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CSTG-Newsletter n.86 agosto 13 della learning community del Centro Studi di Terapia della Gestalt www.cstg.it ___________________________________________________________________________ Edit 1 Topic 3 Scuola e dintorni 7 Eventi 14 Dare Corpo 15 Segnalazioni 19 Perls’s pearls 20 Visti e letti 20 Da giornali e riviste 22 Fatti della vita 27 Poiesis 28 Witz e Giochi 29 BANDO DEL COMUNE DI MILANO 30 Edit Ci auguriamo che questa Newsletter trovi molti di voi già vacanza. E francamente ci siamo chiesti se “inseguirvi” anche in agosto con le nostre notizie e stimoli vari. Lo abbiamo chiesto ad alcuni lettori e la risposta è stata che il numero di agosto risulta di fatto quello più letto, proprio per il maggior tempo a disposizione. Ci animiamo quindi a fare questo sforzo e ringrazio, in particolare, Cristina Tegon che invierà la NL come ultimo adempimento prima di imbarcarsi per le isole. - Come topic riportiamo la presentazione, a firma del sottoscritto, al libro di Mauro Pini sulla Psicoterapia organismica (FrancoAngeli Ed 2002) dal titolo “E il corpo si fece parola”. Lo stesso riecheggia lontanamente il noto enunciato evangelico per il quale “il verbo si fece carne” e che stabilisce il primato della Parola nel processo della incarnazione come della mente divina nel rapporto con la creazione. In una prospettiva che si propone di prendere in considerazione anche il movimento ascendente (oltre che discendente) di ispirazione più darwiniana e autopoietica (in gestalt diremmo autoregolativa nella accezione di Kurt Goldstein) ma che trova eco nella priorità dell’”esserci al pensarci” di derivazione heidegggeriana, viene proposta una rilettura del processo evolutivo, sia a livello filogenetico che ontogenetico, per il quale la dimensione materica precede in qualche modo quella psichica. - Nella Rubrica su “Scuola e dintorni” vengono presentate le serate di presentazione della Scuola. Viene inoltre presentato il CORSO DI PERFEZIONAMENTO POST-DIPLOMA in COUNSELING che intende venire incontro ad esigenze di approfondimento anche nel campo della psicopatologia al fine di dare utili informazioni sulla possibilità di riconoscere le principali forme cliniche in psichiatria anche al fine di inviare a professionisti professionalmente più formati casi clinici più complessi. - Nell’ambito dell’adeguamento degli insegnamenti verrà sistematizzato il PROGRAMMA DI PSICOPATOLOGIA PER I CORSI DI PSICOTERAPIA a cura di R. Zerbetto di cui viene riportato di seguito lo schema generale. Lo scrivente metterà a frutto la duplice specializzazione in Neuropsichiatra infantile e per adulti, oltre a 20 anni di lavoro nei servizi di salute mentale e di 12 anni di insegnamento della psicopatologia presso la Scuola di specializzazione in Psichiatria dell’Università di Siena. Le diverse sindromi psichiatriche verranno proposte nel quadro della epistemologia gestaltica ed in particolare della rielaborazione sulle funzioni del sé che la nostra Scuola propone in modo originale ed innovativo. - Riportiamo di seguito un importante documento del Comune di Milano su: Welfare, alla ricerca di partner privati per svilupparlo nel quale compaiono i vari ambiti di intervento nei quali sviluppare progetti da sottoporre al bando di cui al sito http://www.comune.milano.it/dseserver/webcity/garecontratti.nsf/WEBAll/810FE8BAC2133833C1257B9E004AF124?o pendocument ). Coloro che sono interessati, soprattutto nella area degli psicologi, sono invitati a segnalare la loro disponibilità con il fine di creare gruppi di interesse per i diversi settori.

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CSTG-Newsletter n.86 agosto 13 della learning community del Centro Studi di Terapia della Gestalt www.cstg.it ___________________________________________________________________________

Edit 1 Topic 3 Scuola e dintorni 7 Eventi 14 Dare Corpo 15 Segnalazioni 19 Perls’s pearls 20 Visti e letti 20 Da giornali e riviste 22 Fatti della vita 27 Poiesis 28 Witz e Giochi 29 BANDO DEL COMUNE DI MILANO 30

Edit Ci auguriamo che questa Newsletter trovi molti di voi già vacanza. E francamente ci siamo chiesti se “inseguirvi” anche in agosto con le nostre notizie e stimoli vari. Lo abbiamo chiesto ad alcuni lettori e la risposta è stata che il numero di agosto risulta di fatto quello più letto, proprio per il maggior tempo a disposizione. Ci animiamo quindi a fare questo sforzo e ringrazio, in particolare, Cristina Tegon che invierà la NL come ultimo adempimento prima di imbarcarsi per le isole. - Come topic riportiamo la presentazione, a firma del sottoscritto, al libro di Mauro Pini sulla Psicoterapia organismica (FrancoAngeli Ed 2002) dal titolo “E il corpo si fece parola”. Lo stesso riecheggia lontanamente il noto enunciato evangelico per il quale “il verbo si fece carne” e che stabilisce il primato della Parola nel processo della incarnazione come della mente divina nel rapporto con la creazione. In una prospettiva che si propone di prendere in considerazione anche il movimento ascendente (oltre che discendente) di ispirazione più darwiniana e autopoietica (in gestalt diremmo autoregolativa nella accezione di Kurt Goldstein) ma che trova eco nella priorità dell’”esserci al pensarci” di derivazione heidegggeriana, viene proposta una rilettura del processo evolutivo, sia a livello filogenetico che ontogenetico, per il quale la dimensione materica precede in qualche modo quella psichica. - Nella Rubrica su “Scuola e dintorni” vengono presentate le serate di presentazione della Scuola. Viene inoltre presentato il CORSO DI PERFEZIONAMENTO POST-DIPLOMA in COUNSELING che intende venire incontro ad esigenze di approfondimento anche nel campo della psicopatologia al fine di dare utili informazioni sulla possibilità di riconoscere le principali forme cliniche in psichiatria anche al fine di inviare a professionisti professionalmente più formati casi clinici più complessi. - Nell’ambito dell’adeguamento degli insegnamenti verrà sistematizzato il PROGRAMMA DI PSICOPATOLOGIA PER I CORSI DI PSICOTERAPIA a cura di R. Zerbetto di cui viene riportato di seguito lo schema generale. Lo scrivente metterà a frutto la duplice specializzazione in Neuropsichiatra infantile e per adulti, oltre a 20 anni di lavoro nei servizi di salute mentale e di 12 anni di insegnamento della psicopatologia presso la Scuola di specializzazione in Psichiatria dell’Università di Siena. Le diverse sindromi psichiatriche verranno proposte nel quadro della epistemologia gestaltica ed in particolare della rielaborazione sulle funzioni del sé che la nostra Scuola propone in modo originale ed innovativo. - Riportiamo di seguito un importante documento del Comune di Milano su: Welfare, alla ricerca di partner privati per svilupparlo nel quale compaiono i vari ambiti di intervento nei quali sviluppare progetti da sottoporre al bando di cui al sito http://www.comune.milano.it/dseserver/webcity/garecontratti.nsf/WEBAll/810FE8BAC2133833C1257B9E004AF124?opendocument). Coloro che sono interessati, soprattutto nella area degli psicologi, sono invitati a segnalare la loro disponibilità con il fine di creare gruppi di interesse per i diversi settori.

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- Nell’area counseling è interessante l’iniziativa avviata da Assocounseling relativa a definire gli ambiti di intervento o macro aree: Benessere personale e relazionale, Educativo-scolastico, Emergenza, Giuridico, Lavoro-organizzazioni, Migratorio, Salute, Sociale, Spirituale, Sport vedi: http://www.assocounseling.it/accreditamento/ambiti.asp). Gli ambiti di intervento sono stati definiti nell'ottica di valorizzare le competenze acquisite da ogni counselor: Counseling comunitario, Counseling di coppia, Counseling di fine vita, Counseling di gruppo, Counseling educativo, Counseling espressivo / artistico, Counseling familiare, Counseling filosofico, Counseling grafologico, Counseling infermieristico, Counseling interculturale, Counseling intergenerazionale, Counseling medico, Counseling nelle dipendenze, Counseling on line, Counseling ospedaliero, Counseling pastorale, Counseling pedagogico, Counseling per il sostegno nelle malattie, Counseling per la disabilità, Counseling per l'orientamento professionale, Counseling per l’orientamento scolastico, Counseling psicologico, Counseling scolastico, Counseling sessuologico, Counseling socio-assistenziale, Counseling socio-lavorativo, Counseling socio-sanitario, Counseling telefonico, Ecocounseling. Coloro che sono interessati ad operare in una o più delle aree indicate, possono, intanto (in vacanza) e farci sapere se intendono entrare in una operatività di gruppo di interesse. Con soddisfazione, Orthos è stato invitato a coordinare il settore “Asso-dipendenze”. - Il convegno della FIAP su: L’EMERGERE DEL SÉ IN PSICOTERAPIA. NEUROSCIENZE, PSICOPATOLOGIA E FENOMENOLOGIA DEL SÉ” è stato programmato per il 3-5 Ottobre del 2014 al Centro Congressi Riva del Garda con la partecipazione, tra gli altri, di Antonio Damasio, Eugenio Borgna e Vittorio Gallese. Viene prevista una partecipazione agevolata per gli allievi aderenti alla scuole affilate alla FIAP a 45 euro con un numero minimo di 30 adesioni. - Riguardo alle iniziative in collaborazione con Orthos, si è completato con successo e alto gradimento dei partecipanti il Master sul gioco d’azzardo patologico a Cinisello dove è in programma una azione congiunta a vasto raggio sul tema specifico. Nella provincia di Mantova si è del pari conclusa la prima fase operativa di apertura di 19 Sportelli di counseling sul GAP nella provincia. Orthos è entrato anche nella “Rete contro le ludopatie” che prevede tra le altre misure il “Sostegno alle attività di prevenzione e contrasto alla ludopatia organizzate dai Consigli di Zona, con apertura di nove sportelli (uno per Zona) entro novembre 2013 ”. Una misura che è stata avviata in modo originale ed anticipativa da Orthos e che ha trovato ora una sua legittimazione istituzionale. Coloro che fossero interessati ad operare in tale ambito, psicologi e counselors, contattino la Segreteria. Le esistenti convenzioni con i Consigli di Zona di Milano sono state rinnovate ed estese, in certi casi, al tema delle Net-addictions. Un ciclo di giornate di formazione ci sono assegnate ad Orthos dalla Provincia di Milano in novembre. Dal 18 agosto all’8 settembre si svolgerà il XXIV Modulo residenziale di Orthos per giocatori patologici che la Regine Toscana, a seguito di una verifica da parte di una apposita Commissione di studio, ha deciso di rifinanziare. Sulla scia della nostra esperienza altre iniziative similari si stanno attivando in Italia a dimostrazione dell’interesse per questo innovativo modello di intervento. A dimostrazione di tale attenzione, Orthos è stato incluso, nella persona del suo rappresentante, anche nel Comitato consultivo sul GAP del Dipartimento per le politiche antidroga il cui primo incontro si tiene presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri il 25.7.13. - Sempre presso la struttura per le attività residenziali di Noceto (Siena), che rimane disponibile per gli allievi ed ex-allievi per periodi di riposo e studio, sono in programmazione le attività estive (i cui costi abbiamo cercato di contenere al massimo) tra cui:

25 – 28 luglio - RICCARDO ZERBETTO, Psicoterapeuta didatta ord. FISIG e Direttore del CSTG, Laboratorio su Sogno, Mito, archetipi con la partecipazione di GIORGIO ANTONELLI e PAOLO MIGONE. Il workshop teorico-esperienziale, giunto alla sue sesta edizione, prevede un lavoro sui contenuti onirici presentati dai partecipanti in un’ottica gestaltica con integrazioni teoriche in una prospettiva freudiana, junghiana e hillmaniana. Una particolare attenzione verrà riservata da R. Zerbetto alla dimensione del tempo (tripode delfico) e da G. Antonelli alla dimensione dello spazio (la casa di Ade) nel vissuto onirico. Non ci accompagnerà, invece, Herbert Hoffman che ci ha lasciato proprio un anno or sono. Abbiamo colto questa ricorrenza, anche per fare visita alla moglie Ursula Corleis che, nell’occasione, ci ha accompagnati, con il terzo corso di counseling a Noceto per i residenziale, in una visita a questa casa davvero speciale sperduta nei boschi di Radda in Chianti e piena dei libri di archeologia, psicologia e letteratura di Herbert, oltre che delle sculture sue e di Ursula. Lei, in particolare, ci ha introdotti alla sua arte molto suggestiva e che nasce da una “morfogenesi autopoietica” per le quali le “forme” prendono corpo nella materia (marmo, alabastro, legno o metalli) attraverso un dialogo molto singolare tra le sua capacità immaginali e la materia. Ne è scaturita l’occasione per un lavoro esperienziale che, in qualche caso, ha prodotto anche qualche espressione interessante. Parte del corredo fotografico di questa NL riflettono questa bella esperienza Dal 30 luglio al 4 agosto - ANURAG DAVID HEY, Laureato in Scienze Sociali e Conduttore di seminari su dipendenze affettive, Essenza, Enneagramma e Meditazione e DISHA DANIELA SANTABBONDIO Professional Counsellor, e Psicoterapeuta EAP, terranno un Ritiro di ricerca interiore e alleggerimento dietetico: Essenza, Advaita e Gestalt. Questo residenziale, in particolare, si propone come occasione di alleggerimento dietetico sullo stile del Programma Corpo e Immagine.

