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Il Premier, che non dispera affatto di portare dalla sua anche Bergoglio, sta compiendo uno sforzo immane per riuscire a vincere il referendum con cui ha messo in palio il proprio futuro politico. Questo forzo è innanzitutto fisico. Renzi sembra avere il dono dell’ubi- quità come Sant’Antonio. Partecipa a tre o quattro manifestazioni al giorno nei posti più diversi, non solo d’Italia ma del mondo. E non mostra mai segni di stanchezza e cedimento, ma ostenta sempre una incredibile ed invidiabile vitalità. Ma questa ecce- zionale capacità fisica è solo... Direttore ARTURO DIACONALE Domenica 23 Ottobre 2016 Fondato nel 1847 - Anno XXI N. 195 - Euro 0,50 DL353/2003 (conv. in L 27/02/04 n. 46) art.1 comma 1 DCB - Roma / Tariffa ROC Poste Italiane Spa Spedizione in Abb. postale QUOTIDIANO LIbERALE pER LE GARANzIE, LE RIfORME ED I DIRITTI UMANI delle Libertà Il referendum di Montecassino e il soldato Parisi E lmetti, baionette al sole e mezzi corazzati in movimento. Il mese e mezzo che ci separa dal referendum costituzionale ci restituisce, per toni e mezzi messi in campo, un’imma- gine bellica. Ci viene allora facile ve- dere in Matteo Renzi un Hitler ormai obnubilato dalle droghe som- ministrategli dai suoi scienziati. Hi- tler le pasticche, Renzi i pasticci. Hitler aveva il medico Theodor Mo- rell, Renzi ha uno stuolo di consu- lenti capeggiati da Jim Messina per soddisfare il suo Io. Il re è nudo, ma i sarti continuano a tessere con fili di nulla. Hitler si era arroccato oltre la Linea Gustav (che andava dal Golfo di Gaeta, sul Tirreno, ad Ortona sul- di GIOVANNI MAURO di ARTURO DIACONALE G li manca il Papa e poi Matteo Renzi avrà esibito il sostegno alla sua riforma costituzionale di tutti i “grandi” d’Italia e della Terra. Continua a pagina 3 l’Adriatico e di cui Montecassino era il monte che dominava il vallo dal quale sfondare la Linea e raggiun- gere Roma), Renzi su quella del- l’Arno. Con il cerchio magico renziano che, ci raccontano le crona- che degli ultimi mesi, si sarebbe al- largato ai Servizi segreti e alle forze dell’ordine per spiare i nemici. Io credo, soprattutto, gli amici. Il “No” ricompatta il centrodestra Il costo della campagna di Superman Matteo Dal convegno del “Comitato popolare per il No” organizzato da Mario Mauro e Giuseppe Gargani emerge l’impegno per il ritorno all’unità dei moderati espresso da Giorgia Meloni, Renato Brunetta, Paolo Romani, Maurizio Gasparri, Souad Sbai Continua a pagina 3 MELLINI A PAGINA 2 Referendum: criteri per giudicare POLITICA MASSIMANO A PAGINA 3 La “riformetta” PRIMO PIANO LETTIERI-RAIMONDI A PAGINA 4 Goa: Brics, alleanza sempre più stretta ECONOMIA GHERSI A PAGINA 5 Mosul e Aleppo: due pesi e due misure? ESTERI GRANARA A PAGINA 7 Il quesito insidioso POLITICA Il regime inizia ad andare in pezzi; i vecchi generali come D’Alema e Bersani, che pure non hanno brillato per eccelse capacità governative, hanno capito che il ducetto, cresciuto tra le divise di Sir Robert Stephenson Smyth Lord Baden-Powell (il fonda- tore dei boy scout) li trascinerà con sé nella parte buia della Storia. Quella attraversata da figure grigie che sono ricordate più che per i me- riti per quello che non hanno fatto e che avrebbero potuto fare. Accanto a lui gli ascari, i mercenari della po- litica. Quelli con lo stomaco geneti- camente modificato per digerire ogni ordine impartito contro il proprio popolo. Come il “fresco di lavande- ria” ministro dell’Interno...

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Il Premier, che non dispera affatto diportare dalla sua anche Bergoglio,sta compiendo uno sforzo immaneper riuscire a vincere il referendumcon cui ha messo in palio il propriofuturo politico.

Questo forzo è innanzitutto fisico.Renzi sembra avere il dono dell’ubi-quità come Sant’Antonio. Partecipaa tre o quattro manifestazioni algiorno nei posti più diversi, non solod’Italia ma del mondo. E non mostramai segni di stanchezza e cedimento,ma ostenta sempre una incredibile edinvidiabile vitalità. Ma questa ecce-zionale capacità fisica è solo...

Direttore ARTURO DIACONALE Domenica 23 Ottobre 2016Fondato nel 1847 - Anno XXI N. 195 - Euro 0,50

DL353/2003 (conv. in L 27/02/04 n. 46) art.1 comma 1

DCB - Roma / Tariffa ROC Poste Italiane Spa Spedizione in Abb. postale QUOTIDIANO LIbERALE pER LE GARANzIE, LE RIfORME ED I DIRITTI UMANI

delle Libertà

Il referendum di Montecassino e il soldato Parisi

Elmetti, baionette al sole e mezzicorazzati in movimento. Il mese e

mezzo che ci separa dal referendumcostituzionale ci restituisce, per tonie mezzi messi in campo, un’imma-gine bellica. Ci viene allora facile ve-dere in Matteo Renzi un Hitlerormai obnubilato dalle droghe som-ministrategli dai suoi scienziati. Hi-tler le pasticche, Renzi i pasticci.Hitler aveva il medico Theodor Mo-rell, Renzi ha uno stuolo di consu-lenti capeggiati da Jim Messina persoddisfare il suo Io. Il re è nudo, mai sarti continuano a tessere con fili dinulla.

Hitler si era arroccato oltre laLinea Gustav (che andava dal Golfodi Gaeta, sul Tirreno, ad Ortona sul-

di GIOVANNI MAURO

di ARTURO DIACONALE

Gli manca il Papa e poi MatteoRenzi avrà esibito il sostegno

alla sua riforma costituzionale ditutti i “grandi” d’Italia e della Terra.

