Cristiano De André · 2010-04-27 · 58 maggio/giugno 2010 - n.83 L ive c oncert Le luci Il...

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55 www.soundlite.it 54 maggio/giugno 2010 - n.83 L ive c oncert Cristiano De André De AnDré CAntA De AnDré di Alfio Morelli e douglAs Cole A dieci anni dalla scomparsa di Fabrizio, è partita una produzione che gli rende omaggio nel modo più personale ed accorato... non solo per il fatto che al timone troviamo lo stesso figlio Cristiano, ma anche perché la produzione stessa può quasi intendersi come una riunione di famiglia... la ripresa di quel tour estivo del ’98 improvvisamente interrotto. La produzione A spiegarci l’idea di questo tour è Bruno Sconocchia di Ph.D Management. “La società Ph.D – ci racconta Bruno – è nata nel giugno del 1984 e, guarda caso, proprio seguendo il tour di Fabrizio De André Crêuza de mä, per cui sono molto fiero di essere ancora oggi con De André. Oggi sarebbe stato il settantesi- mo compleanno di Fabrizio, così è una giornata importante, anche se nello spettacolo non viene fatto niente di partico- lare. Lo spettacolo è già un omaggio, anche perché intorno ad esso si riunisce tutta la vecchia famiglia, da Riccio a Pepi a tutti gli altri... “Io ho iniziato questo lavoro – continua Bruno – all’inizio degli anni ‘80 con Fabrizio De André, ed ho lavorato con lui fino all’ultimo tour. Così, quando è nato questo De André canta De André, mi è piaciuta l’idea di coinvolgere ancora tutti i vecchi amici e ricreare questo vecchio gruppo. Siamo tutti qui perché fondamentalmente facciamo una cosa che ci piace, ma siamo anche tutti emotivamente e sentimental- mente legati a questo spettacolo”. Anche la PFM ha cavalcato l’onda “De André”... cosa ne pensi? È uno spettacolo che fanno da parecchio tempo, e fanno bene: anche loro sono un pezzo della storia di Fabrizio, ed io non ho nulla da dire. Credo che loro ripercorrano in modo molto corretto gli arrangiamenti fatti in quel periodo per quei concerti e quelle registrazioni. Purtroppo, l’unica cosa mancante in quello spettacolo è la voce di Fabrizio. Qui abbiamo voluto fare un’altra cosa, con arrangiamenti nuovi e moderni delle canzoni, e con una voce, una presen- za ed un modo di interagire con il pubblico molto simili a quelli del padre. E com’è stato recepito un omaggio con brani riarrangiati? Devo dire che quando mi hanno detto che stavano riarran- giando parecchi dei pezzi mi è venuto un sudore freddo, perché questi brani sono monumenti della canzone italia- na... Oggi rimettere le mani su questi pezzi, senza Fabrizio, è abbastanza pericoloso. Devo però dire – e non lo dico da produttore, ma da fan di Fabrizio – che hanno fatto un la- voro strepitoso. La produzione è cominciata un po’ in sordina, ma è cre- sciuta pian piano... Lo spettacolo è stato recepito molto bene dal pubblico: devo dire che la miglior promozione che abbiamo fatto per que- sto tour è stata il tour stesso. Stiamo tornado su piazze in cui eravamo già stati, da Bologna a Milano, poi Verona, Torino, Firenze, Roma... e probabilmen- te ritorneremo in questi luoghi in estate. Credo che chi vede lo spettacolo rimanga veramente colpito, infatti parecchi tornando a vederlo più volte. Passiamo a Luca Gnudi, direttore di produzione, per avere un po’ di informazioni sulla parte gestiona- le della tournée. In questa tournée di cosa ti devi occupare? Essendo una produzione non grandissima, in realtà il ruolo di direttore di produzione si mi- schia a quello di tour manager. Diciamo che io e Filippo Raspanti ci alterniamo, anche se Filippo fa un po’ più da personal assistant all’artista. Io mi occupo di tutta la produzione in loco perché tengo i contatti con i promoter locali. Come in tutte le produzioni me- dio-piccole, c’è questa parte un po’ artigianale che va seguita col cuore. C ristiano De André è un artista ed un musicista di me- rito, che si regge benissimo sulle proprie gambe e che di farina del proprio sacco ne ha in abbondanza. Essere figlio d’arte, e particolarmente nel caso in cui il genitore è praticamente un’istituzione nazionale, richiede più fegato di quanto serve ad altri artisti. Detto questo, per la natura della produzione stessa, è naturale che la maggior parte dell’attenzione di tutti sia diretta verso il materiale e non verso l’interprete. Si spera però che tutti quelli che han- no fruito di questi concerti e che ascoltano il disco relativo ricordino che tutto ciò è stato possibile solo per il talento ed il cuore di Cristiano. Detto ciò, parliamo del tour. Partito in versione estiva nel 2009, e forse un po’ sottotono, “De André Canta De André” sta facendo il giro ed il ri-giro della Penisola. È cresciuto nella versione invernale, diventando capace di riempire non solo i teatri più grandi, ma anche i palasport. Con arrangiamenti nuovi dei brani di Fabrizio, realizzati a quattro mani da Cristiano e dal noto tastierista/produttore Luciano Luisi, e con la scenografia di Pepi Morgia (un altro timbro dell’autenticità De André), è un concerto davvero interessante che siamo riusciti ad incrociare al PalaDozza di Bologna il 18 febbraio. Per coincidenza del destino, il gior- no di quello che sarebbe stato il settantesimo compleanno di Fabrizio De André. 1 2 1: Giovanni “Riccio” Colucci (a sx) di M.M.S., e Bruno Sconocchia di Ph.D. 2: Il direttore di produzione Luca Gnudi.

