za da coprire è vasta e le strutture sono poche. Si aggiunga la

capillare obiezione di coscienza, che tro-vo vergognosa, tra-ducendosi quest’ul-tima nella negazione di un diritto». Spesso si è soliti di-menticare che l’a-borto è un intervento chirurgico. «Assolutamente. Ri-cordo spesso alle donne che l’interru-zione di gravidan-za è un intervento e presenta una serie di possibili effetti colla-terali anche con l’u-tilizzo della pillola. E’ fondamentale, per questo, contrastare la piaga degli abor-ti clandestini che, pur non conoscendo personalmente, pre-sumo sia fiorente».Immagino non sia facile per una donna fare questa scelta. «Rinunciare ad una gravidanza non è mai facile. E’ una scelta contraria all’ istinto riproduttivo

Sarebbero oltre 20.000 gli aborti clandestini in Italiall 90% al sud

C’

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Dal 1° maggio le prime 12 auto tra Vomero e centro

te anche auto utili al trasporto di disabili, nell’ottica di un pro-getto di mobilità integrata e so-stenibile, orientato al futuro. Un punto su cui D’Angelo ha le idee chiare: «Con un po’ di coraggio e incoscienza, abbiamo fatto un investimento che entro sei mesi ci porterà a 24 auto. Penso che miglioreremo anche la vita di tassisti e trasporto pubblico de-congestionando il traffico, spe-riamo che presto altre imprese si lancino in questa avventura».

Ma non mancano i soliti ostacoli, per chi fa innovazione: «siamo i primi in Italia a puntare su un car sharing totalmente elettrico con auto senza chiavi, ma il gap in infrastrutture e servizi smart mo-bility costerà almeno 40 miliardi da qui al 2020. Il Comune ci ha dato una mano, ma serve un so-stegno pubblico, una politica du-ratura in favore di imprese come la nostra». Insomma: la partita è aperta, ma stavolta passa anche per Napoli.

Una notizia che farà piacere ai golosi.Una ricerca delle uni-versità di Edimburgo e Cambridge ha rive-lato che il cioccolato fondente è il miglior rimedio per l’inson-nia. Ciò è dovuto all’alto contenuto di magne-sio che rafforza il si-stema immunitario, regola l’orologio bio-logico e la sintesi pro-teica e contribuisce alla formazione sche-letrica e muscolare.

Alimentazione

La cioccolata batte l’insonnia

Un occhio verde ac-qua, l’altro azzurro cielo. Unico nel suo genere Alos, il gatto di Van che dalla Turchia ha fatto il giro del web. La sua “eterocromia” non ne disturba le ca-pacità visive ed è do-vuta a una carenza di melanina. In più un manto bianco e mor-bido. Il proprietario Burcu Kaynac ha de-ciso di pubblicarne le foto in internet.

Turchia

Ecco il gatto più bello del mondo

femminile. Tale de-cisione arriva a se-guito di un intenso travaglio interiore. Nell’atto istruttorio che precede l’opera-zione emerge spesso il disagio quotidiano vissuto dalle donne. L’interruzione di gra-vidanza è a volte il punto di arrivo di un percorso fatto di vio-lenze e soprusi. Per queste donne aborti-re significa fuggire da un tunnel dal quale potrebbero uscirne senza vita». Cosa suggerirebbe

a chi è responsabile delle politiche sani-tarie? “Il grosso problema è tenere aperti i cen-tri di interruzione. Io faccio parte di un progetto iniziato nel 1978. La mia preoc-cupazione è rivolta alle prossime gene-razioni di medici. Sarebbe utile, a mio avviso, valutare un percorso privilegiato di impiego per il per-sonale non obietto-re, altrimenti a farne le spese saranno le donne”.

La Storia L’interruzione volontaria di gravidanza (IGV) negata a Napoli

«Io, medico negro per rispettare la 194»

C

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l braccio meccanico si abbassa e riporta a terra Francisco Bosoletti. Da 5 giorni sospeso a pochi

centimetri dalla facciata la-terale della Basilica di Santa Maria della Sanità, il muralista argentino ha appena finito di dipingere i volti di due ragazzi del Rione che hanno sconfitto insieme una terribile malattia. Alto più di 10 metri, Resis-ti-a-mo è il primo murales in Italia realizzato su una chiesa e l’ul-timo esempio di come la street art stia trovando terreno fertile a Napoli. Non che il capoluogo campano fosse estraneo al fe-nomeno, ma negli ultimi anni sono opere dal carattere mo-numentale a diffondersi tra le strade del centro storico e della periferia partenopea. Sin dagli anni ottanta la città è stata tela per artisti napoleta-ni, italiani e stranieri; firme fin troppo numerose da elencare per descrivere la ricchezza di quei vicoli una volta battuti dai Caravaggio e dai Kaith Haring ed oggi ornati da muralisti pro-venienti da tutto il mondo.Al Rione Sanità l’associazione Il fazzoletto di Perle, con l’appog-gio del Comune e della Fon-dazione San Gennaro, ha stra-volto l’aspetto della sua piazza principale con due commissio-ni dalle dimensioni maestose. Resis-ti-amo era infatti stata preceduta da Luce, l’opera del-lo spagnolo Tono Cruz che illu-mina l’intera parete del palazzo di fronte alla Basilica con i volti dei bambini del quartiere. Anche a Materdei, ancora una volta per iniziativa di un comi-tato, sono nate tre opere tra le quali spicca un’enorme Parte-nope sulla salita San Raffaele. Dall’alto dei suoi 15 metri, la sirena simbolo della città si co-lora delle eleganti vesti floreali tratteggiate dall’argentino Bo-soletti, trovando altro spazio lontano dagli scogli di Castel dell’Ovo dove (la leggenda vuo-le) era arrivata in lacrime dopo che Ulisse aveva rifiutato il suo amore. Da salita San Raffaele si arriva a piedi a via Imbriani. Il primo palazzo sulla destra