Continua a pagina 3

l’Adriatico e di cui Montecassino erail monte che dominava il vallo dalquale sfondare la Linea e raggiun-gere Roma), Renzi su quella del-l’Arno. Con il cerchio magicorenziano che, ci raccontano le crona-che degli ultimi mesi, si sarebbe al-largato ai Servizi segreti e alle forzedell’ordine per spiare i nemici. Iocredo, soprattutto, gli amici.

Il “No” ricompatta il centrodestra

Il costo della campagna di Superman Matteo

Dal convegno del “Comitato popolare per il No” organizzato da Mario Mauro e Giuseppe Gargani emerge l’impegno

per il ritorno all’unità dei moderati espresso da Giorgia Meloni, Renato Brunetta, Paolo Romani, Maurizio Gasparri, Souad Sbai

Continua a pagina 3

MELLINI A PAGINA 2

Referendum:

criteri per giudicare

POLITICA

MASSIMANO A PAGINA 3

La “riformetta”

PRIMO PIANO

LETTIERI-RAIMONDI A PAGINA 4

Goa: Brics,

alleanza sempre più stretta

ECONOMIA

GHERSI A PAGINA 5

Mosul e Aleppo:

due pesi e due misure?

ESTERI

GRANARA A PAGINA 7

Il quesito insidioso

POLITICA

Il regime inizia ad andare in pezzi;i vecchi generali come D’Alema eBersani, che pure non hanno brillatoper eccelse capacità governative,hanno capito che il ducetto, cresciutotra le divise di Sir Robert StephensonSmyth Lord Baden-Powell (il fonda-tore dei boy scout) li trascinerà consé nella parte buia della Storia.Quella attraversata da figure grigieche sono ricordate più che per i me-riti per quello che non hanno fatto eche avrebbero potuto fare. Accantoa lui gli ascari, i mercenari della po-litica. Quelli con lo stomaco geneti-camente modificato per digerire ogniordine impartito contro il propriopopolo. Come il “fresco di lavande-ria” ministro dell’Interno...

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La conferma (non per infonda-tezza, ma per inammissibilità per

la natura dell’atto impugnato) daparte del Tar del Lazio del quesito re-ferendario “apologetico”, formulatocon violazione del precedente, se rap-presenta la conferma di uno degliespedienti renziani per manipolare ilvoto popolare, almeno pone finealle tergiversazioni “preliminari”con le quali si è, in qualche modo,cercato di far capire che non era“ancora” il momento di parlare delmerito, di “noiose questioni” rela-tive al significato dei nuovi articolidella Costituzione proposti, delnuovo “meccanismo” istituzionaleproposto, della possibilità, validità equalità del suo funzionamento.

C’è stata e c’è, né sembra cheMatteo Renzi e compagnia inten-dano cambiare registro, la tendenzaa “parlar d’altro” che noi abbiamodenunciato da prima dell’estate.Così, da parte di lor signori del “Sì”,ci viene detto: 1) che la riforma èquella novità attesa da anni; 2) che“semplifica” l’approvazione delleleggi; 3) che riduce i costi della poli-tica; 4°, che pone rimedio all’ingo-vernabilità del Paese.

Questa è una enumerazione e de-finizione tutto sommato benevola erazionalizzata del “metodo Renzi”,della riforma e del modo di scodel-larla e raccomandarla agli elettori.Certo è che sono evitate, sostituitedalle stupidità, che abbiamo raccolto(in parte anche piccola) nel noto li-bretto, le questioni fondamentali. Isostenitori del “Sì”, girala e rigirala,non vanno mai oltre quelle enuncia-

zioni. È la fiera delle “buone inten-zioni”. Benché tradotta nei nuoviarticoli e nella loro prolissa formu-lazione, la riforma non ci viene maipresentata, descritta, magari esal-tata con riferimenti alla effettivaportata giuridica, al reale meccani-smo, alle qualità del relativo fun-zionamento. Basta dare un’occhiataal “nuovo” testo: colpisce subito lasua prolissità che nelle norme è diper sé sintomo di confusionismo edi pasticcio. Ne è esempio ed em-blema l’articolo 70 (Formazionedelle leggi) che nella Costituzione at-

tuale consta di 9 parole, men-tre nella “semplificazione”bosco-renziana consta di ben476 parole. Altri articolisono poco meno “dilatati”.Ma non basta. La Costitu-zione attuale ognuno, a menoche non sia un troglodita se-mianalfabeta ed ottuso, lalegge e la capisce. Provate aleggere il testo della riforma.Vi accadrà di “perdere il filo”,di dover tornare indietro a ri-leggere. E vi rimarrà il dubbio(e non solo il dubbio) di non

averci capito un accidente.Dietro ogni oscurità

dello scritto si cela sempreuna controversia interpreta-tiva, un’incertezza su comeapplicare la prescrizione. Ilpotere del legislatore (nelcaso, ancor più grave, dellegislatore costituzionale)malamente esercitato, si tra-sferisce all’oligarchia degliinterpreti, che sarebberoquelli che a quella normadovrebbero (per primi) ob-bedire. Dalla democrazia,dal Parlamento (nei con-fronti di cui la riforma

esprime insofferenza e dileggio) il po-tere passa alla Casta delle toghe (divario colore e foggia).

Giratela, osservatela, pensatelacome vi pare, ma questa è la “no-vità”, la “modernità” di quell’auten-tico sgorbio. Altro che “difettiformali!”. Altro che “intanto è unpasso avanti!”. Il “salto nel buio”non è nel fatto che il boy scout, sevince il “No”, ci lascia orfani dellasua straordinaria guida. È nella man-canza di vere, certe regole di ungiuoco. Resterebbero i coltelli sottoil tavolo. E sarebbe inutile sperarenella promessa che li “lascino acasa”.

2 l’opinione delle libertà domenica 23 ottobre 2016Politica

Referendum: criteri per giudicaredi mauro mellini

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3L’OPINIONE delle LibertàPrimo Piano

Siamo convinti che lo spazio con-cesso dai mass media all’endorse-

ment obamiano in favore dell’amicoMatteo sia spropositato rispetto al-l’impatto reale che esso ha sortitosull’opinione pubblica. La verità èche, quando i contenuti languono, ènaturale che ci si attacchi alle “di-chiarazioni-marchetta” per alimen-tare un dibattito, quello pubblico,che diventa giorno dopo giorno piùnoioso e vacuo. Nessuno che si sof-fermi, ad esempio, sul prezzo chel’Italia ha dovuto pagare per spin-gere il Presidente pro tempore degliStati Uniti a sperticarsi in elogi versole riforme oggetto di referendum: ab-biamo dovuto promettere un impe-gno diretto in Libia ed una posizioneoltranzista anti-Putin in un’Europatroppo tiepida sull’argomento. Pen-sate che il gioco valga la candela?Forse nelle speranze del Presidente

del Consiglio sì, ma per l’Italia ilprezzo è troppo alto.

