D a˚˜˝O DiaCOnaLE F 1847 - a ii n. 15 - E 0,50 Martedì 24 ... · Si è trattato di...

8
Direttore aRTURO DiaCOnaLE Martedì 24 Gennaio 2017 Fondato nel 1847 - anno XXii n. 15 - Euro 0,50 DL353/2003 (conv. in L 27/02/04 n. 46) art.1 comma 1 DCB - Roma / Tariffa ROC poste italiane Spa Spedizione in abb. postale QUOTIDIANO LIbERALE pER LE gARANzIE, LE RIFORME ED I DIRITTI UMANI delle Libertà Si apre il caso del Presidente Inps dalle eccezionali precipitazioni ne- vose. Ma chi si è preoccupato di assicu- rare che il passaggio di competenze tra Province e Regioni avvenisse in tempi rapidi e senza confusioni, lun- di ARTURO DIACONALE P are che la Provincia di Pescara abbia solo due turbine antineve e che una di queste fosse rotta e, quindi, non impiegabile per liberare la strada da Farindola a Rigopiano. Pare. Ma il problema non è se la Pro- vincia di Pescara fosse o meno at- trezzata per fronteggiare l’emergenza creata dal terremoto e dalle eccezio- nali nevicate che hanno prodotto la tragedia dell’albergo sepolto. Il pro- blema è perché mai la Provincia di Pescara avrebbe dovuto avere in do- tazione due turbine e preoccuparsi di tenerle entrambe in piena efficienza se, a termini di legge, non dovrebbe più esistere. Non è forse, vero, infatti, che le Province sono state abolite? Ed anche se il referendum ha impe- dito la cancellazione dalla Costitu- zione della loro dizione, la legge ha stabilito la loro abolizione. A stare alla riforma così decantata perché presentata come destinata a snellire l’elefantiaco appa- rato dello Stato ed a ri- durre i costi della politica, le competenze tolte alle Province avrebbero do- vuto essere attribuite alle Regioni. Di conseguenza, sarebbe spettato alla Re- gione Abruzzo procurare la turbina mancante a Ri- gopiano e, soprattutto, as- sicurare l’agibilità delle strade colpite dalle frane provocate dal terremoto e gaggini e paralisi buro- cratiche? Alla riforma fatta a parole avrebbe do- vuto seguire un’attua- zione concreta, che si è persa tra le oggettive dif- ficoltà di un passaggio di consegne e di personale lasciato più al caso ed alla occasionale buona vo- lontà delle persone che alla certezza di procedure definite e realizzabili. Sul banco degli impu- tati della tragedia di Ri- gopiano, quindi, va posta l’irresponsabilità della politica del- l’immagine, quella che bada solo al risultato immediato assicurato dalla comunicazione e si disinteressa to- talmente degli effetti paralizzanti provocati dalla mancata realizza- zione degli annunci roboanti. La parabola politica di Matteo Renzi, dalla sua irresistibile ascesa al Le turbine rotte e gli irresponsabili Tito Boeri denuncia che la manovra varata dal Governo non risana nulla e provoca l’aumento del debito pubblico, ma la sua polemica viene interpretata come un segnale di attacco al Governo Gentiloni ed una spinta alle elezioni anticipate ROMITI A PAGINA 4 Il protezionismo e i paradossi italioti ECONOMIA ESTERI Il Gambia va verso la democrazia e sceglie Adama Barrow SERAFINI a pagina 5 PRIMO PIANO I “No Trump”? Radical chic, borghesi e con la puzza sotto il naso ROSSI-MOSCA a pagina 3 suo clamoroso tonfo, è stata segnata dalla strategia della supremazia del- l’immagine sui contenuti. Oggi se ne pagano le conseguenze. Ma si inco- mincia anche a capire che, se la poli- tica continua ad essere prerogativa degli irresponsabili, il Paese è con- dannato ad avere uno, dieci, cento nuovi Rigopiano!

Transcript of D a˚˜˝O DiaCOnaLE F 1847 - a ii n. 15 - E 0,50 Martedì 24 ... · Si è trattato di...

Page 1: D a˚˜˝O DiaCOnaLE F 1847 - a ii n. 15 - E 0,50 Martedì 24 ... · Si è trattato di manifestazioni in larga parte paci-fiche, anche se quelle più violente, ... spara a zero su

Direttore aRTURO DiaCOnaLE Martedì 24 Gennaio 2017Fondato nel 1847 - anno XXii n. 15 - Euro 0,50

DL353/2003 (conv. in L 27/02/04 n. 46) art.1 comma 1

DCB - Roma / Tariffa ROC poste italiane Spa Spedizione in abb. postale QUOTIDIANO LIbERALE pER LE gARANzIE, LE RIFORME ED I DIRITTI UMANI

delle Libertà

Si apre il caso del Presidente Inps

dalle eccezionali precipitazioni ne-vose.

