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CV Simone Mangione nato a Como (1988) Nel 2016 si laurea presso l’Accademia di Belle Arti di Brera, indirizzo scultura, con Gianni Caravaggio Vive e lavora tra Como e Milano e-mail: [email protected] Mobile: +39 3403843181 Studio: 02 21069603 Portfolio online: https://simonemangione-portfolio2018.tumblr.com

2019 - Altre immagini, workshop con Alice Rohrwacher, 4,5,6 ottobre, Università degli studi di Ferrara; - Amuse, collettiva presso Palazzo de La Salle, Valletta, Malta (cat); -JCE, Amadeo de Souza-Cardoso Municipal Museum, Amarante, Portugal (cat); -JCE, Museu de l’Empordà, Figueres, Spain (cat.) - Amuse, collettiva presso Academie Minerva, Groningen, Netherland (cat); -JCE, S. Pietro in Atrio, Como (IT) (cat); 2018 -finalista della VII edizione “un’opera per il castello”, Castel Sant’Elmo, Napoli (cat); -jce, Centrul de interes, Cluj-Napoca, Romania (cat); -Residenza d’artista presso Minerva Academy of pop culture, dal 13 settembre al 3 ottobre, Leeuwarden, Netherland; -JCE, Science and Art Center “Brūzis”, Cēsis, Latvia (cat); -JCE, The Art Building, Vrå, Denmark (cat); -Amuse, collettiva presso Palazzo Taffini d’Acceglio, savigliano (cn), a cura di roderick camilleri; -Residenza d’artista presso Muses, dal 12 al 31 marzo, Savigliano, Cuneo; -Workshop con Remo Salvadori, 14,15,16 febbraio, Building Gallery, Milano; -partecipa ad AMuSE PROJECT 2018-2019, ciclo di residenze promosse da 4 partners europei: Malta Society of Arts, Malta; Associazione Le Terre dei Savoia, Racconigi (CN), Dusetos Culture Center/Art Gallery; University of Applied Sciences - Hanzehogeschool Groningen. 2017 -JCE, Le Beffroi, Montrouge, France, (cat); -partecipa alla VI Biennale d’arte contemporanea JCE Jeune Crèation Europèenne 2017-2019; http://www.biennalejce.com/artistes/simone-mangione/ -Sesta stanza, Studi Festival #3, sandra rojas space, milano; 2016 -Traineeship erasmus dal 2/05/2016 al 4/08/2016 con Petrit Halilaj, Berlino - untitled manifesto, Studi Festival #2, Dust Space, milano; -CBM Prize, Art Salon S Gallery (Casa danzante), a cura di barbora maŠtrlovà, Praga, Repubblica Ceca, (cat). 2015 -Finalista del Premio Carlo Bonatto Minella, espone in Villa Vallero, Rivarolo Canavese, Torino, (cat); -Residenza d'artista sul Lago d'Orta, dal 7 al 14 settembre; esposizione presso il Museo dell'arte della tornitura del legno di Pettenasco, Novara; -"Accademia aperta", collettiva in occasione di EXPO 2015, Accademia di Belle Arti di Brera, Milano; -Gola, seminario-laboratoriale dal 9/06/2015 al 17/06/2015, curato da Chiara Guidi (Socìetas Raffaello Sanzio), ex ospedale psichiatrico P.Pini, Milano; -SALON PRIMO di Brera 2015, in collaborazione con Università degli studi Milano-Bicocca, curato da Stefano Pizzi. Vince il premio di scultura(cat); -lovely days, mostra doppia con Ginevra Ghiaroni, spazio Gigantic, in occasione di "Studi Festival", Milano.

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Statement Sin dall’affermarsi delle prime civiltà, si è resa evidente la tendenza a rielaborare, manipolare forme e superfici al fine di accordarsi ad un senso di proporzione e armonia visiva.

Investendo le più ampie sfere della produzione umana, quest’attitudine è diventata indispensabile talvolta nell’ambito di strumenti concepiti nel segno dell’empietà; la secolare

tradizione di decorazione su armi e quella altrettanto suggestiva degli strumenti di tortura ne sono testimonianza.

