D. Orione Stazzano e Montespineto · Edito a cura del COMUNE DI STAZZANO “…Preziosa ricerca...

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DON ORIONE STAZZANO - MONTESPINETO Stazzano 1990 (50° DALLA MORTE DI D. ORIONE) Edito a cura del COMUNE DI STAZZANO “…Preziosa ricerca storica… Rapporti fra Don Orione e Montespineto” ll tema è preciso. Non si tratta di stendere la storia di Stazzano e del Santuario di Montespineto, ma di ravvivare la memoria dei rapporti che con essi ha tenuto Don Orione. In quanto a storia del Santuario ci limitiamo, quindi, a riportare i già noti: Santuario di Nostra Signora di Montespineto BREVI CENNI STORICI «La storia narra che nel 1155 l'imperatore germanico Federico Barbarossa attacca Tortona ed una delle sue schiere si spinse fino a Stazzano, saccheggiandolo ed incendiandolo. Gli abitanti del piccolo paese lasciarono le proprie case e, per sottrarsi alla furia dei soldati germanici, salirono sul colle di Monte Spineto, raccomandando la loro salvezza alla Beata Vergine. Quando le truppe nemiche si ritirarono, gli stazzanesi vollero innalzare sul colle una cappella in onore della Madonna di Monte Spineto che li aveva protetti in quel drammatico frangente: si dice che poi, col trascorrere del tempo, questo primo tempietto fu dimenticato e cadde in rovina. L'evento si ripeté nel 1600 ed ancora una volta gli stazzanesi, per sottrarsi alla violenza di truppe nemiche, abbandonarono le loro abitazioni e risalirono sul monte, chiedendo ancora la protezione di Maria. Per molti giorni si riunirono in preghiera attorno ad una croce eretta sulla sommità del colle e, secondo la tradizione in quell'occasione si verificò il prodigio della colomba che campeggia nell'affresco che corona l'altar maggiore del Santuario. Per diversi In Internet: 12 MARZO 2015 75° DALLA MORTE DI SAN LUIGI ORIONE Il prodigio

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D O N O R I O N E STAZZANO - MONTESPINETO

Stazzano 1990

( 5 0 ° D A L L A M O R T E D I D . O R I O N E ) Edito a cura del COMUNE DI STAZZANO

“ … Pr ez i o s a r i ce r ca s to r i ca … Rapporti fra Don Orione e Montespineto”

ll tema è preciso. Non si tratta di stendere la storia di Stazzano e del Santuario di Montespineto, ma di ravvivare la memoria dei rapporti che con essi ha tenuto Don Orione. In quanto a storia del Santuario ci limitiamo, quindi, a riportare i già noti:

Santuario di Nostra Signora di Montespineto

BREVI CENNI STORICI «La storia narra che nel 1155 l'imperatore germanico Federico Barbarossa attacca

Tortona ed una delle sue schiere si spinse fino a Stazzano, saccheggiandolo ed incendiandolo. Gli abitanti del piccolo paese lasciarono le proprie case e, per sottrarsi alla furia dei soldati germanici, salirono sul colle di Monte Spineto, raccomandando la loro salvezza alla Beata Vergine. Quando le truppe nemiche si ritirarono, gli stazzanesi vollero

innalzare sul colle una cappella in onore della Madonna di Monte Spineto che li aveva protetti in quel drammatico frangente: si dice che poi, col trascorrere del tempo, questo primo tempietto fu dimenticato e cadde in rovina. L'evento si ripeté nel 1600 ed ancora una volta gli stazzanesi, per sottrarsi alla violenza di truppe nemiche, abbandonarono le loro abitazioni e risalirono sul monte, chiedendo ancora la protezione di Maria. Per molti giorni si riunirono in preghiera attorno ad una croce eretta sulla sommità del colle e, secondo la tradizione in quell'occasione si verificò il prodigio della

colomba che campeggia nell'affresco che corona l'altar maggiore del Santuario. Per diversi

In Internet: 12 MARZO 2015

75° DALLA MORTE DI

SAN LUIGI ORIONE

I l prodig io

giorni una candida colomba. messaggero di pace, svolazzò senza timore sulla folla dei fedeli in preghiera e poi si posò su un cespuglio di biancospino, poco distante dalla croce. Allora, si racconta, una giovanetta sordomuta riacquistò per miracolo l'uso della parola. In quell'occa-sione i fedeli vollero ricostruire la cappella votiva, ancora più grande e bella della precedente. Anni dopo fu monsignor Paolo Arese detto «il Santo», Vescovo della diocesi di Tortona tra il 1620 ed il 1644, a voler la costruzione di un Santuario dedicato alla Nostra Signora di Montespineto e, nel corso di una sua visita, volle personalmente porre la prima pietra e stabilì che l'altar maggiore sorgesse nel punto preciso dove la candida colomba si posò sul cespuglio di biancospino.

Sorse così l'attuale Santuario, a tre navate e tre altari, che dall'alto domina il territorio circostante, un luogo di culto ricco di storia, sulla cui porta maggiore si può leggere l'iscrizione che già Mons. Clelio Goggi citò in «Storia dei comuni e delle parrocchie della diocesi di Tortona», pag. 395: «Beatae Mariae Virgini per colombae speciem visae Paulo Aresio Episc. Dert. opus incoante fidelium pietas templum extruxit ac in dies auxit et ornavit». E poi è storia più recente. Ancora una volta truppe

nemiche, stavolta erano i francesi, nel giugno e nell'agosto del 1799, saccheggiarono la zona. Per sottrarre il simulacro della Beata Vergine alla profanazione, gli abitanti di Stazzano lo portarono nella loro chiesa parrocchiale dove rimase per quasi due anni, finché il 9 agosto 1801 fu riportato al Santuario di Monte Spineto in solenne processione. Poi il Santuario fu

ancora ampliato nel 1839 e nel 1866 con la costruzione delle due arcate frontali e con i lavori che ne adornarono la facciata. Nei primi anni di questo secolo furono costruite tutte le stazioni della Via Crucis che accompagnano, con invito alla preghiera, il cammino dei fedeli».

Per questo la Madonna di Monte Spineto occupa uno dei primi posti tra i Santuari mariani che abbelliscono la Diocesi di Tortona.

La ricorrenza principale è la domenica dell'Assunta nell'ottava, ma sempre più frequentata è anche la festa di Sant'Anna, il 26 luglio. Nel 1929 fu inaugurato l'ospizio, opera del compianto Mons. Vincenzo Guido, che fu poi rinnovato e conve-nientemente attrezzato per farne sede di esercizi spirituali sotto la direzione del Vescovo di Tortona.

MOMENTO STORICO

Appena insediato nella diocesi di Tortona, Mons. Bandi (1890), non tardò ad inculcare la «Buona Stampa», come mezzo di propaganda della Dottrina Cattolica e degli insegnamenti della Chiesa e del Papa.

L'11 Sett. 1892 Mons. Vescovo, indisse tin grande Pellegrinaggio Diocesano al Santuario della Madonna di Monte Spineto, di comune accordo con i Comitati Parrocchiali e Diocesani e con il duplice intento: a) - presentare alla Diocesi il rinnovato Seminario minore di Stazzano,

in onore del 50° di Episcopato del Papa Leone XIII: ed effettivamente a Lui è intitolato il Seminario, costruito sui ruderi del Castello di Stazzano e situato sulle propaggini di Monte Spineto, che accoglie in vetta il bel Santuario della Madonna;

La lapide

La cappel le del la Via Cruc is

Mons. Igino Bandi

b) - celebrare il Congresso Diocesano pro «Stampa Cattolica», con la fondazione del «Giornale Cattolico Diocesano». Il Pellegrinaggio indetto dal Vescovo era stato deliberato dalla Unione Società Cattolica -

Tortona, il 18 aprile precedente. Presiedeva allora l'Unione il Maestro Giuseppe Perosi, padre del grande Maestro Lorenzo Perosi e che aveva musicato l'inno di battaglia degli ex-Allievi Orionini: «Gioia dei forti...».

Don Orione (allora ancora chierico), che conosceva molto bene il valore della Stampa Cattolica e per cui istituirà più avanti un apposito «Ufficio Stampa» al Convitto Paterno di Tortona. ma più attratto dalla fervente devozione a Maria SS. e dell'acceso amore al Papa, non si lascia certo sfuggire la propizia occasione.

Brama «far vivere ai giovanetti dell'Oratorio una giornata indimenticabile. a contatto - salutarmente contagioso - con il fervore mariano dei pellegrini di tutta la Diocesi .. E il Rettore del Seminario, Mons. Novelli, favorisce il pellegrinaggio a Stazzano dei giovani dell'Oratorio, guidata da Orione (Don Orione: «Luci Maria», vol 1, paq. 707- 708).

È l'inizio! Ecco come ne parla il Beato, anni dopo, nel giornaletto dell'Opera: «Un giorno si stava preparando una grande festa: nientemeno che il

primo riuscitissimo Pellegrinaggio Diocesano alla Madonna di Monte Spineto. Vi doveva essere grande adunanza con due Vescovi e intervento di illustri personaggi: Dufour, Albertario. Corsànego - Merli, Linea recta brevissima [Era così chiamato il Dottor Domenico Buffa di Genova. medico di Rivarolo Ligure, scrittore di opuscoli - dei quali uno aveva il titolo «Linea recta brevissima» -, papalino intransigente. Don Orione sin da chierico lo apprezzò moltissimo. Di lui diremo ancora.], e tanti altri. Cosa fare noi coi ragazzi di quel benedetto Oratorio festivo? Eravamo piccoli, ma qualche cosa volevamo pur fare anche noi. Mancava, tuttavia, qualche cosa per distinguerci, perché sapete che i piccoli hanno bisogno di qualche cosa di diverso dagli altri, per fare vedere che ci sono anch'essi. Era la mattina della vigilia, e quella mattina si era pregato con più cuore.

