D I C E M B R E 2 0 1 7 In vigilante attesa · protagonista e non stritolato negli ingra-naggi di...

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guardare la nostra realtà, il nostro essere uomini e donne. Natale è anche tempo di regali; ma pos- siamo farne uno ai nostri piccoli, possiamo parlare loro del dono dell'amo- re. Penso non esiste emozione più bella se non quella di sentirsi amati per ciò che si è, con i propri limiti e debo- lezze paure ed errori proprio come ha fatto il Padre Miseri- cordioso. il nostro tende la mano affinché le vite che si sono affidate possano trova- re la forza e il coraggio per manifestare il proprio essere, la propria perso- nalità. Il dono più grande che possiamo farci è vi- vere per amore e con amore, perché chiunque incontri il nostro sguar- do possa sentirsi accolto nella sua essenza, ma prima di tutto dobbiamo saperci accogliere per poter poi andare incon- tro all'altro. A quel pun- to la nostra vita avrà un sapore più intenso. Buon Natale! Quante volte pronuncia- mo la parola amore. E quante volte la sentiamo pronunciare. Tutti pen- sano di sapere che cos'è l'amore, ma se provassi- mo a guardare dentro questa esperienza po- tremmo restarne diso- rientati. Possiamo affer- mare che esistono tanti modi di esprimere l'amore: quello del- le canzoni; delle telenovelas; dei romanzi; dei films. L'amore che cos'è? Vorrei provare a rispondere a questa domanda attraver- so la seguente ri- flessione: Se la nota dicesse: “non è una nota che fa la musi- ca”... non ci sarebbe- ro le sinfonie. Se la parola dicesse: “non è una parola che può fare una pagi- na”... non ci sarebbero i libri. Se la pietra dicesse: “non è la pietra che può alzare un muro”... non ci sarebbero case. Se la goc- cia d'acqua dicesse: “non è una goccia d'acqua che può fare un fiume”... non ci sarebbero non ci sareb- be l'oceano. Se il chicco di grano dicesse: “non è un chicco di grano che può seminare un campo”... non ci sarebbero la messe. Se l'uomo di cesse: “non è un gesto d'amore che può salvare l'umanità”... non ci sarebbero mai né giustizia, né pace, né dignità, né felicità sulla terra degli uomini. Allora che cosa possiamo fare? Ama in azione e verità perché sol- tanto l'amore può vincere la sofferenza, e il peso d'amore che tu metti nel mondo anche se non ne vedi il frutto ridà sangue nuovo al corpo esangue dell'umanità. (M. Quoist). Questa riflessione può racchiudere anche il si- gnificato della nascita del Bambino Gesù. Ogni anno ci ricorda che è venuto nel mondo per portare l'amore. Il dono della nascita del Figlio di Dio è un'occasione per tutti noi di fermarci e In vigilante attesa Don Raffaele A VELE SPIEGATE DICEMBRE 2017 GIORNALINO PARROCCHIALE “S. MARIA DELLA ROCCELLA” Il dono più grande che possiamo farci è vivere per amore e con amore

Transcript of D I C E M B R E 2 0 1 7 In vigilante attesa · protagonista e non stritolato negli ingra-naggi di...

guardare la nostra realtà,

il nostro essere uomini e

donne. Natale è anche

tempo di regali; ma pos-

siamo farne uno ai nostri

piccoli, possiamo parlare

loro del dono dell'amo-

re. Penso non esiste

emozione più bella se

non quella di sentirsi

amati per ciò che si è,

con i propri

limiti e debo-

lezze paure ed

errori proprio

come ha fatto

il Padre Miseri-

cordioso. il

nostro tende la

mano affinché

le vite che si

sono affidate

possano trova-

re la forza e il

coraggio per

manifestare il proprio

essere, la propria perso-

nalità. Il dono più grande

che possiamo farci è vi-

vere per amore e con

amore, perché chiunque

incontri il nostro sguar-

do possa sentirsi accolto

nella sua essenza, ma

prima di tutto dobbiamo

saperci accogliere per

poter poi andare incon-

tro all'altro. A quel pun-

to la nostra vita avrà un

sapore più intenso.

Buon Natale!

Quante volte pronuncia-

mo la parola amore. E

quante volte la sentiamo

pronunciare. Tutti pen-

sano di sapere che cos'è

l'amore, ma se provassi-

mo a guardare dentro

questa esperienza po-

tremmo restarne diso-

rientati. Possiamo affer-

mare che esistono tanti

modi di esprimere

l'amore: quello del-

le canzoni; delle

telenovelas; dei

romanzi; dei films.

L'amore che cos'è?

Vorrei provare a

rispondere a questa

domanda attraver-

so la seguente ri-

flessione: Se la nota

dicesse: “non è una

nota che fa la musi-

ca”... non ci sarebbe-

ro le sinfonie. Se la parola

dicesse: “non è una parola

che può fare una pagi-

na”... non ci sarebbero i

libri. Se la pietra dicesse:

“non è la pietra che può

alzare un muro”... non ci

sarebbero case. Se la goc-

cia d'acqua dicesse: “non è

una goccia d'acqua che

può fare un fiume”... non

ci sarebbero non ci sareb-

be l'oceano. Se il chicco di

grano dicesse: “non è un

chicco di grano che può

seminare un campo”... non

ci sarebbero la messe. Se

l'uomo di cesse: “non è un

gesto d'amore che può

salvare l'umanità”... non ci

sarebbero mai né giustizia,

né pace, né dignità, né

felicità sulla terra degli

uomini. Allora che cosa

possiamo fare? Ama in

azione e verità perché sol-

tanto l'amore può vincere

la sofferenza, e il peso

d'amore che tu metti nel

mondo anche se non ne

vedi il frutto ridà sangue

nuovo al corpo esangue

dell'umanità. (M. Quoist).