I

è quello dell’ex Ospedale Psi-chiatrico, oggi adibito a centro sociale. Senza l’appoggio di al-cuna istituzione, Blu, fuoriclas-se anonimo di Senigallia tra i 10 street artist più importanti del mondo secondo il Guar-dian, ha sfruttato le proporzio-ni dell’edificio per riportare alla memoria il dolore e la dispe-razione che abitavano i vecchi manicomi. Quattro i personag-gi ritratti nell’opera, due quelli più imponenti: un umanoide dal volto verde di rabbia, con la bocca contorno di una finestra dell’ex OPG, che grida a squar-ciagola quasi a dar fiato alle urla soffocate tra quelle quattro mura; poi un altro viso affranto,

quello rosso di un prigioniero che si dimena bloccato da una camicia di forza.Ma sulla tappezzeria della città trovano spazio anche le rappre-sentazioni mitiche della fede religiosa e di quella pagana di un popolo intero. Scolorito e abbandonato nei Quartieri Spagnoli, uno dei primi mura-les giganti d’Italia aspettava di essere restituito alla sua gran-deur. Ci ha pensato l’artista e artigiano Salvatore Iodice a re-staurare il lavoro di Mario Filar-di che nel 1990 volle omaggiare Diego Maradona e il secondo scudetto del Napoli. Un’opera-zione di recupero e salvataggio considerando che il volto ori-

ginario del dios del pallone era stato sfigurato da una finestra abusiva. Come da tradizione, anche nel-la street art il profano si mesco-la al sacro: alle porte di Forcella, tra Spaccanapoli e via Duomo, sulla stessa strada dov’è con-servato il sangue del protettore, appare il San Gennaro di Jorit Agoch. Oltre 15 metri d’ispira-zione caravaggesca, nella tec-nica pittorica come nei tratti somatici, modellati sulla fisio-nomia di persone comuni. «È il volto di un camorrista!» hanno accusato i più sospettosi, no-tando una somiglian za con il boss Nunzio Giuliano. In realtà, a fare da modello per

La tendenza Dalla Sanità a Ponticelli, da Bagnoli al centro storico, passando per Materdei, le nuove opere della strada si moltiplicano

Bosoletti al lavoro su Resis-ti-amoalla quartiere Sanità

Antonio Esposito Antonio Lamorte

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Viaggio nella street artI murales che colorano Napoli

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l’opera (patrocinata dal Museo del Tesoro di San Gennaro e la Real Cappella del Tesoro con il Comune e l’osservatorio sulla creatività urbana Inward) è sta-to un operaio napoletano di 35 anni di nome (per l’appunto) Gennaro.Le due strisce rosse con cui Jo-rit marchia i suoi ritratti appa-iono anche lontano dal centro storico, a Ponticelli, dove Ael: tutt’eguale song e’criature è sta-to il primo dei lavori che hanno trasformato il Parco Merola nel parco dei murales. Grazie alla collaborazione di aziende private e terzo settore, il complesso in Via Imbriani ospita oggi quattro opere, che diventeranno presto otto. A le-garle un unico fil rouge: i bam-bini. Intenso e mimetico, padro-neggia l’ingresso del parco il viso della giovanissima rom disegnato da Jorit che rimanda al ricordo dell’incendio di un campo avvenuto sette anni fa proprio nella periferia est del capoluogo campano. Da un altro stabile di cinque piani che domina un campetto di calcio fatiscente, con le ma-gliette di Napoli e Argentina, i due bambini giganteschi di Rosk&Loste si contendono un pallone. L’importanza del gioco come diritto per i più piccoli compa-re anche nell’enorme joystick di Zed1 mentre è un invito alla lettura Lu Cunto de li Cunti di Mattia Campo Dall’Orto che, citando Giambattista Basile, ritrae i volti della comunità del

parco.Ai bambini (ma non solo) è in-dirizzata la favola di 20 metri che spunta a piazzetta Bagnoli sul muro dell’ex Italsider. Ispi-rati allo stile di Jacovitti, i prota-gonisti cartoneschi e stralunati realizzati dall’associazione Be-reshit sono quelli di Pinocchio. Mangiafuoco, i gendarmi, il grillo parlante, il gatto e la volpe sono i personaggi che muovo-no l’accusa alla classe politica e alle sue bugie sulla rinascita del quartiere. Grazie alla sensibili-tà dei cittadini e a quella delle istituzioni, l’arte della strada è oggi considerata alla stregua di quella più canonica. Esem-plare è il caso della Madonna con pistola di Banksy in piazza dei Gerolamini, unico stencil in Italia dello street artist più famoso al mondo. Un primato che ha raccolto più di settemila firme per scongiurare la sorte delle altre tre opere napoletane dello stesso artista, coperte ir-rimediabilmente. Episodio più unico che raro, è stato infine un privato cittadino a porre una teca di protezione. Non è New York, e nemmeno Berlino o San Paolo, ma a Na-poli l’iniziativa popolare e l’ap-poggio delle istituzioni stanno dando vita ad una fioritura mo-numentale senza precedenti dell’arte di strada. Da vandali-smo ad attrazione turistica, da scarabocchio illegale a riqua-lificazione urbana, la street art sta continuando a ridisegnare il paesaggio cittadino e ad ag-giungere nuove sfumature alla città dei mille colori.

