Cresci, Italia! Non fiori nè feste - Prospettiva Personain PROSPETTIVA PERSONA “Poste Italiane...

8
in PROSPETTIVA PERSONA “Poste Italiane S.p.A. – Spedizione in abbonamento postale D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n.46) art. 1, comma 1/ TE” MENSILE DI INFORMAZIONE E CULTURA Anno XXXVII - n.3 marzo 2012 Cresci, Italia! Dopo l'ennesima riunione della UE, alcuni Presidenti decidono di passare a visitare il Museo del Louvre per “alleviare” lo stress. Si fermano in meditazione davanti al quadro di Adamo ed Eva nel Paradiso Esordisce Angela Merkel: Guardate la perfezione dei corpi: lei alta e snella con un corpo atletico, i musco- li ben fatti... Gli stereotipi sono necessariamente tedeschi. Sarkozy risponde immedia- tamente: Assolutamente no! È evi- dente che l'erotismo che si può vedere in entrambe le figure..., lei così femmini- le..., lui così aitante...., sanno che presto arriverà la tentazione... Possono essere solo francesi. Scuotendo negativamente il capo, Cameron afferma: Of course not! Guardate attentamente… la serenità dei loro visi, la delicatezza della posa, la sobrietà del gesto ... Possono essere solo inglesi. Dopo alcuni secondi di ulteriore contemplazione, Monti esclama: NON SONO D'ACCORDO!!! Guardate bene: non hanno vestiti, non hanno scarpe, non hanno casa, hanno solo una mela da mangiare, non protestano e pensano pure di stare in Paradiso!!! ... Non ho alcun dubbio, SONO ITALIANI!!!!! Una rapida sintesi.... Fine quadrimestre, tempo di giudizi e pagelle. Dall’avvento autunnale del Governo dei Professori, stiamo vivendo in una sorta di anima- zione sospesa, divisa a metà tra la riproposizione in chiave consociativa della svolta di Salerno e l'amara consapevolezza della fine della politica italiana repubblicana per come l'ab- biamo sempre conosciuta, subita e commentata, nell’attesa di un 2013 incerto e temuto. Non traggano in inganno l’abisso tra l'epoca delle paillettes berlusconia- ne e il robotico discettare montiano, né la curiosa sensazione di aver divorato vent’anni in pochi mesi, tanto sembrano lontane le arene televisive e le macchine del fango, soppiantate in un amen da categorie economiche subito diventate l’unico argomento delle discussioni da metropolitana o da bar. Sono solo la faccia esterna di una drammatica stagione di cambiamento nella coscienza comune e collettiva ancor prima che in quella degli astanti della poli- tica odierna, che può aprire scenari del tutto imprevedibili. Oggi più che mai il cittadino che lotta per soprav- vivere e per ragionare con la propria testa non può non sentirsi intimamente diviso e confuso quando prova a rapportarsi con la nuova azione politica. Archiviata in un attimo la stagione del bipolarismo bellico-culturale, dilaniato dalle bat- taglie tra Berluscones, tanto fedeli al Caimano quanto arroganti e poco alfabetizzate, e pasdaran dei diritti civili, illuminati a prescindere e per ciò condannati alla resistenza partigiana tra i boschi dei giornali di nicchia, oggi imperano soltanto, inaspettatamente, lo straniamento e l’attesa. Vedere i principali attori politici che si sono bel- lamente massacrati per anni a colpi di nefandez- ze ed inefficienze varie cinguettare all’unisono sotto la bandiera del Professore può far gioire i centristi nostalgici e protestare i qualunquisti agguerriti, ma crea profondi problemi di com- prensione a chi non dimentica per quale oscuro mistero ciò che fino a qualche mese fa sembrava appartenere ad un universo parallelo, tanta era la differenza tra idea e azione (leggi riforma del lavoro, rivoluzione pensio- nistica, liberalizzazioni, delega fiscale e tutti i decreti con il nome "-Italia" dopo un imperativo), adesso viene realizzato o risolto in qualche mancia- ta di giorni, quasi come un gentlemen’s agreement tra sedicenti statisti, tra grida di giubilo e rinnovata concordia. Assistere all’azione dell’esecutivo mandato da San Giorgio a sconfigge- re il drago al suo posto aiuta a vivere meglio nella speranza di uscire quan- to prima dalle secche della crisi, ma sapere che comunque vada sarà un successo nel Sanremo elettorale del 2013 provoca uno strisciante horror vacui al pensiero di chi andrà a sosti- tuire i cavalieri che fecero l’impresa. Dov’è l’erro- re? Se L'emergenza nazionale giustifica ogni misura straordinaria che ponga riparo ad anni dissennati, allora il fallimento globale di tutti gli attori politici è talmente manifesto da non lascia- re alcuna speranza diversa dal sopravvivere. Se, invece, gli attori politici dimostreranno ancora di poter decidere uniti, in condizioni normali, per il bene comune del paese, questa può essere l’occa- sione migliore per crescere e far crescere il Paese tutto e la classe politica che lo rappresenta e lo guida. Ora più che mai è giusto gridare "Cresci, Italia!" Andrea Cappelli In occasione della festa della festa donna, sulla testata on line “L’altra parola”, ho sostenuto che la festa dell’8 Marzo sia pleonastica e sod- disfi soltanto un’esigenza celebrativa ed oleo- grafica. Una società veramente egalitaria, infatti, non dovrebbe avvertire la necessità di una festa della donna, come non dovrebbe avere bisogno di eroi. L’istituzione di una giornata da dedicare alla donna è l’ammissio- ne di una colpa, una “accusatio manifesta” di un peccato originale che si è estinto sul piano legislativo ma non su quello antropologico e culturale. Lo attestano comportamenti sessi- sti persistenti:1.- la mancanza di una corri- spettiva festa dell’uomo; 2.- l’esigenza di fissa- re “le quote rosa” in politica e nei luoghi del potere; 3.- la domanda ormai di rito nei collo- qui di lavoro, rivolta solo alle ragazze, sull’in- tenzione di prolificare (seguita dalla clausola di licenzi abilità ); 4.- la fatica di dover dimo- strare il proprio valore (se non si decide di passare per la nipote di Mubarak); 5.- ultimo non per importanza ma solo per chiudere con l'area delle mie competenze, pertinente con il mio lavoro e la passione di una vita: nella lin- gua permane il divario tra la parità proclama- ta dal diritto e l’effettiva parità di opportunità nel quotidiano. Ad esempio, nell’accordo tra 100 parole femminili ed una sola maschile, prevale il maschile. E la lingua è un organismo sociale, diceva De Saussure. . La riflessione ha suscitato polemiche: alcune donne sono insorte al grido “l’8 marzo non si tocca!”, “non dobbiamo tornare indietro!”. A me sembra che il ritorno indietro sia già avve- nuto nella prassi lavorativa, nei colloqui di lavoro al femminile, nell’aumento della vio- lenza e dello stalking perpetrato dentro e fuori le mura domestiche…Molte opportunità delle donne sono rimaste sulla carta come un fantasma che aleggia, e celebrare la festa di un fantasma non mi sembra opportuno! Sono curiosa di sapere cosa ne pensano i let- tori de “La Tenda”. Elisabetta Di Biagio Non fiori nè feste P. Klee,Angelo scettico,1940 La leggenda delle margherite Si narra che un giorno la Madonna volle passare in volo su prati e campi per andare a conoscere le varie specie di fiori. Tutti si fece- ro trovare in ordine, lucenti, schierati e pronti alla grande cono- scenza.Solo le pratoline, le bianche, piccole margherite, intente a giochi e canti, non sentirono gli squilli delle trombe né il trambu- sto generale e non si prepararono al santo incontro. Per questo la Vergine le sorvolò senza soffermarsi e per questo, una volta capìta la grave distrazione, le margherite arrossirono per rimanere così, come ancora le vediamo, spruzzate di porpora sui bianchi petali. La leggenda viene a proposito di un’altra disinvolta Margherita, ex protagonista delle nostre inimitabili sceneggiate politiche, e del “rossore” che non sembra esserle comune dopo la non lieve dimen- ticanza relativa ai propri bilanci ed alla leggerezza con cui ha appreso della sottrazione di danaro a suo danno e soprattutto a danno di noi altri poveri, spolpati contribuenti. Buona Pasqua a tutti i lettori La magnifica redazione

Transcript of Cresci, Italia! Non fiori nè feste - Prospettiva Personain PROSPETTIVA PERSONA “Poste Italiane...

Page 1: Cresci, Italia! Non fiori nè feste - Prospettiva Personain PROSPETTIVA PERSONA “Poste Italiane S.p.A. – Spedizione in abbonamento postale D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004

in PROSPETTIVA PERSONA

“Poste Italiane S.p.A. – Spedizione in abbonamento postale D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n.46) art. 1, comma 1/ TE”

MENSILE DI INFORMAZIONE E CULTURAA n n o X X X V I I - n . 3 m a r z o 2 0 1 2

Cresci, Italia!

Dopo l'ennesima riunione della UE, alcuniPresidenti decidono di passare a visitare ilMuseo del Louvre per “alleviare” lo stress.Si fermano in meditazionedavanti al quadro di Adamoed Eva nel ParadisoEsordisce Angela Merkel:Guardate la perfezione deicorpi: lei alta e snella conun corpo atletico, i musco-li ben fatti... Gli stereotipisono necessariamentetedeschi.Sarkozy risponde immedia-tamente:Assolutamente no! È evi-dente che l'erotismo che sipuò vedere in entrambe lefigure..., lei così femmini-le..., lui così aitante....,sanno che presto arriverà la

tentazione... Possono essere solo francesi.Scuotendo negativamente il capo,Cameron afferma: Of course not! Guardate

attentamente… la serenitàdei loro visi, la delicatezzadella posa, la sobrietà delgesto ... Possono esseresolo inglesi.Dopo alcuni secondi diulteriore contemplazione,Monti esclama: NONSONO D'ACCORDO!!!Guardate bene: non hannovestiti, non hanno scarpe,non hanno casa, hannosolo una mela da mangiare,non protestano e pensanopure di stare in Paradiso!!!... Non ho alcun dubbio,SONO ITALIANI!!!!!

Una rapida sintesi....