Questa riflessione può

racchiudere anche il si-

gnificato della nascita del

Bambino Gesù. Ogni

anno ci ricorda che è

venuto nel mondo per

portare l'amore. Il dono

della nascita del Figlio di

Dio è un'occasione per

tutti noi di fermarci e

In vigilante attesa Don Raffaele

A VELE SPIEGATE

D I C E M B R E 2 0 1 7

GIORNALINO PARROCCHIALE “S. MARIA DELLA ROCCELLA”

Il dono più

grande che

possiamo

farci è vivere

per amore e

con amore

2

REDAZIONE:

Alessandro Corrado

Tommaso Cossari

Giovanni Greco

Caterina Posella

NUOVE TECNOLOGIE E GIOVANI Giovanni Greco

Scandagliare l'epoca

attuale e i suoi proble-

mi non è impresa

semplice. Si può e si

deve certamente con-

tribuire a delineare un

futuro in cui l'uomo sia

protagonista e non

stritolato negli ingra-

naggi di un mercato

tecnologico globale.

La società odierna è

impegnata con pas-

sione nell’ uso spa-

smodico delle nuove

tecnologie facendone

lievito per una cultura

rinnovata e delegata

alle macchine. La do-

manda è: Quanto c'è

di umano, in senso

sociologico, e quanto

c'è di artificiale nella

creazione e nell'utiliz-

zo di tecnologie sem-

pre più sofisticate?

Verso quali punti critici

è diretta l'evoluzione

sociale legata all’ in-

gegneria cibernetica?

La mente resterà il

laboratorio indispen-

sabile per soddisfare

ogni motivazione eti-

ca? È bello vedere

tanto impegno e tanta

passione ma è lecito

attendersi un punto di

equilibrio. Oggi c'è più

religione delle tecnolo-

gie che religione dello

spirito. Non possiamo

rinunciare a valori irri-

nunciabili come l'intel-

ligenza, la fede, la sto-

ria, l'essere sociale. I

giovani sono inguaribi-

li utenti delle nuove

tecnologie. Innamorati

di un futuro soprattutto

tecnologico all'inse-

gna della digitazione.

Questo vuol dire che

saremo tutti digitali?

Stiamo andando forse

verso una nuova

schiavitù dai ritmi as-

sillanti estranei alla

vera natura dell'uo-

mo? L'età moderna,

centrata sull'etica ca-

pitalistica, ha perso di

vista il valore della

lentezza. Non intesa

come ozio o impedi-

mento ma piuttosto

come capacità di pen-

siero, di rivisitazione

dell'agire proprio degli

uomini liberi, in con-

trapposizione alla fre-

nesia tecnologica

dell'oggi. Il tempo at-

tuale sfugge ai giova-

ni, non garantisce le

giuste relazioni sociali.

Le relazioni umane

sono diventate stru-

mentali. Che cosa fa-

re? Dobbiamo regalar-

ci tempo, portare a

compimento noi stes-

si, liberare spazio per

l'intimità, favorire il

sapore disinteressato,

sottrarci all'alienazio-

ne del produrre In-

somma dedicare il

nostro tempo a quelli

che amiamo. Divorzia-

re dal progresso tec-

nologico NO. Rivaluta-

re il rapporto uomo-

ambiente SI. Dobbia-

mo ristabilire una rela-

zione profonda con il

vero e l'autentico: i

paesaggi, i tramonti,

la neve, il vento. Non

possiamo lasciarci

dominare dal mito

dell'efficienza e della

velocità. Occorre ri-

guadagnare il tempo

della riflessione e del-

lo stupore. Con l'uso

spietato delle nuove

tecnologie, soprattutto

da parte dei giovani,

c'è il rischio di alterare

lo sviluppo psichico e

intellettivo della perso-

na. Navigare ad

esempio nel virtuale

mette in discussione

la realtà. Si eccita la

fantasia Sì ma quali

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SITO WEB: www.santamariadellaroccella.it Email: [email protected]

3

L'uomo ha

bisogno di avere

amici, di amare il

creato, di dare

senso alla sua

esistenza

NUOVE TECNOLOGIE E GIOVANI

sono i vantaggi in ter-

mini sociali e culturali?

Si perde il rapporto

con la natura con lo

spazio vitale che ci

circonda. Non è un

tornare indietro, una

sorta di terrorismo in-

tellettuale. È semmai

capire e decidere di

andare avanti. L'idea

di progresso deve es-

sere complessivamen-

te rivista. L'uomo ha

bisogno di avere ami-

ci, di amare il creato,

di dare senso alla sua

esistenza. Non è ob-

bligatorio raggiungere

sempre e a tutti i costi

risultati. Così la perso-

na si confonde con i

circuiti elettronici delle

stesse sue invenzioni.

Quanto cambierebbe

la qualità della vita se

ci concedessimo più

tempo per le cose che

hanno senso. Quali

sono? Ritrovare tem-

po per se stessi, tor-

nare ad ascoltare le

proprie emozioni, rivi-

vere i ricordi, praticare

la gratuità, riscoprire il

significato di riposo,

quiete, tempo libero.

Attenzione, dunque,

all'uso improprio delle

nuove tecnologie,

all'abuso più che all'u-

so. È richiesta una

maggiore consapevo-

lezza della vera condi-

zione delle nuove tec-

nologie che è funzio-

nale al capire. Il mo-

derno è in crisi e re-

clama bisogni urgenti

di fronte al rapido e

variopinto cambia-

mento del mondo. La

crisi di cui si parla

possiede diversi signi-

ficati: indebolimento

della ragione, tramon-

to delle ideologie, crol-

lo delle identità, dete-

rioramento dei modelli

sociali. Viviamo in una

società complessa

che non è immediata-

mente definibile. L'era

moderna è l'apoteosi

dell'informazione e

della comunicazione.

