D I C E M B R E 2 0 1 7 In vigilante attesa · protagonista e non stritolato negli ingra-naggi di...
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guardare la nostra realtà,
il nostro essere uomini e
donne. Natale è anche
tempo di regali; ma pos-
siamo farne uno ai nostri
piccoli, possiamo parlare
loro del dono dell'amo-
re. Penso non esiste
emozione più bella se
non quella di sentirsi
amati per ciò che si è,
con i propri
limiti e debo-
lezze paure ed
errori proprio
come ha fatto
il Padre Miseri-
cordioso. il
nostro tende la
mano affinché
le vite che si
sono affidate
possano trova-
re la forza e il
coraggio per
manifestare il proprio
essere, la propria perso-
nalità. Il dono più grande
che possiamo farci è vi-
vere per amore e con
amore, perché chiunque
incontri il nostro sguar-
do possa sentirsi accolto
nella sua essenza, ma
prima di tutto dobbiamo
saperci accogliere per
poter poi andare incon-
tro all'altro. A quel pun-
to la nostra vita avrà un
sapore più intenso.
Buon Natale!
Quante volte pronuncia-
mo la parola amore. E
quante volte la sentiamo
pronunciare. Tutti pen-
sano di sapere che cos'è
l'amore, ma se provassi-
mo a guardare dentro
questa esperienza po-
tremmo restarne diso-
rientati. Possiamo affer-
mare che esistono tanti
modi di esprimere
l'amore: quello del-
le canzoni; delle
telenovelas; dei
romanzi; dei films.
L'amore che cos'è?
Vorrei provare a
rispondere a questa
domanda attraver-
so la seguente ri-
flessione: Se la nota
dicesse: “non è una
nota che fa la musi-
ca”... non ci sarebbe-
ro le sinfonie. Se la parola
dicesse: “non è una parola
che può fare una pagi-
na”... non ci sarebbero i
libri. Se la pietra dicesse:
“non è la pietra che può
alzare un muro”... non ci
sarebbero case. Se la goc-
cia d'acqua dicesse: “non è
una goccia d'acqua che
può fare un fiume”... non
ci sarebbero non ci sareb-
be l'oceano. Se il chicco di
grano dicesse: “non è un
chicco di grano che può
seminare un campo”... non
ci sarebbero la messe. Se
l'uomo di cesse: “non è un
gesto d'amore che può
salvare l'umanità”... non ci
sarebbero mai né giustizia,
né pace, né dignità, né
felicità sulla terra degli
uomini. Allora che cosa
possiamo fare? Ama in
azione e verità perché sol-
tanto l'amore può vincere
la sofferenza, e il peso
d'amore che tu metti nel
mondo anche se non ne
vedi il frutto ridà sangue
nuovo al corpo esangue
dell'umanità. (M. Quoist).
Questa riflessione può
racchiudere anche il si-
gnificato della nascita del
Bambino Gesù. Ogni
anno ci ricorda che è
venuto nel mondo per
portare l'amore. Il dono
della nascita del Figlio di
Dio è un'occasione per
tutti noi di fermarci e
In vigilante attesa Don Raffaele
A VELE SPIEGATE
D I C E M B R E 2 0 1 7
GIORNALINO PARROCCHIALE “S. MARIA DELLA ROCCELLA”
Il dono più
grande che
possiamo
farci è vivere
per amore e
con amore
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REDAZIONE:
Alessandro Corrado
Tommaso Cossari
Giovanni Greco
Caterina Posella
NUOVE TECNOLOGIE E GIOVANI Giovanni Greco
Scandagliare l'epoca
attuale e i suoi proble-
mi non è impresa
semplice. Si può e si
deve certamente con-
tribuire a delineare un
futuro in cui l'uomo sia
protagonista e non
stritolato negli ingra-
naggi di un mercato
tecnologico globale.
La società odierna è
impegnata con pas-
sione nell’ uso spa-
smodico delle nuove
tecnologie facendone
lievito per una cultura
rinnovata e delegata
alle macchine. La do-
manda è: Quanto c'è
di umano, in senso
sociologico, e quanto
c'è di artificiale nella
creazione e nell'utiliz-
zo di tecnologie sem-
pre più sofisticate?
Verso quali punti critici
è diretta l'evoluzione
sociale legata all’ in-
gegneria cibernetica?
La mente resterà il
laboratorio indispen-
sabile per soddisfare
ogni motivazione eti-
ca? È bello vedere
tanto impegno e tanta
passione ma è lecito
attendersi un punto di
equilibrio. Oggi c'è più
religione delle tecnolo-
gie che religione dello
spirito. Non possiamo
rinunciare a valori irri-
nunciabili come l'intel-
ligenza, la fede, la sto-
ria, l'essere sociale. I
giovani sono inguaribi-
li utenti delle nuove
tecnologie. Innamorati
di un futuro soprattutto
tecnologico all'inse-
gna della digitazione.
Questo vuol dire che
saremo tutti digitali?
Stiamo andando forse
verso una nuova
schiavitù dai ritmi as-
sillanti estranei alla
vera natura dell'uo-
mo? L'età moderna,
centrata sull'etica ca-
pitalistica, ha perso di
vista il valore della
lentezza. Non intesa
come ozio o impedi-
mento ma piuttosto
come capacità di pen-
siero, di rivisitazione
dell'agire proprio degli
uomini liberi, in con-
trapposizione alla fre-
nesia tecnologica
dell'oggi. Il tempo at-
tuale sfugge ai giova-
ni, non garantisce le
giuste relazioni sociali.