Tendenzialmente “l’arte della dissimulazione” se così possiamo definirla, si pone dinanzi all’intollerabile, a ciò che intrinsecamente o percettivamente risulta disturbante; l’effetto

che ne consegue è la riabilitazione immediata dell’oggetto.

L’intervento perciò non consiste nell’eliminazione o sostituzione dell’elemento che costituisce disagio, bensì nella sua ostentazione, attraverso strategie volte ad accentrarne

l’interesse; un caso esemplare è l’operazione riguardante le tubature a cielo aperto della capitale tedesca (“Si non potes inimicum tuum vincere, habeas eum amicum”).

La mia pratica s’inserisce all’interno di questa definizione, e a partire da essa negli ultimi anni ho sviluppato tre tematiche ricorrenti

e spesso concomitanti; quella del “risarcimento visivo”, dell’“agente di contrasto” e delle “ basi liquide”.

                                         

           

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Cosmesis 2018-2019 video da caratterizzazioni mediante microscopio elettronico SEM

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Cosmesis, Frame da video

   

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                                                                    senza titolo (Prie dieu), 2018 Muses Installation view, Savigliano (cn)

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senza titolo (Prie dieu) 2018 installazione site-specific a palazzo Taffini d’Accelio (Muses); cioccolato fondente, burro di cacacao, gelatina, foglia d’oro, succo di barbabietola, arancia, pompelmo; dimensioni variabili

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 Il cioccolato mi è sembrato fin dal primo momento un ottimo pretesto per orientare il progetto verso una dimensione esperienziale che non fosse solamente estetica. Il Piemonte è la regione che detiene il primato (circa il 30% ) della produzione di cioccolato su scala nazionale; e la prima ad averne sperimentato il consumo nelle sue più ampie declinazioni,

da liquida a solida fino a raggiungere l’originale compromesso fra le due istanze…® Il lavoro si compone di una serie di multipli ottenuti mediante la riproduzione di rivoli di cera prelevati da una Chiesa antistante il Muses. Queste forme, in cioccolato e gelatina (materiale che uso diffusamente nelle più recenti installazioni), richiamano concrezioni minerali o secrezioni vegetali fissate in un tempo statico, pietrificate. L’idea di una cristallizzazione di un flusso dinamico ricorre spesso nella mia produzione e in questo caso i frammenti esposti, rievocano l’estrazione di una colonia di coralli dal loro habitat naturale, e la loro istantanea fossilizzazione.

                                                 

             

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           Liquid bases 2017-2018

«Questo modo di filosofare tende alla sovversion di tutta la filosofia naturale, ed al disordinare e mettere in conquasso il cielo e la Terra e tutto l'universo.»

(Simplicio nel Dialogo sopra i due massimi sistemi del mondo, Giornata prima)

                             

STANZA #4 2017 installazione site-specific studio sandra rojas, milano  

     

...di quel brutto anatroccolo che si trasformò per incanto in un bel macigno… 2017 marmo nero portoro, colla di pesce, bellini, foglia d’oro 15x15x17 cm.    

         

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STANZA #4

2017

installazione site-specific studio sandra rojas, milano

     

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Ogni studio che si rispetti dispone di un magazzino o tuttalpiù un ripostiglio; un locale in cui il materiale viene per lo più ammonticchiato, stipato, e per convenienza comunque distribuito l’uno sull’altro, possibilmente evitando che la materia più pesante soverchi la più fragile. Nella IV stanza, lo spazio si distende, la struttura ridefinisce le sue prerogative, la forza gravitazionale incontra strenue e inusitate resistenze.  

     

                           

Dettaglio basi in gelatina (sopra) e contenuto della scaffalatura rovesciata (a destra).

 

               

 

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...di quel brutto anatroccolo che si trasformò per incanto in un bel macigno… 2017 marmo nero portoro, colla di pesce, bellini, foglia d’oro 15x15x17 cm.