Renzo Perosi viene giù dall'organo della Cattedrale e trova che si faceva un po' di capitolo per la dimane. - Oh!, dice lui. sono giunto ieri da Vigevano, sono stato alle Sacramentine e porto un bel regalo per i figli dell'Oratorio: ecco, sessanta Cuori di Gesù da porre sul petto di quelli che vanno al Pellegrinaggio a Stazzano. - Immaginatevi! Contenti come pasque, prendiamo a nolo tre carretti, lunghi e grossi che parevano bare: e. perché non avevamo panche a sufficienza da sederci, ottenemmo dal Canonico Pallavicini [Sac. Gio-Batta Pallavicini. Canonico Primicerio del Duomo di Tortona, morto a Tortona il 15 luglio 1910. a 66 anni.], una di quelle ascie che adoprano i Chierici in Duomo per non inginoc-chiarsi per terra: ma poi, per fermarla. abbiamo dovuto bucarla alle estremità, maledettamente, a costo di prenderci su una lavata di capo

dal Canonico Arciprete Pallavicini: e poi via, gloriosi e trionfanti, a tiro d'asini e di muli, via di galoppo all'una di notte col nostro bravo Sacro Cuore sul petto! Dopo ci fu un casus belli. ma tutto finì bene, perché il Canonico Pallavicini gridava forte, ma poi aveva un bel cuore e sapeva compatire molte birichinate. Ecco che, diventando vecchi, si incomincia a ricordare... Allora non si parlava ancora di fare là. a Stazzano, un Santuario al Sacro Cuore di Gesù: parve a taluno che il Nostro buon Signore volesse trionfarvi fin da quel giorno, in quel luogo,

Don Orione giovane chierico

Il giovane Lorenzo Perosi

portatovi dai nostri poveri, ma semplici figliuoli! E fu Don Lorenzo Perosi che. di quei giorni e pel primo, scrisse dell'umile e povera Opera della Divina Provvidenza su «L'Osservatore Cattolico» e su «La Lega Lombarda» di Milano. E quelli erano i primi anni...: anni belli di entusiasmo giovanile, di innocenza e di fede» [ «L'Opera della Divina Provvidenza». 10 gennaio 1899: Scr. 40-73 - Uno di quei giovinetti ricorda tuttora che, di ritorno da Stazzano a tarda notte, alcuni di essi attesero l'alba, rifugiatisi nella stanza del Chierico Orione. (Stazzano Cesare in B. 1. IV)].

Ci sembra di non dover omettere di sottolineare la osservazione fatta Qui dal nostro Servo di Dio: i giovinetti dell'Oratorio recarono allora pubblicamente, fregiandosene il petto, l'Immagine del Sacro Cuore proprio là dove, un lustro dopo, un magnifico Santuario doveva sorgere a diffusione e incremento della salutare devozione. Inoltre. come conferma Mons. Rognoni. l'idea del medesimo Santuario, accanto al Seminario di Stazzano, venne a Monsignor Bandi nell'agosto dell'anno seguente 1893 «mentre studiava la necessità di offrire al Seminario stesso una decorosa cappella, corona di quel cenacolo di pietà per i giovani chierici» [Rognoni, Mons. Bandi, p. 47 ]

. Ed è meraviglioso meditare come il Signore lega insieme le cose che a noi sembrano disparate: Don Orione, ancora chierico, decora dello stemma del S. Cuore i ragazzi dell'Oratorio un anno prima che il Vescovo abbia l'idea di costruirne il bel Santuario e proprio là dove il Santuario sorgerà.

Nel 1915 poi lo stesso Don Orione fonda le «Piccole Suore Missionarie della carità», dando loro la Casa Madre della Congregazione in San Bernardino di Tortona, casa che consacra al S. Cuore di Gesù.

Ma lasciamo ancora la parola a Don Orione. «Vi dico due parole appena, perché debbo partire: sono arrivato ieri da Roma e debbo

partire. Vi ho radunato qui per dirvi qualche parola sulla festa del Sacro Cuore: siamo quasi alla vigilia di questa soavissima festa. La festa non l'ha determinata il Papa o il Vescovo: è proprio il Sacro Cuore che ha voluto un giorno per sé.

La vostra Casa è consacrata al Sacro Cuore. Il Sacro Cuore apparve in questa Casa. su quell'arco che c'è nell'entrata: lì c'era un po' nero, e ora ci avete messo una piccola statuetta. Apparve il Sacro Cuore tutto sfolgorante e attorno aveva scritto queste parole: «Di qui partirà la mia misericordia e la mia gloria». Capite?! Da questa povera Casa si diffonderà la misericordia e la gloria di Dio. Ecco perché fu messa la piccola statua nell'entrata: ecco

perché fu messo sull'altare il Sacro Cuore. Il Cuore di Gesù apparve sfolgorante, e attorno apparve la

scritta: e non solo apparve, ma le proferì anche queste parole. Il Sacro Cuore disse che da questa Casa si sarebbe diffusa la misericordia e la gloria di Dio in tutto il mondo.

Pura coincidenza?... È più verosimile pensare che qui c'è il dito di Dio!...».

Ma continuiamo la descrizione di quella giornata memorabile. «La manifestazione ebbe un esito oltremodo felice, per concorso di fedeli e di autorità e per i frutti spirituali e di azione cattolica che ne derivarono. Ne diedero notizia i due giornali «La Lega Lombarda» di Milano, «L'Osservatore Cattolico», pure di Milano, ambedue in data 14-15 settembre, e il «Derthona Sacra».

STAZZANO: Sacro Cuore

I l giornale d i Mi lano

Ecco la fusione delle varie relazioni: «Il Pellegrinaggio superò d'assai la comune aspettativa: non si sarebbe mai immaginato che la voce e il desiderio di un Vescovo valesse a muovere, per monti e per valli, per lunghissimo tratto di strada, ben diecimila persone. Il Pellegrinaggio compievasi Domenica fra l'ottava della Natività di Maria SS. e festa del Suo SS.mo Nome, con splendida riuscita, col concorso di Monsignor Bandi. Vescovo di Tortona, di Monsignor Daffra, eletto Vescovo di Ventimiglia, del Dottor Don Davide Albertario, e di molti Reverendi Sacerdoti della Diocesi e della Società Cattolica di Tortona, di varie Società Operaie Diocesane, col novello Circolo della gioventù cattolica di Novi Ligure, di cui in quell'occasione fu benedetto da Monsignor Vescovo il vessillo.

Alle 7 antimeridiane di quel giorno, i Pellegrini, convenuti nella Chiesa Parrocchiale di Stazzano ricevettero dai prelodati Monsignori la croce da pellegrino, e s'avviarono processionalmente, cantando e pregando, al Santuario, ove già trovavasi un assembramento sterminato di fedeli religiosamente ivi convenuti coi loro sacri stendardi. Vi furono discorsi sacri prima e dopo, e durante la Messa celebrata da Monsignor Daffra. All'offertorio, il Comitato diocesano dell'Opera dei Congressi Cattolici presentò il suo ex voto da rimanere nel Santuario a memoria del fatto. Vi si distribuì la Santa Comunione fino all'una e mezza pomeridiane. Con un caldo e commovente ringraziamento e addio di Monsignor Vescovo, dopo cantato il «Te Deum» e la Benedizione del Santissimo impartita pontificalmente, il Pellegrinaggio si sciolse.

Seguì, in Seminario, l'agape fraterna, in cui brindarono Don Albertario [Sac. Dott. Albertario Davide (Filighera. Pavia. 1846-1902) «redattore e direttore del quotidiano l'Osservatore Cattolico e del periodico illustrato Leonardo da Vinci. Scrittore brillante e polemista pungente, prese parte con fervido zelo a tutte le lotte di pensiero e di atteggiamento politico originale circa la Questione Romana e le opposizioni al Concilio Vaticano, con la divisa «col Papa e per il Papa». Fu particolarmente energico nel combattere il liberalismo, anche conciliatorista, e si schierò con i fautori della filosofia tomistica». (Enciclopedia del Cristianesimo, pag. 69). Di lui diremo ancora.], osannando a Cristoforo Colombo nel IV centenario della scoperta dell'America; e il Chierico Orione, che tenne vivo con il Rev.mo Can. Spadini, l'entusiasmo dei numerosi presenti.

Ci siamo indugiati su questo avvenimento diocesano per sottolineare due cose: il clima di azione cattolica in cui viveva il Chierico Orione ed il fatto che egli venne invitato a parlare davanti a cosi cospicue personalità, durante una manifestazione tanto importante.

Il Vescovo conosceva bene la capacità e la tempra del suo giovane Chierico (a. 20), studente di prima teologia. Già se l'era stretto al cuore. Inoltre l'aveva colpito (e non solo lui) la novità di quella schiera di giovanetti inquadrati - cosa ancora mai vista a Tortona - e con il loro bell'emblema del Sacro Cuore sul petto:... e sapeva dell'indiscusso attaccamento di Orione al Papa e, quindi, con quale entusiasmo ne avrebbe parlato. Ed esaltare il Papa (Pio lX - Leone XIII, scriveva S. E. il Vescovo «vuol dire celebrare la Divina Provvidenza».

Altro che dito di Dio! Qui c'è tutta una non fortuita coincidenza, ma la chiara, lampante manifestazione di Provvidenza Divina, che guidava all'unisono e il dignissimo Vescovo e l'ammirabile Chierico Orione, ardente per la «Buona Stampa», zelante per le Vocazioni e i Seminari e soprattutto - come aveva espresso fosse la sua epigrafe - indefettibile amante e difensore del Papa: «Qui giace il Sacerdote Giovanni Luigi Orione, che fu tutta cosa della Chiesa e del Papa». E la gente sentenziava: «Qui. qui. c'è buona stoffa!...».

Conseguenza prima e rinnovatrice di tutte queste manifestazioni - diciamo - papaline: l'apertura dell'«Oratorio Festivo» per la gioventù maschile - il primo in Tortona e Diocesi - che

Si avviarono verso i l Santuar io…

opera sotto la direzione del Chierico Orione: e proprio nella Casa del Vescovo: 3 luglio 1892. Garanzia di incrementi stabili di sicura benedizione del cielo: la papalità dell'Oratorio S.

Luigi (così chiamato il primo Oratorio Festivo) e l'approvazione e il sostegno dell'autorità ecclesiastica diocesana, a cominciare dal degnissimo Vescovo.

Da qui è nata la Congregazione di Don Orione.

PRIMO INCONTRO

Incomincia la collaborazione diretta: Don Orione e Mons. Vincenzo Guido. È una lettera datata il 24 Settembre 1892; fa da eco al Congresso di Stazzano (Seminario

11 Settembre 1892) e suona pronta risposta alle esortazioni del Vescovo. vera apologia papale. «... Potresti fornirmi - in prestito, si capisce - libri che parlino di

Pio IX? Ho abbozzato un opuscoletto: ma Rossi (il Tipografo) si vuol far pagare troppo bene. Intanto che dorme sul tavolino. posso fare altro. Coraggio, amico, aiutami! Il titolo del nuovo opuscolo sarebbe questo: «Il Martire d'Italia». Ti raccomando un confidente ed assoluto silenzio. Guarda se puoi giovarmi, e farai gran bene. Addio! Fratello: coraggio, e avanti nel bene con grande fervore! Salva la gioventù, e salverai la Patria e salverai la Fede!»