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Cristiano De AndréDe AnDré CAntA De AnDré

di Alfio Morelli e douglAs Cole

A dieci anni dalla scomparsa di Fabrizio, è partita una produzione che gli rende omaggio nel modo più personale ed accorato... non solo per il fatto che al timone troviamo lo stesso figlio Cristiano, ma anche perché la produzione stessa può quasi intendersi come una riunione di famiglia... la ripresa di quel tour estivo del ’98 improvvisamente interrotto.

La produzioneA spiegarci l’idea di questo tour è Bruno Sconocchia di Ph.D Management.“La società Ph.D – ci racconta Bruno – è nata nel giugno del 1984 e, guarda caso, proprio seguendo il tour di Fabrizio De André Crêuza de mä, per cui sono molto fiero di essere ancora oggi con De André. Oggi sarebbe stato il settantesi-mo compleanno di Fabrizio, così è una giornata importante, anche se nello spettacolo non viene fatto niente di partico-lare. Lo spettacolo è già un omaggio, anche perché intorno ad esso si riunisce tutta la vecchia famiglia, da Riccio a Pepi a tutti gli altri...“Io ho iniziato questo lavoro – continua Bruno – all’inizio degli anni ‘80 con Fabrizio De André, ed ho lavorato con lui fino all’ultimo tour. Così, quando è nato questo De André canta De André, mi è piaciuta l’idea di coinvolgere ancora tutti i vecchi amici e ricreare questo vecchio gruppo. Siamo tutti qui perché fondamentalmente facciamo una cosa che ci piace, ma siamo anche tutti emotivamente e sentimental-mente legati a questo spettacolo”.Anche la PFM ha cavalcato l’onda “De André”... cosa ne pensi?È uno spettacolo che fanno da parecchio tempo, e fanno bene: anche loro sono un pezzo della storia di Fabrizio, ed io non ho nulla da dire. Credo che loro ripercorrano in modo molto corretto gli arrangiamenti fatti in quel periodo per quei concerti e quelle registrazioni. Purtroppo, l’unica cosa mancante in quello spettacolo è la voce di Fabrizio.Qui abbiamo voluto fare un’altra cosa, con arrangiamenti nuovi e moderni delle canzoni, e con una voce, una presen-za ed un modo di interagire con il pubblico molto simili a quelli del padre.E com’è stato recepito un omaggio con brani riarrangiati?Devo dire che quando mi hanno detto che stavano riarran-giando parecchi dei pezzi mi è venuto un sudore freddo, perché questi brani sono monumenti della canzone italia-na... Oggi rimettere le mani su questi pezzi, senza Fabrizio, è abbastanza pericoloso. Devo però dire – e non lo dico da produttore, ma da fan di Fabrizio – che hanno fatto un la-voro strepitoso.La produzione è cominciata un po’ in sordina, ma è cre-sciuta pian piano...Lo spettacolo è stato recepito molto bene dal pubblico: devo dire che la miglior promozione che abbiamo fatto per que-sto tour è stata il tour stesso. Stiamo tornado su piazze in