Il lavoro sulle “basi liquide” nasce, da un lato, a partire dalla riflessione sullo statuto del piedistallo, un elemento tanto scultoreo quanto architettonico che negli ultimi decenni ha incontrato una netta svalutazione divenendo progressivamente obsoleto. Dall’altro, si sovrappone idealmente alla lucida diagnosi che Bauman esegue del tessuto sociale postmoderno, dalla liquefazione dei valori alla fatale deriva consumistica.

                                                                       

     

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Swamp 2016-2017 Si riferisce ad una serie di lavori avviati durante il periodo di traineeship a Berlino presso lo studio di Petrit Halilaj, e strettamente

connessi alla morfologia della regione e la sua topografia idrica. Berlino è una città che galleggia letteralmente sull’acqua; a

testimonianza di tale fatto (oltre l’etimologia del termine, dove il prefisso “berl”, in lingua slava, allude a pantano, palude), vi è

l’intricata rete di tubature a cielo aperto rosa e blu, necessarie per il drenaggio del suolo. Tali strutture hanno assunto nel tempo

un valore iconico e la scelta di alleggerirne il peso visivo attraverso l’espediente cromatico è risultata vincente.

La tematica del “risarcimento visivo”, come uso chiamarla, qui si unisce immancabilmente a quella parallela delle “basi liquide”,

offrendomi la possibilità di combinare le due linee teoriche in una prospettiva elicoidale sempre in tensione.

Untiltled iii (web map) 2016-2017 mappa di berlino, acrilico spray (mtn gold) dimensioni variabili

untitled ii (pink web) 2016-2017 stampa fotografica

Untitled i (paper pipes) 2016 foderi di cartone per mappe 100xø10 cm

                     

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Untiltled iii (web map)

2016-2017 mappa di berlino, acrilico spray (mtn gold)

dimensioni variabili

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untitled ii (pink web)

Untitled i (paper pipes)

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   Other theaters 2014-2017 “non si potranno restituire al teatro i suoi specifici poteri d’azione, se prima non gli verrà reso il suo linguaggio. Questo linguaggio non può essere definito se non attraverso le sue capacità di espressione dinamica nello spazio, contrapposte alle capacità espressive

della parola dialogata. Ciò che il teatro può ancora strappare alla parola sono le sue capacità di espansione oltre le singole parole, di sviluppo nello

spazio, di azione dissociatrice e vibratoria sulla sensibilità. Ed a questo punto, oltre al linguaggio acustico dei suoni, entra in gioco il linguaggio

visivo degli oggetti, dei movimenti, degli atteggiamenti, dei gesti, purchè però se ne prolunghino il significato, la fisionomia e le combinazioni, sino a

farne dei segni, ed a fare di questi segni un alfabeto.”

(Antonin Artaud, I manifesto de “il teatro della crudeltà”)

         

   

2017 serie fotografica

   

     2016 Video installazione (proiezione doppia 10’00’’ in loop), audio da dispositivi cellulari. ex Chiesa di S. Carpoforo, Brera; Milano

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2014 Video installazione (6'30'' in loop).

             

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2017 serie fotografica

           

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    2016 Video installazione (proiezione doppia 10’00’’ in loop), audio da dispositivi cellulari. ex Chiesa di S. Carpoforo, Brera; Milano

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la nota aria del turandot, trasposta in braille a 3 dimensioni, attraversa lo schermo#1 come una pioggia di corpi celesti; ricombinandosi nella sua rotazione antioraria in infinite stringhe di possibilità linguistiche, perlopiù aleatorie. Sullo schermo#2 il fenomeno viene accolto da una platea fantasma; l’esecuzione afona, viene interrotta dagli ignari fruitori della proiezione sul cui cellulare è stato installato a loro insaputa, un frammento tratto dal nessun dorma, restituendo così attraverso il rumore di fondo, l’essenza del mostrato.

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- Seleziona foto migliori (anche frame) (su due pagg…)

- Aggiustare filmato

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2014 Video installazione (6'30'' in loop).