Il misterioso Blu, l’argentino Francisco Bosoletti, l’italo-olandese Jorit Agoch e tanti altri gli artisti che lavorano nel capoluogo campano

Dagli anni ottanta, ai margi-ni del capoluogo campano fu attivo «il più prolifico mura-lista del mondo» secondo il Warburg Institute di Londra. Scomparso nel 2005, Felice Pignataro portò a Napoli la street art, realizzando circa 250 opere, disegnate sulle superfici più varie ma dimez-zate negli anni dalle intem-perie. Tra le meglio conser-vate ci sono quella disegnata al Quadrivio di Arzano con un gruppo di esiliati cileni, quelle all’interno dell’ITIS Galileo Ferraris e quelle nel-la sede del GRIDAS. Fonda-ta da Pignataro nel 1981 con Mirella La Magna e Franco Vicario, l’associazione in via

Monterosa a Scampia inten-deva avviare un progetto che stimolasse la crescita e lo sviluppo della società anche attraverso l’arte. Spesso pen-sate per e con i più piccoli, le attività promosse entrarono nelle scuole diventando dei veri e propri laboratori. Alla metro di Piscinola (battez-zata in suo onore FELImetrò) si trovano oggi riproduzioni delle sue opere, che non fu-rono solo murales, ma anche linografie, sculture in legno, quadri, mosaici e pirografie. Pignataro fu maestro e arti-sta, sempre attento e sensibi-le alle ingiustizie sociali.

A.E. e A.L.

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In alto Lu Cunto de Li Cunti di Mattia Campo Dall’Orto e A Pazziella mman e’ criature di Zed1 al Parco Merola di Ponticelli

Tutto cominciò a Scampia: la storia di Pignataro

Il maestro Felice che fondò Gridas

In senso orario a partire dall’alto: Ael: tutt’eguale song e’criature di Jorit Agoch al Parco Merola di Ponticelli; Chi è vuluto bene non s’o scorda di Rosk&Loste al Parco Merola di Ponticelli; Pinocchio dell’associazione Bereshit a Piazzetta Bagnoli;Parthenope di Francisco Bosoletti a salita San Raffaele, Materdei; Gennaro di Jorit Agoch a via Duomo; Blu mentre com-pleta la sua opera sulla facciata dell’ex OPG a via Imbriani, Materdei

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Band, etichette e club musicali: prende forma così la scena indie

I talent maiLa provocazione di Rua Catalana «Non ci attraggono questi show freddi»

viello, Carlo Ciervo; dopo due Ep di preparazione hanno sfornato a Novem-bre il loro primo album “Island Tales”. In merito ai talent Marco afferma: «Co-nosciamo la realtà di questi show e non ci attrae. Sono freddi, si cantano canzoni famose arrangiate ad hoc per attirare il pubblico, ma lasciano il tempo che tro-vano. Lì si cercano cantan-ti che hanno una bella voce ma non sanno come sfrut-tarla: gli mettono attorno una band, gli scrivono il pezzo, il testo, gli organiz-zano il tour, Sanremo. Ma è tutto finto». L’album è stato prodotto dalla Octopus Re-cord, etichetta indipenden-te fondata nel 2007 da Giu-seppe Fontanella e Renato Minale dei 24 Grana. «In-tendo l’etichetta come una grande famiglia, questo av-viene meno nelle major che eliminano l’aspetto umano per quello commerciale»

spiega il produttore. La po-litica della Octopus Record va verso la produzione arti-gianale evitando il percor-so industriale e rendendo il supporto fisico unico.

Alessandro Massara, presidente della Universal Italia, sottolinea però che «nella top ten delle vendite non c’è nessun artista indi-pendente. È ora di ricono-scere che le tanto bistratta-te case discografiche danno un valore aggiunto: servizi e supporti per la realizza-zione dei contenuti e la loro distribuzione che fanno la differenza». I talent, figli del mercato commerciale italiano, cercano però di trasformare la scena indie in mainstream, convenzio-nale. Enigmatico il prece-dente di Andrea Appino, leader degli Zen Circus. Nel dicembre del 2015 il cantante venne contattato dallo staff di The Voice per partecipare alle selezioni

del programma. Il risultato fu una piccata risposta dal-la sua pagina Facebook. «I talent sono specchietti per le allodole che portano i ragazzi a non percorrere la tradizionale gavetta al fine di scoprire un percorso di crescita più personale e concreto» postò Appino.Il cambiamento di gusti e consumi musicali nella nostra regione è riscontra-bile dall’andamento posi-tivo dei club campani che supportano questa scena. Tra le realtà più floride lo SMAV a Santa Maria a Vico. «Spingiamo avanti un mo-vimento. Per il prossimo anno vogliamo creare una scena campana che parta dallo SMAV» spiega il di-rettore artistico Alessandro Affinita. Le band locali non sono alla ricerca di parteci-pazioni tv ma preferiscono salire sui palchi dei piccoli club dove sudore e musica si confondono nell’aria.

Per Universal «Nessun artista auto-prodotto è al top delle vendite». «I talent sono specchietto per le allodole» dice Andrea Appino, artista notatoda The Voice.

Indie RockUn genere esploso negli anni 2000

i sono due pos-sibili strade da percorrere per una band che vuole emerge-

re dalla mediocrità. La pri-ma, più in voga, riguarda i talent come X Factor, Amici o The Voice, grandi con-tenitori musicali che se-guono le regole dello show televisivo con lo scopo di creare la perfetta boyband. La seconda strada è quella intrapresa da gruppi che attraverso circuiti più pic-coli provano a raggiungere la maturità, ritagliandosi uno spazio nel panorama indipendente italiano.

