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La legge Bossi-Fini (30 luglio 2002, n. 189) concentra l’attenzione sull’immigrato come lavoratore e presenta una forte analogia, anche se con tonalità più restrittive, con l’impostazione della prima legge sull’immigrazione (943/1986). E’ vero che il lavoro è uno degli aspetti pre- minenti e può favorire la comprensione ma non esaurisce la realtà del fenomeno migratorio; per- ciò il lavoro merita di essere evidenziato senza trascurare che l’immigrato è anche un cittadino portatore di bisogni socio-culturali. Il “Dossier Statistico Immigrazione 2002”, che risulta ampliato rispetto alla precedente edi- zione (480 pagine e 226 tabelle), si propone come un sussidio a disposizione di operatori, studiosi, amministratori e politici per inquadrare il fenomeno migratorio nella sua totalità, supe- rando le visioni parziali. GLI IMMIGRATI COME LA V OR AT OR I Il mercato occupazionale italiano In Europa occidentale i disoccupati sono 20 milioni, dei quali più di due milioni in Italia dove dal quarto trimestre 2000 è in atto una fase con- giunturale d’arresto, sulla quale si sono innestati gli effetti degli attentati terroristici dell’11 set- tembre 2001 negli Stati Uniti. Le f o rze lavoro in Italia sono 23.781.341 e tra di esse prevalgono le donne (51,9%). Gli occupati sono 21.514.000: il 63% è inserito nei servizi, il 32% nell’industria e il 5% in agricoltu- ra. Le donne sono un quarto degli occupati nel- l’industria, un terzo in agricoltura e poco meno della metà nei servizi Le persone in cerca di occupazione sono 2.267.000 e rappresentano a livello nazionale il 9,5%è delle forze lavoro, così ripartite per gene- re: l’8,8% tra i maschi e l’11,5% tra le donne (nel Meridione il tasso è quasi doppio). Metà dei disoccupati deve attendere più di un anno prima di trovare un altro posto, così come capita in Germania e altrove, mentre nella media dei paesi industrializzati questa lunga attesa riguarda solo uno su tre disoccupati. A essere maggior- mente soggetti alla disoccupazione sono la fascia 25-29 anni (21,2%) e quella 15-24 anni (28,2%): per la disoccupazione giovanile l’Italia presenta perciò una situazione veramente allar- mante. CA R I TAS DI ROMA - P.ZZA S. G I OVANNI IN LAT E R A N O,6 - 00184 RO M A T E L . 06.69.88.61.58 - FAX 06.69.88.63.75 e - m a i l : d o s s i e r i m m i g r a z i o n e @ c a r i t a s ro m a . i t sito intern e t : w w w. c a r i t a s ro m a . i t / i m m i g r a z i o n e Per ordinazioni del “Dossier Statistico Immigrazione 2001” XI Rapporto Caritas sull'immigrazione D OSSIER STATISTICO IMMIGRAZIONE 2002 "Lavoratori e cittadini" C A A R R I I T T A A S S

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La legge Bossi-Fini (30 luglio 2002, n. 189)concentra l’attenzione sull’immigrato comel a v o r a t o re e presenta una forte analogia, anchese con tonalità più restrittive, con l’impostazionedella prima legge sull’immigrazione (943/1986).

E’ vero che il lavoro è uno degli aspetti pre-minenti e può favorire la comprensione ma nonesaurisce la realtà del fenomeno migratorio; per-ciò il lavoro merita di essere evidenziato senzat r a s c u r a re che l’immigrato è anche un cittadinop o rt a t o re di bisogni socio-culturali.

Il “Dossier Statistico Immigrazione 2002”,che risulta ampliato rispetto alla precedente edi-zione (480 pagine e 226 tabelle), si pro p o n ecome un sussidio a disposizione di operatori,studiosi, amministratori e politici per inquadrareil fenomeno migratorio nella sua totalità, supe-rando le visioni parz i a l i .

GLI IMMIGRATI COME LA V O R AT O R I

Il mercato occupazionale italianoIn Europa occidentale i disoccupati sono 20

milioni, dei quali più di due milioni in Italia dovedal quarto trimestre 2000 è in atto una fase con-giunturale d’arresto, sulla quale si sono innestatigli effetti degli attentati terroristici dell’11 set-t e m b re 2001 negli Stati Uniti.

Le f o rze lavoro in Italia sono 23.781.341 etra di esse prevalgono le donne (51,9%). Glioccupati sono 21.514.000: il 63% è inserito neis e rvizi, il 32% nell’industria e il 5% in agricoltu-ra. Le donne sono un quarto degli occupati nel-l’industria, un terzo in agricoltura e poco menodella metà nei serv i z i

Le persone in cerca di occupaziones o n o2.267.000 e rappresentano a livello nazionale il9,5%è delle forze lavoro, così ripartite per gene-re: l’8,8% tra i maschi e l’11,5% tra le donne(nel Meridione il tasso è quasi doppio). Metà deidisoccupati deve attendere più di un anno primadi tro v a re un altro posto, così come capita inG e rmania e altrove, mentre nella media deipaesi industrializzati questa lunga attesa riguard asolo uno su tre disoccupati. A essere maggior-mente soggetti alla disoccupazione sono lafascia 25-29 anni (21,2%) e quella 15-24 anni(28,2%): per la disoccupazione giovanile l’Italiap resenta perciò una situazione veramente allar-mante.

CA R I TAS DI ROMA - P.ZZA S. G I OVANNI IN LAT E R A N O,6 - 00184 RO M AT E L . 06.69.88.61.58 - FAX 06.69.88.63.75

e - m a i l : d o s s i e r i m m i g r a z i o n e @ c a r i t a s ro m a . i tsito intern e t : w w w. c a r i t a s ro m a . i t / i m m i g r a z i o n e

Per ordinazioni del “Dossier Statistico Immigrazione 2001”

XI Rapporto Caritassull'immigrazione

DOSSIER STATISTICO

I M M I G R A Z I O N E

2 0 0 2"Lavoratori e cittadini"

CCAARRIITTAASS

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LA MOBILITÀ DEL MERCATO DEL LA V O R OL’Istat (La situazione del paese nel 2001) descrive di

un mercato caratterizzato da una flessibilità spinta, nelquale il 30% dei rapporti di lavoro dipendente (perio-do aprile 2000-marzo 2001) ha avuto una durata infe-r i o re a un mese e il 58,8% ha avuto una durata inferio-re a un anno.

Nel periodo 16 marzo 2000-27 giugno 2002 traassunzioni (a tempo indeterminato e determ i n a t o ) ,cessazioni e cambiamenti aziendali si è trattato di ben27.731.578 movimentazioni che hanno riguard a t o7.883.000 persone fisiche e cioè all’incirca un terz odella forza lavoro complessiva.

Facendo la media dell’ultimo triennio si può calco-l a re che si creano 390.000 nuovi posti l’anno( 3 2 . 5 0 0in termini di mese). Le piccole aziende (con meno di10 dipendenti) non solo si fanno carico del 42,9% deicontratti, ma, rispetto alle grandi aziende, mostranouna maggiore propensione a stabilizzare l’attività deinuovi assunti.

Vi sono i settori occupazionalmente deficitarip e r-ché le cessazioni dei rapporti prevalgono sui nuovi rap-p o rti: industria conciaria, elettricità/acqua/gas e tra-s p o rti. Altri settori hanno favorito il rilancio dell’occupa-zione. I cinque grandi settori, con più di 100.000 rap-p o rti di lavoro a saldo e il 44,6% dei nuovi posti nelperiodo 16 marzo 2000-27 giugno 2002, sono stati le

c o s t ruzioni, ilc o m m e rcio aldettaglio ea l l ’ i n g ro s s o ,l ’ a g r i c o l t u r a ,l ’ a t t i v i t ài m m o b i l i a re /pulizie e il set-t o re deglia l b e rghi eristoranti, perlo più ad altotasso di stagio-n a l i t à .

La rilevanza dei lavoratori immigrati nel 2001Nel corso del 2001, secondo i dati raccolti dall’I-

NAIL, i flussi lavorativi sono stati così caratterizzati:4.743.650 assunzioni (di cui 467.304 extracomunitari)4.297.205 cessazioni dei rapporti (di cui 378.856extracomunitari) e 446.445 saldi tra assunzioni e cessa-zioni (di cui 88.448 extracomunitari).

I lavoratori extracomunitari trovano un maggioresbocco tra le piccole e medie imprese rispetto a quellecon oltre 50 dipendenti: si può calcolare una quota del58% dei lavoratori extracomunitari (7 punti perc e n t u a l iin più rispetto a quanto è avvenuto per gli italiani).

L’incidenza dei lavoratori extracomunitari è del9,9% sul totale delle assunzioni, dell’8,8% sul totaledelle cessazioni e del 19,8% sui saldi tra assunzioni ecessazioni dei rapporti. Saldo, in questo contesto, nonva sempre inteso come posto di lavoro stabile bensìunicamente come posto che rimane in essere alla finedell’anno, pur se temporaneo (ipotesi non infre q u e n-te).

Il bisogno di manodopera immigrata, rappre s e n t a t adalla sua incidenza sulle assunzioni, è al di sotto del 4%nel Sud e nelle Isole, nell’ordine del 10-11% nel Centroe nel Nord Ovest e del 15% nel Nord Est (poco menodi 1 ogni 6 assunzioni). In tutte le aree, il saldo è piùf a v o revole rispetto a quanto avviene per gli italiani: si

tratta inmedia di 1r a p p o rto rima-sto in essere afine anno ogni5 avviamentie ffettuati, mavi sono alcuned i ff e renze ter-ritoriali. NelN o rd Ovestcosì come nelN o rd Est lamedia èm i g l i o r e ,scendendo a 1ogni 4, alC e n t ro diven-

ITALIA. Mercato occupazionale italiano (dicembre 2001) *

Popolazione in età lavorativa Persone in cerca di occupazione * Occupati per settore

MF M F Numero MF M F Numero Agric Indusr. Serv

Nord Ovest 13.109 6.311 6.799 289 4,3 2,9 6,3 6.410 2,6 37,7 59,7

Nord Est 9.224 4.455 4.769 174 3,6 2,3 5,4 4.680 5,0 36,7 58,3

Centro 9.630 4.608 5.022 348 7,4 5,4 10,3 4.345 3,8 28,4 67,3

Sud 11.580 5.589 5.991 950 18,6 14,1 27,3 4.149 9,2 25,8 65,0

Isole 5.541 2.668 2.873 506 20,8 16,1 29,9 1.931 9,3 20,7 70,0

Italia 48.759 23.461 25.298 2.267 9,5 8,3 11,5 21.514 5,2 31,8 63,0

* valori espressi in migliaia ** per le persone in cerca di occupazione le percentuali correggono quelle inesatte di pag. 248 del “Dossier 2002”, dovute a unrefuso - FONTE: Elaborazioni Caritas/ Dossier Statistico Immigrazione su dati Istat

ITALIA. Assunzioni, cessazioni e saldi nel periodo 16.3.2000-27.6.2002

Tutti i lavoratori Lavoratori extracomunitari

Rapporti % maschi C.F. netti x persona Assunz. % maschi C.F. netti x persona

Tempo indeterm.

Assunzioni 8.927.732 58,7 5.754.208 1,6 942.311 582.801 1,6

Cessazioni 7.168.298 60,1 4.959.187 1,4 657.071 432.242 1,5

Saldi 1.759.434 53,0 795.021 2,2 285.240 150.559 1,9

Tempo determinato

Assunzioni 3.711.316 54,4 1.364.281 2,7 280.959 120.468 2,3

Cessazioni 3.465.572 54,5 1.282.016 2,7 261.178 113.204 2,3

Saldi 245.744 52,9 82.265 3,0 19.781 7.264 2,7

Cambio azienda 4.458.660 2.705.046 1,6 713.480 259.785 2,7

Cod. fisc. movim. 7.883.006 726.628

FONTE: Elaborazioni Caritas/Dossier Statistico Immigrazione su dati INAIL/DNA

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ta di 1 ogni 6, nel Meridione e nelle Isole è, all’incirc a ,di 1 ogni 7.