Ma chi si è preoccupato di assicu-rare che il passaggio di competenzetra Province e Regioni avvenisse intempi rapidi e senza confusioni, lun-

di ARTURO DIACONALE

Pare che la Provincia di Pescaraabbia solo due turbine antineve e

che una di queste fosse rotta e,quindi, non impiegabile per liberarela strada da Farindola a Rigopiano.Pare. Ma il problema non è se la Pro-vincia di Pescara fosse o meno at-trezzata per fronteggiare l’emergenzacreata dal terremoto e dalle eccezio-nali nevicate che hanno prodotto latragedia dell’albergo sepolto. Il pro-blema è perché mai la Provincia diPescara avrebbe dovuto avere in do-tazione due turbine e preoccuparsi ditenerle entrambe in piena efficienzase, a termini di legge, non dovrebbepiù esistere. Non è forse, vero, infatti,che le Province sono state abolite?

Ed anche se il referendum ha impe-dito la cancellazione dalla Costitu-zione della loro dizione, la legge hastabilito la loro abolizione.

A stare alla riforma così decantataperché presentata come destinata asnellire l’elefantiaco appa-rato dello Stato ed a ri-durre i costi della politica,le competenze tolte alleProvince avrebbero do-vuto essere attribuite alleRegioni. Di conseguenza,sarebbe spettato alla Re-gione Abruzzo procurarela turbina mancante a Ri-gopiano e, soprattutto, as-sicurare l’agibilità dellestrade colpite dalle franeprovocate dal terremoto e

gaggini e paralisi buro-cratiche? Alla riformafatta a parole avrebbe do-vuto seguire un’attua-zione concreta, che si èpersa tra le oggettive dif-ficoltà di un passaggio diconsegne e di personalelasciato più al caso ed allaoccasionale buona vo-lontà delle persone chealla certezza di proceduredefinite e realizzabili.

Sul banco degli impu-tati della tragedia di Ri-gopiano, quindi, va postal’irresponsabilità della politica del-l’immagine, quella che bada solo alrisultato immediato assicurato dallacomunicazione e si disinteressa to-talmente degli effetti paralizzantiprovocati dalla mancata realizza-zione degli annunci roboanti.

La parabola politica di MatteoRenzi, dalla sua irresistibile ascesa al

Le turbine rotte e gli irresponsabili

Tito Boeri denuncia che la manovra varata dal Governo non risana nulla e provocal’aumento del debito pubblico, ma la sua polemica viene interpretata comeun segnale di attacco al Governo Gentiloni ed una spinta alle elezioni anticipate

ROMITI A PAGINA 4

Il protezionismo

e i paradossi italioti

ECONOMIA ESTERI

Il Gambia va

verso la democrazia

e sceglie Adama Barrow

SERAFINI

a pagina 5

PRIMO PIANO

I “No Trump”?

Radical chic, borghesi

e con la puzza sotto il naso

ROSSI-MOSCA

a pagina 3

suo clamoroso tonfo, è stata segnatadalla strategia della supremazia del-l’immagine sui contenuti. Oggi se nepagano le conseguenze. Ma si inco-mincia anche a capire che, se la poli-tica continua ad essere prerogativadegli irresponsabili, il Paese è con-dannato ad avere uno, dieci, centonuovi Rigopiano!

Page 2: D a˚˜˝O DiaCOnaLE F 1847 - a ii n. 15 - E 0,50 Martedì 24 ... · Si è trattato di manifestazioni in larga parte paci-fiche, anche se quelle più violente, ... spara a zero su
Page 3: D a˚˜˝O DiaCOnaLE F 1847 - a ii n. 15 - E 0,50 Martedì 24 ... · Si è trattato di manifestazioni in larga parte paci-fiche, anche se quelle più violente, ... spara a zero su

3L’OPINIONE delle LibertàPrimo Piano

Tutto il mondo è paese e in fondoi radical chic della sinistra, soldi,

falce e martello, si somigliano ovun-que e, seppure con sfumature diverse,restano legati dalla solita ipocrisia.Dall’America all’Europa c’è in-somma un fil rouge che li caratte-rizza e li unisce per stile di vita e dipensiero, per modo d’essere e di par-lare, intriso di puzza sotto il naso. Inbuona sostanza sono l’espressione diuna cultura double face, due pesi edue misure, oppure per dirla ironica-mente alla Marchese del Grillo: “Iosono io e voi non siete un...”.

I capi del sistema, i maître à pen-ser, sono politici, attori, giornalisti,professori, artisti, uomini e donnenella stragrande parte dei casi ricchie borghesi, quella borghesia suppo-nente e di sinistra. È da loro che negliUSA è partita la grancassa controDonald Trump, con accuse, inso-lenze, improperi di ogni sorta e sem-pre da loro si è trasferita in Europa,dove ovviamente è stata accolta e so-stenuta a braccia aperte.

Per questo prima, durante edopo il giuramento del qua-rantacinquesimo Presidentedegli Stati Uniti d’America, neabbiamo lette, sentite e viste ditutti i colori, sul rischio che lademocrazia corre con Trump.Sia chiaro, gli stessi guru delpensiero, del verbo e dellapenna ci avevano già messi inguardia dalla catastrofe Brexite dalle devastanti conseguenzedi una vittoria del “No” al re-ferendum in Italia.

