Crass Bomb DIY

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L'azione diretta nel punkDio e poliziotti nelle strade, nelle scuole, nelle case. Hanno il tuo nome, il tuo numero, tu hai solo le loro regole. Stiamo cercando i metodi per rimuovere questi poteri. È tempo di cambiare le carte in tavola, il futuro appartiene solo a noi.da Big A Little A – Crass (1980)Attivi dal 1977 al 1984, i Crass furono un collettivo politico e musicale che s’impegnò a fondo per trasmettere un ideale consapevole ed egualitario. Sono considerati i fondatori della scena anarcopunk e i principali promotori delle pratiche del Do It Yourself.Il loro originale concetto di azione diretta comprendeva, oltre ai concerti in cui mischiavano arti visive e incitamenti anarchici, anche attività di coordinamento di comunità post-hippy e spazi occupati, la redazione di riviste underground e una casa discografica. I Crass hanno sovvertito la cultura dominante, infliggendo un segno indelebile sulla vetrina patinata della società dello spettacolo, con un messaggio radicale che ancora oggi può servire da detonatore per migliaia di giovani potenziali attivisti del dissenso.Crass Bomb è un libro antologico con i migliori saggi, i racconti e le grafiche del gruppo libertario che all’epoca rappresentò una vera bomba a orologeria pronta a scoppiare contro gli squali del business che speculano sulla ribellione giovanile.Completa il volume una struggente dichiarazione scritta nel 2009 da Penny Rimbaud, ex batterista della band, e alcune traduzioni emotive di loro brani musicali firmate da ex punk e traduttori professionisti che per primi hanno amato i Crass.DIY (acronimo di Do It Yourself) è un collettivo editoriale formato dalle redazioni di Agenzia X e La Felguera Ediciones di Madrid.pp. 176, illustrato ISBN 978-88-95029-41-2

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  • crassbombDIY

    lazione diretta nel punk

    agenziax

  • agenziax

  • 2010, Agenzia X

    CCooppeerrttiinnaa ee pprrooggeettttoo ggrraaffiiccooAntonio Boni

    CCoonnttaattttiiAgenzia X, via Giuseppe Ripamonti 13, 20136 Milanotel. + fax 02/89401966www.agenziax.ite-mail: [email protected]

    SSttaammppaaBianca e Volta, Truccazzano (MI)

    ISBN 978-88-95029-41-2

    XBook un marchio congiunto di Agenzia X e Associazione culturale Mimesis, distribuito da Mimesis Edizioni tramite PDE

    HHaannnnoo llaavvoorraattoo aa qquueessttoo lliibbrroo......

    Marco Philopat - direzione editorialeAndrea Scarabelli - editor Milin Bonomi - traduzione dallo spagnoloAgenzia X - redazionePaoletta Nevrosi Mezza - impaginazioneMichele Bertelli - ufficio stampa

    Il capitolo Investigando lascella privata stato tradotto dallingleseda Andrea Scarabelli

    Le canzoni sono state tradotte da Manlio Benigni, Alessandro Be-retta, Laura Carroli, Franco Catinelli, Matteo Di Giulio, Paoletta Ne-vrosi, Gianni Pannofino, Marco Philopat, Robx, Andrea Scarabelli,Helena Velena, Xina

    Le poesie sono state tradotte da Vincenzo Latronico

  • crassbombDIY

    lazione diretta nel punk

  • crass bomb

  • Non esiste autorit al di fuori di te stesso 7Marco Philopat

    La bomba dei Crass 19Servando Rocha

    Tutti abbiamo sbagliato e tutti abbiamo avuto ragione 29Biografia estratta dallalbum Best Before

    Lultimo degli hippies 45Penny Rimbaud

    Informazioni sovversive 75Intervista pubblicata su Maximum RocknRoll, 1984

    Non siamo mai stati una band 87Intervista di Richie Utenberg a Penny Rimbaud

    Investigando lascella privata 95Penny Rimbaud

    Canzoni 123Bannati dal Roxy Banned from the Roxy 125Devono darci da vivere (...o no?) Do They Owe Us a Living? 128Il punk morto Punk Is Dead 130E allora? So What 132Women Donne 135Grande uomo, grande U.O.M.O. Big Man, Big M.A.N. 136Manicomio realt Reality Asylum 138Mani grosse Youve Got Big Hands 141Bianchi speranzosi punk White Punks on Hope 143Grande A piccola A Big A Little A 145Rivoluzioni insanguinate Bloody Revolutions 148Lincubo di Nagasaki Nagasaki Nightmare 151La sposa di Berkertex Berkertex Bride 153Veleno in una graziosa pillola Poison in a Pretty Pill 155Dov il prossimo Colombo? Where Next Columbus? 157Millenovecentoottantanoia Nineteen Eighty Bore 160

    Poesie 163Una selezione da Acts of Love di Penny Rimbaud

    Crass Records 171

  • Non esiste autorit al di fuori di te stessoMarco Philopat

    Lautorit mi ha sempre procurato dei seri problemi. Allinizioc stato mio padre, una maestra elementare isterica e il pibullo del quartiere. Non riuscivo nemmeno a guardarli in fac-cia. Pi avanti il preside alle superiori, il leader politico, il da-tore di lavoro, il poliziotto e il giudice. Tuttora sono travoltodall'insicurezza quando una qualsiasi forma di autorit mi sipone davanti. Daltra parte credo di non essere mai stato capa-ce di esercitarla. Ancora adesso in questa societ, cos per co-me organizzata, mi sento alle volte un disadattato. A ventan-ni se non ci fossero stati i testi di un gruppo musicale e politicocome i Crass sarei probabilmente crollato in un inferno umanodi sottomissione, inganno e paura. Avrei vissuto lintera vitapensando che avevano ragione loro, che anche senza volerlodovevo a tutti i costi sforzarmi di subire e produrre angherie.Avrei abdicato a me stesso.

    I Crass mi stimolarono ad addentrarmi in sentieri poco bat-tuti, a ricercare un mio originale percorso di crescita, ad af-frontare crisi e scelte difficili per evitare una resa incondiziona-ta con il passare degli anni. Tuttavia le contraddizioni a cui so-no sottoposto mi consumano ancora oggi i nervi e un patrimo-nio psichico indescrivibile. Non bisogna mai guardare troppoda vicino i propri idoli. Ci si accorge che la loro arte viene fuoridalla tazza del cesso in una crisi di diarrea. Me lo disse unavolta Pete Wright, il bassista dei Crass. Capii allora che se vole-vo continuare su quella strada non avrei mai pi avuto il sup-porto di un artista su cui modellare una mia personale mappadi sopravvivenza. Di conseguenza compresi pure che non sarei

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  • mai potuto essere nemmeno unartista, a meno di non soffriredi una strana e perenne forma di dissenteria.

    A distanza di quasi trentanni, qui in redazione di AgenziaX, siamo tornati da qualche mese a riflettere sulla storia e sulleidee del gruppo musicale punk e libertario che allepoca avevarappresentato una vera bomba a orologeria pronta a scoppiarecontro gli squali del business che speculano sulla ribellionegiovanile.

    Insieme a un collettivo editoriale di Madrid, altri amici e so-stenitori italiani ci siamo studiati a fondo i loro testi sceglien-done i pi significativi. Abbiamo pensato di tradurli nuova-mente e presentarli sotto forma di un libro antologico. Mentreeravamo impegnati a realizzare il volume, siamo finiti sul blogdi Penny Rimbaud, il batterista dei Crass, e ci capitato di leg-gere una sua lettera aperta in cui ci spiega in forma romanzatacome andata a finire la loro esperienza. Se le tensioni tra lepersone di un collettivo non si riescono a risolvere, prima o poiscoppiano. I sogni, sono sogni e finiscono presto, la realt tutta un'altra cosa, per viverla fino in fondo necessario attra-versare incubi per sviluppare nuove utopie.

    Investigando lascella privata un testo straziante, pieno didolore, a tratti fin troppo rancoroso, eppure ci svela una delleprincipali ragioni del loro immaginario anarchico duro a mori-re. Penny Rimbaud sembra ribadire il concetto strutturale delDo It Yourself aggiungendo qualche prezioso spunto. La lottacontro il potere, ci dice, anche la lotta della memoria control'oblio. La fragilit la cosa pi umana che ci sia. Non esistonoleader, idoli da seguire ciecamente o artisti sul piedistallo. An-che il musicista, lo scrittore, l'intellettuale che ingenuamente siconsidera straordinario, coerente e incorruttibile, vive in mez-zo a un vespaio di contraddizioni. Non esiste autorit al di fuo-ri di te stesso. Le crisi di diarrea sono uguali per tutti!

    Proponiamo la traduzione di Investigando lascella privataper non rompere la continuit di un messaggio radicale che an-

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  • cora oggi pu servire da detonatore per migliaia di giovani po-tenziali attivisti del dissenso.

    Prima di tutto il resto vi racconter in breve quale fu il miorapporto con i Crass e le loro idee.

    Punk stata la risposta ad anni di schifo una maniera per direno, quando avevamo sempre detto s

    Questa era la scritta, ripresa da un testo dei Crass, che avevostampato a caratteri cubitali sulla parete di camera mia, nellacasa occupata milanese di via Correggio 18, dove cera il Virus.Avevo 20 anni, da circa quattro ero diventato punk per sfuggireal riflusso, alla repressione e soprattutto alleroina che falciava imiei coetanei sul finire degli anni settanta. Quando mi sveglia-vo, ogni mattina, la leggevo ripercorrendo nella memoria le ra-gioni e le varie fasi di quella mia convinta negazione.

    Mi ero tagliato i capelli a 16 anni dopo un viaggio in auto-stop a Londra, ma in realt il germe del punk mi si era insidiatocon God Save the Queen visto in tv qualche mese prima, quan-do i Pistols vennero arrestati in barca sul Tamigi. Forse fu allo-ra che vidi luscita del tunnel. Nel settembre del 1978, la miavita dentro listituto tecnico per chimici di periferia era cam-biata in un botto. Con il rapimento e luccisione di Moro, ilcorrere delle storia aveva preso una direzione opposta a quellache mi ero vissuto fino a quel momento. Dove una volta ceralautogestione, i cortei ogni due giorni, il sei politico e le lezionifacoltative, si era tornati a una scuola normale con presidi, pro-fessori, cattedre e meritocrazia a farla unaltra volta da padro-ne. Dallo straordinario allordinario nel giro di pochi mesi. Imiei compagni, del tutto disorientati, avevano deciso per lastragrande maggioranza di farsi le pere. Su una classe di 25alunni eravano rimasti fuori dalleroina s e no in una decina.Le lezioni erano diventate insopportabili. Nel mio quartiere icircoli giovanili del proletariato e i centri sociali erano stati dapoco sgomberati, cerano rimasti solo gli oratori e qualche gio-

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  • vane sulle panchine dei parchetti in cerca della propria dosequotidiana. In casa non ci potevo pi stare, sospinto dal climaquasi rivoluzionario del biennio 76/77, mi ero ribellato a tuttoci che rappresentava la famiglia e i suoi valori. Non volevotornare indietro, piuttosto di ritrovarmi con un cravatta la col-lo, in quel frangente avrei preferito il cappio. Mi trascinavostancamente giorno dopo giorno verso il baratro: o rientrarenei ranghi o la tossicodipendenza. Non cera scampo.

    Ero davvero in un tunnel. Ecco perch appena sentii un ra-gazzo di strada londinese, mezzo inglese e mezzo irlandese, in-neggiare al no future, mi convinsi di essere gi un punk. Nonavevo futuro, lo sapevo, ma finalmente capii che il malessereera meglio tirarlo fuori piuttosto di introiettarmelo.