Da queste percentuali risulta che i lavoratori extra-comunitari, che costituiscono il 3% del totale dellef o rze lavoro, triplicano la loro incidenza sulle assunzionie la aumentano di sette volte sui rapporti che perd u r a-no a fine anno. Uno ogni 10 assunti è un lavoratoreextracomunitario, mentre uno ogni cinque posti per-duranti a fine anno spetta a un immigrato (per gli ita-liani la pro p o rzione è di 1 ogni 10). In altre paro l e ,questi lavoratori, in confronto con quelli italiani deiquali ormai si avverte la penuria, vengono assunti con

più frequenza e con maggiore facilità vengo-no tenuti in attività.

I PAESI DI ORIGINE DEI LA V O R ATORI IMMI-G R AT IPer numero di assunzioni troviamo ai primiposti Albania e Marocco, che superano le45.000 unità. Al terzo e quarto posto seguonoRomania e Svizzera, rispettivamente, con28.000 e 20.000 assunzioni, e poi altri 5 gru p-pi nazionali che hanno registrato tra le10.000 e le 17.000 assunzioni: la ex-Iugoslavia(17.000), la Tunisia (16.800), il Senegal, laCina (entrambe 13.000) e la Polonia (10.000).Il numero di assunzioni è un indicatore parz i a-le dell’inserimento lavorativo; altre t t a n t oi m p o rtante è il numero di assunti che conti-nuano ad essere occupati al termine di unanno. L’origine etnica non è ininfluente al finedella stabilità. A fine anno, dei 46.300 maro c-chini assunti, soltanto 6.400 erano ancoraoccupati, dei 47.000 albanesi rimanevano atti-vi oltre 9.600. I dati a disposizione rivelanoche, a fronte di una media del 17,5% diassunti ancora in attività dopo un anno, alcunig ruppi nazionali raggiungono (o superano) ildoppio del valore (Ecuador e Filippine, rispet-tivamente, con il 36,6% e il 34,7%). Attorn o

al 30% si collocano Perù, Sri Lanka e Romania e tra il25% ed il 30% Colombia e Bangladesh. Invece, la per-manenza dell’occupazione dopo un anno è assai scarsaper altre nazionalità, come i senegalesi (7,7%) e glisvizzeri (8,5%), che non raggiungono neppure la metàdel valore medio nazionale; ed anche per i pro v e n i e n t idalla ex-Iugoslavia, Tunisia, Ghana err Marocco, collo-cati tra il 9% ed il 13,8%.

II SETTORI A PIÙ ALTA P A RT E C I P AZIONE DI IMMIGRA T I

Gli avviamenti dei lavoratori extracomunitari sonocaratterizzati da una ripartizione per settori che vedep re v a l e re quello dei servizi (49%), seguito dall’industria(36%) e dall’agricoltura (15%). I lavoratori extracomu-nitari – come già riferito - trovano un maggiore sboccotra le piccole e medie imprese rispetto a quelle cono l t re 50 dipendenti: si può calcolare che la quota dip e rtinenza sia del 58% (7 punti percentuali in piùrispetto a quanto avviene per gli italiani). Essi sono piùgiovani degli italiani: nelle classi di età 18-35 anni e 36-50 sopravanzano gli italiani rispettivamente di 6 e 2punti perc e n t u a l i .

Di grande interesse è anche la pro p o rzione traimmigrati e italiani assunti nello stesso settore. In gene-rale si riscontra che i settori che attraggono in maggiormisura e più stabilmente la manodopera immigratasono il mercato dei servizi e delle merci “immateriali”più che quello della produzione industriale.

L’ambito alberg h i e ro e della ristorazione, che è ilprimo per numero di assunzioni (87.182), vede i lavo-

ITALIA. Flussi occupazionali di italiani e immigrati per aree territoriali (2001)

Nord Ovest Italiani + Stranieri 1.190.084 1.093.308 96.776

Extracomunitari 138.157 110.934 27.223

% Extracomunitari 11,6 10,1 28,1

Nord Est Italiani + Stranieri 1.181.044 1.075.427 105.617

Extracomunitari 180.331 144.492 35.839

% Extracomunitari 15,3 13,4 33,9

Centro Italiani + Stranieri 1.053.612 969.296 84.316

Extracomunitari 99.923 82.030 17.893

% Extracomunitari 9,5 8,5 21,2

Sud Italiani + Stranieri 944.889 829.909 114.980

Extracomunitari 35.288 29.753 5.535

% Extracomunitari 3,7 3,6 4,8

Isole Italiani + Stranieri 374.021 329.265 44.756

Extracomunitari 13.695 11.647 1.958

% Extracomunitari 3,7 3,6 4,4

Italia * Italiani + Stranieri 4.743.650 4,297.205 446.445

Extracomunitari 467.304 378.856 88.448

% Extracomunitari 9,9 8,8 19,8

FONTE: Elaborazioni Caritas/Dossier Statistico Immigrazione su dati INAIL/DNA

ITALIA. Movimento lavorativo per principali gruppinazionali (2001)

Assunz. Cessaz. Saldo % saldisu assunz.

Albania 47.035 37.348 9.687 20,6

Marocco 46.344 39.929 6.415 13,8

Romania 28.690 20.167 8.523 29,7

Svizzera 20.379 18.643 1.736 8,5

Jugoslavia 17.207 15.658 1.549 9,0

Tunisia 16.885 14.944 1.941 11,5

Senegal 13.644 12.590 1.054 7,7

Cina 13.208 10.637 2.571 29,7

Polonia 10.297 8.549 1.748 17,0

Totale 420.511 346.854 73.657 17,5

FONTE: Elaborazioni Caritas/Dossier Statistico Immigrazione su dati INAIL/DNA

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ratori extracomunitari influire nella misura del 10,5%sul totale delle assunzioni del settore: all’incirca la stessaincidenza riguarda le costruzioni, i trasporti e le pulizie.Invece nell’agricoltura, nell’industria tessile e dei metalliil rapporto è più consistente e vi è un lavoratore immi-grato ogni 6 assunti. In altri settori è più basso il nume-ro dei lavoratori assunti (tra le 4.000 e le 7.000 unità),ma più alta l’incidenza degli extracomunitari sulleassunzioni: si tratta delle industrie della trasform a z i o n e(14,2%), del legno (16,3%), della gomma (16,9%) e diquella conciaria (20,0%).

L’agricoltura è il settore nel quale, nel corso del2001, sono stati assunti 497.214 lavoratori (di cui59.992 immigrati), pari al 9,9% di tutte le assunzionicon questa incidenza diff e renziata: 5,6% nel Nord ,4,8% nel Centro, 26,2% nel Sud e 17,9% nelle Isole.La manodopera agricola immigrata è risultata in pre v a-lenza concentrata nel Nord (37.705 assunzioni) e nelC e n t ro (8.343 assunzioni); nelle regioni meridionali,dove peraltro le attività agricole sono più diffuse e dovepiù alto è il fabbisogno occupazionale, si può ancoraa t t i n g e re alla manodopera locale, che in larga misuraversa in stato di disoccupazione e così le assunzioni diimmigrati sono state solo 8.651 nel Sud e 5.293 nelleI s o l e .

Vi sono settori nei quali l’incidenza dei saldi diextracomunitari sulle corrispettive assunzioni supera ilv a l o re medio (19,8%): ciò accade nelle “altre” indu-strie (20,0%), nel commercio al dettaglio (20,8%), nel-l’industria meccanica (25,2%), in quella di trasform a-zione (21,8%) e di estrazione di minerali (22,6%), nel-l ’ i s t ruzione (23,1%) e nella sanità (30,2%).

In alcuni settori la nuova manodopera è costituitasolo dagli immigrati.

I LAV O R ATORI IMMIGRATI NELLE NOSTRE F A M I -

G L I EIn Italia sono 227.249 le collaboratrici e i collabora-

tori domestici assicurati presso l’INPS (il dato è del1999) e di essi la metà è costituito da cittadini extraco-munitari (per i quattro quinti donne). In media in Italia,u fficialmente, vi è una collaboratrice/collaboratoref a m i l i a re dichiarato all’INPS ogni 256 residenti ma inrealtà la presenza è più numerosa. Queste pre s e n z esono così ripartite per continente: ogni 10 presenze, 4vengono dall’Asia (49.214 complessivamente, di cui36.606 dalle Filippine) e 2 all’incirca rispettivamente daE u ropa (18.930, per la stragrande maggioranza daipaesi dell’Est), America (20.499, in larga parte dall’A-merica Latina) e Africa (16.803, di cui 11.470 dall’Afri-ca Subsahariana).

O l t re ai filippini (1 ogni tre colf) i gruppi più consi-stenti sono quello peruviano (11.847) e quello dello SriLanka (9.791). Seguono, con 3.000/4.000 unità Roma-nia, Polonia, Albania e, con 1.000 unità, Brasile, Nige-ria, Isole Mauritius ed El Salvador.

Prima di varare l’apposita regolarizzazione, si è sti-mato che molti lavorino o in nero o senza permesso dis o g g i o rno, anche perché le stesse famiglie ben inten-zionate non avevano altro modo di procurarsi il serv i z i o(per la fissazione di condizioni di reddito alte, per las o p p ressione della sponsorizzazione o la sua insuff i c i e n-te utilizzazione).

Un’indagine condotta nel 2002 (IREF-ACLI in colla-borazione con l’Eurisko) stima che siano 950.000 lefamiglie interessate a maggiori servizi di cura e assisten-za per anziani e bambini, perché ritengono quelli off e r-ti dallo stato poco soddisfacenti e affidabili, e oltretutto incompatibili con gli orari e le esigenze dellefamiglie stesse e poco razionalmente diffusi sul terr i t o-rio. In part i c o l a re, il 19,5% delle famiglie ha figli in etàp re-adoscenziale e sarebbe disposto ad acquistare pre-

stazioni assistenziali per i propri figli, ma nonlo fa in quanto il mercato sociale non rispon-de alle sue esigenze. Tra i nuclei con ultraset-tantesettenni a carico si rileva un’esigenza dis e rvizi pressoché analoga, in quanto il 17,2%è interessato alle prestazioni assistenziali. Su campione di 5.398 ultrasessantacinquennibisognosi di assistenza, contattati in un’inda-gine dalla Comunità di S. Egidio, il 13,3%u s u f ruisce in maniera continuativa e stabiledell’assistenza domiciliare di persone stranie-re, per lo più senza permesso di soggiorno: sitratta specialmente di ultra ottantenni e dipersone sole.

GLI INSERIMENTI LA V O R A TIVI POCOC O N O S C I U T INel 2001 i lavoratori interinali(e cioè dib reve durata, anche inferiore a una settima-na) sono stati quasi 500.000 con un aumen-to del 5,3% (25.000 in più) rispetto al 2000e più che un raddoppio rispetto al 1999 (datiConfinterim e Istat). Anche se il ritmo di dif-

ITALIA. Assunzioni per settori e relativa incidenza dei lavorato-ri extracomunitari (2001

Settori Assunzioni Incid. suassunz. extr. %

Incid. suassunz. totali %

Alberghi e ristoranti 87.182 17,5 10,5

Agricoltura 59.987 12,5 17,4

Costruzioni 49.098 9,8 12,0

Att. Immob/pulizie 43.209 8,7 9,5

Industria metalli 24.267 4,9 16,0

Commercio 22.324 5,5 5,4

Trasporti 21.095 4,2 11,2

Industria tessile 14.691 3,0% 16,5%

Servizi pubblici 15.522 3,1 6,1

Industria alimentare 12.454 2,5 8,3

Commercio dettaglio 11.425 2,3 4,8

Commercio ingrosso 10.899 2,2 6,2

Tutti i settori 496.861 100,0 11,2

FONTE: Elaborazioni Caritas/Dossier Statistico Immigrazione su dati INAIL/DNA

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fusione è notevole, secondo un’indagine Isfol-Unionca-m e re a ricorre re a questa modalità sono appena l’1,6%delle imprese italiane, per i tre quarti dei casi concen-trate nel Nord: in quasi la metà dei casi si tratta dii m p rese di media dimensione. Soprattutto per le picco-le imprese le agenzie di lavoro interinale sembrano rap-p re s e n t a re una grande opportunità per selezionare eff i-cacemente il personale; per giunta, dalle indagini con-dotte, risulta che gli immigrati siano generalmentecontenti del trattamento ricevuto.