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5 – 11 agosto – RICCARDO ZERBETTO, Inner healing: le nostre ferite primarie e l’approccio gestaltico al trauma con la partecipazione di ANDREA BALLATI e DANIELA SANTABBONDIO con un programma che viene meglio specificato nella locandina che segue. In questo anno, che per l’aspetto dell’approfondimento nella clinica verrà dedicato in particolare al tema del “trauma psichico”, viene anche previsto un workshop, il 18 e 19 ottobre, di MAURIZIO STUPIGGIA, autore del testo Il corpo violato Un approccio psicocorporeo al trauma dell'abuso (Editore: Edizioni la Meridiana) e Direttore della Scuola di Specializzazione in Psicoterapia Biosistemica. “E’ stato a seguito della Vacanza-Ritiro (sulla Guarigione) a Noceto dell’agosto 2012 – ci scrive Silvia Lorè nella presentazione del suo nuovo libro intitolato “Ma tu mi vuoi bene?” - che è sorta la volontà di realizzare, questo mio lavoro”. Questo ci fa piacere ed auguriamo alla tua “creatura” il successo che merita. Oltre a seguire la nostra rubrica sulla Poiesis, Silvia sa davvero trarre dalle “pieghe dell’anima” dei versi essenziali e molto toccanti. 12 – 18 agosto – lo staff di Orthos, ripropone anche quest’anno il Programma CLEAN: all’origine delle nostre dipendenze con un programma che viene meglio specificato nella locandina che segue. Nella nostra Scuola si è sviluppata negli anni una competenza particolare sul tema delle dipendenze comportamentali che intendiamo approfondire con iniziative dedicate e che prevedano possibilità di approfondimento periodico attraverso la originale metodologia definita PRIMA (Programma Residenziale Intensivo Mirato per Area). Lo stesso verrà condotto dagli operatori di Orthos che costituiscono una equipe consolidata dal lavoro di anni con la mia partecipazione-supervisione.

- Nella rubrica I fatti della vita compaiono foto di bellissimi pupi che sono sbucati in questi giorni alle “plaghe della luce” per evocare il Lucrezio del De rerum natura. Benvenuti per la gioia dei vostri genitori e, di riflesso, di tutti noi

Grazie e buona lettura Riccardo Zerbetto e lo Staff della Scuola

Topic E IL CORPO SI FECE PAROLA Introduzione al libro “Psicoterapia organistica a cura di Mauro Pini”, FrancoAngeli Ed. 2002 di Riccardo Zerbetto In principio era il verbo - esordisce il vangelo di S. Giovanni - e il verbo si fece carne ed abitò tra noi. Vi si definisce quindi un primato del logos che forse è limitativo chiamare parola dal momento in cui ciò che si esprime è un tutt’uno con la sostanza che la parola sottende ed implica. ("il verbo era presso Dio ed il Verbo era Dio. Tutto per mezzo di lui è stato fatto e senza di lui nulla è stato fatto di ciò che è stato fatto"). Il Logos è la legge, la struttura insita nella materia opaca che, per Eraclito, sta a noi saper cogliere al di là della patina opaca che la nasconde. Per atterrare da un piano più escatologico ad uno più discorsivo e fruibile, più appropriato al tema generale che ha a che fare con il corpo all’interno della relazione analitica e,

più in generale, psicoterapeutica, credo valga la pena evidenziare essenzialmente un prima e un dopo, per quanto identificabili in un processo che comunque entrambi li implica inestricabilmente: parlo appunto del primato della parola, del linguaggio che ha sede e scaturisce nella mente e che assume il corpo o, viceversa, del primato di un corpo che nella gamma delle possibili modalità di comunicazione ed interazione si esprime “anche” attraverso la parola.

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L’interrogarci su questo “primum movens”, se cioè nasca prima un uovo o una gallina non è per nulla sterile divertissement della mente, sofisma che non incide sui piani di una comprensione che determina poi i tempi ed i percorsi dell’agire nella relazione e quindi nella terapia. La epistemologia di una terapia della parola, e come altro può definirsi in effetti una procedura che usa di fatto questo mezzo di comprensione e comunicazione quale strumento elettivo del procedimento terapeutico (e non quindi il farmaco, il bisturi o diversi tipi di onde o manipolazioni) sembra deporre per una priorità della gallina nella cosmogonia dell’universo della terapia psicologica. Non quindi l’uovo cosmico che troviamo all’origine di diversi racconti cosmogonici sotto le più disparate latitudini del pianeta, ma la gallina cosmica. Questo rifermento è consapevolmente ed anche intenzionalmente irriverente, come lo è una posizione di pensiero che tende a dissociarsi da una concezione, cui generalmente si da il nome di preformazionista per la quale il Creatore dà forma alle cose nella loro perfezione e compiutezza ultima e ideale già dall’inizio. Dio crea il leone, l’aquila il cavallo ... oltre a quello

splendido essere di nome uomo che ognuno di noi associa indissolubilmente a quel congiunto di grazia e di morbida possanza che l’immagine di Michelangelo sulla creazione ci ispira. A tale concezione si contrappone una visione dichiaratamente contrapposta, anche se in ultima analisi a questa riconducibile in un luogo ed uno spazio prima del tempo e dello spazio esteso come successivamente vedremo, che chiamiamo evolutiva. Quel cavallo che conosciamo e che nella mirabile evoluzione in cui ci è dato contemplarlo attualmente nell’apparirci di un purosangue e che praticamente in nulla si discosta dall’immagine che possiamo formularci di un cavallo ideale, della idea stessa di cavallinità in senso platonico, non è infatti il prodotto primo ma il prodotto ultimo, o relativamente ultimo, di una serie infinita di tentativi ed errori che sono passati attraverso un lunghissimo percorso filogenetico da un abbozzo impacciato e goffo di equus primitivo (non sono un biologo nè uno zoologo) attraverso una progressiva evoluzione che ne ha reso le gambe (difficile chiamarle zampe) progressivamente poderose e slanciate, il pelo più rasato e lucido, il collo più svettante, la criniera più folta ed ondeggiante. Quell’idea di cavallinità, quel logos che possiamo cogliere nella sua compiutezza non appare quindi essere l’origine ma al contrario la conclusione, relativa ad oggi, di un processo che ha alle spalle forme più incerte di una materia più informe ed appena sbozzata. Via via che andiamo indietro nel rintracciare il processo morfogenetico riscontriamo, in ultima istanza, ad un ammasso materico primordiale e indifferenziato che precede il differenziarsi in forme sempre più definite e complesse. Se tale percorso morfogenetico è quello che, senza più ombra di dubbio, è dato riscontrare nella processualità dei fenomeni biologici, è difficile pensare che tale non si ripeta anche a livello di processi della mente. Se la mente è il punto di arrivo nel processo evolutivo dei viventi, e non l’inizio, dobbiamo chiederci se è da questa che dobbiamo partire quando ci confrontiamo con un segnale di sofferenza, con un bisogno di raccontarsi e di ricostruirsi che ci viene da un corpo-mente. Perchè allora questa inversione prospettica, questa miopia della mente che non riesce ad uscire da se stessa? E’ che a porre la domanda, in effetti, altri non è che la mente stessa. Fino a che si tratta di un sistema nervoso centrale che opera nella sua mirabile funzione di operare collegamenti tra sensazioni e comportamenti senza implicare la coscienza, questo appare prioritariamente proiettato sul mondo esterno, sulle cose, anche se in modo irriflessivo e quindi inconsapevole; nel momento in cui fiorisce il fenomeno della coscienza ... ecco che la stessa si “specchia”, si ri-flette, specchia se stessa. Tale contemplazione sembra comportare una specie di nuova nascita dell’essere. E tale in effetti è dal momento in cui la coscienza, in quanto coscienza di sè, nasce in effetti in un momento dato che presuppone, ma in qualche modo “lascia nello sfondo” la premessa della corporeità sulla quale unicamente fiorisce. Nel suo sbocciare alla luce di un ampio cielo sulla superficie dello stagno il loto non si cura - e perchè dovrebbe ? - dell’oscuro limo, delle profondità dello stagno da cui le sue radici ed il gambo traggono la linfa

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per alimentarlo. Così la mente sembra dimenticare le oscure ed inconsapevoli origini da una corporeità opaca da cui comunque proviene e sulla quale in ultima istanza fiorisce. Nell’atto in cui la coscienza cerca di conoscere se stessa si opera il “risveglio”. Quel fenomeno della coscienza cui associamo l'immagine del Buddha, colui che ad occhi chiusi ci rimanda ad un appercepirsi, ad un assumersi nella diffusa luminescenza di una consapevole esperienza dell'esser-ci. Quel risveglio, coevo se rapportato alla storia dell’Occidente, può riscontrarsi in quell’introvertire la traiettoria dello sguardo - dal fuori al dentro - che ritroviamo sul frontone del

tempio delfico nel noto “conosci te stesso”. L’uomo non è più l’antropos, colui che interroga le stelle per sapere di se, colui che scruta gli elementi per ravvisarne i costituenti primi, la terra, il fuoco, l’acqua, l’aria o che si dibatte tra fluire e cambiamento oppure permanere ed eternità, ma colui che si interroga su se stesso per conoscere il soggetto del conoscere più che l’oggetto della conoscenza. Nella vicenda edipica, come acutamente sottolinea Adriana Cavarero, un filosofo al femminile, la risposta a questo quesito trova un primo appagante quanto precario ed illusorio livello di risposta nella risposta che Edipo da alla Sfinge. E’ l’Uomo, e la Cavarero suggerisce di scriverlo con la U maiuscola sottolineando il carattere impersonale ed universale che sta nella risposta all’indovinello che interroga sull’identità dell’animale che cammina prima con 4 poi con 2 ed infine con 3 piedi. Ma quel dilemma che sembra appena risolto si presenta successivamente come un nuovo e più drammatico quesito allorchè il "chi sono" pone un’enfasi tragica sull’Io, come soggetto storico e particolare della stessa interrogazione. Dall’identità come categoria cognitiva, e quindi impersonale, deriva ora una domanda che nasce da un quesito che affonda la volontà di conoscere nelle stesse radici dell'essere e cioè sul "da quale madre e da quale padre sono nato". Al dio dell’oracolo viene quindi posto un quesito sull'identità personale e non generale con intrinseche implicazioni emozionali e non solo cognitive. Non importa sapere chi o che cosa è l’Uomo ma il chi sono io. E tale risposta non può venire da un manuale sulle categorie degli universali ma da una storia unica e particolare che ha origine da uno spermatozoo e da un ovulo, che si inaugura all’interno di un corpo di donna che ha un nome e solo uno e di definisce sin dal suo albore nei caratteri di un corpo con la sua fisonomia specifica, i suoi segni contraddistintivi. Sono quei piedi, non più nella caratteristica impersonale della cifra, 4-2-3, ma nella caratteristica “personale” della ferita del gonfiore (oedus) in cui si cela la chiave dell’identità e del riconoscimento. Non stupisce la commozione con la quale circa un secolo fa Freud scopriva nel lento disvelamento della vicenda edipica la prova, che l’ambito della scienza non gli riconosceva, per la tua teoria circa l’universalità del tema centrale dell’essere umano condannato dalla maledizione della logica istintuale, proiettata sulla ineluttabilità del detto oracolare “ucciderai tuo padre e ti unirai a tua madre”. Ma al di là del contenuto specifico, cui Freud rimanda con tanta infalsificabile insistenza, altri sono i piani di lettura che pure confortano l’universalità della narrazione edipica. Riprendendo la citazione già proposta, sta forse nella “forma” del processo di svelamento l’analogia tra il racconto del dramma per eccellenza e il procedimento della analisi. Al di là degli specifici contenuti, si tratta forse di decidere il procedimento attraverso il quale gli stessi sono venuti alla superficie di una consapevolezza condivisa di analista e analizzando. Qui semmai ci sembra cogliere il piano di clivaggio, quella incrinatura nella lente che svia, oltre che a far intravedere ed anche amplificare, la traiettoria degli oggetti di conoscenza a cui ci applichiamo. Quella stessa ragione apollinea che permise ad Edipo di abbattere la Sfinge e di dirimere il quesito, di “interpretare” la molteplicità riportandola all’unità ed alla universalità, rischia di rappresentare la soluzione e l’inganno. L’orgogliosa presunzione di poter controllare il messaggio ambiguo con il potere di una mente chiara ed ordinatrice, cartesiana, sembra essere in effetti alla radice del tragico reversal, del rovesciamento di prospettive cui il nostro eroe della conoscenza va incontro. Era ai suoi piedi stessi che dovrà guardare, ai suoi piedi feriti come segno di identificazione e non alla cifra dell’universale.

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Un procedimento che dalla ferita del corpo, dal di dentro, si espande in conoscenza, se solo non la eludiamo ... e magari proprio utilizzando quei giochi della mente (lo spostamento, la generalizzazione, la sublimazione) che dalla mente e dalle sue pre-concette categorie si applica al corpo, alle emozioni e sentimenti al fine di ricondurli, speso forzatamente, entro quei recinti di identificazione e categorizzazione che della mente sono propri. Ecco che il movimento si rivela quindi come operantesi “dal corpo alla coscienza“ e non quindi dalla coscienza “sul corpo”. Questo è il cuore del mio intervento. E dico cuore proprio per alludere a quelle “ragioni che la ragione non conosce” di pascaliana memoria. A quell’ambito coscienziale che sfugge alla visione maculare, lucida e pungente della conoscenza come erklaren come ergraiffen e solo si fa avvicinare da un understanding che più modestamente e femminilmente si accontenta di fersteen, di accogliere il contenuto. Non quindi analisi, dissezione ed intrusione quanto accoglimento di una creatura viva, di un erlebnis (che rimanda appunto ad un evento vitale e non dissezionato sul tavolo anatomico) di un evento che, prima di essere

capito e categorizzato, decodificato, va assaporato, contemplato, annusato, ospitato nello spazio del cuore e dei sensi. La tremenda apertura romantica, nietschiana operata da Freud appare parzialmente ridimensionare l’ambizione prometeica di afferrare quella scintilla di luce che sicuramente della conoscenza divina-umana era emanazione. Il secolo dei lumi, dello scientismo obiettivante, del razionalismo orgoglioso e dominatore della natura erano troppo tronfi di recenti vittorie e di giovanilistiche promesse per cedere alla sofrosune del dubbio, alla opacità dell'incerto, alla sfocatura dell’ambiguo. . Bisognava immettere il materiale sgusciante e mutevole sovradeterminato del sogno e dell’inconscio nei cassetti del dizionario dei simboli, scassinare le casseforti del mito con la chiave universale del complesso di Edipo di Urano e di Cronos (che dello stesso paradigma riproducevano per Freud ed Anzieu la il primario mitema). Ma il titanico coraggio di Freud nell’aprire un varco, una crepa nella compattezza gelida di una ragione lineare e troppo coerente per accogliere il mutevole fenomeno della vita, è stato portato avanti. Più che dalla Klein che pur inabissandosi in profondità ancor più archetipe della coscienza infantile, nei primissimi prodotti della mente teologica alle prese con la sua cosmogenesi primigenia ma pur utilizzando gli strumenti della dissezione e dell’intrusione conoscitiva, i riferimenti vanno in parte a Jung, ma più ancora alla scuola ungherese di Ferenczi, Balint e più ancora a Reich e, da questi, a Perls e a Lowen. Qui la parola tace, attende. Non opera nel suo principato, nel suo dominio. Qui viene accolto innanzitutto un corpo, il suo “modo” di porsi prima che i contenuti che potrà esprimere, il suo respiro, in termini essenziali il suo modo di interagire con il mondo circostante. Si, ad un livello primario, elementare, basale, ma appunto per questo indicativo delle strutture prime dell’osmosi Io-mondo. Qui il corpo emette dei suoni, prima che delle parole, delle vibrazioni che sono sonore, ma anche termiche, umorali ... forme diverse e collegate di una bio-energia che irradia a dice prima ancora di definirsi nella cifra, spesso impersonale e presa a prestito dall'inventario delle frasi fatte, che la mente archivia e fornisce all’occorrenza ed anche quando potrebbe più utilmente farne a meno. Non ci interessa udire quello che la mente ci racconta del corpo, dei sogni, delle sensazioni. Ci ineressa primariamente dare appunto al corpo la nostra attenzione, il nostro sguardo e le nostre orecchie. Avvertire le intercisioni ed i blocchi prima ancora che ciò che alle strozzature sfugge. Cogliere le pause, quei segmenti di apnea per collegarli ad un immagine ... non quella che l’archivio delle icone consiglierebbe appropriata, ma quella astrusa, spesso, inopportuna, spesso censurata in quanto accompagnata da un senso di estraneazione e di disagio. Qui si la procedura della psicoanalisi recupera tutta la sua ricchezza genuina ed insubordinativa. Nelle associazioni libere il materiale si associa in modo spesso caotico ed incoerente. Una decostruzione di sintassi