    Passai parecchio tempo a mascherarmi dietro uno sguardoassassino, i capelli sparati in aria con il sapone, la camicia diforza del manicomio tenuta insieme da spille da balia, svasti-che e crocifissi distrutti dalla A cerchiata. Mi sentivo bene, gi-ravo con i vestiti copiati dalle foto delle punkzine, i passanti sichiedevano se ero un marziano o un attore di un film di zom-bie e, a parte la colla che sniffavo dal sacchetto di plastica, piper inscenare lautodistruzione che per altro, riuscii quasi ma-gicamente a stare lontano dalle droghe pesanti. Al concerto deiClash a Bologna nel giugno del 1980, mi presentai orgogliosa-mente travestito da Sid Vicious: la giacca bianca, le catene alcollo e le braccia con cicatrici di tagli e bruciature di sigaretta.Tanto per essere in sintonia con il concerto mi ero anche pro-curato una t-shirt dei Clash. Prima dellinizio di London Cal-ling, un gruppo di punk locali mi prese in giro consegnandomitra le mani un volantino in cui si citavano pi volte i Crass.

    Quando, nel 1976, il vomito punk schizz per la prima volta sul-le pagine dei giornali col messaggio Do It Yourself, noi, che in di-versi modi e per diversi anni non avevamo fatto che quello, ab-biamo creduto ingenuamente che i vari Johnny Rotten, Joe

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  • Strummer e compagni intendessero lo stesso. Ma ben presto cirendemmo conto che i nostri colleghi punk non erano altro chedei fantocci.

    Se questa frase lavessi letta subito dopo aver visto alla tv iPistols, avrei maledetto i Crass e tutta la loro ciurma di exhippy e preti anarchici. Come si permettevano di chiamarefantocci coloro che mi avevano salvato la vita? Tuttavia erapassato gi molto tempo e linfatuazione del primo punk stavaevidentemente svanendo. Mentre mi scatenavo sotto il palcodei Clash, in qualche remota zona del mio sistema nervoso,sentivo che quei fantocci mi facevano stare bene fino a un cer-to punto. Fu l che cominciai a farmi qualche domanda.Ascoltai a lungo Nagasaki Nightmare, restai ore a decifrare iloro scritti che si arrampicavano come geroglifici nei posterche racchiudevano il 45 giri. Era solo un incubo quello che micircondava? E soprattutto sarei rimasto ad aspettare la finedel mondo senza far niente? Quellestate andai a Londra e mifiondai in Kings Road per compare un po di vestiti da Sex, ilfamoso negozio dellaccoppiata McLaren Westwood. Li ave-vo talmente desiderati che non mi preoccupai pi di tanto deidubbi nei quali ero avvolto. Ma al concerto dei Poison Girl,mi sentii un cretino. La conoscenza dei Crass, che erano pre-senti in quella specie di centro sindacale, mi ribalt lesistenzae il dubbio divenne certezza. Sovverti!, cantavano gliZounds dal palco. Cosa stavano dicendo quei ragazzini dellamia identica et a proposito della sovversione? Perch i Crasssostenevano che la musica fosse solo un pretesto, un mezzoper veicolare la loro attivit sovversiva? I miei vestiti stonava-no a tal punto da farmi rimpiangere quelli che mi ero autoco-struito nei mesi precedenti per scorrazzare nelle vie centrali diMilano. Il Do It Yourself non era quindi uno stratagemma dautilizzare in mancanza daltro, ma una precisa indicazione peruno stile di vita radicale e pi consapevole. Gli slogan controla guerra e contro il capitalismo, le donne con addosso scritte

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  • antisessiste, volantini di collage e stampini, le mascherine cheusavano per sprayare i muri. Stendardi e bandiere nere, lim-pianto fonico marchiato dal serpente a due teste che si man-giava una croce, il simbolo dei Crass. Restai in silenzio a con-templare quel famoso collage dei Pistols appoggiati al murocon al posto delle loro teste quelle della Thatcher, della statuadella libert, del papa e della regina... Mi sembrava di averedavanti agli occhi tutta la storia del pensiero critico e ribelle, ipezzi del mosaico incasinato che mi frullavano da anni nelcervello si stavamo sistemando su uno schema che finalmentepotevo decifrare. Le subculture di strada, lanarchia, il punk,gli hippy, i beat, il dada, la controcultura, i situazionisti...Quella notte stessa decisi di investire gli ultimi soldi che pos-sedevo per comprarmi tutti i dischi e le punkzine dei Crass edei progetti a loro collegati.

    Nella vostra decadenza la gente muore, strillava Eve Li-bertine nelle nostre teste quando cominciammo a pensare ditrasferirci in massa dentro una casa occupata da ex hippy, pergettare le basi di un progetto comunitario incentrato sullatti-tudine punk. Erano passati quasi due anni dal concerto londi-nese ed era giunta lora di provare a realizzare qualcosa di simi-le anche a Milano. Qualche tempo prima avevo parlato con Pe-te Wright, il bassista dei Crass venuto in Italia per una serie diconferenze. Avr avuto almeno 12 anni pi di me e fu per meuna sorpresa potere ascoltare i suoi discorsi cos chiari, diretti,visto che con i miei fratelli maggiori in citt avevo sporadicirapporti e di solito il loro linguaggio era infarcito di troppa po-litica che allora mi sembrava solo noiosa ideologia, tra laltrosuperata dagli eventi sconnessi che avevo mio malgrado attra-versato. Pete mi spieg il loro il progetto complessivo di vitaalternativa. Lautoproduzione, la scelta libertaria, le denunce ela repressione alla quale erano sottoposti. Riuscii a raccontarglila situazione dei punk milanesi, delleroina che circolava anco-ra in grande quantit. Mi chiese se cerano rapporti con gli

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  • anarchici e se avevamo mai pensato di fare una punkzine. S,certo!, gli dissi senza fargliele vedere perch erano quasiesclusivamente dedicate alla musica. Non importa in quantileggono ci che stampate, mi disse, basta che scriviate qual-cosa di essenziale per voi stessi, la musica va benissimo, manon viviamo solo di quella. E poi una rivista, una qualsiasipubblicazione, crea un principio comunitario. E una comu-nit, anche se minuscola, pur sempre pi resistente di un in-dividuo isolato. Non so se disse esattamente queste parole,ma il concetto lo compresi di sicuro. Infatti, per non subire pigli attacchi della polizia che ci prendeva ogni sabato e ci porta-va in questura, decidemmo di fare un volantino con un testoche assomigliava un po a uno dei Crass e lo ciclostilammo nel-la storica palazzina anarchica di viale Monza. Da l part lideadi collaborare insieme a pi giovani militanti di quella sede alloscopo di pubblicare una rivista. Il primo numero di Neroera infarcito di proclami, di insulti ai politicanti, di collage etraduzioni delle canzoni dei Crass e le riunioni le facevamodentro una stanzetta gelida nella casa occupata di via Correg-gio 18. Quel luogo ci piacque al tal punto che cominciammo afrequentarlo spesso, finch un giorno accendemmo un fuocoper scaldarci provocando lira degli occupanti. Fummo co-stretti a presentarci il giorno dopo alla loro assemblea e, nono-stante le iniziali incomprensioni, capimmo che il rapporto sa-rebbe stato utile per entrambi le componenti. Gli hippy di viaCorreggio avevano bisogno di svecchiarsi un po, noi punkavevamo lurgenza di trovare un posto per realizzare un frontecomune un poco pi ampio del solito gruppo musicale.

    Quella casa occupata non era la comune della campagna in-glese dove vivevano i Crass, tuttavia ci assomigliava e in picerano dei capannoni industriali abbandonati per poter orga-nizzare concerti, come avevamo visto fare ai punk berlinesi. IlVirus nacque poco tempo dopo e in molti diventammo pacifi-sti, antisessisti e vegetariani. Fu unesperienza magnifica per

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  • tutti coloro che vi parteciparono, cera un collettivo di circacento ragazzi e ragazze di cui nessuno aveva ancora ventanni.Il modello del Virus, cio lautogestione basata sullattivit po-litica di base, finanziata dai concerti settimanali proposti a bas-sissimi costi, fu ripreso poi da centinaia di centri sociali in Ita-lia nel corso degli anni a venire.

    Nel 1982, con una dozzina di altri virusiani, andammo a tro-vare i Crass nella loro casa a Epping, a 50 chilometri da Lon-dra. Arrivammo a notte inoltrata, affamati e infreddoliti. Sem-bravamo dei fanatici religiosi giunti ben oltre lorario di chiu-sura davanti ai cancelli di Lourdes. Nonostante il loro scoccia-to approccio too many people ci accolsero piuttosto be-ne, ci rifocillarono e per dormire ci diedero la casa dei bambini,una piccola costruzione fuori nel giardino. La mattina dopo cisvegliammo ritrovandoci nel mondo dellutopia realizzata. Lacasa era bellissima, interamente costruita da loro con legno emateriale riciclabile. Lambiente era pulito e arioso, molto stra-no per le case inglesi. Uomini, donne e bambini stavano colti-vando gli orti, cani, gatti, capre e galline saltellavano ovunque.Bici e auto elettriche. Assistemmo alla riunione per la prepara-zione di un brano di un gruppo emergente che poi sarebbe fini-ta sulla raccolta Bullshit Detector, ci accompagnarono in unaspecie di tour, prima nel magazzino con la distribuzione dei di-schi e delle riviste, poi nella sala grafica con tutti i collage diGee Vaucher. Ne ricordo uno grande appeso sul muro che ri-traeva la Thatcher con la faccia deformata mentre rubava ilportafogli dalla borsa di una casalinga. Pete ci port gi nellesale di registrazione e ci fece ascoltare il loro ultimo lavoro, Ch-rist The Album che ancora non era arrivato in Italia. Mentreci spiegava le sue teorie da antistar e come era organizzata laCrass Records, prendemmo accordi per distribuire i loro dischial Virus. Eravamo davvero gasati, volavamo alti su un altromondo possibile, tuttavia Pete sembrava triste, rabbuiato. Eraappena finita la guerra delle Falkland e i Crass non erano riu-

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  • sciti a intervenire come avrebbero desiderato fare. Ci abbia-mo messo troppo a fare questo disco e non abbiamo dettoniente contro la guerra, ci disse. Noi non lo sapevamo ma pro-babilmente stavano gi preparando il loro finale pirotecnico.

    Gi a settembre a Milano nacque la Virus Diffusione e la ca-sa editrice Antiutopia creazioni, cos il rapporto con i Crass sifece pi concreto. Ci scrivevano spesso, erano lettere e dischiche ci mettevano almeno 15 giorni ad arrivare, ed era una supergioia quando ricevevamo quei pacchi. Ci dicevano che in In-ghilterra il dissenso contro la guerra veniva zittito e perci ave-vano deciso di pubblicare un singolo con la canzone How DoesIt Feel to Be the Mother of a Thousand Dead? La canzone era undiretto attacco a Margaret Thatcher e quindi furono definiti daimedia come traditori e perseguitati dalla polizia e dal governo.

    Lestate successiva, dopo un anno passato a rafforzare il cir-cuito del DIY nel nostro paese, invitammo i Crass a partecipa-re alle manifestazioni contro la base missilistica americana aComiso, nella lontanissima Sicilia sudorientale. Pete e PhilFree, chitarrista dei Crass, arrivarono con nostra grande sor-presa al camping, gi circondato dai celerini e dai Nocs con ilpassamontagna a mascherare il viso. Prima delle manganellatee degli arresti, ci raccontarono cosa gli era successo negli ultimimesi. Avevano realizzato in segreto un nastro poi spedito ano-nimamente alle principali agenzie di stampa mondiali. Il na-stro conteneva alcuni scoop sulla guerra delle Falkland raccol-ti dalla diretta testimonianza di un marinaio presente sul cam-po di battaglia e perci aveva provocato un vero e proprio casogiornalistico definito thatchergate. Era una falsa registrazionedi un ipotetico colloquio tra Reagan e la Thatcher in cui, tra lealtre sarcastiche frasi astutamente ricostruite, veniva presa inconsiderazione lidea di un conflitto nucleare in Europa. Pro-prio in quei giorni, nella bollente Sicilia, un giornalista avevascoperto la responsabilit dei Crass nella realizzazione di quelnastro. Dopo aver litigato pesantemente sullantipacifismo a

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  • priori degli anarchici insurrezionalisti che organizzavano lamobilitazione, i due componenti dei Crass tornarono in frettaa Londra per essere sottoposti a una serie impressionate di in-terviste da parte di cronisti di tutto il mondo.