Secondo il Rapporto 2002 NIDIL-CGIL il 20% dellemissioni è svolta da immigrati. Anche dall’indagineI S F O L / M i n i s t e ro del lavoro per gli anni 2000-2002,relative alle Agenzie operanti in Lombardia, risulta chesu un totale di 600.000 missioni il 20% di quelle dil a v o ro interinale è stato svolto da immigrati, per giuntacon tendenza alla crescita. Infatti, a maggio 2002 (datiGE.VI) le missioni degli immigrati risultavano aver rag-giunto il 35% a Milano e il 51,8% a Brescia con pre v a-lenza di questi gruppi: senegalesi, pakistani e maro c c h i-ni. Le Agenzie di lavoro interinale sembrano segnalarsiper l’efficienza e la puntualità nell’adempimento deil o ro obblighi. Dai colloqui con gli immigrati si rilevache sono positivi i rapporti relazionali con gli addetti aqueste stru t t u re, al contrario di quanto avviene con ifunzionari degli uffici pubblici.

I collaboratori coordinati e continuativia maggio2001 sono stati 1.978.050, con un’incidenza sull’occu-pazione pari al 9,0% e un aumento annuale di 196.000unità. Due caratteristiche sono evidenti: da una part el’incidenza di questi rapporti è più alta al Nord, dall’al-tra sono le grandi città a detenere le quote più consi-s t e n t i .

Questi lavoratori svolgono mansioni tra le più diff e-renziate, alcune delle quali coinvolgono senz’altroanche un certo numero di immigrati: ad esempio,a rchivisti e traduttori, collaboratori di giornali, tecnici,assistenti sanitari, fisioterapisti, venditori a domicilio,insegnanti, istruttori sportivi e artisti, operatori del turi-s m o .

P u rt roppo non sono disponibili statistiche disaggre-

gate sui cittadi-ni extracomuni-tari iscritti aquesto fondod e l l ’ I N P S ,anche se dalpunto di vistatecnico sembrapossibile la loroestrapolazione. Alle care n z econoscitive giàlamentate siaggiunge lamancanza didati sugli immi-grati che sonop e rcettori di un

reddito da lavoro autonomo ese rcitato in manie rao c c a s i o n a l e, che il Ministero delle Finanze è in grado dir a c c o g l i e re sulla base dei codici fiscali.

Solo una volta completato il quadro, si potrà con-s t a t a re l’effettivo impatto sul mercato esercitato dailavoratori immigrati.

L AVORO NERO, SPONSORIZZAZIONI E REGOLARIZZAZIONI

Un attento incrocio tra gli archivi dell’INPS e glia rchivi INAIL consente di concludere che l’immigrazio-ne non è sinonimo di evasione contributiva, perché neltriennio 2000-2002 sono stati circa 900.000, tra lavora-tori dipendenti e lavoratori domestici, gli immigrati chesono stati assoggettati a contribuzione.

Ciononostante sui lavoratori immigrati pesa unas o rta di licenza di evasione contributiva che gli italianip resumono di avere nei loro confronti, come si rilevadai risultati delle ispezioni effettuati dal nucleo dell’I-spettorato del lavoro costituito dai Carabinieri presso ilM i n i s t e ro del lavoro .

Nel biennio 2000-2001 sono state ispezionate ognianno circa 25.000 aziende, che avevano alle lorodipendenze 11-12.000 lavoratori immigrati. Dallamedia dei due anni risulta che per il 40% degli immi-grati si riscontra una qualche irregolarità contributiva eche tra un quarto e un quinto dei lavoratori impiegatinelle aziende ispezionate è sprovvisto di permesso dis o g g i o rno. Se si considera il deferimento all’autoritàgiudiziaria come indice della presenza di lavoratori stra-nieri senza permesso di soggiorno e i rapporti ammini-strativi come indice di lavoro in nero, si rileva che all’in-c i rca un’azienda su 20 (il 4,9% nel 2000 e il 5,7% nel2001) non garantisce la copertura re g o l a re dei lavora-tori extracomunitari e una percentuale analoga (3,8%nel 2000 e 6,7% nel 2001) utilizza lavoratori senza per-messo di soggiorno.

Per quanto riguarda le diff e renziazioni territoriali sipuò dire che i casi di irregolarità nel Nord sono più altirispetto alla media (42%), così come sono più elevatinel Sud quelli di clandestinità (35%), mentre nel Cen-

ITALIA. Principali paesi di origine dei lavoratori domestici extracomunitari (1999)

Contin. e Paesi Numero % Paesi Numero % Paesi Numero %

Europa 21.997 19,3 Filippine 36.606 32,1 Somalia 2.771 2,4

Est Europa 19.051 16,7 Perù 11.847 10,4 Capo Verde 2.216 1,9

America 23.279 20,4 Sri Lanka 9.791 8,6

America Latina 21.774 19,1 Romania 5.591 4,9

Asia 49.214 43,1 Polonia 4.533 4,0 Brasile 1.424 1,2

Filippine 36.606 32,1 Albania 4.530 4,0 Nigeria 1.309 1,1

Africa 19.669 17,2 Marocco 4.292 3,8 Mauritius 1.235 1,1

Africa Subsah. 11.470 10,0 Etiopia 3.204 2,8 El Salvador 1.196 1,0

Oceania 43 - Rep. Dominic. 2.985 2,6

Totale 114.182 100,0 Ecuador 2.887 2,5 Totale 114.182 100,0

FONTE: Elaborazioni Caritas/Dossier Statistico Immigrazione su dati INPS

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t ro i valori sono più bassi rispetto alla media nazionale( i rregolarità 34,5% e clandestinità 18,4%). Comunque,rispetto al passato, è diminuito di vari punti perc e n t u a l isia il tasso di irregolarità che quello di clandestinità. In

questo contesto è del tutto condivisibile la decisionedel Governo di emanare due provvedimenti di re g o l a-rizzazione, uno per le persone addette all’assistenzaf a m i l i a re e l’altro per i dipendenti delle imprese e l’au-spicio non può essere che l’emersione più ampia possi-bile, in qualche modo pregiudicata per il fatto che all a v o r a t o re non è stato attribuito un ruolo attivo.

Andando alla radice del fenomeno, appare tutt’altroche priva di fondamento la posizione di quanti ritengo-no che la fluidità dei meccanismi di accesso al lavoro (eanche la venuta sotto sponsorizzazione era uno di que-sti), prima ancora delle ispezioni e delle sanzioni, sare b-be un deterrente contro il lavoro nero e clandestino:sotto questo aspetto è stato negativo che per il 2002non siano state fissate delle quote di ingresso. “Non losi dice ufficialmente, ma un tasso di clandestinità noto-riamente rende più flessibile il sistema del lavoro italia-no nel suo complesso e anche per questo la clandesti-nità vienea c c e t t a t an o rm a l m e n-te. La pro p o-sta di facilita-re l’accessoal lavoro puòr i s o l v e re que-sto imbaraz-zo e legitti-ma il debitor i g o re neic o n f ronti deic l a n d e s t i n i ”(Noi e loro. Lag o v e rn a n c ec o m p l e s s a

dell’immigrazione in un mondo globale, R i c e rca del CER-SDU-LUISS, giugno 2002).

Il “dif f e renziale etnico”: infortuni, mobilità e sta-g i o n a l i t à

Non sempre si parla delle condizioni di maggiordisagio alle quali vanno incontro i lavoratori immigratiassumendo i lavori più gravosi, meno pagati e menot u t e l a t i .

Il primo sintomo di questa situazione è l’alta inci -denza degli infort u n i sul lavoro. Le denunce di i n f o rt u-ni, occorsi a lavoratori nati all’estero, sono state 76.129nel 2001 (aumento dell’11,7% rispetto ai 64.707 del2000) e rapportate a 800.680 soggiornanti per lavoro ,attestano che vi è un caso di infortunio ogni 10 lavora-tori immigrati (9,5%), con una incidenza più alta nelN o rd (12,2%), dove il tasso di occupazione è più inten-so, e una sensibile diminuzione nelle altre aree terr i t o-riali: Centro 5,8%, Sud 5,5% e Isole 3,3%.

I casi di infortuni mortali per i lavoratori nati all’este-ro sono stati 101 nel 2000 e 125 nel 2001 con unp reoccupante aumento del 23,7%. La ricorrenza deglii n f o rtuni mortali è diversificata a seconda dei settori equello agricolo si rivela più pericoloso con 2,3 infort u n im o rtali ogni mille infortuni denunciati, un valore dop-pio rispetto alla media.

I lavoratori extracomunitari sono maggiorm e n t esoggetti alla mobilitàin quanto danno un contributopiù consistente ai rapporti a breve termine: il 17,1%dura fino a due mesi (+2,9 punti rispetto agli italiani) eil 41,5% fino a sei mesi (+5,9).

Agli immigrati spetta anche il 16% dei cambi d’a-zienda (dato INAIL per il periodo 16.3.2000-27.6.2002). La circostanza che uno su sei trasferimentiaziendali riguarda un lavoratore extracomunitario atte-sta che essi sono disposti alla mobilità in misura bens u p e r i o re alla loro incidenza percentuale sulla forz al a v o ro italiana. In diversi settori, ormai considerati nonpiù appetibili, si registra una fuoruscita di lavoratori ita-liani e i nuovi posti riguardano solo gli immigrati: èquesto il caso dell’industria tessile, chimica, conciaria,elettrica, del legno, della gomma, dei trasporti, dell’e-lettricità/gas/acqua.

I TA L I A . Lavoratori irregolari e clandestini: irisultati delle indagini ispettive (1993- 2001)

Anno Dipendentiimmigrati

% con perm.sogg.

% senza perm.sogg.

1993 48.300 65,2 34,8

1994 56.700 51,4 48,6

1995 37.100 65,2 34,8

1996 31.600 50,3 49,7

1997 33.800 67,2 32,8

1998 31.200 71,9 28,1

1999 21.695 88,2 11,8

2000 11.172 72,7 27,3

2001 12.186 78,1 21,9

FONTE: Elaborazioni Caritas/Dossier Statistico Immigrazione su dati del Mini-stero del lavoro

I TALIA. Lavorativi attivi per durata attività (16.3.2000-27.6.2002)

Italiani Comunitari Extracomunitari Totale Diff. extrac.

rispetto al totale

1 mese 280.738 7,0 4.288 7,3 35.864 8,2 320.890 7,1 + 1,1

2 mesi 277.751 6,9 4.564 7,8 39.078 8,9 321.393 7,1 + 1,8

3 mesi 234.329 5,8 3.644 6,2 30.361 6,9 268.334 5,9 + 1,0

4 mesi 203.616 5,1 3.372 5,8 26.924 6,2 233.912 5,2 + 1,0

5 mesi 199.132 4,9 2.976 5,1 24.090 5,5 226.198 5,0 + 0,5

6 mesi 239.462 5,9 3.358 5,7 25.337 5,8 268.157 5,9 - 0,1

+ di 6 mesi 2.592.863 64,4 36.325 62,1 256.001 58,5 2.885.159 63,8 - 5,3

Totale 4.027.891 100,0 58.527 100,0 437.665 100,0 4.524.073 100,0 -

FONTE: Elaborazioni Caritas/Dossier Statistico Immigrazione su dati INAIL/DNA

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Per il 2001 è stata stabilita una quota di 83.000lavoratori in provenienza dall’estero, dei quali 3 9 . 4 0 0s t a g i o n a l i in prevalenza assegnati al Trentino AltoAdige, al Veneto e all’Emilia Romagna. La graduatoriadelle principali nazionalità beneficiarie vede pre v a l e re ipaesi dell’Est Europeo (Romania e Polonia in testa,seguite da Slovacchia, Albania e Maro c c o )

La stagionalità di tanti settori, a part i re da quelloturistico e agricolo, è ormai in gran parte assicuratadagli immigrati, in parte da quelli già insediati in Italia ein parte da quelli che vengono appositamente nelperiodo stagionale. Proprio per questo motivo tra l’ini-zio dell’anno e i mesi centrali si riscontra un aumentodegli addetti extracomunitari superiore al 20% (datiINPS). L’ a rchivio INAIL fornisce ulteriori elementi diconoscenza rilevando che la stagionalità è più alta tragli immigrati rispetto agli italiani di 15 punti perc e n t u a-li e coinvolge le donne più degli uomini (11 punti did i ff e re n z a ) .