Le relazioni umane
sono diventate stru-
mentali. Che cosa fa-
re? Dobbiamo regalar-
ci tempo, portare a
compimento noi stes-
si, liberare spazio per
l'intimità, favorire il
sapore disinteressato,
sottrarci all'alienazio-
ne del produrre In-
somma dedicare il
nostro tempo a quelli
che amiamo. Divorzia-
re dal progresso tec-
nologico NO. Rivaluta-
re il rapporto uomo-
ambiente SI. Dobbia-
mo ristabilire una rela-
zione profonda con il
vero e l'autentico: i
paesaggi, i tramonti,
la neve, il vento. Non
possiamo lasciarci
dominare dal mito
dell'efficienza e della
velocità. Occorre ri-
guadagnare il tempo
della riflessione e del-
lo stupore. Con l'uso
spietato delle nuove
tecnologie, soprattutto
da parte dei giovani,
c'è il rischio di alterare
lo sviluppo psichico e
intellettivo della perso-
na. Navigare ad
esempio nel virtuale
mette in discussione
la realtà. Si eccita la
fantasia Sì ma quali
A V E L E S P I E G A T E
SITO WEB: www.santamariadellaroccella.it Email: [email protected]
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L'uomo ha
bisogno di avere
amici, di amare il
creato, di dare
senso alla sua
esistenza
NUOVE TECNOLOGIE E GIOVANI
sono i vantaggi in ter-
mini sociali e culturali?
Si perde il rapporto
con la natura con lo
spazio vitale che ci
circonda. Non è un
tornare indietro, una
sorta di terrorismo in-
tellettuale. È semmai
capire e decidere di
andare avanti. L'idea
di progresso deve es-
sere complessivamen-
te rivista. L'uomo ha
bisogno di avere ami-
ci, di amare il creato,
di dare senso alla sua
esistenza. Non è ob-
bligatorio raggiungere
sempre e a tutti i costi
risultati. Così la perso-
na si confonde con i
circuiti elettronici delle
stesse sue invenzioni.
Quanto cambierebbe
la qualità della vita se
ci concedessimo più
tempo per le cose che
hanno senso. Quali
sono? Ritrovare tem-
po per se stessi, tor-
nare ad ascoltare le
proprie emozioni, rivi-
vere i ricordi, praticare
la gratuità, riscoprire il
significato di riposo,
quiete, tempo libero.
Attenzione, dunque,
all'uso improprio delle
nuove tecnologie,
all'abuso più che all'u-
so. È richiesta una
maggiore consapevo-
lezza della vera condi-
zione delle nuove tec-
nologie che è funzio-
nale al capire. Il mo-
derno è in crisi e re-
clama bisogni urgenti
di fronte al rapido e
variopinto cambia-
mento del mondo. La
crisi di cui si parla
possiede diversi signi-
ficati: indebolimento
della ragione, tramon-
to delle ideologie, crol-
lo delle identità, dete-
rioramento dei modelli
sociali. Viviamo in una
società complessa
che non è immediata-
mente definibile. L'era
moderna è l'apoteosi
dell'informazione e
della comunicazione.
La transizione della
società industriale a
quella informatica po-
ne seri problemi so-
prattutto alla costella-
zione dei giovani. Di
fronte al dilagare delle
nuove tecnologie si
sono annebbiati valori
e principi. Si vive la
complessità come una
difficoltà a dare senso
all'esistenza, a deci-
frare il pluralismo, a
rispondere positiva-
mente ai problemi po-
sti sul tappeto. Esisto-
no teorie della com-
plessità affermanti
che vita, umanità,
evoluzione, conoscen-
za vanno di pari passo
con disordine, caos,
perturbazione, dissi-
metria, instabilità,
squilibrio, flussi, turbo-
lenza, non linearità,
marginalità, imponde-
rabilità. È il caso di
chiedersi se può es-
sere elaborata un'eti-
ca riferita alla com-
plessità che tenga
conto della comunica-
zione.
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VISITA PASTORALE : QUANDO LA PARROCCHIA ABBRACCIA IL SUO VESCOVO
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della Visita: “ I pastori d’ anime
curino con zelo e con pazienza
la formazione liturgica…la parte-
cipazione attiva dei fedeli…ed
abbiano cura di guidare il loro
gregge in questo compito non
solo con la parola ma anche con
l’esempio: vi darò pastori secon-
do il mio cuore”(Ger.3,15). Il do-
cumento di Papa Wojtyla preci-
sa: “ Con queste parole del pro-
feta Geremia Dio promette al
suo popolo di non lasciarlo mai
privo di pastori che lo radunino e
lo guidino”. La venuta a noi del
Vescovo si presenta attualmen-
te, quindi, come una delle forme
specifiche con le quali mantiene
il contatto vivo e operativo col
clero e con i battezzati. La carità
pastorale, che possiamo definire
lo specifico della Visita, mira
alla constatazione del buon an-
damento della comunità e delle
istituzioni ecclesiastiche, si pre-
senta come una felice occasio-
ne per lodare, stimolare, conso-
lare ed affiancare gli operatori
evangelici, risulta fondamen-
tale per capire le difficoltà
dell’evangelizzazione e dell’a-
postolato; è utile per riesami-
nare e rivalutare il program-
ma della pastorale organica
nonché per raggiungere il
cuore dei fratelli, serve infine
a ravvivare e rinnovare le
energie messe a disposizione
dagli stessi. Allo scopo di pre-
paraci meglio a questo spe-
ciale evento di grazia sono
stati pianificati degli incontri
nei martedì da Novembre
(Dicembre escluso) a Maggio,
alle ore 18:30 presso l’ex Se-
minario di Squillace che ve-
drà gli interventi di relatori
autorevoli quali don Armando
Matteo, teologo e saggista,
Don Piero Puglisi, nostro
amato ex parroco e respon-
sabile da anni della Onlus
“Città solidale” e del nostro
attuale parroco don Raffaele
Zaffino, esperto in Liturgia e
docente all’ ISSR . L’ invito
ovviamente è quello di partire
numerosi alla volta di Squilla-
ce, per usufruire al meglio
delle speciali occasioni di for-
mazione religiosa messe a
nostra disposizione dalla
Diocesi. Ultimo spunto di ri-
flessione merita sicuramente
il titolo scelto per la Visita
Pastorale , “Una Chiesa lieta
con il volto di Madre” che sot-
Nei primi mesi del nuo-
vo anno saremo chia-
mati a prepararci ad
una visita particolare,
quella che farà il nostro
Vescovo, che come un
Buon Pastore visita
noi , gregge di Gesù.