    Avevamo finalmente raggiunto una specie di potere politico, era-vamo trattati con considerazione e rispetto. Ma era davvero ciche volevamo? Dopo sette anni di attivit eravamo diventati pro-prio quello che allinizio volevamo combattere. Avevamo s tro-vato una base solida per le nostre idee, ma qualcosa si era comeperso per strada. Eravamo divenuti paranoici dove una volta era-vamo gioiosi, pessimisti proprio quando era lottimismo la no-stra causa.

    Tutto ci lo afferm anni dopo Penny Rimbaud lasciandoper molto tempo alloscuro i loro seguaci. Continuarono a sta-re insieme qualche mese, poi mentre noi ospitavamo al Virusun gruppo musicale di San Francisco, gli MDC che pubblica-vano per la Crass Record, ricevemmo unultima lettera. Era ilgennaio 1984 e la loro storia sembrava davvero finita, propriocome riportato sui dischi in cui cera la data a scalare che finivanel 1984, come fosse la materializzazione della profezia orwel-liana. Purtroppo non sono mai riuscito a rintracciare quellalettera, ma ricordo che al Virus fu una specie di dramma. Fir-mata da diversi gruppi musicali dellarea crassiana, era incen-trata sulle repressioni subite dopo la scoperta degli autori delthatchergate, ma per il resto era il canto del cigno della loroesperienza. Dopo qualche mese il Virus fu improvvisamentesgomberato dalla polizia.

    Nel corso di oltre 25 anni mi capitato di rincontrare qual-che volta gli ex componenti dei Crass, Pete in un locale vicinoa Bergamo che presentava una collana di libri di storia liberta-ria per bambini, Penny Rimbaud in un convegno sulle contro-culture a Napoli, il cantante Steve Ignorant in un concerto alLaboratorio Anarchico di Milano.

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  • Ho tentato di seguire quello che facevano in rete e ho ac-quistato i libri in inglese che ne parlavano. Un pezzo cos im-portante della mia vita e quella di tantissime altre persone chemilitarono e che ancora oggi arricchiscono la galassia del DIY,non poteva sopportare lassenza di un libro dedicato ai Crasssu un banchetto di editoria punk militante o tra gli scaffali diuna qualche libreria di qualit. Per molto tempo ho aspettatoun editore, con le finanze messe un po meglio di Agenzia X,che si decidesse a comprare i diritti dei libri dei Crass e riuscis-se a tradurli in italiano. Grazie alla collaborazione con gli amicieditori madrileni di La Felguera Ediciones e alcuni amici e col-laboratori italiani, siamo finalmente riusciti a pubblicarne unonoi. Crass Bomb un libro antologico che raccoglie le testimo-nianze, i testi, gli intenti politici e artistici di uno storico collet-tivo anarchico che riuscito a criticare la societ dello spetta-colo senza mai cadere negli stereotipi ribellistici o nelle gabbieideologiche. Proprio per questa ragione e ben al di l del loroscioglimento, intorno a loro si sviluppato un vasto movimen-to internazionale che riuscito a imporre, nonostante i nume-rosi attacchi della cultura dominante, lidea e lattitudine stessadel Do it Yourself, uno stile di vita che ancora oggi rappresentaun valido strumento nella lotta per luguaglianza.

    Con la crisi economica, le idee e le pratiche dei Crass sem-brano ora tornate allimprovviso dattualit. Realizzando que-sto libro ci siamo resi conto ancora di pi di quante indicazionipossano ancora fornirci, come se la memoria dei Crass fossedavvero un Atto damore, il loro ultimo emozionante urlo dicongedo prima dello scioglimento. Un Atto damore verso legenerazioni future che hanno ancora il coraggio di dire di no!

    ottobre 2010

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  • La bomba dei CrassServando Rocha*

    esercizio frequente per alcuni storici, critici o per una certasociologia che studia le controculture e le loro implicazioni,descrivere gli eventi del passato come un calcolo meramentematematico. In questo modo determinati ismi, fatti o protago-nisti sono presentati in chiave semplicistica e decontestualizza-ta. Il pubblico/consumatore assimila linformazione come chideve scegliere tra un prodotto di consumo o un altro. La cosid-detta marmaglia ovvero, luomo trasformato in un dato distudio oggettivo compra manuali di cultura pronti per luso,cruciverba gi risolti, adottando, cos, il fare passivo di cui sinutre un sistema di propaganda di massa, come quello domi-nante. I Crass (1977-1984) sono stati presentati, con una per-severanza fuori dal comune, come un gruppo punk, formatoda individui strettamente legati allattivismo politico di taglioanarchico. In realt erano molto pi di questo e, se ci attenia-mo alle loro stesse dichiarazioni, perfino lesatto contrario.

    La loro storia non servita ad arricchire le pagine delle en-ciclopedie del rock, bens quelle del moderno anarchismo edella ribellione nelle grandi citt, poich, come loro stessi af-fermavano, erano consapevoli di essere un centro dinforma-zione dissidente e un anello di congiunzione nella vasta rete diresistenza su scala internazionale.

    La loro storia stata raccontata da altri in modo sbagliato,fin dal principio. In questo senso, i Crass sono stati vittime diuna meschinit che hanno duramente criticato sino alla fine

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    * Editore di La Felguera Ediciones, Madrid.

  • dei loro giorni, soprattutto in virt del fatto di non essersi maiconsiderati un gruppo e, tanto meno, una band. Sono stati, inrealt, una vera e propria piattaforma politica che ha delineatola scena underground, inevitabilmente legata al punk e ad al-cuni movimenti recuperati dopo la loro scomparsa. Mi riferi-sco a movimenti come quello per la difesa degli animali attra-verso lazione diretta non violenta, la ripresa della protesta an-tinucleare inglese, la critica sulluso o sullabuso di droghe indeterminati ambienti e, infine, la comparsa di fenomeni comeil giornale e il gruppo Class War. Uneredit del genere, e il fat-to di essere stati portavoce dello scontento, conferiscono lorouna forte identit.

    Allo stesso modo era urgente rivendicare il peso delle ideeche i Crass hanno apportato nel pensiero politico e artistico, ri-spetto a una visione di parte della base, soprattutto giovanile,anarchica o anarco-punk, su ci che sono veramente stati.

    Il successo dei Crass si deve al superamento, attraverso unacritica audace, del movimento post-hippy dal quale nascevano,cos come al loro carattere a dir poco visionario, in quanto ca-paci di rifiutare il punk come forma di inclusione della ribellio-ne giovanile allinterno delle strutture del mercato, proprio nelmomento di maggior espansione. Il rifiuto di quello che per lo-ro era lo stereotipo punk significava lasciare una traccia mili-tante, al di l di qualsiasi banale considerazione sul ruolo vitaleo storico di ognuno. I Crass sono stati, senza ombra di dubbio,i primi a intuire e a denunciare il pericolo dello sdoganamentodelle controculture.

    Sono anche stati un gruppo estremamente coerente fino al-lultimo giorno quando, di ritorno da un concerto in sostegnoalla lotta intrapresa dai minatori dal Galles, decisero di disar-mare lordigno. Finirono i Crass, ma non la loro storia. La loroonest li ha portati a una volontaria e strategica ritirata dallascena al momento giusto, e fu allora che nacque il mito. Inrealt, in seguito a diversi episodi, erano gi diventati il simbo-

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  • lo dellanarchismo pacifista, dimostrando un potere di richia-mo scarsamente sperimentato dopo la dbcle sessantottina.Fu una mossa strategica proprio per evitare di vedersi trasfor-mati in eroi di cartone, in quasi divi dellunderground; un mo-do per chiudere una fase e iniziarne unaltra nella loro perso-nale lotta nelle citt.

    La frase del poeta Arthur Rimbaud Abbiamo sconfittolordine pu essere la giusta traduzione del programma deiCrass. Una sfida allordine, mossa da quello che si pensava fos-se soltanto un gruppo rock. Ma la band viaggiava gi su altrelatitudini, lontane dal mainstream, con cui non sono mai anda-ti daccordo. Non casuale, in effetti, che Penny Rimbaudavesse adottato il nome del poeta francese, il cui braccio co-me dichiaravano in un brano stava dietro la mano di PattiSmith, accusata di essere napalm.*

    La loro scommessa di inserire la poesia e lamore comeprassi (nel libro Acts of love), la critica spietata al punk e allin-dustria del rock in quanto forme di feticcio a buon mercatoche ha smantellato la rabbia di unintera generazione, e luso diazioni tipiche della guerriglia comunicativa (i celebri Kgb ta-pes) hanno rappresentato sforzi continui nel tentativo di por-tare avanti unidea, di evitare qualcosa che iniziava gi a essereprevedibile e, soprattutto, fermarsi prima che il loro operatosmettesse di stupire. Erano ben consapevoli dellimportanzadelleffetto sorpresa nella guerriglia urbana e, in generale, nellalotta contro un nemico militarmente pi forte.

    Il potenziale dei Crass stato enorme fin dal principio.Quando formarono il gruppo non erano esattamente dei ra-gazzini. Avevano gi partecipato alla creazione e allorganizza-zione dei primi free festival (Stonehenge), avevano collaboratoattivamente con il movimento Fluxus, attraverso il gruppoExit, al ribaltamento del concetto di arte mediante la perfor-

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    * Vedi traduzione della canzone Punk Is Dead a p. 130.

  • mance o il teatro politico. Sapevano a malapena suonare, unaspetto che per i Crass non mai stato rilevante.

    Cos come per molte avanguardie artistiche e culturali co-me il dadaismo, per i Crass la musica non era che un mezzodespressione come qualunque altro. Era lo strumento attra-verso il quale far circolare progetti del tutto utopici e, proprioper questo, raggiungibili.

    La pace nel mondo pu essere un buon motivo per fare mu-sica, ma i Crass erano anche consapevoli, soprattutto dopo loscoppio della guerra delle Falkland, che i limiti di una banderano enormi. Hanno sempre fatto in modo che il pubblico sisentisse direttamente coinvolto dalle loro dichiarazioni e dalleidee che facevano circolare incessantemente attraverso centi-naia di volantini, fanzine, manifesti e slogan. Nel tentativo disuperare il concetto di spettacolo e spettatore, le esibizioni deiCrass si avvicinavano a forme di teatro politico nelle quali ob-bligavano il pubblico a scontarsi con i propri limiti, invece chetrattarlo come un consumatore passivo della controcultura. un punto importante che ci riporta allidea di immediatismodi Hakim Bey, quando parla del teatro:

    Anche cos, tuttavia, il teatro occupa un posto molto pi ele-vato nella scala immaginativa di altri e pi recenti media, co-me il cinema. Perlomeno, in teatro, gli attori e gli spettatorisono fisicamente presenti nello stesso spazio e ci permette lacreazione di ci che Peter Brook chiama linvisibile catenadoro, la famosa magia del teatro. Con il film invece la catena spezzata. Sempre uguale a se stesso, il film nega in realt alproprio pubblico di partecipare.

    Il profondo malessere che trapela dai loro testi con richiamicontinui alla responsabilit di ognuno di fronte alla miseria ealloppressione , cos come gli attacchi spietati contro certepersone o gruppi, non sono altro che disperati e impellenti

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  • tentativi di scuotere i propri interlocutori e spingerli allazione.La discesa agli inferi di chi proclama che siamo sullorlo del di-sastro totale, di fronte al quale Ges, Buddha o Marx sono so-lo spazzatura, rappresentano una solenne dichiarazione diguerra, una sfida contro le nostre paure, contro le atrocit,sempre sotto il motto contenuto in una delle loro canzoni dinon distruggere la gente, ma il potere e lavidit.