«Sono settimane che sospiro una tua riga. Ho pregato e fo' pregare ognora dai miei giovani, acciò tu divenga un campione di saggezza cattolica. uno strenuo propugnatore dei sacrosanti diritti del Sangue di Dio e del Pontificato Romano, sui popoli e sui coronati. Fo scuola a 12 chiericandi. Tuo in Corde Jesu Ch. Luigi di Gesù + Papa».

Ed ecco, per concludere, un «grido d'allarme» rivolto dal Chierico Orione non sappiamo a chi; a meno si tratti di un «soliloquio», di un proposito personale. È una minuta. Ma di tale portata e significato che basta a rivelare un'anima.

«Satana trionfa e la figura di Cristo scomparisce. Scriverai un opuscolo di 7 o 8 pagine. In esso svolgerai tutti i sentimenti espressi e scolpiti in queste parole: «Son Papalino!».

Parla ai giovani e salva le anime dei giovani. Papalino! Evvia, non si facciano smorfie... fatevi santo... Fratello, sorgiamo, arrestiamo il nemico, diamoci la mano in nome di Dio e sacrifichiamoci per la salvezza del mondo. Scrivi. adunque, e salva la gioventù infondendole un amore grande, forte, inestinguibile...: l'«amore al Papa!». Tu sei giovane e scrivi ai giovani: «Son Papalino!». Sì, o zerbinotti, guardatemi in faccia: «sono un papalino», senza paura, e me ne glorio! Sono giovane anch'io, son nel fior dei miei vent'anni... Sono patriota quant'altri mai e, per di più, «sono un papalino» senza paura. Mi glorio di star con lui e con la fede e con l'amore che sublima».

Si susseguono, ormai metodicamente, i Pellegrinaggi Orionini a Monte Spineto. Significativo quello prima dell'Assunta del 1894, come premiazione dei suoi ragazzi e

più come ringraziamento alla Madonna per il felice esito dell'anno scolastico. Ecco come ce lo descrivono alcuni dei ragazzi partecipanti: «... questa passeggiata si fece

appena qualche giorno prima di andare in vacanza. Siamo partiti da Tortona appena dopo la mezzanotte - anche questa volta con i tram a cavalli -, con una splendida luna, da non accorgerci che era notte, tanta era la sua luce. Siamo a Stazzano sul far del giorno. Dal paese al Santuario vi è una strada montuosa non percorribile con le vetture: è giocoforza farla a piedi. Sulla vettura però vi sono le vettovaglie, e due sacchi di pane - la colazione e il pranzo erano al sacco: niente vino, perché il direttore sapeva che a Monte Spineto vi è dell'ottima acqua -: egli

Don Vincenzo Guido

tosto si carica sulle spalle un sacco di pane: l'altro Don Albera: ed il cesto viene affidato al sottoscritto, unitamente ad altri. Ad un certo punto il direttore si stanca: alcuni giovani più robusti si offrono di sostituirlo, tanto più che egli ha aia da fare a guidare i ragazzi, a farli pregare ad ogni cappella, che si trova sulla strada, a cantare le lodi della Madonna: però egli vuol far tutto per arrivare ai piedi della Madonna stanco sì, ma contento di avere fatto un po' di penitenza. Assistemmo alla Messa, celebrata, mi pare da Don Guffanti, ricevemmo la Comunione e. dopo, la colazione: - intanto era giunta un po' di gente dai sottostanti paesi: più tardi celebrava la Messa Don Albera. - mi pare fosse cantata in terzo. La giornata passò in santa allegria, e rimase indimenticabile: qualche anno dopo se ne parlava ancora in collegio. Dato un saluto alla Madonna con una canzoncina. le vetture, sul far della sera. ci portarono a Tortona, nella nostra casetta di San Bernardino» (Rota. Misc. B. 8 p. 30 e B. 10 p. 6).

... memorabile pellegrinaggio: «Don Orione, con il sacco del pane in spalla. lungo la salita, ad ogni stazione, diceva, inginocchiato per terra, una Ave Maria. Don Sterpi, che in quei giorni si trovava a Serravalle - e non era ancora entrato con Don Orione, perché il Vescovo non gli aveva ancora dato il placet - ci disse poi che egli aveva conosciuto al Santuario. mentre da tutti si suoi cantare: - O bella mia speranza... la pace mia sei tu... -, noi cantavamo: - la Madre mia sei tu... -. Era la variante che sapeva introdotta da Orione in quella lode alla Madonna. Ricordo poi che, ritornando, quel giorno, dalla passeggiata, il vetturino, mentre tribolava per aggiustare il chiaro, che non si accendeva, disse forte una bestemmia: e il chierico Orione, più forte: - Sia lodato Gesù Cristo!... -, e noi: - Sempre sia lodato!... -: la lezione fu efficacissima...» (Moglia M. 24 1 b, p. 18).

«Che Luigi Orione fosse un santo lo vidi sul Monte Spineto, quando entrammo in quel Santuario, nell'occasione di un pellegrinaggio, durante il quale egli portò fino lassù un sacco di pane: si mise a piangere e a baciare il pavimento della chiesa» (Quattordio Giuseppe, N. D. fasc. 1.).

IL SEME GERMOGLIA E CRESCE

Ancora chierico, nel 1894. Orione è autorizzato dal Vescovo a predicare in tutta la Diocesi Tortonese. Altro gesto di stima. di apprezzamento e di fiducia -! Fu poi ordinato Sacerdote il 13 aprile 1895 - Sabato Santo.

Nei rari incontri di quegli anni il chierico Orione aveva appreso da Lorenzo alcuni singolari episodi che in seguito racconterà ai suoi giovani e benefattori dell'Opera.

Dal 1895 (settembre?) è una letterina a Don Vincenzo Guido, allora parroco a Zenevredo: «Carissimo... Noi tutti abbiamo pregato per te e il povero scrivente pregherà sempre per te e tu prega per me... Ciao! Don Orione».

Nel settembre 1895 egli ha fatto di proposito un pellegrinaggio a piedi al Santuario di Monte Spineto. Insieme a qualche suo ragazzo ha supplicato la Madre di Dio. perché il Vescovo Mons. Bandi gli dia un aiuto, soprattutto «quell'aiuto»: il chierico Carlo Sterpi. Al quale, del resto i due anni trascorsi dalla chiusura dell'Oratorio dell'amico Orione. sono magnificamente serviti per capire e convincersi che la sua vita è destinata là, accanto a lui, servire Dio nei fanciulli del popolo e nei poveri. come sente di desiderare e volere a cuore pieno.

Vi è del l 'o t t ima acqua…

Attende tuttavia un segno sicuro: il gradimento. e addirittura l'ordine, del suo Vescovo.

- Eccellenza, non ho chi assista i giovani!. . - Ebbene - riprese Mons. Bandi -: chi è che vuoi? Chi desideri che ti dia?... E il Direttore -: Mi dia Sterpi... - Bene... prendi Sterpi: scrivigli che venga ad aiutarti...

L'incontro che era servito a cementare l'unione mia con il Direttore era avvenuto a Serravalle ed egli quel giorno andava in pellegrinaggio a Monte Spineto. Andava a chiedere alla Madonna - mi diceva - una grazia grande: si vede che la Madonna. così buona. non aspettò, per fargliela, che fosse arrivato lassù: lo ha prevenuto.

lo me ne stavo dunque in vacanza, e già facevo i preparativi per rientrare in seminario a Stazzano, quando

ricevo una cartolina dal Direttore che mi raccontava come era andata la faccenda con il Vescovo. Faccio subito il fagotto e subito me ne venni a Tortona. Il Direttore stava assistendo in studio - e già aveva più di 100 ragazzi. Appena mi vide mi disse: - Bravo!... Sei venuto a tempo: assisti un momento... - Ne sono passati, da allora, dei momenti... Per tutta la giornata non si vide: tornò poi alla sera... il «momento» di assistenza... durò tre anni...».

All'inizio del periodo estivo 1896 - durante le settimane che i giovani del Santa Chiara trascorrevano. fino all'Assunta, in Istituto - si compivano in Stazzano, dal 18 al 20 luglio. due memorabili fatti religiosi: la consacrazione del nuovissimo Santuario del S. Cuore - passione ed ansia, per tanti anni, dello zelante Mons. Bandi - con la inaugurazione del nuovo Seminario minore e la terza Adunanza diocesana dell'Opera dei Congressi.

Si completava in tal modo un'altra decisione di grande valore socio-religioso. presa dallo stesso Pastore della diocesi il mese precedente, quando aveva annunciato la pubblicazione - avvenuta poi il 13 giugno 1896 - del nuovo giornale diocesano «il Popolo». corriere settimanale, che «realizzava, nella sostanza e nella veste. i voti e le Promesse del Vescovo, rispondendo pienamente alle aspettative del pubblico».

«Nella primavera 1896, il Santuario, vero gioiello d'arte a tre navate, era ultimato e la consacrazione venne fatta nei giorni 18, 19.20 luglio. con splendidi festeggiamenti ed interventi, che si chiudevano con un pellegrinaggio al Santuario di Monte Spineto e la celebrazione della adunanza diocesana dell'Opera dei Congressi e Comitati Parrocchiali (id. p. 49). - Il 10.6.1895 era stato ricostituito il Comitato diocesano, presente Don Orione. che ne faceva parte («La Sveglia», 13.6.1895). Nella sezione del Congresso pomeridiana conclude Mons. Bandi «da padre e da santo. Le lacrime tradiscono il suo cuore, quando dice che poteva, finalmente felice e contento, intonare il canto di Simeone: fu un momento di consolazione generale...». («La Sveglia» di Alessandria 23. 7.1896).

La partecipazione di Don Orione a quei solenni riti - di cui riferiscono anche le stampe locali - è sottolineata da singolari manifestazione della sua pietà, rimaste nella memoria di molti.

Si trovarono raccolti in quei giorni, con Mons. Bandi, l'Arcivescovo di Vercelli Mons. Pampirio, il Vescovo di Ventimiglia Mons. Daffra - che pontificò con l'assistenza dell'Arcivescovo di Genova Mons. Raggio e di Mons. Doria, abate di

La grande graz ia del la Madonna

Santuar io Sacro Cuore - Interno

San Matteo in Genova -, il Vescovo di Pavia Mons. Riboldi. Si scoprì un busto a Leone XIII e le funzioni del Santuario vennero accompagnate da scelta musica del Sac. Maestro Lorenzo Perosi di Venezia, eseguita dai chierici dei due seminari, con altri ecclesiastici della diocesi. Splendida la riuscita poi del

Congresso diocesano. Il fatto che Don Orione fu invitato a parlare davanti

alle personalità convenute significa la stima in cui era tenuto, mentre queste conoscenze di uomini della Chiesa e dell'Azione Cattolica diocesana e regionale gli serviranno in bene poi, quando, con molti di essi, egli intratterrà contatti e amicizie. La cronaca tuttavia non fa cenno di Guanto era avvenuto della tarda mattinata.