La transizione della

società industriale a

quella informatica po-

ne seri problemi so-

prattutto alla costella-

zione dei giovani. Di

fronte al dilagare delle

nuove tecnologie si

sono annebbiati valori

e principi. Si vive la

complessità come una

difficoltà a dare senso

all'esistenza, a deci-

frare il pluralismo, a

rispondere positiva-

mente ai problemi po-

sti sul tappeto. Esisto-

no teorie della com-

plessità affermanti

che vita, umanità,

evoluzione, conoscen-

za vanno di pari passo

con disordine, caos,

perturbazione, dissi-

metria, instabilità,

squilibrio, flussi, turbo-

lenza, non linearità,

marginalità, imponde-

rabilità. È il caso di

chiedersi se può es-

sere elaborata un'eti-

ca riferita alla com-

plessità che tenga

conto della comunica-

zione.

A V E L E S P I E G A T E

VISITA PASTORALE : QUANDO LA PARROCCHIA ABBRACCIA IL SUO VESCOVO

4

della Visita: “ I pastori d’ anime

curino con zelo e con pazienza

la formazione liturgica…la parte-

cipazione attiva dei fedeli…ed

abbiano cura di guidare il loro

gregge in questo compito non

solo con la parola ma anche con

l’esempio: vi darò pastori secon-

do il mio cuore”(Ger.3,15). Il do-

cumento di Papa Wojtyla preci-

sa: “ Con queste parole del pro-

feta Geremia Dio promette al

suo popolo di non lasciarlo mai

privo di pastori che lo radunino e

lo guidino”. La venuta a noi del

Vescovo si presenta attualmen-

te, quindi, come una delle forme

specifiche con le quali mantiene

il contatto vivo e operativo col

clero e con i battezzati. La carità

pastorale, che possiamo definire

lo specifico della Visita, mira

alla constatazione del buon an-

damento della comunità e delle

istituzioni ecclesiastiche, si pre-

senta come una felice occasio-

ne per lodare, stimolare, conso-

lare ed affiancare gli operatori

evangelici, risulta fondamen-

tale per capire le difficoltà

dell’evangelizzazione e dell’a-

postolato; è utile per riesami-

nare e rivalutare il program-

ma della pastorale organica

nonché per raggiungere il

cuore dei fratelli, serve infine

a ravvivare e rinnovare le

energie messe a disposizione

dagli stessi. Allo scopo di pre-

paraci meglio a questo spe-

ciale evento di grazia sono

stati pianificati degli incontri

nei martedì da Novembre

(Dicembre escluso) a Maggio,

alle ore 18:30 presso l’ex Se-

minario di Squillace che ve-

drà gli interventi di relatori

autorevoli quali don Armando

Matteo, teologo e saggista,

Don Piero Puglisi, nostro

amato ex parroco e respon-

sabile da anni della Onlus

“Città solidale” e del nostro

attuale parroco don Raffaele

Zaffino, esperto in Liturgia e

docente all’ ISSR . L’ invito

ovviamente è quello di partire

numerosi alla volta di Squilla-

ce, per usufruire al meglio

delle speciali occasioni di for-

mazione religiosa messe a

nostra disposizione dalla

Diocesi. Ultimo spunto di ri-

flessione merita sicuramente

il titolo scelto per la Visita

Pastorale , “Una Chiesa lieta

con il volto di Madre” che sot-

Nei primi mesi del nuo-

vo anno saremo chia-

mati a prepararci ad

una visita particolare,

quella che farà il nostro

Vescovo, che come un

Buon Pastore visita

noi , gregge di Gesù.

Ecco perché la venuta

del Vescovo prende il

nome di Visita pastora-

le. Il termine Pastore ha

una profonda rilevanza

biblica: nell’ Antico Te-

stamento indica l’azio-

ne di Jhwh di guidare il

popolo di Israele, e nel

Nuovo Testamento è

applicato principalmen-

te a Cristo, Buon Pa-

store. Oggi in maniera

derivata è usato per

rifarsi al ministero di

coloro che nella Chiesa

sono rivestiti del Sacra-

mento dell’ Ordine Sa-

cro in particolare, in

questo caso, al Vesco-

vo di una Diocesi e vie-

ne mantenuto con l’e-

spressione Pastore di

anime. Se citiamo bre-

vemente alcuni docu-

menti del Magistero co-

me la “Sacrosantum

Concilium” o l’esortazio-

ne apostolica di Giovan-

ni Paolo II “Pastores

Dabo Vobis” si intuisce

facilmente l’essenza

A V E L E S P I E G A T E

5

VISITA PASTORALE : QUANDO LA PARROCCHIA ABBRACCIA IL SUO VESCOVO tointende tutto un programma educativo pastorale. Intanto trovo bello

cogliere la positività dell’aggettivo “lieta” accostato alla Chiesa che è

sinonimo di “gioia”,” serenità,” “disponibilità all’ ascolto”, “perdono”, gli

stessi sentimenti che si leggono nel volto e nelle parole di Cristo, all’in-

domani della Resurrezione, quando, presentandosi agli apostoli pro-

nuncia la benedizione “Pace a voi”. Una Chiesa che vuole presentar-

si ai molti fedeli feriti, delusi, confusi dalle problematiche familiari e

sociali con l’amore di una madre caritatevole che non si adira, ma do-

na speranza e dona fede, tutto accoglie, tutto sopporta, tutto ama, di

un amore completo che ingloba l’amore maschile e l’amore femminile,

l’amore padre e l’amore madre, verso un figlio, “ il popolo” che Dio

stesso gli ha affidato. Riprendendo le parole di Mons. Bertolone:

”Vengo dunque con amore paterno e materno, a visitarvi nelle vostre

comunità parrocchiali per ringraziare con voi il Signore, per sostenervi

nella speranza, per verificare il vostro cammino e approfondire la co-

noscenza di questo nostro amato popolo. Così da crescere sempre

più nella fedeltà al Signore, nell’amore fraterno, nell’esercizio della mi-

sericordia, nella testimonianza della carità e nell’annuncio del Regno

di Dio.” Parliamo allora al nostro Vescovo con cuore sincero, un cuore

di figlio che racconta al Padre le sue necessità, un cuore di figlia che

espone alla Madre le sue inquietudini e perplessità. A conclusione di

queste riflessioni e con la certezza che la Visita pastorale rappresenti

per noi comunità di Roccelletta un occasione per crescere nella fede,

nel discernimento e nella comunione, invitiamo tutti i fedeli e le fami-

glie a partecipare numerosi alle iniziative legate all’evento. Che sia per

tutti una visita per la conversione del cuore!!