    I Crass iniziarono a inserire elementi visivi nelle loroperformance, trasformando i concerti in vere e proprie assem-blee, nelle quali il pubblico, mosso dal desiderio di sperimen-tare e trasgredire, era stimolato a superare i concetti di spetta-tore e ascoltatore.

    Bisogna per fare delle precisazioni riguardo a questoaspetto. indubbio che i Crass disprezzassero i concetti di ar-te, artista, gli affari e lindustria musicale, e che il loro fosse unincessante tentativo di rafforzare la propria ideologia sotto laformula, espressa in una delle loro canzoni, di credere ferma-mente allanarchia nel Regno Unito.

    Rifiutavano lestetica dei Sex Pistols, il loro aspetto colora-to e allegro, non solo perch la stampa in bianco e nero costavameno, ma anche come strategia per non essere identificati conquel tipo di punk quasi coetaneo, sia in termini temporali chegeografici. Il nero sempre stato il colore dellanarchismo, del-le societ segrete e delle cospirazioni giacobine. Luso di que-sto colore faceva anche s che i componenti del gruppo, perfet-tamente uniformati, si perdessero nel palco sormontato da unenorme telo, anchesso nero, in modo che acquisissero pi im-portanza il messaggio e lenorme simbolo, sempre posizionatoin modo da essere ben visibile. Il simbolo dei Crass rappresen-ta un serpente che mangia se stesso, divora la chiesa e il fasci-smo, e richiama il simbolo della pace, di quel pacifismo eredi-tato dai beatnik e dagli hippy inglesi e delle lotte contro il riar-mo nucleare che hanno sempre appoggiato. Il bianco e il nero,usati per rappresentare un corpo scheletrico o quello inerme

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  • di un soldato, trasmettevano la durezza e lorrore in un mo-mento in cui lInghilterra si trasformava nel boia di un nemicoinfinitamente pi debole. Il Regno Unito riaffermava la vec-chia memoria del suo passato imperiale, ma questa volta a col-pi di bombe di grande potenza.

    In quel momento, il timore di una guerra nucleare e dellagrande bomba, presente nella societ inglese dalla fine dellaseconda guerra mondiale, emerse con tutta la sua forza.

    I Crass dovevano dare una risposta, anche se ci significavaacquisire sempre pi popolarit; ma arrivarono tardi, la guerrastava quasi per finire e i mezzi di comunicazione non parlava-no pi di loro come di una piattaforma politica, bens di ungruppo di musicisti specializzati in violente bestemmie e pro-teste punk. I Crass decisero, allora, di mettersi a capo delloscontento anarchico, di misurarsi con i propri limiti e di spin-gere il piede sullacceleratore.

    Non cercarono il riconoscimento a tutti i costi, ma si butta-rono direttamente nella mischia, a volte perfino provocandola,

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  • come accadde, per esempio, quando fecero il loro ingresso neipolverosi uffici della vecchia Campagna per il disarmo nuclea-re, offrendo il loro sostegno.

    In Inghilterra, negli anni sessanta, il movimento pacifistaera molto forte e lanarchismo ne rappresentava un tassellofondamentale. Dalle prime mobilitazioni contro il terribile ediffuso panico per la grande bomba, che generalmente fini-vano con incidenti, si pass, a met degli anni sessanta, ai vio-lenti scontri con la polizia. Qualcosa stava cambiando. LIn-ghilterra non aveva mai conosciuto una grande forza marxistae, con lapparizione dei beatnik per opera di persone comeAlexander Trocchi, le idee libertarie si fecero largo nella prote-sta. In questo contesto i gruppi pi audaci del movimento die-dero vita a un programma non proprio ortodosso. LInghilter-ra visse appieno loccupazione di importanti universit, comela London School of Economics e, negli anni settanta, ebbeinizio un grande movimento di occupazione, di cui si rese cele-bre la London Street Commune.* A questi episodi partecipa-rono gi alcuni di quelli che nel giro di poco tempo sarebberostati protagonisti di azioni armate, come nel caso della AngryBrigade.** LInghilterra era stata anche la culla di pubblicazio-ni e gruppi che, partendo da idee situazioniste, crearono unasingolare dottrina. La rivista pro-situ Heatwave combinavala critica alla cultura dello spettacolo e dellalienazione con le-saltazione della cultura del rocknroll, mentre la SuburbanPress anticipava il lavoro che lallora designer anarchico Ja-mie Ried avrebbe poi utilizzato per i Sex Pistols. Collage, rita-

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    * Movimento che nel 1960 occup una casa padronale al 144 di Piccadil-ly a Londra. L'obiettivo principale fu quello di evidenziare le problematichedei senzatetto. Furono sgomberati nel 1969 con una spettacolare operazionedi polizia.

    ** Gruppo militante inglese dei primi anni settanta. Teorizz della guer-riglia urbana come elemento di forza della lotta di classe e fece una serie diattacchi simbolici contro la propriet privata.

  • gli di foto e, come nel caso dei Crass, luso limitato dei ritrattidei protagonisti. Lanarchismo inglese, a parte alcuni gruppi dilotta armata, stato influenzato parecchio dalle idee pacifiste,soprattutto dopo la fine degli anni sessanta e con il tramontodel sogno hippy, quando tutto svan e molti uscirono di scena.

    Il movimento underground inglese pi importante dellaprima met degli anni ottanta, il collettivo Class War, avrebbepoi accusato i Crass proprio per le loro posizioni pacifiste. Nelgruppo militavano antichi simpatizzanti di azioni armate com-piute da gruppi come la Angry Brigade e, nonostante linfluen-za dei Crass sul collettivo fosse enorme, disconobbero tale ere-dit. In realt, non era che un rifiuto di facciata: il peso eserci-tato dai Crass sui militanti di Class War innegabile. Nono-stante il collettivo fosse nato nel penultimo anno di vita delgruppo (la band si sciolse nel 1984 e il primo numero della rivi-sta risale a un anno prima, al 1983), i Crass riconobbero e ap-poggiarono limpegno di Class War. In un manifesto di ClassWar si poteva leggere quanto segue:

    Lunico gruppo che ha portato avanti un percorso musicale epolitico sono stati i Crass. Hanno contribuito pi loro alla dif-fusione dellanarchismo dello stesso Kropotkin; ma anche nelloro caso, i loro discorsi sono pieni di merda. Attraverso le-saltazione del pacifismo e della fuga verso la campagna hannoomesso una realt evidente, ovvero che nelle citt resistenzavuol dire scontro e violenza se si vuole ottenere qualcosa.

    Da allora, alcuni membri dei Crass, come Penny Rimbaud olartista Gee Vaucher, non hanno mai smesso di credere nellepossibilit di un cambiamento sociale su scala globale. DialHouse, la comune creata dai Crass, ancora aperta e continuaa essere un fervente focolaio di attivit, un centro sociale ruraleinquadrato in uno splendido paesaggio.

    I Crass sono stati la somma di tutto questo e di molto altro:

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  • un centro dinformazione del dissenso e del conflitto tra larealt inglese e la situazione che si viveva alla fine degli annisettanta. Decisero di sciogliersi in un momento in cui il gruppostava vivendo una profonda crisi e i suoi componenti si pone-vano questioni allora prive di risposta sulla natura e le motiva-zioni del proprio operato. Perch i Crass non solo offrirono unesempio di propaganda dellimpegno, ma lanciarono anchedomande intelligenti e scomode, ancora oggi senza risposta, equesto ha contribuito notevolmente a conferire alla loro operae alla loro grande sfida pi forza e importanza.

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  • Tutti abbiamo sbagliatoe tutti abbiamo avutoragioneBiografia estratta dallalbum Best Before

    Quando nel 1976, il vomito punk schizz per la prima volta suigiornali di tutto il paese con il messaggio Do it Yourself, noi,che in diversi modi non abbiamo fatto altro, pensavamo che ivari signori Rotten, Strummer ecc. facessero sul serio.

    Non avevamo mai preso in considerazione lidea di diven-tare un gruppo. semplicemente capitato. Chiunque potevaunirsi, e le prove degeneravano regolarmente in occasioni perfar casino.

    Steve e Penny avevano iniziato a provare fin dai primi mesidel 1977, ma fu solo nellestate di quellanno che riuscimmo arecuperare, rubando o chiedendo in prestito, lattrezzatura ne-cessaria per poterci definire un vero gruppo: i CRASS.

    Quando riuscimmo a comporre cinque canzoni, ci lanciam-mo sulla strada del successo e della fortuna, armati solo dei no-stri strumenti e di una gran quantit di alcol per rendere il tut-to pi facile.

    Facevamo concerti, atti benefici e frenetiche manifestazioni

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  • di ribellione e indipendenza. Ci cacciarono da un sacco di po-sti, tra cui il leggendario Club Roxy. Ci dissero che accettavanosolo ragazzi ben vestiti. Pensavano forse che le nostre chitarree i nostri microfoni fossero dei fottuti giocattoli?

    Gi a quel tempo ci rendemmo conto che i nostri colleghipunk, i Sex Pistols, i Clash e gente del genere, non erano altroche fantocci. Si illudevano di fottere le grandi case discografi-che, ma in realt era solo il pubblico a essere fottuto. Non aiu-tavano nessuno, se non loro stessi. Crearono lennesima modasuperficiale, portando a Kings Road un nuovo stile di vita eproclamando di aver dato il via alla rivoluzione. La solita vec-chia storia. Eravamo di nuovo soli.

    Tra i fumi dellalcol decidemmo che la nostra missione sa-rebbe stata creare una vera alternativa al business della musica.La nostra intenzione era offrire, invece che prendere, ma so-prattutto volevamo che fosse qualcosa di duraturo. Sono statelanciate troppe promesse sui palchi per essere poi dimenticateper le strade.

    Nel lungo inverno tra il 77 e il 78 suonavamo regolarmen-te al The White Lion con gli UK Subs. In genere il pubblicoeravamo noi quando suonavano i Subs e viceversa. Il tutto eraabbastanza triste, ma poteva essere anche molto divertente, so-prattutto grazie allentusiasmo di Charley Harper, che sem-pre stato una fonte di ispirazione nei momenti peggiori. Har-per era fermamente convinto che il punk fosse la musica dellagente e che avesse pi a che fare con la rivoluzione che conquello che McLaren e compagnia possano mai essersi sognati.Con fermezza, spiegammo a quei fantocci del punk cosa fosse-ro realmente: una pubblicit del business della musica.

    I nostri concerti erano sempre travolgenti e frenetici, e nonci eravamo ancora sganciati dallidea di poter suonare senzaavere lo stomaco gonfio dalcol. A volte eravamo cos sbronzi,da non renderci conto che nel bel mezzo di una canzone ognu-no di noi stava suonando un pezzo diverso. Nonostante ci,

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  • era tutto un gran divertimento e a quei tempi nessuno si la-mentava se usavamo stivali di cuoio, a nessuno interessava sa-pere se lanarchia e la pace fossero conciliabili e nessuno ci an-noiava con i monologhi di Bakunin, un nome che, per quel chene sapevamo noi allepoca, non poteva essere altro che unamarca di vodka. Stavamo realizzando le nostre vite tutti insie-me. Erano gli anni gloriosi, poco prima che le libere alternativeche avevamo creato si trasformassero in una serie di regole bi-gotte, prima che il punk vero e autentico diventasse lennesimoschifoso ghetto. Riuscimmo perfino a suonare durante il RockAgainst Racism, e quello fu lunico concerto in cui ci pagaro-no. Rifiutammo i soldi, dicendo che avrebbero potuto usarliper la causa, e lorganizzatore ci rispose che era quella la causa.Non abbiamo mai pi suonato per loro.