Così come ci mettono inguardia dalla minaccia alla li-bertà, ai diritti universali, peruna eventuale vittoria di Ma-rine Le Pen alle prossime ele-zioni presidenziali in Francia.Lo fanno sui giornali, nelle tri-bune politiche, in televisione;lo fanno nelle piazze come hannofatto in America per protestare con-tro l’elezione di Trump. Si è trattatodi manifestazioni in larga parte paci-fiche, anche se quelle più violente,che pure ci sono state, non hannoavuto dall’informazione lo stessotrattamento che se fossero state or-ganizzate dall’altra parte politica. Vada sé, infatti, che se fosse stata elettaquella “santa donna di Hillary” e lapiazza avesse manifestato con altret-tanta collera e rabbia, si sarebbe par-lato di squadrismo e di fascismo.

Insomma, quando manifestano iradical chic di tutto il mondo è per ilsostegno alla democrazia e alla li-bertà, quando lo fa la destra liberaleo conservatrice è per attentare ai di-ritti dell’uomo. Per questo la sinistra,soldi, falce e martello, si è schierata

contro Trump, come si schiera con-tro la Le Pen, contro la Brexit e inItalia contro la Lega e contro gli eu-roscettici. Insomma, loro sono lapace, la salvezza, il benessere e la giu-stizia, gli altri sono il pericolo, laguerra, la dittatura e il razzismo. Ep-pure il Nobel Barack Obama, chetanto rimpiangono, ha scatenato laguerra in Libia, ha imposto le san-zioni alla Russia, rigenerando laGuerra fredda, ha chiuso tutti e duegli occhi con i Paesi arabi e con laCina. Il Nobel Obama ha aumentatole distanze con Israele e diminuitoquelle con Cuba, ha condizionatol’Europa e isolato la Russia. Come senon bastasse, Obama in America conla sua politica economica e commer-ciale ha chiuso le porte al ceto medioe le ha spalancate alla grande fi-

nanza, specialmente a quella crea-tiva, per questo la produzione che stain mezzo si è inceppata.

Eppure i radical chic lo esaltano ea Trump, che vuole ripristinare i fat-tori produttivi fondamentali, a par-tire dal lavoro e dall’impresa, loattaccano e dileggiano. AccusanoTrump da ogni parte del mondo, glidanno del nazionalista, protezioni-sta, come se in Germania la cancel-liera Angela Merkel incitasse acomprare Fiat, oppure François Hol-lande in Francia a bere prosecco. Loaccusano di proteggere solo l’Ame-rica, come se la Germania fosse l’al-truismo fatto Nazione e l’Europa lasolidarietà fatta Unione. Inveisconocontro Trump per i muri e la difesadei confini, quando in Europa, ungiorno sì e uno no, c’è chi rifiuta e

spara a zero su Schengen, chichiude le frontiere.

Insomma, cari amici è così, èl’ipocrisia dei radical chic, deicosiddetti moderati di centro edi sinistra, di quelli che parlanodi uguaglianza e povertà, dalleville di Beverly Hills, dellaCosta Azzurra o della CostaSmeralda. Di quelli che scen-dono in piazza, pontificano intivù e sui giornali contro le di-suguaglianze e le discrimina-zioni e poi vanno nei resort piùesclusivi e selettivi viaggiandocon jet privati. Di quelli, infine,che vanno nei talk-show firmatifino ai piedi, coperti di cache-mire e vigogna ad attaccare ilpopulismo della destra. Stiamoparlando degli illuminati, i mi-gliori, i postcomunisti, i cattoco-

munisti, gli ulivisti, gli arcobalenistidi tutto il mondo. Sono, insomma,quelli che dopo di loro il diluvio, chesenza di loro l’oscurantismo, checontro di loro solo la sottocultura el’ignoranza. Non ci stanno a perdere,non sanno perdere, non se ne dannopace, pur di avere il potere, i privilegie il predominio scenderebbero a patticon il diavolo. Ma il mondo cambiae sta cambiando, la gente si riprendetesta e pensieri, valuta sui fatti e nonper disciplina, sui risultati e non sulleslides, sulla realtà e non sull’illu-sione. Si chiama volontà popolare,sentimento della gente, espressionedella collettività, verifica sociale. Sichiama libertà di giudicare, di cam-biare, libertà di scegliere. Si chiamademocrazia, si chiama così anchequando non sta a sinistra.

di ELIDE ROSSI e ALfREDO MOSCA I “No Trump”? Radical chic, borghesi e con la puzza sotto il naso

Direttore Responsabile: ARTURO [email protected]

Condirettore: GIANPAOLO PILLITTERI

Presidente del Comitato dei Garanti:GIOVANNI MAURO

AMICI DE L’OPINIONE soc. coop.Impresa beneficiaria per questa testata dei contributi

di cui alla legge n. 250/1990

e successive modifiche e integrazioni.