Questi sono i fatti, così come unfatto concreto è che gli italiani conti-nuano a non leggere il testo di ri-forma costituzionale, limitandosi adesprimere un parere pro o control’attuale blocco di Governo. Ed è dif-ficile biasimarli visto che, la noiosalettura dei testi, restituisce l’impres-sione che la riforma renziana siatroppo poco coraggiosa per destareentusiasmo e troppo poco dannosaper avversarla con decisione. In re-altà, se dovesse passare il sì non usci-rebbe certo vino dalle fontanementre, se dovesse passare il no,dopo non ci sarebbe il baratro.

Apprezzabili gli effetti che la ri-forma avrebbe su baracconi comeCnel, amministrazioni provinciali esperperi regionali, mentre moltomeno apprezzabile (perché nullo)l’impatto che la nuova Costituzioneavrebbe su Parlamento e Governo. I

Padri Costituenti avevano pensatoad un’architettura costituzionalepiena di pesi e contrappesi perché, al-l’indomani della dittatura, era parsoloro opportuno avere un sistema bi-lanciato anche se lento. Oggi vi-viamo in un altro mondo, in unsistema in cui vince chi è veloce, chi

decide in fretta senza riti ottocente-schi anche se ciò crea delle semplifi-cazioni potenzialmente pericolose. Seè vero quindi che per la velocità de-cisionale passa la sopravvivenza delnostro Paese, non è possibile entu-siasmarsi per una riforma che con-serva il Senato e snellisce giusto un

po’ i processi legislativi. Detto questo, tutti coloro i quali

caricano di significati storici questariforma che epocale non è, perchéascrivibile alla classica montagna cheha partorito il topolino, suscitanosentimenti tra la tenerezza e la com-passione. Per completezza, non sonocerto definibili campioni di coerenzaanche tutti coloro i quali, primahanno contribuito a scriverla e poi ladipingono come il male assoluto ocome una favolosa occasione per di-sarcionare Renzi (senza pensare chedopo di lui c’è Beppe Grillo visto chela loro inesistente corrente politica èsparita dai radar).

Morale della favola: trattasi di ri-formetta che, lungi dall’appassio-nare, polarizza il giudizio suconsiderazioni ultronee rispetto aicontenuti (pro o contro Renzi) favo-rendo, per differenza, il disinteresse.Non sarebbe un evento inaspettatose, dopo l’esito delle urne, ci ritro-vassimo su queste stesse pagine adare un giudizio politico sulla scarsaaffluenza la quale, pur non incidendoai fini del quorum, ha una sua va-lenza squisitamente politica.

La “riformetta”

Sì: per una volta ha ragione il pre-sidente del Consiglio, per una

volta si è d’accordo con MatteoRenzi: la risoluzione dell’Unesco suiluoghi santi del Medio Oriente, cheoltraggia Israele e tutti gli ebrei, è“una vicenda allucinante”.

Non è la sola cosa “allucinante”.Più ancora della mozione lo è il votoastensionista dell’Italia; e allucinanti,infine, le affermazioni di Renzi. L’al-tro giorno l’Unesco approva, a largamaggioranza, una risoluzione di Al-geria, Egitto, Marocco, Oman, Qatare Sudan; una risoluzione che negal’identità ebraica di alcuni siti di Ge-

rusalemme, come ilMuro del Pianto e ilMonte del Tempio.Contro questa mise-rabile mozione si op-pongono solo StatiUniti, Gran Bretagna,Lituania, Olanda,Germania, Estonia.

E l’Italia? L’Italiasi astiene. Un votoche suscita legittimosconcerto e sdegno.Solo dopo le manife-stazioni dinanzi alla

sede dell’Unesco, le proteste, il pre-mier Renzi si accorge che è accadutoqualcosa, e parla di “vicenda alluci-nante”; solo ora si accorge che cir-colano mozioni finalizzate adattaccare Israele; solo ora dice cheoccorre “smetterla con queste posi-zioni”?

La mozione approvata dall’Une-sco parla di “Haram el-Sharif” (“IlNobile Santuario”), in arabo; ed eli-mina “Har ha-Bayit” (“Monte delTempio” in ebraico). Non se n’è ac-corto nessuno? Si tratta di un vero eproprio negazionismo, non se n’è ac-corto nessuno? “Allucinante”, perdirla con Renzi. E ora che Renzi ri-conosce che questa è una vicenda al-lucinante?

La risoluzione Unesco, il cui ti-tolo è “Palestina occupata”, definisceIsraele “un potere occupante”, con-danna quelle che definisce “le cre-scenti aggressioni di Israele, in

particolare degliestremisti di destra”,disapprova “le restri-zioni imposte daIsraele all’accesso ailuoghi sacri”, si ram-marica “per il rifiutodi Israele di concederei visti agli esperti del-l’Unesco”, si duole“per i danni causatidalle Forze armateisraeliane”, deplora ilprogetto israeliano dicostruire due lineetranviarie nella città vecchia di Ge-rusalemme e un “visitor center” asud della Spianata. Ancora: si af-ferma che la porta di Mughrabi è“parte integrante della moschea al-Aqsa e della Spianata delle Mo-schee”, che le tombe dei patriarchi aHebron e quella di Rachele a Be-tlemme sono “parte integrante della

Palestina”. Infine, si deplora “conforza il blocco israeliano della Stri-scia di Gaza e l’intollerabile numerodi vittime tra i bambini palestinesi”.

Sì, proprio un documento “alluci-nante”; un voto, quello dell’Italia,non meno “allucinante”. A quante equali altre “allucinazioni” dovremoassistere?