Fine quadrimestre, tempo di giudizi e pagelle.Dall’avvento autunnale del Governo deiProfessori, stiamo vivendo in una sorta di anima-zione sospesa, divisa a metà tra la riproposizionein chiave consociativa della svolta di Salerno el'amara consapevolezza della fine della politicaitaliana repubblicana per come l'ab-biamo sempre conosciuta, subita ecommentata, nell’attesa di un 2013incerto e temuto.Non traggano in inganno l’abisso tral'epoca delle paillettes berlusconia-ne e il robotico discettare montiano,né la curiosa sensazione di averdivorato vent’anni in pochi mesi,tanto sembrano lontane le arenetelevisive e le macchine del fango,soppiantate in un amen da categorieeconomiche subito diventate l’unicoargomento delle discussioni dametropolitana o da bar. Sono solo lafaccia esterna di una drammaticastagione di cambiamento nellacoscienza comune e collettivaancor prima che in quella degli astanti della poli-tica odierna, che può aprire scenari del tuttoimprevedibili.Oggi più che mai il cittadino che lotta per soprav-vivere e per ragionare con la propria testa nonpuò non sentirsi intimamente diviso e confusoquando prova a rapportarsi con la nuova azionepolitica. Archiviata in un attimo la stagione delbipolarismo bellico-culturale, dilaniato dalle bat-taglie tra Berluscones, tanto fedeli al Caimanoquanto arroganti e poco alfabetizzate, e pasdarandei diritti civili, illuminati a prescindere e per ciòcondannati alla resistenza partigiana tra i boschidei giornali di nicchia, oggi imperano soltanto,inaspettatamente, lo straniamento e l’attesa. Vedere i principali attori politici che si sono bel-lamente massacrati per anni a colpi di nefandez-ze ed inefficienze varie cinguettare all’unisono

sotto la bandiera del Professore può far gioire icentristi nostalgici e protestare i qualunquistiagguerriti, ma crea profondi problemi di com-prensione a chi non dimentica per quale oscuromistero ciò che fino a qualche mese fa sembravaappartenere ad un universo parallelo, tanta era la

differenza tra idea e azione (leggiriforma del lavoro, rivoluzione pensio-nistica, liberalizzazioni, delega fiscalee tutti i decreti con il nome "-Italia"dopo un imperativo), adesso vienerealizzato o risolto in qualche mancia-ta di giorni, quasi come un gentlemen’sagreement tra sedicenti statisti, tragrida di giubilo e rinnovata concordia.Assistere all’azione dell’esecutivomandato da San Giorgio a sconfigge-re il drago al suo posto aiuta a viveremeglio nella speranza di uscire quan-to prima dalle secche della crisi, masapere che comunque vada sarà unsuccesso nel Sanremo elettorale del2013 provoca uno strisciante horrorvacui al pensiero di chi andrà a sosti-

tuire i cavalieri che fecero l’impresa. Dov’è l’erro-re? Se L'emergenza nazionale giustifica ognimisura straordinaria che ponga riparo ad annidissennati, allora il fallimento globale di tutti gliattori politici è talmente manifesto da non lascia-re alcuna speranza diversa dal sopravvivere. Se,invece, gli attori politici dimostreranno ancora dipoter decidere uniti, in condizioni normali, per ilbene comune del paese, questa può essere l’occa-sione migliore per crescere e far crescere il Paesetutto e la classe politica che lo rappresenta e loguida. Ora più che mai è giusto gridare "Cresci,Italia!"

Andrea Cappelli

In occasione della festa della festa donna, sullatestata on line “L’altra parola”, ho sostenutoche la festa dell’8 Marzo sia pleonastica e sod-disfi soltanto un’esigenza celebrativa ed oleo-grafica. Una società veramente egalitaria,infatti, non dovrebbe avvertire la necessità diuna festa della donna, come non dovrebbeavere bisogno di eroi. L’istituzione di unagiornata da dedicare alla donna è l’ammissio-ne di una colpa, una “accusatio manifesta” diun peccato originale che si è estinto sul pianolegislativo ma non su quello antropologico eculturale. Lo attestano comportamenti sessi-sti persistenti:1.- la mancanza di una corri-spettiva festa dell’uomo; 2.- l’esigenza di fissa-re “le quote rosa” in politica e nei luoghi delpotere; 3.- la domanda ormai di rito nei collo-qui di lavoro, rivolta solo alle ragazze, sull’in-tenzione di prolificare (seguita dalla clausoladi licenzi abilità ); 4.- la fatica di dover dimo-strare il proprio valore (se non si decide dipassare per la nipote di Mubarak); 5.- ultimonon per importanza ma solo per chiudere conl'area delle mie competenze, pertinente con ilmio lavoro e la passione di una vita: nella lin-gua permane il divario tra la parità proclama-ta dal diritto e l’effettiva parità di opportunitànel quotidiano. Ad esempio, nell’accordo tra100 parole femminili ed una sola maschile,prevale il maschile. E la lingua è un organismosociale, diceva De Saussure. .La riflessione ha suscitato polemiche: alcunedonne sono insorte al grido “l’8 marzo non sitocca!”, “non dobbiamo tornare indietro!”. Ame sembra che il ritorno indietro sia già avve-nuto nella prassi lavorativa, nei colloqui dilavoro al femminile, nell’aumento della vio-lenza e dello stalking perpetrato dentro e fuorile mura domestiche…Molte opportunitàdelle donne sono rimaste sulla carta come unfantasma che aleggia, e celebrare la festa diun fantasma non mi sembra opportuno!Sono curiosa di sapere cosa ne pensano i let-tori de “La Tenda”.

Elisabetta Di Biagio

Non fiori nè feste

P. Klee,Angelo scettico,1940

La leggenda delle margheriteSi narra che un giorno la Madonna volle passare in volo su pratie campi per andare a conoscere le varie specie di fiori. Tutti si fece-ro trovare in ordine, lucenti, schierati e pronti alla grande cono-scenza.Solo le pratoline, le bianche, piccole margherite, intente agiochi e canti, non sentirono gli squilli delle trombe né il trambu-sto generale e non si prepararono al santo incontro. Per questo laVergine le sorvolò senza soffermarsi e per questo, una volta capìtala grave distrazione, le margherite arrossirono per rimanere così,come ancora le vediamo, spruzzate di porpora sui bianchi petali. La leggenda viene a proposito di un’altra disinvolta Margherita,ex protagonista delle nostre inimitabili sceneggiate politiche, e del“rossore” che non sembra esserle comune dopo la non lieve dimen-ticanza relativa ai propri bilanci ed alla leggerezza con cui haappreso della sottrazione di danaro a suo danno e soprattutto adanno di noi altri poveri, spolpati contribuenti.

Buona Pasqua a tutti i lettoriLa magnifica redazione

Page 2: Cresci, Italia! Non fiori nè feste - Prospettiva Personain PROSPETTIVA PERSONA “Poste Italiane S.p.A. – Spedizione in abbonamento postale D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004

2 la tenda n.3 marzo 2012

2APPUNTI E SPUNTI

Celebrata il 22 marzo la Giornata mondiale dell’acqua. Istituita nel 1992 su sol-lecitazione delle Nazioni Unite vuole essere un momento per sensibilizzare l’atten-zione del pubblico sulla critica questione dell’acqua nella nostra era, con occhio diriguardo all’accesso all’acqua dolce e alla sostenibilità degli habitat acquatici.Ottimo elemento è l’acqua, forse il più importante tra i quattro elementi (terra,aria, acqua e fuoco) che essa simbolicamente racchiude: possiede tanto lacalma, la gravità e la profondità abissale della Terra, quanto l’inquietudinedell’Aria e la mobilità del Fuoco. L’acqua assomiglia all’anima dell’esserevivente: è irrequieta e non ha posa, non ha principio, non ha fine. E’ fiume emare, è dolce e salata, è nemica ed amica, è confine e infinito, è principio efine. La materia vivente iniziò dall’acqua la sua avventura nel nostro pianeta;l’acqua costituisce la quasi totalità della materia vivente. Talete di Mileto(VII° sec. A.C.) individuò proprio nell’acqua il principio di tutte le cose, con-statando che l’elemento liquido è presente ovunque è presente la vita. Dallabiblica Genesi alla mitologia Indù, al Corano, l’Acqua è citata come luogo dinascita delle creature animate e inanimate dell’Universo. L’Acqua è genera-trice di vita. E spesso non lo rammentiamo, ne facciamo un uso dissennato,la sprechiamo inopinatamente mai pensando che esistono persone che non

hanno accesso all’acqua potabile e sono pertanto prive di sussistenza. Oggi sulla terra vivono 7 miliardi di persone (arriveranno a 9 miliardi nel2050) e le statistiche dimostrano che ognuno beve da 2 a 4 litri di acqua algiorno: la maggior parte dell’acqua assimilata però è all’interno degli alimen-ti che vengono consumati. Se si riflette che per produrre 1 chilo di carne bovi-na, per esempio, sono necessari 15.000 litri d’acqua, 1.500 litri per un chilodi grano, si comprende quanto sia necessario che si attui una seria politica dirisparmi, cominciando dai consumi che dovrebbero essere indirizzati versoprodotti che fanno dell’acqua un uso meno intensivo, evitando lo spreco dicibo che nei Paesi ricchi arriva fino al 30% di quello prodotto. A ciò si aggiun-ga anche la necessità inderogabile di una gestione accurata della rete idricada parte degli enti preposti e, fatto non trascurabile, l’attenzione da parte diognuno nell’evitare gli sprechi quotidiani di un bene tanto prezioso. Secondol’Associazione UNWATER, che promuove la Giornata mondiale, benché nel2012 oltre 2 miliardi le persone abbiano avuto accesso con maggiore facilitàa fonti di acqua potabile, la strada da percorrere è ancora lunga per garanti-re ad ognuno il minimo indispensabile, almeno per sopravvivere.

B.T.

Acqua azzurra, acqua chiara...

C’era una volta, tanti tanti anni fa, una Chiesa dotta, rigo-rosa, che pregava compostamente, meditava in silenziodurante le funzioni, intonava inni sacri, insomma esigeva,oltre al rispetto dei Comandamenti, uno stile, una misuradel comportamento. Certo, era un po’ antiquata, implaca-bile coi nemici, che destinava al rogo, e coi dissidenti ingenere, ai quali infliggeva severe condanne.Certo, qualcosa doveva cambiare, ma insieme all’acquasporca non bisognava buttare il bambino, come in parte èaccaduto : via le punizioni e gli anatemi, via le scomuniche,ma perché mandare in pensione Handel, Bach, Bruckner,Schubert? Per accontentare i giovani e i vari sottogruppi reli-giosi ecco le famigerate chitarre, così fuori posto senza BobDylan o Mike Jagger, ecco i frastuoni di strumenti a percus-sione degni dei Caraibi, ecco infine musiche lente e gravi,finto classiche e per questo soporifere e di rara bruttezza,ecco infine le omelie - fiume durante la Messa, vere e pro-prie conferenze senza, però, possibilità di replica. Ogni pre-

ghiera sarà anche ben accetta al Signore, che per fortuna èsenz’altro molto paziente, però perché non migliorare ilgusto della gente? perché non resistere all’attacco dei nuovibarbari, “creativi” senza cultura? perchè non evitare, nelleprocessioni, gli altoparlanti da giro d’Italia? E se ci sonopochi soldi, meglio il silenzio, così raro e sacro in questinostri tempi così rumorosi.Non basta avere buone intenzioni per fare cose belle, ed iopenso che la Chiesa sarebbe molto più credibile e frequen-tata se unisse la sacralità alla bellezza, in altre parole ilBello ed il Bene dovrebbero essere tutt’uno, come pensa-vano anche Platone e compagni. Perciò, via canti urlati asquarciagola, chitarre, bonghi, orridi non in sé stessi, maperché fuori dal loro contesto, maneggiati da dilettanti allosbaraglio, e bentornati Perosi, Mozart e Franck!Sarà un’utopia, ma io lo spero tanto, non per me, cheposso scegliere, ma per la Chiesa.

