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Periodico trimestrale d’informazione e di cultura Copia gratuita Autorizzazione del Tribunale di Torino n. 4463 del 1° Aprile 1992 Anno XXII Numero 2 Giugno 2013 NOTIZIARIO DELLA FAMIJA VINOVÈISA Calcio a Effetto... Premio Bravo 5 Un pilone votivo 6 Le celebrazioni della Liberazione 10 Ambasciatrice delle tradizioni 11 Il fucile napoleonico 13 Una domenica a Tremezzo 15 Viaggio alle origini del Brasile 24 I ciarlatan in piazza 28 I nostri morti 29 SOM MARIO 18 25 LUGLIO 1943: VINOVO IN FESTA 12 TRIBUTO AGLI ALPINI 9 L'ELEZIONE DI PAPA FRANCESCO La rielezione di Giorgio Napolitano a Presidente della Repubblica Italiana Dopo le dimissioni di Benedetto XVI, evento unico nella storia del Papato, ecco un altro accadimento che non ha precedenti nella storia dell’Italia repubblicana: la rielezione del Presidente della Repubblica. Si tratta indubbiamente di un fatto eccezionale, mai successo prima, anche se perfettamente in linea con la Costituzione. Le ragioni di tale singolarità sono esclusivamente di natura anagrafica. L’art. 84 della Legge costituzionale recita, infatti, che può essere eletto Presidente della Repubblica ogni cittadino che abbia compiuto i cinquanta anni di età e goda dei diritti civili e politici. Tutti i Presidenti eletti dal 1946 ad oggi superavano di gran lunga i cinquant’anni all’atto del loro insediamento ed era assai improbabile la loro rielezione dopo il primo settennato, a causa dell’età avanzata. D’altronde lo stesso Giorgio Napolitano aveva espresso il vivo desiderio di ritirarsi allo scadere del mandato e diventare così senatore a vita, come Presidente Emerito. (Continua a pag. 7) Il Direttore L'EDITORIALE I n occasione del pranzo annuale della Famija Vinovèisa, domenica 19 maggio, sono stati celebrati i festeggiamenti delle “Nozze d’oro”, nella bella cornice della “Cascina Don Gerardo”, gentilmente messa La festa sociale della Famija ricca di emozioni e sorprese Nelle unioni d'oro traspare la gioia della fedeltà 16 IL CORO RESTAURATO DI S. CROCE COSTRUZIONI IMPIANTI ELETTRICI Renault Pautassi Piazza L. Rey. Foto di gruppo delle coppie che hanno festeggiato i 50 anni di matrimonio. a disposizione dal nostro Prevosto Don Marco. Dopo la mattinata dedicata al mo- mento solenne, con la celebrazione della S. Messa, le numerose coppie, insieme a parenti e amici, hanno raggiunto la tensostruttura, predi- sposta sotto la tettoia della casci- na, per partecipare al banchetto nuziale. Durante la giornata è stato conse- gnato il “Premio Bravo” a Giuseppe Racca, riconosciuto come punto di riferimento per molti giovani,

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Periodico trimestrale d’informazione e di culturaCopia gratuita

Autorizzazione del Tribunale di Torino n. 4463 del 1° Aprile 1992

Anno XXIINumero 2

Giugno 2013

NOTIZIARIO DELLA FAMIJA VINOVÈISA

Calcio a Effetto... Premio Bravo 5

Un pilone votivo 6

Le celebrazioni della Liberazione 10

Ambasciatrice delle tradizioni 11

Il fucile napoleonico 13

Una domenica a Tremezzo 15

Viaggio alle origini del Brasile 24

I ciarlatan in piazza 28

I nostri morti 29

SO

MMARIO1825 luGlio 1943:VinoVo in festa

12tributoaGli alpini

9l'elezione

di papafrancesco

La rielezione di Giorgio Napolitano a Presidente della Repubblica Italiana

Dopo le dimissioni di Benedetto XVI, evento unico nella storia del Papato, ecco un altro accadimento che non ha precedenti nella storia dell’Italia repubblicana: la rielezione del Presidente della Repubblica.Si tratta indubbiamente di un fatto eccezionale, mai successo prima, anche se perfettamente in linea con la Costituzione.Le ragioni di tale singolarità sono esclusivamente di natura anagrafica. L’art. 84 della Legge costituzionale recita, infatti, che può essere eletto Presidente della Repubblica ogni cittadino che abbia compiuto i cinquanta anni di età e goda dei diritti civili e politici.Tutti i Presidenti eletti dal 1946 ad oggi superavano di gran lunga i cinquant’anni all’atto del loro insediamento ed era assai improbabile la loro rielezione dopo il primo settennato, a causa dell’età avanzata.D’altronde lo stesso Giorgio Napolitano aveva espresso il vivo desiderio di ritirarsi allo scadere del mandato e diventare così senatore a vita, come Presidente Emerito.

(Continua a pag. 7)

Il Direttore

L'EDITORIALE

i n occasione del pranzo annuale della Famija Vinovèisa, domenica 19 maggio, sono stati celebrati i festeggiamenti delle “Nozze d’oro”, nella bella cornice della “Cascina Don Gerardo”, gentilmente messa

La festa sociale della Famija ricca di emozioni e sorprese

nelle unioni d'orotraspare la gioia

della fedeltà

16il cororestauratodi s. croce

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RenaultPautassi

Piazza L. Rey. Foto di gruppo delle coppie che hanno festeggiato i 50 anni di matrimonio.

a disposizione dal nostro Prevosto Don Marco.

Dopo la mattinata dedicata al mo-mento solenne, con la celebrazione della S. Messa, le numerose coppie, insieme a parenti e amici, hanno raggiunto la tensostruttura, predi-

sposta sotto la tettoia della casci-na, per partecipare al banchetto nuziale.

Durante la giornata è stato conse-gnato il “Premio Bravo” a Giuseppe Racca, riconosciuto come punto di riferimento per molti giovani,

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2 IL VINOVESE

Lodovica e Francesco Chiriotto

Adriana e Liberino Rossi

Ottavio e Rosa Muraglia

Margherita e Livio Sada

Mario e Regina Rinaldi

Matteo e Francesca Lanfranco

Franco e Clementina Dalmasso

Mariuccia e Lodovico Migliano

Marilena e Dino Sibona

Amelia e Giuseppe Piccitto

Michelina e Francesco Demichelis

Irma e Aldo Sibona

Stefano e Giuseppina Cassine

Luigina e Bruno Braccini

Luigina e Arturo Bozzone

Domenico e Elvira Fazzolari

Vittorina e Giuseppe Raule

Lidia e Francesco Griffa

Celestino e Eleonora Nota

Nicodemo e Teresa Scigliano

Come da consolidata consuetudine anche quest’anno abbiamo premiato le coppie che hanno raggiunto i cinquant’anni di unione coniugale

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3IL VINOVESE

Foto di gruppo in chiesa delle coppie di sposi che hanno celebrato l'anniversario di matrimonio oltre i 50 anni.

nell’ambito sportivo e della socia-lizzazione.

L’intrattenimento della sempre spumeggiante Carlotta Iossetti, supportata da Giovanni Olivero, ha fatto sì che la giornata trascorresse all’insegna del buonumore.

D'altronde come non ridere, duran-te l’improvvisata elezione di “Miss e

Il premio "Bravo 2012" a Giuseppe Racca, valido tecnico e punto di riferimento per i giovani calciatori

Armando e Marisa Grassino (51 anni) Giovanni e Rosalia Pensato (55 anni)

Giuseppina e Ercole Mortara (51 anni)

Marco e Antonietta Torasso (55 anni)Enzo e Anna Micheletti (52 anni)

Riccardo e Maddalena Bauducco (53 anni)

Mister Famija Vinovèisa”?

Una breve, ma intensa sfilata du-rante la quale i candidati, prescelti dalla stessa Carlotta, sono stati sim-paticamente al gioco (cose da far invidia a ben più note passerelle).

Lo stile “esilarante” di Dino Sibona nelle vesti di concorrente e la disin-voltura di Lodovica Griffa, hanno

Mariuccia e Lodovico Migliano

Marilena e Dino Sibona

Amelia e Giuseppe Piccitto

Michelina e Francesco Demichelis

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4 IL VINOVESE

avuto la meglio sugli altri parteci-panti.