Risoluzione Unesco: l’“allucinante” astensione dell’Italia

di VITO MASSIMANO

domenica 23 ottobre 2016

di VALTER VECELLIO

guere il modello del Principe rinascimentale daquello post-moderno. C’è anche un aspetto sucui stranamente nessuno pone l’accento. Cesa-rino aveva un padre ed una famiglia che finan-ziavano le sue imprese. Renzi non ha unpatrimonio famigliare a cui attingere. E questopone il dilemma di quanto costi la campagnareferendaria portata avanti dal Superman Mat-teo e da dove escano i soldi necessari a finan-ziare viaggi, manifesti, manifestazioni ecampagna promozionale. La cifra di cui siparla è di parecchi milioni di euro. Chi paga?

ARTURO DIACONALE

...Angelino Alfano, che ha permesso all’Europadi confinare in Italia una massa enorme di mi-granti e che in Sicilia, come a Roma, sostiene ilpeggior governo mai eletto, pro domo sua. Nelsenso letterale del termine.

Il centrodestra, invece, non deve commet-tere gli errori commessi dagli Alleati. Non puòdistruggere indiscriminatamente i propri pa-lazzi, così come non può rimanere ancorato aivecchi gerarchi per tracciare vie nuove. Si devesalvaguardare il meglio e puntare all’ottimo,scegliendo tra chi ha forze nuove da mettere adisposizione della causa. Certo molti passe-ranno nelle retrovie, ma ciò non dovrà essereinteso come un abbandono, un torto. Piutto-sto come un ricambio con forze fresche, sup-portate dall’esperienza dei veterani. Tutti

segue dalla prima

...una parte (e anche marginale) del suo impe-gno straordinario. Tra un evento e l’altro Renziriesce a stabilire rapporti con potenti di ogni ge-nere, dagli ambasciatori delle grandi nazioni aileader delle nazioni stesse. Dialoga e fissa accordicon gli esponenti dei poteri forti, da Marchionnea Descalzi e Moretti fino a Campo Dall’Orto,Cairo e Confalonieri. Tratta e “compra”, con lasua azione di governo, il consenso dei corpi in-termedi, dalla Confindustria alla Coldiretti finoalla Cisl ed alla Uil. Guida con mano dura ed in-flessibile l’Esecutivo ed il partito non lasciandoalcun margine di manovra personale a ministri edirigenti. E, infine, bastona a più non possochiunque gli si metta di traverso, evitando accu-ratamente di compiere qualsiasi tipo di media-zione capace di evitare i conflitti.

Diciamo la verità. Se Antonio Gramsci so-steneva che il moderno Principe era il partito,il Presidente del Consiglio sta dimostrandocome il modello del Principe post-moderno epost-gramsciano sia in tutto simile a quello ori-ginario del modello dell’uomo forte rinasci-mentale.

Insomma, Renzi appare sempre di più comeuna sorta di attuale Cesarino Borgia. Che nonriserva ai nemici lo stesso trattamento appli-cato a Vitellozzo Vitelli dal suo ispiratore per-ché non si usa più. Ma che se solo fossepossibile lo farebbe senza pensarci su due volte.Non c’è solo la diversità dei metodi a distin-

quindi dovranno avere il dovere morale di par-tecipare alla ricostruzione del centrodestrasenza avere bramosia di poltrone. Il più grandedei mali dell’italica politica.

Il referendum costituzionale dunque nondeve essere strumento di rinascita per il cen-trodestra, bensì occasione. Se fosse strumentoci sarebbero le lotte intestine, per contarsi alleurne e usare quei risultati quali segnali di unasupposta potenza di fuoco per le prossime ele-zioni. È occasione perché ci costringe a ragio-nare alto, sui princìpi costituzionali, arecuperare i valori fondanti. Perché quandouna società e un’economia soffrono, come at-tualmente quella italiana e occidentale in ge-nerale, è il “capitale dei valori” a tenere coesauna nazione ed a permettergli di ripartire almeglio. Non c’è ricetta economica o elettoraleche possa competere con l’unità valoriale. D’al-tronde è ciò che taluni invidiano a democraziecome quella inglese o tedesca. “Quando c’è dadifendere la loro patria sono uniti”, dicono. InItalia, invece, un attimo prima sono ministri diun governo, presidenti della Camera o capidello Stato e un attimo dopo sono a brigarecon intelligenze straniere pur di prendere il po-tere. E il Paese vada pure a rotoli. Tre governisenza un presidente del Consiglio che si sia pre-sentato agli elettori, un presidente della Re-pubblica eletto due volte e autore delle riformecostituzionali, parte del sistema bancario ma-lato salvato con il sudore dei lavoratori.

Stefano Parisi ha le forze fresche per affron-tare le battaglie politiche che ci aspettano, persalvaguardare il Paese dalle iene che gli giranointorno, alla classe politica e al popolo del cen-

Il costo della campagna di Superman Matteo

Il referendum di Montecassino e il soldato Parisi

trodestra spetta invece di implementare unsano spirito di appartenenza. La rinascita delcentrodestra deve essere un’opera corale, nonl’esibizione di un solista.

Vi lascio con un aforisma di Sun Tzu di an-tica saggezza: “La vittoria si ottiene quando isuperiori e gli inferiori sono animati dallostesso spirito”.

GIOVANNI MAURO

Direttore Responsabile: ARTURO [email protected]

Condirettore: GIANPAOLO PILLITTERI

Presidente del Comitato dei Garanti:GIOVANNI MAURO

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Quotidiano liberale per le garanzie,le riforme ed i diritti civili

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CHIUSO IN REDAZIONE ALLE ORE 19,00

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Il summit dei Paesi Brics a Goa(India), tenutosi il 16 ottobre

scorso, segna un ulteriore passoavanti verso la creazione di una piùstretta alleanza istituzionale tra i suoimembri. È indubbiamente la dimo-strazione concreta che gli indeboli-menti interni ai singoli Paesi e itentativi esterni di destabilizzazionenon hanno avuto gli effetti paraliz-zanti che certi interessi geopolitici siauguravano.

La Dichiarazione finale del sum-mit afferma che i Brics rappresen-tano “una voce influente sulloscenario internazionale capace anchedi generare effetti positivi tangibiliper i propri popoli”. Essi “contribui-scono grandemente all’economiamondiale e al rafforzamento dell’ar-chitettura finanziaria internazionale”anche attraverso i nuovi organismicome la Nuova Banca per lo Svi-luppo (Ndb) e l’Accordo per la Ri-serva di Contingenza (Cra). Ciòdovrebbe agevolare la “transizioneverso un ordine internazionale mul-tipolare”.