Ecco perché la venuta
del Vescovo prende il
nome di Visita pastora-
le. Il termine Pastore ha
una profonda rilevanza
biblica: nell’ Antico Te-
stamento indica l’azio-
ne di Jhwh di guidare il
popolo di Israele, e nel
Nuovo Testamento è
applicato principalmen-
te a Cristo, Buon Pa-
store. Oggi in maniera
derivata è usato per
rifarsi al ministero di
coloro che nella Chiesa
sono rivestiti del Sacra-
mento dell’ Ordine Sa-
cro in particolare, in
questo caso, al Vesco-
vo di una Diocesi e vie-
ne mantenuto con l’e-
spressione Pastore di
anime. Se citiamo bre-
vemente alcuni docu-
menti del Magistero co-
me la “Sacrosantum
Concilium” o l’esortazio-
ne apostolica di Giovan-
ni Paolo II “Pastores
Dabo Vobis” si intuisce
facilmente l’essenza
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VISITA PASTORALE : QUANDO LA PARROCCHIA ABBRACCIA IL SUO VESCOVO tointende tutto un programma educativo pastorale. Intanto trovo bello
cogliere la positività dell’aggettivo “lieta” accostato alla Chiesa che è
sinonimo di “gioia”,” serenità,” “disponibilità all’ ascolto”, “perdono”, gli
stessi sentimenti che si leggono nel volto e nelle parole di Cristo, all’in-
domani della Resurrezione, quando, presentandosi agli apostoli pro-
nuncia la benedizione “Pace a voi”. Una Chiesa che vuole presentar-
si ai molti fedeli feriti, delusi, confusi dalle problematiche familiari e
sociali con l’amore di una madre caritatevole che non si adira, ma do-
na speranza e dona fede, tutto accoglie, tutto sopporta, tutto ama, di
un amore completo che ingloba l’amore maschile e l’amore femminile,
l’amore padre e l’amore madre, verso un figlio, “ il popolo” che Dio
stesso gli ha affidato. Riprendendo le parole di Mons. Bertolone:
”Vengo dunque con amore paterno e materno, a visitarvi nelle vostre
comunità parrocchiali per ringraziare con voi il Signore, per sostenervi
nella speranza, per verificare il vostro cammino e approfondire la co-
noscenza di questo nostro amato popolo. Così da crescere sempre
più nella fedeltà al Signore, nell’amore fraterno, nell’esercizio della mi-
sericordia, nella testimonianza della carità e nell’annuncio del Regno
di Dio.” Parliamo allora al nostro Vescovo con cuore sincero, un cuore
di figlio che racconta al Padre le sue necessità, un cuore di figlia che
espone alla Madre le sue inquietudini e perplessità. A conclusione di
queste riflessioni e con la certezza che la Visita pastorale rappresenti
per noi comunità di Roccelletta un occasione per crescere nella fede,
nel discernimento e nella comunione, invitiamo tutti i fedeli e le fami-
glie a partecipare numerosi alle iniziative legate all’evento. Che sia per
tutti una visita per la conversione del cuore!!