IMPRESA ISCRITTA AL ROC N. 8094

Sede di RomaVia Augusto Riboty, 22 00195 - Roma

Tel: 06.83658666 [email protected]

Amministrazione - AbbonamentiTEL 06.83658666 / [email protected]

Stampa: Centro Stampa RomanoVia Alfana, 39 00191 Roma

Quotidiano liberale per le garanzie,le riforme ed i diritti civili

Registrazione al Tribunale di Roma n. 8/96 del 17/01/’96

CHIUSO IN REDAZIONE ALLE ORE 19,00

martedì 24 gennaio 2017

Stampa quotidiani e periodicisu rotativa offset a colori e in bianco e nero

CENTRO STAMPA ROMANO

Roma - Via Alfana, 39

tel 06 33055200fax 06 33055219

volantini, locandine e manifesti

biglietti da visita cartoline e calendari

inviti e partecipazioni buste e carte intestate

Stampa riviste e cataloghi

Page 4: D a˚˜˝O DiaCOnaLE F 1847 - a ii n. 15 - E 0,50 Martedì 24 ... · Si è trattato di manifestazioni in larga parte paci-fiche, anche se quelle più violente, ... spara a zero su

Idue principali partiti del variegatofronte populista, il Movimento

Cinque Stelle e la Lega Nord, conti-nuano ad inneggiare alle sorti certe eprogressive degli Stati Uniti d’Ame-rica di Donald Trump.

In particolare, essendo queste dueforze politiche fortemente orientate alprotezionismo, i propositi espressi os-sessivamente in tal senso dal neo-pre-sidente a stelle e strisce sembranomandare letteralmente in estasi Mat-teo Salvini e Beppe Grillo. Il che, al dilà di qualunque altra considerazionepolitica, la dice lunga circa il livellodi concretezza che in questa faseesprimono i vertici dei grillini e dei le-ghisti. In sostanza, soprattutto perl’economia italiana, inneggiare allespinte isolazioniste di Trump equivalealla medesima soddisfazione di quelproverbiale marito che, per fare undispetto alla moglie, si taglia i propri

attributi anatomici. Basti dire che,numeri alla mano, nel periodo gen-naio/settembre del 2016 l’Italia haesportato negli Usa beni e servizi perun valore di 27,121 miliardi di euro,mentre le nostre importazioni dalloZio Sam sono state di 10,420 mi-liardi, ossia poco più di un terzo.

Questo significa che se davvero ilnuovo inquilino della Casa Biancariuscisse ad imprimere una svoltaprotezionistica di carattere mondiale,superando i colossali ostacoli che ilsistema istituzionale statunitense im-pone a qualunque presidente demo-craticamente eletto, il nostro Paese,molto ricco di chiacchieroni da bar epoverissimo di materie prime, do-vrebbe seriamente prendere in consi-

derazione le teorie della co-siddetta decrescita “felice”.

D’altro canto, se buonaparte di chi si oppone ai tutoridel deficit-spending che at-tualmente occupano la stanzabottoni è composto da perso-naggi che intendono proteg-gere il “made in Italy” con lebarriere doganali, senza con-siderarne i gravi effetti che ciòcomporterebbe per un Paesefortemente inserito nellatanto bistrattata globalizza-zione, allora abbiamo vera-mente poche speranze disalvezza. Se per salvezza in-tendiamo quanto meno ilmantenimento dell’attualestandard di benessere mate-riale raggiunto dall’Italia.

assicuratriceComPagNia di assiCuRazioNiComPagNia di assiCuRazioNi

Milanese s.p.a.

www.assicuratr icemilanese.it Telefono (centralino): r.a. 059 7479111 Fax: 059 7479112

4 l’oPiNioNE delle libertà Economia

di Claudio Romiti

martedì 24 gennaio 2017

Il protezionismo e i paradossi italioti

Page 5: D a˚˜˝O DiaCOnaLE F 1847 - a ii n. 15 - E 0,50 Martedì 24 ... · Si è trattato di manifestazioni in larga parte paci-fiche, anche se quelle più violente, ... spara a zero su

Dopo una transizione politica du-rata circa un mese, il Gambia ha

eletto definitivamente il nuovo presi-dente: Adama Barrow.

Il passaggio di consegne non è statosemplicissimo. Il piccolo Paese africano,le dimensioni sono simili a quelle dellaBasilicata per una popolazione di un mi-lione e 700mila abitanti, era governatodal 1994 anni dallo storico presidenteYahya Jammeh, arrivato al governo conun colpo di Stato militare. Il potere diJammeh era stato confermato per più divent’anni da voti plebiscitari fino alloscorso dicembre, quando, inaspettata-mente, uno dei due candidati delle oppo-sizioni ha vinto le elezioni tenutesi conl’insolito sistema di votazione gambiano:nessuna scheda da compilare, ma sola-mente delle biglie da inserire in dei conte-nitori rappresentanti i volti e i nomi deicandidati premier. La vittoria era quindistata assegnata ad Adama Barrow, mu-sulmano moderato (anche se con duemogli), imprenditore edile con alle spalle

una lunga residenza nel Regno Unito eprimo oppositore del presidente uscenteJammeh. Un uomo molto apprezzato dalpopolo gambiano e ritenuto più vicino

alle persone “comuni”.La transizione post-

voto è stata però tutt’al-tro che semplice. Per oltreun mese, l’ex presidente,sconfitto, ha tentato in-vano di ricalcolare i voti,appellandosi alla Corteinterna e denunciandopresunti brogli elettorali,rimandando il più possi-bile le dimissioni. A pocoo nulla erano serviti gliinterventi politici della