L’attenta giuria, composta da tutti i commensali, non ha avuto dubbi e con voto unanime, ha assegnato loro l’ambito titolo.

Momento ben più insigne quello dedicato alle coppie che hanno raggiunto i 50 anni di matrimonio e quelle che questo traguardo lo hanno già superato.

Unioni durature, che con grande amore hanno trascorso insieme la vita. Coppie che, pronunciando il fatidico "sì" hanno accettato l'uno i difetti dell'altro e, completandosi a vicenda, hanno costruito il loro

Luigi e Adriana Obito (52 anni)

Carlo e Flavia Imberti (59 anni)

Lucia e Giuseppe Lettario (53 anni)

Nicola e Giuseppina Lagattolla (56 anni)

I genitori di don Marco, Neva e Remo Ghiazza che hanno celebrato il 45° anniversario di matrimonio.

futuro nel rispetto reciproco e nella condivisione.

Senza nulla togliere agli altri fe-steggiati, ai quali sono andate le più vive felicitazioni della Famija Vinovèisa, un augurio particolare è stato rivolto a Dino e Marilena Sibona da parte della “Compania Tradissional Vinovèisa”, per voce del “Cucaeuv” Piero Mottura, a nome suo e di tutte le “Polajere”.

Anche il Direttivo della Famija, al completo, ha desiderato rivolgere un affettuoso augurio alla “Coppia Presidenziale” e, cogliendo Dino di sorpresa, gli ha espresso un dovero-so ringraziamento per i suoi 25 an-

Lodovica Griffa e Dino Sibona neo eletti "Miss e Mister Famija Vinovèisa".

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5IL VINOVESE

ni a capo della nostra associazione (Nozze d’oro con Marilena, nozze d’argento con la Famija e fascia di Mister…questa volta il Presidente ha davvero fatto il pieno!!!).

Durante la giornata sono stati al-tresì elogiati gli “Angeli Custodi dei Batù”: Ciavarrella, Tomasi e Obito, che quasi quotidianamente con costanza e passione si adope-rano per i lavori di restauro del-la Confraternita, e il Sig. Nicola Lagattolla, che in qualità di econo-mo si occupa della contabilità.Ringraziamo di cuore tutte le cop-pie che, aderendo alla nostra inizia-tiva, hanno partecipato ai festeggia-menti. Grazie ai numerosi volonta-ri, che si sono messi a disposizione per una buona riuscita della mani-festazione e, ancora grazie, a tutti i soci e simpatizzanti che ci hanno sostenuti.Infine, lieti di averli avuti nostri graditi ospiti durante i festeggia-

Magna Angiolina in una cornice festosa e allegra presenta le candidate a Miss. I candidati a "Mister Famija Vinovèisa" schierati sul palco in attesa della nomina.

Festa della Famija Vinovèisa. Consegna del "Premio Bravo 2012" a Beppe Racca (con il microfono) con i soci fondatori della "Famija" Francesco Pautassi, Luciano Pollastro e Francesco Foco. Infine il presentatore della manifestazione Gianni Olivero.

L'ambito riconoscimento a Giuseppe Racca

calcio a effetto ... "premio bravo"Giuseppe Racca, vinovese di nasci-ta, è praticamente cresciuto a pane e calcio, come milioni di ragazzi che semplicemente “giocano al pal-lone”, pronti a sognare una vittoria, imitando i loro idoli.Lo sport è per antonomasia, edu-cazione del corpo e della mente. Già in epoca romana, l’affermazio-ne latina “Mens sana in corpore sano”, allude all’unità e all’equili-brio psico-fisico. Fin da bambino, Giuseppe comprende l’importanza di questo principio, che unito allo “spirito di gruppo”, diventa ele-mento fondamentale e rappresenta ciò che più conta in campo. All’età di 9-10 anni entra a far parte della squadra del “Vinovo”, composta prevalentemente da suoi coetanei e compagni di scuola e, con loro, di-sputa diversi campionati provincia-li. Raggiunta la maggiore età, spinto dalla passione per il calcio e dal grande affetto che nutre per i più giovani, inizia ad allenare i piccoli calciatori, alternando il gioco all’al-lenamento. Si impegna ad educare i giovani, sotto il profilo umano oltre a quello sportivo, insegnando loro la collaborazione e il rispetto

menti, rinnoviamo gli auguri più sinceri ai genitori di Don Marco, per i loro 45 anni di matrimonio.A tutti arrivederci all’anno pros-simo.mgb

AL NOSTR PRESIDENTAnt l’otant-eut l’han fait na crija:“DINO CAPO DLA FAMIjA”

President travajeur A l’ha portane ël sò boneurUn sach ëd sold, papè e passiensaPer na bon-a presidensa Ma për fesse dè na man A cimenta anche i cristianE, se con chiel it veule parlèAi “Batù” valo a serchè A l’è sempre lì ca branda Con ël gheddo ‘d chi a comanda

A fa ël galucio, a l’è contentTapà da festa ël President Le nòsse d’or a-j piaso en mond Ma a l’è l’argent ca lo confondA l’ha sposà na bela fijaMa a l’è marià con la Famija Per finì sta romanzin-a It lo disoma sì ën cassin-aIt lo disoma con ël sorisTANTI AUGURI DAI TOI AMIS!

Ringraziail cuore del presidente Marilena e Dino Sibona tramite “Il Vinovese” intendono ringra-ziare il Direttivo della “Famija Vinovèisa”, il Cucaeuv, le Po-lajere e tutte quelle persone che hanno voluto porgere loro gli auguri per il 50° anniversa-rio di matrimonio. È stata una bellissima sorpresa gradita ed inaspettata.Grazie di cuore a tutti.

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6 IL VINOVESE

Ma che cos'è mai un pilone, que-sto piccolo edificio che troviamo ancora in qualche esemplare lungo le strade dei campi, un voto, una grazia, una protezione, un'ispira-zione, una preghiera, un simbolo: forse tutto questo, oppure di tutto questo un po'.Sui lati delle moderne strade per-vase di traffico, di piloni non se ne costruiscono più, sono infatti sosti-tuiti da quei cippi, perlopiù mala-mente adornati da polverosi fiori di plastica, a memoria dei sempre più frequenti olocausti immolati alla dea velocità, crudele ma indiscusso idolo dei nostri tempi poco sereni.Ma esiste ancora, per nostra for-tuna, un certo buon rovescio di medaglia: piloni che qua e là son ripristinati da mani esperte, od an-che inesperte, però sempre colme di un'arte istintiva e di tanta buona volontà (vedere ad esempio lungo l'antica strada Piobesi-Castagnole per Tetti Cavalloni, o lungo la Tetti Peretti-Carignano San Rocco) ma anche piloni che vengono ricostru-iti più belli, a testimonianza di vive tradizioni di storia e di fede, come quello di cui andiamo a parlarvi: il nuovo pilone di San Giovanni Bosco in regione “Braida” (nome derivato dall'antica cascina, oggi quasi del tutto demolita).Negli ultimi anni della sua vita, Stardero Spirito (1868-1939), con i fratelli comproprietario della Braida, per ricordare una visita di San Giovanni Bosco alla cascina dei suoi antenati, aveva coltivato l'idea di erigere un pilone in onore del Santo: costruzione che venne