Caterina Posella
zione di coppia ma, anche per chi vuole prepararsi al
matrimonio in modo consapevole. Nella prima parte
del testo vi è l’invenzione narrativa di una storia d’a-
more: quella fra Adir e Avigail, un giovane e una gio-
vane contemporanei dei fatti raccontanti dal Vangelo
delle “Nozze di Cana”. Nella seconda parte sono pro-
posti degli “esercizi” volti a ripercorrere i medesimi
passaggi decisivi del cammino descritto nel racconto
per adattarli alla propria esperienza. Riuscire, così,
ad avere gli spunti per la riflessione e per una mag-
giore comprensione dei vissuti dell’altro e una mag-
giore disposizione al dialogo. Partendo dalla nascita
E’ stato meraviglioso fermarsi, riflettere e rimettere
al centro di tutto, il nostro “essere coppia” che per il
tran tran della quotidianità rischia a volte di essere
dato per scontato. La possibilità ci è stata data da
un percorso per coppie che si è svolto nella nostra
Parrocchia con la guida di Don Raffaele. La lettura
di “ Grazie a te il cielo” è ciò che abbiamo condiviso
in sette sere ricche di pace e spiritualità con lo scopo
di ricordare il dono dello Spirito di Cristo fattoci il
giorno delle nozze. Il libro offre un cammino per co-
loro che credono ancora nell’amore e vogliono af-
frontare le difficoltà che può presentare la loro rela-
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Una Chiesa
lieta con il
volto di Madre
La ricchezza di essere un “noi” Caterina Staglianò
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La ricchezza di essere un “noi”
dell’a-
m o r e
fra i
d u e
giova-
ni, noi
coppie,
abbia-
mo vissuto un’esperienza di crescita attiva al
vivere con l’altro. Tornare indietro nel tem-
po, dalla creazione della nostra coppia fino
ad oggi e ripercorrere riflettendo sui passaggi
di vita necessari per ritrovare quel “noi” che
la costituisce era il proposito principale del
cammino intrapreso. Ricordare cosa ci è pia-
ciuto l’ uno dell’altro, cosa ci ha fatto inna-
morare, com’era il nostro amore agli inizi e
cosa è cambiato e cresciuto nel tempo, ci ha
rammentato quei due individui che sono di-
ventati un tutt’uno grazie “all’amore”. Si
dice che la scintilla dell’amore scatti in modo
imprevedibile, all’improvviso. Questo è quel-
lo che è successo ad Adir ed Avigail: un amo-
re forte pervaso dalla fede che attraverso
l’accettazione dell’altro, arriva al mistero di
Dio. I due innamorati, dopo varie vicissitudi-
ni, hanno visto il loro amore andare in crisi e
questo li ha portati a condurre ognuno a suo
modo, un percorso interiore nel quale riflette-
re sul significato di quanto vissuto e gli errori
compiuti. I sentimenti passano, cambiano, si
trasformano ma, a volte tornano, solo l’amo-
re resta. L’amore è come le montagne che
resistono alla neve, al vento e al sole, quando
c’è stato, quando ha reso due cuori una cosa
sola, tutto può cambiare ma lui resta.”
Termino citando queste righe del libro perché
penso spieghino perfettamente il potere
dell’amore e spiegano che solo credendo
nell’amore si può vivere per riscoprirsi e ri-
trovarsi ininterrottamente.
Grazie Adir, grazie Avigail!
Nel Giugno scorso c.a. siamo stati a Torre Ruggero al Semi-
nario “Ecco lo Sposo” rivolto alle coppie. La prima cosa che
ho pensato appena il nostro parroco, don Raffaele, ci ha pro-posto di partecipare è stata che a noi non serviva un ritiro di
coppie, stiamo bene, andiamo d’accordo. Però poi ho pensato
che comunque manca qualcosa nella nostra coppia, e che poi
3 giorni di preghiera insieme non ci avrebbero fatto male, an-
zi era la volta buona che mio marito partecipasse ad un qual-
cosa che io già vivo a 360°, lui invece se ne sta a casa, a par-te qualche occasione o festa liturgica. Chiedo a mio marito di
voler partecipare al Seminario.
All’inizio dissi di no, poi un pomeriggio in parrocchia, quando si avvicinava la scadenza dell’iscrizione, alla domanda di don Raffaele su cosa avevamo deciso gli risposi che saremmo an-dati. Il viaggio fino a Torre Ruggero è stato parlare con mia mo-glie se era sicura di voler partecipare a questa cosa, non avevo neanche l’idea di che cosa stavamo andando a fare; cercai di convincerla dicendole che dovevo lavorare, che ero stanco e che saremmo andati un’altra volta. Poi pensai che se proprio non mi sarei trovato bene dopo cena saremmo andati via. Inve-ce non andammo via, anzi ci chiedevamo che cosa avremmo fatto dopo. Quello che vivevamo nei vari momenti all’inizio era un ritorno ai tempi del fidanzamento. In quei giorni quando ci
guardavamo negli occhi vedevamo una luce che non vedevo più da tempo. Nonostante avessimo già dei momenti fuori casa per stare insieme, quelli che ho vissuto al Seminario sono stati diversi, più intensi. Non c’è stato momento in cui l’emozione non ha preso il so-
pravvento, momenti forti che sono rimasti impressi nella
mente di entrambi. Durante la Santa Messa ad un certo pun-
to ho provato una gioia interiore che da anni non provavo più, e tutt’ora è così. Sono stati tanti i momenti indescrivibili,
un calore nel petto e non capivo cosa mi stesse succedendo.
Non è facile descrivere le nostre emozioni, ma la cosa che non
avrei mai pensato e provato, era di pregare insieme, ho sem-
pre pensato che bastavo io per entrambi, ma non è così, in-sieme è diverso. Ecco perché con don Raffaele stiamo incon-
trando le coppie della nostra Parrocchia, per condividere con
loro la gioia di incontrare e vedere il Signore nell’altro, colui o
colei che il Signore ha unito nel Sacramento del Matrimonio,
capire, essere consapevoli, avere la certezza che il Signore è
sempre con noi, e che non sono solo io moglie o lui marito come singole persone, ma siamo noi che insieme allo Spirito
Santo viviamo il nostro rapporto casto e benedetto nel Signo-
re. Prima di fare il Seminario dicevo che nella nostra coppia
mancava qualcosa, adesso dico che mancava quello che già
avevamo, il Signore in mezzo a noi. Adesso il nostro rapporto è uno stare sempre insieme, l’uno cerca l’altra, e io alcune
volte lascio tutto per stare con lui ed andare con lui.