Mauritania e della Nigeria, i cui corpidiplomatici e governativi avevano ten-tato di costruire una fine conciliativadel mandato. Fino al 19 gennaio,giorno previsto per l’insediamento delnuovo presidente. In quell’occasioneJammeh aveva inviato un comunicatostampa ma aveva nuovamente evitatodi parlare di dimissioni. Nella stessagiornata il presidente neoeletto (ma nonancora insediato), Adama Barrow,aveva però deciso di giurare sulla Co-stituzione del Paese, nell’Ambasciata delGambia di Dakar, suolo gambiano manei sicuri territori senegalesi, da subitosponsor e sostenitori dell’opposizione.Quel giorno il Gambia ha avuto perqualche ora due presidenti. Si erano

quindi susseguiti appun-tamenti e incontri diplo-matici per cercare diufficializzare l’elezionedi Adama Barrow, emettere fine alla presi-denza di Jammeh. Ilgiorno successivo ave-vano fatto il loro in-gresso in Gambia alcuneforze militari del go-verno senegalese e nige-riano. Un’azione nonviolenta, ma con unchiaro significato poli-tico: le economie afri-cane più importantiavevano scelto di ap-poggiare il risultato delle elezioni, e so-stenere il nuovo presidente AdamaBarrow. Trovatosi senza più alleati po-litici - molti membri del suo Governoerano nel frattempo fuggiti all’estero -Jammeh ha quindi dichiarato la scon-fitta e accettato l’esilio.

Inizia quindi la presidenza di unuomo nuovo, che non ha mai ricopertoincarichi governativi. Adama Barrow èinfatti un imprenditore del settore im-mobiliare, famoso per aver svolto, men-tre studiava nel Regno Unito, i lavoripiù umili, dal commesso all’addetto allasicurezza. Adama Barrow rappresentaquindi il “sogno” gambiano. Un uomoche si è costruito da solo e che portasperanza ad un Paese in cui le libertà ci-vili rappresentavano un lontano mirag-gio per i cittadini. Un Paese che si trovaora di fronte alla grande sfida di rifor-mare il sistema educativo, rafforzarel’economia e l’autosufficienza energe-

tica e promuovere i diritti umani. I se-gnali della popolazione - da sempreconsiderata come la più pacifica e sor-ridente della Costa Africana - sonotutti positivi. Il detto locale “GambiaNo Problem” rappresenta al meglio lacultura di questo popolo, che ha sceltodi cambiare e di guardare verso il futurocon la speranza che le libertà civili pos-sano diventare la priorità e la guida delnuovo governo Barrow.

(*) Foto di Carlotta Borgiani

5l’OPiniOne delle libertà

Il Gambia verso la democrazia e sceglie Adama Barrow di elisa serafini

martedì 24 gennaio 2017

Secondo un video ripreso con una te-lecamera nascosta e trasmesso di re-

cente dall’emittente televisiva France 2,le donne sono letteralmente sparite daicaffè e dai bar di alcuni quartieri peri-ferici musulmani della Francia. Il fil-mato mostra Nadia Remadna e AzizaSayah, due attiviste del gruppo “LaBrigade des Mères” (La Brigata delleMadri), che entrano in un caffè delsobborgo parigino di Sevran, dovesono accolte con sorpresa e ostilità daiclienti esclusivamente uomini. E uno diquesti dice loro: “È meglio aspettarefuori. Ci sono uomini qui dentro (...)In questo bar, non c’è eterogeneità”.

Un altro avventore si rivolge alledue donne dicendo: “In questo caffènon c’è promiscuità. Siamo a Sevran enon a Parigi. Qui c’è un’altra menta-lità. È come tornare a casa”.

In un sobborgo di Lione, la giorna-lista dell’emittente tv France 2, Caro-line Sinz ha parlato con una ragazzache le ha raccontato che ha paura diuscire di casa, indossa abiti larghi enon si trucca per evitare di essere presadi mira dagli uomini musulmani delquartiere.

Nelle parole della Sinz, le donnesembrano “essere state cancellate” daicaffè e dalle strade. La giornalistaspiega poi che le donne di questi quar-tieri erano solite protestare contro lostatu quo ma ora: “Hanno paura,hanno già fatto sentire la loro voce innumerose città e sono state insultate eaggredite. (...) Così adesso per evitarele minacce e di subire pressioni, si cen-surano da sole e stanno zitte”.

Axelle Lemaire, ministro per gli Af-fari digitali e il primo funzionario go-vernativo a commentare il video, hadetto che dal reportage sarebbeemerso un “intollerabile” e “illecito”caso di “discriminazione contro ledonne”. Ha comunque aggiunto chenon è una questione di religione e haaffermato che le comunità musulmanefrancesi non possono essere colpevo-lizzate.