Cosa succede quando in Campania si scontrano due realtà così differenti? No-nostante le major dettino ancora legge nella classi-fica di vendite di dischi, la Campania è riuscita a cre-are una sua scena indipen-dente. Le piccole etichette sono in crescita, alla ricer-ca di un progetto musicale diverso. Tra le tante band che cercano gloria, a Na-poli colpisce il percorso di una piccola orchestra acu-stica formatasi nel 2009, la Rua Catalana, composta dai musicisti Leonardo De Stasio, Corrado Ciervo, Vit-torio Coviello, Marco Co-

Il precedente

Andrea Appino Il leader degli Zen Circus nel 2015 ha rifiutato la suapartecipazione a The Voice

C

ale su per Toledo e arriva al cuore dei vicoli. Mamma

Quartieri è l’esordio da solista di Raffaele Giglio. Dopo quattro al-bum nella band The Gentlemen’s Agreement e il tour teatrale nello spettacolo Dignità autonome di

prostituzione, l’autore racconta oggi le storie pittoresche e miste-riose del ventre di Napoli. Viene da due anni vissuti nei Quartieri Spagnoli la musica di Giglio che sociologicamente ha indagato in quell’esperienza e ar-

tisticamente l’ha modellata. Femminielli, mariuoli, santi di cartapesta e giovani rom popola-no i testi scritti in napoletano con la collaborazione di Salvatore Pa-lomba, paroliere di Sergio Bruni. Ispirato da Murolo e da Bovio, da

La Pelle di Malaparte e dal teatro di Viviani, l’album intreccia la tra-dizione partenopea all’habanera, al western dub e alle ballate gipsy. Un lavoro edito da Full Heads ed Apogeo Records e registrato al Sa-nità music Studio, nella Basilica di San Severo. Tra madonne, i bassi e una chitarra.

Emergenti

Il produttore

Giuseppe FontanellaChitarrista dei 24 Grana. Nel 2007 con R. Minale ha fondato la Octopus Record

Quartieri Spagnoli, sbocciano le canzoni di Giglio

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Giuseppe Di Martino

Antonio Lamorte

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embra di ascoltare una band al completo, invece, sono

“solo” i Blindur, un duo napoleta-no con un ampio set up che com-prende chitarre acustiche ed elet-triche, banjo, glockenspiel e tanto altro. Un mix inedito e apprezza-

to, tanto da ricevere 3 premi in 3 mesi: Fabrizio De Andrè, nella sezione Canzone d’autore, Busca-glione e Tempesta). Tutto merito di Massimo De Vita e Michelange-lo Bencivenga. Cantautore e pro-duttore il primo, polistrumentista

il secondo. Il sound trae ispirazio-ne dall’universo new folk, indie e post rock di radice islandese e ir-landese, i testi, invece, apparten-gono alla tradizione cantautorale italiana. L’amore per il Nord Eu-ropa si intuisce già dal nome del

gruppo, di origine islandese, che significa “cieco”. In pochi anni la band ha raggiunto un grande suc-cesso nel panorama indipendente collezionando più di 100 concerti tra Italia, Belgio, Islanda, Francia e Irlanda. L’ultimo singolo “Foto di classe” è rientrato tra i 16 finalisti del Festival «Musicultura».

EmergentiBlindur, un duo come una band. Sognando l’Islanda

S

il ritratto di una insolita città“La Buona Uscita” Il 5 maggio esce il film d’esordio di Enrico Iannaccone girato tra Bagnoli, Edenlandia e Suor Orsola

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Teatro Festival(dalla prima) Davide Uccella

Su tutte, secondo le prime indiscre-zioni, uno spettacolo di impegno civi-le con una compagnia di attori immi-grati, scelti dai centri di accoglienza italiani. A dirigerli dovrebbe essere lo stesso direttore italo-belga della kermesse, un nome di spicco del tea-tro-show a livello mondiale, inventore negli anni ‘80 del leggendario Cirque du Soleil. Solo nel 2015 ha calamitato oltre tre milioni di spettatori in tutto il mondo, per un totale di 80 milioni in 30 anni di carriera: tutto merito della sua idea di teatro che, partendo da simboli e spazi quasi onirici, valorizza l’attore nei suoi gesti, le sue acrobazie, con uno stile che combina musica, scultura, pittura e tecnologia. Tra i nomi che dovrebbero essere coinvolti nel programma - che sarà illustrato in una conferenza stampa istituzionale a Roma ai primi di maggio -, anche Emma Dante, Eugenio Barba e Asca-nio Celestini. Come da tradizione, grandissimo spazio a protagonisti internazionali: potrebbero arrivare a Napoli l’attore e disegnatore sudafri-cano William Kentridge - inventore di mondi visionari popolati da pupazzi e animazioni - oltre allo statunitense Peter Sellars, artista irriverente e pro-vocatorio dall’animo punk, capace di offrire radicali attualizzazioni dei classici. Grande attenzione sarà data anche agli artisti emergenti del terri-torio come il gruppo musicale Foja, in un cartellone che si prospetta all’inse-gna dell’unconventional. Tra le loca-tion al vaglio non soltanto i numero-si teatri cittadini, ma anche il Museo Diocesano, l’Arena Flegrea e la grotta di Seiano: si rinnova così l’ambizione di portare il teatro dove non c’è.

Anna Capasso

film. Sono simboli della libertà, ma anche del terrore che si pro-va davanti ad essa e della conse-guente solitudine di chi non ha una solida struttura emozionale».

Tra le location più curiose c’è il parco di divertimento di Eden-landia, attualmente ancora chiu-so ala pubblico. «Le scenografie - spiega il regista - erano tutte ro-vinate dalla natura: alberi caduti e erba che cresceva dappertutto. È servito a dare un po’ di surrea-lismo alla storia». Il parco giochi diventa il regno dell’assurdità dove si muovono gli affari loschi del ricco imprenditore Marco Macaluso, interpretato da Mar-co Cavalli. Ricco di simbolismo è anche il Mausoleo di Posillipo che evoca una scena onirica. «È una struttura decadente - spie-ga il regista - che simboleggia il declino sessuale della prota-gonista Lucrezia Sembiante». A interpretarla è Gea Martire, nel film una professoressa dalle pul-sioni ninfomani che si ribella al suo giovane amante, tentando di vincere le sue angosce: solitu-dine e vecchiaia. Nella pellicola s’incontrano personaggi di va-ria estrazione sociale: accanto al ricco imprenditore chiuso nella sua torre d’avorio a Marechia-ro stride la figura del macellaio messo in crisi dalla mancanza di

soldi. «Ho fatto di tutto per met-termi alla prova a livello di regia, girando persino una lunga scena quasi direttamente in mezzo al traffico», racconta Iannaccone. Oltre agli interni dell’Università Suor Orsola Benincasa, «La Buo-na Uscita» gioca con la Napoli elegante di Posillipo, con un’af-follata Piazza dei Martiri e con il pontile di Bagnoli, un luogo che il regista adora per la sua dimensio-ne metafisica. Non sono mancati rocamboleschi imprevisti duran-te le riprese. «L’unico luogo dove non sono riuscito a girare - spiega Iannaccone - sono i binari di Pie-trarsa. Proprio lì avevo immagi-nato l’ultima scena del film».