Lucia Pompei, organista mancata

Alla ricerca della Chiesa perduta

Il 20 Marzo, nella Sala di lettura “Prospettiva persona “ di via Palma,Lucia Pompei ha curato la proiezione di un film di Julie Taymor, uscitosui nostri schermi nel 2007 “Across the universe”.

Il film, che rievoca il periodo della contestazione giovanile negliStati Uniti e la guerra del Vietnam, ha un ritmo a poco a pocoincalzante, che prende, affascina e polarizza la tua attenzione,anche, ma non solo, per le canzoni dei Beatles magistralmenteinserite e così coinvolgenti da suggerirti le parole che non conosci: infatti la musica parla da sola quando in un film trama, sceneggia-tura e sentimenti s’intrecciano, si sovrappongono in una sequela discene ed eventi che emozionano, scioccanti, esasperati nell’ossessi-vo desiderio di mostrare la complessità della giovinezza che anelala libertà, la giustizia, l’amore e vuole “volare come il blackbird, ilcorvo dall’ala spezzata della canzone omonima dei favolosi quattrodi Liverpool.In un mondo che ci appare folle e troppo difficile da capire, in unacittà troppo cosmopolita e frenetica, teatralmente proposta, pote-re e libertà combattono una battaglia spasmodica e a volte insen-sata, senza vincitori né vinti.La libertà, ribelle ai ceppi fin da quella prima “mela”, è simboleg-giata da una fragola infranta, frutto più dolce, più succoso, più pro-fumato di quella mela, ma più fragile, più difficile da cogliere, cosìnascosta in natura, quasi soffocata tra le sue piccole foglie, che“altri” sempre e comunque cercheranno di spolpare rubando ai gio-vani i loro pensieri migliori. Sarà faticoso, ma appagante, vedere,alla fine, come la forza dell’amore riuscirà a ricomporre quel fruttoe viverlo, tenero, fresco, pulito come solo l’amore può fare, unico,insostituibile antidoto ai lacci e alle contraddizioni del mondo.

Lilia Ferrajoli

Volare con un’ala spezzataSiamo alle solite, all’ormai consuetoricorso a luoghi comuni del tipo “malatempora currunt” oppure “chi ha il panenon ha i denti …” Ma che scandalo! Chetristezza per coloro, e non sono poitanto pochi, che si tengono fuori dalsistema e, per Dna o per semplice disci-plina, non si allineano, rifiutano il baciodella mano ai vari “padrini” di una“mafia” generalizzata che sbarra il passoha chi ha maggior diritto. Questi “uomi-ni contro”, sono molto spesso la partemigliore della società, quelli che posseg-gono i veri talenti ma sono costretti afarne uso improprio per sopravvivere.Ed è la scomoda posizione di tanti gio-vani artisti, collaudati e celebrati a furordi popolo in occasioni non ufficiali, spes-so capaci di regalare momenti unici. Ungruppo eletto, destinato a non “svolta-re”. Ha il dono più alto che natura possafare, l’arte, ma non l’occasione perdimostrare la differenza tra la sua e quel-la delle tante “mezze calzette” che, convecchie “metodiche”, vanno avanti e sene infischiano. Prendendo ora a campione la realtà delnostro microcosmo cittadino: tutti sap-piamo bene, nel campo musicale, adesempio, quali mani sappiano, come si

suol dire, “far piangere” il pianoforte o,per il teatro, quali voci, quali presenzesappiano indurre quella commozioneche solo i veri artisti sanno dare. E’ genteche può veramente far paralare di sé enon è giusto vederla costretta a far scuo-la di recitazione ai ragazzini, cosa riser-vata semmai ai vecchi artisti, o, peggio,ritrovarla dietro uno sportello di bancao ancora, se proprio gli è andata bene,ad insegnare solfeggio in qualche istitu-to musicale. Che peccato! Torna inmente, in proposito, il capolavoro cheWalt Disney ha fatto della favola diCenerentola, nella scena in cui la fan-ciulla, con voce radiosa, canta, mentrelava il pavimento e mille bolle di saponele restituiscono l’eco in un’armoniaincomparabile di suoni e colori e, con-temporaneamente, giungono le vocisgraziate e stonate della sorellastre chetentano le note della stessa aria. Ma èmai possibile che, nella società umana,siano sempre le “sorellastre” a vincere etutti i bravi a lavare i pavimenti?Ecco come il mondo manda a finire laevangelica “parabola dei talenti”: che chine ha veramente è spesso costretto a sot-terrarli.

abc

Artisti emergenti

P. Klee, Angelo smemorato,1939

Page 3: Cresci, Italia! Non fiori nè feste - Prospettiva Personain PROSPETTIVA PERSONA “Poste Italiane S.p.A. – Spedizione in abbonamento postale D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004

la tenda n. 3 marzo 2012 3

3 CULTURA

“Presenze” speciali

Il Calendario e l’orologioC’era una volta il detto: ‘San Benedetto una rondine sotto il tetto’, c’era cioèla certezza che il 21 marzo sarebbe entrata la primavera e sarebbero tor-nate le rondini... Non è vero. Le rondini arriveranno ai primi di aprile, lascienza spiega che in cento anni solo 36 volte la primavera entra il 21marzo e ancora, gli equinozi non prevedono per niente 12 ore di luce e 12ore di buio... insomma crollano le certezze, vengono sfatati luoghi comu-ni e le semplificazioni popolari che, certo, poco hanno a che fare con lascienza. Per riordinare le idee suggeriamo il libro, segnalatoci da NicolaFacciolini: “Il Calendario e l’Orologio” (Gremese Editore 2006, € 18.00)del professor Piero Tempesti, grande astronomo, direttore emeritodell’Osservatorio astronomico di Teramo, che illustra in dettaglio i segre-ti del Tempo. In quest’ultima fatica, incisiva e stimolante, di uno dei piùgrandi maestri dell’Astronomia italiana,scomparso lo scorso anno, sonomolte le cose che letteralmente e felicemente raggiungono il cuore e l'ani-ma, intrise di memoria e storia. Le pagine dedicate alla “Storia del calen-dario” sono una vasta rassegna che parte dagli antichissimi calendarimedio-orientali per giungere fino alla riforma gregoriana: il tutto raccon-tato con entusiasmo, estrema competenza ed un linguaggio da grande

divulgatore. Nel capitolo 3 “Le ore e l’orologio attraverso i secoli” siaffronta quell’autentica babele costituita dalla misura del tempo inEuropa prima della rivoluzione francese. La suddivisione delle ore delgiorno, nel libro di Tempesti, è spiegata in modo approfondito ed esau-riente. E poi l’autore affronta “Il problema della Pasqua”, la determinazio-ne cioè della data della principale solennità cristiana e cattolica. La datadella Pasqua ha rappresentato, per oltre un millennio, una formidabilesfida astronomica. Tempesti racconta dettagliatamente come si è giunti acalcolarla con precisione, a partire dal Concilio di Nicea del 325, duran-te il quale fu stabilito che essa si sarebbe dovuta celebrare la prima dome-nica che segue il primo plenilunio dopo l’equinozio di Primavera. Un’Appendice che tratta del “tempo siderale e universale”, una concisaargomentazione di eccezionale utilità per gli astronomi amatori, conclu-de il libro che risulta, nel complesso, didattico e divulgativo al tempostesso: se ne consiglia la lettura a tutti coloro che coltivano interessi cul-turali profondi, non solo a livello astronomico, ma anche storico, filoso-fico e religioso, come suggerisce nella sua recensione Rodolfo Calanca(www.coelum.com).

Lettura di primavera

“Nel percorso teoretico e iconologico di Paul Klee (Berna 1875-Locarno1940) a partire dal 1913 fino al 1940, entra a far parte un insieme di segnidalle infinite possibilità di forme. Efficace e fondamentale espressione delsuo personale mondo poetico diventano gli Angeli (agghelos- messaggero,usato dai traduttori greci dell’Antico Testamento per rendere l’ebraicomal’ak – messaggero). Nell’universo kleeiano queste figure sono diverse daquelle della tradizione religiosa in cui l’angelo è bello, immortale, divino, purospirito; in negativo e per contrasto quelli di Klee non sono immortali né spi-rituali né divini. Essi hanno un corpo e, quindi, sonno imperfetti, vicini allacondizione mortale ed effimera dell’uomo e per giunta hanno corpi brutti, incammino verso una dimensione dell’essere; non sono ancora capaci di volarecome dimostrano le ali molto piccole, come molto piccoli,quando non assen-ti, sono i loro piedi che rendono faticosa l’avanzata verso il Paradiso e costrin-gono a terra o ad essa tendono. Sono entità mediane, contrastate tra l’aspira-zione all’oltre, a ciò che va al di là del mondo e delterrestre e l’attrazione inevitabile della terra. Seperò i loro corpi sono limitati, le loro menti vedo-no l’essenza vera delle cose, scoprono che ogniparte dell’Universo, anche la più piccola, inquanto parte della totalità è essa stessa totalità,racchiude infiniti mondi. Perché però questaverità non possa essere solo vista, ma anche vis-suta, bisogna superare il principium individuatio-nis, distruggendo le condizioni spazio-temporalie quindi la corporeità.Come l’angelo, esiste,secondo Klee, un’altra creatura capace di viverequesto salto dal piano gnoseologico al pianoontologico: è il bambino, che nel gioco trasforma gli oggetti in ciò che vuole,o meglio gli oggetti possono essere qualsiasi cosa, al di là di qualsiasi regola.Per il bambino non esiste l’hic et nunc, tutto, lui compreso, può essere ovun-que in ogni momento ed essere l’altro da sé. Proprio per questo tutti gli ange-li del pittore svizzero sono disegnati come li raffigurerebbe un bambino: consemplici linee imprecise vengono tratteggiate sagome informi, quelli di ange-li in formazione e in trasformazione, simili a bambini perché i bambini sannovedere il mondo, sanno scoprire segreti nascosti e come bambini stanno perdiventare altro. Nella figura dell’angelo si sostanziano alcuni principi- guidadel pensiero kleeiano: la superiorità del divenire sull’essere, del brutto sulbello; l’essere e il bello implicano stasi, assenza di cambiamento; il divenire eil brutto, invece, la perfettibilità, la costante tensione all’altro da sé, ma anchealla verità del proprio essere.Parafrasando il pensiero di Kàroly Kérenyi, storico delle religioni e filologoungherese, l’angelo di Klee percorre un cammino che dal basso va verso l’al-to, è estraneo al principio della rivelazione, segue un processo inverso. Affioraallora alla memoria il tema del film”La vita è meravigliosa”(1946) di FrankCapra. Un angelo di “seconda classe”, per guadagnarsi le ali e la qualifica di“prima classe”, deve scendere sulla terra e compiere un’azione davveroimportante. E’ un conforto pensare che anche nella superiorità di questacreatura, possano esserci delle imperfezioni, che accorciano un po’ le distan-ze tra noi umani e la primigenia perfezione prima del peccato originale.Al contrario di Klee, Marc Chagall ( ebreo di Vitebsk 1887-St. Paul de Vence