    Mentre i fantocci si dirigevano in massa negli Stati Uniti arespirare un po di quellaria che a loro piaceva tanto, noi di-ventavamo ogni giorno pi intransigenti a causa del nostro vo-lontario isolamento. Decidemmo di smettere di farci del malecon lalcol e di prenderci pi sul serio. Iniziammo a vestirci dinero, in risposta al pavoneggiarsi narcisistico della moda punk,e a utilizzare video e filmati durante i nostri spettacoli. Stam-pammo volantini per spiegare le nostre posizioni e pubblicam-mo una fanzine, International Anthem. Disegnammo unabandiera che rimasta appesa dietro di noi fino allultimo con-certo, e ci impegnammo a portare avanti il tutto fino al terminedel mitico 1984.

    Pi tardi, nellestate del 1978, Pete Stennet, padrone del-lindimenticabile etichetta Small Wonder Records, ascolt unodei nostri demotape e ci contatt. Voleva pubblicare un singo-lo, ma non riusciva a scegliere la canzone. Alla fine, registram-mo tutte le canzoni che avevamo scritto fino ad allora e ne nac-que il primo disco. Intitolammo lalbum The Feeding of the5000 perch cinquemila era il minimo di copie che potevamoincidere: quasi 4900 in pi di quelle che pensavamo di riuscire

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  • a vendere. The Feeding of the 5000 ora sta per diventare discodoro, anche se non crediamo che se ne sentir parlare moltodalla stampa musicale.

    Il disco, con tutto il nostro repertorio, venne confezionato inun copertina in bianco e nero, un formato grafico allora del tut-to nuovo. La stampa musicale inizi a lanciarci dei forti attacchi,che ci hanno poi accompagnato fino alla fine; ci odiarono fin dalprincipio e la loro avversione andava a nostro vantaggio.

    Non ci sembra esagerato affermare che siamo stati uno deigruppi che ha influenzato di pi il rock britannico. In realtnon abbiamo influito granch sulla musica, ma il nostro appor-to stato fondamentale per quel che riguarda i temi sociali.

    I mezzi di comunicazione hanno cercato di ignorarci fin dalprincipio, hanno iniziato a parlare di noi solo quando si sonovisti costretti dalle circostanze. Il ragionamento molto sem-plice: se non stai al loro gioco, ovvero lo sfruttamento commer-ciale, loro non stanno al tuo.

    Lindustria della musica non compra solo i gruppi, ma an-che i giornalisti. I ciarlatani venivano istruiti pi accuratamen-te di quel che avessimo potuto immaginare. Si resero conto chein qualche modo potevamo rappresentare una minaccia al lorocontrollo, e per questa ragione le prime offerte iniziarono adarrivare proprio dal nemico. Mr. Big cerc di comprarci a pocoprezzo, offrendoci cinquantamila sterline se ci fossimo uniti alkit rivoluzionario capeggiato da Jimmy Pursey. Ci disse chesi potevano fare affari con la rivoluzione e che non ce lavrem-mo mai fatta senza di lui. Fu la prima di tante offerte che rifiu-tammo. Non ci siamo mai guardati indietro, e tra laltro nonabbiamo mai pi sentito parlare di Jimmy Pursey.

    Quando, nella primavera del 1979, usc The Feeding of the5000 il primo brano era stato eliminato e al suo posto avevamolasciato tre minuti di silenzio, che intitolammo The Sound ofFree Speech (Il suono della libert despressione). Secondo lacasa discografica, Asylum, il pezzo che avrebbe dovuto aprire

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  • lalbum, era troppo blasfemo. Questo il vero volto della cen-sura nel cosiddetto mondo libero. Alla fine, incontrammounetichetta disposta a produrre Asylum, registrammo di nuo-vo il pezzo, lo pubblicammo assieme a Shaved Women, e stam-pammo le copertine in casa. Stabilimmo un prezzo fisso di 45pence e ci ritrovammo senza un soldo.

    Appena uscito, il singolo Reality Asylum ebbe problemi le-gali. Le proteste del pubblico scatenarono unondata di retatenei negozi di dischi di tutto il paese, nonch una gradita visita acasa nostra da parte della sezione buoncostume di ScotlandYard. Trascorremmo un piacevole pomeriggio a sorseggiare tcon i nostri guardiani della moralit pubblica, che minacciaro-no di intraprendere azioni legali contro di noi, cosa che avven-ne lanno successivo. Di tanto in tanto ci mandavano ammoni-menti in cui ci ricordavano che, nonostante fossimo formal-mente liberi, non ci conveniva ripetere lesperienza. Cosa che lanatura stessa della nostra libert, ovviamente, ci imponeva dirifare, e cos si mise in moto quella continua serie di sorveglian-ze e vessazioni da parte della polizia, che continua tuttoggi.

    Fu pi o meno in quel periodo che per la prima e unica vol-ta i nostri brani sono stati trasmessi alla radio da John Peel. Daallora, la nostra reputazione come bestemmiatori ci ha preclu-so qualsiasi possibilit di partecipare alle trasmissioni radiofo-niche inglesi. Siamo per apparsi varie volte in televisione, mo-tivo per il quale siamo rimasti a lungo nella lista nera della Bbc.Sembrava che il dissenso su un argomento come le Falklandnon potesse essere tollerato dal pubblico, che intasava il cen-tralino della Bbc con telefonate di protesta.

    Per smentire le accuse della stampa secondo le quali noneravamo altro che degli estremisti di destra o di sinistra (era lostesso), decidemmo di appendere la bandiera con il simbolodellanarchia di fianco alla nostra. Allepoca era difficile vede-re la A cerchiata al di fuori di un ufficiale, ristretto, e il pi del-le volte noioso circolo di persone interessate alla letteratura

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  • anarchica. Di l a pochi mesi il simbolo era dappertutto, dallegiacche di cuoio, alle spille, ai muri di tutto il paese e, nel girodi pochi anni, di tutto il mondo. Rotten si sar pure definitoanarchico, ma siamo stati noi, praticamente da soli, a fare del-lanarchia un movimento popolare di milioni di persone.

    Nello stesso periodo, quando ci rendemmo conto che laCampagna per il disarmo nucleare esisteva ancora, seppure inuno stato di frustrazione, decidemmo di sostenere la sua causa,cosa che sembrava non essere in grado di fare da sola. Da quelmomento, nonostante gli attacchi e la derisione della stampamusicale, iniziammo a esibire nei nostri concerti anche il simbo-lo della pace. I nostri sforzi in numerosi concerti riportaronolentamente in vita la Campagna, facendola conoscere a un saccodi gente che divent la base della rinascita. Un settore della so-ciet nuovo e fino ad allora disinformato entr in contatto conuna forma di pensiero radicale che culmin poi nei grandi radu-ni, nelle marce e nelle manifestazioni che continuano tuttora.

    per questa ragione che leffetto del nostro lavoro non vacercato dentro ai confini del rocknroll, ma nelle menti rivolu-zionarie di migliaia di persone in tutto il mondo. La nostra par-ticolare forma di anarcopacifismo, ormai quasi un sinonimo dipunk, si fatta conoscere dai Gates of Greenham al muro diBerlino, dalle iniziative Stop the City ai concerti undergroundin Polonia.

    Dallinizio del 1977 ci eravamo impegnati a portare avantiuna guerra a colpi di graffiti nel centro di Londra. I nostri mes-saggi tipo Combatti la guerra, non le guerre o Mangiatevi lavostra merda sessista sono stati tra i primi nel loro genere adapparire nel Regno Unito e a ispirare un intero movimento tri-stemente oscurato dagli artisti hip hop, che non hanno fatto al-tro che confermare la natura insidiosa della cultura americana.Per commemorare il nostro successo con gli spray decidemmodi intitolare lalbum successivo Stations of the Crass, che in co-pertina ritraeva alcuni nostri lavori in una stazione della metro-

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  • politana di Londra. Il disco fu confezionato per la prima voltain una copertina apribile, che conteneva al proprio interno unatoppa, stampata e cucita in casa da noi.

    Pete della Small Wonder iniziava a essere stanco delle con-tinue attenzioni che la polizia dedicava al suo negozio, e coschiedemmo un prestito per poter pubblicare lalbum per con-to nostro. Vendemmo parecchie copie di Stations of the Crassnel giro di poco tempo, e in questo modo riuscimmo a restitui-re subito i soldi e a pagare una macchina per piegare le coperti-ne, per non doverlo fare noi a mano. Stations of the Crass conti-nuava ad avere successo, a quel punto iniziammo a prendere inconsiderazione lidea di distribuire il materiale di altri gruppi,e creammo la Crass Records. Il primo di una lunga serie digruppi poco conosciuti al pubblico che lanciammo furono gliZounds con un singolo (in realt, il primo disco era di Penny,Donna & The Kebabs).

    Dal momento che avevamo partecipato a vari concerti be-nefici a sostegno del fondo di difesa per alcuni detenuti anar-chici, nel 1980 ci chiesero di contribuire direttamente allacreazione di un centro anarchico. Il centro fu aperto grazie aisoldi ricavati dalla vendita di uno split singolo, che su un latoconteneva Bloody Revolutions, e sullaltro Persons Unknowndelle Poison Girls.

    Per pi di un anno gli anarchici legati al gruppo dei detenu-ti e gli anarcopunk convissero fra attriti e tensioni ideologiche,fino a quando la situazione esplose e il centro fu chiuso.

    La relativa facilit con cui eravamo stati in grado di racco-gliere i fondi per il centro anarchico ci fece capire lenorme po-tenziale che avevamo, non solo di dar vita a nuove idee, ma an-che di trovare gli strumenti per metterle in pratica. I nostri con-certi attiravano moltissimo pubblico, e pensammo che il modomigliore per sfruttare la situazione fosse suonare esclusivamen-te in quelli a sostegno di qualche causa. Nel corso degli annisiamo riusciti a raccogliere fondi per le battaglie pi disparate.

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  • Era giunto il momento di lanciare un attacco femminista.Gi da un po avevamo limpressione che il gruppo stesse tra-scurando il tema. Registrammo Penis Envy, la stampa non col-se il messaggio e present la canzone come se fosse stata scrit-ta dagli unici femministi di cos bellaspetto, da farti credereche stanno cantando questo genere di pezzi per scelta, e nonper rabbia. La reazione di molti fan fu simile, ma con argo-mentazioni del tutto diverse. Lultima canzone dellalbum,Our Wedding, si serviva della satira per colpire la tipica merdaromantica, usata da riviste rosa come Loving per sfruttare lasolitudine adolescenziale. La canzone fu proposta a Loving,sotto lo pseudonimo di Creative Recording and Sound Servi-ces, e la rivista, a sua volta, la offr ai lettori come una canzoneper il giorno pi felice della nostra vita. Non appena lingan-no venne scoperto e si resero conto che tipo di canzone fosse,nella redazione della rivista caddero molte teste.

    Luscita di Penis Envy ci conferm un sospetto che aveva-mo gi da un po di tempo. Dopo appena una settimana sugliscaffali dei negozi di dischi, il pezzo entr al quindicesimoposto nella hit nazionale, per sparire fra i primi cento solouna settimana dopo. Lo stesso destino era toccato a NagasakiNightmare. Sapevamo che non era possibile stare cos in altonelle classifiche e improvvisamente sparire dopo una settima-na. Era ovvio che se le grandi case discografiche pagavanoper inserire i loro dischi nelle hit, pagavano anche per toglie-re i nostri. Sapevamo di non piacere alla Emi, avevano spedi-to una circolare al loro personale e ai loro negozi di dischi incui proibivano qualsiasi contatto con i Crass o la vendita diloro materiale, fatta eccezione per il manifesto di Bloody Re-volution.