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2014 Video installazione (6'30'' in loop).

Il video si riferisce all'intervento di David Lynch nell'ambito di una tournee promozionale in merito alla "meditazione trascendentale", tenutosi al Teatro dal Verme il 3/2/2014. In quest'occasione il regista tenta di delineare i tratti di tale metodo creando più perplessità che opportunità di chiarimento. L'audio, come un mantra, riproduce un'unica nota battuta su un piano preparato; si alternano inquadrature della struttura del teatro (di cui se ne evidenziano gli elementi che senza fatica potrebbero essere assimilati ad una scenografia fantascientifica), ad un estratto dell'intervento di Lynch, colto in un atteggiamento decisamente ipnotico. La proiezione è installata verticalmente, nella zona d'accesso dell'ambiente che la ospita; vale a dire che si presenta come un fascio di luce attraverso il quale si deve passare necessariamente per varcare la soglia.

                  Dettaglio fotogrammi da video

                   

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TO MAKE A BEE... 2015 performance

       

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                                                             TO MAKE A BEE... 2015, Performance in occasione di "Accademia aperta", Accademia di Belle arti di brera, milano

             

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Accademia aperta Comunicato stampa

"TO MAKE A BEE..."

a cura di Ginevra Ghiaroni

e Simone Mangione

aula 46, accademia di belle arti di Brera 27-28 luglio 2015

17:00-20:00

La performance nasce dall'urgenza di porsi in reale confronto con quel fenomeno, su scala mondiale, che rischia di assumere i tratti drammatici della catastrofe: l'estinzione sistematica degli insetti impollinatori. Assurge a figura mistica un intagliatore di ortaggi: un facitore di api, che attraverso la reiterazione del gesto, la metodicità e la raffinatezza, proprie della tradizione a cui attinge, si offre come principio di resistenza attiva all'oblio dell'immagine. Nel momento in cui qualcosa cessa di essere, qualcuno deve esser lì per poterlo raccontare.

Attraverso libera offerta, si potrà ottenere uno dei manufatti realizzati e contribuire, mediante la somma raccolta, all'iniziativa* di una delle numerose associazioni sorte negli ultimi anni a sostegno del ripopolamento e la salvaguardia delle api.

*Noi facciamo specificamente riferimento al progetto "bee my future", che prevede l'adozione di 1000 api nell'arco di un anno, le quali saranno allevate in un contesto urbano in provincia di Milano, da un apicoltore esperto selezionato da LifeGate e APAM, associazione

partner del progetto.

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TRANSFERT

2015 Stampa digitale su lightbox 120x180x6 cm

La ricchezza di elementi iconici all'interno dello spazio dall'arredo essenziale, contribuisce alla definizione della dimensione onirica della composizione, interrotta soltanto dalla cornice delle imposte che reimmettono la scena nel circuito del reale. Montando il pannello serigrafato sopra un lightbox, ho voluto dare riverbero all'effetto abbacinante dello schermo televisivo, potenziando in tal modo la proprietà luminosa e proiettiva del display. Tengo a sottolineare che l'immagine non è stata in alcun modo manipolata.

   

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Frangivista 2014-2015 Come a chiunque capiti nel panorama urbano di restare impigliato con lo sguardo nelle maglie finissime di quei teli che limitano

visivamente l'area impalcata dei prospetti in ristrutturazione, così non avrà fatto a meno di notare che relativamente nel giro di pochi

anni, l'attenzione per queste enormi "tele bianche" è cresciuta nei termini in cui non sono più vergini: dalla replica di certi elementi

architettonici in chiave stilizzata, alla più fedele riproduzione fotografica dell'area interessata dall'intervento edilizio, sembra quasi che

rievochino quella sensazione di horror vacui, che dall'alba dei tempi, in un modo o nell'altro va arginata.

Qualcosa a che vedere con il concetto di protesi; surrogati a tamponamento di una perdita, una sorta di "risarcimento visivo" dopotutto,

un'estetica che si fonda sul cruccio della sottrazione.