I M M I G R A TO NON È SINONIMO DI DISOCCUPA T OI dati riportati aiutano a ridimensionare il tasso

immaginario di disoccupazione degli immigrati. Il verotasso di disoccupazione, calcolato come incidenza deilavoratori soggiornanti per lavoro e privi di un posto sultotale dei permessi per lavoro dipendente ed autono-mo, è del 7,4%, inferiore quindi al tasso di disoccupa-zione generale italiano (11,4%) con un andamento ter-ritoriale diff e renziato: risulta quasi doppio del tassonazionale nel Nord Ovest e nel Centro (8,1% e 14%rispettivamente contro 4,3% e 7%), identico nel NordEst (3,6%), e addirittura inferiore nel Sud e nelle Isole(14% contro il 18%).

Il vero problema è, semmai, quello di un colloca-mento più efficace che metta dinamicamente in con-tatto domanda e off e rta. Numerose indagini empirichehanno mostrato che è scarso il sostegno dei serv i z ipubblici per quanto riguarda il collocamento sia degliitaliani sia degli immigrati e come in prevalenza si ricor-ra a canali informali. Secondo II Rapporto sull’immigra -zione: scenari del mercato del lavoro e immigrazione d e l-l’IRES-CGIL (2002) questo avviene nel 77% dei casi:infatti, il 34% degli intervistati ha trovato il lavoroattuale attraverso amici o conoscenti immigrati, il 32%

p resentandosi direttamente al datore dil a v o ro, l’11% attraverso amici o conoscentiitaliani, il 16% è avvenuto tramite un’agen-zia per l’impiego o l’ufficio di collocamento,o al termine di un percorso di formazione, il7% circa è avvenuto tramite il sindacato oun’associazione di volontariato. Le risultanzesono simili nell’indagine svolta dalla Fonda-zione Andolfi su incarico del CNEL (La qua -lità della vita delle famiglie immigrate in Italia,Roma 2001).Si pone poi il problema dell’inquadramentop rofessionale degli immigrati, perché nelleassunzioni si verificano raggiri e violazionicontrattuali, soprattutto nei rapporti di lavo-

ro a termine ed è pressoché pratica comune assumeregli immigrati nella categoria di operaio comune, dallaquale si emerge –ma non così facilmente- solo conl’anzianità di servizio (nel periodo compreso tra l’assun-zione e la rilevazione IRES, meno di un quarto ha avutoun passaggio di categoria).

Nelle imprese, per gli immigrati come per gli stessi

I TALIA. Lavorativi attivi per durata attività (16.3.2000-27.6.2002)

ITALIA. Ingressi di lavoratori stagionali immigrati: 1992-2001

1992 1993 1994 1995 1996

Numero totale 1.659 2.788 5.777 7.587 8.80

Numeri indice 100 168 348 457 535

% europei N.D 72,9 90,9 96,8 98,6

1997 1998 1999 2000 2001

Numero totale 8.449 16.500 20.381 30.901 39.400

Numero indice 509 995 1.229 1.659 2.374

% europei 97,8 N.D - 96,3 91,9

FONTE: Elaborazioni Caritas/Dossier Statistico Immigrazione su dati INAIL/DNA

I TALIA. P e rmessi di soggiorno per lavoro e immigratisenza lavoro (31.12.2001)

REGIONI forza lavoro immigrata

senza occupazione

% su forzalavoro

Piemonte 57.695 4.841 8,4

Valle d'Aosta 1.548 168 10,9

Lombardia 202.895 9.537 4,7

Liguria 17.535 1.199 6,8

Nord Ovest 279.673 15.745 5,6

Trentino-A. A. 20.995 949 4,5

Veneto 78.406 4.064 5,2

Friuli-V. Giulia 19.495 1.065 5,5

Emilia-Romagna 78.232 6.072 7,8

Nord Est 197.128 12.150 6,2

Toscana 54.055 2.858 5,3

Umbria 15.045 857 5,7

Marche 21.417 846 4,0

Lazio 130.098 13.346 10,3

Centro 220.615 17.907 8,1

Abruzzo 9.012 500 5,5

Molise 923 79 8,6

Campania 33.961 4.893 14,4

Puglia 16.735 1.189 7,1

Basilicata 1.740 218 12,5

Calabria 7.970 1.970 24,7

Sud 70.341 8.849 12,6

Sicilia 27.432 3.829 14,0

Sardegna 5.491 638 11,6

Isole 32.923 4.467 13,6

ITALIA 800.680 59.118 7,4

FONTE: Elaborazioni Caritas/Dossier Statistico Immigrazione su dati del Ministero dell’Interno

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lavoratori italiani, un grave limite è costituito dallai n s u fficienza del sistema di formazione pro f e s s i o n a l e ,p e rché questa - quanto ad organizzazione, qualità ede fficacia - risulta scollegata dalle peculiarità settoriali et e rritoriali del mercato del lavoro. Vi è un pullulare dipiccoli progetti pilota, fini a se stessi, ma manca unarisposta strutturale efficace e dalle sperimentazioni par-ziali e dalla letteratura sul mercato del lavoro non si rie-sce a passare ad una politica rispondente ai fabbisognidel mercato del lavoro .

Si è ancora molto lontani da un sistema form a t i-vo, complessivamente inteso, che sia capace di gestiree fficacemente la formazione professionale, sia in term i-ni quantitativi che qualitativi, anche se questo è l’obiet-tivo fondamentale ricorrente nelle politiche di concer-tazione a livello territoriale e nella contrattazione collet-t i v a .

I M M I G R A TI E SINDACA T II dati sulle adesioni degli immigrati ai sindacati con-

federali indicano che, pur di fronte a un andamentomeno favorevole del mercato del lavoro si è passati da105.721 a 110.562 iscrizioni nella CISL (+ 4.841 e4,5%), da 90.411 a 99.600 per la CGIL (+ 10,2%) e da27.500 a 29.500 nella UIL (+ 2.000 unità e 7,3%).Questi valori indicano che si è largamente al di sopradei tassi medi di sindacalizzazione degli italiani.

C o n f rontando la percentuale degli iscritti sindacaliin tre regioni ad elevata presenza di immigrati (Lom-b a rdia, Veneto, Emilia Romagna) si constata che per laCGIL si realizza una concentrazione del 50% degliiscritti, mentre per la CISL il valore scende al 44,5%.

Un ulteriore esempio di crescente vitalità della rap-p resentanza degli immigrati è data dagli eletti nelleRSU (Rappresentanze Sindacali Unitarie), pre s e n z atanto più significativa in quanto ha una funzione gene-rale di rappresentanza e quindi anche nei confronti deilavoratori italiani (un altro significativo livello è costitui-to dai delegati eletti per la sicurezza sul lavoro).

Da un’indagine dell’IRES (2002) il ricorso al sindaca-to da parte degli immigrati avviene per questi intere s s iprioritari: tutela dei diritti individuali sul lavoro, 55,9%;il sindacato come luogo in cui ci si può inform a re sullarealtà italiana, 24,1%; soluzione dei problemi di re g o l a-

rizzazione e di ricongiungimento familiare 37,8% (que-ste ultime preoccupazioni si capiscono non solo perl ’ i m p o rtanza dei problemi in sé, ma anche per gli esa-sperati burocratismi delle questure, che rendono com-plesso l’accesso ai diritti stessi).

IL LAV O R ATORE IMMIGRATO COME RISP A R M I AT O R E :LE RIMESSE

P roprio perché gli immigrati lavorano, sono ingrado di sostenere con i loro risparmi le proprie fami-glie e, quindi, i paesi di origine. Le rimesse inviate daglistranieri soggiornanti in Italia nel corso del 2001 sonostate 749,4 milioni di euro, con un aumento del 27,4%rispetto allo stesso flusso del 2000: in meno di 10 anniil loro volume è aumentato di ben sette volte (erano103,2 milioni di euro nel 1992). Se poi la quota dir i s p a rmio inviata in patria viene riferita agli 800.000immigrati soggiornanti per lavoro la rimessa pro capitesale a 937 euro. Volendo tener conto anche degli altribeni inviati in patria si vede che il valore di questi flussiè tutt’altro che tra-scurabile: per que-sto motivo è statarivalutata la funzio-ne trasnazionaleche gli immigrati,con questo loroa p p o rto, eserc i t a n oper lo sviluppo deil o ro paesi.

R a p p o rt a n d ol ’ a m m o n t a re dellerimesse inviate aln u m e ro di titolaridi permesso di sog-g i o rno si può tro v a-re una misura dellacapacità di rispar-mio degli immigra-ti. Secondo taleindice, nel corsodel 2001, le rimes-se pro-capite degliimmigrati pre s e n t isono passate da

I TALIA. I TALIA. Iscritti ai sindacati confederali per settore (2000/2001)

Settore CGIL CISL UIL

2000 2001 2000 2001 2000 2001

Industria N.D. N.D. 38.309 41.866 14.200 15.500

Commercio N.D. N.D. 15.007 15.123 900 1700

Agroaliment. N.D. N.D. 23.364 24.625 10.800 10.500

Altri settori N.D. N.D. - 1.081 - -

Precari/disoc N.D. N.D. 29.041 27.867 - -

Lavoro dom. N.D. N.D. - - 1.600 2.300

Totale 90.411 99.600 105.721 110.562 27.500 29.500

FONTE: Elaborazioni Caritas/Dossier Statistico Immigrazione su dati CGIL, CISL e UIL

I TALIA - Rimesse degli immigratiper regione (migliaia di )

Regione Rimesse2001

Rimessepro capite

Valle d’Aosta 269 107,86

Piemonte 14.053 167,67

Lombardia 225.295 730,51

Liguria 17.916 461,94

Nord ovest 257.533 594,08

Trentino AA. 9.020 283,66

Veneto 40.214 288,23

Friuli V.G. 9.995 230,13

Emilia R. 33.581 297,05

Nord est 92.810 283,13

Nord 350.343 460,19

Toscana 38.171 332,00

Umbria 4.023 154,33

Marche 7.756 216,79

Lazio 256.244 1.043,06

Centro 306.194 724,75

Abruzzo 8.922 471,24

Campania 15.982 234,48

Molise 2.387 1.170,67

Basilicata 738 237,30

Puglia 22.143 622,61

Calabria 6.155 401,89

Sud 56.327 393,56

Sicilia 30.258 607,49

Sardegna 6.247 545,92

Isole 36.505 595,99

Totale 749.369 539,83

FONTE: Elaborazioni Caritas/Dossier Statistico Immigrazionesu dati dell'UIC

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424 euro a 550, con un aumento annuale di 126 euro( + 3 0 % ) .

Il flusso delle rimesse transita anche per vie non uff i-ciali (pur se pienamente legali) per cui si stima checomplessivamente l’importo annuo effettivo sia statopari al doppio e potrà essere incrementato se questatendenza al risparmio verrà sostenuta e gli immigrativ e rranno considerati in maniera più diffusa clienti “nor-mali” delle banche.