Non è facile a parole dire cosa è cambiato, noi siamo cambia-
ti, siamo anche più attenti ai bisogni dell’altro, adesso è un
noi, prima veniamo noi come coppia. Se prima era giusto per
me fare in un certo modo adesso mi chiedo se è giusto farlo per noi! L’unica cosa che possiamo dirvi è di fare il Semina-
rio, riscoprirete vostro marito/vostra moglie e ritroverete voi
stessi, come uomo e come donna innamorati nel Signore.
Ecco lo sposo Immacolata e Domenico Lacroce
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all’uomo un’azione giusta che permette di
salvare il popolo ebraico e in secondo
luogo rinunciare al proprio egoismo e agi-
re per il bene degli altri quando ce n’è bi-
sogno. Si passa poi al momento del gio-
co…il nostro oratorio ha come tema il
“Libro della Giungla” quindi la storia di
Mowgli , una storia di rispetto per l’am-
biente e per tutti gli esseri che lo abitano
arricchita di avventure e con un messag-
gio profondo di amicizia e di spirito com-
battivo che tanto piace ai bambini….e tutti
noi animatori diventiamo ogni sabato per
loro ,che sono i nostri lupetti ,un perso-
naggio di questa storia allietando per
quanto ci è possibile il loro pomeriggio con
giochi all’ aperto, giochi da tavolo, attività
artistiche e creative.. e poi una novità…da
quest’anno impareranno anche il gioco
degli scacchi!!! Dunque un tutto e di più …
in cui sia loro che noi impariamo e ci diver-
tiamo. Buona avventura!
Anche quest’anno presso la nostra parroc-
chia si è dato il “via” all’oratorio, un luogo
ricreativo per tutti i bambini e giovani che
vogliono ritemprare il corpo ma soprattutto
dare “ossigeno” alla propria anima. L ’ orato-
rio è di tutti e richiede l’ impegno di tutti per
la buona riuscita degli obiettivi, chiunque
può mettersi al suo servizio purché animato
da sincera e gioiosa passione ed è proprio
questa passione che accomuna noi tutti ani-
matori pronti ad accogliere col sorriso , ogni
sabato, bambini e ragazzi della parrocchia
pregando, giocando, cantando e saltando
con loro…perché l’oratorio è tutto questo! Il
nostro oratorio si suddivide infatti in 2 mo-
menti quello religioso della preghiera e
quello del gioco. Alla base del momento reli-
gioso c’è la rappresentazione scenica di un
personaggio biblico e cioè quello della Regi-
na Ester, la donna che salvò il suo popolo
dal genocidio e conoscendo il suo personag-
gio i bambini impareranno 2 cose molto im-
portanti: per prima cosa La presenza nasco-
sta di Dio che, in questo caso suggerisce
Il libro della giungla Giusi Destito
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A
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Giovani verso Assisi
Il 28 ottobre quasi alle pri-me luci dell’alba, si partiva alla volta di Assisi. Nella mia valigia vi erano molti dubbi ed incertezze, fra me e me pensai che non ne valesse la pena, ma tra le mie insicurezze lasciai la mia terra e oltrepassai per 12 ore confini su confini. Una volta finalmente scesa dal pullman, ammetto di esser stata molto scettica, forse dall’aria che tirava poiché anche fra noi non ci conoscevamo fino in fondo. Vi erano altri ragazzi prove-nienti da altre zone della Calabria o addirittura d’Ita-lia, con i quali potenzial-mente non avrei mai stretto amicizia per il mio carattere molto introverso. Vorrei sof-fermarmi però su questo punto: vedere miriadi di ra-gazzi, su per giù della mia stessa età, cantare all’uni-sono con me, ridere, balla-re e confrontarsi è una sen-sazione che non può reg-gere alcun termine di para-gone. Confronti che ti por-tano a una maggiore con-sapevolezza di te stessa e ti fa capire che non sei il solo a voler cambiare il mondo, non solo attraverso
le pa-
role della bibbia o del vangelo bensì con i fatti e con mol-ta voglia di fare. E poi cosa dire della città? È stato vera-mente un onore ve-dere materializzato quel che, poco tem-
po a dietro, cono-scevo solamente sui libri di storia dell’ar-te, quella città che per quanto piccola racchiude dentro se una forte energia. Quell’energia che venne incrementata da noi giovani du-rante questo con-gresso e non solo, anche dai tanti frati e dalle tante suore che con molto impe-gno e perché no, con una buona dose di ironia, hanno messo su una fra le esperienze che rifa-rei ogni anno. Da
qui tutte le mie para-noie sparirono poi-ché grazie a loro ca-pii che dietro a un sentimento quale l’ira e l’invidia non si cela solamente un lato negativo ma vi sono una molteplici-
tà di aspetti positivi che aspettano di es-sere scoperti e sfrut-tati. Inoltre è inutile dire che con le per-sone giuste, nel mo-mento giusto e nel posto giusto non si può far altro che vi-vere un’esperienza al massimo della felicità, nonostante le gambe tremolanti, a causa delle lunghe camminate. Partire prevenuti è cosa co-mune, ma poi tutto cambia. Gli occhi si riaprono e la mente si trasfigura
di Danieli Carlotta