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precostituite apre spiragli per nuove aggregazioni, per ipotesi impreviste, per nuove aggregazioni di significato. Si tratta però di non farci prendenre dalla marea debordante del tutto possibile dalla pansemiosi indiscriminata dei significati in un rimando infinito e caotico. si tratta al contrario di far emergere una figura da uno sfondo, una gestalt che sembri dotata di forza emergente, di urgenza a distinguersi da uno sfondo magmatico ed indistinto per dirci il suo confine ed il suo nome, per configurarsi come il prodotto del qui ed ora come l’ologramma che include passato e rispecchiamenti archetipi ma che si concretizza in un grumo di senso che a ha che fare con l’oggi con l’esser-ci in un luogo ed un tempo preciso, con un declinarsi nelle coordinate di tempo e di spazio in cui unicamente l’essere ci concede di essere avvicinato e pensato. Si tratta di “sfasciare” l’infante, l’innocente vittima dalle volute dei mille pregiudizi che la storia del pensiero ha stratificato e frapposto fra noi ed il corpo e le cose per come sono, prima di ogni elaborazione preconcetta, come ricorda Perls parafrasando Husserl. Si tratta di contattare con emozione ed infinito rispetto un corpo oltre le fasce delle mille difese nelle quali si è inviluppato ed è stato fasciato prima ancora che lo sapesse. Ma senza la fretta dell’afferrare il concetto, di indovinare l’indovinello. Fantastichiamo come rapido, forse fulmineo, il lampo di genio che consentì ad Edipo di abbattere la sfinge e divenire sovrano ... ahimè anche incestuoso tiranno... Ci vollero venti anni per disfasi della dimenticanza dell’odio verso il padre, della rimozione di quel delitto, del vedere il quel corpo desiderato le sembianze della madre. E venti anni ancora per giungere a Colono, dove le vesti consunte che avvolgevano il corpo affaticato da un lungo cammino potessero cadere e lasciare un corpo nudo. Nudo e consapevole che tutto aveva detto di sè, ormai rischiarato da una conoscenza che scioglie i nodi dell’ambiguità e del disvelamento. Un corpo che poteva infine affidarsi all’ultimo abbraccio della madre terra ed alle braccia di un cielo stellato, di un padre-cielo. Oggi il grande assente, l'ignoto, il negato nello psicologismo di molti terapeuti, è il corpo come dimensione vitale della realtà umana, come dato globale presessuale ed irriducibile, come ciò su cui si poggiano tutte le funzioni psichiche (Anziau 1985).

Scuola e dintorni (a cura di: Manila Cannalire [email protected])

PROGRAMMA DI PSICOPATOLOGIA PER I CORSI DI PSICOTERAPIA. A cura di R. Zerbetto Argomenti

- Stati depressivi e alterazioni del tono dell’umore - Stati dissociativi e e splitting cognitico-emozionali - Disturbi di personalità con tratti narcisistici e borderline - Dipendenze da farmaci e addiction prone personality. Psicoterapia e comunità terapeutiche

- Disturbi di personalità con tratti ossessivo-compulsivi - Ansia, angoscia e attacchi di panico - Ipocondria, conversione somatica dell’ansia e disturbi somatomorfi - Dipendenze comportamentali (gioco d’azzardo, Net-addictions, dipendenze affettive e

overeating) e discontrollo degli impulsi Gli insegnamenti di psicopatologia si svolgeranno con la seguente metodologia:

- Prevederanno una parte espositiva generale con approfondimenti su versante psicodinamico e configurazione all’interno dell’approccio gestaltico

- Una parte riservata al lavoro su di sé sul tema del giorno attraverso il lavoro in triadi - E una parte riservata alla supervisione dei casi e alle strategie di trattamento - Saranno fornite dispense di accompagnamento

Tali insegnamenti sono destinate agli allievi di psicoterapia e si svolgeranno a classi congiunte

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CORSO DI PERFEZIONAMENTO POST-DIPLOMA in

COUNSELING A.A. 2013-14

Dalla pluriennale esperienza nella formazione di diverse generazioni di counselor, nasce la percezione di diverse esigenze di approfondimento all’interno della medesima professione. Per rispondere quindi, da un lato alle esigenze di counselor che desiderano accedere a maggiori nozioni di psicopatologia per meglio riconoscere le possibilità ed i limiti del proprio intervento, dall’altro al desiderio di un prolungato esercizio esperienziale per un perfezionamento del proprio stile di lavoro, il CSTG ha strutturato questo Corso di Perfezionamento Post-Diploma, organizzato in tre parti:

Prima parte

Nozioni di psicopatologia e storie di casi: 6 incontri di 4 ore che inquadreranno i tratti salienti di:

depressione, dissociazione, disturbi di personalità, dipendenze, attacchi di panico, disturbi somatomorfi, quadri ossessivo-compulsivi, discontrollo degli impulsi.

Saranno disponibili dispense riguardanti le singole parti del corso.

Seconda parte

Esercizi “in tripletta” (relazione di counseling svolta in gruppi di tre persone

che, a rotazione, svolgono il ruolo di counselor, cliente ed osservatore) nei quali il supervisore assiste, orienta , spiega e corregge il lavoro di ognuno.

6 incontri di 4 ore che punteranno l’attenzione sul modo di operare del singolo per perfezionare il suo stile personale e la sua efficacia.

Terza parte

Residenziale intensivo di 4 giorni a Noceto (Siena).

Parti integrative

Partecipazione gratuita alle iniziative del CSTG per l’anno di durata del corso (lezioni, Visiting Professor ed eventi vari promossi dalla Scuola).

Inoltre sono previsti 4 incontri di 4 ore di autoformazione supervisionata e la partecipazione alle conferenze serali organizzate in collaborazione con lo studio Metafora.

Monte ore complessivo: 96 ore

Costo: euro 960

Didatti: Riccardo Zerbetto e Donatella De Marinis

Coordinatrice: Sara Bergomi

Per informazioni e prenotazioni:

���� [email protected] ���� 0229408785

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Laboratorio su sogno, mito e archetipi “Il sogno… è una specie di attacco frontale al cuore della nostra non-esistenza” F. Perls “Il sogno rappresenta l'appagamento allucinatorio di un desiderio”..S. Freud

“Abbiamo trasformato gli dei in malattie” C.G. Jung

Percorso tra Gestalt e psicologia archetipica condotto da

Riccardo Zerbetto con la partecipazione di

Giorgio Antonelli e Paolo Migone Il workshop teorico-esperienziale prevede un lavoro sui contenuti onirici presentati dai partecipanti in un’ottica gestaltica con integrazioni teoriche in una prospettiva freudiana,

junghiana e hillmaniana. Verrà approfondito il tema della dimensione immaginale e della psicologia archetipica nella

prospettiva di James Hillman, Henry Corbin e Walter Otto e verranno tratteggiati, nello specifico, i grandi archetipi (divinità olimpiche) della tradizione greca con applicazione nel

lavoro clinico della prospettiva gestaltico-archetipica. Una particolare attenzione verrà

riservata da R. Zerbetto alla dimensione del tempo (tripode delfico) e da G. Antonelli alla

dimensione dello spazio (la casa di Ade) nel vissuto onirico.

Con la moglie e scultrice Ursula Corleis verrà ricordata la figura di Herbert Hoffman.

Sede e orario: Il workshop, di 30 ore, è accreditabili per il Master su Dreamwork e mondo immaginale promosso dal CSTG e si svolgerà presso il nostro “Portico del

sognatore” presso il ”Podere di Noceto (Ville di Corsano), Via di Grotti-Bagnaia 1216, da giovedì 25 luglio ore 18,30 a domenica 28 luglio ore 13,30 2013.

Il costo per i 4 giorni di workshop è di 240 euro comprensivi di vitto e alloggio per i soci del CSTG o al CONACREIS (18 euro). Sono possibili abbreviazioni di corso a 90 euro al giorno.

Conducono il seminario: Riccardo Zerbetto, psichiatra, direttore Centro Studi Terapia della Gestalt Giorgio Antonelli, psicoanalista junghiano, Pres. Associazione di Psicologia e

letteratura fondata da Aldo Carotenuto

Paolo Migone, psicoanalista, condirettore della rivista Psicoterapia e Scienze umane

Per informazioni: [email protected] – tel 3288719610 Siti: www.cstg.it e www.nocetiamo.it

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INNER HEALING: Ritiro di guarigione interiore e vacanza al Podere “Noceto”, Ville di Corsano (SI) dal 5 al 11 agosto 2013

con Riccardo Zerbetto e la partecipazione di

Daniela Santabbondio e Andrea Ballati

Un periodo estivo dedicato a noi stessi, non solo al riposo, ma anche al prenderci cura di quel “qualcosa”

che rimane fonte di inquietudine e di malessere che spesso ci accompagna. Un’occasione per dedicare ad

una possibile ferita antica, ad una esigenza profonda rimasta insoddisfatta o ad un nucleo di solitudine

quella attenzione e quella “cura” che forse ci chiede da tempo. Particolare attenzione verrà riservata al

lavoro gestaltico sul trauma inteso come “ferita” del sé e della sia immagine, violazione degli “ego boundaries” e disturbo delle “funzioni di contatto”. L’accompagnamento ad un lavoro di rievocazione

drammatizzata consentirà di attualizzare il vissuto (erlebnis) in una riedizione che consenta il

superamento della posizione cronicamente vittimizzata in vista di una riappropriazione delle possibilità di

scelta, superamento della componente confusivo-collusiva e riappropriazione di una più consapevole

relazione Io/Altro.

Conducono il seminario Riccardo Zerbetto, Direttore del Centro Studi di Terapia della Gestalt e

formastosi nella Terapia familiare, nella Caratteroanalisi reichiana e nella “Primal reintegration” con

William Swartley

Daniela Santabbondio Professional Counsellor formatasi presso il CSTG e “L’Ecole Parisienne de

Gestalt” a Parigi, specializzatasi nell’ambito delle dipendenze affettive (www.dipendenzeaffettive.com ) e

delle pratiche di consapevolezza (www.itrelivellidiconsapevolezza.com)

Andrea Ballati, psichiatra e psicoterapeuta, didatta associato del CSTG, omeopata, già aiuto-dirigente in

servizi di salute mentale, cultore di medicine naturali e da 18 anni di sciamanesimo buriata con Nadia

Stephanova

La struttura del seminario prevede:

- al mattino meditazione e lavoro psico-corporeo (utilizzando pratiche come il Vipassana le

meditazioni dinamiche e le “social meditations” della Humaniversity di Veeresh) e cui segue un

lavoro gestaltico sul sogno, sulle funzioni di contatto e del sé

- periodo di riposo dalle 12 alle 17 con possibilità di fare un bagno in loco o nelle vicinanze (terme o

fiume)

- nel pomeriggio un lavoro sugli “unifinished business” con tecniche di regressione e psicodramma

gestaltico alla ricerca di quei nuclei irrisolti del “bambino interiore” che ancora ci legano ad un

passato attraverso forme di dipendenza affettiva impedendoci di vivere più pienamente il

presente interferendo, in particolare, sulla qualità delle nostre relazioni intime.

- Sono previste sessioni di Primal reintegration e Rebirthing in acqua, tecniche catartiche,

Emotional release e lavoro sui Processi primari.

Alla cena seguiranno delle serate con musica, poesia (haiku o altro), passeggiate sotto le stelle,

movimento-danza (trance dance, inner dance, tandava e movimento spontaneo).

Il costo è di 490 euro comprensivi di vitto e alloggio per i soci del CSTG e associati al CONACREIS (18 euro). Programma di 5 giorni (5-9 con Santabbondio e 7 – 11 con Ballati) a 370 euro.

Per informazioni: CSTG: [email protected] o cell 3288719610

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PPPrrrooogggrrraaammmmmmaaa CCCLLLEEEAAANNN AAAlll lll ’’’ooorrr iiigggiiinnneee dddeeelll llleee nnnooosssttt rrreee dddiiipppeeennndddeeennnzzzeee

OOObbbiii eeettt ttt iii vvv iii dddeeelll ppprrrooogggrrraaammmmmmaaa::: il Programma CLEAN propone una “messa a punto” del proprio progetto di vita sia sotto il profilo esistenziale (rapporti affettivi e sociali, scelte in ambito lavorativo etc.) che dello stile di vita (costellazione valoriale). CLEAN si fonda su un approccio professionale di psicoterapia e counseling sviluppato in sette anni di ricerca e di sperimentazione sul gioco d’azzardo (Progetto Orthos) e sull’alleggerimento ponderale (Progetto Corpo e Immagine) che si ispira ad una innovativa metodologia di intervento umanistico che integra ingredienti diversi tra cui: lavoro in gruppo ad orientamento gestaltico , body work, pratiche di auto osservazione e consapev olezza, arte e danza-movimento terapia, analisi del carattere nell a prospettiva degli Enneatipi, dreamwork e rispecchiamenti archetipici.