1975) rinuncia ad una programmatica prospettiva realistica, dando corponelle sue opere ad una possibilità di evasione attraverso l’ironia e il sogno,recuperando nel suo linguaggio poetico elementi della tradizione russa edebraica. Nasce così un repertorio di forme, singolare per l’accostamentoimprevisto, di immagini eterogenee in cui entrano a fare parte anche gliangeli. In “ La caduta dell’angelo” a cui lavora per più di un ventennio, dal1923 al 1947, un angelo rosso cade sulla terra, dove gli uomini commettonoi loro orrori indisturbati, recando un messaggio di purezza, bellezza armo-nia. Anche altrove, nel ciclo del “Messaggio biblico”, per esempio, la presen-za degli angeli segnala la loro funzione di messaggeri tra la volontà di Dio el’uomo, come artefici di riconciliazione e di realizzazione di un sogno dipace per l’umanità tutta dopo il deflagrante secondo conflitto mondiale.Chagall restituisce a queste eccezionali creature la loro peculiare identità ele loro specifiche mansioni. Già, perché a ciascuna di loro è assegnato uncompito. Michael- ma-a-el, tutti gli angeli hanno il suffisso el che significaDio, è l’angelo della luce e del fuoco; Raphael – ra (sole)-pha (vibrazione)-elè l’angelo che come Dio guarisce; Gabriel – kaha- vir –el – è a capo degliambasciatori per l’umanità e sovrintendente; Samael – Sham (luce)-A (mate-ria)-el, è il governatore dell’elemento terra.Gabriele è sicuramente l’arcangelo più rappresentato nell’arte perché è lega-to all’incarnazione del Figlio di Dio e, quindi, il più caro alla tradizione cri-stiana. Artisti di tutti i tempi l’hanno rappresentato con dettagli diversi.Simone Martini nell’ “Annunciazione” lo staglia su un fondo tutto d’oro conle ali aperte simili a quelle di un pavonee con il manto a scozzesi, svolazzantecome mosso dal vento nel suo volo dalcielo alla terra; il Beato Angelico “ nun-ziante”, con il tipico gesto locutoriodella mano destra, che indica Maria, econ la sinistra il cielo, con la postura chi-nata. Ma tutti gli angeli partecipano aglieventi terreni. Sbattono freneticamentele ali in segno di dolore ai lati di Cristo-uomo nella “Crocefissione” di Cimabuenella Basilica Superiore di Assisi; mae-stosamente l’angelo presiede allacustodia dell’Arca e annuncia laResurrezione del Figlio di Dio alle tre Marie, nella facciata posteriore dellaMaestà di Duccio di Buoninsegna; schiere angelicate accompagnano laMaestà di Cimabue, di Giotto, di Masaccio in cui si trasformano in angelimusicanti, quasi a ritmare il carattere di conversazione alla veneta della scenaferiale. E’ un angelo, il “gran portatore”, che sorregge Gesù nel momentodella Deposizione di Raffaello. E’ un giovinetto-angelo dall’incarnato eburneoe dalle ali di rondine, a sorvegliare il sonno di Maria e del Bambino nel“Riposo durante la fuga in Egitto” di Caravaggio.Queste misteriose creature, soffuse di una luce che non è reale ma metafisi-ca, sedimentate nell’immaginario degli artisti di tutti i tempi, ci ammonisco-no a dare spazio ad esse e a percepirle accanto a noi. Ci accompagnerannonel cammino affascinante, che è il gioco divino della vita.

Marisa Profeta De Giorgio

P. Klee, Sotto custodia d’angelo,1931

Duccio di Buoninsegna, Le Marie al sepolcro,1310

Page 4: Cresci, Italia! Non fiori nè feste - Prospettiva Personain PROSPETTIVA PERSONA “Poste Italiane S.p.A. – Spedizione in abbonamento postale D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004

4 la tenda n.3 marzo 2012

4PARLIAMO DI...

E ora dove andiamo? Donne

La brillante rappresentazione teatrale di un soggetto di Eugene Scribe,“Gustave III, ou le bal masqueé”, ispirò a Verdi l’idea di musicare quella vicen-da ricca di sentimento in cui i protagonisti sono le passioni umane più forti:amore, gelosia, invidia, lealtà, tradimento, vendetta e perdono. Diede quin-di ad Antonio Somma l’incarico di comporre il libretto di una nuova operache, dopo aspri confronti con la censura, sarà intitolata “Un ballo inMaschera” e sarà eseguita per la prima volta a Roma (teatro Apollo) il 17 feb-braio 1859.Il dramma, ambientato a Boston, riprende alcuni temi cari al compositore,primo fra tutti l’amore sostenuto da una musica brillante e intrisa di roman-tico lirismo, un amore impossibile eppure impetuoso che si scontra con lalealtà verso l’amico e, alla fine porterà alla catastrofe. L’azione inizia con uno“scherzo”, l’uscita goliardica del governatore che si reca, travestito da mari-naio, dall’indovina per divertirsi alle sue profezie, ma si trasforma in tragediaquando Amelia, la donna amata, si reca a sua volta dall’indovina per chieder-le come vincere la tentazione di tradire il marito Nell’opera l’elemento sen-timentale e quello politico, comico e tragico, si amalgamano in un tutto ori-ginale, dando luogo a una successione di momenti che non sono espedientibanali messi lì per alleggerire il dramma, bensì servono a stabilire la verità ela credibilità delle situazioni e degli avvenimenti, si intersecano vicendevol-mente e tendono insieme verso l’esito finale. In tale contesto i due amanti rimangono solo “potenziali”, ma ciò appare deltutto verisimile; persino la scena in cui Renato scopre l’incontro di Ameliacon Riccardo, che suscita lo scherno dei congiurati, come pure l’ira del mari-to e la vergogna della donna, “formano un magnifico quadro musicale”(Verdi), mentre il coro conferisce verità drammatica alla cospirazione deicongiurati.Sono questi ingredienti a stimolare la vena creativa che offre a tutti i perso-

naggi, compresi quelli secondari, una musica ricca di sfumature dall’ironia

della barcarola di Riccardo (è sogno o è follia) al sarcasmo del terzetto dei trecongiurati; dall’accorato sfogo di Renato che si sente tradito (eri tu che mac-chiavi quell’anima) alla disperazione di Amelia, quando proclama la sua inno-cenza (solo un detto), anche se non viene creduta dal marito; dall’afflato sen-timentale del duetto fra i due “colpevoli” protagonisti nel secondo atto allenote scure e profonde della strega che invoca il “re dell’abisso”. Unica la figu-ra di Oscar, che potrebbe sembrare un personaggio secondario, ma in realtàè un personaggio chiave sia perché sulla base delle sue parole Riccardo deci-de di recarsi dall’indovina (difenderla vogl’io) e alla fine diviene, senza voler-lo, strumento dell’omicidio ( saper vorreste); sia perché il suo canto brillante escanzonato si pone come una sorta di anello di congiunzione fra tragedia ecommedia.Un’opera complessa e molto curata dal punto di vistra strumentale, segnodella grande capacità del Maestro di dare vita a ogni tipo di sentimentoattraverso la musica, ma anche testimonianza della sua convinzione che conla musica non solo si può esprimere la realtà, ma si può addirittura “inventa-re il vero”. (lettera a Clara Maffei 20 settembre 1876). In tal modo le vicen-de personali dei personaggi diventano qualcosa di “universale” inserite in unquadro scenico unitario e armonico. Ciò che suscita emozione è l’incontro tra gli eventi reali della vita e una forzache trascende l’individuo e ne indirizza ineluttabilmente il destino, un desti-no che coinvolge singoli e collettività. E’ la tesione dialettica tra la vicendapersonale sentimentale e il quadro generale in cui l’opposizione politica sfo-cia nella cospirazione fatale contro il governatore/protagonista. Il tutto sot-toposto alla forza di una fatalità ineluttabile, pronosticata dalla strega veg-gente. La fatalità, collegata a forze sotterranee demoniache, costituisce l’ele-mento irrazionale, romantico, presente in molte opere verdiane, e qui trat-teggiato con una vasta gamma di colori musicali.