dell’ avversario e delle regole. Nel 1965 frequenta un corso per alle-natori, che gli consente di formare gli atleti con maggior professio-nalità, sottoponendoli ad esercizi, riscaldamento e prove di gruppo e, soprattutto, insegnando ai ragazzi a fraternizzare giocando. In quegli anni, si consolida in lui la convin-zione che tenere occupati i giova-ni, con una sana attività sportiva, consenta loro di raggiungere una maturità interiore, utile nell’am-biente sociale e nella vita di tutti i giorni e che, con lo sforzo fisico e l’ impegno costante, si contribuisca a tenerli lontano dal bighellonare o, peggio ancora, dal scegliere altre forme di svago poco raccomandabi-li. Alla fine degli anni ’60 entra a far parte del direttivo dell’associazione sportiva vinovese e, dopo i turni di lavoro alla Fiat, sostenuto dai suoi familiari, che appoggiano la sua scelta, dedica quasi tutto il tempo libero al calcio e ai ragazzi. Per circa 30 anni , integra il suo ruolo di sportivo occupandosi anche del-la manutenzione del campo e del decoro degli spogliatoi. Intanto le amicizie si consolidano: l’allenato-re e i giovani atleti non mancano di ritrovarsi in compagnia anche al di fuori dei campi da calcio. Frequenti le merende presso la pro-pria abitazione o presso le famiglie dei ragazzi o le uscite di gruppo in occasione di feste o sagre. Per poter disputare un campionato, Giuseppe si attiva in prima persona, cercan-do giovani calciatori oltre i confini di Vinovo e, se necessario, anche fuori provincia. Durante le trasfer-te, accompagna personalmente i ragazzi, caricandone il maggior nu-mero possibile sulla sua automobi-le, percorrendo il tragitto anche più di una volta nell’arco della giornata. La responsabilità è tanta e di certo non mancano i problemi, ma la sua intraprendenza, l’entusiasmo dei giovani e la comprensione dei loro genitori, consentono di supe-rare facilmente ogni difficoltà. Nel 1983 avviene la fusione del gruppo “Dilettanti” di Candiolo e Vinovo (solo il settore giovanile resterà “Vinovo ’83”) mentre nel 2000 con la fusione totale Vinovo-Candiolo-Piobesi viene istituito il “Chisola Calcio”. Attualmente Giuseppe, pur continuando a far parte del direttivo dell’associazione sportiva, per motivi familiari e personali, si è esulato dall’impegno, portato avan-ti con costanza per lunghi anni, mentre in cuor suo conserva il ri-cordo e la soddisfazione d’aver con-tribuito, nel suo piccolo, a trasmet-tere, attraverso il gioco di squadra, la condivisione di gioie e dolori, attese e speranze, nel rispetto della propria persona ed altresì, rispet-tando ed aiutando gli altri …anche se tutto è cominciato per gioco. La Famija Vinovèisa, riconoscendo in Giuseppe Racca un punto di rife-rimento per molti giovani, “ Come una bussola in grado di orientarli, nell’ambito sportivo e della socia-lizzazione” , anche se a distanza di tempo, è lieta di conferirgli il meri-tato “Premio Bravo 2012”.Maria Grazia Brusco

Per opera di una famiglia legata a San Giovanni Bosco

un pilone votivo nella Vinovo degli anni '40

Ripubblichiamo un articolo di Giuseppe Aliberti già pubblicato sul “Vinovese” nel 1995, con alcuni aggiornamenti riassunti per brevi-tà di esposizione.

31 gennaio 1943. Inaugurazione del Pilone dedicato a San Giovanni Bosco. Monsignor Stardero, cappellano militare dell'Aeronautica, presiede la cerimonia religiosa. Da notare che in quel momento il Pilone era in mezzo ai campi esistenti alle spalle della Cascina Braida.

Domenica 29 gennaio 1995. Inaugurazione del nuovo Pilone dedicato a don Bosco nel luogo dove esisteva quello del 1943. Questa volta è don Gerardo Russo parroco di Vinovo a benedire il Pilone. Da notare che in questo momento vi sono già alcune costruzioni abitative alle spalle del nuovo Pilone.

ultimata nell'anno 1943, dopo la sua scomparsa, a cura della vedova, Stardero Ramoino Maria.Da questo originario pilone, sa-crificato in questi ultimi anni alla pressante esigenza della pubblica viabilità in una zona di notevole incremento edilizio, venne ricavata quella bella statua del Santo, che oggi è stata ottimamente inserita nella riedificazione realizzata dai discendenti della famiglia Stardero.Domenica, 29 gennaio, l'inaugura-zione del nuovo pilone ha richia-mato molti devoti di San Giovanni Bosco, protettore della Braida, fra i quali era presente il vinovese Prof. Giovanni Benso sacerdote salesiano.Il nostro Parroco, Rev.mo Don Gerardo Russo, ha benedetto l'edi-

cola in tutti i suoi lati e, con brevis-sime efficaci parole, ha ricordato gli antichi rapporti che hanno legato la famiglia Stardero a San Giovanni Bosco, nonché l'importanza di sal-vaguardare le buone tradizioni di fede e di pietà nelle singole borga-te, anche al di fuori dei muri delle chiese.Per la storia vogliamo qui ricordare che il cognome “Stardero” è tipico della zona di Neive, ove oggi anco-ra esiste una collina detta “degli Starderi”. Il capostipite del cep-po vinovese fu un certo Stardero Antonio, che risulta proveniente da Neive, e deceduto in Vinovo nell'anno 1782. Egli venne a sta-bilirsi in Vinovo nella cascina del “Buon Pascolo”, all'epoca situata oltre il torrente Chisola, più o me-no nel luogo dove oggi ha sede il campo sportivo. Successivamente questa famiglia si trasferì in borgata San Martino e quindi alla Cascina Braida. Fra i discendenti vi sono figure particolari, come ad esem-pio uno Stardero Spirito, nato nel 1785, soldato al seguito dell'armata di Napoleone, caduto nei pressi di Magdeburgo nel 1812.Una Stardero Maria, nata nel 1855, era non vedente e fu miracolosa-mente guarita da Don Bosco, la cui fama taumaturgica si era già note-volmente diffusa, la cui storia viene spiegata nell'articolo a parte.Altra figura di grande spicco fu Don Giacomo Stardero, nato a Vinovo nel 1859, sacerdote salesiano chia-mato da improvvisa vocazione; operò come parroco in Roma, dove morì nel 1927.Fu infatti attraverso questo per-sonaggio che il suo zio Stardero Antonio (1811-1891) trovò l'occa-sione di conoscere e frequentare Don Bosco, diventando anche gene-roso benefattore dell'opera salesia-na, quale fornitore di legname per il riscaldamento e la costruzione dei banchi dell'oratorio di Valdocco.Da questa relazione, sempre più rinsaldata, nacque il desiderio di far venire Don Bosco alla Braida,

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7IL VINOVESE

l'invito fu accolto per il giorno del 24 agosto 1886 che vide il Santo a Vinovo, alla Braida, ed a celebrare la messa nella nostra chiesa par-rocchiale.Nell'ultimo troncone, salvato dalla demolizione dell'antico cascinale, è conservato ancora oggi un piccolo divanetto su cui Don Bosco si riposò dopo il pranzo. Seguì poi una breve passeggiata nei campi attigui, pro-prio sul posto ove fu eretto l'origina-rio pilone, inaugurato il 31 gennaio 1943 e benedetto da Mons. Nicola Stardero, che poi raggiunse la ca-rica di Primo Cappellano Militare Capo dell'Aeronautica Italiana, con il grado di Colonnello. Mons. Nicola Stardero, combattente della guerra di Spagna 1936-1939, combattente e prigioniero della guerra 1940-1945, oggi in pensione, è un con-cittadino che i vinovesi tengono in massima stima e considerazione.Mentre ancora ricordiamo di que-sta famiglia, il Dott. Bartolomeo Stardero (1898-1972), combattente della guerra 1915-1918, Maggiore degli Alpini, al quale è dedicata la Sezione di Vinovo dell'Associazione Nazionale Alpini e che fu Podestà del Comune di Vinovo dal 1926 al 1943, noi pensiamo come sia stato valido ed importante il rapporto fra San Giovanni Bosco ed il nostro paese mediante l'opera benefica di questa benemerita famiglia.E' forse questo uno dei più profondi significati espressi oggi dal pilone della Braida, di cui abbiamo cerca-to di narrare le vicende con un po' di storia dei suoi promotori.Giuseppe Aliberti

Territorio dell'AnticaCascina Braida Starderoin VinovoInaugurazione e Benedizione del Pilone – allora ancora non del tutto ultimato – dedicato a S. Giovanni Bosco, voluto e fatto costruire dai Signori SPIRITO E MARIA STARDERO che conobbero il Santo e con Lui ebbero numerosi incontri.Il Signor Spirito, il tanto bene amato da Don Bosco, chiuse la Sua esemplare giornata terrena il 12 maggio 1939.La Signora Maria lo raggiunse il 4 settembre 1958.La stima che circondava la Venerata Signora, ebbe una ma-nifestazione tangibile nell'apoteosi del funerale al quale una folla enorme volle dimostrare il lutto per la Sua perdita. In tale dolorosa occasione i giornali della Curia torinese scrissero “in memoriam” della compianta Signora Maria, notevoli necrologi, da uno dei qua-li riportiamo la seguente informa-zione: “Conobbe nella sua lontana giovinezza S. Giovanni Bosco, già allora in famigliari rapporti con le famiglie Stardero e fu quindi prov-videnziale ventura per Lei l'essersi unita in matrimonio col Sig. Spirito che godeva di una speciale predile-zione del Santo, entrando così in quella Cascina le cui porte, da Don Bosco fino ad oggi furono sempre aperte alla carità più generosa “(Da “La Voce del Popolo” della diocesi di Torino del 14 settembre 1958, [Anno 84, Num. 36], p. 3).