L’ I M M I G R A TO COME CITTA D I N O

Dal mondo del lavoro interetnico alla societài n t e re t n i c a

Una riflessione seria sulla funzione degli immigratiper la nostra economia, come dal 1998 fa Unioncame-re in collaborazione con il Ministero del lavoro, aiutanon solo a non temere gli immigrati come una minac-cia per l’occupazione ma anche a superare una conce-zione puramente strumentale e a inquadrare il fenome-no nella sua globalità, anche nelle implicazioni di natu-ra non economica. Gli immigrati sono indubbiamentebraccia da lavoro ma prima di tutto persone umane.

“ L’inclusione è la grande sfida dei prossimi decen-ni. Accanto all’inclusione sociale ed economica dell’im-migrato che giunge nel nostro Paese in cerca di lavoronon è meno importante l’inclusione culturale di quegliitaliani che si sentono minacciati dal diverso. La filosofiadegli scudi non solo è poco solidale ma è soprattuttopoco efficace, costosa e inefficiente. Soprattutto perchi, come noi, crede nel libero mercato e nel naturalei n c o n t ro tra domanda e off e rta. Gli immigrati rappre-sentano una forza necessaria perlo sviluppo delle società occiden-tali” (Anna Maria Artoni, pre s i-dente dei Giovani Impre n d i t o r i ,convegno di Santa Marg h e r i t aL i g u re, 7 giugno 2002).

E’ alla luce di queste esigenzeche la Caritas Italiana e la Fonda-zione Migrantes, nell’intro d u z i o n eal “Dossier Statistico Immigrazio-ne 2002”, hanno espresso moti-vate riserve sui contenuti dellalegge “Bossi-Fini”. Il punto non èla severità contro i trafficanti clan-destini, che trova tutti d’accord o ,bensì la rigidità mostrata nei con-f ronti degli immigrati re g o l a r i :aboliz ione della venuta sottogaranzia, riduzione della duratadel permesso di soggiorno, ridu-zione del periodo di perm a n e n z acome disoccupati, restrizioni nel-l’acquisizione della carta di sog-g i o rno e nella normativa sui ricon-

giungimenti familiari, tutela inadeguata in caso di ricor-so contro provvedimenti coattivi, mancato potenzia-mento delle politiche di integrazione previste dallalegge 40/1998, normativa assolutamente insuff i c i e n t ein materia di asilo, senza parlare poi della riforma deldiritto di cittadinanza e della partecipazione alle elezio-ni amministrative, che sono due cardini indispensabiliper un coinvolgimento duraturo dei nuovi cittadini suiquali bisognerà presto ritorn a re .

La legge è stata approvata ed è ormai operante. E’questo il tempo di mostrare agli immigrati innanzituttoun atteggiamento di solidarietà e di buon vicinato,adoperandosi per una più vasta e più corretta sensibi-lizzazione dell’opinione pubblica; quindi è indispensa-bile assicurare una leale collaborazione con le istituzionisollecitandone un’applicazione meno restrittiva possibi-le e pro m u o v e re anche a livello giurisdizionale le inter-p retazioni più aperte sui punti controversi. Solo in que-sto modo si potrà arr i v a re nel futuro a una politicamigratoria più adeguata.

L’Italia è un Paese storicamente destinato a con-v i v e re con l’immigrazione

Il dibattito politico non sembra re c e p i re adeguata-mente la rilevanza strutturale assunta dall’immigrazio-ne, la sua crescente dimensione societaria e le sue pro-spettive. A part i re dagli anni ’70 la popolazione immi-grata in Italia si è raddoppiata ogni dieci anni. Alla finedel 1991 gli immigrati registrati come legalmente sog-g i o rnanti in Italia erano 648.935; alla fine del 2001sono aumentati a 1.362.930. Peraltro, se si tiene contodi tutti i minori e dei nuovi nati, il numero complessivodegli immigrati sfiora le 1.600.000 unità con una inci-denza sulla popolazione residente del 2,8% (1 pre s e n-za ogni 38 residenti). In molti altri paesi la consistenzadell’immigrazione è più elevata: un immigrato ogni

I TALIA. Indagine Caritas sulle domande di sponsorizzazione nel 2001

Questure Presentate Da italiani % Da immigrati % Accolte % Accolte

Alessandria 580 - - 0 0

Ancona 691 44,4 55,6 15 2,2

Aosta 81 59,3 40,7 18 22,2

Belluno 158 35,4 64,6 108 68,4

Bergamo 1.1350 25,6 74,4 180 15,9

Como 661 29,8 70,2 224 33,9

Forlì 227 40,5 59,5 110 48,5

Gorizia 100 22,0 78,0 65 65,0

Latina 191 89,0 11,0 64 33,5

Livorno 4 50,0 50,0 0 0

Macerata 86 100,0 0,0 80 100,0

Perugia 191 89,0 11,0 64 33,5

Pistoia 5 - - 5 100,0

Ravenna 435 46,3 53,7 177 40,7

Trapani 15 100,0 0,0 1 6,7

Vercelli 129 34,9 65,1 8 6,2

Viterbo 254 42,9 57,1 0 0,0

FONTE: Elaborazioni Caritas/Dossier Statistico Immigrazione su dati acquisiti presso le Questure tramite le Caritas diocesane (campionepari all’8,7% del totale nazionale; incidenza italiani nelle domande 39,4%; domande accolte 27,3%)

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venti residenti nella media europea, un immigrato ognidieci residenti negli Stati Uniti d’America (come anchein Germania, Austria, Belgio), un immigrato ogni 6 re s i-denti in Canada e uno ogni cinque residenti in Svizzerae in Australia.

Tenendo conto che molte persone sposate hannolasciato i figli in patria, che altre devono ancora costi-t u i re una famiglia, che ogni anno c’è bisogno di nuoveleve lavorative è facile ipotizzare che la presenza degliimmigrati è destinata ad aumentare ulteriormente. Ilf u t u ro che ci attende sarà di maggiore immigrazionema non avrà le tinte fosche: potrà essere all’americana(incidenza degli immigrati del 10% sulla popolazioneresidente), alla canadese (incidenza del 16%) o allasvizzera (incidenza del 20%). Quello che per noi potràe s s e re il futuro è da molti anni attualità in paesi che noip rendiamo per modelli: questo dovrebbe aiutarci a vin-c e re i timori e le incertezze.

La paura di perdere il proprio patrimonio culturalee religioso non dipende tanto dall’essere confrontatocon altre tradizioni bensì dal fatto di averlo interioriz-zato in maniera superficiale: l’immigrazione, dellaquale abbiamo bisogno, può essere un incentivo ariscoprire in profondità quello che noi siamo. Il tenta-re forme di convivenza all’interno di un contesto certodi diritti e di doveri garantisce noi e non penalizza inuovi venuti, perché ne recepisce le diversità costitu-zionalmente compatibili: è questa una pista di speran-za non solo per il nostro contesto societario ma ancheper i paesi di origine degli immigrati. Perciò, fattosalvo l’impegno di contrastare le forme di devianza, ètempo di abbandonare il pregiudizio che gli immigratisiano una massa di delinquenti, ponendo così graviostacoli allaconvivenza.

Il futuroche ci atten-de è già pre-s e n t e

L’ a p e rt u r aa l l ’ i m m i g r a-zione deverealizzarsi daoggi perc h él ’ i m m i g r a z i o-ne è una

realtà in atto. Nel 2001 i nuovip e rmessi di soggiorno per inseri-mento a carattere stabile sonostati 130.000, dei quali la metàè avvenuta per ricongiungimen-to familiare, mentre nel 2002non sono state previste quote dii n g resso per motivi di lavoro, aldi fuori di quelle riguardanti glistagionali, e questo può avereinfluito sui flussi irre g o l a r i .L’immigrazione è un segno di

vitalità e il dinamismo economico delle regioni la stacalamitando in maniera diff e renziata: Nord 56,8%,C e n t ro 29,1%, Sud 9,8 e Isole 4,3%. La Lombardia dasola accoglie quasi un quarto del totale e l’area ro m a-no-laziale circa un sesto. A livello di province Roma,con 212.000 soggiornanti, supera di gran lunga Mila-no, dove i soggiornanti sono 168.000. Tuttavia, seppu-re con diversa incidenza, l’immigrazione è un fatto tra-sversale a tutto il territorio nazionale e gli insediamentisono crescenti anche nei piccoli centri e nelle are eu r b a n e .

Chi continua a parlare di una immigrazione passeg-gera, senza salde radici, non tiene conto che negli anni’90 il processo di radicamento è stato molto incisivo.All’inizio del 2001 (dati ISTAT), il 10% degli immigrativiveva in Italia da più di 15 anni, il 26% da più di 10anni e il 54% da più di 5 anni.

La stessa tipologia dei permessi di soggiorno indicauna immigrazione radicata: i permessi di soggiorn osono stati rilasciati per il 59% per lavoro, per il 29% permotivi familiari e per un altro 7% per altri motivianch’essi stabili o comunque di una certa durata (moti-vi religiosi, residenza elettiva, corsi pluriennali di stu-dio). Si può perciò inquadrare l’immigrazione comeuna dimensione strutturale della nostra società che, diconseguenza, esige una politica di accoglienza e diinclusione.

Si è ancora lontani dal pieno sviluppo del pro c e s s oin atto. Ad esempio, il fatto che le donne sono attual-mente solo il 46% della popolazione immigrata signifi-ca che la dimensione familiare non è ancora pienamen-te radicata, perché il nucleo familiare è legato alla pre-senza di entrambi i partner e alla presenza dei figli.

I TALIA. Indagine Caritas sulle domande di sponsorizzazione nel 2001

Aree Numero Femmine % Femmine Dai PVS % PVS Stima minori

Nord-Ovest 444.876 201.339 45,3 367.890 82,7 115.533

Nord-Est 328.488 144.786 44,1 280.791 85,5 84.731

Centro 396.834 198.356 50,0 320.432 80,7 82.742

Sud 133.263 63.360 47,5 107.905 81,0 26.760

Isole 59.169 27.980 47,3 48.300 81,6 16.335

ITALIA 1.362.630 635.821 46,7 1.125.318 82,6 326.101

Fonte: Elaborazioni Caritas/Dossier Statistico Immigrazione su dati del Ministero dell’Interno

I TALIA. S o g g i o rnanti stranieri e anzianità di soggiorno (31.12.2001)

Nel 2000 soggiornanti da almenoAree

15 anni % 10 anni % 5 anni % 5 anni v.a. Ripart. territ.

Nord Ovest 9,2 25,8 54,6 238.837 32,1

Nord Est 7,4 23,6 52,2 168.641 22,7

Centro 13,3 28,0 55,2 228.320 30,8

Sud 9,4 22,3 50,8 69.115 9,3

Isole 9,1 36,1 61,7 37.000 5,1

Italia 10,0 26,0 54,2 741.913 100,0

Italia v.a. 137.315 356.687 741.913 741.913 741.913

FONTE: Elaborazioni Caritas/Dossier Statistico Immigrazione su dati del Ministero dell’Interno e dell’ISTAT

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Oggi molte persone immigrate sposate sono costre t t ea vivere da sole per la difficoltà di ottenere il ricongiun-gimento familiare, che è subordinato al fatto di avereun lavoro stabile e un alloggio adeguato: basti pensareche appena un terzo delle persone coniugate ha i figlicon sé.

La politica migratoria consiste nella gestionedella complessità

La difficoltà della politica migratoria consiste nel riu-s c i re a far convivere, all’interno di uno stesso contestosocietario, diff e renti tradizioni linguistiche, culturali,sociali, religiose.

L’Italia è uno degli esempi più evidenti di policentri-smo migratorio, perché sono rappresentati tutti i conti-nenti con gruppi consistenti, senza preponderanza diuna o di poche comunità. Si è costituita, per così dire ,una presenza scalare: ogni 10 presenze, 4 europei, 3africani, 2 asiatici e 1 americano. Continuando la ten-denza in atto, dopo l’adesione di alcuni paesi dell’Estall’Unione Europea, la pro p o rzione sarà di 4,5 euro p e ie di 2,5 africani.

La graduatoria delle nazionalità vede al primo postoil Marocco con 158.000 presenze e l’Albania con144.000, seguiti a distanza da Romania (75.000), Filip-pine (64.000) e Cina (57.000).