Caterina Posella

zione di coppia ma, anche per chi vuole prepararsi al

matrimonio in modo consapevole. Nella prima parte

del testo vi è l’invenzione narrativa di una storia d’a-

more: quella fra Adir e Avigail, un giovane e una gio-

vane contemporanei dei fatti raccontanti dal Vangelo

delle “Nozze di Cana”. Nella seconda parte sono pro-

posti degli “esercizi” volti a ripercorrere i medesimi

passaggi decisivi del cammino descritto nel racconto

per adattarli alla propria esperienza. Riuscire, così,

ad avere gli spunti per la riflessione e per una mag-

giore comprensione dei vissuti dell’altro e una mag-

giore disposizione al dialogo. Partendo dalla nascita

E’ stato meraviglioso fermarsi, riflettere e rimettere

al centro di tutto, il nostro “essere coppia” che per il

tran tran della quotidianità rischia a volte di essere

dato per scontato. La possibilità ci è stata data da

un percorso per coppie che si è svolto nella nostra

Parrocchia con la guida di Don Raffaele. La lettura

di “ Grazie a te il cielo” è ciò che abbiamo condiviso

in sette sere ricche di pace e spiritualità con lo scopo

di ricordare il dono dello Spirito di Cristo fattoci il

giorno delle nozze. Il libro offre un cammino per co-

loro che credono ancora nell’amore e vogliono af-

frontare le difficoltà che può presentare la loro rela-

A V E L E S P I E G A T E

Una Chiesa

lieta con il

volto di Madre

La ricchezza di essere un “noi” Caterina Staglianò

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La ricchezza di essere un “noi”

dell’a-

m o r e

fra i

d u e

giova-

ni, noi

coppie,

abbia-

mo vissuto un’esperienza di crescita attiva al

vivere con l’altro. Tornare indietro nel tem-

po, dalla creazione della nostra coppia fino

ad oggi e ripercorrere riflettendo sui passaggi

di vita necessari per ritrovare quel “noi” che

la costituisce era il proposito principale del

cammino intrapreso. Ricordare cosa ci è pia-

ciuto l’ uno dell’altro, cosa ci ha fatto inna-

morare, com’era il nostro amore agli inizi e

cosa è cambiato e cresciuto nel tempo, ci ha

rammentato quei due individui che sono di-

ventati un tutt’uno grazie “all’amore”. Si

dice che la scintilla dell’amore scatti in modo

imprevedibile, all’improvviso. Questo è quel-

lo che è successo ad Adir ed Avigail: un amo-

re forte pervaso dalla fede che attraverso

l’accettazione dell’altro, arriva al mistero di

Dio. I due innamorati, dopo varie vicissitudi-

ni, hanno visto il loro amore andare in crisi e

questo li ha portati a condurre ognuno a suo

modo, un percorso interiore nel quale riflette-

re sul significato di quanto vissuto e gli errori

compiuti. I sentimenti passano, cambiano, si

trasformano ma, a volte tornano, solo l’amo-

re resta. L’amore è come le montagne che

resistono alla neve, al vento e al sole, quando

c’è stato, quando ha reso due cuori una cosa

sola, tutto può cambiare ma lui resta.”

Termino citando queste righe del libro perché

penso spieghino perfettamente il potere

dell’amore e spiegano che solo credendo

nell’amore si può vivere per riscoprirsi e ri-

trovarsi ininterrottamente.

Grazie Adir, grazie Avigail!

Nel Giugno scorso c.a. siamo stati a Torre Ruggero al Semi-

nario “Ecco lo Sposo” rivolto alle coppie. La prima cosa che

ho pensato appena il nostro parroco, don Raffaele, ci ha pro-posto di partecipare è stata che a noi non serviva un ritiro di

coppie, stiamo bene, andiamo d’accordo. Però poi ho pensato

che comunque manca qualcosa nella nostra coppia, e che poi

3 giorni di preghiera insieme non ci avrebbero fatto male, an-

zi era la volta buona che mio marito partecipasse ad un qual-

cosa che io già vivo a 360°, lui invece se ne sta a casa, a par-te qualche occasione o festa liturgica. Chiedo a mio marito di

voler partecipare al Seminario.

All’inizio dissi di no, poi un pomeriggio in parrocchia, quando si avvicinava la scadenza dell’iscrizione, alla domanda di don Raffaele su cosa avevamo deciso gli risposi che saremmo an-dati. Il viaggio fino a Torre Ruggero è stato parlare con mia mo-glie se era sicura di voler partecipare a questa cosa, non avevo neanche l’idea di che cosa stavamo andando a fare; cercai di convincerla dicendole che dovevo lavorare, che ero stanco e che saremmo andati un’altra volta. Poi pensai che se proprio non mi sarei trovato bene dopo cena saremmo andati via. Inve-ce non andammo via, anzi ci chiedevamo che cosa avremmo fatto dopo. Quello che vivevamo nei vari momenti all’inizio era un ritorno ai tempi del fidanzamento. In quei giorni quando ci

guardavamo negli occhi vedevamo una luce che non vedevo più da tempo. Nonostante avessimo già dei momenti fuori casa per stare insieme, quelli che ho vissuto al Seminario sono stati diversi, più intensi. Non c’è stato momento in cui l’emozione non ha preso il so-

pravvento, momenti forti che sono rimasti impressi nella

mente di entrambi. Durante la Santa Messa ad un certo pun-

to ho provato una gioia interiore che da anni non provavo più, e tutt’ora è così. Sono stati tanti i momenti indescrivibili,

un calore nel petto e non capivo cosa mi stesse succedendo.