IIIlll mmmooodddeeelll lll ooo ddd iii iii nnn ttteeerrrvvveeennntttooo prevede un Programma Residenziale intensivo Mirato per Area (PRIMA) di una o più settimane, a seconda della problematica affrontata seguito, laddove ritenuto necessario, da incontri di verifica e consolidamento dei risultati ottenuti. Il Programma si rivolge in particolare a persone interessate in vario modo da una “addiction prone personality” e quindi inclini a sviluppare dipendenze comportamentali (senza implicazioni di carattere medico-sanitario) di tipo affettivo-sessuali , da gioco d’azzardo , da internet e social networks da psicofarmaci, alcol, fumo e sostanze illegali Al fine di superare modalità stereotipe e disfunzionali di comportamento offriamo un contenitore accogliente e professionale in grado di favorire la consapevolezza sulle dinamiche autoinibitorie e ad innescare processi evolutivi grazie ad una successione di interventi programmati che offrono un adeguato spazio meditativo e di riflessione, di lavoro corporeo, di Arte terapia con gruppi di psicoterapia e counseling mirati ad affrontare, in particolare:

• IL NOSTRO VUOTO INTERIORE ED IL PROCESSO DI CONSAPE VOLEZZA

• LA STORIA PERSONALE ED I SUOI NODI IRRISOLTI

• IL CARATTARE ORALE LA FUNZIONE AD-GRESSIVA

• IL SE’, LE FUNZIONI DI CONTATTO E LA DISREGOLAZION E AFFETTIVA

• IL BILANCIO LIBIDICO ED IL PORGETTO DI VITA

• LA STRUTTURA DI PERSONALITA’

Promuove il Programma l’Associazione ORTHOS si avvale di psicoterapeuti, counselors con competenze nella psicoterapia della Gestalt, nel Bodywork, nella Arte terapia, nelle pratiche meditative e nella ricerca in ambito sociale e sanitario. Direttore Scientifico e supervisore di è il dott. Riccardo Zerbetto, psichiatra e doc. inc. di psicopatologia presso l’Università di Siena, direttore del Centro Studi di Terapia della Gestalt (CSTG), già presidente della European Association for Psychotherapy

CCCooosss tttooo::: Il costo è di 480 euro comprensivi di vitto e alloggio (con associatura al CONACREIS di

18 euro) e di 380 per i soci del CSTG e Utenti di Orthos

SSSeeedddeee eee dddaaattteee CCCooosss tttooo::: Il seminario intensivo si svolge dal 12 al 18 di agosto presso il Podere di

Noceto nei pressi di Ville di Corsano (Siena). Per Informazioni: Giovanna Puntellini , 3939365069, [email protected]

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CONFERENZA DI PRESENTAZIONE

PSICOTERAPIA DELLA GESTALT

La Terapia della Gestalt si origina in Germania e poi negli USA ad opera di Frederik Perls, psicoanalista che ha integrato nel suo approccio alla psicoterapia apporti filosofici della fenomenologia e dell’esistenzialismo, discipline psicologiche come la Psicologia della Forma, la Teoria del Campo e la Semantica generale nonché pratiche di consapevolezza ispirate allo zen e alla sensory awarness. Da questo insieme di elementi scaturisce un inconfondibile stile di lavoro che privilegia il presente, in cui pure si riassume la storia passata e la prospezione verso il futuro, come dimensione dell’accadimento propriamente umano legato all’esperienza dell’essere-al-mondo prima che alla cognizione della stessa. Un approccio che recupera, specie nel lavoro in gruppo, il significato dell’agire che, lungi dal contrapporsi alla simbolizzazione, ne rappresenta il supporto ed il naturale sviluppo nella prospettiva di una concezione olistica ed integrativa delle funzioni del sé.

Fritz Perls

Nel corso della serata, verranno presentati i

CORSI QUADRIENNALI DI PSICOTERAPIA riconosciuti dal MIUR

Anno accademico 2013

Didatti: Riccardo Zerbetto e Donatella De Marinis

Il CSTG è co-fondatore della Federazione Italiana di Scuole e Istituti di Gestalt (FISIG), membro della Associazione Europea di Gestalt Terapia (AETG), Federazione Italiana delle Associazioni di Psicoterapia-FIAP e della European

Association for Psychotherapy (EAP).

Presenterà la serata

Donatella De Marinis Psicologa e psicoterapeuta, co-direttore del Centro Studi di Terapia della Gestalt,

didatta ordinario e supervisore della Federazione Italiana delle Scuole di Gestalt

L’incontro avrà luogo presso il CSTG

giovedì, 10 ottobre 2013 – ore 21:15 in Via Mercadante 8 – Milano (MM Loreto)

ENTRATA LIBERA

Si prega di confermare la partecipazione � [email protected] � 0229408785

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CONFERENZA DI PRESENTAZIONE

COUNSELING AD ORIENTAMENTO GESTALTICO

La Terapia della Gestalt si origina in Germania e poi negli USA ad opera di Frederik Perls, psicoanalista che ha integrato nel suo approccio alla psicoterapia apporti filosofici della fenomenologia e dell’esistenzialismo, discipline psicologiche come la Psicologia della Forma, la Teoria del Campo e la Semantica generale nonché pratiche di consapevolezza ispirate allo zen e alla sensory awareness. Da questo insieme di elementi scaturisce un inconfondibile stile di lavoro che privilegia il presente, in cui pure si riassume la storia passata e la prospezione verso il futuro, come dimensione dell’accadimento propriamente umano legato all’esperienza dell’essere-al-mondo prima che alla cognizione della stessa. Un approccio che recupera, specie nel lavoro in gruppo, il significato dell’agire che, lungi dal contrapporsi alla simbolizzazione, ne rappresenta il supporto ed il naturale sviluppo nella prospettiva di una concezione olistica ed integrativa delle funzioni del sé. Fritz Perls

Nel corso della serata, verranno presentati i

CORSI TRIENNALI DI COUNSELING riconosciuti da AssoCounseling

Anno accademico 2014

Direttori: Riccardo Zerbetto e Donatella De Marinis

Il CSTG è co-fondatore della Federazione Italiana di Scuole e Istituti di Gestalt (FISIG), membro della Associazione Europea di Gestalt Terapia (AETG), Federazione Italiana delle Associazioni di Psicoterapia-FIAP e della European

Association for Psychotherapy (EAP).

La serata vedrà la partecipazione di

Sara Bergomi Counselor, Coordinatrice Corsi di Counseling CSTG

L’incontro avrà luogo presso il CSTG

venerdì 20 settembre 2013 ore 21.00 in Via Mercadante 8 – Milano (MM Loreto)

Si prega di confermare la partecipazione � [email protected] � 0229408785

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Eventi

CONGRESSO INTERNAZIONALE

LA DIAGNOSI IN PSICOTERAPIA E IN PSICHIATRIA Roma, 11-12-13 ottobre 2013

Centro Congressi Frentani Viale di Porta Tiburtina, 42 – Roma

G. O. Gabbard - E. Gilliéron - V. Lingiardi - M. Ammaniti - M. Baldassarre - M. Biondi - M. T. Daniele - V. Di Piero -

V. Faia - M. G. Fava Vizziello - F. Fornari - G. Francesetti - B. Husi - G. Inneo - L. Janiri - G. Martinotti - L. Rizzo - M.

Rossi Monti - G. Rugi PATROCINI

Ordine degli Psicologi del Lazio F.I.A.P. (Federazione Italiana delle Associazioni in Psicoterapia)

È stato richiesto accreditamento ECM per psicologi, medici psichiatri e neuropsichiatri

I partecipanti singoli o le associazioni potranno proporre i loro contributi scientifici (ambito clinico e di ricerca), i quali verranno inseriti nella sessione Poster. Le proposte dovranno essere inviate entro il 15 settembre 2013 al seguente indirizzo: [email protected] Per gli associati FIAP il costo di iscrizione è equiparato a quello degli studenti, 60 euro + iva.

GIORNATA DI STUDIO FRA DIDATTI DELLA FISIG 1° OTTOBRE 2013 Nelle Scienze Naturali esiste l’interessante concetto della Biodiversità. Esso afferma che lo stato di salute di un Ecosistema aumenta con l’aumentare delle differenze tra le specie che lo abitano e che queste sono tutte collegate tra loro. Le Scuole di Gestalt associate nella FISIG esprimono un concetto simile : SVILUPPARE LE DIFFERENZE MANTENENDO I COLLEGAMENTI E IL DIALOGO AUMENTA LO STATO DI BENESSERE DELL’INTERO CAMPO DELLA

GESTALT Alla giornata ognuna delle tredici scuole federate alla FISIG parteciperà con i direttori/trici e quattro didatti. L’incontro si terrà presso la sede SIPAP in Roma, Via Padre Semeria 33, int.3, con inizio alle ore 10.00 e conclusione alle ore 17. Il fuoco della giornata, oltre che sostenere il dialogo tra le varie scuole e rinforzare la biodiversità nella FISIG, sarà fare emergere il tema del prossimo convegno nazionale dell’associazione

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GIORNATA DI STUDI SU AFRODITE A CIPRO Paphos, 31 agosto 2013

Alexander the Great Beach Hotel Nata dalla spuma del mare, Afrodite approda alla spiaggia di Paphos nell’isola di Cipro che, da “allora” può vantare di essere l’ isola della dea cipride. Ma questo approdo mitico rimanda, come spesso, a racconti che affondano le radici su premesse anche storiche seppure al confine tra tracce riscontrabili ed inferenze possibili. La “Dea dei naviganti”, che già trova ascendenze nella egizia Iside, dea della navigazione oltre che dell’amore, sembra infatti aver preso le mosse da questi liti tra Palestina ed Anatolia per colonizzare il Mediterraneo ibridandolo di intrecci commerciali, lingue e culture. Di qui la disseminazione di templi fenici ad Ishtar, dea dell’amore, che si convertirà più tardivamente nelle greca Afrodite. Ma figlio della Dea, rapita dalla passione per Anchise, è Enea che dalle ceneri di Troia partirà per la fondazione di Roma. Un impero, quello romano, che rappresenterà l’alveo per la diffusione della Buona Novella e del Sacro romano impero da cui tutti, grazie alla ibridazione di culture medio-orientali, greche e romane, abbiamo la fortuna di essere eredi. Con animo trepido di fronte a tanta Dea ci accosteremo quindi ai liti che ancora ne conservino le vestigia. Segreteria scientifica: Riccardo Zerbetto ([email protected]), Primo Lorenzi ([email protected]) Daniela Fausti ([email protected]) Segreteria organizzativa: Nora Griffiths ([email protected]) Il costo per la partecipazione è di 50 euro. La partecipazione è gratuita per i partecipanti alla XIII Periegesi il cui programma si può richiedere alla segreteria organizzativa ([email protected])

Dare Corpo A cura di: Alessandra Callegari, Donatella De Marinis, Valter Mader, Giovanni Montani, Cristina Tegon, Riccardo Zerbetto

ASPETTI CULTURALI, EMOZIONALI E PSICOLOGICI DELLA POSTURA (1) Di Giovanni Montani

Come abbiamo visto nel precedente articolo la postura è un sistema assai complesso che può essere influenzato dall’aspetto meccanico, da quello ambientale (terreni,

scarpe, allattamento artificiale precoce con conseguenti disfunzioni della lingua e quindi della deglutizione), dagli stili di vita inadeguati (sedentarietà, stress) e da eventuali problematiche fisiologiche (malattie, fratture, incidenti vari). Oggi prendiamo in considerazione gli aspetti culturali, emozionali e psicologici che possono influenzare la postura. Logicamente essendo infinite le considerazioni che si possono fare su questi tre aspetti cercherò di considerare le più comuni. Aspetti culturali della postura L'abituale postura verticale con le braccia pendenti ai fianchi o unite davanti o dietro il corpo è stato uno standard universalmente accettato. Stare seduto su una sedia non è stato però sempre un fatto di tutti i giorni, né è messo in atto universalmente: in effetti, lo stare seduti su una sedia è di origine recente. Un quarto della razza umana scarica abitualmente i piedi, le gambe, la schiena “accovacciandosi” completamente sia in riposo che al lavoro. Sedie, sgabelli, panche furono usati in Egitto e in Mesopotamia 5000 anni fa, ma i Cinesi hanno adottato le sedie solo recentemente, 2000 anni fa. Prima d'allora i Cinesi sedevano per terra come facevano anche i Giapponesi e i Coreani, usando una posizione che viene chiamata seizà. I popoli islamici del Medio Oriente e del Nord Africa sono tornati a sedersi per terra o sul pavimento "per prestigio e rituale culturale e religioso". La posizione completamente accovacciata per lavorare e per riposare è usata comunemente da milioni di persone in Africa, in Asia e in alcuni paesi dell'America Latina.