Gigantic 2015 site-specific spazio gigantic, telo serigrafato, elementi metallici 213x213x100 cm La trama del frangivista a destinazione edile, oltre alle sue peculiarità strettamente funzionali, offre la curiosa possibilità di vedere e di non essere visti; qualità che viene ribaltata immediatamente nel momento in cui avviene un cambio luminoso, ovvero quando la luce è proiettata dall'interno verso l'esterno. In tal caso lo spazio cinto dal telo assume l'aspetto di vetrina delle attività che vi si svolgono internamente.

Gigantic II (the show not shown) 2015 site-specific spazio gigantic, performance durata variabile la membrana posta fra interprete e pubblico, offre all'evento un carattere oracolare; la spettacolarizzazione dello show, fatta di iper-espressività e gesti ampi, non trova qui spazio, poichè lo spazio è incerto, la distanza incalcolabile: ogni parte si pone interrogativi sulla consistenza dell'altra.

Trasfigurazioni (blak holes) 2014 site-specific ex studio F. Hayez, telaio in legno, tiranti, telo nero, catrame 780x327x227 cm

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GIGANTIC

2015

site-specific, spazio Gigantic, Milano telo microforato, elementi metallici

213x213x100 cm

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GIGANTIC II (the show not shown)

2015

performance durata variabile

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TRASFIGURAZIONI (black holes) 2014 site-specific, ex studio Francesco Hayez, Accademia di Brera, Milano telaio in legno, tiranti, telo nero, catrame 780x327x227 cm

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Reminiscenza di una cinta frangivista che occupava esattamente lo stesso spazio, oggetto di una serie di trasformazioni, tra ampliamenti e interventi sulla sua superficie, prima di esser definitivamente rimossa; la struttura che prende il suo posto è di natura squisitamente site-specific. L'operazione parrebbe scaturire da un moto nostalgico non fosse la ripresentificazione di un disagio tanto visivo quanto fisico. In più il suo aspetto intimidatorio, suggerito dalla mole e dalla pelle nera incatramata, le garantiscono un'aura d'impenetrabilità. Edificata in vista della riparazione di una falla nelle assi del pavimento, la vecchia struttura ora diventa essa stessa buco nero nello spazio.

Struttura originaria, prima che venisse ampliata e poi rimossa definitivamente

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     MONOLITI 2014-2015

"Six feet under monolith" nasce anzitutto dalla fascinazione inoccultabile per quella nozione, d'interesse prevalentemente

fantascientifico, che potrei descrivere nei termini di "catalizzatore di coscienza", ovvero una presenza, un'entità ultraterrena, che

testimonia il progresso del genere umano. Qualcosa di molto simile, è incarnato dall'ospite nel "Teorema" di Pasolini, in una cornice

decisamente più circoscritta e spiritualeggiante.

La mia personale versione del fenomeno è soggetta ad un evidente collasso; la sua statuarietà/dignità è compromessa da uno

scivolamento sia metaforico che letterale.

Una concentrazione di potenziale inespresso, una massa di grafite inerme. Un monumento funebre all'intuizione.

È un invito alla ricezione specialmente di segnali minimi, al loro assecondamento dovesse costare la ritrattazione delle proprie

convinzioni o nel caso estremo (com'è sottilmente descritto nel "Teorema" pasoliniano), della propria stessa condizione esistenziale.

SIX FEET UNDER MONOLITH I&II 2014-2015 Terra cruda, grafite 100x50x6 cm

                               

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 SIX FEET UNDER MONOLITH II

2015

Terra cruda, grafite 100x50x6 cm

     