Non è facile descrivere le nostre emozioni, ma la cosa che non

avrei mai pensato e provato, era di pregare insieme, ho sem-

pre pensato che bastavo io per entrambi, ma non è così, in-sieme è diverso. Ecco perché con don Raffaele stiamo incon-

trando le coppie della nostra Parrocchia, per condividere con

loro la gioia di incontrare e vedere il Signore nell’altro, colui o

colei che il Signore ha unito nel Sacramento del Matrimonio,

capire, essere consapevoli, avere la certezza che il Signore è

sempre con noi, e che non sono solo io moglie o lui marito come singole persone, ma siamo noi che insieme allo Spirito

Santo viviamo il nostro rapporto casto e benedetto nel Signo-

re. Prima di fare il Seminario dicevo che nella nostra coppia

mancava qualcosa, adesso dico che mancava quello che già

avevamo, il Signore in mezzo a noi. Adesso il nostro rapporto è uno stare sempre insieme, l’uno cerca l’altra, e io alcune

volte lascio tutto per stare con lui ed andare con lui.

Non è facile a parole dire cosa è cambiato, noi siamo cambia-

ti, siamo anche più attenti ai bisogni dell’altro, adesso è un

noi, prima veniamo noi come coppia. Se prima era giusto per

me fare in un certo modo adesso mi chiedo se è giusto farlo per noi! L’unica cosa che possiamo dirvi è di fare il Semina-

rio, riscoprirete vostro marito/vostra moglie e ritroverete voi

stessi, come uomo e come donna innamorati nel Signore.

Ecco lo sposo Immacolata e Domenico Lacroce

A V E L E S P I E G A T E

7

all’uomo un’azione giusta che permette di

salvare il popolo ebraico e in secondo

luogo rinunciare al proprio egoismo e agi-

re per il bene degli altri quando ce n’è bi-

sogno. Si passa poi al momento del gio-

co…il nostro oratorio ha come tema il

“Libro della Giungla” quindi la storia di

Mowgli , una storia di rispetto per l’am-

biente e per tutti gli esseri che lo abitano

arricchita di avventure e con un messag-

gio profondo di amicizia e di spirito com-

battivo che tanto piace ai bambini….e tutti

noi animatori diventiamo ogni sabato per

loro ,che sono i nostri lupetti ,un perso-

naggio di questa storia allietando per

quanto ci è possibile il loro pomeriggio con

giochi all’ aperto, giochi da tavolo, attività

artistiche e creative.. e poi una novità…da

quest’anno impareranno anche il gioco

degli scacchi!!! Dunque un tutto e di più …

in cui sia loro che noi impariamo e ci diver-

tiamo. Buona avventura!

Anche quest’anno presso la nostra parroc-

chia si è dato il “via” all’oratorio, un luogo

ricreativo per tutti i bambini e giovani che

vogliono ritemprare il corpo ma soprattutto

dare “ossigeno” alla propria anima. L ’ orato-

rio è di tutti e richiede l’ impegno di tutti per

la buona riuscita degli obiettivi, chiunque

può mettersi al suo servizio purché animato

da sincera e gioiosa passione ed è proprio

questa passione che accomuna noi tutti ani-

matori pronti ad accogliere col sorriso , ogni

sabato, bambini e ragazzi della parrocchia

pregando, giocando, cantando e saltando

con loro…perché l’oratorio è tutto questo! Il

nostro oratorio si suddivide infatti in 2 mo-

menti quello religioso della preghiera e

quello del gioco. Alla base del momento reli-

gioso c’è la rappresentazione scenica di un

personaggio biblico e cioè quello della Regi-

na Ester, la donna che salvò il suo popolo

dal genocidio e conoscendo il suo personag-

gio i bambini impareranno 2 cose molto im-

portanti: per prima cosa La presenza nasco-

sta di Dio che, in questo caso suggerisce

Il libro della giungla Giusi Destito

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T

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I

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A V E L E S P I E G A T E

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Giovani verso Assisi

Il 28 ottobre quasi alle pri-me luci dell’alba, si partiva alla volta di Assisi. Nella mia valigia vi erano molti dubbi ed incertezze, fra me e me pensai che non ne valesse la pena, ma tra le mie insicurezze lasciai la mia terra e oltrepassai per 12 ore confini su confini. Una volta finalmente scesa dal pullman, ammetto di esser stata molto scettica, forse dall’aria che tirava poiché anche fra noi non ci conoscevamo fino in fondo. Vi erano altri ragazzi prove-nienti da altre zone della Calabria o addirittura d’Ita-lia, con i quali potenzial-mente non avrei mai stretto amicizia per il mio carattere molto introverso. Vorrei sof-fermarmi però su questo punto: vedere miriadi di ra-gazzi, su per giù della mia stessa età, cantare all’uni-sono con me, ridere, balla-re e confrontarsi è una sen-sazione che non può reg-gere alcun termine di para-gone. Confronti che ti por-tano a una maggiore con-sapevolezza di te stessa e ti fa capire che non sei il solo a voler cambiare il mondo, non solo attraverso

le pa-

role della bibbia o del vangelo bensì con i fatti e con mol-ta voglia di fare. E poi cosa dire della città? È stato vera-mente un onore ve-dere materializzato quel che, poco tem-