Racconta Don Gatti Vittorio: «Alla fine del pranzo, mi pare Don Riccardi chiamò i vari oratori a parlare. Si

chiamò da più voci anche Don Orione, dopo gli altri. Monsignor Bandi, appena sentito il nome di Don Orione, fa cenno di voler parlare e in pubblico gli fa una ramanzina presso a poco in questi termini: - Come, c'è anche Don Orione?.... E non sa Don Orione - che pretende di fare il fondatore di Istituto - che il primo dovere suo era quello di presentarsi al suo Vescovo?... Don Orione deve averne fatta una delle sue, se non ha avuto il coraggio di venire a fare atto di omaggio al suo Superiore!... - Don Orione, messo alle strette..., cominciò: - Eccellenza! Il Cuore Santissimo di Gesù faccia sentire al cuore di Vostra Eccellenza altrettante consolazioni guanti sono i granelli di sabbia di cui è costruito questo Santuario!... - E continuò, con foga e ardore, di questo passo. Si fece silenzio nella sala, e Don Orione continuò: - La pace aleggi a te d'intorno e Iddio moltiplichi i tuoi giorni a bene della Chiesa, come moltiplica i fiori della terra. .. La pace aleggi a te d'intorno...: sia come l'aurora luminosa in capo degli eletti e ti faccia splendere ognora come la stella del mare che guida i naviganti... -. Al termine un applauso generale...».

Perché Don Orione era arrivato al pranzo in ritardo? Risponde Don Gatti: «lo ero presente a quella festa: il ritardo - come mi è stato poi detto - deve mettersi in relazione alla sua andata a Monte Spineto, nell'ora del mezzogiorno, quando il Direttore, per umiliarsi, si fece legare una corda al collo e tirare su fino al Santuario».

«Potevo avere 14 anni - ricorda l'ex alunno Luigi Sasso -. Un giorno Don Orione mi disse: - Vieni con me: andiamo a Stazzano ove avrà luogo una cerimonia solenne. Sentirai anche delle buone musiche del nostro Renzo Perosi... -. Nella chiesa del Seminario di Stazzano affollatissima, assistetti allo svolgimento di riti religiosi, accompagnati da cori con musiche del maestro diventato poi celebre. Ad un tratto, Don Orione mi chiamò, invitandomi a seguirlo

fuori della chiesa. Giunti sulla strada, estrasse dalle tasche dell'abito talare una corda, se la mise al collo, me ne affidò i capi, dicendomi di camminare in direzione del Santuario. Iniziata la ascesa, cominciò a pregare con grandissimo fervore. Ebbi l'impressione che sentisse il bisogno di umiliarsi, di avvilirsi, di sottomettere tutto se stesso ad una volontà superiore. I radi passanti - era l'ora di mezzogiorno - guardavano stupiti l'insolito spettacolo, esprimendo, con gesti vari e con parole sommesse, i sentimenti che provavano: ora sì ora no, mi parve d'intuire che qualcuno fosse indotto a pensare ad un prete

La pred ica d i D. Or ione

La sal i ta

gravemente colpevole, al quale fosse stata imposta quella strana penitenza. Don Orione, tutto raccolto in se stesso, non vedeva, non sentiva nulla. Compiuta la salita, si entrò nel Santuario: si tolse la corda dal collo e andò a deporla sopra un altare. Dopo di che si uscì. Di questa cosa non si parlò più. Il fatto deve riportarsi al 1896».

Don Guido Vincenzo aggiunge altri particolari: «Il sacrestano del Santuario di Monte Spineto, certo Cappelletti Antonio, uomo di fede, buon cristiano ed incapace di mentire, mi raccontava che - nei giorni della festa per la consacrazione del Santuario di Stazzano, una giornata afosa, il 19 luglio 1896 -, nelle prime ore del pomeriggio, verso le due, mentre riposava nella camera che aveva una finestra con la grata prospicente nella chiesa - e dalla quale si può scorgere anche l'altare maggiore - fu scosso dal sonno per un parlar forte in chiesa. Incuriosito, si affaccia alla finestruola e vede Don Orione che, credendo di essere solo e non visto nè udito, parla ad alta voce, un po' in piedi e un po' in ginocchio. Teneva una corda al collo. Il Santuario della Madonna era deserto. perché tutta la gente era affluita al vicino Santuario del Sacro Cuore, in occasione della festa di consacrazione. Un giovane lo aveva accompagnato. E da questi il sacrista seppe che Orione era venuto su ginocchioni per la salita e così pure aveva fatta la via Crucis. Dal parroco di Stazzano Don Alessandro Baldi mi è stato confermato il racconto di quel pellegrinaggio di Don Orione a Monte Spineto. Mentre il clero si era raccolto attorno ai Vescovi mentre pranzavano, Don Orione, certamente digiuno, era venuto su a far penitenza e a pregare la Madonna e a umiliarsi».

«Nel 1838 in refettorio della Casa Madre, a Tortona, avendo Don Sterpi citato questo fatto, presente Don Orione, questi rideva saporitamente al ricordo di quella che allora poteva essere giudicata una stranezza... Con quale spirito di penitenza lo saprà solo lui: certo fu grande lo stupore del chierico Sasso. La cosa poi, nel 1896, venne a conoscenza di molti, i quali facevano le più ampie meraviglie: alcuni non credettero vera la cosa, altri invece si radicavano maggiormente nella loro convinzione: - Don Orione è matto: questo fatto, unito agli altri, lo provava...».

Resta facile capire i motivi che avevano indotto Don Orione a non presentarsi subito al suo Vescovo: questi era occupato con altri illustri personaggi in

faticose funzioni e discussioni: con frequenza già lo avvicinava in Tortona: temeva che - come gli avveniva spesso nei momenti di buona - il Vescovo lo additasse all'ammirazione dei presenti quali direttore del Collegio e uomo di virtù, come lo stimava e diceva...

Qualche settimana dopo - per implorare speciali favori sul nuovo anno scolastico - Don Orione compiva un suo pellegrinaggio personale, alimentato di devozione, di fatica, di penitenza. Il Monte Penice, offre lo spirituale refrigerio di una cappella, dove l'anima può effondersi ai piedi di Maria.

Nel rievocare lo stesso episodio, Don Ontano diceva: «Ad animarci allo studio e all'obbedienza, Don Orione faceva quasi tutti gli anni una scampagnata a visitare i Santuari della nostra diocesi: tra gli altri, io ricordo di essere andato a San Ponzo, a Montespineto, a Sant'Alberto. Andai anche sul Penice...

Anche Don Orione in qualche occasione ricordò questa escursione pellegrinaggio al Penice: parlando a un gruppo di suoi chierici in ricreazione, il 18 aprile 1938, asseriva appunto di averla fatta quella salita lunga e irta - specialmente allora - «a piedi, dormendo, a mezzastrada, in un fosso...».

Don Car lo Sterp i

Dovettero essere molto bravi i ragazzi della neonata fanfara e il loro istruttore a mettere su qualche marcetta, perché da «Il Popolo» [«... Mentre sull'alba, entro il Santuario, che in quell'oscurità dava l'aspetto delle catacombe, un gruppo di fedeli pregavano il Cuore di Gesù, uno squillo di trombe, tra il cadere della pioggia, si udì dalla vicina Serravalle. Erano i giovani dell'istituto di Don Orione, convenuti da Tortona e dalla lontana Momico, per fare onore al Cuore Sacratissimo di Gesù. Accolti come meglio si potè nel seminario, dopo i chierici si accostarono alla Santa Comunione e da quei quattrocento cuori innocenti esultò il Cuore adorabile di Gesù e comandò alle nuvole di sperdersi e spuntò il sole a rallegrare la festa... i chierici, in doppia fila e vestiti di cotta. scesero alla villa di Mons. Vescovo per fargli corteo su fino al santuario, dove Pontificò. Anche i giovani dell'Istituto di Don Orione, nell'ampio cortile, fecero ala a Mons. Vescovo, il quale, a loro inginocchiati, benedisse di gran cuore...» («La sveglia», 11.7.1897)] si apprende che, perla festa del Sacro Cuore del 27 giugno 1897. - la prima celebrata nel nuovo Santuario di Stazzano - Don Orione e tutti i suoi ragazzi, provenienti dal Santa Chiara e da Mornico. vi parteciparono con i loro lucenti strumenti.

A Don Orione questa volta non riuscì di nascondersi: gli toccò anzi un atto di obbedienza che non dovette costargli poco.

«Nei Vespri - dice ancora oli Popolo» citato - il M. R. Don Orione. con parole improntate all'immensa carità di Dio, parlò appunto dell'amore infinito del Cuore di Gesù, che si commisura alla sua scienza infinita e mostrò, col Vangelo, quanto l'amore di Gesù Cristo vinca ogni immaginare terreno e come noi tutti dobbiamo rendergli amore Per amore...».

Uno dei chierici seminaristi [È Pietro Savoldelli, poi sacerdote benemerito, vissuto a Codogno (Milano), tanto affezionato a Don Orione e a Don Sterpi, al quale scriveva (4.6.1940): «Questo è quello che ricordo di quel santo uomo e con lui ricordo lei... come una di quelle anime belle sante, che con Don Gugliada, Don Perduca, Don Scarani eravate le sentinelle vigili sopra di noi chierici a Stazzano, ch'eravamo tanti, tanti, ma penso non tutti abbiamo moltiplicato letizia intorno ai Superiori...» (S. 13. III).] , presenti in quella circostanza, ricorda come mai toccò a Don Orione quel giorno tessere il discorso, e le circostanze in cui lo tenne: «Una seconda volta lo rividi, Don Orione, a Stazzano, in una giornata afosa di giugno. Pontificava nel Santuario del Sacro Cuore Mons. Vescovo Bandi ad onore del Sacro Cuore di Gesù. E, mancato il predicatore..., a caso comparve in chiesa con un gruppo di giovani Don Orione... Lo seppe Mons. Bandi e lo chiamò alla cattedra. pregandolo di salire il pergamo e dire del Sacro Cuore. Don Orione, renitente da prima, ottemperò poi all'imperativo del Vescovo, venne in sacrestia tutto intriso di polvere e di sudore..., mise la cotta e la stola, s'inginocchiò innanzi all'immagine del bel Sacro Cuore dipinto dal Canonico Ratti e, presenti i chierici Ticozzi e Papa, mi scelse ad accompagnarlo, ero il più piovane... Giunto alla scala del pergamo, prima di salire mi pose fra le mani la sua corona dai grossi grani... e: «Savoldelli - mi disse -, recitami la corona, che ripeterai fino a predica finita...» -. Lo guardai più confuso che persuaso...; l'ubbidii, ma non come avrebbe voluto lui, perché l'oratoria travolgente, il suo dire commosso, l'entusiasmo con cui parlava, incatenò l'uditorio...: posso attestare che non pochi piangevano, quando toccò delle sofferenze del Cuore di Gesù per le ingratitudini degli uomini e delle anime che più da vicino gli appartengono...