La rielezione di Giorgio Napolitano a Presidente della Repubblica Italiana(Continua da pag. 1)

Tuttavia le circostanze venutesi a creare dopo le elezioni politiche di marzo non lo hanno consentito e il vecchio Presidente dovrà continuare per altri sette anni, salvo impedimento o dimissioni, a svolgere le funzioni di Capo dello Stato.Nel formulare al riconfermato Presidente i migliori auguri per l’assolvimento dell’alto e impegnativo mandato istituzionale, non posso fare a meno di pensare che il 2013 è veramente un anno particolare e, poiché si dice che non c’è il due senza il tre, cosa ci riserverà di mai visto prima di volgere al termine? Forse un governo che vari le riforme di cui il Paese ha tanto bisogno? …..Di certo un risparmio per il bilancio statale perché questa volta non sarà necessario sostituire la fotografia del Presidente in tutti gli Uffici Pubblici.

Il Direttore

Serata beneficain aiuto al restauro della Chiesa diS. Croce (Batù)

Sulla falsa riga del successo ottenu-to il 28 luglio 2012 verrà ripetuto il concerto "Vinovo per Vinovo".Si esibiranno gratuitamente ancora artisti vinovesi nella splendida cor-nice della Cascina "Don Gerardo".La manifestazione canora si svolge-rà sabato 29 giugno con inizio alle ore 20,30 con il fine di trascorrere insieme un paio d'ore in allegria allietata da canti, musiche e buonu-more per una lodevole causa.

Nella mattinata di sabato 6 aprile presso la Chiesa parrocchiale di Vinovo, si sono uniti in matrimopnio Vanessa Brunetto e Claudio Tournour-Viron di San Gillio. La sposa oltre ad essere brava ricercatrice del Dipartimento Universitario dell'Ospedale San Luigi è stata negli anni '90, anche una delle majorettes del Gruppo di Vinovo.

FIORID'ARANCIO PERUN... SÌ

Nel pomeriggio di sabato 6 aprile presso la Chiesa parrocchiale di Vinovo,

il Parroco don Marco Ghiazza ha celebrato il matrimonio tra Antonella e Stefano Biolato, ritratti dal fotografo all'in-terno della Chiesa mentre si apprestano a ricevere l'ap-

plauso dei genitori, parenti ed amici dopo il rito religioso.

STRADE DI MONCALIERICiottoli levigatidi paradiso ignotoquesti silenzi conosconol’insidia dell’ombradove storie antichecatturano fremiti arcani,tratteggiano l’ecodi remoti passie ne celano l’umida impronta.

In quieta simbiosi ascolto l’incedere del viandante pellegrino, respiro le note sospese d’un cembalo e malinconie sottili si affacciano a finestre socchiuse sussurrando antiche melodie. Guardo le tue stradefarsi ventoprofuso in corpuscoli di luce,immobili orologi fermisu appassite foglie di calicanto.Dove il tempoè parentesi apertal’antico suono di campaneconosce la fissità dell’ora.

Natalia BertagnaMoncalieri (TO)

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8 IL VINOVESE

Dopo la guarigione miracolosa alla presenza di Don Bosco

breve biografia a novant'anni dalla morte di suor Maria starderoSuor Maria Stardero nasce alla Cascina Braida-Stardero di Vinovo nel 1853, con un livello di cecità quasi totale, da essere giudicato in-guaribile e progressivo, dalla più al-ta scienza ottica di quel tempo. Per ben sedici anni, in ogni sua attività esterna, dipende dall'aiuto altrui: accompagnata alla presenza di Don Bosco (camerette) da suo padre – mio nonno – e da due zie – Anna e Lucia –, recupera la vista, mentre il Santo recita una Ave Maria e la benedice. Il prodigio è istantaneo e completo. La luce inonda i suoi bellissimi occhi azzurri, fra lo stu-pore e l'incredulità dei familiari e dei numerosi presenti.Alla fanciulla che lo guarda sorri-dente e silenziosa, il Santo dice: “Ricordati, Maria, di Colei che ha fatto questo per te. Nove anni dopo, nel 1878, Maria, venticinquenne è da Don Bosco per dirgli. “Sono tornata per diventare una suora Salesiana”. Don Bosco le risponde: “Lo sapevo; ho pregato a questo fine; ma come tutte le anime elette che la Madonna si sceglie, dovrai molto soffrire, coraggio! Io sarò per te protettore, difesa e salvezza”.Negli anni a venire, per il fatto che Don Bosco la chiamava sovente a colloquio, gelosia e invidia, che du-rarono a lungo, si scatenarono con incontrollata violenza, nel cuore

Raffigurazione pittorica del miracolo della giovane Stardero a Valdocco di Torino. Presente oltre ai parenti della miracolata anche don Giovanni Bosco.

delle Consorelle che inventarono calunniose dicerie sul silenzioso, paziente, sofferente e perdonan-te vivere quotidiano della giovane miracolata. Don Bosco, quando lo seppe, ne fu assai rattristato, e co-me risposta a tanto male aumentò

il suo affetto e le sue premure per Maria. Del resto, su questo stesso piano di benevolenza del Santo, si trovava anche la stessa Superiora, Santa Maria Mazzarello, alla quale don Bosco dette, sull'argomento, energiche istruzioni.

Dal 1917 al 1922, con lo zio, Don Giacomo, salesiano, fratello di Maria, io incontrai sette volte mia zia, Suor Maria. Anche se già anziana, era ancora notevole per portamento fisico e per la luce lu-minosissima irradiante da quei suoi famosi occhi azzurri sui quali si era posato lo sguardo della Vergine Santissima.San Giovanni Bosco, dal 1869 al 1887, entrò in famigliari rapporti con la nostra famiglia. Fu amico ca-rissimo del nonno che vedeva setti-manalmente. Predilesse mio padre, allora ventenne, che ogni sabato gli portava col “biroccio” sacchi colmi di donativi della campagna, accolti sempre dal Santo con tanta gioia e riconoscenza. Allora i Salesiani erano poveri!!Il Santo visitò la grande, notissi-ma in quell'epoca, Cascina Braida Stardero, il 24 agosto 1886, fer-mandosi a pranzo, che si svolse all'aperto, nell'immensa aia, tra fie-nili e pagliai, muggiti di mucche e nitriti di cavalli: Egli riposò poi un'ora nella stanza del nonno, at-tualmente mia biblioteca, dove i mobili sono tuttora quelli di allora (tutto documentato).Suor Maria Stardero, pur avendo capacità intellettuali, chiese ed ot-tenne di essere sempre adibita ai più umili lavori.Suor Maria morì nel 1923 assistita dal Rettore Maggiore dei Salesiani, che molto apprezzava, il Beato Filippo Rinaldi.

Mons. Paolo Nicola Stardero, nipote

Un giovane vinovese si laurea con 110 e lode

Giovanni Pairotti si è brillan-temente laureato il 12 aprile 2013, nel corso di Laurea Specialistica in Filologia e Letterature dell'Antichità presso la Facoltà di Lettere e Filologia dell'Università degli Studi di Torino, con una Tesi in Linguistica storica dal tito-lo "Il genitivo tematico latino in ı~: problemi comparativi e ricostruttivi". Voto 110 e lode e dignità di stampa.