Il commento della Lemaire sulla re-ligione rivela, ancora una volta, l’osti-nata ignoranza mostrata da molti

membri dell’establishment europeonel rifiuto di occuparsi dei problemidell’islamizzazione. Sevran fa parte deldipartimento della Seine-Saint-Denis,una zona abitata da più di 600milamusulmani, su una popolazione di 1,4milioni di abitanti. Già nel 2011,un’inchiesta condotta dallo stimatis-simo politologo ed esperto di IslamGilles Kepel, intitolata “Banlieue de laRépublique”, mostrava che Seine-Saint-Denis e altre banlieue erano di-ventate delle società islamicheparallele, sempre più tagliate fuori dalresto della società francese. Il fatto chele donne ora siano sparite dalle stradedi Sevran è strettamente collegato al-l’islamizzazione di queste società.

L’islamizzazione è stata alimentatae rafforzata dagli ingenti investimentifatti in Francia dal Qatar - in partico-lare nelle moschee - e che attualmenteammontano a circa 22 miliardi di dol-lari. Investire nelle moschee è il modoin cui il Qatar diffonderebbe il wa-hhabismo/salafismo - una forma par-

ticolarmente radicale di Islam - intutto il mondo.

La legge islamica della sharia è ab-bastanza chiara sul ruolo della donnanell’Islam. I politici francesi farebberobene ad aprire un Corano prima didire che i recenti avvenimenti “nonhanno niente a che fare con l’Islam”.Il Corano dice che una donna deve ob-bedire ciecamente al marito (Corano4:34) e che il suo ruolo è in casa, dovedovrebbe preferibilmente stare, ameno che non abbia mansioni legit-time da svolgere fuori dalle mura do-mestiche (Corano 33:33). Nei Paesi incui la sharia è la legge dello Stato,come in Arabia Saudita, una donnanon può uscire di casa senza il per-messo del marito.

Visto il ruolo servile delle donnenella sharia, è solo un’evoluzione na-turale il fatto che questi quartieri peri-ferici francesi, che sono diventatiislamizzati e in cui la legge islamica ètenuta in grande considerazione, oraassomiglino all’Arabia Saudita. Gli ef-

fetti cumulativi dell’islamizzazione, fi-nanziati con il denaro e l’influenza delQatar, potrebbero sorprendere soloquelle élites politiche e culturali che sirifiutano ostinatamente di prendereatto della realtà e affrontarla.

Un altro politico francese, l’ex mi-nistro del Lavoro Éric Woerth ha dettoche il filmato “è una stilettata al cuoredella Repubblica. Il cuore della Re-pubblica è la parità tra uomini edonne”. Ma questa appassionata di-chiarazione di “liberté, égalité, frater-nité” non è un po’ tardiva? Dove sonostati questi politici? Un anno fa, Pa-scale Boistard, che è stata ministrafrancese per i Diritti delle donne, di-chiarò in un’intervista: “Ci sono zonedel nostro territorio dove le donne nonsono accettate, dove non sono rispet-tate e dove sono praticamente costrettead accettare questo fatto come se fosseun inconveniente della vita quotidiana.E tutti sembrano trovare questo più omeno normale. (...) In molti quartieri,le donne sono relegate in determinatispazi (l’atrio, l’uscita dalla scuola...) esono praticamente assenti in altri,come i luoghi sportivi o quelli di svago.È normale che in alcuni posti non sitrovi nemmeno una donna nei caffè?C’è una forma di moralità distorta,spesso esercitata da gruppi di mino-ranza su una maggioranza e che fa sìche lo spazio pubblico, che dovrebbeappartenere tanto agli uomini quantoalle donne, sia precluso alle donne”.

La subordinazione, l’umiliazione el’intimidazione delle donne nei sob-borghi vanno avanti da decenni, pro-prio sotto il naso di quei politici cheaffermano di preoccuparsi dei dirittidelle donne e del “cuore della Repub-blica”, ma preferiscono vivere nel-l’ignoranza. Nel 2002, la compiantaautrice di “Dans l’enfer des tournan-tes” (Via dall’Inferno), Samira Bellil,ha raccontato come la sua vita da ado-lescente nella banlieue parigina allafine degli anni Ottanta sia stata unvero inferno, come il titolo lascia in-

tendere. In un articolo apparso sulla ri-vista “Time” nel 2002, la scrittrice hadetto: “Dal momento in cui una ra-gazza esce di casa, i giovani (musul-mani) credono di avere il diritto digiudicarla e trattarla in modo diverso.In casi estremi, questo porta a violenzee aggressioni”. La Bellil è stata stu-prata in gruppo più volte da giovanimusulmani che conosceva e che l’ave-vano presa di mira perché “ogni ra-gazza del quartiere che fuma, si truccao indossa abiti che attraggono l’atten-zione è una puttana”.

Nell’articolo inoltre si legge: “Lapolizia è riluttante a pattugliare le zoneper il timore di violenze. Risultato: inmolte banlieue la civiltà e l’ordine pub-blico non esistono e bande di giovanimusulmani pensano di poter aggredireimpunemente le donne...”.