Ricordo poi che nello stesso pomeriggio lo condusse nel salone, dovevi erano tutti i seminaristi riuniti e, dopo un breve omaggio fatto dai chierici al Vescovo, lo invitò ancora a dire una parola di commiato, e Don Orione, sempre col suo tono ispirato, disse queste testuali parole, che ho segnato su un mio pro-memoria: - Sono come il fanciullo del Vangelo: a... a... a...: nescio loqui; dico solo che il Signore moltiplichi sul capo del mio Vescovo, del mio grande

Monte Sp ineto

Vescovo, il Vescovo dell'Azione Cattolica, le sue benedizioni, come i fiori della terra..., come le stelle del cielo!...». «A quando a quando lungo il giorno - conclude il notiziaro

del giornale diocesano -. la fanfara dell'Istituto di Don Orione traeva intorno a sé i convenuti alla festa, rallegrandoli con belle suonate... E Mons. Vescovo si congedò commosso dai suoi cari chierici, per la visita pastorale...».

Il 15 agosto, sotto gli auspici della Madonna Assunta inizia il Bollettino: «L'Opera della Divina Provvidenza», che sostituisce il primo giornalino «La Scintilla».

La prima annata ne lancia 9 numeri, il settimo del 25 settembre 1898 si apre con un sonetto di P. Z. «Alla cara Madonna di Montespineto - saluto dei Figli della Divina Provvidenza che partono per la Sicilia» (Eremo di Noto - Siracusa).

L'ALBERO PRENDE FORMA ( 1899)

GLI EREMITI DELLA DIVINA PROVVIDENZA

Ne dà notizia D. Orione stesso, con parole semplici e soprattutto con esultante rendimento di grazie al Signore: «Multa renascentur... - Domenica scorsa (30 luglio), all'Offertorio della Messa solenne, a' piedi del Sacro Cuore a Stazzano, Mons. Vescovo vestiva e benediceva i primi nostri Eremiti della Divina Provvidenza.

I tre primi Eremiti della Divina Provvidenza erano: Fra Colombano - Buscaglia Carlo, di anni 47, da Ceregate di Cella di Bobbio presso Cegni (Pavia); Fra Gaetano - Ippolito Cremaschi, di anni 27, da Codevilla (Pavia): Fra Vincenzo - Angelo Boccoleri, di 36 anni, da

Sale (Alessandria). La vestizione fu fatta in occasione di un pellegrinaggio

Vogherese a Monte Spineto, nel Santuario del Sacro Cuore di Stazzano. Don Orione aiutò il Vescovo a far indossare agli Eremiti l'abito speciale del

lavoro e della penitenza. Prima della semplice cerimonia, li aveva condotti al vicino Santuario della Madonna di Monte Spineto per consacrarli a Lei insieme ai futuri sviluppi del nuovo ramo della Congregazione religiosa da poco fondata »

Con questa vestizione, Don Orione aveva preso possesso. spiritualmente e idealmente, del Monte, avendo in cuore di aprirvi il noviziato degli Eremiti, mentre pensava di fissare la loro Casa centrale a Sant'Alberto di Butrio.

«Oh sorgete, dunque. sorgete, pieno il cuore di amore a Gesù, o eremiti fratelli! lo saluto la vostra venuta come una benedizione del Signore, e m'inchino davanti a voi, chiamati a fare tanto bene! Mille volte vi amo!».

Con la data del 20 agosto 1899, Don Orione pubblicava un Numero Unico «La Madonna di Monte Spineto» che contiene, in prima pagina, l'immagine

La scint i l la de l 23.9.1895

Frate Ave Maria, Fra Basilio e D.Orione

Eremo Sant 'Alber to d i Butr io

della Madonna con sotto scritto: «Cara Madonna di Monte Spineto, Madre di Dio e Madre nostra, prega per noi!»: «Un po' di storia del Santuario, un'osservazione, una preghiera», del Prevosto Alessandro Balbi: «Ave Maria», l'articolo di Goggi ma più sviluppato e completato da

Don Orione: preghiera alla Vergine, vibrante di fede e di amore alle anime, con ispirato volo di presagio verso un avvenire santo e sereno, per l'umanità e per la sua Opera, sotto le ali della Madonna.

Segue la supplica ricca di incandescente pietà mariana e che noi innalziamo (in gran parte) alla Santa Madonna nel dì della Festa Patronale.

Nell'estate 1901, a Monte Spineto, le feste riescono solenni anche per la rinnovata incoronazione dell'antica immagine marmorea della Madonna. La presenza di Don Orione è ricordata da una sua lettera del settembre 1901 a Don Sterpi: «Ieri fui dal Vescovo (a Stazzano): ho anche predicato ai chierici (del seminario diocesano) alla Madonna di Monte Spineto e la Madonna mi ha aiutato tanto: forse voleva far sentire un po' di dolcezza, per le grandi feste che Le si fanno, a me e a loro».

Significano molto anche queste raccomandazioni fatte a Don Orione da Don Alessandro Balbi, parroco di Stazzano, che provvedeva allora all'amministrazione del Santuario di Monte Spineto: (13 agosto 1899): «Veda di non venire più di notte, come l'anno passato, ma di recarsi a Stazzano fino al sabato (19 agosto): così potrà riposarsi un poco, o in canonica o al seminario, o al Monte. per trovarci poi tutti pronti per le due antimeridiane... La Signoria Vostra dovrà predicare senza dubbio forse più di una volta...». (7 agosto 1900): «Penso che, come da alcuni anni, anche quest'anno Lei potrà venire per la festa di agosto di questa cara Madonna... Ma prego di venire a tempo e fino dalla sera avanti (sabato 18), perché si possa riposare un poco, giacché, senza riposare un poco, è impossibile poter poi lavorare, cominciando dalle due. Venendo Vossignoria, spero che aiuterà nel dialogo, che comincerà alle due o alle due e un quarto, dopo il canto delle litanie lauretane. e poi farà altri discorsi e fervorini...».

GLI EREMITI AL SANTUARIO

1° NOVEMBRE 1906 - SOLENNITÀ DI TUTTI I SANTI

Mentre si avvicinano le solennità Natalizie, il fondatore fa una speciale visita ai suoi cari Eremiti della Divina Provvidenza, da due mesi destinati alla custodia del venerando Santuario della Madonna di Monte Spineto. Si era infatti adempito, con la festa di Ognissanti 1906, un suo ardente desiderio: che la Congregazione mettesse piede, con qualche suo figlio, all'ombra di quella Casa di Maria, già per lui ricca di memorie.

Il numero primo del rinato bollettino dell'Opera aveva dato la bella notizia, quasi pudicamente. certo in tono consentaneo allo spirito di umiltà che Don Orione voleva per sé e per i suoi, specialmente quando ponevano mano a qualche nuova attività: «Sempre avanti nel Signore! Con la festa dei Santi gli Eremiti dell'Opera della Divina Provvidenza prenderanno la custodia del Santuario della Madonna di Monte Spineto (Stazzano), presso Serravalle Scrivia».

L' incoronazione

Il numero successivo dell'Opera riportava la stessa notizia come l'aveva resa nota alla diocesi il settimanale diocesano: e la commentava con l'adattamento di un brano del suo noto articolo dedicato alla Madonna di Monte Spineto. «Togliamo da "il Popolo", ringraziando con grato animo: Gli Eremiti a Monte Spineto. Già avevamo appreso dal periodico «L'Opera della Divina Provvidenze», ottimo Bollettino di propaganda di Don Orione, che i suoi Eremiti avrebbero, colla festa di Ognissanti, assunto la custodia del Santuario di Monte Spineto, così

caro alle popolazioni cristiane delle valli della Scrivia e della Borbera. Ora poi sentiamo con vivo piacere dal sig. Prevosto di Stazzano, Don Balbi, che i buoni Religiosi furono accolti con grande soddisfazione. La Madonna di Monte Spineto, come, del resto, quasi tutti i Santuari d'Italia, ricorda uno dei momenti storici più belli della nostra patria, l'epoca gloriosa in cui la fede ha unito i prodi dei nostri Comuni contro il despota del Medio-Evo, Federico Barbarossa: ricorda la pietà di Maria Santissima verso il suo popolo devoto: e sta bene che tutti questi monumenti di fede, di lotte sante, di vicende piene di trepidazioni e di sacrifico, sieno affidati alla custodia di anime votate ad una vita di abnegazione e di preghiera».

Segue, in chiave condensata, la calda invocazione a Maria, cui si è fatto cenno poco fa, ma densa di presagi profetici: «O.D.P. 15.11.1906: "A Monte Spineto i poveri Eremiti della

Divina Provvidenza si avviarono da paesi lontani, e sollevando lo sguardo pieno d'amore verso Monte Spineto, commossi ti hanno salutato, o Vergine benedetta: Ave, Maria! Come è dolce questo saluto! È il saluto di chi annunciava alle genti la pace da lungo tempo sospirata e pianta: è il saluto che a Te annunciava, insieme con quella del figlio di Dio, la maternità di tante anime afflitte e desolate, che a Te, o Immacolata, dovea presentare il Cristo, lavate nell'onda purissima del Sangue Suo Divino. - Ave, Maria! Cara e dolcissima Madonna mia, con quanta effusione noi abbiamo pianto ai piedi del Tuo altare, dopo tanto tempo che non eravamo più venuti! Ma tu ci hai riconosciuti ancora, o Madre: vedi, siamo sempre i tuoi poveri figli! Abbi misericordia di noi, o Madre delle divine misericordie! Tieni le tue braccia e il tuo cuore sempre aperto, affinché sul tuo seno troviamo conforto e vita. Ave, o Maria! - Le generazioni passeranno dinanzi a Te venerandoti, piene d'ammirazione e di speranza, e diranno commosse: qui è discesa dal cielo la Madre nostra! - E qui verranno i figli della Provvidenza, camminando per mari e per monti agli splendori del tuo volto, o Madre adorata: e con essi verranno da regioni lontane le barbare tribù a posare qui l'arco e la faretra e la natia ferocia...».