Gea Martire, la protagonista del film. L’attrice interpreta la professoressa Lucrezia che per sfuggire alla solitudine, si accompagna con un giovane amante.

Paola Coronana Napoli che non sembra Napoli. Le scene de «La

Buona Uscita», film d’esordio di Enrico Iannaccone, mostrano la città in una veste inusuale, lon-tana dall’iconografia tradizio-nalmente trasmessa spesso dal grande schermo. Il Mausoleo Schilizzi, il parco divertimento Edenlandia e il pontile di Bagnoli fanno da sfondo a una storia che scava nel cinismo di una borghe-sia non ideologizzata, ma gretta nelle relazioni interpersonali.

La pellicola, prodotta da Mad Entertainment, è un puzzle di luoghi affettivi, per il regista na-poletano, e suggestivi, per lo spettatore. «È il mio omaggio al panorama flegreo racchiuso nel piano sequenza di un tramonto invernale sul pontile di Bagnoli», spiega Iannaccone.

Già premiato, nel 2013, a soli 23 anni con il David di Donatello per il corto «L’esecuzione», il giovane regista rende il suo film un gioco a specchi: ogni luogo rinvia a una storia, a uno stato d’animo. La scelta dell’ambientazione sposa il panorama immaginifico nella visione di Iannaccone con l’ambi-valenza delle sensazioni trasmes-se allo spettatore. «L’orizzonte e il mare aperto - racconta il regista - sono ricorrenti nelle scene del

La mostra

Alessandra Caligiuri

Scatti sulle strade da Napoli a Idomeni

Uha organizzato una mostra nell’ex bar della sede centrale della Federico II.

Appena arrivato al campo profughi ricorda che «per la prima mezz’ora non sono riuscito a parlare, ho solo scattato». Stefano pensa che sia un tradimento chiudere le frontiere «perché l’Europa è nata per includere». Parti-re, per lui «è quasi un dovere quando fai attivismo politi-co, vuol dire fare qualcosa di più del semplice corteo». Un viaggio di 14 ore: da Napoli a Bari, poi in nave a Igoume-

nitsa e infine Idomeni. Ma per Stefano, il viaggio è sta-ta un’opportunità: «Avendo uno strumento e una passio-ne. Volevo andare lì e portare una testimonianza di quello che ho visto. Ho ascoltato i profughi. Mi dicevano: siamo persone, aiutateci a superare i confini, non lasciateci qui per mesi».

Il giovane racconta che gli attivisti sono stati visti come una speranza: «Pensavano che noi gli aiutassimo a pas-sare le frontiere». Nelle sue foto ci sono molti bambini, perchè, spiega: «Sono l’uni-ca cosa che smuove il cam-po, mentre gli adulti sono depressi, non escono dalle tende, non sanno che gior-no è». Su inchiostronline.it la gallery.

n bambino che cammi-na in mezzo al fango.

È la prima cosa che Stefano ha fotografato a Idomeni, sul confine tra la Grecia e la Ma-cedonia.

Stefano, 22 anni, studia Beni Culturali ed ha parteci-pato a Over the Fortress. La carovana di aiuti umanita-ri della rete di centri sociali Global Project, che Stefano spiega così: «Over the fortress perché è andare oltre la for-tezza costruita dai potenti d’Europa». Al ritorno Stefano

In un’esposizione fotografica l’attivista partenopeo Stefano Di Stasio racconta il suo emozionante viaggio

Una foto di Stefano Di Stasio

U

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Carolina Mautone

Aspettando Gomorra 2Beatrice Dondi, blogger tv:«Funziona perchè racconta il male universale»

Tanto successo ma anche tante polemiche. «Il successo sta nel rac-contare il male assoluto, quel male universale che non è solo quello della ca-morra, c’è dovunque. In Gomorra non ci sono buo-ni e cattivi, non c’è inferno o paradiso. Le polemiche non hanno ragion d’essere perché il racconto va ol-tre il contesto napoletano. È ovvio, però, che non si può pensare che Scam-pia sia altrove. Ma ne-anche pensare che Na-poli sia solo Scampia».Dove finisce la fiction e dove inizia la realtà?«In Italia siamo abituati a parlare di mafia, ‘ndran-gheta e camorra. Sono temi che ci toccano da vicino. La Rai porta in tv storie di eroi dei nostri tempi ma ben venga con-frontarsi anche con storie diverse, in cui non per for-za l’onore e il dovere trion-fano sulla criminalità».Non salva niente delle produzioni Rai?

«In Rai sembra che non si riesca a raccontare una storia che non sia ispirata a un personaggio realmente esistito. Dovendone salva-re una dico Io non mi ar-rendo, la fiction con Beppe Fiorello nei panni del po-liziotto Roberto Mancini.»Il suo personaggio preferi-to in Gomorra?«Donna Imma interpreta-ta da Maria Pia Calzone. Un personaggio femmi-nile forte e centrale. Sono donne che ci sono, eppure quando L’Espresso andò a Scampia a chiedere alla gente, ci rispondevano che personaggi come Don-na Imma non esistono».Tutti elogiano Gomorra. Un difetto?«La mia paura è che dopo un po’ non abbia più nien-te da dire. Temo tantissi-mo le seconde stagioni. Gli sceneggiatori che han-no portato a casa un buon prodotto dovrebbero avere il coraggio di passare ad altro, senza sentirsi obbli-gati a cavalcare i successi».