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La posizione accovacciata a gambe incrociate alla turca o "a sarto" è usata in Medio Oriente e in India come in gran parte dell'Asia. In origine si pensò che l'incrociare le gambe o il piegarle sotto il corpo sedendosi fosse proprio delle donne a causa delle gonne strette, ma si è ora riconosciuto che questa postura da seduti è caratteristica anche di culture dove non si usano abiti. La postura eretta è influenzata dall'uso di calzature come da fattori fisiologici, psicologici, sociali, sessuali, occupazionali e ambientali troppo numerosi per poter essere chiariti. La postura è stata influenzata anche da rituali religiosi che hanno istituito I' inginocchiarsi, lo stare in piedi con la testa chinata o il giacere proni o in posizione di "meditazione Yoga". I codici occidentali relativi alla postura sono diventati più permissivi nel corso degli ultimi cento anni, quando sono diventati disponibili sedie e sofà muniti di soffici cuscini al posto delle sedie dure con schienali verticali. Indipendentemente dalle modificazioni dei precetti culturali, ai nostri bambini oggi si raccomanda di assumere una posizione presupposta "normale e desiderabile", sia o non sia idonea dal punto di vista fisiologico o muscoloscheletrico. La postura può essere vista anche dal punto di vista delle influenze culturali, dell'educazione familiare, della scuola e delle pressioni da parte dei coetanei. L'esempio dei genitori, insieme con l'educazione specifica, ha una parte nella formazione della postura così come la competizione tra fratelli e compagni di scuola. Quindi in ogni cultura esistono regole che definiscono le posture più adatte al contesto interattivo ed alla circostanza. In occasione di eventi pubblici e di rituali le posture svolgono importanti funzioni simboliche. Se in questi contesti l’individuo viola le regole culturali che impongono una particolare postura, da gruppo di appartenenza può derivare una forte disapprovazione. Possiamo perciò capire quanto l’aspetto culturale e antropologico influenza la nostra postura e perciò la nostra vita, spesso di ciò non ne siamo consapevoli. Aspetti emozionali e psicologici Noi tutti possediamo un equipaggiamento biologico di base notevolmente simile e siamo soggetti alle stesse leggi della meccanica e della fisica che governano la distribuzione posturale e il movimento. James Kepner, psicoterapeuta gestaltico, chiama questa struttura di base, ed il meccanismo di funzionamento del corpo, la ‘struttura corporea biologica'. Tutti gli esseri umani, con alcune variazioni tra gruppi razziali ed individui, nascono con la stessa struttura biologica dettata dagli adattamenti evolutivi della nostra specie. Ma se osserviamo attentamente le persone da un punto di vista corporeo, notiamo qualcosa che ci colpisce: ci sono molte variazioni nei modi in cui esse assumono una postura, si muovono e respirano. Sono queste variazioni nella struttura corporea degli individui - tensioni, posture, atteggiamenti, espressioni e movimenti caratteristici delle parti del corpo - a interessare la natura umana, a raccontarci la storia delle persone. Le posture e le espressioni corporee non dipendono da una scelta conscia. Spesso tali posture e tensioni non vengono notate dagli individui, malgrado essi possano accorgersi del dolore e del disagio che ne risultano. Sebbene sappiamo che queste variazioni non sono parti naturali o necessarie della struttura meccanica del corpo, sembra che esse siano incorporate dall'individuo, come parti inerenti la struttura corporea. Possiamo definire queste variazioni individuali del corpo come la struttura corporea di adattamento. Premesso che la struttura corporea biologica è la nostra base genetica comune che si è formata attraverso la crescita fisiologica e la maturazione, la struttura corporea di adattamento si è formata attraverso il nostro adattamento alla storia ed alle esperienze della vita ‘in qualità di persone'. Questi adattamenti sono numerosi e vari ed il loro effetto cumulativo si ripercuote profondamente sulla nostra esistenza fisica nel mondo. James Kepner dice che La struttura corporea di adattamento è caratterizzata da posture, atteggiamenti e tensioni che sono: 1. usate costantemente e in maniera persistente nel tempo; 2. cristallizzate nella muscolatura così che la struttura è visibile

continuamente, oppure reazioni muscolari pre-programmate che incanalano energia e movimento in uno schema motorio stereotipato;

3. automatiche ed involontarie (nella maggior parte delle circostanze);

4. Non facilmente o tranquillamente modificabili provando soltanto a stare in piedi o a muoversi in modo differente (limitandosi cioè a un cambiamento comportamentale).

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La natura e le origini della struttura corporea di adattamento Sempre James Kepner afferma che le variazioni individuali nella struttura corporea, nonostante l'apparente casualità della loro organizzazione gravitazionale, non siano casuali, ma dense di significato e di significatività. La struttura corporea di una persona è un insieme dei suoi adattamenti organismici alla vita e diventa significativa se vista in questo contesto. Il contesto in cui bisogna vedere le variazioni individuali della struttura corporea è quello dell'adattamento e della variazione creativa all'esperienza personale di vita. Ognuno di noi ha una storia familiare unica, una serie di esperienze di vita ed un senso di sé, tutte cose alle quali ci adattiamo e reagiamo non limitandoci a modellare il nostro pensiero e le nostre opinioni, ma modellando anche il modo attraverso cui ci incarniamo, il modo in cui reagiamo fisicamente, ci muoviamo, stiamo in piedi, ci sediamo e così via. Proprio come gli schemi di interazione familiare, di comportamento o del senso di se stessi diventano persistenti, così avviene anche al modo in cui strutturiamo la natura corporea, fino a che esso diventa tanto abituale da sembrare parte delle nostre ossa e delle nostre fibre. James Kepner dice:

Richiamate alla memoria come avete reagito fisicamente ad una situazione di pericolo, minaccia o paura. I processi naturali dell'assumere una postura difensiva - trattenere il respiro, incurvare le spalle, inclinarsi per schivare un pericolo - costituiscono una parte del modo in cui vi adattate a questo cambiamento ambientale. Immaginate come sarebbe vivere in una situazione di costante minaccia o pericolo. Questi processi, che è abbastanza facile modificare dopo un allarme momentaneo, diventano una reazione costante. La vostra inspirazione bloccata (per un sussulto), le spalle incurvate protettivamente e la posizione inclinata possono diventare parte del vostro atteggiamento ed irrigidirsi nei muscoli. Quello che era un processo di adattamento momentaneo e flessibile diventa una struttura costante e fissa della vostra postura corporea. (James Kepner, Body Process, Franco Angeli, 1997, pag. 82)

I processi organismici di adattamento e di variazione diventano strutture corporee fisse quando sono usate abitualmente o perché l'ambiente richiede costantemente la stessa risposta, o poiché arriviamo a fissare il nostro senso del sé, concedendoci scarsa flessibilità. Questi processi rispondono a meccanismi di difesa che il nostro organismo ha messo in atto per difenderci, per sopravvivere, che hanno permesso di evolverci, ma che hanno causato un dispendio energetico imponente, in molti casi, e hanno inciso, oltre che sul nostro carattere anche sulla nostra postura, sul nostro modo di “stare al mondo”, queste risposte adattive con il tempo ci comportano una sofferenza, un adattamento continuo rispetto a ciò che sarebbe potuto essere se non avessimo dovuto rispondere alla vita con dei meccanismi di difesa che allora furono sacrosanti ed efficaci ma che oggi ci pesano, spesso, come zavorre. Sempre James Kepner continua:

“Un esempio del primo caso è una situazione familiare nella quale la continua minaccia di punizione o di critica richiede una prontezza fisica costante per battere in ritirata o difendersi. Un esempio del secondo caso è quello del tentativo di un ragazzino di definire e sentire il suo sé come duro, e di evitare il suo senso di debolezza indurendo il torace ed i muscoli pettorali ed assumendo una postura rigida. Queste reazioni divengono parte della struttura corporea di adattamento: il modo in cui modelliamo noi stessi e siamo stati modellati dalla nostra esperienza di vita”. (Ibidem, pag. 82-83)

Per molte persone è spesso estremamente difficile distinguere tra struttura corporea biologica, quella geneticamente data, e struttura corporea di adattamento, che risulta dall'esperienza di vita. Questo denota un deficit di consapevolezza. Un processo di adattamento diviene una struttura fissa. Un ottimo esempio James Kepner lo fa riferendosi alla struttura corporea e alla postura di un sergente che viene usato come esempio tipico:

“Il sergente all'esercitazione, similmente alla tartaruga, ha istituzionalizzato e congelato certi processi organismici nella sua struttura corporea. L'aggressione e la caparbietà sono diventate atteggiamenti strutturali cronici nei confronti del mondo. Qualunque sia la situazione, la sua struttura corporea sostiene solo alcuni comportamenti poiché gli schemi di tensione muscolare sono strutturati in maniera consuetudinaria. Come un vagone ferroviario, egli può percorrere un unico binario. L'aggressività e la resistenza ostinata, che sono utili per tutti alle volte, per quest'uomo sono continuamente pronte. È probabile che la struttura gli impedisca anche di ammorbidirsi ed aprirsi e limiti, quindi, la possibilità di avvertire sensazioni e l'espressione di sentimenti più caldi e più pienamente a contatto. La sua struttura di adattamento lo costringe a percepire e a comportarsi in modo unidimensionale” (Ibidem, pag. 84)

Ma chiamarle semplicemente abitudini non spiega a pieno il significato di queste strutture corporee di adattamento. Dobbiamo chiederci come questi processi diventino tanto abituali e predominanti da arrivare ad essere strutturali. Queste “abitudini”, queste strutture “deviate” vanno messe perciò in relazione al concetto dell'unità di corpo e sé e messo in evidenza che, quando parti del sé vengono rinnegate, sono spesso gli aspetti corporei delle funzioni di contatto ad essere alienati dal proprio senso di sé. E il processo di rinnegamento del sé corporeo - l'inibizione di alcuni movimenti, la desensibilizzazione delle sensazioni corporee, la sottrazione dell’Io all'esperienza corporea, l'espressione fisica di se stessi incompleta - che diventa, col passare del tempo, strutturato nel corpo.

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In questo senso la propria struttura corporea di adattamento ha in sé implicita la funzione di contatto rinnegata, il movimento o sentimento rinnegato ed il processo attraverso il quale essa è stata rinnegata, cioè la tensione che la esclude dalla consapevolezza e dall'espressione. Il sé è stato diviso in parti ed è in conflitto con se stesso. I conflitti emotivi più importanti per l'individuo, e dunque persistenti, diventano inevitabilmente evidenti nel corpo a livello strutturale. Un'altra origine abituale della struttura corporea di adattamento è l'adeguamento ad un trauma fisico, a una malattia oppure a un difetto gene-tico e la compensazione di queste esperienze. Reagiamo attraverso una modalità organismica simile per adattarci ai traumi corporei ed

emotivi dovuti a una malattia, a un intervento chirurgico e ad altri tipi di ferite. Questi eventi richiedono non solo un adattamento meccanico per proteggere un'area del corpo dolorante o per compensare una limitazione di movimento, ma anche un adattamento emotivo che coinvolga tensione corporea e sentimenti. Gli adattamenti fisici alla limitazione di movimento, dovuta ad una malattia e le reazioni emotive irrisolte nei confronti della stessa, quali paura o dolore per la perduta integrità fisica, divengono parte della postura dell'individuo, del suo movimento e della respirazione, sono la sua struttura corporea di adattamento, in parole semplici la sua postura diventa il registratore della sua vita emotiva, del suo modo di stare al mondo. Gran parte delle strutture/posture che sono importanti per il modo di essere di una persona non derivano da una scelta consapevole; la persona è quantomeno inconsapevole del significato di una particolare postura o tensione. Il primo passo ovvio è divenire maggiormente consapevole di cosa una persona sta facendo fisicamente portando l'esperienza del corpo in primo piano (il processo di "risensibilizzazione") e iniziando un processo che nella gestalt è chiamato “Continuum di Consapevolezza”. In questo stadio iniziale del lavoro lo scopo non è spingere per far emergere il significato e il valore della postura o della tensione, ma semplicemente aiutare la persona a sentire in maniera più definita "cosa accade", così che il significato possa venir fuori naturalmente da sensazioni chiare. Accrescere la consapevolezza di "cosa accade" dà inizio ad un processo di riappropriazione. Quando riconosco che posso consciamente "fare" questa postura o tensione, essa diventa più "mia", meno separata ed estranea. Comincio ad identificarmi con la mia struttura corporea. Da qui può avere inizio il cammino di guarigione, cioè la possibilità “di stare al mondo” in modo diverso e più ecologico. Queste strutture posturali “modificate” ci fanno senz’altro soffrire, alterano il nostro modo di stare al mondo ma sono state il nostro modo di sopravvivere nell’iterazione con l’ambiente nel senso più lato che possiamo intendere, sia con le persone, l’ambiente fisico, le emozioni e le relazioni, in pratica sono state le nostre risposte posturali associate a quei meccanismi di difesa che ognuno di noi porta dentro di se. La consapevolezza Il cammino verso una maggiore consapevolezza del proprio corpo e della propria postura nasce dal fatto che la maggior parte di noi non identifica o non sperimenta il proprio corpo come parte del "sé". Spesso ci accorgiamo che stiamo vivendo nel nostro corpo, oppure ci sentiamo totalmente disconnessi dalla nostra esistenza fisica. Situazioni del genere costringono la persona ad affrontare un conflitto tra il bisogno di sopravvivere e la salvaguardia delle qualità del sé in via di sviluppo. Proprio come vengono alienati (rifiutati dall'organismo) aspetti inassimilabili dell'ambiente, così aspetti del sé che l'ambiente respinge divengono alienati. Qualità del sé - la spinta verso la curiosità, il desiderio d'amore, la capacità di essere vulnerabili, gli impulsi sessuali - vengono alienate o, nel linguaggio clinico comune, rinnegate dal sé. Sempre James Kepner ci dice:

Rinnegare aspetti intrinseci al proprio sé, siano essi bisogni, capacità o comportamenti, è come decidere che non si vuole una particolare stanza nella propria casa, ma non potendosene liberare, in quanto la sua esistenza è indispensabile per l'integrità del resto dell'edificio, tutto ciò che si può fare è sigillarla e far finta che non esista. Possiamo relegare queste parti di noi stessi al buio nella stanza sigillata dell'inconsapevolezza, ma esse continuano ad esistere persino mentre fingiamo che tali qualità sono "non importanti". (Ibidem, pag, 42)

La scissione dell’”Io" dal corpo Sperimentiamo gran parte di ciò che prende la forma di esperienza corporea come qualcosa di alienato dal sé e quindi irrazionale, e la maggior parte di ciò che prende la forma di pensiero ed espressione verbale come razionale e dunque accettabile per la nostra immagine del sé. Il legame del sé rinnegato con il corpo risulta dal fatto che molte delle funzioni organiche che siamo costretti a rifiutare sono radicate nella nostra natura fisica. Così rinnegare quegli aspetti o funzioni del sé implica che noi rinneghiamo gli aspetti corporei del sé che vi sono coinvolti.