Emilia Perri

LiricaAmore e potere. Il ballo in maschera

Verdone: Posti in piedi in Paradiso CinemaTroppa roba nell’ultimo film di Verdone, troppi personaggi, troppe situazioni,si stenta a trovare un centro, un filo comune, tranne forse quello della mise-ria, proprio la miseria moderna, quella di chi ha l’automobile, il cellulare, ledon ne, ma non ce la fa a pagare l’affitto e a fare la spesa.E proprio per questo tre poveracci che nemmeno si conoscono mettono insie-me le loro disgrazie economiche e affettive, che sono molte, un vero campio-nario di tradimenti, delusioni, figli sparsi qua e là, carriere smarrite e meschi-nità quotidiane. Il tema della povertà è interessante e attuale, ma nel film diVerdone gira un po’ a vuoto, i personaggi sono abbastanza angosciati, ma siarrabattano in modo goffo e inconcludente, compreso un maldestro tentati-vo di diventare ladri d’appartamento.Insomma, si avverte l’intenzione di realizzare un affresco, una classica com-media di costume, stile anni ’60, ma Micaela Ramazzotti non è ancoraMonica Vitti, anche se la ricorda molto, Favino è poco naturale, anche se miha fatto pensare allo stralunato Nino Manfredi, mentre Giallino è il più disin-volto e sicuro della parte, che è poi quella dell’antipatico latin lover dei pove-

ri Franco Fabrizi. Troppo tempo è passato, oggi i ritmi e i colori sono e devo-no rimanere diversi, altrimenti si produce nostalgia, e la conferma è il tono un

po’ patetico, scontato, scelto da Verdone per ilsuo personaggio, sempre garbato, ma fiacco,troppo uguale a quello di sempre.Io amo Verdone, ma l’ho trovato in pausa diriflessione, in standby, invece di una commediabrillante gli è venuto fuori un film opaco e unpo’ triste : nel finale i nostri eroi risolvono tuttii loro problemi rientrando in famiglia, conclu-sione romantica e molto molto all’italiana,auspicabile forse ma, ahimé, poco logica e rea-listica.Caro Verdone, ritrova la grinta degli anni d’oro,per piacere!

Lucymovie

Fiorita di marzo

La fioritura vostra è troppo breve,

o rosei peschi, o gracili albicocchi

nudi sotto i bei petali di neve.

Troppo rapido il passo con cui tocchi

il suolo, e al tuo passar l'erba germoglia,

o Primavera, o gioia de' miei occhi.

Mentre io contemplo, ferma sulla soglia

dell'orto, il pio miracolo dei fiori

sbocciati sulle rame senza foglia,

essi, ne' loro tenui colori,

tremano già del vento alla carezza,

volan per l'aria densa di languori;

e se ne va così la tua bellezza,

come una nube, e come un sogno muori,

o fiorita di Marzo, o Giovinezza...

Ada Negri

A proposito di donne, vale davvero la pena di vedere ilfilm della regista libanese Nadine Labaki, “E ora doveandiamo?”, una commedia inaspettata perché si ridenonostante la drammaticità dei temi.In un paese in una zona montuosa del Medioriente viveuna piccola comunità di musulmani e cattolici. Se gliuomini sono spesso pronti alla rissa tra opposte fazionile donne, sono invece solidali, l’ amicizia tra loro supera,contro ogni aspettativa, tutti i punti di contrasto religio-so che creano scompiglio nel loro piccolo mondo e insie-me, grazie alla straordinaria inventiva, mettono in attodei piani esilaranti cercando di distrarre gli uomini delvillaggio, così da allentare la tensione e distoglierli daldesiderio di trasformare i pregiudizi in violenza. Nontralasciano alcun mezzo in questa loro missione, ivicompreso far piangere sangue a una statua dellaMadonna o far arrivare in paese delle ballerine da avan-spettacolo dell’Europa dell’Est affinché i maschi sianoattratti da loro più che dal ricorso alle armi. E’ una favola allegorica, un film contro gli integralismireligiosi, un film che prospetta la convivenza possibile,che sottolinea l’importanza del rispetto reciproco ma ciò

che colpisce è l’atteggiamento e il ruolo delle donne:esse si prendono cura del villaggio, degli uomini, deifigli, dei sentimenti, della pace, della politica, del mondointero. A fronte di uomini-eterni-adolescenti, in preda apulsioni semplici, pronti a farsi anche ammazzare perniente, arrivano a reprimere il pianto per un figlio morto,a scambiarsi ‘i panni’ dell’identità religiosa per mantene-re la concordia nel villaggio mentre fuori si spara. Lapace per cui si battono è sempre un po’ precaria, è unatela tessuta dalle donne, solidali e determinate a inter-rompere la catena di morti inutili e a far prevalere laragione. Come equilibriste si muovono sul filo sottileche tiene il loro piccolo mondo unito e vivo ma non èsufficiente : se la cura è affidata solo alle donne, l’equili-brio è fragile e basta un nonnulla per disfare la tela. Se,dunque, gli uomini non sanno affiancare donne purenergiche e fantasiose, prendendosi anche loro curadella pace familiare e politica, non c’è futuro possibile eil finale del film esorta il ‘sesso forte’ all’assunzione diresponsabilità: invece di trasformare i pregiudizi in vio-lenza, è necessario impegnarsi per farli diventare occa-sioni di dialogo.

P. Klee, Angelo pieno di speranza, 1939

Page 5: Cresci, Italia! Non fiori nè feste - Prospettiva Personain PROSPETTIVA PERSONA “Poste Italiane S.p.A. – Spedizione in abbonamento postale D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004

la tenda n.3. marzo 2012 5

5 TERAMO E DINTORNI

OSSERVATORIO TERAMANO

Riassunto delle puntate precedenti. Si brinda in casaPdl e brindano tutti. Il risultato del Congresso con-ferma la fiducia al Coordinatore Paolo Tancredi conil 57,2% dei voti contro il 42,8% ottenuto dallamozione avversaria presentata da Emiliano DiMatteo. Hanno votato 6.686 tesserati, 3.822 hannoscelto il Senatore Tancredi, 2.864 il Consigliere DiMatteo. Il popolo del Pdl ha dunque riaffidato laguida del partito a Tancredi, ma non ha bocciato illavoro della corrente che fa riferimento dell’assesso-re Paolo Gatti, il quale ha voluto dimostrare con inumeri quanto conta “Futuro In” per il Pdl. Tuttidunque sembrano riusciti a dimostrare quanto vole-vano, tutti hanno salutato la vittoria come un succes-so per la grande partecipazione. “Una prova di demo-crazia straordinaria, abbiamo risvegliato le coscienze” hadetto l’assessore Gatti dichiaratosi commosso per loschieramento di forze frutto della doppia mozione.“Mi sembra di vedere il Liechtenstein che invade laRussia - ha dichiarato Gatti - domani ci sarà un parti-to plurale nel rispetto del dato congressuale”.Soddisfazione condivisa, quella sulla partecipazione,anche dal Coordinatore Paolo Tancredi: “Portare avotare quasi 7mila persone per il rinnovo degli organiprovinciali è un risultato importante, segno di grandepartecipazione”. Si aspettava questi numeri il senato-re? “E’ un risultato che conferma le mie previsioni, cheandavano dal 55 al 65% delle preferenze, ma è pur veroche siamo partiti in ritardo ed è stato uno sforzo organiz-zativo difficile per un organismo così largo”. Secondo ilmeccanismo del voto proporzionale con il premio dimaggioranza il coordinamento provinciale sarà com-posto da 18 membri della mozione Tancredi (i 15nomi abbinati alla lista che ha vinto più tre preferen-ze che vanno a Graziano Ciapanna, Alessia DePaulis e Mirella Marchese), 12 della mozione DiMatteo oltre naturalmente al Coordinatore PaoloTancredi e al nuovo Vice-coordinatore, ValeriaMisticoni, che raccoglie il testimone dall’Assessoreregionale Giandonato Morra (non ricandidabile inquanto assessore secondo il nuovo statuto).Adesso però al di là chi ha vinto e di chi non haperso, bisognerà mettersi a fare qualche cosa perTeramo. L’Amministrazione Comunale invii unsegnale ai teramani, affronti di petto alcune incom-piute e le realizzi. Ci metta la faccia, insomma, per-ché si avvicina il tempo delle nuove elezioni comuna-li e bisognerà dare alle stampe un nuovo programmaelettorale. Certamente non potrà essere ripresentatoquello stesso che ha portato alla vittoria il SindacoBrucchi. Ce ne vorrà uno rinnovato completamente.E allora chi ha vinto dia una mano, chi non ha persofaccia lo stesso perché poi, al di là dei congressi, con-tano i voti grazie ai quali si possono battere i pugnisul tavolo. Altrimenti, di quanto è avvenuto, resteràsolo materiale per aumentare il peso di un ammuffi-to archivio e di archivi ammuffiti Teramo ne ha giàtroppi. La città, invece, ha urgente bisogno di vede-re opere completate… non soltanto con gli annunci,ma con i fatti concreti.

Gustavo Bruno

Una poltrona per due

Vetrina della Libreria Cattolica- Teramo, via della verdura VescovadoLa Libreria Cattolica augura una Buona Pasqua a tutti i lettori

Si ricorda che all’interno della Libreria, oltre ad una vasta scelta di libri, sono in vendita vestitiniper la Prima Comunione, semplici ed economici, e oggetti dell’artigianato POC (Piccola OperaCaritas) di Giulianova adatti per regali e bomboniere. E’ disponibile, inoltre, un punto Internet, èattivo il servizio fax, fotocopie, ricarica dei cellulari,carte telefoniche internazionali e pagamentoutenze varie.

il piacere di guidare

Automobili di Patrizio S.p.A.Concessionaria BMW

Loc. Piano D’Accio-64100- TeramoTel. 0861558326 Fax 0861558313

[email protected]

Giovedì primo marzo, nella Sala S.Carlo delMuseo Archeologico, a Teramo, si è svolta la primadelle tre serate previste per raccontare trentanoveanni vissuti dal più importante ed originale torneodi pallamano che si svolge in Italia e, forse nelmondo: la Coppa Interamnia.Nella sala oltre agli organizzatori ‘storici’Pierluigi Montauti, Marcello Di Giovanni, CarloAlbera, Antonio Forlini, erano presenti autorità,vecchie glorie, collaboratori, fotografi... insom-ma tutto il mondo che ha contribuito a renderegrande la Coppa. È stato un tuffo nel passato perfar rivivere, attraverso cronache, ricordi, foto, fil-mati, episodi salienti, la fase più lontana dellaCoppa. Tutto è iniziato nel 1973, con la primaedizione che raccoglieva l’eredità delle manife-stazioni, all’inizio dell’estate, legate al GiugnoTeramano: la Coppa Interamnia poteva "risveglia-re" la città solitamente immobile e priva di inizia-tive sportive e culturali durante il periodo estivo.I “temerari” amici di Pier Luigi Montauti, ispi-randosi ad un Torneo di pallamano che si svolge-va a Goteborg in Svezia, pensarono di fare lastessa cosa a Teramo. La prima edizione, apertasolo alle squadre italiane, si svolgeva in una solagiornata. Poi, anno dopo anno, la Coppa si èaperta al mondo con lo scopo di far conoscere la

pallamano, sport poco diffuso ancora in Italia,ma soprattutto con l’aspirazione di incoraggiarela socializzazione, la fratellanza tra i popoli, laconoscenza di Teramo e delle bellezze naturaliche la circondano. È stata una carta vincenteperché da allora fino ad oggi, per una settimana,Teramo si trasforma e si colora di tante culture,accogliendo gli atleti dai cinque continenti. Perquesto ha ottenuto il riconoscimento importan-te di “Città aperta al mondo”.La prima seratao ‘dei ricordi’ è stata, dunque, unritorno al passato, un ieri preludio all’oggi e pro-iezione al domani ormai prossimo. E'stata uncontenitore di ricordi che hanno strappato sorri-si dolci e nostalgici, un momento per ricordareai teramani che la Coppa Interamnia, oraInteramnia World Cup, ha ancora motivo di esi-stere e continuare perché essa è ormai patrimo-nio della Città di Teramo. Montauti ha prean-nunciato infine che la quarantesima edizione hatutte le premesse per essere ancora viva tant'èche al momento hanno assicurato la loro parte-cipazione ben 61 nazioni. Questo è già record. L’augurio è che la Coppa, abbia tante altre sto-rie da vivere e da raccontare.Intanto: ARRIVEDERCI al 20 aprile p.v.

f.a.