Le aree, dalle quali si sono originati dei flussi piùconsistenti, sono state l’Europa dell’Est insieme al Sub-continente Indiano. Da ultimo sono aumentati i flussidall’America Latina, a causa della grave crisi economicalocale, e dall’Africa Subsahariana dove la pre s s i o n edemografica è molto elevata.

A seguito di questo vasto movimento di globalizza-zione umana è nato un mosaico di etnie, lingue, cultu-re, tradizioni sociali, religioni, che è compito della poli-tica migratoria comporre in maniera arm o n i o s a .

Uno spazio interculturale aperto anche ai figlidegli immigrati.

E’ indispensabile costru i re uno spazio aperto, dove inostri figli e i figli degli immigrati siano ugualmentep ro t a g o n i s t i .

Solitamente si parla di minori immigrati, dimenti-cando che i due terzi di essi non sono venuti in Italiama sono nati qui da noi. Mentre la popolazione immi-grata è raddoppiata nel corso di dieci anni, per i minoriciò è avvenuto in appena quattro anni: sono infatti pas-sati da 126.000 alla fine del 1996 a 278.000 alla finedel 2000. Tenendo conto dei nuovi nati (più di 25.000)e dei ricongiungimenti, la soglia delle 300.000 pre s e n-ze è stata o rmai superata. Essi sono ormai un quintodella popolazione immigrata.

Anche il termine “bambino straniero” è impro p r i o ,p e rché si tratta spesso di bambini nati qui, che parlanocome i nostri, hanno gli stessi gusti e spesso si distin-guono solo per i tratti somatici. Il loro numero ha supe-rato le 100.000 unità solo quattro anni fa ed è arr i v a t o147.000 nell’anno scolastico 2001-2002 e a 182.000nell’anno successivo. Sei su dieci sono iscritti alle ele-

mentari e alle materne. Ora sono poco meno del 2%della popolazione residente; nel 2017, secondo unastima ministeriale, potre b b e ro arr i v a re ad essere529.000 e incidere per il 6,5% sulla popolazione scola-s t i c a .

Da un’indagine del Ministero dell’istruzione (2001)condotta presso le stru t t u re scolastiche di tutta Italiarisulta che nel 7% delle scuole non vi è nessun alunnos t r a n i e ro (la percentuale è quasi tre volte più alta nelMeridione), nel 64% dei casi gli alunni stranieri incido-no per più del 3% sulla popolazione scolastica, nel28% dei casi si va oltre il 5%: questa presenza, moltodiversificata quanto a provenienza, si attua maggior-mente nelle elementari e negli istituti comprensivi.

La politica migratoria dedica una grande attenzioneai flussi e questo è comprensibile perché i nuovi arr i v isono, per così dire, la valvola che regola la crescita dellap resenza straniera. Non dovrebbe però essere trascura-ta l’immigrazione già insediata nel paese e specialmen-te quella di lunga durata, non solo perché ormai èmaggioritaria ma anche perché esprime la nuova com-ponente societaria nel paese di accoglienza: pre o c c u-parsi solo dei nuovi arrivi significherebbe condannarsia l l ’ e m e rgenza senza farsi carico delle esigenze piùp rofonde della convivenza. In questo quadro è moltoi m p o rtante la riflessione sulla mediazione culturale,p a rtendo dai lineamenti strutturali del fenomenomigratorio e guardando in prospettiva alle necessità

I TALIA. S o g g i o rnanti stranieri e anzianità dis o g g i o rno (31.12.2001)

Continente Numero % su totale

Unione Europea 147.495 10,8

Europa Centro Or. 394.090 28,9

Altri paesi europei 22.300 1,6

Totale Europa 563.885 41,4

Africa Settentrionale 243.846 17,9

Africa Orientale 25.351 1,9

Africa Occidentale 89.036 6,5

Africa Centro Mer. 8365 0,6

Totale Africa 366.598 26,9

Asia Orientale 136.276 10,0

Asia Centro merid. 104.893 7,7

Asia Occidentale 18.614 1,4

Totale Asia 259.783 19,1

America Sett. 46.073 3,4

America Centro Mer 112.133 8,2

Totale America 158.206 11,6

Oceania 2.461 0,2

Apolidi 824 0,1

Ignoto 10.873 0,8

Totale 1.362.630 100,0

FONTE: Elaborazioni Caritas/Dossier Statistico Immigrazione su dati del Ministe-ro dell’Interno e dell’ISTAT

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delle prime generazioni integrate e ancor di più delleseconde generazioni.

Non invocare Dio per intralciare il camminodella città dell’uomo

L’evento migratorio ha, per così dire, accelerato lastoria e ha provocato un confronto culturale e re l i g i o s oal quale non tutti si era pre p a r a t i .In questo contesto, sia da part edelle popolazioni locali che deinuovi venuti, è inaccettabile –come spesso ha ribadito Papa Gio-vanni Paolo II - scatenare guerre direligione e invocare Dio per pro v o-c a re divisioni tra i popoli e all’inter-no della stessa società.

Anche l’Italia, centro del cattoli-cesimo, e l’Europa, continentep rofondamente segnato dall’ere-dità del cristianesimo, sono diven-tate irrevocabilmente realtà multi-religiose. Per stimare l’appart e n e n-za religiosa degli immigrati in Italia

la Fondazione Migrantes si basa sulle perc e n t u a l iriscontrate nei paesi di origine. Risulta così che la metàè costituita da cristiani, così ripartiti al loro intern o :ogni 10 presenze 5,5 sono cattolici, 3 ortodossi, 1,5p rotestanti. Al secondo posto vengono i musulmanicon il 35,4% e al terzo posto le religioni orientali con il6,4%. In termini numerici ciò significa 660.000 cristia-ni, 488.000 musulmani e 88.000 fedeli di re l i g i o n iorientali: tenuto conto anche dei minori, queste cifrevanno aumentate del 20%. I musulmani sono maggio-ritari in sei re g i o n i .

La diff e renza religiosa, alla pari di quella culturale,non deve far paura e va rispettata, a condizione chenon vengano lese le regole fondamentali di convivenzai m p e rniate sul rispetto della coscienza e sulla paridignità. Sarebbe falso nascondere i problemi, talunianche molto gravi: parimenti sarebbe sbagliato esclu-d e re la possibilità di una soluzione positiva. Come hadetto il Pontefice, invocare Dio per combattere gli altriuomini è una bestemmia.

Il problema di fondo consiste, quindi, nel riuscire ap ro p o rre una cornice istituzionale in grado di inquadra-re con equità le diff e renze religiose e di ottenere un’a-desione, non solo strumentale, da parte di tutti i gru p p ireligiosi. Si tratta di salvaguard a re le radici della societàche accoglie gli immigrati, di riconoscere le specificitàreligiose delle quali sono portatori i nuovi venuti, div a r a re norme di convivenza in grado di soddisfare leesigenze di tutti e anche, tenuto conto che ogni paeseè protagonista nella politica internazionale, di tenerconto che le stesse garanzie di libertà devono esserep roposte per l’accettazione anche ai paesi di originedegli immigrati

Saper distinguere tra immigrazione irr e g o l a r e erichiedenti asilo

La realtà di fatto è costituita anche da immigratii rregolari, spinti dalla disperazione che li colpisce neil o ro poveri paesi e spesso anche dai trafficanti di mano-dopera che, senza alcun scrupolo, lucrano sommeingenti sulle loro teste. Il rigore, sempre giustificatoquando diretto verso i trafficanti di manodopera,d o v rebbe essere temperato da una maggiore dose di

I TALIA. Cittadinanze non italiane più rappre s e n t a t enella scuola italiana (a.s. 2000-2001)

Nazionalità v.a. % su totalunni str.

Totalesoggiornanti

Albania 25.050 17,0

Marocco 23.052 15,6

Ex-Jugoslavia 16.225 11,0

Cina 8.659 5,9

Romania 6.096 4,1

Perù 4.486 3,0

FONTE: Elaborazioni su dati del Ministero dell’Istruzione Università e Ricerca e del Mini-stero dell’Interno

I TALIA. Cittadinanze non italiane più rappre s e n t a t enella scuola italiana (a.s. 2000-2001)

v.a % %

Contatti famiglie nuovi iscritti 3.707 84,8 85,9

Incontri informali 2.311 52,9 51,5

Sensibilizzazione 1.287 29,5 25,7

Corsi di lingua parascolastici 635 14,5 20,4

Corsi docenti 600 13,7 13,5

Riunioni famiglie italiane 521 11,9 28,8

Contatti comunità straniere 433 9,9 19,6

Mancata risposta 199 4,6 7,3

Attività di lingua italiana 88 2,0 3,6

Presenza di mediatori 55 1,3 2,5

Progetti mirati 40 0,9 1,2

FONTE: Elaborazioni su dati del Ministero dell’Istruzione Università e Ricerca e del Mini-stero dell’Interno

I TALIA. Il comportamento degli italiani nel giudizio degli immigrati musul-mani (2001)

In generale ritieni che il comportamento degli italiani verso di te sia stato

prevalentemente

Buono 60 Cattivo 19 Non risponde 21

Prudente 50 Non prudente 19 Non risponde 31

Accogliente 39 Scostante 29 Non risponde 32

Sospettoso 44 Non sospettoso 29 Non risponde 27

Prevenuto 37 Non prevenuto 30 Non risponde 33

Amichevole 45 Ostile 23 Non risponde 32

Somma risposte consentite – Sondaggio effettuato su 400 immigrati musulmaniFONTE: Sondaggio Swg/People-Famiglia Cristiana 2001

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umanità quando ci si rivolge a queste persone in diff i-coltà, memori anche del nostro passato di emigranti.

Il monitoraggio degli ultimi anni indica che, a pre-s c i n d e re dalle coalizioni al governo, la pressione migra-toria è stata costante come anche la vigilanza dellef o rze di polizia. Nel 2001 più di 40.000 sono statirespinti alle fro n t i e re, e altri 34.000 sono stati espulsicon effettivo accompagnamento. Vi è poi un numeroi m p recisato di persone che sono sfuggite ai controlli evivono in situazione irre g o l a re, che gli studiosi stimanocon grande prudenza tra il 25 e il 33% dei soggiorn a n-ti regolari (e cioè 300-350.000 persone). Per loro sonostati varati i due provvedimenti di re g o l a r i z z a z i o n e ,m e n t re in prospettiva si richiede una politica pre v e n t i v abasata su una più solida collaborazione con i paesi diorigine e sulla riapertura delle quote.

S o r p rende e non poco che, quando si parla di sbar-chi, si pensa sempre a immigrati clandestini, dimenti-cando che molti di loro sono dei richiedenti asilo venutiper sfuggire a situazioni di gravissimo pericolo, comeavviene per i curdi o quelli provenienti da vari paesidell’Africa e dell’Asia. I richiedenti asilo sono stati circ a10.000 nel corso del 2001: la maggior parte delledomande presentate è stata respinta, mentre non biso-

gna dimenticare che molti tra essi non hanno intere s s ea fermarsi in Italia.

La nuova legge sull’immigrazione, secondo l’auspi-cio formulato dall’Alto Commissariato delle NazioniUnite per i Rifugiati, avrebbe dovuto off r i re maggiorigaranzie nella composizione delle commissioni destina-te a esaminare le domande come anche nella valuta-zione dei ricorsi; sono parimenti necessarie ulterioririsorse per raff o rz a re il Piano Nazionale Asilo.

Come ha lamentato l’Alto Commissario delle Nazio-ni per i Rifugiati, Ruud Lubbers, a seguito del terro r i-smo si è creato un allarmismo tale che ha contribuito afar esplodere in molti paesi posizioni intolleranti exenofobe, creando un clima di allarme indiscriminatoper cui i richiedenti asilo e i rifugiati diventano i princi-pali sospettati e le misure di protezione in linea con leconvenzioni internazionali vengono indebolite a favoredi provvedimenti restrittivi. In realtà –come viene evi-denziato nell’inserto che il “Dossier” dedica ai rifugiati-le stesse tendenze nel numero di domande d’asilo pre-sentate in Europa - come si può vedere nella tabella -smentiscono e rendono ingiustificata questa “sindro m eda accerc h i a m e n t o ” .