cui eravamo già stati, da Bologna a Milano, poi Verona, Torino, Firenze, Roma... e probabilmen-te ritorneremo in questi luoghi in estate. Credo che chi vede lo spettacolo rimanga veramente colpito, infatti parecchi tornando a vederlo più volte.

Passiamo a Luca Gnudi, direttore di produzione, per avere un po’ di informazioni sulla parte gestiona-le della tournée.In questa tournée di cosa ti devi occupare?Essendo una produzione non grandissima, in realtà il ruolo di direttore di produzione si mi-schia a quello di tour manager. Diciamo che io e Filippo Raspanti ci alterniamo, anche se Filippo fa un po’ più da personal assistant all’artista. Io mi occupo di tutta la produzione in loco perché tengo i contatti con i promoter locali. Come in tutte le produzioni me-dio-piccole, c’è questa parte un po’ artigianale che va seguita col cuore.

Cristiano De André è un artista ed un musicista di me-rito, che si regge benissimo sulle proprie gambe e che di farina del proprio sacco ne ha in abbondanza. Essere figlio d’arte, e particolarmente nel caso in cui

il genitore è praticamente un’istituzione nazionale, richiede più fegato di quanto serve ad altri artisti. Detto questo, per la natura della produzione stessa, è naturale che la maggior parte dell’attenzione di tutti sia diretta verso il materiale e non verso l’interprete. Si spera però che tutti quelli che han-no fruito di questi concerti e che ascoltano il disco relativo ricordino che tutto ciò è stato possibile solo per il talento ed il cuore di Cristiano.Detto ciò, parliamo del tour. Partito in versione estiva nel 2009, e forse un po’ sottotono, “De André Canta De André” sta facendo il giro ed il ri-giro della Penisola. È cresciuto nella versione invernale, diventando capace di riempire non solo i teatri più grandi, ma anche i palasport.Con arrangiamenti nuovi dei brani di Fabrizio, realizzati a quattro mani da Cristiano e dal noto tastierista/produttore Luciano Luisi, e con la scenografia di Pepi Morgia (un altro timbro dell’autenticità De André), è un concerto davvero interessante che siamo riusciti ad incrociare al PalaDozza di Bologna il 18 febbraio. Per coincidenza del destino, il gior-no di quello che sarebbe stato il settantesimo compleanno di Fabrizio De André.

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1: Giovanni “Riccio” Colucci (a sx) di M.M.S., e Bruno Sconocchia di Ph.D.

2: Il direttore di produzione Luca Gnudi.

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Ci sono otto tecnici, ma quanti siete in totale?Siamo diciotto persone, contando dall’autista ai musicisti. Direi che è uno spettacolo che si monta be-nissimo, in versione estiva come in invernale. Per queste date al chiu-so è molto rivestito e cucito bene mentre l’estivo è stato più nudo e spartano.Abbiamo solo un bilico, oltre al mezzo dei ragazzi. Siamo partiti inizialmente con una motrice, poi ci siamo abbastanza velocemente allargati ad un bilico.La produzione è concepita per i teatri o per i palazzetti?La tournée si adatta al teatro o al palasport. È progettata a ta-volino per essere adattata a spazi capaci di contenere fino a 5000 persone. Le feste di piazza sono state volutamente evitate, pro-prio per mantenere l’immagine del tour allineata alla classe che merita, così i palasport rappresen-tano il massimo delle concessioni. Abbiamo derogato a questa “re-gola”, eventualmente, in alcune