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D- Amata! I-Amato! D-Vieni con me! I-Mio buon Padre, perchè chiami proprio me? D-Io ti ho guardata e tu mi hai guardato… tu hai deciso! I-Come fai ad accontentarti di me? Come può bastarti il mio nulla? D-Perché non accetti nessun compromesso! I-che significa? D- hai accolto e abbracciato la mia voce che gri-dava al tuo cuore “ AMA, AMA SOPRA OGNI COSA E PERDONA, PERDONA SEMPRE! E tu, non mi hai chiesto nulla in cambio” ! I-e in questo nulla ho trovato tutto…Mi hai di-sarmato! D-E ti ho armato di buona volontà. I-Non voglio rifiutare, nella Tua volontà è la mia pace. Padre mio… D-Figlia mia… I-La mia carne è provata, il mio cuore è debole, la fatica è tanta e molte mie azioni sono fallimen-ti ai tuoi occhi, come potrei mai essere degna di te? D- PERDERAI PER IMPARARE AD AMARE! I-Il primo giorno, appena entrati nella Santa città della Pace, Assisi, avrei voluto chiederti, tante grazie, avrei voluto chiederti delle risposte alle mie domande, che quotidianamente mi affanna-no terribilmente, eppure non ho trovato il corag-gio di chiederti nulla! D-perché ti ho lasciato il desiderio dell’ abban-dono, e a me, ti sei affidata! I-E ho trovato la grazia della pace, che “come la pioggia e la neve scendono giù dal cielo e non vi ritornano senza irrigare e far germogliare la ter-ra” D- mi hai lasciato seminare! I-dinanzi a questi giorni vissuti nel discernimen-to animato da una potente preghiera, fatta reale vibrazione assieme i cuori palpitanti dei giovani, che come me, hai chiamato a te, ad inginocchiar-ci alla conversione del cuore, per poterTI acco-gliere, viverTI e sentirTI nella Tua reale presen-za… come potrei spiegare tutto questo se non un incredibile atto d’ amore, un miracolo? D- Miracolo!... ma non l’ ho fatto io, senza di voi, non avrei potuto far nulla! I-Hai fatto sì che ogni sasso di dolore, di soffe-renza, di menzogna, di divisione, di incompren-
sione, di falso discernimento, precipitando con violen-za sulla mia testa, si tramutassero in incomprensiva ma splendida polvere luminosa. Hai protetto la pace del mio cuore. D- E’ vero sono io che permetto tutto questo e non perché voglia che tu possa meritare così tanti sassi sopra la tua testa e il tuo cuore, ma perché attendo un loro mutamento, e senza il tuo permesso non l’ avrei potuto compiere. I-mi hai spogliato di tutto, per rivestirmi della tua Luce, ho paura di perderla. Come fece San Francesco, cosi anche io ti pongo la stessa domanda…Padre mio, cosa vuoi che io faccia? D-quello che hai fatto all’ inizio di questo viaggio… abbandonati e lascia che il tuo SI’ a me diventi sem-pre più consapevole e cosciente! I-ho troppa paura di ritornare alla mia vita di sempre, dopo questi quattro giorni vivi; non mi abbandonare ti prego! D-hai trovato risposte da questa esperienza? I-no! D-E allora cosa hai trovato? I-La forza! D-E nulla ostacoli questa forza, perché io ho bisogno di te, tu agisci, io creo! I-…. D-non temere ogni pena che porrò al tuo focolare, perché attraverso te arrivi la mia grazia e il mio amo-re. E’ l’ aiuto più grande che le tue mani, la tua bocca e il tuo cuore, mi possano offrire! I-Padre, così ignorante tu mi accogli? D- Tu accogli me! I-Sono nulla eppure mi rendi cosi grande! D-così la tua testimonianza renderà grande me! I-Padre mio, sono partita che ero “semi viva”(semi morta), hai piantato, nella mia anima , in questi brevi giorni, “semi vivi” e ora, “Se mi vivi” …io vivo in te! D- AMATA! I- AMATO! ECCO COSA E’ STATA LA MIA ESPERIENZA “GIOVANI VERSO ASSISI “ : UN INCREDIBILE DIALOGO CON IL MIO MERAVIGLIOSO AMATO!
GRAZIE GESU’
Ilaria Badolato
A V E L E S P I E G A T E
Come la pioggia e la neve D-DIO I-IO
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A V E L E S P I E G A T E
Qualche giorno fa si è conclusa per noi giovani una delle esperienze più belle che io abbia mai vis-suto. Il 27 sera men-tre sistemavo le ulti-me cose nelle valigie pensavo a quante co-se mi sarei persa nei giorni successivi, c'e-ra il sabato sera, la discoteca e la serata di Halloween, alla quale io non ci sarei potuta andare per uno stupido viaggio ad As-sisi. La mattina dopo era la fatica giornata della partenza, le mie aspettative per questo viaggio erano davvero basse anche se ci sa-rebbero stati i miei cari amici, in qualsiasi caso le mie aspettati-ve e il mio umore non erano cambiati. Ab-biamo fatto quasi 12 ore di viaggio nella quale abbiamo comin-ciato a parlare e a co-noscerci un pò me-glio. Siamo arrivati stanchi ma felici, pronti a catapultarci in questa nuova espe-rienza. Dopo la cena siamo ripartiti per arri-
vare finalmente alla tanto agognata Assisi. Entrare nella basilica inferiore è stato un’ emozione unica; ve-dere tanti ragazzi che venivano da diverse regioni, riuniti insieme
in un unico luogo a condividere la stessa gioia. Sentirci cantare è stato stupendo. In quella sera ho capito che chi mi diceva che Assisi cambia la vita, diceva la verità. Sono stati 5 giorni uno più bello dell'altro, abbia-mo socializzato con ragazzi nuovi. Tutto è stato bellissimo. Al rientro i miei genitori mi hanno chiesto co-sa avevo fatto. Mi so-no trovata in difficoltà, perché tutto era stato stupendo. Ho vissuto un’ esperienza fanta-stica che mi ha cam-
biato molto nel modo di ragionare e di ve-dere le cose. Ritengo che sia importante che ogni giovane viva quest'esperienza. Se son partita con l'idea di vivere un’ esperien-
za noiosa soltanto ca-sa e chiesa, sono tor-nata con gli occhi pie-ni di lacrime, perché mi sarebbe mancato tutto ciò che in quei giorni avevo vissuto. Ricordarsi il pass, il libretto e lo zaino era-no diventate ormai la normalità. Riprendere la vita di ogni giorno non è così semplice dopo questa espe-rienza. Detto ciò sia-mo semi vivi che dan-no frutti di pace di gioia e frutti immortali.