Quando ho sentito ‘Teramo’, per caso, scanalan-do, e Rocco Papaleo ha presentato sul palco delFestival di Sanremo il ‘nostro’ Arturo Valiante,ho avuto un sobbalzo di gioia. (ho saputo inseguito che Enrico Melozzi, un altro teramano,ha diretto l’orchestra per la canzone terza classi-ficata... gioia doppia!) Era proprio Arturo,accanto al pianoforte, teso e immoto, pietrifica-to per l’emozione, rigido e incapace anche disorridere. Nessuna meraviglia, perché è nota lasua ritrosia timida, quell’essere schivo come selui non c’entrasse niente, come se ogni cosacapitasse per caso... e chi lo conosce sa bene chenon è così, che c’è una ‘stoffa’ naturale e tantostudio, tanta applicazione, tanta volontà e tantocoraggio nelle scelte della vita. Ogni volta cheho ascoltato la sua musica, le improvvisazioni ei virtuosismi densi di atmosfere e sensazioni, hovisto il musicista, fisicamente presente, proietta-to nei percorsi delle sue armonie e delle suenote. Messe le mani sulla tastiera del pianofor-te, su quel palco ambitissimo da tutti gli artisti,

il M°Valiante ha creato il sottofondo per ilmonologo di Papaleo ( non ho sentito una paro-la! attenta piuttosto a captare la musica del pia-nista) e sono certa che la tensione si è scioltanelle invenzioni di suoni.In questo mondo-supermarket dove tutti siaffannano a ‘vendere’ un prodotto, richiamandol’attenzione del pubblico con espedienti di ognigenere, anche oltre la qualità, è raro trovare unocome Arturo che ha ‘prodotti di valore’ ma rifug-ge dall’ autopromozione e vuole solo che per luiparli la sua musica. Non è facile ‘sfondare’ in talmodo e per questo ancor più mi sono rallegratanel vederlo a Sanremo, anche la sera successivaquando mi è parso una sorta di incantatore diserpenti con una clavietta a fiato che sembravaun piffero caudato. La serietà e il talento, dun-que, riescono a venir fuori, il merito viene rico-nosciuto e la dea bendata, solitamente troppocieca, una volta tanto ha aperto gli occhi ... chis-sà, forse è amante del Jazz!

mdf

Non ci posso credere!

Coppa Interamnia - Ieri, oggi, domani

Sto forse peccando di presunzione, ma vorrei ricordare Annetta alla mia maniera, cioè quella dichi non la frequentava, e tuttavia sa bene che ne avvertirà la mancanza: questo perché ci si cono-sceva da sempre e da sempre ci si scambiava qualche parola, un sorriso confidenziale, un saluto.Mi mancherà quell’aria di famiglia, quella sensazione di affabilità e di vicinanza che è così rara datrovare oggi, E’ la vecchia Teramo che sta scomparendo, quella che non aveva bisogno di salotti ecene per stabilire rapporti col prossimo, bastava la passeggiata dopo la Messa della domenica, otrovarsi seduti accanto, al cinema, o fare crocchio per strada commentando i fatti del giorno. Lasemplicità e la cordialità di Annetta non sono certo cose da poco, sono piccoli frammenti prezio-si di un sobrio e garbato vivere cittadino, e perciò vanno ricordate con affetto e gratitudine.

Lucia Pompei

Ricordando Annetta Pepe

Page 6: Cresci, Italia! Non fiori nè feste - Prospettiva Personain PROSPETTIVA PERSONA “Poste Italiane S.p.A. – Spedizione in abbonamento postale D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004

Chi ha desiderio di approfondire la conoscenzadell’opera di Jacopo Robusti, alias Tintoretto, e diammirare i capolavori alla Scuola di San Rocco oalle Gallerie dell’Accademia, deve necessariamen-te andare a Venezia.A Roma, alle Scuderie del Quirinale, però, ci sonole opere più significative che potevano essere tra-sportate a fronte delle loro dimensioni ragguarde-voli. L’allestimento della Mostra, curato daVittorio Sgarbi, è di grande efficacia: il colorerosso cupo delle pareti crea uno sfondo ottimaleper gli stupefacenti teleri, alcuni dei quali restau-rati per l’occasione.Fin dal primo impatto con ‘Ilmiracolo dello schiavo’ (1548), si coglie la grandez-za di Tintoretto, definito da Sgarbi «regista» perl’idea dei campi lunghi e dei campi ravvicinati, e sipercepisce la singolarità delle sue composizioni, ilsuo far deflagrare ogni concezione spaziale.L’esperienza artisctica di Tintoretto matura nelmomento di massima crisi linguistica per la pittu-ra veneziana del Cinquecento.Se il primo contat-to è con Tiziano la curiosità e la conoscenza dialtri linguaggi espressivi, determinano la ricerca el’affermazione di una cifra stilistica personale. Ilpittore veneto, si rivolge ai maestri del passato ene coglie gli aspetti salienti fino a farne una sinte-si grandiosa, riuscendo ad armonizzare la manie-ra romana e il colorismo veneto, con ardite solu-zioni compositive che, secondo Sgarbi, anticipa-rono di secoli, appunto, la regia cinematografica eprovocarono la negativa reazione di Tiziano, il pit-tore più famoso di Venezia in quel tempo.

Tintoretto era più giovane, aveva un maggiordistacco, aveva grande talento e Tiziano, come giàera capitato con Lorenzo Lotto, cercò di metterloda parte, senza tuttavia riuscire a fermare il geniodel rivale. Negli anni Cinquanta del XVI sec.ini-

zia una fortunata e contrastata carriera indicandouna strada espressiva concepita come un grandespettacolo con soluzioni sperimentali che hannotagli prodigiosamente cinematografici. Forniscecartoni per i mosaici di San Marco, lavora allalibreria Marciana, risponde alle richieste dei com-mittenti privati, ha un’intensa produzione ritratti-stica, equamente divisa tra soggetti religiosi e pro-fani e anche celebrativi. La sua energia, il suo spi-rito, la sua volontà lo portarono ad occupare glispazi più ambiti a Venezia fino ad approdare allaScuola Grande di san Rocco nel 1565 che fu perventi anni il teatro delle sue rappresentazioni.

Tintoretto muore nel 1594.La mostra, su due piani, espone teleri magnifici euna serie di quei ritratti che gli assicurarono unaremunerazione costante con relativamente pocafatica: rapidissimo quasi come un fotografo glibastava una mezz’ora per schizzare l’abbozzoconcentrandosi poi sul viso del modello senzainteressarsi agli orpelli e ai simboli della condizio-ne sociale;nel volto, attraverso la luce, cercava laverità intima, disadorna, la stessa che cercava inse stesso ( come si vede nell’autoritratto espostoalla fine del percorso della mostra).Come Caravaggio e' considerato il precursoredella fotografia, Tintoretto fa pensare al cinemanella sua assoluta modernità, avvalorata ancora dipiù dopo la straordinaria sequenza dei ritratti e ilmagnifico 'Susanna e i vecchioni', e dal confrontocon gli artisti coevi, da Parmigianino a Veronese,da Bassano allo stesso Tiziano esposti in mostra. INFO: Orari: domenica - giovedì 10.00 - 20.00,venerdì e sabato 10.00 - 22.30, chiuso il lunedì.

6 la tenda n.3 marzo 2012

6MOLESKINE - APRILE 2012

Tintoretto, La creazione degli animali, 1550

10 aprile - ore 17Modelli iconografici in Abruzzo

nella seconda metà del '400:excursus tra pittura,

scultura eoreficeria

Incontro conGermano Boffi

a cura diSimone Gambacorta

17 aprile - ore 17Il buon vecchio pungitopo per la salute delle gambe

Patrizia Iezzi Giuseppe Galantini

24 aprile - ore 17Le patologie chirurgiche vascolari

Walter Di Nardo

SALOTTO CULTURALE 2011- con il contributo della Fondazione Tercas SALA DI LETTURA “PROSPETTIVA PERSONA” via N. Palma - Teramo

Aprile ore 17.45

Gentile Lea Norma sasVia Paris 16 - 64100 Teramo

Tel. 0861.245441 - 0861.240755Fax 0861.253877

ZURIGO

Lunedì 2Educazione all’immagine

Masaccioa cura di Antonio Zimarino

Lunedì 16Le donne all’Opera

G. Verdi :”Aida” a cura di Emilia Perri

Sabato 21Incontriamo i giovani artisti

a cura di Gabriele Di Cesare

Lunedì 23La selva delle lettere“Grazia Deledda”

a cura diModesta Corda

Lunedì 30il fascino della musica sacra

“Requiem” di G.Verdi,a cura di

Benedetto Di Curzio

Università Popolare Medio-adriatica U. P M.Sala Ventilij Caraciotti- via Torre bruciata - Te

Tintoretto- una mostra da non perdere (aperta fino al 10 giugno).

mercoledì 4 aprile ore 18.30

Sala San Carlo - Teramo

Poeta in scena

Bestia di gioia

Mariangela Gualtieri

giovedì 19 aprile ore 18.30

Sala San Carlo - Teramo

Wallace Stevens-Poesia americana

Valerio Magrelli

Fabrizio Gifuni

Giovedì 26 aprile - ore 18.30

Sala Polifunzionale

Walt Whitman- Poesia americana

Edoardo Albinati

Sandro Lombardi

Fondazione TERCAS

Teramo poesiaVI edizione

CONCERTO

Sala Polifunzionale mercoledì 18 aprile

ore 21.00Progetto Beethoven

Concerto di chiusuraBruno Leonardo Gelber

pianoforte

FONDAZIONI All’Opera 2012Mosè in Egitto di Gioachino Rossini

sabato 21 aprile - ore 21 - Basilica Cattedrale di Teramo domenica 22 aprile - ore 21Basilica Cattedrale di Atri