situazioni estive, però su piazze in situazioni particolari ed eventi culturali, non le piazze delle baraonde o per la sagra della salsiccia.Finora è stato un bel calendario e stiamo facendo dei bei pienoni.La tournée è seguita, per quanto riguarda il management, dalla Ph.D, oltre ad un altro ufficio che si occupa, invece, di tutto ciò che riguarda la promozione del disco, registrato in-teramente live durante la tournée, e venduto anche ai con-certi. Anche il merchandising è gestito tutto “in famiglia”: una gestione un po’ artigianale, come ho già accennato.E sembra che questa cosa funzioni...La tournée è partita un po’ in sordina, ma è cresciuta molto bene. Questo è merito di Bruno Sconocchia che ci ha messo un sacco d’impegno, ma soprattutto cuore e affetto. Di con-seguenza, anche tutta la squadra lavora con il cuore, e que-sto sta dando dei bei risultati. Anche Cristiano è entrato con una certa sicurezza nella situazione, grazie alla squadra che si sta occupando della produzione. Il grande Luciano Luisi, il tastierista, sta dando davvero tutto se stesso: lo spettacolo è anche un po’ la sua creatura. Abbiamo fatto l’estiva, poi c’è stato un breve break, poi è iniziata l’invernale che si è fer-mata un po’ in corrispondenza delle vacanze natalizie, ed ora sta ricominciando. Faremo una parte d’estiva nel 2010, un po’ modificata con alcuni pezzi nuovi.Cristiano ha partecipato a vari programmi televisivi, perciò sono state mosse alcune pedine importanti per la promozio-ne del disco e del tour.

Il serviceIl service audio e luci che segue il tour è Milano Music Servi-ce, e anche questo rapporto è una tradizione di famiglia. Sul posto c’è Giovanni “Riccio” Colucci, storico fonico di De An-dré. Lo salutiamo e, dopo due chiacchiere, ci dirige verso il responsabile in tour per M.M.S., cioè il figlio Davide Colucci, per avere un po’ di informazioni sulla parte tecnica della produzione.Quali sono le peculiarità di questa produzione?Siamo partiti con un po’ di cose da risolvere, soprattutto abbiamo dovuto incastrare le idee di Cristiano con quelle di Sconocchia. È venuta fuori questa sorte di nave: infatti, vista dal centro, la scenografia vuole dare l’idea di una nave che salpa per un viaggio, questo viaggio, questa tournée in giro per l’Italia.Le cose sono state molto più facili perché Bruno ha sempre avuto con mio padre un rapporto che supera quello che può essere un mero rapporto di lavoro, quindi qualsiasi tipo di problema o mal di testa è stato risolto in un batter d’occhio e questa nave, una volta partita, non si è più fermata.Io mi trovo molto bene in questo viaggio perché ho vissu-to anche l’esperienza con Fabrizio quando ero veramente ragazzino: ero uno dei mille, mentre adesso mi trovo a parlare direttamente con l’artista e a portare avanti aspet-ti sostanziali con lui, con Filippo (suo assistente personale) o con Gnudi.Con quanto materiale state girando?Abbiamo un bilico ben stipato, perché muovere due bilici avrebbe comportato maggiori spese. Devo dire che siamo ri-usciti a far stare tutto in uno senza mettere il portapacchi... eravamo veramente al punto di dover decidere cosa pren-dere e cosa lasciare. Con questo assetto siamo abbastanza tranquilli e riusciamo ad entrare ed uscire abbastanza velo-cemente da ogni location.

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3: Davide Colucci, di Milano Music Service.