Tale prospettiva si affianca alladenuncia dei “conflitti geopolitici chehanno contribuito al clima d’incer-tezza dell’economia globale”, inquanto lo sviluppo e la sicurezzasono strettamente collegati, diretta-mente proporzionali e determinantiper sostenere una pace duratura. Alriguardo si ribadisce il sostegno alruolo centrale dell’Onu come unicaorganizzazione multilaterale univer-sale capace di lavorare per la pace, lasicurezza, lo sviluppo, la solidarietàe la tutela dei diritti umani. Tale so-stegno è una scelta importante, percerti versi stridente con lo stesso si-lenzio dell’Onu rispetto a situazionidi crisi, come quelle in atto in Siria ein Nord Africa. Si afferma con forza

che “le politiche monetarie da solenon possono condurre ad una cre-scita bilanciata e sostenibile”. Si sot-tolinea perciò “l’importanzadell’industrializzazione e di efficacimisure finalizzate allo sviluppo indu-striale, che sono le fondamenta diuna trasformazione strutturale”. Inquesto contesto l’innovazione tecno-logica, si evidenzia, è centrale.

Durante la riunione del Brics Bu-

siness Council, formato da 25 im-portanti industriali, tenutosi il giornoprima del summit, i capi di governodei Brics hanno parlato con un lin-guaggio ancora più chiaro. Il presi-dente cinese Xi Jinping ha detto chel’economia mondiale langue nelmezzo di una “ripresa incerta e vola-tile”. È perciò necessario, ha ag-giunto, che, dopo i successi deipassati dieci anni, i Brics rafforzino

la loro partnership. A sua volta, ilprimo ministro indiano NarendraModi ha aggiunto che tale crescentee positivo rapporto tra i Paesi Bricsdeve rafforzarsi con la creazione dinuove istituzioni e organizzazioni co-muni, tra cui una propria Agenzia dirating, un Centro di ricerche agricolee quello per le infrastrutture ed i tra-sporti ferroviari. Il presidente russoVladimir Putin, da parte sua, ha in-

dicato una strategia comune per unanuova linea di cooperazione e di in-vestimenti che colleghi le attività delBusiness Council con quelle dellaNuova Banca di Sviluppo. L’intento èquello di rendere più operativi gli im-prenditori privati. Molti dei quali,con l’occasione, hanno partecipatoalla grande Fiera Commerciale diNew Delhi dove sono stati presentatii nuovi prodotti tecnologici e indu-striali realizzati nei rispettivi Paesi.

Noi pensiamo che nel prossimofuturo il mondo occidentale po-trebbe essere sorpreso dai moltinuovi progetti realizzati congiunta-mente dai Brics in vari campi tecno-logici. I capi di governo dei Bricshanno ribadito gli accordi e gli im-pegni presi al summit del G20 diHangzhou in Cina all’inizio di set-tembre. In particolare, hanno rinno-vato l’impegno a lavorare con piùdecisione nel G20 per progetti di im-portanza globale, come l’Iniziativaper lo sviluppo dell’Africa e la defi-nizione di una più giusta ed equa go-vernance del Fondo MonetarioInternazionale. Ci sembra, anche inrelazione al ruolo sempre più inci-sivo dei Brics, che l’Unione europeadovrebbe avviare con maggiore con-vinzione rapporti più stringenti condetti Paesi. Sarebbe il modo più con-creto ed efficace di contribuire ad ac-celerare la ripresa economicaglobale, la crescita delle regioni in ri-tardo di sviluppo e, ovviamente, larealizzazione dell’indispensabile sta-bilità politica internazionale qualepresupposto per una pace mondialeduratura.

(*) Già sottosegretario all’Economia (**) Economista

Le ultime mattanze occupazionaliregistrate nel cuore dell’Europa,

e cioè i 2500 esuberi di Caterpillar inBelgio e i 400 tagli annunciati da Al-stom in Francia, con altri stabili-menti del gruppo a rischio chiusurain Italia e Spagna, hanno riacceso iriflettori sulla necessità di una nuovapolitica europea di reindustrializza-zione.

Una risoluzione approvata dalParlamento Ue in seduta plenaria,riafferma il fatto che “solo un’indu-stria forte e una politica industrialeorientata al futuro permetteranno al-l’Unione di far fronte alle varie sfideche l’attendono, tra cui la sua rein-dustrializzazione, la sua transizioneverso la sostenibilità e la creazione diun’occupazione di qualità”.

L’Eurocamera chiede alla Com-missione di avviare “una vera e pro-pria strategia industriale europea dilungo termine” che permetta di con-seguire l’obiettivo di garantire che il20 per cento del prodotto internolordo provenga dal settore indu-striale, come previsto da Europa2020, ed esorta gli Stati membri agarantire “un’idonea protezione so-ciale e adeguate condizioni di lavoro,nonché una retribuzione che garan-tisca una vita dignitosa, o per via le-gislativa o mediante contratticollettivi, e ad assicurare una tutelaefficace dal licenziamento senza giu-sta causa”.

La politica di reindustrializza-zione dell’Unione europea, osservanoi deputati europei “deve annoveraretra i suoi elementi fondamentali la ri-duzione degli oneri amministrativi edei costi di adempimento che gra-vano sulle imprese e l’abrogazione

delle norme superflue, continuandonel contempo a garantire elevati li-velli di protezione dei consumatori,dei lavoratori, della salute e dell’am-biente”. Gli obiettivi dovranno es-sere chiari: efficienza energetica,risorse e clima. Gli investimenti do-vrebbero orientarsi verso “la creati-vità, le competenze, l’innovazione ele tecnologie sostenibili, e promuo-vere la modernizzazione della baseindustriale europea attraverso unapolitica attenta alla catena del valoreche includa le industrie di base e iloro attori regionali e locali”.

La relazione sottolinea che “moltianni di interventi a sostegno dellebanche e dei mercati immobiliari del-l’Ue non hanno avuto un impatto suiposti di lavoro né hanno miglioratole prospettive economiche”. L’inter-vento pubblico, allora, “dovrebbe es-sere riorientato, abbandonandol’eccessivo stimolo all’offerta perpassare a politiche concertate mirate

a stimolare la domanda, anche conmisure fiscali e garanzie di aumentisalariali”. Strasburgo considera “cru-ciale” lo sviluppo delle competenzetecniche, “in particolare nel settoremanifatturiero, come pure la neces-sità di promuovere l’importanza dipersonale tecnico qualificato”, e ri-tiene che “per sfruttare al massimo ilpotenziale occupazionale netto del-l’economia verde sia fondamentaleoffrire agli attuali lavoratori oppor-tunità adeguate per acquisire lenuove competenze richieste dall’eco-nomia circolare”.