«La risposta italiana a Bre-aking Bad». Così l’Hollywo-od Reporter ha definito Gomorra - La serie. Dopo il consenso di critica e pub-blico in Italia, la serie di Sky è stata venduta in più di 70 paesi. Un successo inedito per una produzione italia-na. «Un caso raro, perché in genere in Italia si fa il contrario: vediamo una se-rie bella, la compriamo, la peggioriamo e la mandia-mo in onda», dice Beatrice Dondi, giornalista de L’E-spresso e blogger esperta di televisione per L’Huffington Post. Parliamo di Gomorra in attesa della seconda sta-gione che andrà in onda dal 10 maggio su Sky Atlantic.Gomorra è sullo stesso piano delle grandi produ-zioni internazionali?«Si, per regia, interpreti e budget. Ma il successo sta soprattutto nella qualità della scrittura. Poche se-rie hanno la battuta giusta sempre al momento giu-sto. Gomorra ci riesce».

Beatrice Dondi

EmergentiGli Scontati: metti una sera a cena Conte e Kruger

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all’incontro di Lorenzo Kru-ger, frontman dei Nobraino,

e Giacomo Toni, autore, cantante e pianista swing per la Novecento band, nasce il progetto Gli Scon-tati. Il duo nato per far conoscere ai più giovani Paolo Conte, ha pre-

sentato rewcentemente il primo disco di inediti, Studi Interrotti, prodotto dall’etichetta Martelabel.Fortissimo l’influsso del cantauto-re astigiano sulla loro produzione: spensieratezza e profondità, ritmo e virtuosismi musicali, questi gli

ingredienti principali. Il disco, presentato nei club più importanti d’Italia, propone sette canzoni ritrovate, come raccon-ta lo stesso Kruger: «Durante la ristrutturazione di un albergo a Cesenatico viene ritrovata una

cartella con testi e spartiti che probabilmente era stata smarrita anni prima e che nessuno aveva mai rivendicato». La leggenda vuole che quei testi siano appartenuti ad un collabo-ratore di Paolo Conte. Alla fine del tour le strade di Kruger e Toni si divideranno.

D

Giuseppe Di Martino

a prima web serie in Italia con una mis-

sion formativa punta sul crowfunding. Starwarp, progetto del Suor Orsola, ha dato il via alla raccolta fondi, affidandola a uno dei maggiori esperti in Italia, il Maurizio Imparato. Si pun-ta a ottenere seimila euro entro il 28 maggio, sca-denza imposta da Eppela, portale di finanziamento collettivo a cui si è rivolto il team composto dal regi-sta Sergio Scoppetta, dal produttore Fabrizio Cotini, dalla storyteller Giovanna D’Alessandro e dalla social media manager Federica De Caro. La puntata zero è stata autoprodotta, ma la prima stagione prevede ben quattro episodi: biso-gnerà noleggiare attrezza-ture, costumi di scena e og-getti caratteristici dei film di cui verrà fatta la paro-dia. Probabilmente saran-no scelti Shining, Jurassic Park, Le Iene e un film di guerra. Ancora riserbo sui nomi delle guest star che, dopo Riccardo Polizzy Car-bonelli, reciteranno nella fiction. Si cercano poi un fonico, un costumista, uno scenografo e un tecnico per il montaggio, a cui saranno proposti uno stage e visibi-lità su Corriere Tv. Si può mandare la propria candi-datura ad [email protected]. Il percorso formativo per i partecipanti al progetto è sempre più ricco: regia, sceneggiatura, direzione della fotografia, trucco, produzione e social media management. Tra i docenti Andrea Garello, sceneggia-tore di “Smetto quando vo-glio”, e, per la parte televisi-va, il giornalista Alessandro Cecchi Paone. A giugno la prima puntata. Solo allora si ricomincerà a viaggiare tramite quella zona segre-ta dell’università che porta il protagonista della serie, Valerio, alla dimensione cinematografica nel tenta-tivo, vano, di raggiungere Noemi, la bellissima attrice di cui è innamorato.

La webserieStarwarp cerca fondiEmanuele La Veglia

L

L’esperta:«Non ci sono buoni e cattivi, non c’è inferno o paradiso. C’è il racconto del male assoluto che non è solo quello della camorra»

Dal 10 maggio su SkyGomorra è stata venduta in 70 Paesi, tra cui gli Stati Uniti

Il progetto

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I Negramaro fanno tappa a Napoli al Te-atro Palapartenope il 10 maggio. Reduci dal successo de L’amore qui non passa, il grup-

po musicale sta girando l’Italia con La rivoluzione sta arrivan-do. I sei musicisti salentini han-no raggiunto il successo grazie a brani diventati tormentoni estivi, come Parlami d’amore, canzone vincitrice del Festi-valbar 2007. Il frontman della band, Giuliano Sangiorgi, è an-che autore per altri artisti italia-ni come Mina e Emma Marrone.

10 maggioTeatro PalapartenopeInfo: 081 5700008www.ticketone.it

NegramaroGiuliano Sangiorgi torna nel capoluogo campano

musicaprimo pianoteatro

EmergentiAntonia Truppo, dal teatro al David di Donatello

Gli innamorati, com-media di Carlo Goldo-ni, sarà rappresentata al Teatro Mercadante di Napoli dal 3 all’8 maggio. Con la re-

gia di Andrèe Ruth Shammah, lo spettacolo racconta la re-lazione tra due giovani, Eu-genia e Fulgenzio. Gelosia e sospetto, vanità e insicurez-za: questi i temi dell’opera in cui si intrecciano cinismo e romanticismo. Con gli atto-ri Marina Rocco e Matteo De Blasio nei panni dei protagoni-sti, la storia fa riflettere il pub-blico sul concetto d’amore.