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L'installazione rientra nell'ambito di una residenza sul lago d'Orta; nella prima parte del progetto, ho agito allagando un'area del museo. Collegandomi direttamente ad un impianto rudimentale che pompa acqua da un'affluente dell'Orta, ne ho deviato il normale corso all'interno dello spazio museale, e sfruttando la pendenza del piano, ho fatto in modo che l'acqua venisse reimmessa nello stesso torrente, dal momento che la struttura espositiva (essendo un'antica torneria che sfruttava la forza idrica per le sue macchine), è stata edificata proprio sul suddetto corso d'acqua. Nella seconda parte, ho abbandonato il feretro del monolito presso il torrente; nell'arco di una notte la piena lo ha letteralmente inghiottito, replicando quanto con artificio avevo ottenuto nello spazio chiuso del museo. Il "Tempo di ritorno" è stato il concetto dal quale ho preso le mosse, e si riferisce in termini statistici, al periodo che intercorre tra due eventi naturali di intensità più o meno equiparabile. Nello specifico ho fatto riferimento all'esondazione del torrente Pescone verificatasi nel '96 e l'ultima altrettanto catastrofica, una ventina di anni dopo. Sebbene il calcolo delle probabilità non lasciasse spazio ad un epilogo diverso, non è stato preso alcun provvedimento preventivo; e ancora non sembrano esserci segnali di un imminente colpo di coda.

                               

 Installation view presso Museo dell'Arte della tornitura del legno, Pettenasco (NO)

     

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                                                                                                     SIX FEET UNDER MONOLITH I

installation view presso torrente Pescone, immissario del lago d'Orta (NO)

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BASILISCHI 2013-2015

Notoriamente il "basilisco" appartiene alla sfera dell'immaginario popolare, e viene associato talvolta ad un rettile con la testa di rapace,

talvolta ad un serpente di indeterminabili proporzioni in grado di trasformare in pietra chi accidentalmente intercetti il suo sguardo.

è del tutto meno familiare la versione che lo vuole una creatura reale, ospite nella collezione di certi musei di storia naturale:

all'apparenza un'abominio di natura, ma ad una più severa analisi, rivelasi artificio di notevole abilità tecnica.

Ciò si deve ad un manipolo di pseudoscienziati/imbalsamatori che a partire dal XVII sec, combinando parti di animali diversi, davano

origine ad una sorta di ibrido: una creatura mitica, degna di un bestiario medievale, o quantomeno esemplare immancabile per un

gabinetto delle curiosità.

BASILISCO TORNA BASILISCO

2015 Marmo Rosso-Collemandina, sale macinato 50x35x20 cm

SOGNO DI BASILISCO #7

2014/2015 Anello d'argento su carta di pietra. 30x80 cm (misure variabili)

BASILISCO (ovvero quella volta che mi assopii sull'orlo del precipizio)

2013 fusione in Bronzo e rame, disco di sale cotto. 50x50 cm

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Si tratta dell'ultimo stadio metamorfico di "Basilisco", il ritorno alla tridimensionalità della figura, che coincide altresì ad una tensione classicheggiante, espressa dall'estroflessione della pietra ora palpabile, ora viscosa, dal sapore placentino

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"Sogno di basilisco #7" fa parte di un ciclo d’incisioni su carta di pietra (o carta minerale, composta da carbonato di calcio e resine naturali), che s'ispira evidentemente a "Basilisco", e vuole colmare, da un punto di vista ideale, lo spazio interstiziale che separa la coppia in bronzo e rame da una loro possibile collisione a terra. La campitura argentea è realizzata mediante lo sfregamento di un anello d'argento (lo stesso usato come modello per la fusione dei pezzi in metallo) su carta di pietra. Questa essendo eccezionalmente resistente, si dilata senza lacerarsi, offrendo un effetto volumetrico (simulando quasi una materia fusa) che sembra riportare il disegno alla dimensione del lavoro originale.

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Il lavoro si compone di due elementi in bronzo e rame, ottenuti mediante fusione in osso di seppia, tecnica ormai desueta per realizzare prevalentemente manufatti preziosi. Mosso dal proposito di realizzare due anelli, in fase di sformatura i pezzi non ancora sbozzati sembravano qualcosa di più lontano potesse esserci da un prezioso: presentavano un aspetto rudimentale, minaccioso, e soprattutto sembravano pulsare ancora. La decisione perciò fu di non rimuovere le bocche di colata e porli in dialogo, adagiandoli su una superficie di sale (minerale che ha subito nel corso dei secoli una svalutazione epocale; e fra i suoi innumerevoli benefici annovera quello di essere un ottimo conservante naturale) cristallizzandone l'apparente tensione.