po a dietro, cono-scevo solamente sui libri di storia dell’ar-te, quella città che per quanto piccola racchiude dentro se una forte energia. Quell’energia che venne incrementata da noi giovani du-rante questo con-gresso e non solo, anche dai tanti frati e dalle tante suore che con molto impe-gno e perché no, con una buona dose di ironia, hanno messo su una fra le esperienze che rifa-rei ogni anno. Da

qui tutte le mie para-noie sparirono poi-ché grazie a loro ca-pii che dietro a un sentimento quale l’ira e l’invidia non si cela solamente un lato negativo ma vi sono una molteplici-

tà di aspetti positivi che aspettano di es-sere scoperti e sfrut-tati. Inoltre è inutile dire che con le per-sone giuste, nel mo-mento giusto e nel posto giusto non si può far altro che vi-vere un’esperienza al massimo della felicità, nonostante le gambe tremolanti, a causa delle lunghe camminate. Partire prevenuti è cosa co-mune, ma poi tutto cambia. Gli occhi si riaprono e la mente si trasfigura

di Danieli Carlotta

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D- Amata! I-Amato! D-Vieni con me! I-Mio buon Padre, perchè chiami proprio me? D-Io ti ho guardata e tu mi hai guardato… tu hai deciso! I-Come fai ad accontentarti di me? Come può bastarti il mio nulla? D-Perché non accetti nessun compromesso! I-che significa? D- hai accolto e abbracciato la mia voce che gri-dava al tuo cuore “ AMA, AMA SOPRA OGNI COSA E PERDONA, PERDONA SEMPRE! E tu, non mi hai chiesto nulla in cambio” ! I-e in questo nulla ho trovato tutto…Mi hai di-sarmato! D-E ti ho armato di buona volontà. I-Non voglio rifiutare, nella Tua volontà è la mia pace. Padre mio… D-Figlia mia… I-La mia carne è provata, il mio cuore è debole, la fatica è tanta e molte mie azioni sono fallimen-ti ai tuoi occhi, come potrei mai essere degna di te? D- PERDERAI PER IMPARARE AD AMARE! I-Il primo giorno, appena entrati nella Santa città della Pace, Assisi, avrei voluto chiederti, tante grazie, avrei voluto chiederti delle risposte alle mie domande, che quotidianamente mi affanna-no terribilmente, eppure non ho trovato il corag-gio di chiederti nulla! D-perché ti ho lasciato il desiderio dell’ abban-dono, e a me, ti sei affidata! I-E ho trovato la grazia della pace, che “come la pioggia e la neve scendono giù dal cielo e non vi ritornano senza irrigare e far germogliare la ter-ra” D- mi hai lasciato seminare! I-dinanzi a questi giorni vissuti nel discernimen-to animato da una potente preghiera, fatta reale vibrazione assieme i cuori palpitanti dei giovani, che come me, hai chiamato a te, ad inginocchiar-ci alla conversione del cuore, per poterTI acco-gliere, viverTI e sentirTI nella Tua reale presen-za… come potrei spiegare tutto questo se non un incredibile atto d’ amore, un miracolo? D- Miracolo!... ma non l’ ho fatto io, senza di voi, non avrei potuto far nulla! I-Hai fatto sì che ogni sasso di dolore, di soffe-renza, di menzogna, di divisione, di incompren-

sione, di falso discernimento, precipitando con violen-za sulla mia testa, si tramutassero in incomprensiva ma splendida polvere luminosa. Hai protetto la pace del mio cuore. D- E’ vero sono io che permetto tutto questo e non perché voglia che tu possa meritare così tanti sassi sopra la tua testa e il tuo cuore, ma perché attendo un loro mutamento, e senza il tuo permesso non l’ avrei potuto compiere. I-mi hai spogliato di tutto, per rivestirmi della tua Luce, ho paura di perderla. Come fece San Francesco, cosi anche io ti pongo la stessa domanda…Padre mio, cosa vuoi che io faccia? D-quello che hai fatto all’ inizio di questo viaggio… abbandonati e lascia che il tuo SI’ a me diventi sem-pre più consapevole e cosciente! I-ho troppa paura di ritornare alla mia vita di sempre, dopo questi quattro giorni vivi; non mi abbandonare ti prego! D-hai trovato risposte da questa esperienza? I-no! D-E allora cosa hai trovato? I-La forza! D-E nulla ostacoli questa forza, perché io ho bisogno di te, tu agisci, io creo! I-…. D-non temere ogni pena che porrò al tuo focolare, perché attraverso te arrivi la mia grazia e il mio amo-re. E’ l’ aiuto più grande che le tue mani, la tua bocca e il tuo cuore, mi possano offrire! I-Padre, così ignorante tu mi accogli? D- Tu accogli me! I-Sono nulla eppure mi rendi cosi grande! D-così la tua testimonianza renderà grande me! I-Padre mio, sono partita che ero “semi viva”(semi morta), hai piantato, nella mia anima , in questi brevi giorni, “semi vivi” e ora, “Se mi vivi” …io vivo in te! D- AMATA! I- AMATO! ECCO COSA E’ STATA LA MIA ESPERIENZA “GIOVANI VERSO ASSISI “ : UN INCREDIBILE DIALOGO CON IL MIO MERAVIGLIOSO AMATO!