    Per molto tempo viaggiammo per il Regno Unito, spingen-doci coraggiosamente dove non era andato mai nessun grup-po: villaggi, centri comunitari, qualsiasi posto che rimanessefuori dal giro dei soliti truffatori o dal classico circuito univer-

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  • sitario. Eravamo accompagnati da centinaia di persone che ar-rivavano fino ai luoghi pi insospettabili per celebrare il nostromutuo significato di libert. Condividevamo musica, film, li-bri, conversazioni, pasti e t. In qualsiasi posto incontravamovisi sorridenti, svegli e disposti a creare unalternativa alla mo-notonia e al grigiore che ci circondava. Non era sempre facile ea volte ci scontravamo con gente che voleva distruggere tuttoci che avevamo creato. Abbiamo cercato di suonare al festivaldi Stonehenge, ma siamo stati assaliti da una banda di motoci-clisti, il National Front e il Socialist Worker Party hanno sabo-tato alcuni dei nostri concerti, siamo stati accolti dalle squadrespeciali del Ruc a Belfast, le abbiamo prese dal British Move-ment al Reading Festival e dalle Red Brigades a Londra. Ab-biamo avuto molti problemi, tuttavia non sono mai riusciti aintaccare il nostro buon umore.

    Durante il 1981 registrammo Christ The Album, che uscnellestate dello stesso anno. In quelloccasione il buon umorelasci spazio alla tragedia. La Gran Bretagna entrava in guerra.Dei fatti insignificanti accaduti su unisola chiamata SouthGeorgia, un posto ai pi sconosciuto, portarono a eventidrammatici in un arcipelago chiamato Falkland, un altro postodi cui nessun aveva mai sentito parlare. Veniva conficcato ilprimo chiodo nella bolla anarcopacifista, facendola esploderedi l a pochi mesi. Mentre centinaia di giovani perdevano la vi-ta, allimprovviso ci sembr che le nostre canzoni, le proteste ele manifestazioni, i volantini, le parole e le idee avessero persoogni significato. In realt sapevamo che quel che avevamo daoffrire poteva essere importante, che ci in cui credevamo ave-va un senso, ma in quel momento sembrava tutto inutile. LaThatcher desiderava a ogni costo la guerra per far crescere lasua immagine e quella del suo partito in vista delle elezioni. Ese voleva la guerra, lavrebbe avuta, con il triste girotondo dimissili e uomini politici che ne sarebbe seguito.

    Pubblicammo un flexi singolo contro la guerra delle Falk-

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  • land e, come ci aspettavamo, la stampa ci etichett come tradi-tori. Ci arriv perfino un ammonimento della Camera dei co-muni di badare a quel che facevamo. Sembrava che non esi-stesse nessun tipo di protesta contro la guerra e ogni forma didissenso sui mezzi dinformazione veniva censurata. Quandogli eventi bellici erano ancora qualcosa di astratto, il movimen-to pacifista si era reso famoso al grido di Basta guerra, maora che era scoppiato un vero conflitto contro il quale urlare, ilsilenzio divenne troppo doloroso.

    A guerra finita pubblicammo How Does It Feel to Be theMother of a Thousand Dead?, fu allora che la merda fin nelventilatore e si sparse ovunque. Come cera da aspettarsi, al-lindomani di una discussione alla Camera dei comuni nellaquale si chiedeva alla Thatcher se avesse ascoltato il disco, lei eil suo partito decisero di farcela pagare. Tim Eggar, il conserva-tore che aveva il compito di capeggiare la crociata, part subitocon il piede sbagliato. Il caso precipit subito dopo un dibatti-to radiofonico a cui eravamo stati invitati, nel quale Eggar pas-s per un perfetto idiota. Dopo la patetica esibizione, i Toriesfecero subito retromarcia e si premurarono, addirittura, di fargirare una circolare in cui ordinavano ai membri del partito diignorare qualsiasi tipo di provocazione da parte nostra, mentrelopposizione inizi a mandarci lettere dappoggio. Forse noneravamo cos soli.

    Ci trovavamo in un nuovo e inquietante campo di battaglia.Avevamo voluto rendere pubbliche le nostre posizioni, condi-viderle con la gente che la pensava come noi, ma quelle stesseposizioni venivano ora osservate con attenzione dalle ombrescure che abitano nelle stanze del potere. Eggar ci aveva fattoinvolontariamente molta pubblicit, ma i giornali lo ignoraro-no, soprattutto quelli che furono minacciati direttamente seavessero osato pubblicare qualsiasi genere di informazioni re-lative alla guerra. Era come se avessimo catturato una balenamentre andavamo a caccia di pesci piccoli. Non sapevamo se

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  • mollare lamo o continuare a tirare fino allesasperazione, cosache inevitabilmente accadde.

    La velocit con cui era scoppiata la guerra delle Falkland ela devastazione che stava creando la Thatcher, sia fuori chedentro al paese, ci obbligarono a rispondere pi velocementedi quanto avessimo mai fatto. Impiegammo cos tanto tempo aprodurre Christ The Album che alcune delle canzoni che av-vertivano del pericolo di scontro o di guerre erano diventate ri-dondanti. Toxteh, Bristol, Brixton e le Falkland erano gi infiamme quando lalbum usc. Eravamo mortificati per il ritar-do e umiliati dalla nostra impotenza.

    Alla fine del 1982, convinti che il movimento avesse biso-gno di uno scossone, organizzammo il primo concerto dopoanni in un locale occupato, lormai defunto Zig Zag Club diLondra. Celebrammo la nostra indipendenza con cibo gratis egrandi scorte di alcolici rubati, insieme a una ventina di gruppi,che erano la crme di quel che si dovrebbe definire punk auten-tico. Insieme scatenammo unesplosione di energia durata ven-tiquattro ore, che serv da ispirazione per iniziative del generein tutto il mondo. Avevamo imparato la lezione. Il Do It Your-self non mai stato cos reale come quel giorno, e per molti ver-si lo Zig Zag era riuscito a consolidare le nostre idee, ma il lavo-ro non era terminato, dovevamo ancora dare la caccia alla bale-na, e fu cos che part lattacco contro la Thatcher e i suoi. Lacorsa per le elezioni del 1983 era gi iniziata e lopposizionenon era rimasta ferma: con un clamoroso dietrofront sulle posi-zioni antinucleari, mand in pezzi il movimento pacifista.

    Lalbum Yes Sir, I Will fu la nostra prima risposta tattica. Ildisco era un grido appassionato contro chi deteneva il potere econtro tutti quelli che lo accettavano passivamente. Il messag-gio dellalbum era chiaro: Non esiste nessuna autorit al difuori di te stesso.

    Dal momento che la nostra posizione politica si stava deli-neando sempre di pi, ci sembr che fosse giunto il momento

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  • di definire i nostri obiettivi in un modo pi chiaro di quantoavessimo fatto prima. Dovevamo spiegare il cosa, il come e ilperch della nostra rabbia, cos come la nostra idea di indivi-dualismo. Ci avevano accusato di fare solo facile propaganda;era arrivato il momento di uscire allo scoperto. Vari membridel gruppo lavorarono ad Acts of Love, una raccolta di cin-quanta poesie che costituiva un tentativo di dimostrare che lo-rigine della nostra rabbia non era lodio, ma lamore, e che lanostra idea di individualismo non era legata allegocentrismosociale bigotto, ma a una nostra personale concezione sul si-gnificato dellessere. Lambiguit delle nostre posizioni inizia-va ad assillarci: era davvero possibile una rivoluzione senzaspargimento di sangue? Eravamo realisti? Le nostre stessecontraddizioni non ci stavano forse schiacciando?

    Fu in quel periodo che mandammo alla stampa di tutto ilmondo i famosi Thatchergate Tapes, dei nastri veramenteben fatti, che riproducevano una falsa conversazione telefonicatra Reagan e la Thatcher, nella quale veniva ammessa la respon-sabilit del primo ministro nellaffondamento dellincrociatoreargentino Belgrano e, a seguito della conseguente rappresagliada parte del nemico, la conferma della decisione degli alti verti-ci della Marina inglese di sacrificare la Sheffield, due temi suiquali vigeva il no comment. E gi che ceravamo, avevamo inse-rito una dichiarazione di Reagan in cui minacciava di scatenareun conflitto nucleare con lEuropa, nel caso in cui fosse statamessa in pericolo la sicurezza americana, unipotesi che, pro-babilmente, non era poi cos lontana dalla realt.

    Il nastro pass inosservato per pi di un anno, ma le cosecambiarono quando comparve nel dipartimento di stato ame-ricano. Le smentite che seguirono ci fecero chiaramente capireche i metodi che avevamo usato per screditare la Thatcher eReagan non erano poi cos diversi da quelli usati dallo stessodipartimento di stato. Come mai presero cos sul serio il nostrorudimentale tentativo di simulare la conversazione? La colpa,

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  • ovviamente, ricadde sul Cremlino, e poco tempo dopo diversigiornali negli Stati Uniti, e il Sunday Times in Inghilterra, ri-ferirono della vicenda parlando di un intrigo del Kgb. Era laprima volta che la stampa, seppur senza trarre conclusioni,collegava la Thatcher con laffondamento della Belgrano. Pro-vammo un misto di paura ed euforia: dovevamo confessarelinganno o lasciare correre? Il dubbio venne risolto quandoun giornalista dellObserver si mise in contatto con noi peravere informazioni su una certa cassetta. Allinizio facemmofinta di niente, ma poi ammettemmo la nostra responsabilit.Avevamo curato nel dettaglio la registrazione e la distribuzionedei nastri proprio per essere sicuri che nessuno sospettasse delnostro coinvolgimento. Come abbia fatto lObserver ad arri-vare fino a noi rimane ancora un mistero. Ci sembr un avver-timento: anche i muri avevano le orecchie... Quanto si sapevadella nostra attivit?

    Fin dai giorni dei graffiti del 1977 siamo stati protagonistidi azioni pi o meno sovversive: dalle scritte con gli spray al ta-glio di reticolati, a sabotaggi di diverso tipo. Eravamo preoccu-pati dal fatto che, se si fosse scoperta la storia dei nastri, sareb-be venuto a galla anche tutto il resto. Ci stavamo esponendotroppo. E il telefono inizi a squillare. I giornali di mezzo mon-do si interessarono alla storia, eccitati allidea che un gruppet-to di punk avesse messo in ridicolo il dipartimento di statoamericano e, oltre a quello, chiss che altro. Fino a qualcheanno prima, il gruppo non aveva mai attirato cos tanta gente,il telefono non smetteva di squillare, viaggiavamo da una parteallaltra del mondo per essere intervistati, e allimprovviso ci ri-trovammo a essere delle star. Ci intervist la stampa russa,mentre quella americana riprendeva levento. Parlavamo in di-retta nei programmi del mattino e intervenimmo in trasmissio-ni radiofoniche nellEssex o a Tokio, offrendo sempre il nostropunto di vista anarchico.

    Avevamo raggiunto una sorta di potere politico, avevamo

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  • trovato la nostra voce e venivamo quasi trattati con rispetto,ma era davvero ci che volevamo? Era quello che ci avevaspinto a unire le forze tanto tempo prima?

    Dopo sette anni di attivit ci eravamo trasformati in ci cheavevamo sempre combattuto. Avevamo trovato una base per lenostre idee, ma qualche idea si era persa lungo la strada. Doveuna volta eravamo generosi e aperti, ora eravamo diventati ci-nici e chiusi. Avevamo sempre affrontato le nostre attivit conuna buona dose di ottimismo, ma stavamo sprofondando nellatristezza di una rigida militanza. Eravamo sconfortati dove unavolta eravamo gioiosi, pessimisti quando lottimismo era la no-stra causa. In quei sette anni siamo stati costantemente nel mi-rino dello stato. Era inevitabile che ci attaccassero di nuovo.

    Il 1984 si present in maniera ancora peggiore di quellaprofetizzata da Orwell. Disoccupazione, sfratti, povert e fa-me. Lo stato di polizia si dimostr una realt, cos come avreb-bero scoperto di l a poco i minatori in sciopero. Le morti ac-cidentali per mano della polizia, diventata oramai lesercitopersonale della Thatcher, rientravano nella normalit. Lequili-brio di unintera societ era appeso a un filo mosso da unadonna malvagia e senza scrupoli. La nostra situazione non erapi incoraggiante. Fummo trascinati in tribunale per rispon-dere di unaccusa di oscenit, una causa che per poco non cidistrusse.