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Il sé sensorio È molto comune pensare ai "sentimenti" come a degli eventi mentali, ma il dizionario`' ci fornisce un indizio del forte legame tra processi cinestetici e sentimenti, definendo il sentimento come "una sensazione emotiva". Nel guardare alla persona da un punto di vista olistico, dobbiamo riconoscere che gran parte della nostra vita emozionale coinvolge l'esperienza somatica. I sentimenti di tristezza comportano sensazioni di calda pesantezza nel petto, tensione al diaframma, costrizione della gola ed occhi pieni di lacrime. I sentimenti di eccitazione includono sensazioni quali l'estensione del torace, il tremore all'addome e qualcosa che freme e che fluisce negli arti. Il sé motorio L'azione muscolare è un aspetto essenziale in qualsiasi scambio con il nostro ambiente. È attraverso il movimento che esprimiamo il sentimento, manipoliamo e trasformiamo l'ambiente, ci relazioniamo e reagiamo agli altri, creiamo e moduliamo i confini e difendiamo la nostra integrità organismica. La parola emozione viene dal latino e (fuori) e movere (muovere): muovere verso l'esterno. L'esperienza viscerale e sensoria del sentimento diventa movimento esterno verso o dentro l'ambiente. Il sentimento della tristezza diventa atto di piangere quando consentiamo che le sensazioni si trasformino naturalmente nelle contrazioni della muscolatura implicata nella respirazione, nei singhiozzi espressi con la voce e nell'espressione facciale di dolore. Il sentimento di vivo desiderio, quando lo si lascia trasformare in movimento, include il protendersi fisicamente verso la persona amata. È soltanto attraverso il movimento, infatti, che il sentimento assume pieno significato. Solo muovendoci possiamo connettere il bisogno, che il sentimento manifesta, all'ambiente, dove i bisogni possono essere soddisfatti. Il movimento non è solo una funzione dell'affetto; è una funzione di qualsiasi interazione con l'ambiente. Se esaminiamo le funzioni organismiche nelle quali il movimento è implicato e comprendiamo qualcosa dell'ambiente cui l'organismo deve adattarsi, diventa subito ovvio che in tale adattamento le facoltà motorie risulteranno danneggiate. Dal momento che i bisogni sono espressi attraverso il movimento nell'ambiente (bisogni di relazionarsi e reagire, di definire i confini e difendere la propria integrità, di protendersi e ottenere nutrimento), l'adeguamento alle richieste dell'ambiente può esigere che tali bisogni non vengano manifestati e che si debba rinunciare all'espressione motoria. Nel prossimo articolo daremo voce ad altri maestri degli aspetti posturali legati alle emozioni e alla psicologia Bibliografia James Kepner (1993), Body Process, Franco Angeli, Milano 1997 Riccardo Zerbetto (1998), La Gestalt, terapia della consapevolezza, XENIA Edizioni, Milano

Segnalazioni Da www.psiconline.it: Matteo D'Angelo La stella alpina e la farfalla. I riflessi dell’anima 2013, Collana: A Tu per Tu Pagine: 140 Prezzo: € 14.00 Editore: Psiconline Di Renzo M., Bianchi Di Castelbianco F. (a cura di) Dislessie. Conoscere la complessità per non medicalizzare 2013, Collana: Psicologia clinica Pagine: 180 Prezzo: € 20.00 Editore: Ma. Gi. Magda Di Renzo, Chiara Marini, Federico Bianchi di

Castelbianco Il processo grafico nel bambino autistico 2013, Collana: Psicologia clinica Pagine: 140 Prezzo: € 18.00 Editore: Ma. Gi. Paola Binetti (a cura di) Autismo oggi. Lo stato dell'arte 2013, Collana: Psicologia clinica Pagine: 186 Prezzo: € 18.00 Editore: Ma. Gi. Daniela Galli Mediazione e conflitti. Dalla formazione alla supervisione dei casi in ambito familiare, scolastico e

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civile 2013, Collana: I manuali Pagine: 184 Prezzo: € 21.00 Editore: Carocci Simona Argentieri, Stefano Bolognini, Antonio Di Ciaccia, Luigi Zoja In difesa della psicoanalisi 2013, Collana: Vele Pagine: 112 Prezzo: € 10.00 Editore: Einaudi Nicola Ghezzani Perché amiamo. Relazioni di coppia e ricerca della felicità 2013, Collana: La scienza dell'amore Pagine: 220 Prezzo: € 16.50 Editore: Sonzogno Henrik Fexeus Quando fai quello che voglio io. Tecniche di manipolazione occulta 2013, Collana: Personaggi Pagine: 260 Prezzo: € 14.90 Editore: Vallardi A. Alexander Green Oltre la ricchezza. La strada per una vita ricca e felice 2013, Collana: Psicologia e crescita personale Pagine: 348 Prezzo: € 16.50 Editore: My Life

Perls’s pearls Citazioni da Perls e non solo (a cura di Laura Bianchi [email protected]) “E’ molto difficile rendersi conto che non possiamo essere diversi da quello che siamo e che, se ci lasciamo essere come siamo, l’organismo ha tutto il potere e la capacità potenziale per rimettersi sulla strada giusta. Inoltre, se non abbiamo fiducia nel funzionamento dell’organismo (auto-regolazione) allora ci creiamo aspettative sul futuro: scavalchiamo il funzionamento dell’organismo e andiamo al futuro. Il divario tra il presente e il futuro viene chiamato ansia.”

Tratto da “L’eredità di Perls. Doni dal lago Cowichan” di Fritz Perls e Patricia Baumgardner

Visti e letti MILENA AGUS - INTENSITÀ E LEGGEREZZA DELLA SUA SCRITTURA di Margherita Fratantonio da: www.lasesia.vercelli.it Programma denso quello della quattordicesima edizione di La Milanesiana: incontri di letteratura, musica, cinema, scienza, arte , filosofia e teatro. Ieri, 1 luglio, è stato tutto dedicato alla letteratura sarda. Ospiti: Michela Murgia, Marcello Fois, Wilson Saba, Stefano Salis e Milena Agus. Bella coincidenza: il libro di Milena Agus, Mal di

pietre, è stato al centro del nostro penultimo incontro del gruppo di lettura in biblioteca, intitolato Donne dagli occhi grandi, proprio qualche sera prima, qui a Tradate. E donna dagli occhi grandi sembra essere anche Milena Agus che, nonostante la sua riservatezza, si è trovata nel giro di poco sotto i riflettori, lei e i suoi bei romanzi, tradotti in tante lingue e meritevoli del loro successo. I personaggi di Milena Agus, schivi come l’autrice, sono sempre ritratti sul confine scomodo tra normalità e sventatezza; vivono nell’ombra e nello stesso tempo sono capaci, inaspettatamente, di gesti spudorati. Inadeguati, diversi, sofferenti, rifiutati dalla famiglia (“Le volevano bene anche se un po’ zitella, ma la madre no”), hanno maturato un’ansia amorosa inappagata, perché inappagabile. Eppure sono così capaci di dare, generosi fino all’annullamento di sé. Quasi non importa se gli oggetti d’amore siano reali o immaginari, incontrati occasionalmente o solo fantasticati. E’ il compagno delle terme, che sa ascoltare, parlare, accarezzare (Mal di pietre); il vicino di casa

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ne La contessa di ricotta; sono più amanti in Ali di babbo per Madame, una donna avanti negli anni, impegnata in rapporti amorosi sempre perdenti, in un’inarrestabile coazione a ripetere che si fa mortificazione; in Sottosopra è l’originale e aristocratico proprietario dell’appartamento al piano alto, per Anna, nata nei bassifondi di Cagliari. “Voleva scusarsi di essere buona, forse anche di essere al mondo”, dice la voce narrante in La contessa di ricotta; “perché tutta la realtà fa male al suo debole cuore, anche lui di ricotta”. Fallimenti amori e disamori vengono raccontati dall’autrice con una piacevolissima leggerezza linguistica, con finali un po’ pacificatori (a concludere prigionie psicologiche, percorsi della mente complessi) che vedono, se non proprio una grande apertura, almeno un’accettazione della propria vita, condizione per un reale cambiamento. La consapevolezza è spesso facilitata da presenze positive, riconosciute e valorizzate come possibili guide. Non maestri di vita, ma accompagnatori, che sanno leggere la ricchezza interiore nelle ripetute sconfitte e restituire la magia dell’esistenza. “Senza la magia la vita è solo un grande spavento”. Milena Agus salva i suoi personaggi dalla deriva, donando loro il coraggio della scrittura. E la capacità di vedere il paesaggio e di ascoltane i suoni, a Cagliari (riuscitissima metafora dell’anima), i cui vicoli stretti e bui portano tutti alla luminosità marina.

“NON FRIGNARE”. “NON FARE LA FEMMINA”. “SII UOMO”. “MOSTRA LE PALLE”. QUANTO È DIFFICILE ESSERE MASCHI? di Paola Casella «The mask you live in è più di un film: è un movimento» asserisce Jennifer Siebel Newsom, la regista che ha già al suo attivo Miss Representation, un documentario che correlava il modo in cui le donne vengono rappresentate nei media con la loro scarsa presenza in posizioni di potere. Questa volta Siebel Newsom parla di uomini, e si chiede: in che modo stiamo sabotando i nostri ragazzi? «Non risolveremo mai il problema della disparità fra i sessi se non ci fermiamo a valutare l’impatto delle aspettative culturali su quei bambini che un giorno diventeranno uomini», dice la regista. A cominciare da

suo figlio Hunter, un bel bimbo biondo filmato sulla voce fuori campo della mamma che si chiede: «Diventerà un essere umano sensibile e compassionevole, o una parodia della mascolinità, limitato da stereotipi culturali che faranno di lui un uomo solo e depresso?» The mask you live in non è ancora un documentario completo: mancano i finanziamenti per portare a termine l’opera e la regista, dal sito di Kickstarter, si rivolge agli internauti perché la aiutino a mettere insieme i denari necessari per completare le riprese e procedere al montaggio finale, secondo il modello di crowdfunding che oggi va per la maggiore fra i cineasti indipendenti. Riuscirà Jennifer a raggiungere l’obiettivo degli 80mila dollari (da lei ritenuti) necessari entro la data stabilita dell’8 agosto? Molto dipende da quanto il trailer del film riuscirà a convincere i navigatori della validità del suo progetto. Un trailer che mostra il montaggio di volti maschili di ogni razza ed età sopra il voice over di alcune delle frasi che un maschio americano (e non solo) si sente ripetere fin dall’infanzia. “Non frignare”. “Non fare la femmina”. “Sii uomo”. “Mostra le palle”. «Abbiamo costruito un’idea di mascolinità che fa sentire i ragazzi insicuri della propria virilità e li spinge a doverla continuamente dimostrare», dice il sociologo Michael Kimmel, uno dei tanti esperti intervistati da Siebel Newsom. «Per questo l’emozione dominante nel maschio americano è oggi l’ansia». «Ogni giorno i ragazzi indossano una maschera per andare a scuola», aggiunge l’insegnante Ashanti Branch. «Alcuni non sanno più come togliersela, e finiscono per tenersela addosso per sempre». I ragazzi, mostra il documentario, covano rabbia e frustrazione, e non riescono ad esprimere la loro sofferenza interiore, perché «la nostra cultura ha svalutato ciò che definisce femminile: affetto, empatia, capacità di relazionarsi con il prossimo, istinto di cura. Così alcuni ricorrono alla violenza verso gli altri o verso se stessi perché provano vergogna e umiliazione, e temono che verranno ulteriormente umiliati se non si dimostreranno veri uomini», dice lo psichiatra James Gilligan. «Dobbiamo dare ai ragazzi il permesso di esprimere i loro sentimenti», aggiunge lo psicologo Michael Thompson. «La mascolinità non è non avere mai paura, ma avere paura e sapere che si può superarla» «Bisogna ridefinire la forza maschile non come un potere da esercitare sugli altri ma come una forza per difendere la giustizia», conclude l’educatore Jackson Katz. “Se insegniamo agli uomini ad essere tali integrando nella loro forza la cura e la compassione, facciamo loro un regalo».

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Da giornali e riviste (a cura di Silvia Ronzani: [email protected]) PAURA DI VIAGGIARE: PERCHÉ NASCE E COME SI COMBATTE Con il termine agorafobia ora non si fa più solo riferimento al terrore degli spazi aperti di Danilo Di Diodoro Da Il Corriere della sera del 28 giugno 2013 Quando, con l'estate il desiderio di viaggiare si fa più intenso chi soffre di un disturbo da attacchi di panico comincia a tremare: le situazioni tipiche del viaggio, come allontanarsi da casa, stare in mezzo agli altri, fare code agli sportelli, andare al ristorante, sono tra le

situazioni che più frequentemente scatenano il panico. Il timore di queste situazioni e il loro evitamento fanno parte della cosiddetta agorafobia (GUARDA). «L'agorafobia è la condizione più frequentemente associata al disturbo di panico» spiega Giovanni Andrea Fava, professore di Terapia psicologica e psicofisiologia all'Università di Bologna, di Clinica psichiatrica alla State University di New York a Buffalo. Fava è autore di Il panico, appena pubblicato da Il Mulino, scritto in collaborazione con Elena Tomba, professoressa di Tecniche di valutazione testistica in psicologia clinica all'Università di Bologna). IL DISTURBO - «Con il termine agorafobia oggi non si fa riferimento alla paura degli spazi aperti, ma a un disturbo caratterizzato dall'insorgere dell'ansia e del panico quando ci si trova in situazioni in cui si ha la sensazione di poter restare intrappolati. Sono situazioni che si presentano frequentemente durante gli spostamenti e i viaggi, per esempio quando si guida guidare in autostrada, si devono attraversare ponti, passare sotto dei tunnel, oppure salire su treni o aerei. L'idea stessa di dover affrontare queste situazioni genera una specie di "paura della paura", la cosiddetta ansia anticipatoria, che porta chi soffre di questo disturbo a evitare un insieme complesso ed eterogeneo di situazioni. E la rinuncia ai viaggi è certamente una delle conseguenze che finisce per ripercuotersi anche sulla vita di coppia o familiare». A soffrire di questo disturbo sono soprattutto le donne, con una frequenza 2-4 volte superiore a quella degli uomini. La comparsa avviene di solito attorno ai 25 anni, mentre è difficile che si presentino nuovi casi dopo i 65 anni. SINTOMI - Spesso chi soffre di questa patologia afferma che il primo attacco si è manifestato "a ciel sereno", senza precedenti problemi particolari di ansia. La paura che l'attacco si ripeta fa poi scattare il processo di evitamento che finisce per limitare molte attività. «Un attento esame psicologico consente di scoprire che l'evoluzione dei disturbi è invece alquanto diversa - spiega però Elena Tomba -. Infatti, nella maggior parte dei casi è possibile rilevare già prima di quell'attacco di panico la presenza di sintomi ansiosi e di ipocondria, o comunque una sensazione di malessere in concomitanza di determinate situazioni, come fare la coda o frequentare luoghi affollati». I comportamenti di evitamento delle situazioni temute possono presentarsi attraverso il filtro di giustificazioni apparentemente razionali. Ad esempio, chi ha avuto un primo attacco di panico mentre guidava in autostrada, da quel momento dichiara di preferire la guida sulle strade normali per poter meglio osservare il panorama. Le giustificazioni rendono difficile anche per il terapeuta riuscire a cogliere gli specifici oggetti della fobia. «Questo accade anche perché il paziente agorafobico raramente riporta quelle che sono le situazioni fobiche che tende a evitare - aggiunge Tomba -, tutta l’attenzione del paziente è rivolta agli aspetti somatici della sofferenza, come i "giramenti di testa", la mancanza di respiro, le palpitazioni». LE CAUSE - Una sintomatologia dovuta all'attivazione del sistema nervoso autonomo simpatico, normalmente riservata a vere condizioni di pericolo. A causa di una predisposizione genetica, ma anche di esperienze personali stressanti acute o croniche, in chi soffre di attacchi di panico l'attivazione del sistema nervoso simpatico, mediata da adrenalina e noradrenalina, si mette in moto anche a fronte di situazioni oggettivamente non pericolose, come quelle che si verificano nel corso di un normale viaggio. «Le moderne tecniche di visualizzazione cerebrale hanno consentito di scoprire che in queste persone esistono alterazioni specifiche, ad esempio del locus ceruleus, un crocevia delle vie nervose che basano la loro trasmissione sulla noradrenalina oppure dell'amigdala - chiarisce Fava -. Dal locus ceruleus partono proiezioni nervose che vanno verso il cervelletto, e questo spiega l'insorgenza del tremore negli attacchi di panico. Altre vie nervose raggiungono aree che tengono sotto controllo la pressione arteriosa o la frequenza cardiaca ed è per ciò che durante gli attacchi si sperimenta la tachicardia. Va comunque chiarito che queste specifiche alterazioni nervose possono essere reversibili con il trattamento farmacologico o psicoterapico».