Lutto nel mondo dell'emigrazione piemontese

in ricordo di un emigrante che non dimenticò le sue radici

Claudio Pezzilli, a destra, con il Presidente della Giunta Regionale Piemontese Roberto Cota.

Il 6 maggio 2013 un grave lutto ha colpito il mondo dell’emigrazione piemontese: ci ha lasciati Claudio Pezzilli prima Presidente dell’Asso-ciazione Piemontesi di San Paolo del Brasile e poi Presidente della Federazione delle Associazioni dei Piemontesi in Brasile.E’ difficile scrivere la sua vita in poche righe perché egli ha rap-presentato una delle pietre miliari nel mondo dell’emigrazione pie-montese ed ha sempre collaborato con la Regione Piemonte e con le Associazioni Piemontesi, per re-alizzare manifestazioni ed eventi che mettessero in risalto le mille sfaccettature della Terra piemonte-se e la facessero conoscere a chi ne aveva soltanto una vaga idea.Emigrò a San Paolo del Brasile, con la famiglia, moltissimi anni fa quale dirigente di una grande industria dolciaria piemontese e poi si fermò in questo grande Paese dove decise che i piemontesi avrebbero dovu-to avere i loro spazi, così come li avevano i veneti, per riunirsi, par-lare, avere il piacere di ricordare la Terra d’origine.Piano piano fece diventare la picco-la Associazione di San Paolo sem-pre più attiva e più prolifica di soci e grazie alla collaborazione con il fondatore della Federazione

delle Associazioni dei Piemontesi nel Mondo, Michele Colombino, re-alizzò una serie di gemellaggi tra le località brasiliane e quelle piemon-tesi. L’ultimo con Feisoglio, località ove è stato sepolto, che è il paese d’origine della moglie Edda sua compagna di vita con la quale ha

davvero condiviso ogni attimo della sua esistenza. Venne nominato anche rappresen-tante Consolare ad Osasco e suc-cessivamente, negli anni ’90 in-tuì che l’attività delle associazioni Piemontesi in Brasile che si erano create nel corso degli anni, poteva essere meglio sintetizzata in una Federazione che le raggruppasse tutte.La F.A.P.I.B. (Federazione delle Associazioni Piemontesi in Brasile), è diventata una realtà attiva ed un punto di riferimento sia per le as-sociazioni aderenti sia per Regione, Provincia e Comuni piemontesi per tutte le moltissime iniziative “Made in Piemonte” che si sono realizzate nel corso degli anni anche in col-laborazione con l’associazione “I Music Piemontesi” un’orchestra di Ciriè che ha portato, con grande successo, la nostra musica – da quella della tradizione a quella ope-ristica – in Brasile e non solo per le collettività piemontesi.Una vita vissuta all’insegna del-l’amore per la famiglia e della sua Terra; egli, nato a Sulmona, era diventato “piemontese” per amore e quell’amore così intenso e così forte, per Edda e per il Piemonte, l’ha portato nel cuore per sempre.Paola Taraglio

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9IL VINOVESE

la chiesa ripartealla scoperta dipapa francesco

La sera irripetibile del 13 marzo

Papa Francesco in un bel atteggiamento paterno e con il suo bel sorriso.

i l 13 marzo 2013, una piazza San Pietro gremita di fedeli, attendeva la fumata del camino che esprime-va, a seconda del colore bianco o nero, l'avvenuta elezione o meno del Papa.

L'attesa era forte e, quando intorno alle ore 19, si è visto chiaramente il fumo bianco uscire dal camino, la gran folla di fedeli ha iniziato ad esultare di gioia poiché il nuovo Papa era stato eletto.

Nei giorni antecedenti, molte erano state le voci che avevano selezio-nato i “papabili” i cui nomi erano sulla bocca di tutti, ma mancava quello del Cardinale che sarebbe stato eletto.

E finalmente l'annuncio: il nuovo Capo della Chiesa e della Cristianità era Jorge Mario Bergoglio, argenti-no ed Arcivescovo di Buenos Aires, figlio di Piemontesi astigiani, emi-grati in Argentina.

Tutti noi, che abbiamo il Piemonte nel cuore, ci siamo inorgogliti per-ché l'abbiamo sentito un po' il “no-stro Papa”.

Di seguito riportiamo alcune notizie tratte dal quotidiano “La Provincia di Varese”, riguardanti la vita e la piemontesità di Papa Francesco.

Nato a Buenos Aires in una fami-glia di origine piemontese, (il pa-dre faceva il ferroviere, si chiama-va Mario come lui ed era un pie-montese di Portacomaro Stazione, provincia di Asti. Emigrato a vent'anni in Argentina per sbar-care il lunario), il nuovo Pontefice ha studiato prima come tecnico chimico, poi in seminario, quindi nel 1958 è entrato a far parte come novizio nella Compagnia di Gesù, trascorrendo un periodo in Cile e tornando a Buenos Aires per lau-rearsi in filosofia.

Da ragazzo fece le pulizie in fab-brica e si diplomò perito chimico prima di entrare a 21 anni nella Compagnia di Gesù.

Dal 1964 ha insegnato per tre anni letteratura e psicologia nei collegi di Santa Fè e Buenos Aires, ricevendo poi l'ordinazione sacer-dotale il 13 dicembre 1969.

Dopo altre esperienze di insegna-mento e la nomina a Provinciale dell'Argentina è stato rettore della facoltà di teologia e filosofia a San Miguel e, nel 1986 è stato in Germania per il completamento del dottorato, prima del ritorno in patria, nella città di Cordoba dove è diventato direttore spirituale e confessore della locale chiesa della Compagnia di Gesù.

Il 20 maggio 1992 è nominato ve-scovo ausiliare di Buenos Aires e titolare di Auca.

Il 3 giugno 1997 è nominato ar-

civescovo coadiutore di Buenos Aires.

Succede alla medesima sede il 28 febbraio 1998, a seguito del-la morte del cardinale Antonio Quarracino.

Diventa così primate d'Argentina.

Dal 6 novembre dello stesso anno è anche ordinario per i fedeli di rito orientale in Argentina.

Dopo la nomina cardinalizia da parte di papa Giovanni Paolo II, il 21 febbraio 2001 con il titolo di San Roberto Bellarmino, è sta-to eletto a capo della Conferenza Episcopale Argentina, dal 2005 al 2011, Bergoglio è stato da sempre considerato uno dei candidati più in vista per l'elezione a Pontefice nel conclave del 2005.

Pur se tradizionalmente il presu-le aveva sempre rifiutato incari-chi di un certo peso nella Curia Romana, Bergoglio aveva, secondo gli osservatori, dalla sua parte lo schieramento compatto dei ve-

scovi latinoamericani e lo stes-so Joseph Ratzinger, poi divenuto Papa con il nome di Benedetto XVI, sarebbe stato fra i cardinali che avrebbero appoggiato la sua elezione.

L'austerità di Jorge Mario Bergoglio è leggendaria. A Buenos Aires girava in autobus, non vive-va nell'episcopato ma in un picco-lo appartamento e si racconta che si preparasse la cena da sé.

Quando Giovanni Paolo II lo no-minò Cardinale si dice che i fede-li abbiano fatto una colletta per accompagnarlo a Roma, ma lui chiese loro di restare in Argentina e dare quei soldi ai poveri di con-seguenza, a Roma festeggiò quasi da solo.

E' appassionato di tango, ma le origini piemontesi restano in quanto si ricorda ancora il dialet-to astigiano

Nel 2003, il futuro Papa venne pre-miato dalla Regione Piemonte con il Premio Piemontese nel Mondo, dedicato ai piemontesi di nascita e di discendenza che si sono distinti nei paesi d'emigrazione, nei vari settori quali, le arti, la solidarietà e l'assistenza, la musica, l'indu-stria e quant'altro.

Egli non venne a Torino a ricevere il premio, ospite della Regione, ma preferì non abbandonare il suo impegno pastorale che lo ha sempre visto in prima linea nella difesa dei poveri e dei diseredati.