La relazione invita tutte le auto-rità competenti a garantire la pienaconformità con la normativa nazio-nale ed europea in materia di infor-mazione e consultazione deilavoratori da parte di tutti i soggettiin causa, in particolare in caso di ri-strutturazioni, e a garantire la prote-zione dell’ambiente e la sicurezza sullavoro, sottolineando la necessità che

le imprese “rispettino i loro obblighigiuridici in conformità del diritto eu-ropeo e nazionale, privilegiando l’in-formazione e la consultazione deilavoratori e la possibilità di esami-nare le alternative proposte dalleparti sociali”.

Per il Parlamento Ue, una politicacommerciale europea conforme aisuoi obiettivi industriali è “un ele-mento chiave per la parità di condi-zioni”, per garantire occupazione edevitare nuove delocalizzazioni e ulte-riori deindustrializzazioni. Occorre,però, “evitare che la politica commer-ciale dell’Ue promuova pratiche anti-concorrenziali, tra cui il dumpingambientale e, in particolare, il dum-ping di prodotti a basso costo e diqualità scadente, che mettono a ri-schio le norme europee e colpiscono leindustrie stabilite nell’Ue”. La Com-missione deve quindi “esaminare imeccanismi di adeguamento alle fron-tiere per garantire condizioni di parità

nell’elaborazione delle politiche perrealizzare la strategia Europa 2020 equale mezzo per evitare il dumpingambientale, lo sfruttamento dei lavo-ratori e la concorrenza sleale”. Irri-nunciabile anche una politica dellaconcorrenza, come “elemento fonda-mentale per le aziende europee” espo-ste ai competitor mondiali.

L’invito da Palazzo Berlaymont, inquesto senso, è a “prendere urgente-mente il mercato mondiale come ri-ferimento nella sua analisi perdefinire i mercati geografici, inveceche limitare tale analisi ai mercati in-terni, consentendo in tal modo alleindustrie europee di dare vita a par-tenariati di ricerca e sviluppo o ad al-leanze strategiche”. Occorre allorauna ristrutturazione delle grandiaziende manifatturiere europee “perconsentire l’emergere di operatorieconomici con sufficiente massa cri-tica per far fronte alla concorrenzainternazionale”.

Alla Commissione, la relazionechiede anche di migliorare l’attua-zione della normativa Ue in materiadi appalti pubblici, ricordando che lenorme comunitarie consentono di re-spingere le offerte anormalmentebasse o in cui il valore sia realizzatoper oltre il 50 per cento al di fuoridell’Unione europea. Appalti pub-blici ed etichettatura ecologica, af-fermano gli eurodeputati, devonoavere un ruolo importante da svol-gere nella diffusione di prodotti, ser-vizi e innovazioni sostenibili, e perquesto serve “uno sforzo concertatoda parte degli Stati membri e dellaCommissione per garantire che leamministrazioni aggiudicatrici ba-sino le loro decisioni di appalto sulprincipio dell’offerta economica-mente più vantaggiosa”.

4 L’oPinione delle Libertà Economia

di PierPaoLo arziLLa

di Mario Lettieri (*)

e PaoLo raiMondi (**)

Reindustrializzazione: risoluzione del Parlamento Ue

domenica 23 ottobre 2016

Goa: Brics, alleanza sempre più stretta

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Il Consiglio europeo di Bruxelles del20 ottobre si è occupato della Siria. I

ventisette Stati membri dell’Unione piùil Regno Unito (che continua a parteci-pare, anche se prima o poi dovrebbeuscire), hanno approvato un docu-mento in cui, tra l’altro, si legge:“L’Unione europea condanna conforza gli attacchi da parte del regime si-riano e dei suoi alleati, in particolare laRussia, sui civili ad Aleppo”.

Perfetto - dirà l’osservatore superfi-ciale - era il minimo che potessero scri-vere. Sono rimasti delusi quantipremevano perché fossero approvatenuove sanzioni contro la Russia. Tra ifalchi, si sono distinti la Francia ed ilRegno Unito. Stati che, indipendente-mente da cosa fa (più spesso non fa)l’Ue, non hanno mai smesso di con-durre una propria attiva politica estera,tanto nel Medio Oriente quanto inNord Africa. Il Regno Unito ha sup-portato i ribelli contro il regime diAssad fin dal loro primo manifestarsi.A Londra si sono riuniti i “Paesi amicidella Siria” con una parola d’ordineche non potrebbe essere più chiara:“Per la Siria libera da Assad”. Eviden-temente, la destabilizzazione della Sirianon è stata perseguita soltanto da queiPaesi islamici di stretta ortodossia sun-nita (in primo luogo, l’Arabia Saudita)che volevano aiutare i propri confra-telli sunniti siriani ad emanciparsi dalladoppia asserita vergogna di un regimeateo e dell’egemonia di una minoranzasciita (gli Alauiti, di cui è espressione ilpresidente siriano Bashar al-Assad).No, la guerra di religione fra sunniti esciiti ha la sua importanza; ma ci sonoin gioco anche laicissimi interessi occi-dentali. Tanto è vero che - in nomedella libertà, s’intende - Stati Unitid’America e Regno Unito sono statimolto vicini ad un intervento militarediretto in Siria. La pietra d’inciampo fuun voto del Parlamento britannico: il29 agosto del 2013 la Camera dei Co-muni respinse, con il voto di 285 de-putati contro 272, una mozionepresentata dall’allora primo ministroDavid Cameron che affermava la ne-cessità di un intervento armato in Siria,al fianco dell’alleato statunitense.Trenta deputati conservatori e novedeputati liberal-democratici, tutti inteoria facenti parte della maggioranzache esprimeva Cameron, in quell’oc-casione votarono in modo difforme ri-spetto ai partiti di appartenenza. Dalpunto di vista di un liberale, quella fuuna pagina da scrivere nei manuali chesi occupano di teoria politica: a dimo-

strazione di quale sia la fun-zione di un libero Parla-mento. Quando si dibatta diquestioni davvero fonda-mentali, come decidere sedare avvio ad una guerra,non c’è vincolo di maggio-ranza che tenga e prevalel’esigenza di ogni singoloparlamentare di seguire lapropria coscienza. Ecco per-ché quanti hanno avuto unaformazione liberale, e le re-stano fedeli, si rifiutano disacrificare ogni principiosull’altare dell’obiettivo della governa-bilità e tendono a difendere la funzio-nalità del Parlamento, che ha una suapropria ragion d’essere e deve man-tenere una sua sfera di effettiva au-tonomia decisionale rispetto alleprerogative del Governo.