L'occasione immediata per l'invio degli Eremiti è stata la malattia e morte del sacrista Antonio Cappelletti, un pio uomo con famiglia numerosa, rimasto molti anni lassù, anche nella stagione meno propizia, per guardare il Santuario ricco di storia, e dare la possibilità ai pellegrini di fare una preghiera alla dolce Madonna di Monte Spineto. Allora provvedeva al servizio religioso di amministrazione, in mancanza di un sacerdote stabile, l'arciprete di Stazzano, Don Alessandro Balbi, limitatamente però al periodo estivo che andava dall'Annunciazione (25 marzo) alla festa di tutti i Santi.

Già da qualche tempo, in occasione di incontri con Don Orione, era stato trattato questo comune desiderio, che al Santuario ci fosse personale più idoneo.

Una lettera di Don Balbi a Don Orione del 29 ottobre 1906, fa conoscere le linee convenute e le condizioni che si potevano fare agli Eremiti. Da un'altra lettera dello stesso arciprete, del 3 novembre 1906, si può arguire che gli Eremiti giunsero al Santuario la sera di quel giorno.

Don Alessandro Balbi

In quel primo tempo, agli eremiti si univa saltuariamente qualche chierico o aspirante, già di età, secondo che il fondatore li aveva a disposizione in accordo con i loro studi e impegni. La piccola famiglia viveva di una modesta retribuzione e di questua nei dintorni: attendevano ai lavori necessari a conservare il decoro del tempio mariano e dei luoghi circostanti.

A incoraggiare Don Orione - e renderlo più tranquillo per quei suoi figli - c'era la vicinanza dell'amico Don Arturo Perduca, nel 1902 direttore spirituale nel seminario minore diocesano: a lui Don Orione aveva raccomandato, come raccomanderà di continuo, perché ne avesse cura sollecita.

La devozione di Don Orione alla Madonna di Monte Spineto, le sue visite a quel Santuario ed alcuni episodi da lui lassù vissuti sono stati narrati in queste pagine, sin dagli anni già lontani, quando egli era chierico, animatore del primo oratorio festivo e direttore dei primi istituti della Divina Provvidenza. Della successiva dimora degli Eremiti su quel santo monte se ne dirà dettagliatamente più avanti. Qui ci sembra di non poter meglio aprire questo argomento che pubblicando una lettera anteriore del fondatore a Don Perduca, nella quale vibra il sentimento di devozione e l'amore suo con l'inespresso, ma vivo e presente, sogno di fare qualche cosa ad onore e glorificazione di quella santa Madonna, alla quale da tutta la zona circostante salivano e salgono turbe di figli devoti in atteggiamenti di penitenza e di supplice preghiera. La lettera è ricavata dalla ricomposizione di parecchie minute, con fulcro centrale il Can. Perduca, scritta prima e poi ripresa, inserendo nuove notizie a distanza di giorni.

«G.P.A.M. (15 ottobre 1902). Mio carissimo fratello nel Signore Nostro Gesù Cristo e nella Madonna, ricevo in questo momento la vostra carissima lettera che mi dà tanta, ma tanta consolazione, perché mi porta le nuove della nostra dolcissima Madre, che amo, che voglio amare e fare amare tanto, tanto, tantissimo e anche perché mi porta le nuove vostre. lo vi dico, o mio buon fratello, che tante volte vi ho ricordatone né più né meno che gli altri nostri fratelli. E adesso che ho ricevuto la vostra lettera non ritardo un momento a scrivervi che la vostra lettera mi ha fatto piacere.

Voi sapete che io devo tutto alla S. Madonna di Monte Spineto, - voi siete quello dei nostri che Le siete più vicino, - accettate di essere ai piedi della Dolcissima e Santissima Madre Nostra come la sentinella avanzata del nostro affetto purissimo, ardentissimo di figli verso di Lei. Lo farete? oh sì che lo dovete fare non per noi, ma per Lei. Se io potessi spremere, in queste parole, tutta la mia vita per Lei, io la vorrei spremere, e poi vi direi di portarla là ai suoi piedi, e dirle: - ecco qui, questo qui, è il figlio che tu hai tanto amato, prendilo ancora, o grande Vergine e Madre dolcissima del Paradiso, Giglio, Stella, Madonna SS. di Monte Spineto: Lui starà qui a tuoi piedi, come un sassolino, ad amarti, ad amarti, ad amarti amatissimamente.

lo, povero vostro fratello vi dico di farmi questa carità di andare su ancora, quando potrete. Dunque ci andrete a trovarla per me? Sentite: io ho intenzione di rubarla, col tempo, quella S. Madonna lì: o Essa ruba me o io rubo Lei. Anch'io ho pianto tanto, e se sapeste che cosa ho mai provato: è cosa che non ve la posso esprimere: una volta che sono arrivato là, che la porta era chiusa e non ho potuto entrare, ma è stato come se fossi entrato, e ancora più, molto più: ma io non vorrei che ci sia superbia a dirvi queste cose, spero di no, per l'amore di Maria SS.: sia tutto per amore e onore della SS. Madre nostra.

Un altro frammento dice: «di andare su e di inginocchiarvi là e dirLe: ecco mi manda lui,

L'ul t ima par te de l sent iero

quel povero figlio vostro, che amate tanto: o grande Madre, abbiate misericordia di lui: non vi domanda di essere consolato ma di potervi almeno servire come l'ultimo dei vostri sguatteri: tenetelo come un sassolino, ma tenetelo. ai vostri Santi piedi di Madre di Dio...» (Scr. 54.61).

«Mio fratello Don Perduca, io non vi raccomando altro che la Madonna: respirate la Madonna, pensate la Madonna: cercate la Madonna: parlate della Madonna, volete la Madonna dappertutto, infondete nel cuore dei Chierici la Madonna: nella mente dei Chierici la Madonna. Che non abbia ai loro occhi da esservi cosa cara e bella se non c'è la Madonna: Madonna. Madonna, Madonna, e siate voi. di dentro e di fuori, tutto vestito dell'affetto alla Madonna e imbottito bene della Madonna e vestite i Chierici di dentro e di fuori di Madonna: ripeto: Madonna SS., Madonna, Madonna».

L'apertura della nuova Casa dei suoi Eremiti sul Monte Spineto induceva, qualche mese dopo, Don Orione a pubblicare sul bollettino dell'Opera questo vibrante appello: «Di una Missione dei nostri Eremiti. - La mano del Signore guida i passi degli uomini sulla terra. Egli veglia sollecito alla salute dei suoi figli e alla eterna giovinezza della santa Sua Chiesa. - E termina benedicendo: «Beati coloro che avranno aiutati gli Eremiti della Divina Provvidenza, i quali, nel giorno dell'ira, apriranno le braccia ai fratelli, predicando il perdono e l'amore nel nome di Dio».

Il parroco di Stazzano, in lettera 14 luglio 1912, domanda consiglio a Don Orione se chiedere alla Regina Madre «un dono ternario di tela d'oro, di cui avrebbe tanto bisogno il santuario» di Monte Spineto; è stato, infatti, trovato in santuario un voto «che ricorda la Regina Madre Maria Teresa, vedova di Vittorio Emanuele 1. Re di Sardegna, morta nel 1832»: Don Orione di suo pugno, risponde, sullo stesso foglio, da Messina. di fare la domanda, ma aggiunge: «Con quale esito, non saprei: però la Santissima Vergine tocca anche i cuori dei potenti di questa terra...».

Da una nota della Casa Madre: «Oggi, 8 settembre 1939. Don Orione viene a parlare delle passeggiate che sarebbe bene fare: a Volpedo, dal Beato Giovannino, a Monte Spineto... Accennando a questo Santuario dice d'aver portato - allora, aggiunge, erano altri tempi, si sa! - un sacco di pane sulle spalle dal basso fin sulla cima del monte per i suoi ragazzi... (n. 391».

Già nell'agosto 1899 una grande moltitudine di devoti era stata avviata al Monte Spineto per Io zelo di Don Orione, pregatone dall'arciprete di Stazzano, dal quale dipendeva allora quel santuario affidato alla Piccola Opera; il Servo di Dio volle servirsi di questa favorevole circostanza per ridare incremento ai pellegrinaggi stagionali ed annuali a quel vetusto santuario.

In quella stessa occasione il Beato di Dio vergò il saluto dei pellegrini alla Vergine Santissima, l'«Ave Maria», di cui abbiamo già parlato.

Negli anni successivi, quel pellegrinaggio, si direbbe, familiare al Santuario di Monte Spineto fu ripetuto con perseverante ardore: Don Orione cercava in ogni maniera di parteciparvi, recando l'entusiasmo della sua fede e richiamandovi - anche per la sua presenza e la stima di cui, ancor giovanissimo, era circondato - molti nuovi pellegrini.

«Il solo annunzio che Don Orione avrebbe accompagnato i pellegrini - ricorda Mons. Rolandino - bastava a far accorrere da tutte le parrocchie della diocesi, anche le più lontane, i devoti a schiere, e si facevano treni speciali».

Già da tempo, tuttavia, andava vagheggiando di allargare il raggio dei paesi partecipanti ai pellegrinaggi mariani e di fissare a questi mete più lontane.

I l Santuar io e la Casa per Eserciz i Sp i r i tual i

Voleva che la funzione speciale del pellegrinaggio fosse ricca di preghiere e di canti, espressione questi ultimi della intima, soprannaturale gioia delle anime che s'incontrano con Dio. Con quanta nostalgia ricordava gli inni a piena voce innalzati a Maria dai pellegrini, fatti un cuor solo e un'anima sola ai piedi della celeste Madre!

«Che ricordi a Monte Spineto, alla Guardia di Genova, a Caravaggio' Ai piedi della Madonna la vita ha proprio il senso di un canto, che va consacrato a onore e servizio di Dio e di Lei, e se ne sente là di più il bisogno...».

DON ORIONE PELLEGRINO E PREDICATORE A

MONTE SPINETO

È stato già detto di tre pellegrinaggi memorabili, fatti da Don Orione ai piedi di quella Santa Madonna: il primo, coi ragazzi dell'Oratorio San Luigi. I'll settembre 1892, in occasione di una importante celebrazione diocesana (nn. 23, 234); il secondo, con i giovanetti del collegio di San Bernardino, nell'agosto 1894, in ringraziamento per l'ottenuta locazione del casermone Santa Chiara (n. 39); il terzo, a piedi, da Tortona, con due giovinetti, il 12 febbraio 1895, per impetrare dalla Vergine Santissima che il Vescovo gli concedesse dei validi cooperatori: in questa occasione incontrò provvidenzialmente il chierico Sterpi, che gli rinnovò il proposito di seguirlo, previo permesso vescovile (n. 39).