    Quellestate si tenne il nostro ultimo concerto, unintensaesibizione a sostegno dei minatori del Galles. Sul palco aveva-mo ribadito il nostro impegno a lottare per la libert, ma di ri-torno a casa, ci accorgemmo che il cammino che avevamo in-trapreso era giunto a un punto morto. Avevamo bisogno dinuove forme di lotta per raggiungere i nostri obiettivi, e giustouna settimana dopo il concerto, Hari Nana lasci il gruppo percercare da solo la sua strada. Non avevamo pi stimoli per suo-nare, pensavamo che non avesse pi senso, dal momento che i

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  • nostri concerti erano diventati una forma dintrattenimentoqualsiasi. Non esiste nessuna autorit oltre a te stesso dice-vamo, eppure avevamo perso il senso di noi stessi, diventando iCrass. Stiamo ancora attraversando il doloroso processo di ri-trovare il nostro io, di guardarci e di curare le ferite inferte dal-la vita pubblica. Il movimento, da Class War ai Christiansfor Peace, deve ritrovare la dignit che ha perso mentre cerca-va di affrontare problemi apparentemente creati da altri. Seb-bene esiste qualcuno che ostacola il cammino verso la libert, ilnostro errore stato quello di dover definire per forza il ne-mico. E questo va cercato anche dentro di noi: non esiste unnoi e un loro, ci siamo tu e io. Dobbiamo rafforzarci, riaffer-marci, rifiutare quello che palesemente non funziona ed esserepronti ad adottare nuove idee e posizioni in grado di farci an-dare avanti. Dobbiamo trovare lio che possa essere davverolautorit che . Dobbiamo guardare oltre i fili spinati e i cor-doni della polizia per riuscire a trovare una visione della vitache sia nostra, e non imposta da cinici e despoti. Il karatekanon punta al mattone da spezzare, ma allo spazio che c intor-no. Dovremmo imparare tutti da questo esempio.

    Abbiamo speso troppo tempo, energia e spirito a scacciarelombra malvagia della violenza e del terrore nellera atomica.Questombra diventata una macchia nei nostri cuori: giun-to il momento di ripulirla e uscire alla luce del sole. Siamo ri-masti intrappolati dal terrore dentro a metaforici cancelli:Bussa e ti sar aperto. Il regno dei cieli dentro di te.

    Sappiamo fin troppo dei mali del mondo per aggiungerci ilnostro dolore, la nostra frustrazione, la nostra stanchezza fisicae mentale. Se vogliamo raggiungere i nostri obiettivi, ognunodi noi deve avere la forza per farli diventare realt. Tutti abbia-mo sbagliato, e tutti abbiamo avuto ragione. Questa non la fi-ne del nostro cammino, ma un fiero, anche se doloroso e con-fuso, inizio.

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  • Lultimo degli hippiesPenny Rimbaud

    In questa nostra gabbia non c nessuna compassione, nessu-na alba in questa fredda pianura che la nostra anima.Ogni bellezza ci sfugge, e aspettiamo.Nessuna risposta gi una risposta.

    Proverbio orientale

    Il 3 dicembre del 1975 Phil Russell, alias Wally Hope, mortosoffocato dal suo stesso vomito. More, crema e bile sono rimastifatalmente intrappolati nella trachea. More, crema e bile sonousciti dalla bocca aperta per depositarsi sui delicati motivi deltappeto. Phil morto come un uomo spaventato, debole e stan-co. Sei mesi prima era una persona energica, felice e perfetta-mente sana. Era bastato poco tempo al ministero della Salute diSua Maest per fare di lui un cadavere ricoperto di vomito.

    Il primo sogno che mi ricordo di me mano nella mano conun signore anziano, mentre contemplo una valle meravigliosa.

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  • Allimprovviso vediamo una volpe inseguita da cani da cacciae cacciatori a cavallo, tutti vestiti di rosso. Il signore indica lavalle e mi dice: Figliolo, tu andrai in quella direzione. Al-limprovviso mi resi conto che la volpe ero io!

    Phil Russel, 1974

    Per noi la morte di Phil ha segnato la fine di unepoca. Conlui morto lultimo gesto di fiducia verso il sistema. Se la for-za della protesta era diminuita, quella del rocknroll non mo-strava la stessa debolezza. I giovani avevano trovato la lorovoce e chiedevano sempre di pi di essere ascoltati. Dentroquella voce ce nera unaltra che prometteva un mondo nuo-vo, colori nuovi, dimensioni nuove, un tempo nuovo e unospazio nuovo. Un karma istantaneo, e il tutto attraverso ununico acido.

    Il mio consiglio oggi alla gente questo:se stai prendendo sul serio il gioco della vita se stai prendendo sul serio il tuo sistema nervosose stai prendendo sul serio i tuoi organi sensorialise stai prendendo sul serio il flusso di energia,accenditi, sintonizzati e lasciati andare.

    Timothy Leary, profeta dellacido

    La societ era scandalizzata; genitori disperati inorridivano nelvedere i loro amati figlioletti viaggiare sui loro tappeti orien-tali. Sulla stampa quasi ogni giorno si pubblicavano servizi cheritraevano lacido come la causa di tutti mali, dai bruciori distomaco fino al collasso definitivo della societ per bene. I so-ciologi non capivano niente. Non capivano nemmeno quandoun tipo con i capelli lunghi gli faceva il segno della vittoria.Non si rendevano conto che era un simbolo di pace, ma che al-lo stesso tempo significava: Fottiti!. Nellangolo grigio ceratutta la societ normale, mentre nellangolo dellarcobaleno il

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  • sesso, la droga e il rocknroll, o almeno cos pensavano i mezzidi comunicazione. Il simbolo della Campagna per il disarmonucleare (Cnd) fu utilizzato come emblema dagli eserciti di fandel rock che aumentavano a dismisura, e il cui messaggio peaceand love si era diffuso in tutto il mondo come una prateria infiamme. I media, che devono sempre mettere etichette su ognicosa in modo da contenere tutto ci rischia di sfuggire al lorocontrollo, chiamarono questo fenomeno hippy, e il sistema,la cui arma principale nella lotta contro il cambiamento sonoproprio i mezzi dinformazione, inizi a screditare questa nuo-va scena in modo sottile e, allo stesso tempo, efficace.

    Alla fine degli anni sessanta la societ conformista inizi asentirsi minacciata da quello che stava facendo la sua stessagiovent. Non voleva che le sue citt grigie venissero dipintecon i colori dellarcobaleno, la rivoluzione psichedelica stavadiventando troppo reale ed era giunta lora di fermarla. Furo-no proibiti i libri e chiuse le librerie. Gli uffici e centri socialivenivano perquisiti con la forza e i loro archivi sequestrati peressere copiati nei computer della polizia. Sotto il peso della re-pressione sparirono giornali e riviste underground, e furonoproibiti interi spettacoli a teatro o al cinema. Artisti, scrittori,musicisti e hippy dogni sorta furono trascinati in tribunale perrispondere di false accuse di corruzione, atti osceni, abuso didroghe, o di qualsiasi calunnia che avrebbe potuto metterli atacere. Nonostante ci, niente poteva fermare quello che stavasuccedendo. Quando la repressione si fece insopportabile, ilpoliziotto, da sempre chiamato bobby, inizi a essere cono-sciuto come il nemico pubblico piggy: un maiale. Era statadichiarata guerra alla generazione della pace, e lamore non sisarebbe arreso senza lottare.

    Siamo una generazione oscena. I pi oppressi di questo pae-se non sono i neri e nemmeno i poveri, ma la classe mediaperch non ha niente contro cui insorgere e combattere. Ci

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  • toccher inventare nuove leggi da infrangere... La prima par-te del programma yippie uccidi i tuoi genitori. Finchnon sarai pronto a uccidere i tuoi genitori, non sarai prontoper cambiare questo paese. I genitori sono i nostri primi op-pressori.

    Jerry Rubin, leader degli Yippies,durante una conferenza alla Kent State University, Stati Uniti

    A meno di un mese dal discorso di Rubin luniversit era in ri-volta. Gli studenti, per lo pi bianchi e di classe media, aveva-no organizzato innumerevoli marce e incendiato parte dellu-niversit per manifestare il proprio rifiuto sul modo in cui ve-nivano amministrati il campus e il loro paese. Le autorit man-darono lesercito per riportare la pace, cosa che fecero conla forza, sparando a quattro studenti.

    Dopo gli spari sentii delle grida e mi girai. Vidi un tipo ingi-nocchiato che reggeva tra le mani la testa di una ragazza. Il ti-po era isterico, piangeva, gridava e urlava: Quei maledettimaiali ti hanno sparato!.

    Uno studente della Kent State University

    Il sistema era arrivato per primo. Nonostante la storia lo avessegi dimostrato, Rubin non aveva considerato il fatto che i geni-tori avrebbero preferito uccidere i loro figli piuttosto che ac-cettare il cambiamento.

    Madre: Tutti quelli che girano per una citt come Kent, con icapelli lunghi, scalzi o con i vestiti sporchi, meriterebbero diessere fucilati.Domanda: I capelli lunghi giustificano la fucilazione di unapersona?.Madre: S. Dobbiamo ripulire questo paese e inizieremo daquelli che portano i capelli lunghi.

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  • Domanda: Sarebbe daccordo se fucilassero uno dei suoi fi-gli solo perch va in giro scalzo?.Madre: S.

    Parole di una madre dopo la sparatoria a Kent

    I giorni del flower power erano finiti. Ora i maiali erano fuori apascolare nei campi.

    Sono orgoglioso di essere chiamato maiale. Significa orgoglio,integrit e audacia.

    Ronald Reagan

    Alla fine degli anni sessanta in tutto il mondo occidentale ilpopolo era tornato nelle strade. Dallincubo nacque il sogno.In Francia gli studenti anarchici erano quasi riusciti a rove-sciare il governo; in Olanda i Provo si prendevano gioco dellapolitica tradizionale; in Germania, la Baader-Meinhof si ven-dicava di uno stato ancora in mano ai vecchi nazisti; negli StatiUniti la pace inizi a essere pi importante della guerra; in Ir-landa del Nord i cattolici manifestavano per rivendicare i di-ritti civili; in Inghilterra si occupavano scuole, universit e leambasciate furono prese dassalto. La gente in tutto il mondopretendeva una vita senza paura, un mondo senza guerra, econtro lautorit rivendicava delle libert troppo a lungoignorate. Per troppo tempo il sistema aveva fatto i suoi schifo-si comodi. Tra la gente iniziava ad accendersi unantica formadi ostilit, ovvero gli ideali contrapposti dellanarchismo e delsocialismo.

    Il movimento per il cambiamento continu, lasciando daparte le differenze. Anarchici, socialisti, attivisti, pacifisti, laclasse lavoratrice e la classe media, neri e bianchi erano unitialmeno da una cosa, da un obiettivo comune, un elemento uni-versale, una bandiera condivisa: il buon rocknroll.

    Alla fine degli anni sessanta, con Woodstock negli Stati Uni-

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  • ti e Glastonbury in Gran Bretagna, nacque una nuova tradizio-ne nel mondo della musica rock che inizi a far parte delle no-stre vite: i festival liberi. Musica, spazio, mente libere. Almenoin quello. Esattamente come nel cera una volta delle fiabe.

    Tra la fine degli anni sessanta e linizio dei settanta, moltidegli incidenti e degli scontri tra autorit e movimenti giovanilierano di natura politica, ma pi che distanze anarchiche cherivendicavano il diritto a vivere la propria vita, si trattava dipiattaforme di sinistra per sfruttare lo scontento sociale. I freefestival erano manifestazioni anarchiche che promuovevano lalibert, al contrario delle tradizionali marce socialiste controloppressione. Le autorit, pertanto, si trovavano di fronte a unproblema nuovo: come impedire alla gente di divertirsi? La so-luzione fu la stessa di sempre, cio calpestarla.