La sua visita in Piemonte risale all'anno della elezione di Benedetto XVI. In quella occasione si recò nel paese in cui era nato suo padre e raccolse un saccheto di terra piemontese per portarlo con sé in Argentina, così racconta Delmo Bergoglio, parente in terzo gra-do con il nuovo Papa che vive a Portacomaro.

Le origini astigiane di Papa Francesco sarebbero certificate dagli atti conservati negli archivi del Comune di Asti: il bisnonno del nuovo pontefice era nato nel-la località Bricco Marmorito di Portacomaro Stazione.

Il giornalista torinese Giancarlo Libert, autore di numerose ricer-che storiche, racconta nel volume “L'emigrazione dal Piemonte, dal Monferrato e dalla provincia di Asti in Argentina” che un avo del futuro pontefice acquistò da un ebreo, nella prima metà dell'ot-tocento, l'unica casa esistente all'epoca in questa piccola frazio-ne di Asti.

Il bisnonno arrivò a Portacomaro da un paese nel nord Astigiano, intorno a Castelnuovo Don Bosco, probabilmente Cortiglione di Robella, dove ancora oggi esistono numerosi Bergoglio: dopo l'arrivo a Portacomaro, i Bergoglio costru-irono anche le altre case, poi abi-tate dai discendenti.

L'augurio più sentito ed affettuoso giunga al nuovo Papa con la cer-tezza che egli saprà esserci accanto con la sua parola, e non solo, nei bui momenti che stiamo attraver-sando.Un papa davvero nostro, un po' di tutti, un po' di ciascuno di noi e tanto vicino ai nostri cuori.

Mario Bernardi

L'allora cardinaleJorge Mario Bergoglio, di origini astigiane, fu premiato dalla Regione "Piemontese nel mondo"

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10 IL VINOVESE

chiuso il suo percorso terreno.Il 27 marzo è mancato presso l’abi-tazione di Tetti Rosa NOVO EMILIO classe 1921 originario di Ferrere d'Asti. Dopo il servizio militare svolto nel Regio Esercito, nei mesi suc-cessivi all’8 settembre 1943 fu par-tigiano combattente con il nome di battaglia di “Milio” nelle formazioni di Giustizia e Libertà nella zona di Ferrere d’Asti-Valfenera-Dusino co-mandate da Piero Scaiola. I giorni della “bella primavera” cioè l’aprile 1945 lo videro tra le prime squa-dre che entrarono in Asti liberata

Le celebrazioni della Liberazione a Vinovo

una data storica per non dimenticare il ricordo che unisce

Vinovo, Piazza del Comune. Autorità comunali e Associazioni locali con il labaro.

Le celebrazioni per il 68° anniver-sario della Liberazione si sono svol-te con due appuntamenti. Si è ini-ziato la sera di mercoledì 24 aprile, con una fiaccolata per le vie del paese organizzata dal Circolo Arci di Vinovo con letture di brani tratti dalla letteratura della Resistenza. Il giorno dopo giovedì 25 aprile si è svolta la manifestazione ufficiale con inizio alle ore 9 presso il mo-numento ai caduti con la cerimonia dell’ alza bandiera svolta dagli alpi-ni in congedo con la partecipazione dei carabinieri della locale ANC e della Filarmonica Vinovese. I pre-senti si sono poi spostati in corteo

presso la Parrocchia dove è stata celebrata la Santa Messa dal parro-co don Marco Ghiazza. Poi alle ore 10 vi è stata la deposizione della corona di alloro al monumento ai caduti. Successivamente presso la vicina sala del consiglio comu-nale il Sindaco e l’Assessore dr. Mario Costa hanno consegnato la Costituzione Italiana ai diciottenni. Infine vi è stata anche la consegna di una targa ricordo ad alcuni partigiani e combattenti dell’ul-tima guerra, da parte del Circolo ARCI in collaborazione con l’Am-ministrazione Comunale. La Filar-monica G. Verdi ha effettuato ser-

vizio per tutta la manifestazione. Tra le numerose associazioni pre-senti con bandiera o labaro an-che la Associazione Aviatori da pochi mesi costituita in sezione di Vinovo che raduna una trentina di aderenti. Alla manifestazione ha partecipato molto pubblico data la presenza di numerosi diciottenni con le famiglie. Questa massiccia presenza ha fatto si che molte per-sone non siano riuscite ad entrare nella Sala Consigliare. L’organizzazione della cerimonia poteva prevedere questo fatto e pensare ad un luogo molto più spazioso.

Giovanni Martini Emilio Novo

Due vinovesi testimoni della LiberazioneA margine alle odierne celebrazioni della Festa della Liberazione ossia del “XXV aprile”, a pochi giorni l’uno dall’altro nel mese di marzo, sono scomparsi due vinovesi che in gio-ventù furono protagonisti con onore in prima persona di quel triste pe-riodo 1943-45, della storia recente d’ Italia.Il 19 marzo si è spento presso la propria abitazione di via Parisetto MARTINI GIOVANNI classe 1919. La sua straordinaria vicenda di giovane alpino del Battaglione Pinerolo e poi di combattente con i partigiani del maresciallo Tito nella Bosnia-Montenegro, è stata oggetto di una lunga intervista pubblicata su "Il Vinovese" nel 2010. Dopo il rientro in Piemonte nel 1945, seguito qualche tempo dopo dall’arrivo a Vinovo, il sig. Giovanni si è formato nel nostro paese una bella ed invidiabile fami-glia ed ha lavorato presso la ditta Garis legnami fino alla sospirata pen-sione. Una serena vecchiaia accudi-to amorevolmente dai figli e nipoti ha

dai nazifascisti. Dopo alcuni anni trascorsi in Argentina ( di professio-ne era valente meccanico) tornò in Piemonte e negli anni '80 si trasferì con la famiglia a Vinovo. La famiglia, in particolar modo la moglie, gli fu affettuosamente vicina fino agli ultimi giorni, nella casetta di Tetti Rosa.La Famija Vinovèisa proprio coglien-do l’occasione della celebrazione della Festa del XXV aprile, rende omaggio a questi due concittadini e porge sentite condoglianze alle rispettive famiglie.Gervasio Cambiano

Avis: elezione del direttivo guardando al futuroDomenica 24 febbraio si sono svolte le elezioni per il rinnovo del Direttivo della sezione comunale vinovese dell’ AVIS ( la più forte Associazione dei donatori di sangue d’Italia). Già alcuni giorni prima il collegio dei pro-biviri si era riunito ed aveva approvato il bilancio annuale. Poi il 24 febbraio con la presenza di una quarantina di soci donatori, si è svolta l’assemblea terminata con le votazioni. Nel corso del dibattito il Presidente uscente sig. Michele Grindatto ha comunica-to l’intenzione di non più ricandidarsi ed ha ringraziato il Direttivo e più in generale i soci avisini per la disponi-bilità e per l’aiuto datogli durante la Presidenza. E’ quindi seguita la vota-zione tra i presenti che ha dato come esito 15 consiglieri più tre probiviri e la riconferma del dr. Mario Costa (medico di famiglia di Vinovo) come Ufficiale Sanitario dell’Associazione. Il successivo giovedì sera il neo direttivo riunito nella sede avisina di piazza Rey ha proceduto all’elezione delle cariche interne. Aperto il dibat-tito, sono stati proposti alcuni nomi, verificatane la disponibilità, l’orga-nigramma sezionale dopo regolare votazione è così stato definito per il quadriennio 2013-16.Presidente onorario cav. Viola Giovanni Battista Presidente cav. Lardone Pietro Vice presidente Vicario geom. Gallesio Franco Vice presidente Ferito Antonio Segretario Noto Giovanni Tesoriere Arnosio Agostino Ufficiale sanitario Costa dr. MarioConsiglieri: Balbi Claudio - Benso Antonio - Brunetto Franco - Fratte Denis - Giordano Francesca - Golfetto Gianfranco - Grande Francesca - Marconetti Giovanni - Raimondetto Stefano. Collegio dei Probiviri: Cambiano Gervasio - Obbialero Luigi - Novarino Secondo.