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I VANTAGGI DEL PRENDERSI DELLE BREVI PAUSE Vacanze? Se sono brevi hanno più effetti positivi sullo stress Da La Stampa del 09/07/2013 Contro la convinzione che vacanze più lunghe facciano meglio per rilassarsi e rinfrancare mente e corpo dallo stress, un nuovo studio suggerisce che l’ideale sono brevi stacchi dal quotidiano. E, in più, sono proprio le vacanze più lunghe che possono addirittura far aumentare lo stress Sarà capitato a tutti d’invidiare chi poteva permettersi delle lunghe vacanze, o periodi di ferie maggiori, mentre magari noi dovevamo accontentarci di pochi giorni. L’idea di fondo, infatti, è che vacanze più lunghe sia sinonimo di maggiore relax e maggiori possibilità di rinfrancarsi dallo stress fisico e mentale. Se

questa era dunque l’idea, secondo un nuovo studio le cose invece stanno diversamente: vacanze più brevi – o meglio, piccoli momenti per sé – fanno meglio che vacanze più lunghe. E, oltre a ciò, le vacanze possono al contrario essere proprio fonte di ulteriore stress. «Anche se le vacanze possono essere al fondo della propria lista dei fattori di stress, combinano invece elementi come il viaggio, le turbative del sonno e alimentari, che possono a loro volta essere assai stressanti», ha spiegato il professor Christopher Robinson, del Dipartimento di Psicologia dell’University of Alabama a Birmingham. Robinson e colleghi della UAB hanno scoperto che le persone in procinto di andare in vacanza erano decisamente più felici di chi già vi era o lo era da un po’. Questo suggerisce che l’anticipazione spesso è più potente che non il fatto stesso. A motivo di ciò, il sapere di potersi prendere una pausa è benefico per il cervello e combatte la sensazione di stress. Il consiglio che pertanto giunge dal prof. Robinson è quello di cercare di ritagliarsi più pause brevi durante l’anno, piuttosto che una lunga pausa, o vacanza, una sola volta. Se poi vogliamo ottimizzare il “poco” tempo che abbiamo a disposizione per le vacanze o pause, altri suggerimenti dell’esperto sono: organizzare delle fughe nei fine settimana durante tutto l’anno; ritagliarsi una mattina dopo una serata fuori per estendere di un po’ la pausa; ritagliarsi una serata con il proprio partner (se si hanno figli assumere per una sera o un giorno una babysitter); passare una serata famigliare in relax; farsi una passeggiata sulla spiaggia… l’importante, sottolinea Robinson, è riuscire appunto a ritagliarsi un po’ di tempo – non è necessario tanto tempo, ma tante piccole pause, e vedrete che le cose andranno meglio e ci si sentirà meno stressati tutto l’anno. «Trovo che prendersi regolarmente il tempo di sedersi attorno a un fuoco con gli amici mi aiuta molto meglio ad allontanare lo stress e a rilassarmi di quanto l’essere coinvolti in vacanze con tonnellate di pianificazione. Sebbene ciò che è rilassante varia da persona a persona, qualsiasi momento fuori casa che offre una via di fuga dal quotidiano può aiutare», ha concluso Robinson. Insomma, spesso per ritrovare un po’ di serenità, di pausa dallo stress, non c’è bisogno di chissà che cosa o quale vacanza in giro per il mondo. Riuscire a godere delle piccole cose e ritagliarsi degli spazi, anche piccoli, può fare invece grandi miracoli.

LA RIVINCITA DEI COMPITI DELLE VACANZE SERVONO A TENERE LA MENTE ALLENATA di MASSIMO VINCENZI Da La repubblica del 25 giugno 2013 C'è un pratone verde in fondo alla 23esima Strada, dove inizia il Chelsea River Park. Sono le nove di domenica mattina, le scuole sono chiuse da una settimana. C' è il sole e dal fiume Hudson tira una bella aria. Trenta bambini, tra i sei e i dieci anni, con le pettorine azzurre e rosse corrono attorno a dei birilli che gli istruttori hanno disposto sull'erba. Giocano a palla per un paio d'ore, poi si mettono seduti in circolo all'ombra degli alberi e iniziano a leggere. Poi scrivono slogan con pennarelli colorati su enormi

cartelloni. È uno dei tanti corsi estivi organizzati dalle scuole pubbliche di New York. Lo stesso avviene in molte altre città: da Cleveland (che ha iniziato per prima) a Chicago, da Pittsburgh a Boston. Servono a combattere il nuovo

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nemico degli studenti: il "summer brain drain", la fuga estiva dei cervelli, ovvero tutte le nozioni che si disimparano in soli due mesi di inattività. Le ultime ricerche offrono numeri inquietanti. Durante le vacanze si perdono quasi tre mesi (due e mezzo) delle competenze matematiche acquisite l'anno prima e oltre tre mesi delle capacità di lettura. Il 66% degli insegnanti sostiene che ogni volta a settembre impiega dalle tre alle quattro settimane per riportare la classe al livello in cui l'aveva lasciata a giugno. Come correre sul tapis roulant, un passo avanti e due indietro. Ma l'aspetto più preoccupante, ed è quello che ha dato il via alla creazione dei programmi, è che il gap diventa pesante se si studiano i bambini dei ceti più poveri, quelli dove i genitori hanno meno tempo e meno risorse per occuparsi di loro. Un'analisi della Johns Hopkins University di Baltimora mostra che ogni estate gli alunni meno fortunati perdono un mese di studi rispetto agli altri, creando così quel divario che dalle elementari diventa poi insormontabile al momento di entrare al college. Come sempre in America, individuato il guasto arrivano i manuali per aggiustarlo. I giornali, in questi giorni, si sbizzarriscono con elenchi e consigli utili per i genitori. Nascono siti specializzati e molte organizzazioni private, musei e biblioteche, mettono in campo le loro competenze per affrontare il problema. «Il segreto è trovare il giusto equilibrio tra il gioco e l'apprendimento. Non dobbiamo infatti assillare i nostri figli, con tabelline, compiti obbligatori e libri difficili da leggere. È estate, fateli divertire, fateli correre. Il cervello ha comunque bisogno di una pausa, ma c è un modo sano per evitare che si fermi e regredisca», spiega al Washington Post, Gary Huggins, manager della National Summer Learning Association. La tattica è chiara: insegnare ai bambini senza che se ne rendano conto. L'organizzazione del viaggio è un buon trucco per farli esercitare in matematica: quanti soldi servono per comprare i biglietti del treno o dell'aereo, quanti per fare la spesa o per andare al ristorante, quanta benzina consuma l'auto? Meglio che far di conto. L'ortografia è l'altro abisso dove i ragazzi sprofondano nei mesi di stop. Un rimedio è esercitarsi a scrivere cartoline. Certo non lo fa più nessuno, ma in realtà è un'operazione nostalgia che ha dei pregi nascosti: sono brevi, i bambini devono sviluppare capacità di sintesi, individuare il messaggio che vogliono trasmettere e metterlo nero su bianco in maniera chiara e precisa. Anche la lettura richiede qualche avvertenza. Bisogna fuggire dalla trappola dei vecchi elenchi di libri, a cui intere generazioni hanno guardato con timore. Classici su classici, montagne di pagine che, con il mare a due passi, si rivelano autentiche torture (che poi li si ami da grandi è solo un dettaglio). Gli esperti consigliano strade alternative: c'è internet, dalle medie in poi i ragazzi lo considerano il loro habitat naturale. Così è molto meglio partire dallo schermo del computer, scegliere tra i vari siti qualche argomento che interessi i figli e leggere quello. È altrettanto educativo. Anche se poi, in realtà, ad essere proprio pignoli almeno quattro libri andrebbero comunque sfogliati: il numero non è casuale, indica la soglia esatta per non regredire troppo. Nel decalogo che pubblica l'Huffington Post ci sono consigli pratici: come andare al museo, vedere qualche film in più del solito e poi scriverne la recensione, dilettarsi tutti insieme nei quiz (come Trivial), sfidarsi a giochi di matematica che coinvolgono l'intera famiglia. I bambini del parco hanno lasciato i libri nell'erba e ripreso ad inseguire il pallone. A giudicare dalle risate e dalle urla, la cosa li diverte un po' di più: la loro idea di equilibrio tra gioco e studio durante l'estate è piuttosto chiara. Non c'è ricerca scientifica che possa provare il contrario.

STUDIARE LE STORIE DEI PAZIENTI NASCE UN NETWORK INTERNAZIONALE di DOMENICA TARUSCIO Da La Repubblica del 18 giugno 2013 Dagli anni '70-'80, con i primi tentativi di applicazione dell'approccio terapeutico che va sotto il nome di medicina narrativa, orientato alla dimensione umanistica e sociale della relazione medico-paziente, sono stati progressivamente sviluppati e affinati strumenti e tecniche sempre più rigorosi per cercare di incentivare l'impiego della narrazione e della conoscenza basata sulle storie di malattia nella pratica clinica. Uno strumento che, è bene ricordarlo, non può che migliorare la qualità dei percorsi di assistenza e cura, in particolare in un settore come quello delle malattie rare, caratterizzato spesso dalla scarsità di

conoscenze, letteratura scientifica e grandi numeri. La Narrative Medicine Conference che avrà luogo a Londra da domani al 21 giugno, organizzata dal King' s College in collaborazione con la Columbia University di New York, mira proprio a fare il punto sullo stato dell'arte delle competenze nel campo della medicina narrativa e sulle nuove prospettive aperte da studi innovativi e protocolli sperimentali, stimolando il confronto ed il dibattito in merito al futuro. L'appuntamento sarà anche l'occasione per annunciare la nascita del primo network internazionale dedicato alla narrative medicine, che consentirà agli esperti sul tema di essere costantemente in contatto e condividere in modo più strutturato ed efficiente il proprio know-how. Da alcuni anni il Centro Nazionale Malattie Rare (CNMR) dell'Istituto Superiore di Sanità (ISS) ha attivato il Laboratorio di medicina narrativa, con l'obiettivo di promuovere in sanità l'uso della medicina narrativa, in particolare nell'ambito di malattie poco conosciute come le rare, individuando diverse aree di intervento: documentazione, ricerca, informazione e formazione. Con entusiasmo, quindi, abbiamo accolto la sfida di "Viverla Tutta", avviata da uno spazio aperto all'interno del sito web del quotidiano la Repubblica e

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proseguita con il progetto "Laboratorio sperimentale di medicina narrativa", coordinato dal CNMR dell' ISS, i cui partner sono l'ASL 10 di Firenze, la European Society for Health and Medical Sociology (ESHMS) e la Pfizer Italia. Le giornate di Londra consentiranno di portare all'attenzione di un pubblico internazionale anche il contributo delle centinaia di storie di persone, con malattie rare e croniche, e di caregiver (colui o colei che principalmente si prende cura della persona malata, ndr) che sono state raccolte durante la Call to action "Viverla Tutta". Una pagina web creata all'interno del sito Repubblica. it ha consentito di raccogliere i contributi di pazienti e caregivers. Racconti che sono stati analizzati, con metodi qualitativi e quantitativi, nell'ottica delle tre dimensioni-chiave dell'esperienza di malattia: disease, illness e sickness, intese secondo il punto di vista di pazienti e caregivers. Circa un terzo delle narrazioni raccolte interessava aspetti legati alla malattia concepita come disease, facendo riferimento a tutto ciò che era correlato alla dimensione strettamente "medica", come aspetti relativi a diagnosi e cure. All'interno di questa categoria, più della metà dei contributi si è focalizzato sulla cura, circa il 40% sulla diagnosi, una parte minore sulla modalità di comunicazione e l'atteggiamento dei professionisti della salute. Il ritardo diagnostico si conferma come aspetto particolarmente critico soprattutto nel caso di malattie rare. La dimensione soggettiva della malattia, l'illness, che include la sfera dei rapporti affettivi e della qualità della vita, è stata oggetto di quasi la metà delle narrazioni raccolte. In tale categoria, le narrazioni erano centrate principalmente sugli aspetti emotivi, sulla percezione della malattia, sugli atteggiamenti nei confronti della malattia, ma anche sulla qualità della vita e sull'impatto della malattia nella vita di tutti i giorni. Sulla percezione della dimensione sociale della malattia, la sickness, erano focalizzate circa il 20% delle narrazioni raccolte. Tra i risultati più significativi: più di due terzi delle testimonianze all'interno di questa categoria si sofferma su aspetti legati a come pazienti o caregiver vengono percepiti da chi li circonda (ad es. parenti, amici, colleghi e professionisti non sanitari). Altri temi di rilievo, emersi dai racconti, sono stati l'accesso ai servizi sanitari e sociali, le politiche sanitarie (in termini di organizzazione dei servizi e riconoscimento dell'invalidità), l'integrazione socio-sanitaria e le questioni legali. I risultati dell'analisi delle narrazioni raccolte, unitamente alla letteratura scientifica sul tema della medicina narrativa, costituiranno il background per la realizzazione di Linee di indirizzo per l'utilizzo della medicina narrativa in ambito clinico-assistenziale, per le malattie rare e cronico-degenerative, destinate a operatori della salute impegnati in ambito sanitario, sociale e sociosanitario