NIONE EUROPEA . Domande d'asilo inoltrate dal 1992 al 2001

Paese orig. 1992 1993 1994 1995 1996 1997 1998 1999 2000 2001 Totale

Jugoslavia 210.90 88.228 47.683 46.105 32.001 40.994 71.185 83.444 36.564 22.816 679.927

Romania 115.55 87.145 21.422 13.943 8.964 10.300 8.450 7.811 6.954 4.907 285.452

Turchia 35.240 24.338 25.019 40.055 36.918 31.466 19.797 17.629 25.472 27.294 283.278

Iraq 11.085 9.892 9.789 14.806 22.295 35.173 31.216 25.328 38.852 40.577 239.013

Afghanistan 7.660 7.920 9.185 11.166 11.344 14.515 15.117 16.778 26.474 38.620 158.779

Bosnia Erz. 13.231 62.000 20.717 13.524 5.126 6.059 7.959 4.577 9.655 8.486 151.334

Sri Lanka 13.667 10.632 11.198 11.537 10.060 10.694 9.072 9.858 11.615 10.010 108.343

Iran 7.608 6.883 11.755 9.746 9.794 7.993 7.658 11.315 20.730 12.054 105.536

Somalia 13.551 11.155 11.728 11.498 6.892 7.397 10.425 12.285 9.401 9.871 104.203

R. D. Congo 17.373 11.435 8.526 7.412 7.111 7.845 6.383 6.637 7.407 8.614 88.743

FONTE: UNHCR, Population Data Unit PGDS

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I TALIA. Prospetto generale dell’immigrazione in Italia (31.12.2000-2001)

Popolazione immigrata soggiorn. 2000 2001

v.a. % v.a. %

registrata negli schedari del Ministerodell’Interno

1.388.153 100,0 1.362.630 100,0

stima presenza complessiva, minoriinclusi

1.686.000 100,0 1.600.000 100,0

incidenza % su residenti (57.844.017all’1.1.2001)

- 2,9 - 2,8

Variazione annuale + 136.159 + 10,9 - 28.104 - 2,0

Provenienza continentale

Unione Europea 159.799 10,9 147.495 10,8

Altri paesi europei 404.768 29,2 416.390 30,5

Africa 385.630 27,8 366.598 26,9

Asia 277.644 20,0 259.783 19,1

America 164.942 11,9 158.206 11,6

Oceania/Apolidi 3.370 0,3 3.285 0,3

Nazionalità ignota - - 10.873 0,8

Motivi del soggiorno

Lavoro 839.982 60,5 800.80 58,9

Famiglia (inclusi adozioni eaffidamenti)

366.132 26,4 293.865 28,9

Inserimento non lavorativo (religiosi,residenza elettiva, studio)

136.098 9,8 124.053 9,1

Asilo politico e richiesta asilo 10.435 0,8 5.115 0,4

Altri motivi 21.345 1,5 36.336 2,7

Ripartizione territoriale

Nord Ovest: Lombardia, Piemonte,Liguria, Valle d’Aosta

433.497 31,0 444.876 32,7

Nord Est: Veneto, Friuli V.Giulia.,Trentino Alto Adige, Emilia R.

327.801 23,9 328.488 24,1

Centro: Toscana, Umbria, Marche,Lazio

422.483 29,8 396.834 29,2

Sud: Abruzzo, Molise, Campania,Puglia, Basilicata, Calabria

143.121 18,8 133.263 9,7

Isole: Sicilia, Sardegna 61.251 4,5 59.169 4,3

Caratteristiche popol. immigrata

Maschi 754.424 54,2 726.809 53,3

Femmine 583.729 45,8 635.821 46,7

Coniugati (con e senza prole con sé) 676.296 48,7 678.342 49,9

Celibi 644.887 46,4 584.013 42,9

Vedovi 16.287 1,2 14.000 1,0

Divorziati e separati 21.243 1,6 21.289 1,7

Stato civile non registrato 29.052 2,1 62.405 4,5Nuovi ingressi 2000

Totale permessi 155.244 100,0 232.813 100,0

Lavoro 59.394 38,3 92.386 39,7

Famiglia 56.914 34,72 60.027 25,8

Inserimento non lavorativo (religiosi,residenza elettiva, studio)

21.816 14,1 27.920 12,0

Asilo 5.589 3,6 10.341 4,4

Altri motivi 17.691 11,4 42.139 18,1

Fonte: Elaborazioni Caritas/Dossier Statistico Immigrazione su dati del Ministero dell’Interno

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I TALIA. Indici di insediamento territoriale degli immigrati: scostamenti dalla media nazionale (2000)

INDICI Nord

ovest

Nord

est

Centro Sud Isole

Incidenza soggiornanti sulla popolazione residente complessiva + + + - -

Incidenza donne - - + - -

Incidenza nuovi permessi sul totale dei soggiornanti - + = + -

Incidenza saldo migratorio sulla popolazione resid. complessiva + + + - -

Incidenza prima comunità + + - + +

Incidenza prime 5 comunità + + + + +

Incidenza prime 10 comunità + + + + +

Incidenza extracomunitari - + - + +

% cattolici + - + - -

% altri cristiani + + + - -

% musulmani - - - + +

% altre confessioni - + + - +

Incidenza residenti da almeno 5 anni sui soggiornanti + - + - +

Incidenza residenti da almeno 10 anni sui soggiornanti = - + - +

% permessi per motivi familiari - + - + -

Incidenza coniugati sui residenti - + = + -

Incidenza ultra-sessantunenni sui residenti - - - - -

Tasso di natalità + + - - -

% minori tra i residenti + + - - -

Incidenza residenti sui soggiornanti + - - - +

Incidenza naturalizzati sui residenti - - - - -

Incidenza coniugati con prole sui soggiornanti - - - = -

% matrimoni misti su totale matrimoni + + + - -

Tasso di associazionismo di/per stranieri - - - - +

% studenti stranieri sul totale studenti + + + - -

% denunciati regolari sul totale denunciati stranieri - + - - =

% permessi per lavoro dipendente rilasciati a donne - - + - -

% territoriale lavoratori autonomi - - - - -

Incidenza disoccupati sulla forza lavoro - - + + +

Importo medio pro capite delle rimesse calcolato sui residenti + - - - +

FONTE: Elaborazioni Caritas/Dossier Statistico Immigrazione su fonti varie (Indagine commissionata dal CNEL).

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I TALIA. Settori di inserimento dei lavoratori italiani ed extracomunitari (2001)

Italiani . Extracomunitari Inc.% Extracom.

Settore Assunz. Saldi % saldi Assunz. Saldi % saldi Su assunz Su saldi

Agricoltura 499.506 43.241 8,6 59.987 8.875 14,8 12,0 20,5

Pesca 1.594 70 4,4 100 3 3,0 6,3 4,3

Subtotale agricoltura/pesca 501.500 43.311 8,6 60.087 8.878 14,8 12,0 20,5

Estrazione minerali 7.689 382 5,0 606 137 22,6 7,9 35,9

Industria alimentare 149.573 15.033 10,1 12.454 2.109 16,9 8,3 14,0

Industria tessile 89.122 - 12.167 - 4,2 14.691 2.708 18,4 16,5 Esclusiva

Industria conciaria 34.111 - 3.791 - 11,1 6.833 713 10,4 20,0 Esclusiva

Industria legno 26.655 - 555 - 2,1 4.346 3.566 ? 16,3 Esclusiva

Industria carta 38.142 1.844 4,8 2.600 681 15,7 6,8 36,9

Industria petrolio 1.913 93 4,9 63 - 7 - 11 3,3 Esclusiva

Industria chimica 29.034 - 3.783 - 13,0 2.216 424 19,1 7,6 Esclusiva

Industria gomma 33.122 - 2.017 - 6,1 5.627 1.025 18,2 17,0 Esclusiva

Industria trasformazione 37.891 653 1,7 5.376 1.173 21,8 14,2 Esclusiva

Industria metalli 151.817 - 6.042 - 4,0 24.267 4.047 16,7 16,0 Esclusiva

Industria meccanica 79.183 82 0,1 8.207 2.068 25,2 10,4 Esclusiva

Industria elettrica 70.352 - 3.100 4,4 4.652 778 16,7 6,6 Esclusiva

Industria mezzi trasporto 27.177 - 2.099 7,7 2.795 549 19,6 10,3 Esclusiva

Altre industrie 47.461 - 369 - 0,7 7.015 1.402 20,0 3,0 Esclusiva

Elettricità/gas/acqua 9.970 - 5.551 - 55,7 286 38 13,3 2,9 Esclusiva

Subtotale industria 101.748 20,5

Costruzioni 410.561 17.967 4,4 49.098 8.176 16,7 9,8 45,5

Commercio Ripar. auto 46.747 1.673 3,6 3.105 589 19,0 6,6 35,2

Commercio ingrosso 173.613 15.053 8,7 10.899 1.985 18,2 6,3 13,2

Commercio dettaglio 237.196 22.559 9,7 11.425 2.382 20,8 4,8 10,6

Alberghi e ristoranti 831.306 74.337 8,9 87.182 11.461 13,1 10,5 15,4

Trasporti 187.464 - 1.737 - 0,9 21.095 2.699 12,8 11,3 Esclusiva

Intermed. Finanziaria 46.994 - 3.892 - 8,3 1.498 178 11,9 0,4 Esclusiva

Attiv. Immob./pulizie 453.268 59.923 13,2 43.209 7.723 17,9 9,5 12,9

Pubblica amministraz. 121.851 15.412 12,6 2.713 364 13,4 2,2 2,4

Sanità 112.178 15.844 14,1 6.624 2.001 30,2 5,9 12,6

Istruzione 25.907 4.332 16,7 1.108 256 23,1 4,3 5,9

Servizi pubblici 255.914 16.883 6,6 15.522 2.665 17,2 6,1 15,8

Subtotale servizi 204.380 41,1

Attività non determinata 747.854 257.367 34,4 79.141 31.007 39,2 15,9 12,0

Totale 4.439.743 389.686 8,8 496.861 98.386 19,8 99,5 25,2

FONTE: Elaborazioni Caritas/Dossier Statistico Immigrazione su dati INAIL/DNA

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I TALIA. Popolazione e reddito nel mondo (2000-2001)

Aree geografiche Popolazione 2001

(migliaia)

PIL 2000 (milioni $ USA)

Valori assoluti % Milioni di $ % PIL pro capite

Unione Europea 376.980 6,1 7.836.341 24,8 20,7

altri Paesi dell'Europa 366.133 5,9 1.144.011 3,6 3,1

EUROPA 743.113 12,1 8.980.352 28,4 12,1

Africa settentrionale 145.321 2,4 244.138 0,8 1,7

Africa subsahariana 667.257 10,8 330.204 1,0 0,5

AFRICA 812.578 13,2 574.342 1,8 0,7

Estremo Oriente 2.042.637 33,2 7.527.661 23,8 3,7

Subcontinente indiano 1.378.049 22,4 609.579 1,9 0,4

Vicino e Medio Oriente 304.335 4,9 870.926 2,8 3,0

ASIA 3.725.021 60,5 9.008.166 28,5 2,5

America settentrionale 317.920 5,2 10.535.028 33,4 34,2

America Latina 525.564 8,5 2.010.880 6,4 3,9

AMERICA 843.484 13,7 12.545.908 39,7 15,2

OCEANIA 30.763 0,5 456.972 1,4 14,8

TOTALE 6.156.762 100,0 31.570.124 100,0 5,2

P.S.A. 869.250 14,1 24.319.160 77,0 28,3

P.V.S. 5.287.512 85,9 7.250.964 23,0 1,4

FONTE: Elaborazioni Caritas/Dossier Statistico Immigrazione su dati World Bank

L’IMMIGRAZIONE IN EUROPA ALLA FINE DEL 1999

Paesi Immigr. % vert. Popolaz. Inc.

imm.

