CUMES 2013 - Lezione 6 Caironi

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PresentazioneMi presento, sono Martina, una ragazza come molte

altre che ha deciso di seguire un desiderio per poterlo realizzare. Dopo aver perso metà gamba in un incidente stradale all’età di 18 anni, ho dovuto ricominciare quasi da zero per poter riprendermi la mia vita, la mia normalità. La mia condizione di disabile non mi si addiceva, volevo sentirmi ancora abile nel fare qualcosa. Quindi «gambe in spalla» e via, verso una nuova esperienza, verso un mondo a me sconosciuto, quello della disabilità. Ho potuto capire davvero che un disabile è prima di tutto una persona e che i veri impedimenti a volte sono quelli mentali, di chi ha pregiudizi o vuole confinare il «diverso» in una categoria, per sentirsi più al sicuro.

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Un giorno, stanca di perdere pullman per 5 metri, stanca di non poter andare veloce, correre spensierata con l’aria che rinfresca il viso sudato, ho sentito che era giunto il momento di pensare anche al mio lato sportivo, messo in secondo piano quando la priorità era quella di tornare a camminare. Così grazie ad una nuova protesi ho iniziato a correre, così per provare. Col tempo ho preso sempre più domestichezza con il nuovo «strumento» e dunque anche la passione è cresciuta, grazie all’esempio di ragazzi che si allenavano con me in Spagna l’anno scorso. Loro amavano l’atletica e mi ha trasmesso questa voglia di allenarmi con più costanza, elemento fondamentale per raggiungere un qualsiasi obiettivo.

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Londra è arrivata più in fretta di quanto mi sarei immaginata. Lo stadio, la gente, il boato, gli atleti di tutto il mondo, essere protagonista e spettatrice di un evento così unico e grandioso mi ha resa orgogliosa di esser lì, in rappresentanza del mio paese. Il mio momento era arrivato, dopo anni di allenamenti e pensieri, notti insonni in cui mi sognavo la gara più importante. « Ora o mai più!» pensai.. E così fu! Lo sparo, gli spilli che pervadevano il mio corpo, la testa svuotata di colpo e le gambe che andavano da sole, anche la protesi era (ed è) parte di me. Il sogno si è avverato In quella medaglia ci sono concentrati gli anni di divertimento e sacrificio, la mia famiglia sempre al mio fianco, i miei amici che m’han sempre sostenuta con entusiasmo, gli allenatori che mi han motivata, la determinazione che dà uno schiaffo alla beffa della vita con un sorriso, cura di ogni male.

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Mi chiamano così, ora però devo continuare a lottare per mantenere o migliorare le mie prestazioni. È giusto accontentarsi a volte, ma credo di avere ancora tanta strada da fare. Il pensiero che tiene viva la mia voglia di correre è un po’ la curiosità di capire qual è il vero limite a cui posso arrivare, dove sta quel filo oltre il quale non si può più andare? Vedremo