Un quarto pellegrinaggio di Don Orione a Monte Spineto avvenne il 19 luglio 1896, e va ricordato soprattutto per un periodo che riflette la sua pietà mariana alimentata di umiltà (cfr. fogli n. 9; n. 10).

Don Orione ritornò molte volte poi al santuario, sia come predicatore nella festa annuale d'agosto, sia come incaricato vescovile a condurre pellegrinaggi diocesani, sia perché la Divina Provvidenza dispose che, per tre lustri, i suoi Eremiti fossero lassù i custodi della Madonna.

«Ogni passo della salita verso il Monte della Madonna esprimeva l'elevazione del suo spirito dalle basse nebbie montane ai puri orizzonti celesti; o i sentieri formicolassero di devoti e l'aria risonasse di festa con squilli di campane, spari di mortaretti, canti soavi, profumi di incenso, o nelle notti serene, egli, solo solo, per chiedere la grazia, arrancava in ginocchio dall'una all'altra stazione della via crucis, con lo sguardo in su verso il campanile svettante, come indice teso tra le stelle».

Nell'agosto 1909, mentre Don Orione si trovava vicario generale a Messina, si palesò urgente al santuario - dato l'affluire sempre più numeroso dei devoti - la presenza di un sacerdote fisso; la Messa fino allora si celebrava soltanto nelle feste e il lunedì e il giovedì, mentre il Santissimo era stato concesso dal Vescovo nel marzo 1907.

Dal 1910 cominciò ad andarvi, con una certa frequenza, Don Carlo Dondero, poi primo missionario dell'Opera in Brasile. Nello stesso anno Don Orione, proveniente da Messina, dove ancora si trovava, ebbe motivo di fare una visita, diciamo, straordinaria alla Madonna di Monte Spineto, durante una breve permanenza a Tortona. Ve lo conduceva un motivo singolare. I1 28 maggio 1909 il suo fratello maggiore, Benedetto, che lavorava in ferrovia, si era fatto male ad una gamba in

Con ogni mezzo !

La s tampel la d i Benedet to Or ione

modo serio, tanto che, pur avendo ripreso, dopo cinque mesi, l'impiego, dovette però attendere la primavera successiva per far a meno delle grucce. Quando poté lasciarle, desiderò compiere un pellegrinaggio di ringraziamento in adempimento di un voto fatto alla Madonna. Don Orione lo accompagnò a Monte Spineto; da Stazzano fecero a piedi la salita, portando con sé le stampelle: una è tuttora lassù e porta la scritta: «Benedetto Orione, per grazia ricevuta, offre».

BUONI RELIGIOSI ,

BUONI SERVITORI DELLA MADONNA

Nel 1913, il primo marzo, Don Orione stipulò con l'arciprete Don Balbi e i priori dell'amministrazione del santuario una convenzione per una più definita cura del santuario da parte degli Eremiti della divina Provvidenza. I dettati della convenzione dovevano entrare in vigore col capodanno del 1914. Una clausola però - l'ottava - diceva che «nel caso si verificasse la vacanza della cappellania di Monte Spineto, - allora tenuta domenicalmente da un sacerdote del seminario diocesano - l'amministrazione avrebbe nominato a coprirla un sacerdote della Congregazione di Don Orione da designarsi dal superiore della medesima». Questo aveva voluto Don Orione per dare ai suoi religiosi Eremiti una assistenza spirituale sicura ed appropriata.

Don Orione vide, di fatto, frustrati i suoi disegni a bene spirituale dei suoi Eremiti: aveva difatti più volte detto e scritto che nessun altro scopo gli aveva fatto desiderare quella sede se non per offrire ai suoi Eremiti una dimora particolarmente adatta alla loro santificazione: «Mia intenzione - ripeteva - era di stabilire al Monte un buon sacerdote che aiutasse di continuo gli Eremiti e il santuario, e formasse, all'ombra della Madonna di Monte Spineto, dei pii Eremiti...».

Scrisse perciò al parroco di Stazzano questa lettera: «Anime e Anime! - Roma, 23 febbraio 1914. - Carissimo e venerato Sig. Arciprete, ebbi qui, e da parecchio, la sua lettera. Non risposi subito poiché volli pregarci su un poco, e mettere me, più che mi fosse possibile, ai piedi del Crocifisso... Per dovere di coscienza: dopo maturo consiglio e preghiere, pure con vivissimo dispiacere di lasciare il caro Santuario della Madonna di Monte Spineto, ove avrei desiderato restare anche da morto, non possiamo rimanere. Ove finisce la mano dell'uomo, là comincia la mano della Divina Provvidenza, ed ho fede che la SS. Nostra Madre, ai cui piedi benedetti sono venuto tante e tante volte peregrinando ed ho condotto i miei primi figli, ci farà ancora ritornare a Monte Spineto, per un tratto della Sua Materna bontà. Noi La pregheremo sempre, e la porteremo sul cuore da per tutto.

Si oblitus fuero tui, o Mater dolcissima et Regina Montis Spineti, oblivíoni detur dextera mea...».

II 15 ottobre 1915 Don Orione scrive una lettera all'Arciprete di Stazzano circa la permanenza degli Eremiti dell'Opera, quali custodi, al santuario di Monte Spineto, e così conchiude: «Abbiamo cominciato (la lettera) con la Madonna, e mi è dolce finire con la Madonna: che la Madonna Santissima, dalla quale ci è venuta la fonte divina di vita eterna. Gesù Cristo Dio e Signore Nostro, ci faccia degni di amare la Croce e per l'amore della Santa Croce e i meriti e il Sangue del nostro Amore che vi morì sopra per noi, ci siano aperte e spalancate le porte del Paradiso».

Dà disposizione a Don Draghi e agli Eremiti di lasciare Monte Spineto: «Ricevuta la presente, riunite tutti avanti all'altare della Madonna Santissima e direte insieme la terza parte del santo Rosario, le litanie e un deprofundis per le Sante Anime del Purgatorio. Indi riunite quel po' di roba che potete avere, e la spedite a Tortona...».

Fortunatamente, Mons. Vescovo ha concesso che Sacerdoti dell'Opera di Don Orione continuassero il servizio al Santuario: «Don Dondero, poi primo Missionario in Brasile: Don Zanocchi, anche lui in seguito Missionario in Argentina e Vicario Generale dell'Opera: e via, via altri.

Dal 1909 al 1935, Don Guido ebbe una decina di sacerdoti dell'Opera, che si avvicendarono al Santuario di Monte Spineto.

LA CONSEGNA IO DEVO TUTTO ALLA SANTA MADONNA DI MONTE SPINETO

Il 28 marzo 1916 Don Orione scriveva all'amicissimo ex compagno di seminario Don

Vincenzo Guido, curato allora a Zenevredo (Pavia): «Carissimo, nelle opere del Signore non sono i molti o i possenti, i grandi che fanno pro: ma i pochi, gli umili, e i poveri, quando vivano della santa carità di Gesù Crocifisso, e spandano fuori, come un fiume, le forze vitali che derivano in loro da Cristo. Coraggio, e Ave Maria! Avrei da parlarti per Monte Spineto. Ti scriverò per vederci a Stradella. Tuo aff.mo fratello e amico...».

Questa lettera lascia pensare che Don Orione abbia avuto parte preponderante nel consigliare a Don Guido di accettare la cappellania fissa a Monte Spineto: vengono in proposito da ricordare le parole che il Servo di Dio aveva scritto venti anni prima, il 4 ottobre 1896: «0 Don Guido, Iddio ti ha fatto il cuore troppo grande per essere pago di una cura parrocchiale. Tu non finirai parroco! Prega, prega, prega per me, per te. Iddio ti illuminerà, ti conforterà. Coraggio, incomincia a

distaccarti dalla terra: farò così anch'io. Sempre tuo povero amico...» Don Guido era solito affermare la propria persuasione che queste parole di Don Orione

fossero state profetiche... Fatto è che il 30 aprile 1919 Don Guido veniva destinato cappellano permanente, cui era demandato dal Vescovo di dare nuovo impulso al santuario di Monte Spineto.

Intanto, dal 1916 a quella data, ogni vigilia di giorno festivo, dal 25 marzo al 1 novembre. Don Zanocchi era stato puntuale lassù a celebrare e a rendere il suo servizio sacerdotale, con edificazione dei fedeli e grande beneficio degli Eremiti.

Si conserva una nota del parroco Don Balbi, circa la festa del 20 agosto 1916: «Festa principale. Don Orione giunge di buon mattino: confessò, predicò due volte: celebrò per proprio conto e non volle stipendio...».

Il 1° maggio 1919 Don Guido iniziò la sua missione di vero apostolo della Madonna di Monte Spineto, durata 40 anni, fino ai consolanti sviluppi odierni. Nei primi tempi rimase con lui anche Fra Basilio, finché, avviate le cose e assunta, da una famiglia vicina, la cura materiale del santuario, Don Orione lo richiamò a Tortona, nel settembre 1920: avvertendone Don Guido, lo pregava di intendersi con l'arciprete di Stazzano e terminava: «Lasciavo il più necessario: un'Ave Maria alla Madonna del Monte per me».

Don Orione non dimenticò mai, anche in seguito, la cara Madonna di Monte Spineto. Vi era andato tante volte quando lassù vivevano i suoi Eremiti, giungendovi, a volte, di notte, intrattenendosi a lungo nel santuario e concedendosi ben poco di riposo (n. 225). Ci andava ora, quando ve lo induceva l'urgenza di implorare dalla Vergine Santissima una grazia o di

D.Vincenzo Guido 1° Ret tore

ringraziarla per un favore ottenuto. Ricorda Don Draghi: «Il nostro caro Padre veniva su a Monte Spineto di notte, ad ora

tarda e pregava a lungo alla statua. Una volta l'accompagnai a Serravalle di notte: era tornato da Messina (1912) da poco tempo...».

Don Orione non rifiutò mai, potendolo dare, l'aiuto di sacerdoti suoi richiesto da Don Guido: il quale ricordava: «Grande e filiale fu la devozione di Don Orione verso la Madonna di Monte Spineto. Dirò che un giorno, verso le ore sedici, mi avvertirono che si trovava in chiesa un sacerdote: andai e vidi Don Orione sopra una sedia che stava pregando. Veniva da lontano ed era ancora digiuno...