Il presidente degli Stati Uniti, BarackObama, privato dell’appoggio del piùnaturale alleato, rinunciò a sua voltaall’intervento diretto. Non, però, aquello indiretto: il che ha significato ar-mare, addestrare e supportare i gruppiorganizzati che in loco erano disposti acombattere in armi il regime di Assad.La stessa cosa hanno fatto gli inglesi. Siiniziò con il “Free Syrian Army”, costi-tuito da ex ufficiali siriani ammutina-tisi; fu presto chiaro, però, che i piùdeterminati a combattere, ed i più ca-paci di fare proseliti, erano gli islamistiradicali. Per questa via, anche il Frontedi al-Nusra, filiazione di Al Qaida, fureclutato alla causa occidentale. Senzacapire che non si possono “usare” ifondamentalisti, perché questi perse-guono e perseguiranno sempre la veracausa alla quale si sono consacrati.Quindi, al momento per loro oppor-tuno, si riveleranno per quello chesono: nemici giurati dei valori dell’Oc-cidente.

Fino a che la cosiddetta resistenzasiriana continuò a conquistare porzionisempre più vaste del territorio dellaSiria, incluse grandi città come Aleppo,nessuno ebbe ad eccepire alcunché dalpunto di vista umanitario. Eppure, nonè che i soldati e gli impiegati ammini-strativi restati fedeli a Bashar al-Assadfossero trattati con molti riguardiquando si dovevano arrendere alle so-verchianti forze ribelli. Oggi non siparla d’altro che di efferati crimini diguerra imputati al regime siriano edalla Russia che lo sostiene. Non si parla

d’altro che del numero di bambini ri-masti uccisi, o feriti, durante i bombar-damenti aerei della parte della città diAleppo ancora controllata dalla resi-stenza siriana. Tanto sdegno, ostentatoda statunitensi, inglesi, francesi, ri-sponde ad una ragione precisa: nonvogliono che Assad riconquisti intera-mente Aleppo, perché questo rafforze-rebbe enormemente la sua posizione,nella futura trattativa internazionaleper decidere il destino della Siria.

Proviamo a fare un ragionamentomolto semplice. Perché quei bambinistanno lì dove cadono le bombe? Sequei bambini avessero dei genitori, deinonni, dei parenti, non sarebbe natu-rale aspettarsi che questi facessero ditutto per portarli in salvo, sottraendolial pericolo? Ci sono due possibili ri-sposte. O quei bambini sono orfani,ossia non hanno più madri, padri,nonni, persone adulte, che si preoccu-pino di tutelarli. Oppure - ed è ciò chepenso - c’è qualcuno che vuole stiano lìa morire, proprio per trasformarli inuna formidabile arma di propaganda.Considerato che i ribelli fondamentali-sti islamici non dispongono di avia-zione, né di adeguata contraerea,l’unica speranza che gli rimane, primadi soccombere definitivamente, è quelladi suscitare lo sdegno della comunitàinternazionale per lo strazio dei bam-bini e della popolazione civile in ge-nere, affinché altri si decidano adintervenire per fermare gli aerei russi esiriani. Tutto ciò si chiama, tecnica-mente, usare i bambini e la popola-zione civile inerme come “scudiumani”. Ricordate l’imperativo pra-tico, formulato da Immanuel Kant nela Fondazione della metafisica dei co-stumi: “Agisci in modo da considerarel’umanità, sia nella tua persona, sianella persona di ogni altro, sempre

anche al tempo stesso comescopo, e mai come semplicemezzo”? Ebbene, chi usa latecnica degli “scudi umani”non ha alcun rispetto per ladignità delle persone e trattastrumentalmente gli esseriumani, per esibirli comecarne martoriata, quando ciòserva a gettare discredito suinemici. Si tratta di tecnichegià ampiamente sperimen-tate altrove, in precedenza.Pensiamo alla Striscia diGaza, che dovrebbe essere

amministrata dall’Autorità nazionalepalestinese, e che, di fatto, è sotto ilcontrollo degli estremisti di Hamas.Nel tempo, ci sono state polemiche in-fuocate contro gli israeliani perché iloro aerei hanno in più occasioni bom-bardato edifici di civile abitazione edanche ospedali a Gaza. Gli israelianireagivano al fatto che da Gaza veni-vano lanciati missili contro Israele. Laterrazza di una comune casa, o ancorameglio di un ospedale, sembrava agliestremisti il luogo ideale per istallarviuna mitragliatrice, o un lancia-missili,proprio perché la prevedibile reazioneisraeliana avrebbe fatto di quella casa,o di quell’ospedale, un bersaglio, cau-sando molte vittime civili. Da esibirepoi come visibile testimonianza delmartirio del popolo palestinese.

Ora i nodi stanno venendo al pet-tine: la coalizione internazionale anti-Isis ha circondato con le proprie truppela città di Mosul, in Iraq. A Mosul ri-siedono, al momento, quasi due mi-lioni di persone. Sono curioso di vederecome faranno le truppe direttamenteschierate sul terreno dagli Stati Uniti edal Regno Unito, e in ogni caso dei loroalleati, a penetrare nella città di Mosuled a conquistarla, senza determinareuna crisi umanitaria, che si può imma-ginare di proporzioni certamente noninferiori a quella che è avvenuta adAleppo (dove, peraltro, due terzi dellacittà sono già sotto il controllo del go-verno di Assad). L’Isis si avvarrà certa-mente della tecnica degli scudi umani:tenere in ostaggio più di un milione dipersone è un’arma di pressione allaquale certamente non vorrà rinunciare.Che faranno i pacifisti? Ripeteranno iloro slogan: “fermate la violenza”,“pace subito, ad ogni costo”? Questosignificherebbe, in pratica, lasciare cheMosul resti sotto il controllo dell’Isis e

del sedicente Califfo. Esattamentecome ad Aleppo imporre il divieto disorvolo aereo ed il cessate il fuoco si-gnificherebbe lasciare lì i fondamenta-listi islamici che vi operano.