Pomeriggi musicali

13 Aprile - ore 21 Santa Maria a Bitetto - TeBon Anniversaire Debussy

Conservatorio “A. Casella” - L’Aquila

20 Aprile - ore 21Santa Maria a Bitetto,TeApollineo&Dionisiaco

Chiara Rizza

22 Aprile - ore 18.30Sala Polifunzionale - Te

Un Voyage avec DebussyEnrico Pieranunzi

30 Aprile - ore 18.30Sala Gambacorta - TeVirtuosité et nuancesRita d'Arcangelo

Giuliano Mazzoccante

SOCIETÀ ‘P. RICCITELLI’PROSA

Teatro Comunale -Teramo

Cyrano De BergeracALESSANDRO PREZIOSI

sabato 28 aprile ore 21domenica 29 aprile ore 17/ore 21

Page 7: Cresci, Italia! Non fiori nè feste - Prospettiva Personain PROSPETTIVA PERSONA “Poste Italiane S.p.A. – Spedizione in abbonamento postale D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004

Proseguendo lungo la valle del Tordino, verso Giulianova, s’incontraMosciano S. Angelo, (il nome, e un prediale dal personale latinoMus(s)ianus con l’agionimo S. Angelo aggiunto nel 1863) che conservaresti di fortificazioni dell XIV/XV sec.(la torre degli Acquaviva perfetta-mente conservata e altre restaurate in tempi moder-ni). In paese è da vedere la Chiesa di S. Angelo (oS.Michele Arcangelo), fondazione benedettinadell’XI sec. di cui restano tracce e che appare ogginella forma ‘ricostruita’ nei primi anni del XX esec..Più interessante da visitare, in località Convento, è ilConvento dei Sette fratelli che fin dal 1059 è men-zionato tra le dipendenze dell’Abbazia diMontecassino. Esso si presenta oggi nella veste delrifacimento e ampliamento voluto dal cardinaleOttavio Acquaviva quando nel 1583 sostituì i fran-cescani minori osservanti ai monaci benedettini.Passati indenni nella soppressione napoleonica (1807-1809), i frati furo-no però cacciati dal convento nel 1866 per via delle nuove leggi dell’ItaliaUnita; vi ritornarono nel 1937 facendosi carico di restaurare l’edificio,divenuto cadente per mancanza di manutenzione ed ulteriormente dan-neggiato dagli sfollati durante la seconda guerra mondiale. Gli ultimifrati sono andati via nel 2010.Annessa al Convento è la Chiesa della Madonna degli Angeli, già intito-

lata alla Madonna del Casale, rappresentata in una statua lignea chevenne donata alla chiesa nel Cinquecento dalla famiglia Acquaviva erestaurata nel 1688 dal frate Francesco di Controguerra. L’edificio coltetto a capanna, ha un’unica navata, sormontata all’interno da un prege-

vole soffitto ligneo dipinto risalente alla fine delXVII secolo, dove viene celebrata la gloria dellaMadonna e dei Santi Sette Fratelli. La facciata èmoderna e a sud si apre un finestrone rotondo aidue lati del quale, in due nicchie, sono collocate duestatue. Nella parte posteriore il tozzo campanile abase quadrata fa parte dell’assetto quattrocentescodella chiesa: costruito in laterizio e pietra, presentaun bel rosone sulla facciata Ovest e si appoggia allastruttura della chiesa. Il vano alla sua base ha voltea crociera costolate, sorrette da semicolonne in late-rizio che adoperano capitelli protoromanici (XI/XII

sec.)traccia della prima fondazione del cenobio, eretto su resti di edificiromani. Dell’ex monastero, sul lato est della chiesa, resta anche il bellis-simo chiostro, frutto della ricostruzione tardo cinquecentesca, concolonne esagonali e archi a tutto sesto. Nelle lunette di due lati del chio-stro è un ciclo pittorico seicentesco con storie e miracoli di S. Francescocon sottostanti scritte esplicative in rima e stemmi nobiliari.

Turista curioso

la tenda n. 3 marzo 2012 7

7

Piante ed erbe : il basilico

Caccia al tesoro... d’arte

Convento e chiesa della Madonna degli Angeli (F. Mosca)

Il basilico, una delle piante aromatiche più diffuse negli orti italiani, è moltoutilizzato in cucina ma anche ottime sono le sue proprietà terapeutiche: gliinfusi di fiori e foglie hanno azione sedativa, antimicrobica, vermifuga, anti-indigestione, antispastica delle vie digerenti, stomachica e diuretica.L’“Ocimum basilicum”, in latino, o “herbe royale”, in francese, ha una storiaaffascinante e controversa. Il nome deriva dal latino medievale basilicum, conorigine dal greco basilikon (da basileus “re”, quindi “pianta regale, maestosa”),ma non si sa perché fosse così denominato: forse perché usato per produrreprofumi per il re o in riferimento all’utilizzo sacro delle antiche popolazioniHindu o perché confuso con Basilisco, creatura mitologica greca descrittacome un serpente dal veleno letale capace di uccidere con lo sguardo di cuiil basilico sarebbe stato l’antidoto…, o forse per l’importanza “regale” confe-rita alla pianta considerata da sempre nella storia una pianta essenzialmen-te medicinale, quasi mai nota come alimento. Si ignora il luogo di origine delbasilico ma già nell’antico Egitto, il medico Serapione ne descriveva le qua-lità mediche così com’erano note ai popoli arabi; nel 1060 d.C in Cina eranominato in un libro di piante medicinali; anche i Crociati dovevano cono-scerne le qualità terapeutiche se di ritorno dalla Terra Santa ne riempivanole navi per scacciare gli insetti, le infezioni e i cattivi odori della putrefazio-ne. Con il passare del tempo i pareri sull’efficacia terapeutica del basilico sisono fatti sempre più discordanti. Per lungo tempo si era creduto che fossealtamente curativo nei casi di pazzia e demenza; altri sostenevano invece cheil suo uso provocasse sangue torbido e malinconico. Nel 1800 alcuni inglesiresidenti in India credevano che tenesse lontani i fulmini. In India, ancoraoggi, il basilico è pochissimo utilizzato in cucina e ne viene coltivato un tipoparticolare chiamato Tulsi o Tulasi ( basilico santo) che vuol dire “incompa-rabile”: è considerata, infatti, una pianta sacra alla sposa di Vishnù, dea dellabellezza e dell’armonia, invocata per proteggere il corpo ma soprattutto per

concedere figli a chi li desidera. Inoltre si crede che il basilico apra le portedei cieli e per questo motivo ad una persona morente si pone una foglia dibasilico sul petto e dopo la morte si lava la testa con acqua contenente semidi lino e basilico. È molto utilizzato nella medicina ayurvedica come un elisirdi lunga vita ed utilizzato per numerose patologie. Il basilico ha però anche un significato più nefasto: ad esempio nell’isoladi Creta è simbolo di lutto. Questa credenza è legata ai canti popolari econfermata anche dal Boccaccio che racconta nel Decameron nella novellaV della IV giornata la storia di Lisabetta da Messina e della sua pianta dibasilico. La giovane Lisabetta, nubile, viveva con i suoi tre ricchi fratelli mercantiper i quali lavorava Lorenzo, un giovane di bell’aspetto. Lorenzo e Lisabetta si inna-morarono ma l’amore era tenuto segreto perché i fratelli di Lisabetta non avrebberoapprovato la relazione della sorella con un garzone. Una notte però Lisabetta fuscoperta mentre si recava dal suo amato e così per salvare l’onore della famiglia, itre fratelli uccisero Lorenzo. Lisabetta, non trovando più l’amato, iniziò a chiedereche fine avesse fatto ma nessuno le sapeva dire nulla, eccetto i fratelli che continua-vano a ripeterle che era fuori per delle commissioni. Una notte alla fanciulla, pian-gente e affranta dal dolore, apparve in sogno Lorenzo che le rivelò il luogo dov’ erasepolto. Lisabetta trovò il corpo del suo amato, gli staccò la testa con un coltello edi nascosto la portò in casa e la seppellì in un vaso di basilico che annaffiava conle sue lacrime e così cresceva rigogliosa. I fratelli, appreso dai vicini che la sorellapassava tutto il giorno a curare il basilico, glielo sottrassero e così scoprirono latesta di Lorenzo, la portarono via, seppellirono e si trasferirono lontano per timored’essere scoperti. Lisabetta, privata della sua preziosa reliquia morì di dolore ... eil basilico appassì! Che storia triste!! Per fortuna è storia di fantasia mentreè certo che il basilico è fondamentale per il pesto e importantissimo per ilsugo fresco di pomodoro!

Herby

Legata al mese di marzo, forse per il colore azzurrino del cielo che sidispone alle tinte primaverili, è l’Acquamarina, che non ha il pregio deldiamante o dello smeraldo ma è una pietra davvero affascinanteper ilsenso di semplicità e di armonia che emana. Il suo colore varia dal cele-ste più chiaro al blu intenso del mare, e l’Acquamarina, minerale prima-rio, mostra tutte le sfumature di una gamma straordinariamente bella diazzurri. L’azzurro acquamarina è infatti un colore divino ed eterno, il colo-re dei cieli, nonchè il colore dell’acqua con le sue proprietà vitali. Ed infat-ti l’Acquamarina sembra aver incorporato anche l’azzurro dei mari.La leggenda vuole che una sirena abbia gettato in riva al mare un cofanet-to pieno di gioielli dove c’era anche l’acquamarina, diventata, per questo,l’amuleto dei marinai come protezione contro la burrasca. Secondo gliantichi, la sua forza si sviluppa al meglio quando la pietra viene immersanell’acqua irradiata dal sole ed ha la proprietà di donare tranquillità, sere-

nità e creatività . Può essere considerata un sorta di “bilancia” in grado diarmonizzare il fisico e la mente. Il suo azzurro suscita sentimenti di sim-patia, fiducia e armonia, buoni sentimenti, che la rendono un graditoregalo per un partner, come simbolo di relazioni durature e ideale per chivuole dedicarsi alla meditazione. L’Acquamarina, come lo smeraldo,appartiene alla famiglia dei Berilli e, più diffusa rispetto al suo famoso fra-tello verde, è una delle pietre più popolari in assoluto nel commercio ditutto il mondo. Più intenso è il suo colore, più alto è il suo valore. I giaci-menti più famosi di questa meravigliosa gemma si trovano in Brasile e inAfrica centrale. Le donne di tutto il mondo la prediligono per il suo splen-dido colore blu, che si adatta quasi alla perfezione a qualsiasi carnagioneo colore di occhi. E forse proprio per il senso di equilibrio e l’armonia,l’Acquamarina è stata abbinata al mese di marzo, per tenerlo a bada, paz-zerello com’è!