Questo accadeva quindici anni fa.Nello stesso articolo, il “Time” ha

intervistato Fadela Amara, leader del-l’organizzazione “Ni Putes ni Sou-mise” (“Né puttane né sottomesse”)che si batte affinché le donne possanovivere una normale vita moderna.Amara ha detto che dal 1992 le donnedelle periferie francesi hanno a che farecon l’estesa influenza del fondamenta-lismo islamico: “Negli ultimi diecianni, la condizione delle donne nellebanlieue è peggiorata drasticamente.(...) Si registra un aumento degli insulticontro le giovani donne in jeans, deimatrimoni forzati o combinati dallefamiglie, sempre più ragazze sono co-strette a lasciare la scuola e assistiamoanche a una maggiore incidenza dellapoligamia”.

Quindici anni dopo, i ministri fran-cesi fingono di essere sorpresi e indi-gnati del fatto che le donne di questisobborghi abbiamo finito per cedereall’incessante terrorismo psicologicoperpetrato contro di loro e siano spa-rite dalle strade.

(*) Gatestone InstituteTraduzione a cura di Angelita La Spada

di Judith Bergman (*) Europa: il caso della sparizione delle donne

Esteri

Aziza Sayah (a sinistra nella foto) e Nadia Remadna (a destra) sono due attivistedella Brigade des Mères, il gruppo che si batte per i diritti delle donne in Francia,che di recente si sono recate con delle telecamere nascoste in un caffè di un sob-borgo parigino dove sono state accolte con sorpresa e ostilità dai clienti esclusiva-mente uomini (fonte dell’immagine: France 2 video screenshot).

Page 6: D a˚˜˝O DiaCOnaLE F 1847 - a ii n. 15 - E 0,50 Martedì 24 ... · Si è trattato di manifestazioni in larga parte paci-fiche, anche se quelle più violente, ... spara a zero su
Page 7: D a˚˜˝O DiaCOnaLE F 1847 - a ii n. 15 - E 0,50 Martedì 24 ... · Si è trattato di manifestazioni in larga parte paci-fiche, anche se quelle più violente, ... spara a zero su

Classe ‘85, Antonello Coggiatti èuna giovane promessa del nostro

teatro. Attratto dal palco e dalla re-citazione fin da molto piccolo – sa-liva sulla sedia per recitare la poesiadi Natale – inizia la sua avventurateatrale nel periodo delle scuolemedie e quindi alle superiori, doveentra a far parte del gruppo teatralecon cui ha portato in scena diversispettacoli. Successivamente si è for-mato all’International Acting Schoolprima e poi alla Fonderia delle Arti.Dal 26 al 29 gennaio, presso il Tea-tro La Cometa Off di Testaccio, saràin scena con uno spettacolo da luiscritto, diretto e interpretato: “Puntidi vista”. Lo abbiamo incontrato persaperne di più.

Parlaci dello spettacolo, è la tuaprima regia?

È la prima regia da quando sonotornato in Italia. La mia prima regiarisale al 2009; frequentavo ancora laFonderia delle Arti, ma avevo unagran voglia di portare in scena una

cosa mia. Nel mio anno in Australia,invece, sono stato coinvolto in uncortometraggio.

È molto diverso l’approccio, daattore, a cinema e teatro?

Sono diversi i tempi, così come lostudio della parte. A teatro si fannouna serie di prove, mentre nel cinemalo studio della parte è un’attività so-litaria. Inoltre a teatro è buona laprima, mentre al cinema hai la possi-bilità di girare un ennesimo ciak! Nelteatro inoltre il pubblico ha un ruoloimportante e influisce inevitabil-mente sulla recitazione dell’attore.Talvolta gli spettatori ridono o sicommuovono di fronte a battute chetu stesso non ritenevi tanto divertentio commoventi. Il rapporto con ilpubblico è essenziale, anche se non cisi deve far trascinare troppo.

Puoi raccontarci la pièce?Lo spettacolo è stato scritto nel

2013 su input di una coppia di amici,attori, che mi avevano chiesto qual-cosa sui rapporti di coppia alla Sli-ding doors. È così che mi è venuto inmente di parlare di una coppia che si

racconta. Si parte da un li-tigio, molto forte, i duesono in commissariato! E,al cospetto del commissa-rio ciascuno deve offrire lapropria versione dei fatti. Èuna commedia, con toni unpo’ grotteschi, personaggiun po’ calcati. Una parodiadella coppia che scoppia! Èuno spettacolo a due (inscena insieme ad Antonelloc’è Angela Di Sante, ndr).Ed è difficile perché nonpuoi rilassarti un attimo,siamo sempre in scena!Non è la storia in sé carat-terizzante, quanto il fatto

che vengano offerti tre puntidi vista e, quindi, anche a li-vello attoriale si gioca sullesfumature. I protagonistiparlano per lo più di episodinegativi, ma quel cheemerge è che – come spessoaccade – è sempre questionedi punti di vista.

Cosa fai oltre il teatro?Al di fuori del teatro la-

voro in piscina, un’altra pas-sione, quella per il nuoto,coltivata fin da molto pic-colo. Insegno nuoto ai bam-bini. L’insegnamento loaccosto molto alla regia,hanno molti punti di con-tatto. Così come il registadeve sapersi approcciare aidiversi attori, così l’inse-gnante deve trovare il giustomodo per far apprendere isuoi differenti allievi. Siamotutti diversi e quindi bisognatrovare la strada giusta perciascuno per raggiungere ilrisultato.