ËL GIUDÈSS ËD PAS

A sërché giustissia a ven-oun a pé, l’àutr an treno:gran-a gròssa fra doi avzinche a ruso për ij confin.

Prima ciòca a ven sonà e chiel rason sùbit a-j dà, l’àutra ciòca, ël finimond: a l’ha rason ëdco lë scond.

A-j dis sò fieul, da l’uss dë dré:“Rason a doi as peul pa dé!”Portand la man a sò manton:“Già, già, ‘dcò ti it l’has rason!”

Peui ël gat, sota la taula, pistà sla coa, a-j gnàula: “Sicur, mi ‘dcò i l’hai rason!” e a-j tira në sgrafignon.

“Giudèss, për ste quatr rime si,rason ëdco ‘t l’avrìe tiëd patleme con tò baston:i son n’amis, dame ‘l përdon!”.

Giuseppe MinaAncona

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11IL VINOVESE

i Campionati Mondiali di Calcio, le Olimpiadi, eventi che porran-no il Paese al centro dell’interesse mondiale.Parimenti l’Onorevole apprezza la vitalità dell’associazionismo italia-no all’estero ed è consapevole della funzione dei Circoli regionali che hanno la capacità di trasmettere, alle nuove generazioni come quella cui appartiene, la cultura, le tradi-zioni, le bellezze delle Terre d’origi-ne dei nostri emigrati che, nell’as-sociazionismo stesso, trovano un importante punto di riferimento.I rappresentanti regionali hanno precisato che la collaborazione, a tutto campo, tra Enti Pubblici e privati, è importante per incre-mentare le opportunità di offerta alle aziende italiane che vogliono operare nei mercati internazionali e che su questo si sta investen-do attraverso il Piano strategico per l’internazionalizzazione del Piemonte, strumento comune della Regione e del sistema camerale piemontese la cui realizzazione è affidata a Ceipiemonte, l’agenzia per l’internazionalizzazione della nostra Regione.A conclusione del colloquio l’On. Bueno, legata al Piemonte da rap-porti personali, ha auspicato che si instaurino anche collabora-zioni con la Commissione Affari Internazionali e Comunitari alfine di cogliere ogni opportunità per portare il Piemonte in Brasile sot-tolineando come la presenza dei nostri corregionali in questo Paese è sempre stato un importante trai-no per l’economia e un esempio di imprenditorialità.

Paola A. Taraglio

Eletta nel Parlamento Italiano

una giovane ambasciatrice delle tradizioni piemontesi nel brasileIl 23 maggio 2013 è stata rice-vuta in Regione l’on. Renata Bueno, eletta alla Camera dei Deputati del Parlamento Italiano nella Circoscrizione Estero, Ri-partizione America Meridionale, per l’USEI (Unione Sudamericana Emigrati Italiani), componente della Commissione Affari Esteri e Comunitari.L’on. Renata Bueno, in visita in Piemonte, era accompagnata dal Presidente dell’Associazio-ne dei Cerignolani in Piemonte, Presidente di Casa Puglia e com-ponente della Consulta Regionale dell’Emigrazione, Gianni Dimopoli, ed è stata ricevuta in rappresen-tanza del Presidente della Giunta Regionale, da Luciano Conterno, Capo di Gabinetto della presidenza della Giunta, e dalla Responsabile del Settore Affari Internazionali, Giulia Marcon. Con loro ha scam-biato opinioni sulla realizzazione di ulteriori collaborazioni tra il Piemonte ed il Brasile e la possibi-lità di mantenere, un “filo diretto” tra Regioni ed Associazioni sul ter-ritorio.In quest’ottica, peraltro da anni, si è indirizzata la Regione Piemonte che, come è stato ampiamente il-lustrato nel corso dell’incontro, ha in atto, unitamente alla Camera di Commercio di Torino attraverso Ceipiemonte, collaborazioni con le

Camere di Commercio di san Paolo e Belo Horizonte. Questi conso-lidati legami hanno consentito di creare negli anni una fitta rete di interscambi tra aziende e di op-portunità lavorative delle aziende piemontesi in Brasile.Oltre a ciò l’Amministrazione Regionale ha investito in borse di studio che hanno creato oppor-tunità di interscambi tra studenti

brasiliani e piemontesi e ha sempre mantenuto forti rapporti con le Associazioni di Piemontesi, parti-colarmente attive nel Paese.La neo onorevole, si è dichiarata molto interessata a sviluppare, qua-le componente della Commissione Affari Internazionali e Comunitari, i rapporti esistenti tra Piemonte e Brasile anche alla luce dei prossimi appuntamenti internazionali, quali

Sede di Torino della Regione Piemonte. Da sinistra a destra: Giulia Marcon, on. Renata Bueno, Luciano Conterno, Paola Taraglio.

È il giorno del ricordo a Garino

un monumento per ricordare l'eccidio del 30 aprile 1945

Il 30 aprile 2013, si è svolta la commemorazione dell'eccidio di Partigiani e Civili avvenuto a Garino il 30 aprile 1945 per opera dei tedeschi/fascisti.In questa occasione, durante il di-

Garino di Vinovo. Commemorazione dell'eccidio del 30 aprile 1945. Da sinistra a destra: il Vice Sindaco di Luserna, Maria Airaudo, il Sindaco di Vinovo ed il Sig, Bastonero rappresentante degli Alpini di Vinovo.

scorso pronunciato in loro memo-ria, la Presidente ANPI di Luserna San Giovanni, ha dato in ante-prima notizia del MONUMENTO “PIRAMIDE; GRADONI” che verrà costruito e posto all'interno del

Nuovo Parco Dora di TORINO a cura e spese dell'Associazione Nazionale fra Mutilati ed Invalidi di Guerra e Fondazione.Questa PIRAMIDE poggia su una base circolare che ospita la “rosa dei venti” con scritta in

frontespizio”MAI PIU' GUERRE”. Sull'apice di detto monumento ver-rà collocato un faro che di notte orienterà una scia luminosa sulla stella polare. L'ideatore è il comm. Vittorio ROBUSTO e lo scultore è il prof. Stefano DRAGO.

INVITO ALLA PACEOh Combattenti. Fautori di guerra finitaDi allora ricordiamo la via di uscitaLavata col sangue di giovani viteUomini e donne in milioni perdite.

I sanguinosi conflitti veri delitti Sian soppressi per sempre aboliti Venga intrapresa la via geniale Del disarmo totale senza alcun male.

Scompaian le armi dal cielo e la terraSparisca per sempre chi vuole la guerraVinca il buon senso forte e tenacePorti vittoria il disarmo e la PACE.

Cresca l'Europa Unita e leale Sia d'esempio a livello mondiale Brillin le stelle nell'azzurro reale Degli umili stati col disarmo totale.

Non si ripeta una guerra mondialeAvvenga il disarmo presto e totaleQuesto millennio sia luce regalePorti sul mondo un nuovo Natale.

Un pericolo si grande di sfascio alla terra Sia sentito e impedito col veto alla guerra Del Combattente con prova tenace Su tutti auspica un mondo di PACE.

Evviva la PACE. Buona giornata a Tutti.

Maria Airaudo

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12 IL VINOVESE

ideali, disciplina, umanitàe sacrificio, tanti modi

per dire alpino

Tributo agli alpini di tutti i tempi

Trieste, aprile 1930. Raduno Nazionale degli Alpini (ANA). Nel Gruppo di Vinovo si riconoscono gli alpini: Aliberti, Cosso, Alessiato, Farò, Gariglio.

Vinovo. Inizio anni '30. In primo piano da sinistra a destra il cav. Tortasso, il Vescovo Monsignor Bartolomasi ed il dr. Bartolomeo Stardero Podestà di Vinovo.

È bello, e anche un po' commo-vente, constatare come ad ogni cerimonia, sia civile sia religiosa nel nostro comune, siano presenti gli alpini, con le penne fieramen-te dritte sui cappelli, come i loro animi.