Imm.

U.E:

Acquisiz.

Cittad.

Tasso

natur.

Nuovi

flussi

Rich.

asilo

Austria 748 4,0 8.102 9,2 13,0 25.032 3,3 N.D. 30.140

Belgio 897 4,8 10.239 8,8 62,2 24.273 2,7 57.800 24.550

Danimarca 259 1,4 5.330 4,9 20,5 12.416 4,8 21.300 12.400

Finlandia 88 0,5 5.171 1,7 18,7 4.730 5,4 7.900 1.650

Francia 3.263 17,3 58.520 5,6 36,6 145.435 4,5 86.300 47.290

Germania 7.343 39,1 82.164 8,9 25,1 291.331 4,0 673.900 88.290

Grecia (581) (1,6) 10.546 (13,7 2.455 38.200 5.500

Irlanda 118 0,6 3.777 3,1 (75,2 21.600 10.320

Italia 1.252 6,7 57.680 2,2 13,7 11.291 0,9 191.000 9.620

Lussemburg 159 0,8 436 36,0 89,0 631 0,4 11.800 690

Paesi Bassi 652 3,5 15.864 4,1 28,0 62.090 9,5 78.400 32.580

Portogallo 191 1,0 9.9998 1,9 26,3 946 0,5 10.500 190

Regno Unito 2.208 11,8 59.623 3,8 18,5 54.902 2,5 276.900 88.300

Spagna 801 4,3 39.442 2,0 42,7 16.394 2,0 n.d. 9.490

Svezia 487 2,6 8.861 5,5 33,9 37.777 7,8 34.600 23.520

Totale 18.775 100,0 375.753 5,0 28,5 689.703 3,7 1.510.200 384.530

FONTE: Elaborazioni Caritas/Dossier Statistico Immigrazione su dati Sopemi e Acnur

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I TALIA. P e rmessi di soggiorno per regione. Anni 1991-2001 (numeri indici 1991=100)

Regioni v.a. % v.a. % ANNI

1991 2001 1991 1992 1993 1994 1995 1996 1997 1998 1999 2000 2001

Piemonte 35.303 5,4 95.872 7,0 100 94,4 103,6 112,4 125,8 178,9 190,9 198,4 236,7 259,0 271,6

Valle d'A. 1.594 0,2 2.730 0,2 100 102,1 104,4 103,1 110,9 139,4 137,7 148,2 158,8 156,7 171,3

Lombardia 124.220 19,1 313.586 23,0 100 93,5 101,0 109,1 117,9 165,8 177,4 189,3 242,5 252,0 252,4

Liguria 20.242 3,1 32.688 2,4 100 93,5 105,1 105,0 114,1 139,0 150,1 154,2 178,1 187,1 161,5

Nord-Ovest 181.359 27,9 444.876 32,6 100 93,7 102,0 109,2 119,0 165,1 176,6 186,8 233,5 245,3 245,3

Veneto 43.053 6,6 127.588 9,4 100 100,0 113,7 120,0 132,4 175,4 193,7 227,4 292,5 324,9 296,4

Trentino A. A 14.671 2,3 33.331 2,4 100 101,9 116,2 128,2 136,3 179,3 156,8 178,8 195,5 212,3 227,2

Friuli V. G. 18.659 2,9 40.985 3,0 100 113,7 132,7 140,6 140,6 153,3 158,8 173,6 205,0 231,1 219,7

Emilia R. 51.253 7,9 126.584 9,3 100 88,4 94,2 98,2 109,6 142,4 159,1 175,9 211,7 223,7 247,0

Nord-Est 127.636 19,7 328.488 24,1 100 97,6 109,0 115,2 124,9 159,4 170,5 193,3 236,1 257,6 257,4

Toscana 44.034 6,8 94.467 6,9 100 98,1 109,6 113,4 119,8 162,6 156,2 196,2 246,1 262,8 214,5

Umbria 11.690 1,8 26.797 2,0 100 101,6 119,4 123,7 137,9 151,5 165,6 180,9 211,0 217,5 229,2

Marche 10.664 1,6 39.211 2,9 100 105,2 118,8 129,0 142,5 184,4 208,0 235,6 297,2 338,6 367,7

Lazio 154.525 23,8 236.359 17,3 100 86,4 93,5 94,7 101,1 131,2 132,5 130,3 157,0 156,4 153,0

Centro 220.913 34,0 396.834 29,1 100 90,4 99,3 101,6 108,8 141,1 142,6 151,2 184,4 189,6 179,6

Abruzzo 7.766 1,2 18.072 1,3 100 101,5 136,3 138,2 143,8 183,7 184,3 194,6 238,4 239,5 232,7

Campania 31.754 4,9 63.681 4,7 100 82,6 93,3 96,6 100,6 171,7 171,1 173,3 215,2 207,8 200,5

Molise 1.014 0,2 2.130 0,2 100 89,5 93,3 98,2 98,4 128,3 141,9 149,9 190,8 191,7 210,1

Basilicata 1.581 0,2 3.136 0,2 100 89,5 88,7 92,0 87,2 135,4 135,7 146,8 198,0 191,2 198,4

Puglia 16.288 2,5 32.590 2,4 100 90,6 100,6 104,4 112,3 166,2 159,0 171,4 212,1 211,7 200,1

Calabria 7.169 1,1 13.654 1,0 100 92,6 101,7 104,0 111,9 191,2 194,0 172,0 216,6 205,8 190,5

Sud 65.572 10,1 133.263 9,8 100 88,2 101,0 104,2 109,5 172,4 170,9 174,2 216,6 211,6 203,2

Sicilia 46.202 7,1 47.904 3,5 100 67,2 69,0 69,0 73,6 103,7 102,4 101,2 116,7 106,2 103,7

Sardegna 7.253 1,1 11.265 0,8 100 87,5 104,1 108,6 108,8 145,1 147,6 142,3 174,6 156,8 155,3

Isole 53.455 8,2 59.169 4,3 100 69,9 73,7 74,4 78,4 109,3 108,6 106,8 124,6 113,1 110,7

ITALIA 648.935 100,0 1.362.630 100,0 100 90,8 100,0 104,4 112,4 151,9 157,6 168,1 206,6 214,5 210,0

FONTE: Elaborazioni Caritas - Dossier Statistico Immigrazione 2002 su dati del Ministero dell’Interno

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SITUAZIONE SOCIO-ECONOMICA DEI PAESI DI ORIGINE DEGLI IMMIGRATI IN ITALIA (2001)

Immigr. % su tot. Pop.2001 Aum.pop % pop. Disocc. PNL p.c. % cresc. Inflaz.

2001 imm. in 1.000 annuo. povertà_ 2000 2000 US$ PNL 2000

1 Marocco 158.094 11,6 30.645 1,7 19 23 3.500 0,8 2

2 Albania 144.120 10,6 3.510 0,9 19,6 25 3.000 7,5 1

3 Romania 75.377 5,5 22.364 -0,2 44,5 11,5 5.900 2,2 45,7

4 Filippine 64.215 4,7 82.842 2 41 10 3.800 3,6 5

5 Cina 56.566 4,2 1.273.111 0,9 10 10 3.600 8 0,4

6 Tunisia 46.494 3,4 9.705 1,2 6 15,6 6.500 5 3

7 Usa 43.650 3,2 278.058 0,9 12,7 4 36.200 5 3,4

8 Jugoslavia 36.614 2,7 10.677 -0,3 nd 30 2.300 15 42

9 Germania 35.888 2,6 83.030 0,3 nd 9,9 23.400 3 2

10 Senegal 34.811 2,6 10.285 2,9 nd nd 1.600 5,7 1,5

11 Sri Lanka 34.464 2,5 19.409 0,9 22 8,8 3.250 5,6 8,5

12 Polonia 30.658 2,2 38.634 0 18,4 12 8.500 4,8 10,2

13 India 29.873 2,2 1.029.991 1,6 35 nd 2.200 6 5,4

14 Perù 29.627 2,2 27.484 1,7 49 7,7 4.550 3,6 3,7

15 Egitto 26.166 1,9 69.536 1,7 22,9 0,5 3.600 5 3

16 Francia 25.880 1,9 59.551 0,4 nd 9,7 24.400 3,1 1,7

17 Regno Unito 23.617 1,7 59.647 0,2 17 5,5 22.800 3 2,4

18 Macedonia 23.142 1,7 2.046 0,4 25 32 4.400 5 11

19 Bangladesh 20.127 1,5 131.269 1,6 35,6 35,2 1.574 5,3 5,8

20 Brasile 18.776 1,4 174.469 0,9 17,4 7,1 6.500 4,2 6

21 Spagna 18.775 1,4 40.038 0,1 nd 14 18.000 4 3,4

22 Pakistan 18.624 1,4 144.617 2,1 40 6 2.000 4,8 5,2

23 Ghana 17.791 1,3 19.894 1,8 31,4 20 1.900 3 22,8

24 Nigeria 17.832 1,3 126.636 2,6 45 28 950 3,5 6,5

25 Svizzera 16.895 1,2 7.283 0,3 nd 1,9 28.600 3 1,5

26 Croazia 15.482 1,1 4.334 1,5 4 22 5.800 3,2 6

27 Fed. Russa 12.173 0,9 145.470 -0,4 40 10,5 7.700 6,3 20,6

28 Algeria 11.647 0,9 31.736 1,7 23 30 5.500 5 2

29 Bosnia E. 11.239 0,8 3.922 1,4 nd 40 1.700 8 8

30 Rep. Dom. 11.083 0,8 8.581 1,6 25 13,8 5.700 8 7,9

Italia - - 57.680 0,1 nd 10,4 22.100 2,7 2,5

Mondo 1.362.630 100 6.157.400 1,3 nd 30,0* 7.200 4,8 25**

1. I valori si riferiscono al periodo 1992-2000 - 2. I valori si riferiscono al periodo 1994-2000

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I TALIA. Rimesse inviate dagli immigrati in Italia per aree continentali di destinazione (1992-2001)

Aree Continentali 1992 1993 1994 1995 1996 1997 1998 1999 2000 2001

Unione Europea 38.188 34.143 44.220 37.287 43.961 57.216 78.719 149.021 161.118 194.694

Europa Est 1.014 1.831 2.423 3.590 4.079 5.443 6.469 9.740 11.844 18.674

Altri Europei 8.168 8.939 14.526 13.911 10.668 15.128 32.664 23.134 18.183 18.323

Totale Europa 47.371 191.145

Africa Settentr. 3.644 5.694 9.969 13.598 17.235 21.144 18.760 15.189 24.344 44.142

Africa Centro Or. 347 504 1.615 1.621 1.092 976 3.206 2.733 1.488 2.505

Africa Occidentale 930 1.451 2.308 2.933 2.583 2.459 2.600 3.636 8.866 12.839

Africa Centro Mer. 409 192 221 364 264 870 610 674 599 804

Totale Africa 5.330 7.841 35.297

Estremo Oriente 19.258 40.360 61.339 85.115 90.442 113.539 155.959 197.894 254.708 345.458

Subcont. Indiano 561 491 1.171 1.476 1.528 1.574 2.252 2.206 2.027 4.514

Vicino Medio 999 2.102 1.845 1.961 2.697 2.149 2.507 2.727 2.418 3.490

Ex Urss Asia 1 - 46 16 9 162 135 371 815 2.502

Totale Asia 20.819 259.968

America Settentr. 17.361 21.281 22.768 29.891 54.229 52.736 65.689 83.454 82.807 71.757

America Merid. 6.074 6.087 7.036 12.607 14.029 14.427 15.479 12.419 12.328 21.548

Totale America 23.435 95.135

Oceania 1.838 2.951 3.802 3.716 3.472 4.455 6.819 7.042 6.523 7.924

Non Ripartibili 4.374 352 5 29 1 36 942 57 28 168

Totale 103.166 588.097

* dati in migliaia di EuroFONTE: Elaborazioni Caritas/Dossier Statistico Immigrazione su dati dell’Ufficio Italiano Cambi