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Le luciIl disegno luci e la scenografia sono a firma di Pepi Morgia che, come tanti altri coinvolti in que-sta produzione, ha lavorato tanti anni con Fabrizio De André.A colpo d’occhio, il parco luci è molto spartano e molto teatrale. Il palco è confinato con una serie di teli bianchi trapezoidali, pochi i

motorizzati e qualche barra di ACL dietro i musicisti. Ma che il programma sia comunque non del tutto teatrale viene in parte rivelato dalla presenza di una discreta quantità di blinder sulle colonne dei truss verticali e sul truss anteriore.Chiediamo qualche delucidazione a Massimiliano Camporeale, il datore luci.“Pepi ha fatto il disegno – ci racconta Massimiliano – ed io ho fatto le memorie; poi lui è passato a controllare ed ho corretto quello che non andava bene. Adesso abbiamo inse-rito dei pezzi nuovi, che ancora Pepi non è riuscito a vedere, ma sono sicuro che la mia programmazione sia in linea con le sue indicazioni.Come si è evoluta la scenografia durante il tour?Il disegno era partito solo con la struttura e senza le vele. Ma era davvero troppo scarno, così è stato deciso di inclu-dere almeno le vele per poter avere un po’ di scenografia. Dapprima quattro vele, poi otto, così è stata creata questa cosa un po’ teatrale.Abbiamo aggiunto degli ACL e per l’invernale abbiamo tira-to via qualche lucina dal palco ed abbiamo appeso una bella americana per fare i frontali.Cosa state usando in particolare?Il disegno è basato principalmente sui giochi di controluce e sulle scenografie. Ci sono otto Coemar CycLite LED a terra che fanno solo da controluce diffuso su tutta la band. A vol-te li proiettiamo sulle vele per dare un po’ di colore. Poi ci sono sei Coemar iWash 575 a terra, dietro i CycLite, che ven-gono quasi sempre puntati verso la scenografia. Ci sono tre accensioni ACL, quindi sei barre, una a terra e due messe in verticale attaccate ai truss, e sei DWE da quattro lampade. Abbiamo anche dei 2000 W che fanno i tagli ed i controluce sui musicisti. In ogni torre c’è un ParLED per colorare i truss, a cui si aggiungono quattro iSpot 575 a terra che usiamo per la scenografia, per gli effetti di controluce e per i dise-gni dietro l’artista. Infine, sul truss anteriore abbiamo altri quattro iWash 575, un iSpot 575 e dei blinder.

Con questo riusciamo avere un effetto molto rock e molto teatrale allo stesso tempo. Gli arrangiamenti sono spesso molto rock, mentre altri brani richiedono un’impronta più teatrale, così serviva questa flessibilità.In regia?Lavoro con una Compulite Sparktop 4D. Bastano due linee per questo spettacolo, non c’è molto materiale. I motoriz-zati sono solo 14, ed il resto è composto da canali di incan-descenze.

“È molto divertente – aggiunge Massimiliano – non pensa-vo che mi sarei divertito così tanto a fare con questi pochi proiettori delle scene comunque veramente carine. Penso che per il materiale che abbiamo facciamo veramente un buon lavoro”.