La pietra di marzo: l’Acquamarina

Page 8: Cresci, Italia! Non fiori nè feste - Prospettiva Personain PROSPETTIVA PERSONA “Poste Italiane S.p.A. – Spedizione in abbonamento postale D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004

Inaugurato a Chieti, per lodevole iniziati-va della dott.ssa M. Laura Di Loreto, loSportello antiviolenza. Inserito nell’ambi-to del Progetto “Servizi integrati di soste-gno alla famiglia” cofinanziato daRegione Abruzzo e Comune di Chieti,concretizza un risultato importante nellacostruzione di una rete sul territorio chefornisca un sempre più valido aiuto alledonne vittime di violenza psichica e fisica.Finalizzato al sostegno alle donne e aiminori che hanno subito violenza, si rivol-ge con particolare attenzione alla famigliae alle sue problematiche in quanto vuolerappresentare un luogo deputatoall’ascolto e all’accoglienza. Lo “SportelloAntiviolenza” offrirà, quindi, sostegno

psicologico, consulenza medica e legale ed attività di collaborazione con iServizi Sociali comunali e con la Asl perché, mai come oggi, vi è la necessitàdi prevenire le situazioni di disagio. Negli ultimi anni si è, infatti, registrato unprogressivo aumento di segnalazioni per separazioni conflittuali e tale proble-matica riguarda anche i nuclei appartenenti alla fascia medio-alta della popo-lazione. L’Assessore alle Politiche Sociali, Emilia De Matteo, a margine del-l’inaugurazione, ha dichiarato che “Nella lotta contro la violenza sulle donne,credo sia fondamentale la creazione di una rete territoriale che mantenga un rappor-to sinergico tra istituzioni, Associazionismo e tutti i soggetti attivi a vario titolo nellalotta e nel contrasto alla violenza di genere”. Info: marialauradiloretogmail.com

SATURA LANX 8

Direttore responsabileAttilio Danese

Via Torre Bruciata, 1764100 Teramo

Tel. 0861.244763 - Fax 0861.245982e-mail: [email protected]

RedazioneSala di Lettura - Via N. Palma, 33 - Teramo

Tel. [email protected]

Direttore onorariodon Giovanni Saverioni

ProprietàCRP

Via N. Palma, 37 - 64100 Teramo

EditoreGiservice srl

Via del Baluardo, 10 - 64100 TeramoTel. 0861.250299 - Fax 0861.254832

[email protected]

Legge n. 196/2003 Tutela dei dati personali.Resp. dei dati la direzione de La TendaVia Nicola Palma, 33 - 64100 Teramo

La redazione si riserva di apportare le modificheche riterrà opportune. Gli originali non si

riconsegnano. La responsabilità delle opinioniresta personale. Per consegnare gli articoli è

preferibile la via e-mail:[email protected]

Abbonamento euro 15c/c n 10759645 intestato

a CRP, Via N. Palma, 37 - 64100 Teramo

Esiste nei Promessi Sposi un non-luogo dove regnano l’oscurità della ragionee il silenzio della coscienza, un mondo dal quale è bandita ogni umanità: èil piccolo regno del male il cui sovrano è don Rodrigo; parlare del Male è sen-z’altro molto difficile, ma descriverne la mediocrità è compito arduo.Manzoni ci riesce ricorrendo ad un linguaggio pittorico evocativo, che allu-de e trasforma gli individui appartenenti a questa dimensione, facendonemetafora della bestialità e della negatività. L’autore sembra dichiarare l’im-possibilità di dare un volto e un corpo alla malvagità, in una parola a DonRodrigo. In un romanzo nel quale ogni personaggio è costruito con curamaniacale nel fisico, nei gesti e nell’abbigliamen-to, che sono inequivocabile specchio della mora-lità individuale, Don Rodrigo costituisce unhapax; non esiste infatti nessun ritratto di questoarrogante Dorian Gray del XVII secolo. Nelromanzo di Oscar Wilde, Il ritratto di DorianGray, la perfezione esteriore del protagonistarinviava alla sua dissolutezza interiore, ad unacoscienza putrescente il cui riferimento era dato da un ritratto che marcivainvecchiando al posto del protagonista. Alessandro Manzoni ricorre ad ungioco simile evocando Don Rodrigo attraverso i suoi luoghi. Quando FrateCristoforo, nel V capitolo, sale al palazzotto del nobile per parlargli di Lucia,è proiettato in un anti-mondo dal quale l’umanità è bandita per far posto aduna dimensione zoomorfa che modifica non solo l’aspetto, ma addirittura ilsesso o l’età delle figure: “Vecchi che, perdute le zanne, parevan sempre pronti,chi nulla nulla gli aizzasse, a digrignar le gengive; donne con certe facce maschie,e con certe braccia nerborute, buone da venire in aiuto della lingua quando que-sta non bastasse: ne’sembianti e nelle mosse dei fanciulli stessi che giocavan perstrada, si vedeva un non so che di petulante e provocativo”. Man mano che ci siavvicina al palazzotto, cuore nero pulsante di quel mondo infernale, colpiscel’abbandono e l’assenza di una vita che non sia solo istinto: “Regnava quivi ungran silenzio; e un passeggiero avrebbe potuto credere che fosse una casa abban-donata, se quattro creature, due vive e due morte, collocate in simmetria, di fuori,non avesser dato un indizio di abitanti. Due grand’avvoltoi, con l’ali spalancate eco’ teschi penzoloni, (…) erano inchiodati, ciascuno sur un battente del portone; edue Bravi, sdraiati, ciascuno sur una delle panche poste a destra e a sinistra, face-van la guardia aspettando d’essere chiamati a goder gli avanzi della tavola delsignore”. Uniche presenze sono dunque quattro creature: due avvoltoi imbal-samati e inchiodati ai battenti del portone; Manzoni descrive due rapaci infi-mi, che nulla hanno della fierezza dell’aquila o del falco e che si cibano solodi carogne. Neanche i Bravi conservano una parvenza umana, assumendoaspetto e funzione di cane da guardia. Le apparenze potrebbero quindi farpensare ad un Rodrigo, inquietante personaggio noir che rappresenta il polonegativo dei Promessi Sposi. Ancora una volta, invece, Manzoni riesce adeludere le convenzioni letterarie del suo tempo per creare, e non solo attra-

verso l’estrinsecazione del suo mondo, un antieroe la cui vicenda terrenadiventi un discrimine narrativo filtrato attraverso l’esperienza evangelicadella Passione e Morte di Cristo. Il momento del redde rationem giunge perDon Rodrigo nel capitolo XXXIII, e proprio nell’istante in cui egli scopre diessere stato colpito dalla peste. Lo scrittore non risolve la vicenda medianteuna drammatica e fatalistica convenzione letteraria, ma utilizza, rovescian-doli e decontestualizzandoli, tutti gli elementi simbolici del martirio di Gesù;crea in tal modo una contro-narrazione coerente col personaggio. Se Cristoinfatti viene ferito da un colpo di lancia al costato destro, un “sozzo bubbone

d’un livido paonazzo” si manifesta a DonRodrigo sul fianco sinistro sotto l’ascella.L’antisacralità della narrazione si evidenziainoltre attraverso la presenza di un altro per-sonaggio, il Griso, il Bravo di cui il nobile sifida. Il malato si confida con lui, chiedendoglidi recarsi presso la casa di un medico, ilChiodo chirurgo, che curava a caro prezzo i

malati di peste, speculando sulla loro paura del lazzaretto. Pur avendo noti-zia del personaggio nelle cronache del tempo, è quanto meno singolarel’identità tra il nome del chirurgo e il chiodo, oggetto-simbolo della sofferenzadi Cristo sulla Croce. Anche dal dialogo tra il Griso e il suo padrone emer-gono particolari inquietanti; l’appestato chiede infatti al suo servitore di por-targli da bere: “ Senti Griso: dammi prima un po’d’acqua. Mi sento un’arsione,che non ne posso più”; le parole del malato evocano quelle pronunziate dalSalvatore prima di spirare: “Dopo questo, Gesù disse (…)’ Ho sete’. C’era là unvaso pieno d’aceto (…). E dopo aver preso l’aceto (…) Gesù (…), chinato il capo,rese lo spirito”. (Giovanni,19, 28-30)L’incalzante cronaca della fine di Don Rodrigo trova inoltre una sua antica-tartica compiutezza nel tradimento del Griso/Giuda che deruba il suo padro-ne consegnandolo ai monatti, nonché nella lugubre Deposizione che nesegue: “I monatti lo presero, uno per i piedi, l’altro per le spalle, e andarono aposarlo sur una barella che avevan lasciata nella stanza accanto; (…) quindi,alzato il miserabil peso lo portaron via”. La squallida vicenda di questo medio-cre antiCristo descritto da Manzoni, trova un suo contrappasso nella grotte-sca appendice della morte del Griso, che accecato dalla cupidigia “ in quel-l’ultima furia del frugare aveva poi presi, vicino al letto, i panni del padrone, (…)senza pensare ad altro. C’ebbe però a pensare il giorno dopo che (…) gli manca-rono le forze e cascò. (…) Andò in mano de’monatti che, spogliatolo di quantoaveva indosso di buono, lo buttarono sur un carro; sul quale spirò”. La Nemesipone il suggello su questa fosca vicenda i cui attori si dissolvono nel nulladella Storia. Di tanta violenza e perfidia rimane solo un simbolo inutilmen-te minaccioso: il palazzotto, monstrum architettonico, quel “feroce”ormaiinoffensivo che tanto terrore e ribrezzo aveva suscitato in Lucia.

B.D.C.

Gusto letterario

La Tenda vivrà con il tuo abbonamento:annuale 15 euro, sostenitore 20 euro, cumulativo con la rivista “Prospettiva persona” 37 euroc/c n. 10759645 intestato a CRP, Via N. Palma, 37 - 64100 TeramoPer le inserzioni nel “Taccuino”: Tel. 0861.244763

“Il palazzotto di don Rodrigo, con la sua torre piatta, ele-vato sopra le casucce ammucchiate alla falda del promon-torio, pareva un feroce che, ritto nelle tenebre, in mezzo aduna compagnia d’addormentati, vegliasse, meditando undelitto. Lucia lo vide, e rabbrividì”.

A. Manzoni, Promessi Sposi, cap. VIII

Sportello Antiviolenza Donna