Altra volta avevo scritto a Don Sterpi per avere qualche sacerdote per le confessioni nel giorno della festa: non ebbi alcuna assicurazione in merito per la scarsa disponibilità di sacerdoti. Si era ormai alla vigilia ad ora avanzata. Quando ormai non aspettavo più. mi vedo arrivare due sacerdoti. Alla mia meraviglia di vederli comparire a quell'ora, mi dissero: «Eravamo appena giunti da Roma e Don Orione non ci ha lasciati neanche sedere e ci ha detto: la Madonna di Monte Spineto aspetta: vi sarà molta gente: andate a fare un po' di bene e pregate un po' anche per noi!».

Si conserva la letterina, cui allude, nelle riferite parole, Don Guido. scrittagli da Don Sterpi, a nome di Don Orione il 27 luglio 1932: essa esprimeva bene, soprattutto nella sua chiusura, il sentimento del nostro Fondatore: «Don Orione ha ricevuto la tua stimatissima. Non può assicurare l'intervento suo e dei nostri Sacerdoti, perché, di qui al 21 agosto, c'è troppo spazio di tempo ed in questi momenti non sappiamo quali cose possano sopraggiungere. Tuttavia, se ci sarà disponibilità di sacerdoti verremo volentieri: verso la Madonna di Monte Spineto abbiamo doveri grandi. La preghi un po' per me la cara Madonna...».

Chiudiamo riportando: a) - il pianto di un figlio che ama, costretto a

lasciare la Mamma diletta: «Lasciare la casa della madre - diceva I'8 settembre 1933 - è sempre un grande dolore. Ciascuno di noi, e tutti i religiosi in genere, di qualunque ordine o congregazione, fanno propria casa di ogni casa della congregazione, anzi possiamo dire che ci facciamo tante case nostre quanti sono gli istituti, i campi di lavoro dove ci manda

l'obbedienza. E dobbiamo dire che, siccome siamo uomini e il sangue non è acqua, a certe case ci si affeziona di più e ad altre meno... E quando arriva l'obbedienza di lasciare quel posto, quel lavoro, quella casa, dove si era già ambientati, dove ci si era fatto come il piccolo nido, allora è naturale che si soffre, poco o molto a seconda degli anni che ci si è stati, delle mansioni avute, delle persone incontrate per ministero, scuola o altro... Quello che avviene per i singoli religiosi, avviene anche per le congregazioni, per le famiglie religiose. Anche noi, come Congregazione, abbiamo provato che cosa significa lasciare un campo di bene; la Piccola Opera ha patito a lasciare, per esempio, Lonigo,

Andate a fare un po ' d i bene. . .

Interno del Santuar io d i Montesp ineto

Monte Spineto, Mornico, dei primi tempi, e altri posti... Tutti allora si soffre, è un dolore che colpisce la Congregazione come famiglia».

b) - Il sentimento umile e doloroso che accompagna in Don Orione il suo costante e tenero «pellegrinare del cuore». In uno dei viaggi a San Remo per visitare la casa da poco aperta per giovani studenti (il S. Romolo), esce in queste espressioni cariche di compunto affetto filiale: «Quando passai ai piedi della Madonna di Monte Spineto non volevo guardare la Madonna Bianca, perché non mi pareva di esserle stato figlio buono a sufficienza; ma poi pensai: quando un figlio dei nostri, anche non sia buono come vogliamo noi, ma pur ci guarda, anche stando lontano, noi speriamo sempre, e nel fondo del cuore siamo contenti che almeno ci guardi, e allora io la guardai un poco la Madonna, anche perché Ella capisse che in fondo in fondo io sentivo di essere là davanti a Lei...».

Sia questo anche il nostro povero, umile, ma fiducioso e confidente comportamento filiale verso la Santa Madonna di Montespineto. E Lei maternamente ci benedica!

DOVEROSA RIFLESSIONE

Sono note le infocate implorazioni del Beato Don Orione verso la Santa Madonna: «Che questo tuo povero figlio, o Santa Madonna sia in vita, in morte et ultra, il pazzo della carità, l'inebriato della Croce e del Sangue di Cristo Crocifisso!».

«Te voglio, o Santa Madonna: Te chiamo, Te seguo; Te amo! Foco, dammi foco, foco di amore santo di Dio e dei fratelli, foco di divina carità che accenda le fiaccole spente, che risusciti tutte le anime. Portami, o Vergine benedetta, tra le moltitudini, che riempiono le piazze e le vie, portami ad accogliere gli orfanelli, i poveri, i membri di Gesù Cristo, abbandonati, dispersi, sofferenti, i tesori della Chiesa di Dio. Se sorretto dal tuo braccio potente, tutti io porterò a Te, o Beata Madre del Signore, Madre tenerissima di tutti noi peccatori, di tutti gli afflitti!...».

Commenta Mons. De Luca: «In Don Orione, l'amore di Maria e l'amore della Chiesa furono due

fuochi del suo amore di Dio e del suo amore del prossimo. «Foco, dammi foco, foco di amore santo di Dio e dei fratelli». «Portami, o Vergine benedetta, fra le moltitudini». Non è un ozioso grido, non una smaniosa chiacchiera, la sua; non una devozione sterile, contenta di emozioni e moti interiori. «Sorretto dal tuo braccio potente, tutti io porterò a te, o Beata Madre del Signore».

«Questo è Don Orione. Una commozione sempre viva, ma come fuoco per l'azione; una azione senza sosta, ma che mette voce nell'orazione stessa da cui è nata, anzi in una orazione più alta. Chi abbia un po' di pratica dei suoi scritti, sa che la sua parola è un fatto.

«Quante volte, o Maria di Monte Spineto, siamo passati quasi alle falde della tua santa montagna, e il cuore batteva in sussulto, e il volto s'infiammava: eppure si sentiva dentro che non eravamo come tu volevi, e non si aveva coraggio di sollevare gli occhi...».

Al rettore di Monte Spineto, nel 1920: «Caro Don Vincenzo, lasciavo di scriverti il più necessario: un'Ave Maria alla Madonna del Monte per me...».

O Santa Madonna. . . .

«O cara Mamma mia, o Madonna della Divina Provvidenza, bellezza di Spirito Santo, chi non Ti amerà? lo Ti amo..., tutti Ti amano!... Veniamo tutti a Te... Resta sempre con noi! Quanto sei bella, o Madonna! Madonna mia, fammi umile, piccolo, ardentissimo figlio dell'amore Tuo!

«Beato chi ama la Madonna!».

PREGHIERA ALLA MADONNA DI MONTESPINETO

Ave, Maria! Come è dolce questo saluto! È il saluto di Dio e della Maternità divina. Cara Madonna, Te lo ripetiamo con amore di figli: Ave, Maria! È un inno soave di fede, di gratitudine, di fiducia: Ave, Maria! Vergine Santissima di Montespineto, cara e dolcissima Madre nostra: guardaci, aprici le braccia e il cuore; conforta e guida noi tuoi poveri figli. Ave, Maria! Liberaci, o Mamma, dai guasti tristi e funesti dell’immoralità, della bestemmia e della miscredenza. Ave, Maria! O nostra grande Signora, salva il tuo popolo, dona al mondo la pace. È il grido di tutti, è il grido dei cuori. Accoglici, o Madre clemente, benigna e pia. Ave Maria.

(Beato Luigi Orione)

Note curate dal Rettore del Santuario di Monte Spineto Prof. Don Umberto Mascalin (Tutti gli appunti sono desunti dalla “Vita di Don Orione” 4 Volumi usciti nel 1986)

Verg ine Sant iss ima

di Montespineto

L'Amministrazione Comunale nel cinquantesimo anniversario della morte del Beato Luigi Orione, ha desiderato ricordarlo dedicandogli una via del paese e organizzando un Convegno sulla sua vita e sulla sua opera, che si terrà il prossimo 30 Settembre alle ore 21 nella chiesa parrocchiale. In preparazione di questo significativo avvenimento, ha pubblicato il presente opuscolo, magistralmente curato dal Prof. Umberto Mascalin, attuale Rettore del Santuario di Monte Spineto. Nato vicino a noi e quindi figlio della nostra terra, Don Orione fa parte della storia di Stazzano, del Seminario e del Santuario al quale, spesso, amava salire da solo, o portando in pellegrinaggio numerosi fedeli, poichè l'amore e la devozione a Maria Santissima furono i cardini su cui poggiò la propria esistenza operosissima, penitente e santa. Chi leggerà questo libro, capirà quanto forte sia stato il filo che legava il Beato Orione al nostro paese e al suo Santuario e quanta stima ed amicizia abbia dimostrato ad un nostro caro concittadino Monsignor Vincenzo Guido, vero apostolo della Madonna di Montespineto alla quale ha dedicato quarant'anni della propria vita solerte ed infaticabile. Ci è stato caro, dunque, ricordare anche noi questa figura di sacerdote e di uomo che ha amato tanto il nostro Santuario e ha offerto la sua vita agli altri e ben sappiamo che offrire la propria vita, in ultima analisi, è decidere di permanere sino all'ultimo respiro, fedeli a ciò che si è nel più profondo del nostro cuore. Questo è il segno dei santi, questo è stato il segreto di Don Orione!

Il Sindaco Graziano Montessoro

Il Beato D. Luigi Orione (1872-1940) è oggetto - quest'anno - di particolari studi e rievocazioni, specie in quei luoghi dove è vissuto, è passato, ha lavorato, lasciando segni indelebili di una vita santa, caratterizzata da una straordinaria attività. Lo studio accurato di D. UMBERTO MASCALIN, indica, con ampiezza di documentazione, le tappe più significative dei contatti avuti dal nostro Beato col Santuario di Monte Spineto, a cominciare dal 1° grandioso Pellegrinaggio Diocesano del Settembre 1892. In queste pagine ciò che colpisce maggiormente è la incessante filiale devozione verso la Madonna, espressa con frasi che rivelano un amore appassionato e travolgente:

" Io devo tutto alla Santa Madonna di Monte Spineto…

Respirate la Madonna, pensate la Madonna, cercate la Madonna, parlate della

Madonna, volete la Madonna...

Fare, Tacere, Soffrire e Pregare la Madonna ". Coloro che avranno la fortuna di leggere questa preziosa, anche se breve, ricerca storica, che torna ad onore di D. UMBERTO e anche dell'Amministrazione Comunale di Stazzano, che ne ha curato la pubblicazione, saranno certamente invogliati - ed è questo anche il mio augurio - a riproporsi una vita cristiana più responsabile e coerente, sempre illuminata dalla devozione alla Madonna, sulla scia luminosa del Beato D. Orione.

D. Carlo Tacca anno 1990