L’audioSe l’impianto luci non è completamente “teatrale”, l’im-pianto audio non lo è per niente. È composto da due array di Electro-Voice XLC, dieci elementi per lato, supportato da quattro sub per lato, con appoggiati sopra quattro ele-menti XLD per lato. Due Meyer UPA1 per lato, appoggiate agli estremi del fronte palco, puntano verso l’interno come frontfill. Nelle regie di sala e di palco troviamo dei PM5D gemellati.Per la band il monitoraggio è invisibile, ma non mancano due sidefill SPX, costruiti dalla M.M.S. Al centro del palco, invece, c’è una specie di roccaforte intorno alla postazione di Cristiano, fortificata da quattro wedge, un pianoforte di-gitale ed una varietà di strumenti a corde acustici che fareb-be venire la bava ad un collezionista.Abbiamo messo all’angolo Giancarlo Pierozzi, fonico FoH, e Vincenzo “Cina” Cinone, fonico di palco, per chiedere un po’ d’informazioni sulla gestione dell’audio dello spettacolo.Giancarlo ci spiega: “È un setup abbastanza da manuale; sono 48 ingressi, tutto suonato dal vivo, pochissime sequen-ze. Il microfonaggio è proprio classico: Shure Beta 52 e SM91 nella cassa, Beta 98 sui Tom, due SM57 per il rullante, Akg C 414 come overhead e ancora Shure SM81 sul charle-ston e sul ride. Ci sono un SM57 ed un C 414 sull’ampli della chitarra, e c’è un Akg D12 sull’ampli del basso. Ci sono due SM58 per le voci del chitarrista e del tastierista e tre Beta 87 per Cristiano.“Ognuno degli strumenti acustici – continua Giancarlo – viene ripreso con il suo trasduttore interno ed entra in un canale di DI. Il chitarrista usa una chitarra Maton che ha un bellissimo sistema di preamplificazione. Tutto il resto entra in DI: sembrano tanti canali ma sono solo in quattro sul pal-co. Tutto è splittato in analogico con un Klark Teknik che invia poi il segnale ai due banchi”.“Così – aggiunge Vincenzo – abbiamo il controllo separato dei guadagni in ingresso. Questo è fondamentale. Abbia-mo proposto di splittare in digitale, ma con la situazione di questo palco non era possibile condividere una singola impostazione di guadagno”.“Poi – spiega Giancarlo – era un ulteriore impedimento, perché durante l’estate abbiamo fatto le registrazioni per il disco del tour. Se avessimo fatto lo split digitale, avremmo occupato gli slot del banco che erano invece necessari per registrare”.Che preamplificatori state usando? Ci risponde subito Vincenzo: Io sto usando i Brunetti sulla voce di Cristiano.

Giancarlo aggiunge: Io ne ho già cambiati tre, strada facendo, e sono sul quarto. Sono partito con il Focusrite, che non ho trovato adatto a Cristiano, poi sono passa-to al Manley Vox Box, che mi piace un sacco, ma l’unità che avevo io aveva qualche problema. Poi sono andato all’SSL e da lì sono passa-to all’Avalon 737 che sto usando adesso. Sto aspettando un po’ di roba da Tonelux che ho compera-to in America ma che ancora non mi è arrivata.Giancarlo, stai usando qualche outboard particolare?Per l’effettistica ho tutto mate-riale normalissimo: TC Electronic M3000, Lexicon PCM91, un PCM70 ed adesso un MX200. Uso un rack di processori che sono più o meno standard.Poi tra il banco e l’impianto cosa succede?L’unica cosa un po’ particolare che succede è che io esco dal banco in AES/EBU, poi passo per un con-vertitore DA esterno e poi ad un compressore per il main. Ho pre-ferito usare la conversione di un convertitore Benchmark DAC1 ri-spetto alla conversione del banco. Poi faccio passare il mix attraverso il compressore Cranesong e da lì vado ai processori per l’impianto.

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4: Da sinistra: il fonico di sala Giancarlo Pierozzi, il direttore generale della Texim Pierfranco Galeone ed il fonico di palco Vincenzo “Cina” Cinone.

5: Massimiliano Camporeale, datore luci.

6: Il tastierista ed arrangiatore Luciano Luisi.

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Con questo tipo di musica e con tutto quel volume dei wedge dell’artista, non serviva una fila di frontfill? I frontfill ci sono, sono quei due Meyer UPA che abbiamo messo lateralmente. Ti spiego: quando siamo in posti come questo, dove ci sono quattro metri tra il palco e le prime file, utilizziamo le due UPA così, lateralmente e puntate dentro. Quando invece le prime file sono a ridosso del palco, chi sta davanti al centro sente solo i monitor di Cristiano, (che non è un mix ideale per il concerto) così sdraiamo i frontfill a terra davanti ai monitor. Quando c’è un po’ di spazio, però, come qui, mi aiuta con il suono avere le UPA ai lati. Mi aiuta ad avere un bel pacchet-to preciso lì davanti. Poi abbiamo delle XLD appoggiate.Tu, Cina, hai un lavoro abbastan-za difficile, direi, con l’artista appiccicato nel mezzo del palco con sette od otto strumenti acu-stici, due wedge davanti, due dietro e due side...All’inizio eravamo partiti in IEM, anche perché avevamo anche i click e i musicisti si dovevano ag-ganciare ai click. Poi Cristiano non si è trovato bene... aveva bisogno del movimento dell’aria e di vive-