Progetti futuri?Mi piacerebbe molto

portare in scena “Teorema”,uno spettacolo sulla vio-lenza sulle donne, evolu-zione di un monologo cheavevo scritto in precedenzaquando ero in Australia. Èispirato ad una storia vera,raccontata da amici. Untema caldo, estremamenteattuale. In scena 4 perso-naggi, la vittima, il carneficee le due persone che assi-stono a questa storia. Hovoluto mantenere una strut-tura a 4, che è poi quella cheprediligo.

7l’OPiniOnE delle libertà

Ècapitato a tutti, almeno un voltanella vita, di trovarsi imbotti-

gliati nel traffico e sognare unmezzo in grado di volare sopra lestrade intasate. Qualcuno in quelsogno ci ha creduto davvero e pro-babilmente, già entro la fine del2017, ne avremo il prototipo. Aconfermarlo, in occasione della DldTech Conference che si è tenuta aMonaco, Tom Enders, amministra-

tore delegato di Airbus Group.Risale già all’anno scorso infatti,

l’istituzione da parte del colosso ae-ronautico, dell’Urban Air Mobility(Uav), divisione incaricata di stu-diare una macchina alimentata daquattro rotori, probabilmente elet-trici, in grado di cambiare la loroposizione così da consentire decolloe atterraggio verticali, indispensabili

nell’ambiente ur-bano.

L’idea alla baseè semplice: chiun-que, via app prein-stallata sul propriosmartphone, potràprenotare la pro-pria “corsa” e pa-garne la tariffastabilita. La scelta,salvo cambiamentiin corso d’opera,potrebbe verteretra due tipi dimezzi di trasporto.Attualmente infattiil primo concept,chiamato Vahana,sarebbe costituitoda un veicolo vo-lante in grado ditrasportare unapersona e merci,ma non mancheràla versione pluri-passeggeri, chia-mata CityAirbus.Si tratta di unasorta di drone adeliche che, inizial-mente, potrebbedover essere equi-

paggiato di pilota, per poi utilizzarela guida autonoma, quando questaverrà regolamentata anche per ilvolo. Altro che macchine senza con-ducente, il futuro è tra le nuvole.

Ad investire sul tanto ambiziosoprogetto è infatti anche Uber, che loscorso ottobre aveva annunciato divoler offrire un servizio di trasporto“Elevate”, costituito da mezzi a pro-pulsione totalmente elettrica. Il loroveicolo, pronto entro una decina

d’anni circa, dovrebbe essere ad alafissa, con piccoli rotori elettrici an-ch’essi inclinabili, per poter consen-tire sia le capacità di un aereo chequelle di un elicottero e potrà viag-giare a una velocità massima di 240km/h, con autonomia limitata perun tratto massimo di circa 160 chi-lometri. A fare compagnia a Uber eAirbus nella progettazione dell’autovolante c’è anche la Nasa, chel’anno scorso ha effettuato il primo

decollo del GL-10 Greased Lightinga dieci motori, mentre la califor-niana Joby Aviation, ha dichiaratoche entro i prossimi cinque annimetterà a disposizione taxi a dueposti, completamente elettrici, condecollo e atterraggio verticali.

Per nulla un progetto isolato,dunque, se si considerano anche i 10milioni di dollari investiti da ungruppo di cui fa parte anche l’exCeo di Skype, Niklas Zennström, suLilium Aviation. Anche la startupnata a Monaco nel 2004 ha infattiscelto di progettare velivoli per iltrasporto interurbano. Allacciate lecinture di sicurezza, presto si vola!

di Maria Giulia MEssina

Airbus scommette sul taxi volante TECNOLOGIA

martedì 24 gennaio 2017

“Punti di Vista”, ne parliamo con Antonello Coggiattidi ElEna D’alEssanDri

Cultura

Page 8: D a˚˜˝O DiaCOnaLE F 1847 - a ii n. 15 - E 0,50 Martedì 24 ... · Si è trattato di manifestazioni in larga parte paci-fiche, anche se quelle più violente, ... spara a zero su

�!��' �*#�!�� '�,�*(���!!����'�#- ������ � ' )) ��"�#

�!��' �*#�!�� '�,�*(���!!����'�#- ������ � ' )) ��"�#

AAiiuuttaaccii aa ddiiffeennddeerree llee vviittttiimmeeddeellllaa ggiiuussttiizziiaa iinnggiiuussttaa ee ddeell ffiissccoo

CCAAMMPPAAGGNNAA 22001177

�#����&*�()1�##$� #�'���!$���! � (�' )) ����� �($))$(�' ))$' �!1���$#�"�#)$�� � )�!���!�&*$) � �#$/�1�% # $#�0

� �--�� 1�'��$�! �����.�����.��$"���!�������.��� !� #�$� !)' �*#�!��'�,�*(�$'�

����'' ++

��((��'' ++ ))

��$$))))$$((��'' ++