    Windsor Park uno dei tanti parchi di Sua Maest, quandogli hippy decisero che era il luogo adatto per fare un festival, leinon si dimostr del tutto entusiasta. Ora che ne parlo mi sem-bra una cosa incredibile, ma me lo ricordo perfettamente.

    Nel nostro primo incontro, Phil ci parl del Windsor Free.Noi avevamo sempre evitato i festival e non ne sapevamo mol-to. Phil ce ne parl a grandi linee, ci present in dettaglio alcu-ne idee per il futuro e alla fine ci rivel il suo piano. A noi sem-brava assurdo. Voleva rivendicare Stonehenge (un luogo checonsiderava sacro per la gente e che il Governo aveva rubato),per poterlo trasformare in una sede per festival, musica, spa-zio, menti libere. Una specie di e vissero felici e contenti.

    Fu triste vedere che quella libert non esisteva quando, die-ci anni dopo, cercammo di suonare al festival di Stonehenge.Dopo la morte di Phil, il nostro sogno era stato suonare in unfestival, e soprattutto, farlo come una forma di tributo nei suoiconfronti. Nel 1980 avevamo il gruppo e lopportunit per far-lo. La nostra presenza a Stonehenge aveva attirato diverse cen-tinaia di punk per i quali il festival era uno scenario del tuttonuovo. Loro, invece, avevano incuriosito gente di diverso tipo

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  • che, allo stesso modo, non sapeva nulla del punk. Il clima sem-brava tranquillo e verso sera migliaia di persone si riunironosotto il palco per ascoltare i gruppi. Allimprovviso, e senzanessun motivo, un gruppo di motociclisti si scagli sul palcodicendo che non avrebbero tollerato la presenza di punk nelloro festival. Quello che successe dopo fu una delle espe-rienze pi violente e terrificanti della nostra vita. I motociclistiiniziarono ad attaccare ogni punk che gli capitava a tiro conbottiglie e catene. Non cera modo di scappare. Tutta la nottecercammo di proteggere noi stessi e gli altri punk, terrorizzatida quellassurda violenza. Gridammo orripilati quando moltagente fu portata via al buio per ricevere lezioni di pace e amo-re. Era impossibile cercare di salvare qualcuno quella notte,la notte pi buia della mia vita. Nel frattempo, gli hippy conti-nuavano il loro festival come se niente fosse. Persi nella nubeovattata della loro realt drogata, non si resero nemmeno con-to di quanto accadeva. Alcune settimane dopo in un comuni-cato gli hippy difesero i motociclisti, sostenendo che chi avevaagito era un gruppo anarchico che aveva frainteso la nostrapresenza al festival. Ma che cazzo di equivoco! Ma quali anar-chici? Se Phil e i primi festival di Stonehenge erano stati il no-stro primo contatto con la vera cultura hippy, quello per noifu davvero lultimo.

    Gli hippy, pieni di sogni, erano un fenomeno dei primi annisettanta, erano anime perse che si erano bruciati il cervello conla marijuana e gli acidi senza nessun senso di bene comune. Ingenere erano abbastanza noiosi, sempre a parlare di come sa-rebbero andate le cose, in modo tanto realista quanto idiota.Nonostante tutte le sue strane idee, Phil era diverso. Per lui ladroga non era uno strumento per sballarsi, ma una comunionecon una realt di colori e speranze, dopo la quale tornava atti-vamente a questo mondo grigio e disperato. Usava le droghecon attenzione e creativit, mai per scappare da se stesso, macome mezzo per trovare una via di fuga.

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  • Noi non potevamo essere definiti hippy per molte ragioni.Dopo le prime classiche esperienze con le droghe, ne rifiutam-mo luso perch avevamo la sensazione che causassero unagran confusione di idee e che, in generale, rovinassero i rap-porti invece che migliorarli.

    Avevamo aperto la nostra casa in unepoca in cui molti sta-vano facendo lo stesso. Il cosiddetto movimento delle comuninacque dal desiderio di gente come noi di creare forme di vitabasate sulla cooperazione, larmonia e la condivisione. Vivercirappresentava una soluzione pratica al grave problema dellacasa. Se fossimo stati in grado di imparare a condividere le no-stre abitazioni, forse saremmo stati anche in grado di impararea convivere in questo nostro mondo, il che sarebbe stato unprimo passo verso il buon senso.

    La Dial House non mai stata un luogo dove rifugiarsi econsumare droghe, volevamo piuttosto che fosse un posto do-ve la gente poteva entrare e rendersi conto che, avendo a di-sposizione tempo e uno spazio, poteva mettere in pratica pro-getti, dare vita a idee e, soprattutto, realizzare la propria vita.Volevamo offrire alla gente un luogo dove poter essere quelloche il sistema non gli consentiva. Per molti aspetti eravamo pivicini agli ideali dellanarchismo che alle idee degli hippy, mainevitabilmente cerano anche delle affinit. Eravamo daccor-do con Phil sul sentimento di repulsione per la societ conven-zionale, una societ che d maggior valore alle cose che allepersone, e venera pi la ricchezza che la saggezza. Sosteneva-mo la sua visione di un mondo in cui la gente potesse recupera-re quello che lo stato gli aveva sottratto. Loccupazione dellecase come atto politico nasce da questidea. Perch pagare ciche legittimamente nostro? A chi appartiene questo mondo?Forse lidea di occupare Stonehenge non era poi cos male.

    Phil continu a venire a trovarci portando nuove idee. Ilsuo entusiasmo ci contagi e, alla fine, ci impegnammo ad aiu-tarlo nellorganizzazione del primo festival di Stonehenge, che

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  • si sarebbe celebrato durante il solstizio destate, nel giugno del1974.

    Allinizio dellanno avevamo stampato migliaia di volantinie di manifesti in cui annunciavamo il festival, e Phil avevamandato centinaia di inviti alle pi svariate celebrit, tipo ilPapa, il Duca di Edimburgo, i Beatles, le hostess della BritishAirways... come cera da aspettarsi, pochi di quegli invitati sipresentarono il giorno stabilito, ma Phil era molto contentoperch era arrivato un gruppo eterogeneo di un centinaio dihippy. Per nove settimane Phil e gli altri, disposti a sfidarequellestate piovosa, si piazzarono nel vecchio monumento dipietra, osservati con smarrimento dagli antichi guardiani delposto con le loro facce di pietra. Il fumo dei fal si alzava nel-laria umida della notte, un fumo grigio contro pietre altret-tanto grigie. Come chiazze di arcobaleno in un paesaggio piat-to, le fiamme illuminavano i visi delle persone che raccontava-no storie di come quel fuoco si fosse acceso in quello stessoluogo, in quel momento sulla nostra terra.

    La nostra generazione il miglior movimento di massa dellastoria, sperimentiamo qualsiasi cosa ricercando amore e pace.La conoscenza, le passioni, la religione, la vita, la verit. E an-che se ci porteranno alla morte, per lo meno ci stiamo provan-do tutti insieme.Il suono il nostro tempio, combattiamo le nostre battagliecon la musica, le nostre batterie risuonano come tuoni, i cim-bali come fulmini, i banchi di strumenti elettronici come mis-sili nucleari del suono. Abbiamo chitarre al posto dei mitra.

    Phil Russell, 1974

    Alla mattina rivoluzione e rocknroll, e sul far della sera le di-scussioni; pioveva e, se quellanno avevamo solo un vecchio emalconcio registratore per mettere musica, lanno successivoavremmo sicuramente fatto di meglio. Alla fine il ministero

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  • dellAmbiente ordin ai Wallies di Stonehenge, di lasciare lapropriet dello stato. In caso di intervento da parte delle auto-rit, gli occupanti si misero daccordo per rispondere tutti alnome di Wally. Il nome veniva da un cane che si era perso, ecercato a lungo, qualche anno prima nel festival dellisola diWight. Le ridicole citazioni nei confronti di Phil Wally, SidWally, Chris Wally ecc. crearono lambiente perfetto per il pro-cesso assurdo che si celebr alla Corte suprema di Londra. Lastampa sensazionalista era in visibilio. Non cera stato nessunomicidio, violenza, guerra o cataclisma abbastanza sgradevolee cos i Wallies, con il loro leader Phil Wally Hope, diventaro-no le star usa e getta della settimana. Ogni giorno i sorridentieroi apparivano sulle prime pagine dei giornali sventolando isimboli della pace e predicando il potere dellamore, di fiancoalle tette e ai culi del giorno. Un antico messaggio in un conte-sto nuovo. Il giudice diede ragione al ministero e ordin losgombero. Nonostante ci, Wally Hope usc trionfante dal tri-bunale affermando che gli hippy avevano sconfitto e umiliato imaiali. Quello stesso anno il festival di Windsor aveva attiratomolta pi gente del solito. Migliaia di persone erano arrivatesul posto per assicurarsi che Sua Maest continuasse a esserescontenta, mentre lei, dal canto suo, li aspettava con un massic-cio stuolo di poliziotti. La tensione fra i due gruppi fu alta findal principio, ed esplose quando allalba la polizia si scaglicontro la gente che dormiva. Centinaia di persone rimasero fe-rite nelle aggressioni dei poliziotti contro chiunque avesse lasfortuna di passare sulla loro strada. Cacciarono a forza la gen-te dalle tende per offrir loro una colazione a base di calci emanganelli. Gli hippy che protestavano venivano trascinati neicellulari e l insultati, intimiditi e pestati.

    I mezzi di comunicazione si finsero scandalizzati e il gover-no apr uninchiesta pubblica, che non contribu affatto a mi-gliorare le condizioni delle centinaia di persone che risultaro-no ferite. Le inchieste governative hanno spesso lo scopo di far

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  • credere alla gente che si sta facendo qualcosa di buono nei casiin cui il sistema viola le regole. Mosse del genere permettonoalle autorit di commettere crimini efferati contro la gente sen-za temere nulla, come per esempio i reati ambientali e le fughedi radiazioni mortali nei complessi nucleari (come quello diWindscale, in Cumbria), espropriazioni, furti ufficiali di terraper costruire autostrade, aeroporti e centrali nucleari, impor-tanti per i piani governativi ma non per il bene pubblico. O al-tri presunti raggiri, come la corruzione dei politici, labuso neiconfronti dei detenuti nelle carceri e negli ospedali psichiatri-ci, la violenza degli insegnanti nelle scuole ecc. Niente di im-portante dal momento che le autorit, quando ne hanno biso-gno, nascondono le loro attivit. Chi siede al governo sa beneche sia lui sia le autorit a cui ogni giorno affida il potere com-mettono crimini contro la popolazione ma nulla sar fatto neiloro confronti. Nei casi in cui la gente si rende conto del com-portamento inaccettabile di chi comanda, il governo crea unapropria indagine, con la scusa di chiarezza. Se salta fuori qual-cosa la maggioranza boccalona si ritiene soddisfatta perchgiustizia stata fatta.

    Wally Hope ritorn da Windsor malconcio e depresso. Perlennesima volta aveva ballato tra i ragazzi vestiti di blu nel va-no tentativo di tranquillizzarli con il suo spirito e con il suoamore. In cambio ricevette una bastonata.

    Vidi come la polizia si portava via con la forza un ragazzo gio-vane, picchiandolo e tirandogli calci. Vidi come colpirononella pancia una ragazza incinta e in viso un bambino. La poli-zia attaccava la gente ovunque. Chiesi a un poliziotto che ave-va appena rotto i denti a una ragazza perch lo avesse fatto emi rispose di sparire, altrimenti avrebbe fatto lo stesso anchecon me. Pi tardi fece lo stesso con me.

    Wally Hope

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  • Poco a poco ini