Dal 3 all’8 maggioTeatro MercadanteInfo: 081 5513396www.teatrostabilenapoli.it

Gli innamoratiLa commedia di Goldoni con la regia di Shammah

occo Hunt in concerto a Napoli con i suoi fratelli

Clementino e Enzo Avitabile. Dopo il successo ottenuto sul palco del Festival di Sanremo con il brano Wake up, il cantan-te salernitano ha iniziato il suo tour per l’Italia. Tanti i fan attesi alla Casa della Musica del Teatro Palapartenope il 6 maggio alle 21:00, quando l’artista ripropor-rà i brani più famosi della sua carriera. E non sarà il solo prota-gonista dell’evento: «Avrò l’ono-re ed il piacere di ospitare mio fratello Clementino», ha infatti annunciato Rocco sui social. Insieme a Hunt si esibirà anche Enzo Avitabile, famoso cantau-tore e sassofonista napoletano.Orgoglioso della sua terra, la Campania, il rapper non ha mai smesso di difenderla dai luoghi comuni e dai pregiudizi.Classe 1994, Rocco Pagliaru-lo, questo il suo vero nome, ha incominciato a muovere i pri-mi passi nel mondo della mu-sica hip hop a soli undici anni. Arrivato sul teatro dell’Ariston

nel 2014, ha vinto nella sezione “Nuove proposte” con la can-zone Nu juorno buono. Tre gli album finora pubblicati: Poeta urbano, ‘A verità e SignorHunt.

6 maggioCasa della MusicaTeatro Palapartenopewww.ticketone.it

Il ritorno di Rocco Hunt in concerto a Napoli

con i fratelli del rapRocco a NapoliIl cantante salernitano si esibirà al Palapartenope di Fuorigrottaper la prima volta insieme a Clementino e Enzo Avitabile

RFausto Egidio Piu

“L’ora del Rosario” con gag, imitazioni

e musica. Ma anche ri-flessioni sull’attualità e sulla società che cambia. Fiorello arriva a Napoli al Teatro Augusteo il 18 mag-gio con il suo spettacolo all’insegna delle risate e del divertimento. Con la

regia di Giampiero Solari, lo show è stato realizzato dal popolare conduttore radiofonico proprio per dialogare con i suoi fan.

18 maggioTeatro AugusteoInfo: 081 414243www.rosariofiorello.itRosario Fiorello

All’Augusteo le imitazioni e le rilfessioni dello show-man siciliano

Ritorna “L’ora del Rosario” con Fiorello

Master di Giornalismo dell’Università Suor Orsola Benincasa di NapoliPresidente Lucio d’ AlessandroDirettore Marco Demarco Responsabile inchieste biennali per la collana “Cronaca e Storia” Paolo Mieli Responsabile formazione radio-tv Pierluigi Camilli

Direttore delle testateMarco Demarco

Coordinamento redazionaleFrancesca De LuciaCarla MannelliAlessandra OrigoCoordinamento tecnico audiovisiviRosario CuomoGiuliano Caprara

Segreteria didatticaNancy Polverino In redazioneFilomena Avino, Antonio Buonansegna Alessandra Caligiuri, Anna CapassoAlessandro Cappelli, Paola CoronaGiuseppe Di Martino, Antonio Esposito Antonio Lamorte, Emanuele La Veglia Marina Malvestuto, Maurizia Marcoaldi Carolina Mautone, Emilia MissioneFausto Piu, Davide UccellaErminia Voccia

GraficaAnanda Ferrentino

StampaCentro Stampa di Ateneo

RegistrazioneTribunale di Napoli n. 5210 del 2/5/2001

EditoreUniversità degli Studi Suor Orsola Benincasa081 2522236

È

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L’attore Gino Rivieccio presenta il suo show Io e Napoli al Teatro Dia-na dal 4 al 15 maggio. Monologhi, aneddoti e canzoni: c’è tutto que-

sto nello spettacolo che cele-bra il capoluogo partenopeo, mettendone in risalto bellezza e tradizioni. Ma anche l’infinita gentilezza dei napoletani. Con la regia di Giancarlo Drillo, l’o-pera si propone di allontanare i pregiudizi su una delle città più belle del mondo. Sul palco an-che Fiorenza Calogero, una tra le più popolari voci campane.

Dal 4 al 15 maggioTeatro DianaInfo: 081 5567527www.teatrodiana.it

Io e NapoliL’attore Gino Rivieccio racconta la sua città

Gianna Nannini tor-na a Napoli al Teatro Augusteo il 10 mag-gio. L’History Tour 2016 è un concer-to-spettacolo che

ripropone tutti i brani più fa-mosi dell’artista, mettendo-ne in risalto voce, energia e grinta. Quest’anno la cantante si esibirà in teatro per espri-mersi al meglio e raccontare così tutte le epoche musicali vissute. «Non voglio un pub-blico timido», annuncia Gian-na, aspettando tutti i suoi fan per quella che sarà una festa in cui partecipare e divertirsi.

10 maggioTeatro AugusteoInfo: 081 414243www.teatroaugusteo.it

Gianna NanniniÈ l’ora del rock con l’History Tour

a vinto a sorpresa la sta-tuetta come miglior attrice

non protagonista alla 60esima edizione dei David di Donatello per l’interpretazione di Nunzia, una pericolosa camorrista, nel film rivelazione Lo chiamava-

no Jeeg Robot. Antonia Truppo ha sbaragliato la concorrenza di avversarie quali Claudia Cardi-nale, Sonia Bergamasco e Piera Degli Esposti, riuscendo così a portarsi a casa l’agognato premio. Classe 1977, l’attrice napole-

tana ha esordito in teatro con Sei personaggi in cerca d’autoreGrazie alla sua bellezza medi-terranea, Antonia ha recitato al fianco del regista Carlo Cecchi ed è stata scelta come interpre-tatrice di Antigone ne La sera-

ta a Colono di Elsa Morante. Ma è diventata famosa rico-prendo i panni dell’agente Pa-ola Criscuolo ne La squadra, serie poliziesca di Rai Tre. Tra le altre interpretazioni quel-le nei film La Kryptonite nella borsa di Ivan Cotroneo e L’amore non perdona di Stefano Consiglio.