GRAZIE GESU’

Ilaria Badolato

A V E L E S P I E G A T E

Come la pioggia e la neve D-DIO I-IO

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A V E L E S P I E G A T E

Qualche giorno fa si è conclusa per noi giovani una delle esperienze più belle che io abbia mai vis-suto. Il 27 sera men-tre sistemavo le ulti-me cose nelle valigie pensavo a quante co-se mi sarei persa nei giorni successivi, c'e-ra il sabato sera, la discoteca e la serata di Halloween, alla quale io non ci sarei potuta andare per uno stupido viaggio ad As-sisi. La mattina dopo era la fatica giornata della partenza, le mie aspettative per questo viaggio erano davvero basse anche se ci sa-rebbero stati i miei cari amici, in qualsiasi caso le mie aspettati-ve e il mio umore non erano cambiati. Ab-biamo fatto quasi 12 ore di viaggio nella quale abbiamo comin-ciato a parlare e a co-noscerci un pò me-glio. Siamo arrivati stanchi ma felici, pronti a catapultarci in questa nuova espe-rienza. Dopo la cena siamo ripartiti per arri-

vare finalmente alla tanto agognata Assisi. Entrare nella basilica inferiore è stato un’ emozione unica; ve-dere tanti ragazzi che venivano da diverse regioni, riuniti insieme

in un unico luogo a condividere la stessa gioia. Sentirci cantare è stato stupendo. In quella sera ho capito che chi mi diceva che Assisi cambia la vita, diceva la verità. Sono stati 5 giorni uno più bello dell'altro, abbia-mo socializzato con ragazzi nuovi. Tutto è stato bellissimo. Al rientro i miei genitori mi hanno chiesto co-sa avevo fatto. Mi so-no trovata in difficoltà, perché tutto era stato stupendo. Ho vissuto un’ esperienza fanta-stica che mi ha cam-

biato molto nel modo di ragionare e di ve-dere le cose. Ritengo che sia importante che ogni giovane viva quest'esperienza. Se son partita con l'idea di vivere un’ esperien-

za noiosa soltanto ca-sa e chiesa, sono tor-nata con gli occhi pie-ni di lacrime, perché mi sarebbe mancato tutto ciò che in quei giorni avevo vissuto. Ricordarsi il pass, il libretto e lo zaino era-no diventate ormai la normalità. Riprendere la vita di ogni giorno non è così semplice dopo questa espe-rienza. Detto ciò sia-mo semi vivi che dan-no frutti di pace di gioia e frutti immortali.

Ilaria dell’Anna

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A V E L E S P I E G A T E

Tutto è iniziato una sera

all'inizio di settembre. Per la

prima volta, ho incontrato,

insieme ai giovani della par-

rocchia, Padre Rocco che è

venuto a trovarci e a pro-

porci il viaggio dei giovani

verso Assisi. Alcuni sono

stati entusiasti della propo-

sta e hanno accettato subi-

to, altri, come me, hanno

ritenuto quest'idea, almeno

per quest'anno, non realiz-

zabile. Partire significava

fare dei giorni di assenza a

scuola, lasciare la pale-

stra...erano queste le mie

scuse, ma infondo, forse,

non ero ancora pronta a

fare un viaggio del

"genere". I giorni passava-

no, e non ero del tutto con-

vinta della mia decisione

ma, quando Don Raffaele ci

ha chiesto una risposta de-

finitiva, io ho detto di SI,

meravigliandomi di me

stessa. Durante i giorni di

attesa per la partenza ero

ansiosa ed emozionata, ma

allo stesso tempo avevo

paura che sarebbe stato un

viaggio un po' noioso e po-

co appassionante. La par-

tenza è stata di mattina ed

io portavo con me, comun-

que, non solo la valigia ma

anche un grande entusia-

smo che ora dico essere

stato ripagato. Assisi è me-

ravigliosa e non avrei mai

pensato che avessi voluto

tornarci appena ripartita.

Visitare

le basi-

liche,

passeg-

giare

per

quelle

strade,

parteci-

pare

alle

messe,

alla ve-

glia e al convegno mi ha

entusiasmato tantissimo.

Conoscere persone nuove

che provenivano da luoghi

diversi e ognuno con una

sua storia è stato stupendo.

In quel momento eravamo

noi i giovani verso Assisi ed

eravamo felici di essere

"insieme". Ad Assisi si re-

spira un'aria fantastica co-

me un' evasione dalla real-

tà. Ad Assisi tutto è pace e

serenità. Mi sono persa

adorando la Basilica di San

Francesco, i suoi colori e le

sue bellezze. Un'esperien-

za unica che voglio ripetere

e che consiglio a tutti i gio-

vani della mia età. Sono

tornata con uno spirito feli-

ce e pieno di speranza.

Ringrazio di cuore chi mi ha

dato la possibilità di partire

per arricchire la mia anima

con l'amore e la gioia più

grande.

Nicoletta Madarena

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A V E L E S P I E G A T E

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È stata un esperienza meravigliosa. Che nel giro di pochi giorni ha cambiato il mio modo di vedere il mondo e nella quale ho affron-tato me stesso e i miei problemi in un ambiente straordina-riamente pacifico qua-si utopistico . Lo devo ammettere all'inizio sono partito un pò scettico con lo spirito del “vediamo com'è” ma nel corso delle giornate la mia anima è stata travolta da un turbinio di emo-zioni. Lo ricordo anco-ra bene quel momen-to, quell'istante di eternità: in basilica Superiore con lo sguardo rivolto verso il libro dei canti, quan-do d'un tratto un qual-cosa come un istinto mi ha spinto ad alzare lo sguardo e a guar-darmi intorno. Centi-naia di giovani e me-no giovani che canta-vano divertiti, la gioia e l'armonia nei loro volti e in quello dei

frati e delle suore hanno reso l'atmosfe-ra divertente e sacra allo stesso tempo. Poi eccolo il momento fa-tidico, dal mio petto ho avvertito chiara-mente un calore, un'energia mai prova-ta prima una forza di-rompente che mi ha come liberato da un blocco e mi ha fatto

gioire e cantare. In quel momento mi so-no sentito parte di un gruppo di una famiglia guidata da una pre-senza vera, tangibile quella di Gesù. Mi so-no sentito leggero a un palmo da terra. Tutti i miei problemi che prima erano in-sormontabili adesso erano minuscoli, per-ché li osservavo da un'altra prospettiva una prospettiva di santità. Da lì in poi è

stato un susseguirsi di emozioni, avevo sempre voglia di bal-lare di cantare, di dire ad ogni passante “ti voglio bene”. Ho sco-perto che il bene è in ognuno di noi anche nelle situazioni nega-tive, anche dietro l'i-ra o l'invidia. Temati-che sempre moderne che abbiamo affronta-

to in un luogo come Assisi, un luogo che ti accoglie comunque a prescindere da chi sei, da come ti vesti e da come la pensi. Ho capito l'importanza dell’ umiltà e della perseveranza per ri-solvere le mie ansie e quelli del prossimo e che in qualunque si-tuazione non deve mai mancare un sorri-so... Un sorriso di santità.