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Endless colon (colonna senza fine)

2014 x-rays 800 x ø8 cm, dimensioni variabili

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!!!!!!!

Endless colon (colonna senza fine) 2014 lastre radiografiche 800 x ø8 cm, misura variabile Ad un primo sguardo, l’impressione è quella di trovarsi di fronte a solidissime barre d’acciaio lucidate a specchio; solo in seguito, a dispetto del materiale asettico, si rivela qualcosa di inequivocabilmente intimo, viscerale. Ogni singolo modulo (ottenuto mediante lastre radiografiche di apparati digerenti, piegate a mò di cilindri sfaccettati), è impilato in maniera precaria. L’emblema della stabilità, la colonna, è messo in discussione a partire dall’equivoco generato dal gioco di parole legate da una vaga assonanza.

Platonic’s humour 2014 lastre radiografiche 11x11x11 cm il pz ca Come “Endless colon”, anche “Platonic’s humour” risente di suggestioni baumaniane; così dopo aver liquefatto pressocchè ogni aspetto della modernità (senza eccezione per l’ampio spettro di stati emotivi che la connotano); sulla scia di quest’esasperante solco, persino quelle strutture ideali poste a fondamento della geometria universale si scoprono tanto precarie in quanto umorali.

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TRE STUDI PER UNA SENSAZIONALE MICROFISICA DEL POTERE 2014-2016

"Quando si parla di potere la gente pensa immediatamente a una struttura politica, a un governo, a una classe sociale dominante, al padrone di

fronte allo schiavo, ecc. Quando parlo di relazioni di potere non penso affatto a questo. Voglio dire che, nelle relazioni umane, qualunque esse

siano - che si tratti di comunicare verbalmente, o di relazioni d'amore, istituzionali o economiche - il potere è sempre presente: mi riferisco alla

relazione all'interno della quale uno vuole cercare di dirigere la condotta dell'altro. Sono dunque relazioni che possono essere riscontrate a

livelli diversi, sotto forme diverse; le relazioni di potere sono relazioni mobili, possono cioè modificarsi e non sono date una volta per tutte".

M.foucault

Studio per una sensazionale microfisica del potere: trappola da salotto, poltronissima 2016 sedia operatoria in ghisa, tessuto vellutato 80x180x65 cm (ingombro minimo)

Studio per una sensazionale microfisica del potere: trappola da salotto, il popolare gioco di società 2015 stampa plastificata su scatola, acquaforte su acciaio inox, parti meccaniche 50x50x6 cm (ingombro minimo)

Studio per una sensazionale microfisica del potere: trappola da salotto 2014 Acquaforte su acciaio inox, parti meccaniche 60x60x10 cm (ingombro minimo)

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Studio per una sensazionale microfisica del potere: trappola da salotto, poltronissima 2016 sedia operatoria in ghisa, tessuto vellutato 80x180x65 cm (ingombro minimo)

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Studio per una sensazionale microfisica del potere: trappola da salotto, il popolare gioco di società

2015 stampa plastificata su scatola, acquaforte su acciaio inox, parti meccaniche 50x50x6 cm (ingombro minimo) L'aspetto più affascinante di quella che si può con giusto titolo definire "biopolitica", è il fatto che si sia passati da un dominio quasi esclusivamente repressivo, ad un condizionamento estremamente vellutato, sofisticato tanto da passare per libertario. Il potere si è armato di sorrisi ammiccanti e paillettes e vuole piacere, ad ogni costo, con tutti i mezzi, su tutti i livelli; quanto più riesce a sedurre tanto più sarà in grado di assicurarsi un'alleanza inscindibile.

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Studio per una sensazionale microfisica del potere: trappola da salotto 2014; Acquaforte su acciaio inox, parti meccaniche; 60x60x10 cm (ingombro minimo)