Ilaria dell’Anna
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Tutto è iniziato una sera
all'inizio di settembre. Per la
prima volta, ho incontrato,
insieme ai giovani della par-
rocchia, Padre Rocco che è
venuto a trovarci e a pro-
porci il viaggio dei giovani
verso Assisi. Alcuni sono
stati entusiasti della propo-
sta e hanno accettato subi-
to, altri, come me, hanno
ritenuto quest'idea, almeno
per quest'anno, non realiz-
zabile. Partire significava
fare dei giorni di assenza a
scuola, lasciare la pale-
stra...erano queste le mie
scuse, ma infondo, forse,
non ero ancora pronta a
fare un viaggio del
"genere". I giorni passava-
no, e non ero del tutto con-
vinta della mia decisione
ma, quando Don Raffaele ci
ha chiesto una risposta de-
finitiva, io ho detto di SI,
meravigliandomi di me
stessa. Durante i giorni di
attesa per la partenza ero
ansiosa ed emozionata, ma
allo stesso tempo avevo
paura che sarebbe stato un
viaggio un po' noioso e po-
co appassionante. La par-
tenza è stata di mattina ed
io portavo con me, comun-
que, non solo la valigia ma
anche un grande entusia-
smo che ora dico essere
stato ripagato. Assisi è me-
ravigliosa e non avrei mai
pensato che avessi voluto
tornarci appena ripartita.
Visitare
le basi-
liche,
passeg-
giare
per
quelle
strade,
parteci-
pare
alle
messe,
alla ve-
glia e al convegno mi ha
entusiasmato tantissimo.
Conoscere persone nuove
che provenivano da luoghi
diversi e ognuno con una
sua storia è stato stupendo.
In quel momento eravamo
noi i giovani verso Assisi ed
eravamo felici di essere
"insieme". Ad Assisi si re-
spira un'aria fantastica co-
me un' evasione dalla real-
tà. Ad Assisi tutto è pace e
serenità. Mi sono persa
adorando la Basilica di San
Francesco, i suoi colori e le
sue bellezze. Un'esperien-
za unica che voglio ripetere
e che consiglio a tutti i gio-
vani della mia età. Sono
tornata con uno spirito feli-
ce e pieno di speranza.
Ringrazio di cuore chi mi ha
dato la possibilità di partire
per arricchire la mia anima
con l'amore e la gioia più
grande.
Nicoletta Madarena
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A V E L E S P I E G A T E
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È stata un esperienza meravigliosa. Che nel giro di pochi giorni ha cambiato il mio modo di vedere il mondo e nella quale ho affron-tato me stesso e i miei problemi in un ambiente straordina-riamente pacifico qua-si utopistico . Lo devo ammettere all'inizio sono partito un pò scettico con lo spirito del “vediamo com'è” ma nel corso delle giornate la mia anima è stata travolta da un turbinio di emo-zioni. Lo ricordo anco-ra bene quel momen-to, quell'istante di eternità: in basilica Superiore con lo sguardo rivolto verso il libro dei canti, quan-do d'un tratto un qual-cosa come un istinto mi ha spinto ad alzare lo sguardo e a guar-darmi intorno. Centi-naia di giovani e me-no giovani che canta-vano divertiti, la gioia e l'armonia nei loro volti e in quello dei
frati e delle suore hanno reso l'atmosfe-ra divertente e sacra allo stesso tempo. Poi eccolo il momento fa-tidico, dal mio petto ho avvertito chiara-mente un calore, un'energia mai prova-ta prima una forza di-rompente che mi ha come liberato da un blocco e mi ha fatto
gioire e cantare. In quel momento mi so-no sentito parte di un gruppo di una famiglia guidata da una pre-senza vera, tangibile quella di Gesù. Mi so-no sentito leggero a un palmo da terra. Tutti i miei problemi che prima erano in-sormontabili adesso erano minuscoli, per-ché li osservavo da un'altra prospettiva una prospettiva di santità. Da lì in poi è
stato un susseguirsi di emozioni, avevo sempre voglia di bal-lare di cantare, di dire ad ogni passante “ti voglio bene”. Ho sco-perto che il bene è in ognuno di noi anche nelle situazioni nega-tive, anche dietro l'i-ra o l'invidia. Temati-che sempre moderne che abbiamo affronta-
to in un luogo come Assisi, un luogo che ti accoglie comunque a prescindere da chi sei, da come ti vesti e da come la pensi. Ho capito l'importanza dell’ umiltà e della perseveranza per ri-solvere le mie ansie e quelli del prossimo e che in qualunque si-tuazione non deve mai mancare un sorri-so... Un sorriso di santità.