H

Fausto Egidio Piu

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elle scuole di Napoli cre-sce il numero degli alun-

ni inadempienti, cioè iscritti regolarmente ma bocciati per troppe assenze non giustifica-te. Nelle scuole primarie si è passati dallo 0.18% di due anni fa allo 0.31% dello scorso anno e dall’1.16% all’1.30% nelle se-condarie di I grado. Questo au-mento, però, non riguarda solo gli studenti stranieri in difficol-tà bensì l’intera platea scolasti-ca. I dati sono frutto di una inda-gine condotta dal Comune di Napoli e giungono quasi in concomitanza con il varo del decreto Renzi sull’apertura estiva di determinate scuole in determinati quartieri di Napoli (oltre a quelle di Milano, Paler-mo e Roma), gli stessi quartie-ri detentori della maglia nera, Poggioreale e San Lorenzo in primis, in cui il 2.51% degli stu-denti risulta trasgressore. Sotto la lente anche le scuole di San Giovanni, Ponticelli e Barra con il 2.35% degli studenti ina-dempienti e quelle di Pianura e Soccavo con il 2.08%. Tra le cause pesa soprattutto la scelta del 24% degli alunni che “ritiene inutile la scuola”. Segue il “disagio familiare” (problemi economici, giudiziari o tossico-dipendenza) nel 19.7% dei casi ed il “disagio sociale a scuola” (conflitti con i compagni o con gli insegnanti) nel 14.0%. Acca-de anche che siano gli stessi ge-nitori a ritenere inutile la scuo-

la (9.9%). Il fenomeno riguarda anche le scuole primarie: l’1.37% degli “assenti cronici” frequenta gli istituti di Chiaiano, Piscinola e Scampia. Alte percentuali arri-vano anche dalle zone di Pog-gioreale e San Lorenzo (0.51%) e di San Giovanni, Ponticelli e Barra (0.28%). I motivi, in que-sti casi, sono altri: il 23.5% per “disagio familiare”, il 17% per “trasferimento” (gli studenti risultano irreperibili) e l’11.1% per “malattia del minore”, ma-lattia non certificata dal medi-co e, quindi, non attendibile. La relazione sulla Dispersione Scolastica è stata condotta dal Comune di Napoli in collabora-zione con l’Agenzia Territoriale per la prevenzione e la lotta al disagio socio-educativo e rela-zionale dell’infanzia e dell’ado-lescenza napoletana attraverso il progetto ABC, “A Ben Comin-ciare”, promosso circa tre anni fa da due assessorati (assesso-rato alla Scuole e Istruzione e Assessorato al Welfare). “Fondamentali per la risolu-zione del problema la comuni-cazione e la cooperazione tra insegnanti e famiglie e tra inse-gnanti ed équipe di specialisti”, è questa la strategia vincente secondo Sonia Mascia, sociolo-ga e coordinatrice del progetto ABC. Inoltre, sottolinea l’im-portanza di una buona relazio-ne tra i protagonisti della vita dei bambini a rischio, per bloc-care il fenomeno sul nascere, cioè alle scuole elementari ed evidenzia quanto l’interven-

Banchi vuotiAllarme a Napolitroppi gli assenti

NFilomena Avino

Vietato fumare sul marciapiede intor-no alla scuola e una multa in rima per i trasgressori. Autrice dell’iniziativa la pic-cola Giorgia, 10 anni, alliega della quinta elementare dell’isti-tuto “Alfieri” di Mon-za. Adesso l’area “00 sigarette” diventerà un progetto naziona-le. La prossima sfida per la direttrice: al-lontanare le auto in divieto di sosta.

La novità

A Monza i piccolimultano i grandi

+ 0.13% Inadempienti nel-le scuole primarie rispetto al 2014

+ 0.14% L’aumento degli inadempienti nelle scuole medierispetto al 2014

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Indagine Per il 24% dei ragazzi “la scuola è inutile”

to di ognuno dei protagonisti debba essere tanto forte quan-to limitato al proprio ambito. “Il bambino di cui non si parla oggi - dice la sociologa - è quel-lo il cui domani è a rischio”. “Per quanto assurdo possa sembrare, ciò che più desta scalpore sono gli approcci e le reazioni dei docenti delle scuo-le del Vomero quando gli si chiede di far presente all’agen-

Un asilo nido vega-no. La proposta arri-va dall’ asilo “dell’I-sola” di Milano, ed è la prima in Italia. Niente carne, uova, pesce o formaggi, ma solo semi di soia e verdure per i piccoli allievi, tutto a chilo-metro zero. Secondo la direttice, la filoso-fia vegana si traduce sia nella mensa, sia nell’uso di materiali riciclati.

La proposta

Baby veganicrescono

zia eventuali disagi socio – edu-cativi – continua Mascia-, quasi come se volessero preservare il buon nome del quartiere e de-gli istituti scolastici. Da questa volontà di nascondere scaturi-sce anche, inaspettatamente, un numero considerevole di bambini a rischio. Per quanto i disagi siano diversi da quelli di altre zone più periferiche, i rischi ci sono in ugual misura”. Della stessa idea Luisa Fran-zese, dirigente scolastico re-gionale che, dopo il varo del decreto Renzi, si è detta molto soddisfatta. “È importante che la scuola rappresenti la vera identità di questi giovani”. Anche il ministro Stefania Giannini pone l’accento sulle potenzialità delle periferie e le definisce “i centri del futuro”.