IL PARADOSSO DI EASTERLIN 10 luglio, 2013 di Luigi D'Elia Primo concetto: il paradosso di Easterlin Il paradosso di Easterlin (1974), dice in sintesi che la relazione tra reddito e felicità auto percepita non cresce linearmente nel tempo, all’inizio aumentano insieme, ma dopo una certa soglia e dopo un certo tempo, ogni ricchezza in più non solo non aumenta la felicità, ma l’andamento s’inverte e la felicità si stabilizza o decresce. In sostanza, il reddito non è sufficiente a spiegare il benessere soggettivo. Il paradosso di Easterlin, dopo essere stato messo in discussione, è stato recentemente confermato. Secondo concetto: utilità marginale di un bene L’utilità marginale di un bene nell’economia classica è l'utilità apportata dall'ultima unità o dose consumata di un bene espressa in termini di soddisfazione, essa è in genere decrescente. Il primo bignè ha un’altissima utilità marginale, il secondo alta, il decimo bigné bassissima pur rimanendo positiva. Ciò non vale qualora il bene in questione sia invece di tipo relazionale,

in tal caso la sua utilità marginale è crescente. Chi si sente amato non è mai stanco di ricevere amore. In sostanza esistono categorie di beni che non sono soggetti alle leggi del marketing e dell’economia classica, si tratta di beni che non conoscono rivalità di consumo. In genere cioè si tratta di benigratuiti, non solo nell’accezione etimologica, cioè dotati di grazia, di una grazia elementare, ma anche proprio in senso commerciale: tutta la grazia è gratuita. Pensiamo ad esempio beni come l’amore, l’amicizia, la bellezza, la tenerezza, la gentilezza, l’armonia, il sentimento di libertà o di giustizia, il desiderio, il piacere, la sensualità, la buona compagnia, la riconoscenza, un abbraccio, il piacere di osservare i figli che crescono, etc. Tutti beni comuni, ubiquitari, e ciononostante irreperibili sul mercato. Qualcuno potrebbe a buona ragione sostenere: i beni più importanti di una vita. Economista, alessitimico, sociopatico. Prendendo in considerazione già solo questi due concetti economici, collegati tra di loro, possiamo intuire che i nessi profondi tra economia e psicologia e neuroscienze cognitive appaiono oggi ancora molto inesplorati, specie nelle conseguenze filosofiche che se ne potrebbero ancora trarre. Esistono alcuni corollari psicologici di questi due capisaldi dell’economia che in genere gli economisti trascurano. La penosissima condizione psicologica e pulsionale dell’accumulatore convulso e dell’avido ad esempio. L'avido ha

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subito nel tempo una riabilitazione d’immagine tale da trasformarlo da un pericoloso e repellente antisociale schiavo delle proprie passioni più basse, qual era in genere considerato in antichità, ad un soggetto piuttosto ordinario, oggi. In generale l’economia è sembrata fino ad oggi una scienza ingenua. Ad essere più precisi è apparsa come una scienza sociale alessitimica, cioè priva di un alfabetizzazione emotiva, di una coscienza di sé e dell’altro da sé, di una consapevolezza integrata della condizione umana, verso la quale è apparsa tutto sommato indifferente. Mantenersi sempre opportunisticamente distanti da una elaborazione condivisa della condizione umana comporta in genere l’acquisizione implicita di modelli culturali inconsapevoli, spesso assai rozzi e pericolosi . L’homo oeconomicus è una sorta di mostruosità psicopatica utilitarista a piede libero senza limiti (privo di metron, privo cioè della misura) che sta flagellando da secoli con la propria razionalità totalitaria e autodistruttiva (e quindi assolutamente irrazionale) l’intero pianeta. La felicità: un problema di tempo e di altri Luigino Bruni, nel suo L’economia, la felicità, gli altri (Citta Nuova, Roma, III ed. 2009) tratteggia con estrema chiarezza e raziocinio i termini della questione. Egli sostiene, forte di numerosi studi economici a sostegno (proprio partendo dal paradosso di Easterlin), che nello studio del rapporto tra reddito e felicità sia

riscontrabile una tendenza ad escludere alcuni parametri di sistema che non si sono fino ad oggi voluti vedere e considerare nel computo generale della prosperità, probabilmente perché in contrasto con le teorie e le logiche prevalenti. Parliamo del tempo libero da trascorrere sia con sé che socialmente, e parliamo del ruolo centrale che assume nella valutazione del benessere soggettivo il rapporto continuativo e fecondo con gli altri. La felicità è una scatola vuota se definita, esperita, concepita in assenza di questi due parametri (non scomodiamo Aristotele, non ce n’è bisogno). Nulla come gli stili di vita contemporanei rappresentano un attacco frontale a questi due capisaldi della felicità umana: tempo e socialità. L’epoca turbocapitalistica e neoliberista in cui viviamo sembra aver inaugurato una vera e propria guerra ideologica e senza quartiere a tempo e socialità imponendo i propri nuovi criteri di buona vita e decretando la morte del prossimo. Il marketing ha sostituito il concetto di libertà con quello di opzione d’acquisto o di zapping, il concetto di buona vita con quello di forma, di salute medicalizzata, il concetto di piacere con quello di potere d’acquisto e di “emozione”, e il perduto mondo autentico e la perduta armonia li ritroviamo tra i “must” di ogni pubblicitario come memoria ancestrale da recuperare attraverso un nuovo e più performante comportamento consumistico. La cura di sé è di fatto diventata la nuova frontiera biopolitica, il nuovo campo di battaglia dove avviene il vero confronto tra visioni del mondo inconciliabili. Questa riscrittura, direi sovrascrittura, di codici di adeguatezza eseguita sulla carne viva di tutti noi non è un fatto ineluttabile e irreversibile, per quanto sia ormai avvenuta in profondità. Non disperiamo. Occorrono nuove politiche e nuove definizioni di benessere soggettivo. Occorrono nuove sperimentazioni di vita in comune, di scambio economico, di gestione del tempo, di azione politica. (dedicato alla memoria di Diego Napolitani e al suo umanesimo)

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Fatti della vita Sei arrivata dentro di me come la conclusione trionfante di un percorso fatto di fatiche, tante all'inizio, di gioie, di pianti e di incontri... Hai vissuto con me l'esperienza dell'ultimo anno di scuola , dentro di me ascoltavi, ti muovevi e sussultavi talvolta quando, presa da mille ansie, mi mettevo al centro per fare un lavoro sulla mia me stessa sempre troppo bambina e sempre troppo poco coccolata dalla me stessa ormai adulta ... Sei stata con me ed hai ascoltato le mie mille emozioni, a volte cosi intense da farmi male, ne avranno fatto anche a te?... Eri con me il giorno dell'esame finale, ti ho sentita mentre mi incoraggiavi...mi hai lasciato lo spazio per esserci sin dall'inizio... Ora tu ci sei, e ti ringrazio perchè mi permetti ogni giorno di prendermi cura di te, per chiudere forse così una gestalt rimasta per troppo tempo incompiuta..come un sogno che si ripete ...grazie per avermi concesso di essere tenera, anche e di non vergognarmene Patrizia Piazzalunga (PT8)

Una immagine di Giorgio, il personaggio che inaugura una nuova fase della mia vita ;-). Marco Leonzio (Co13)

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Poiesis l’angolo della poesia e dell’arte (a cura di Silvia Lorè: [email protected] ) Quercia spezzata Come ti hanno, albero, spezzato, Come stai dritto nella tua stranianza! Mille volte hai sopportato Finché furono in te tenacia e volontà! Io ti somiglio con le mie ferite, Non ho tradito la vita offesa E ogni giorno dalle asprezze subite Alzo ancora la fronte nella luce. Quanto c'era ancora in me di dolce e delicato Il mondo l'ha ferito a morte, Ma la mia natura è indistruttibile Sono appagato, soddisfatto, Paziente metto nuove foglie Sul ramo spezzato mille volte, E a dispetto del dolore resto Innamorato in questo pazzo mondo. (Hermann Hesse) Segnalata da Serena Savini Limpida mente Assaporare a volte … questo è tutto RZ

Devo alla Vacanza-Ritiro a Noceto dell’agosto 2012, durante la quale è sorta la volontà di realizzarlo, questo mio lavoro che con gioia vi mostro.

Tra me e il mondo c’è un confine e in ogni crepa di questo confine ho iniziato a scrivere una poesia. Perché mi fosse più chiara per provare a sanarla per accettarla

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o provare a cambiarla. A volte la poesia non veniva perché la cercavo. Allora ho scoperto che stare un po’ con quello che c’è è un invito, una porta aperta un benvenuto alla poesia, alle parole che stanno “sotto pelle” e che si possono dire. Conto di continuare a scrivere poesie. E spero che le pubblicheranno ancora, perché è davvero una gran bella soddisfazione. Ma anche se non le pubblicheranno saranno forme che emergono come enigmi come sogni come domande Che io ascolterò. Silvia Lorè

Silvia Lorè è laureata in Filosofia, ha svolto attività di insegnamento nelle scuole superiori e di formazione professionale. Attualmente è educatrice presso un Centro per disabili. E' inoltre counselor ad orientamento gestaltico, diplomata con Tesi dal titolo L’elemento poetico come strumento di cura, e responsabile della rubrica Poiesis della Newsletter del CSTG (Centro Studi di Terapia della Gestalt) di Milano.Ha scoperto il valore curativo e autoterapeutico della poesia nel corso degli anni della sua formazione, individuando in essa una facoltà attivatrice di inaspettate risorse trasformative del nostro “essere nel mondo”.

Vive e lavora a Pavia.

Witz e Giochi per sorridere un po’ (a cura di Cristina Tegon: [email protected])

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BANDO DEL COMUNE DI MILANO WELFARE, ALLA RICERCA DI PARTNER PRIVATI PER SVILUPPARLO. Di seguito vengono riportati i vari ambiti di intervento alcuni dei quali, sottolineati, possono rappresentare ambiti nei quali sviluppare progetti da sottoporre al bando di cui al sito http://www.comune.milano.it/dseserver/webcity/garecontratti.nsf/WEBAll/810FE8BAC2133833C1257B9E004AF124?opendocument). Invitiamo tutti, ed in particolare i colleghi psicologi e psicoterapeuti, a fare una attenta riflessione su questo tema e di comunicarci, a partire da settembre le disponibilità sui diversi ambiti di interesse. Grazie, la Direzione Il Comune si rivolge al mondo imprenditoriale, del privato sociale e, in generale, a tutti i milanesi operosi per fare rete BANDO Milano, 8 luglio 2013 – Alla ricerca di partner privati per realizzare azioni nel campo delle Politiche sociali. Il Comune di Milano, in tempi di risorse ridotte da parte di Stato e Regione e maggiore richiesta di interventi da parte dei cittadini, si rivolge al mondo imprenditoriale, del privato sociale e, in generale, a tutti i milanesi operosi per fare rete e partecipare alla promozione, realizzazione e divulgazione di interventi di supporto a chi ha più bisogno: anziani fragili, minori, adulti in difficoltà e persone con disabilità. Il bando è pubblicato dallo scorso 4 luglio e rimarrà aperto fino al 29 aprile 2016. Dunque, per tutto il mandato. “Attraverso questo bando – spiega l’assessore alle Politiche sociali Pierfrancesco Majorino – rivolgiamo un appello a imprenditori, operatori del privato sociale e a tutti cittadini a partecipare con noi alla realizzazione di interventi a sostegno delle persone in difficoltà. La crisi ci mette di fronte a un numero sempre più alto di anziani, minori, famiglie e adulti in seria difficoltà, cittadini che hanno bisogno di un aiuto, talvolta immediato. Mettendo insieme le diverse risorse che questa città possiede, realizzando una sinergia reale tra pubblico e privato, è possibile raggiungere l’obiettivo”. “Il nuovo welfare ambrosiano – sottolinea l’assessore Majorino – non può prescindere dal fare rete e, in questo periodo in cui crisi e perdita del lavoro hanno toccato un numero altissimo di persone, l’invito a fare qualcosa per gli altri diventa un’opportunità di contribuire tutti a dare nuovo slancio a questa città tradizionalmente impegnata nel sociale”. Le azioni programmate nel Piano di sviluppo del Welfare per cui il Comune chiede il coinvolgimento della città sono:

- creazione di “punti sociali”, sportelli di accesso sociale unici;

- creazione di un “Pronto intervento e soccorso sociale”;

- sviluppo dell’”Immigration Center”;

- sviluppo e potenziamento del servizio di affido familiare;

- supporto all’incrocio tra domanda e offerta di personale per l’assistenza domiciliare anziani;

- potenziamento di un servizio psicologico a disposizione del cittadino a costi sostenibili (progetto

di “psicologia sostenibile”);

- sviluppo di “spazi di socialità”, cioè spazi pubblici per i cittadini per favorire la coesione sociale;

- il recupero di appartamenti da destinare all’alloggio temporaneo di persone in condizione di fragilità;

- l’attivazione di un sistema informativo unico e trasversale a tutte le azioni e ai target anche identificando una

scheda unica di accesso;

- iniziative di co-housing di anziani/famiglie con studenti;

- la realizzazione della Carta dei Servizi Sociali della città e di un ufficio unico per i rapporti con

l’associazionismo e la cooperazione sociale;

- la realizzazione di un Centro per le pari opportunità e contro le discriminazioni e di un

programma di azioni a contrasto della violenza sulle donne;

- la realizzazione di un progetto tra Asl e Comune per potenziare i servizi rivolti alla Salute

mentale, alle dipendenze, alle malattie infettive;

- fornire sostegno alle associazioni e cooperative sociali attive su percorsi destinati a sostenere i

cittadini con disabilità, compresa la sperimentazione di percorsi di vita autonoma (il cosiddetto “Dopo

di noi”), incremento delle opportunità di fruizione di servizi diurni e residenziali per persone con

disabilità.