re il suono. Ha fatto l’estivo in IEM e poi per l’autunnale siamo passati ad un sistema di monitor tradizionale, con quattro wedge e dei sidefill solo per lui.Il resto della band è in cuffia. Il batterista ha il suo mixerino a 16 canali su cui abbiamo splittato i vari canali come il click e le tre chitarre di Cristiano. Il chitarrista usa un IEM 300G2 della Sennheiser mentre il bassista ed il tastierista hanno un setup doppio: quando sono nelle loro postazioni dietro, uti-lizzano le cuffie amplificate con dei Behringer PowerPlay, poi quando fanno i brani davanti usano gli IEM, con un sem-plice sdoppio della mandata.Prima, anche Cristiano usava questo setup, ed il palco era praticamente silenzioso. Ora, invece, c’è un bel volume. In realtà, ci aiutava molto avere anche lui con gli IEM, a livel-lo di pulizia dei suoni e, ovviamente, con i rientri, perché i volumi sono molto elevati, anche se non si direbbe. In posti meno riverberanti con i monitor che usa adesso si lavora meglio, ma qui possiamo solo sperare di fare il soldout e che tutti arrivino con delle grosse e pesanti maglie addosso.

Lo showLo spettacolo è incantevole dal punto di vista musicale. Gli arrangiamenti nuovi fatti da Cristiano volano in alto, ma non alienano il pubblico, gran parte del quale è presente per motivi di nostalgia. La seconda generazione De André ha un atteggiamento molto intimo con il pubblico, e dai monologhi e dai racconti di momenti condivisi col padre, lo spettatore ha quasi l’impressione (voluta, penso) che anche Cristiano sia parte del pubblico... un fan come loro. Quando suona, invece, si trasforma e non lascia dubbi su chi sta con-ducendo il concerto.Il suono generalmente è molto buono, notevolmente me-glio di quanto ci si possa aspettare al PalaDozza. Di repliche, ormai, ne hanno già fatte tante e forse sono riusciti a do-mare un po’ l’impianto (o, meglio, il monitoraggio) anche in sale così riverberanti.La scenografia si dimostra molto versatile, e senza dubbio una nota di merito va a Pepi Morgia ed ai ragazzi di M.M.S. per la capacità di fare moltissimo con vera-mente poco materia-le, e senza rivolgersi neanche a tecnologie rivoluzionarie. I tanti momenti di controlu-ce sull’artista si diffe-renziano molto uno dall’altro, e dimostra-no uno studio molto intenso dell’utilizzo di quello che c’è a di-sposizione, mentre le “vele” dietro offrono un canvas molto mal-leabile per l’utilizzo dei pochi proiettori intelligenti incorpo-rati nel design.In definitiva è una serata davvero mol-to gradevole in cui, comunque, la musi-ca prevale sulla no-stalgia.

Personale e AziendeManagement Ph.D. Bruno Sconocchia Michele TorpedineProgrammazione Tiziana SconocchiaAmministrazione Viviana AlbertiniUfficio Stampa Letizia D’AmatoLa BandTastiere Luciano LuisiChitarre Osvaldo Di DioBasso Davide PezzinBatteria Davide De VitoPersonale in tourTour manager Luca Gnudi Ass. all’artista Filippo RaspantiRegia Pepi MorgiaFonico di sala Giancarlo PierozziFonico di palco Vincenzo “Cina” CinoneDatore luci Massimiliano CamporealeService audio/luci Milano Music ServiceResponsabile Giovanni “Riccio” ColucciResp. MMS in tour Davide ColucciP.A. Alessandro SbruzziBackliner Massimiliano Dalle Molle Emilio Simeone Alessio MartinoTecnici Luce Daniel Bossi Emanele Caini