Sostengo che occorra annientare ilsedicente Stato islamico e tutte le orga-nizzazioni di fondamentalisti islamici,comunque denominate, che perse-guono i suoi medesimi obiettivi: im-porre con la forza la sharia, ossia lalegge islamica, a tutti gli abitanti; per-seguitare tutti i non credenti nell’Islamrettamente inteso (islamici sciiti, cri-stiani di tutte le osservanze, altre mi-noranze religiose, pagani). Ribadisco -assumendomi la responsabilità moraledi quanto affermo - che il regime si-riano di Bashar al-Assad sia comunqueda preferirsi ai fondamentalisti islamici.Auspico che la Siria, uno dei luoghi piùimportanti dell’intero mondo arabo,ricco di storia e di cultura, continui asopravvivere ed anzi abbia l’opportu-nità di nuovamente prosperare. Che inSiria ritorni ad essere nuovamente pos-sibile la pacifica coesistenza di tante re-ligioni ed etnie, esattamente come èaccaduto per secoli.

La Russia non è il nostro “nemico”,come vorrebbero i circoli oltranzistidella Nato ed i nazionalisti ucraini.Nell’appoggiare il governo siriano, laRussia difende i propri interessi: man-tenere proprie basi navali sicure nelMediterraneo e continuare ad avere in-fluenza nel Medio Oriente. Interessiche non sono meno legittimi degli in-teressi strategici anglo-americani. Vo-lere un conflitto con la Russiasignificherebbe rischiare davvero unaguerra nucleare; soltanto i pazzi pos-sono valutare seriamente tale scenario.Se poi la Cina si schierasse con la Rus-sia, non è nemmeno sicuro che la Natovincerebbe. Al contrario, chi auspica unnuovo ordine internazionale fondatosu un reale rilancio dell’Organizza-zione delle Nazioni Unite, ha bisognodell’apporto fattivo e responsabile dellaRussia.

Per una volta, lasciate dire a me,sempre pronto alle critiche nei con-fronti di Matteo Renzi, che la posi-zione assunta dal Governo italianonell’ultimo Consiglio europeo è stataimprontata ad una saggia prudenza.Niente nuove sanzioni nei confrontidella Russia. Insistenza perché conessa si tenga aperto un dialogo co-struttivo.

5L’oPiNioNe delle LibertàEsteri

Mosul e Aleppo: due pesi e due misure?di Livio Ghersi

domenica 23 ottobre 2016

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Il Tar del Lazio, con l’importantesentenza n. 10445 del 20 ottobre

2016, ha dichiarato inammissibileper difetto assoluto di giurisdizioneil ricorso proposto da alcuni comitatie movimenti, avverso il quesito refe-rendario del 4 dicembre, ritenendoche, sul punto, l’indizione del refe-rendum da parte del Presidente dellaRepubblica recepisca pedissequa-mente la decisione dell’Ufficio cen-trale per il referendum presso laCorte Suprema di Cassazione e chenon costituisca, pertanto, esercizioeffettivo di un potere amministra-tivo.

Anche ove si ritenesse che taleatto incida sul diritto elettorale deicittadini (circostanza pure sostenuta

in altri ricorsi non ancora decisi), ne-anche il Tribunale ordinario avrebbegiurisdizione in proposito, poiché ilquesito referendario si inserisce in unprocedimento integralmente discipli-nato dalla legge, che assegna all’Uffi-cio centrale presso la Corte diCassazione ogni competenza in ma-teria, già esercitata, senza che la re-lativa positiva decisione, benchériferita ai requisiti di proponibilitàdel referendum, possa essere piùmessa in discussione.

La vicenda, tuttavia, induce an-cora una volta a riflettere su una ri-forma approvata dal Parlamento e

sul procedimento seguito per la pro-posizione del referendum. Da unlato, infatti, la Costituzione non pre-vede una “riforma” riferita a diversititoli (quella odierna coinvolge, invaria misura, cinque dei sei titoli del-l’ordinamento della Repubblica, re-stando indenne unicamente il TitoloIV, dedicato alla Magistratura), masolo la “revisione” di disposizionipuntuali o, tutt’al più, come avvennenel 2001 per il Titolo V sulle Regionie gli Enti locali, di una serie omoge-nea di esse, tale da costituire unblocco unitario, affinché eventual-mente la volontà popolare possa

esprimersi conchiarezza di intenti.

Dall’altro lato,una “riforma” cosìpesante ed estesa(di ben 47 articolidella Costituzione)comporta necessa-riamente un quesitoche mina la libertàdi voto, poiché sualcune modifichegli elettori potreb-bero volere votare“Sì” e su altre “No”e quindi il loro votosarà frutto di un bi-lanciamento co-munque limitativodella loro volontà.Non può neanche“spacchettarsi” ilquesito, come purequalche mese fa al-

cuni avevano proposto, poiché il re-ferendum costituzionale è veicolatodall’approvazione parlamentare,che nel caso ha riguardato tutta lalegge, pensata in un unico contesto,e non parti separate o distinte diessa.

Aggiungasi, ma non da ultimo, equale ulteriore stortura, che, dopol’inusuale ed inusitato protagoni-smo del Governo nella fase parla-mentare con voti di fiducia equant’altro, mentre la riscritturadelle regole avrebbe imposto la suaneutralità, il referendum è statochiesto dalla stessa maggioranzache ha approvato la riforma e nondalle opposizioni dissenzienti, comeinvece presume l’articolo 138 dellaCostituzione, per verificare se la vo-

lontà della maggioranza parlamen-tare corrisponda alla maggioranzanel Paese. La stessa formulazionedel quesito, induttivo alla sua ap-provazione da parte degli elettori, èespressione dell’impronta plebisci-taria, che il Governo ad esso ha vo-luto dare e non della verifica dellavolontà popolare, che invece la Co-stituzione contempla, senza quel ca-rattere divisivo che è proprio delplebiscito.

Come si vede, una riforma sba-gliata ed inammissibile non solo nelmerito, ma anche nel metodo!

(*) Docente di Diritto costituzionalenell’Università di Genova

e di Diritto regionale nelle Universitàdi Genova e “Carlo Bo” di Urbino

7l’OPiniOne delle libertàPolitica

Il quesito insidiosodi Daniele Granara (*)

domenica 23 ottobre 2016

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