Tommaso Cossari

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A V E L E S P I E G A T E

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Un sogno che si è realizza-

to.......un regalo ricevuto da

persone speciali a cui voglio

bene.....E sì questa è stata una

esperienza davvero unica. So-

no stati giorni in cui sono riu-

scita ad entrare nel profondo

della mia anima, cercando di

liberarmi da tutte le mie fragili-

tà e insicurezze, facendomi

trasportare da quel clima di

Pace, Amore e Fraternità che

mi hanno accompagnato per

tutto il tempo facendomi emo-

zionare ogni istante. Il conve-

gno mi ha entusiasmato moltis-

simo e mi ha dato la possibilità

di capire tante cose attraverso

la Preghiera che è la mia for-

za, l' ascolto e la conoscenza

di persone nuove provenienti

da luoghi diversi e ognuno con

una storia .È stato stupendo

eravamo una grande fami-

glia....tutti insieme nella casa di

FRANCESCO. Sono tornata

ancora di più carica di fede e

con una forza maggiore per

affrontare tutto quello che la

vita mi riserva e cercando di

trasmettere alle persone che

mi sono vicine , tutto ciò che

nostro SIGNORE ci regala

ogni giorno senza INVIDIA e

IRA , ma tanto AMORE e Umil-

tà.

Mary Palaia

Non era la mia prima volta che mi preparavo a vivere

una simile avventura e in qualche modo immaginavo di

cosa si potesse trattare. Proprio per questo motivo ho

incoraggiato e sostenuto questo progetto affinchè anche

altri giovani della mia parrocchia avessero l’opportunità

vivere dei momenti di intensa spiritualità e di

condivisione, momenti che io ricordo sempre come

occasioni uniche di grande crescita spirituale e umana.

Però questa volta l’esperienza che mi aspettavo non c’è

stata. Pensavo di vivere la solita esperienza,

un’esperienza come le altre. In realtà niente è stato di

quello che immaginavo. Forse da quarantenne mi sono

presentato a questo appuntamento con un fardello sulle

spalle non indifferente. La vita a questa età è meno

romantica, e i problemi sono sempre tanti. Certo, non mi

potevo aspettare la spensieratezza di un ragazzino, ma la

voglia di (ri)mettermi in gioco c’era ancora. Purtroppo i

problemi personali, quelli del quotidiano e i piccoli/grandi

imprevisti della vita hanno interferito troppo. Purtroppo non

ho impedito di farmi trascinare dagli eventi e non ho saputo

lasciarmi andare per vivere con lo spirito giusto tutti gli

appuntamenti in programma; alcuni li ho volutamente

evitati. “Ma perché è successo tutto questo?”. Mi sono

chiesto sulla strada del ritorno… “Perché questo

fallimento?”. Mi sono sforzato di dare un senso anche alle

dure parole del frate che durante la confessione mi ha

detto: “Forse per te la preghiera non serve; ti consiglierei di

rivolgerti ad uno specialista per risolvere i tuoi problemi”.

Di fronte a queste parole mi hanno invaso sentimenti di

incredulità e di smarrimento, e dopo lo shock iniziale, sono

scappato via dalla basilica inferiore, mandando tutto e tutti

a quel paese… “Se ad Assisi succede questo…che senso

ha? Quale significato cogliere?”. Ripensando nei giorni

successivi a quanto accaduto, quella terribile amarezza si

è man mano affievolita e ha lasciato spazio alla profonda

commozione, ancora forte, provata durante

l’indimenticabile via crucis, dove l’intensità della preghiera,

resa ancora più speciale dalle parole di san Francesco, si

è intrecciata alle forti emozioni che hanno suscitato le

testimonianze di speranza di chi ha vissuto e vive ogni

giorno esperienze di immenso dolore. La speranza delle

persone che sono state piegate dalla sofferenza ma che

non si sono lasciate spezzare perché troppo forti grazie

all’amore di Dio. E finalmente il senso l’ho trovato. So

bene che la vita è “luci e ombre”; che la vita è “salite e

discese”; che la vità è “tempeste e serenità”… Per me

sarebbe stato banale vivere l’esperienza di Assisi come le

altre volte… sarebbe stata un’altra esperienza come tante.

Ma cosa mi avrebbe lasciato? Probabilmente non

abbastanza. Invece in questo modo ho capito che la vera

fede non la testimoniamo quando tutto va bene, ma lo

facciamo nei momenti più difficili, quando tutto va storto e

quando tutto ci sembra assurdo. Altrimenti è troppo

scontato e non capiremmo abbastanza il vero messaggio

di chi si è spogliato di ogni cosa, per dedicarsi pienamente

a Chi si è fatto inchiodare su una cruda croce per la

salvezza dell’umanità. A distanza di qualche giorno, con

queste nuove consapevolezze, torna la pace nel cuore e si

fa di nuovo forte la certezza di trovarmi sulla strada giusta,

e sono di nuovo pronto a testimoniare la mia piccola fede,

da uomo e cristiano imperfetto, ma certo del Suo amore.

Leonardo Procopio

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AUGURIAMO UN SERENO E FELICE NATALE

E UN ANNO NUOVO RICCO DI GIOIA