Tommaso Cossari
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Un sogno che si è realizza-
to.......un regalo ricevuto da
persone speciali a cui voglio
bene.....E sì questa è stata una
esperienza davvero unica. So-
no stati giorni in cui sono riu-
scita ad entrare nel profondo
della mia anima, cercando di
liberarmi da tutte le mie fragili-
tà e insicurezze, facendomi
trasportare da quel clima di
Pace, Amore e Fraternità che
mi hanno accompagnato per
tutto il tempo facendomi emo-
zionare ogni istante. Il conve-
gno mi ha entusiasmato moltis-
simo e mi ha dato la possibilità
di capire tante cose attraverso
la Preghiera che è la mia for-
za, l' ascolto e la conoscenza
di persone nuove provenienti
da luoghi diversi e ognuno con
una storia .È stato stupendo
eravamo una grande fami-
glia....tutti insieme nella casa di
FRANCESCO. Sono tornata
ancora di più carica di fede e
con una forza maggiore per
affrontare tutto quello che la
vita mi riserva e cercando di
trasmettere alle persone che
mi sono vicine , tutto ciò che
nostro SIGNORE ci regala
ogni giorno senza INVIDIA e
IRA , ma tanto AMORE e Umil-
tà.
Mary Palaia
Non era la mia prima volta che mi preparavo a vivere
una simile avventura e in qualche modo immaginavo di
cosa si potesse trattare. Proprio per questo motivo ho
incoraggiato e sostenuto questo progetto affinchè anche
altri giovani della mia parrocchia avessero l’opportunità
vivere dei momenti di intensa spiritualità e di
condivisione, momenti che io ricordo sempre come
occasioni uniche di grande crescita spirituale e umana.
Però questa volta l’esperienza che mi aspettavo non c’è
stata. Pensavo di vivere la solita esperienza,
un’esperienza come le altre. In realtà niente è stato di
quello che immaginavo. Forse da quarantenne mi sono
presentato a questo appuntamento con un fardello sulle
spalle non indifferente. La vita a questa età è meno
romantica, e i problemi sono sempre tanti. Certo, non mi
potevo aspettare la spensieratezza di un ragazzino, ma la
voglia di (ri)mettermi in gioco c’era ancora. Purtroppo i
problemi personali, quelli del quotidiano e i piccoli/grandi
imprevisti della vita hanno interferito troppo. Purtroppo non
ho impedito di farmi trascinare dagli eventi e non ho saputo
lasciarmi andare per vivere con lo spirito giusto tutti gli
appuntamenti in programma; alcuni li ho volutamente
evitati. “Ma perché è successo tutto questo?”. Mi sono
chiesto sulla strada del ritorno… “Perché questo
fallimento?”. Mi sono sforzato di dare un senso anche alle
dure parole del frate che durante la confessione mi ha
detto: “Forse per te la preghiera non serve; ti consiglierei di
rivolgerti ad uno specialista per risolvere i tuoi problemi”.
Di fronte a queste parole mi hanno invaso sentimenti di
incredulità e di smarrimento, e dopo lo shock iniziale, sono
scappato via dalla basilica inferiore, mandando tutto e tutti
a quel paese… “Se ad Assisi succede questo…che senso
ha? Quale significato cogliere?”. Ripensando nei giorni
successivi a quanto accaduto, quella terribile amarezza si
è man mano affievolita e ha lasciato spazio alla profonda
commozione, ancora forte, provata durante
l’indimenticabile via crucis, dove l’intensità della preghiera,
resa ancora più speciale dalle parole di san Francesco, si
è intrecciata alle forti emozioni che hanno suscitato le
testimonianze di speranza di chi ha vissuto e vive ogni
giorno esperienze di immenso dolore. La speranza delle
persone che sono state piegate dalla sofferenza ma che
non si sono lasciate spezzare perché troppo forti grazie
all’amore di Dio. E finalmente il senso l’ho trovato. So
bene che la vita è “luci e ombre”; che la vita è “salite e
discese”; che la vità è “tempeste e serenità”… Per me
sarebbe stato banale vivere l’esperienza di Assisi come le
altre volte… sarebbe stata un’altra esperienza come tante.
Ma cosa mi avrebbe lasciato? Probabilmente non
abbastanza. Invece in questo modo ho capito che la vera
fede non la testimoniamo quando tutto va bene, ma lo
facciamo nei momenti più difficili, quando tutto va storto e
quando tutto ci sembra assurdo. Altrimenti è troppo
scontato e non capiremmo abbastanza il vero messaggio
di chi si è spogliato di ogni cosa, per dedicarsi pienamente
a Chi si è fatto inchiodare su una cruda croce per la
salvezza dell’umanità. A distanza di qualche giorno, con
queste nuove consapevolezze, torna la pace nel cuore e si
fa di nuovo forte la certezza di trovarmi sulla strada giusta,
e sono di nuovo pronto a testimoniare la mia piccola fede,
da uomo e cristiano imperfetto, ma certo del Suo amore.
Leonardo Procopio