Li vedi pronti a rendere solenni con la loro partecipazione le manifesta-zioni cittadine, a sfilare disciplina-ti e ordinati, come fanno sempre, persino nelle loro grandi adunate nazionali, abbondantemente innaf-fiate da Bacco ma non per questo meno disciplinate; pronti a rendere omaggio a tutte le tradizioni nazio-nali e locali, ad accompagnare sia le processioni religiose sia i cortei civili e patriottioci, pronti, soprat-tutto, a prestare l'aiuto della loro robustezza fisica e della loro forza morale in ogni necessità o calamità, sempre con la loro penna e il loro cappello saldamente inchiodato sul-la testa (e fa tanta tenerezza vedere come spesso di sotto al grigioverde del copricapo faccia capolino qual-che cespuglietto già bianco o qual-che macchia di brizzolatura).

Sono i figli e i nipoti di quei gene-rosi e umili uomini di una volta,

Fotografia giovanile di Stardero dott. Bartolomeo, Sottotenente degli Alpini (3° Reggimento). Dal 1926 Podestà di Vinovo.

che hanno spesso sacrificato le loro vite per ideali sempre accettati e fedelmente serviti, per dovere morale, anche quando questi pote-vano giustificatamente non essere condivisi.

Sono gli appartenenti a quel corpo, in cui comandanti e sottoposti, soldati di truppa e graduati e uf-ficiali, sono un tutto unico, dove chi comanda lo fa per dovere e non per ambizione, e chi è chiamato a ubbidire, risponde non per timore ma per lealtà.

Sono gli eredi di quegli uomini delle nostre campagne e dei nostri

borghi, che nelle due guerre mon-diali, sono vissuti fianco a fianco, ufficiali e soldati semplici e cappel-lani militari, nelle trincee, dove i loro corpi si maceravano nel fango e nel freddo delle nostre montagne o della steppa russa, in guerre che essi non avevano voluto e che spes-

Era una figura imponente, con un alto senso del dovere, ma con un grande cuore

so non comprendevano, ma a cui non si sottraevano perché ignari di viltà e di tradimento.

Li comandavano ufficiali, che sotto una scorza di rudezza e di bur-bera severità nascondevano una grande umanità, soldati anche loro tra soldati, come quel protagonista della nota ballata "Il testamento del capitano", che i soldati del suo reggimento li voleva al suo letto di morte, al posto dei suoi famigliari lontani e della sua "mamma", (a cui, però con lo struggente abban-dono di un bambino, destinava la prima parte del suo corpo): "o con le scarpe o senza scarpe, i miei alpini li voglio qua", era un ordi-ne impartito non per tracotante esibizione di autorità, ma proprio perché quelli erano i "suoi" alpini, gli alpini del "suo" reggimento.

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13IL VINOVESE

ganizzazione militare e la brutalità della guerra, condivide le pene e le frustrazioni dei suoi sottoposti, ma non per questo tradisce i suoi doveri di soldato.

Simili comandanti meritavano di avere alla loro dipendenza uomini, rudi e generosi come gli alpini, uomini come i nostri alpini meri-tavano di avere simili comandanti.

Ludovico Griffa

cuore e un alto senso dell'onestà e del dovere civico di cittadino.

Lo guardavamo un po' intimiditi, ma, se ci capitava di trovarci in dif-ficoltà, potevamo rivolgerci a lui (e ne ho un ricordo personale), sicuri di trovare comprensione e aiuto.

Nei miei ricordi lo accosto sempre all'umanità di quel capitano del film "La grande guerra", imperso-nificato, se la memoria non mi tra-

Tali comandanti io rivedo nelle figure degli alpini vinovesi, co-me l'Ingegner Grana e il dottor Bartolomeo Stardero, il quale, dopo aver sopportato i disagi della prima guerra mondiale, fu per tanti anni podestà di Vinovo. Era una figura imponente per prestanza fisica, che incuteva rispetto e, in noi giovani di allora, anche un po' di timore reverenziale, ma con un grande

disce, da Romolo Valli, che mangia alla gavetta e brontola insieme con i suoi soldati e con loro si lamenta perché certi comandanti, generosi del sangue altrui, mandano dalle retrovie un uomo a far da bersaglio al fuoco austriaco, solo per augura-re un platonico Buon Natale e chi marcisce in trincea.

Vede quel capitano gli inconvenien-ti e le disumane aberrazioni dell'or-

Dall'Italia Napoleonica alla Restaurazione

il fucile della milizia paesana

Fucile d'ordinanza francese, periodo napoleonico.

Particolare del meccanismo di sparo "St, Etienne".

Dalla collezione d’armi antiche an-dremo a presentare un fucile mi-litare a pietra focaia risalente ai primi anni del XIX secolo. Si tratta di una preda bellica dell’esercito piemontese in seguito alla disfatta dell’armata Napoleonica (prova la scritta sul meccanismo da sparo Manifattura Imperiale St. Etienne).L’arma, che deriva dal fucile d’or-dinanza francese mod. 1777 detto Charville, ha le seguenti caratte-ristiche: calciatura in noce a tut-ta lunghezza, fornimenti in ferro, cane della batteria non più a collo di cigno ma alla “moderna”, con

3 fascette per lo smontaggio, che rendono l’arma più elegante e ma-neggevole. Queste armi, quasi tutte senza baionetta, venivano affidate alla Milizia Paesana dal Re Vittorio Emanuele I, per contrastare i fi-lo repubblicani, che erano ancora molto numerosi nelle campagne piemontesi in seguito all’occupa-zione Napoleonica iniziata al termi-ne della Rivoluzione Francese. La Rivoluzione ebbe infatti riper-cussioni in tutta l’Europa conti-nentale, mentre ideali politici e passione civile si mescolavano al sangue e alla violenza. Scoppiata nel 1789, la rivoluzione affonda le sue radici nella lunga crisi attraver-sata dalla Francia nel XVIII secolo. L’assolutismo della monarchia si era indebolito senza riuscire a rifor-marsi e tra i tanti problemi uno in particolare pareva riassumerli tutti: l’incapacità di risolvere la crisi fi-nanziaria. Lo Stato aveva raggiunto un indebitamento pubblico tale da esigere la tassazione dei ceti privi-legiati, mentre la diminuzione del potere d’acquisto delle classi popo-lari portava inevitabilmente ad una crisi produttiva e ad un conseguen-te aumento della disoccupazione. Luigi XVI, cedendo alle pressioni dell’aristocrazia e dei parlamenti regionali, il 5 maggio dello stesso anno, convocò gli Stati Generali suddivisi, secondo la tradizione, in tre ordini: deputati ( in rappresen-tanza della nobiltà), clero e il resto della popolazione indicato come “Terzo Stato”. Avviati i lavori, i de-legati del popolo, che rivendicavano

una costituzione, si proclamarono “Assemblea Nazionale” iniziando in tal modo una rivoluzione isti-tuzionale, che il Re fu costretto a riconoscere. Su invito del sovrano, i rappresentanti del clero e della nobiltà confluirono nell’Assemblea, che prese il nome di “Assemblea Nazionale Costituente”.A Parigi, le folle, da tempo in agi-tazione per la crisi economica e sociale, fecero irruzione nella sce-na politica, armandosi e scontran-dosi con l’esercito. Il 14 luglio,

dopo aver preso d’assalto l’Hotel des Invalides, dove s’impossessaro-no di migliaia di fucili, raggiunsero la fortezza della Bastiglia, carcere divenuto simbolo dell’assolutismo regio, e dopo un breve assedio la espugnarono.La necessità di misurarsi con la volontà di trasformazione del-le masse popolari e con la loro, talvolta non prevedibile, violenza condizionò tutti gli avvenimenti successivi. La nascita di nuove mu-nicipalità, e la sollevazione delle campagne accelerarono il processo rivoluzionario che spinse l’Assem-blea a decretare l’abolizione del regime feudale e ad approvare la Dichiarazione dei diritti dell’uomo e del cittadino. Intanto si stavano delineando le varie componenti po-

litiche dell’Assemblea Costituente composta principalmente da gruppi di: aristocratici, monarchici, costi-tuzionali (borghesi) e democratici guidati da Robespierre, animatore del club dei giacobini, che difese gli interessi popolari. Nel luglio 1790 venne istituita la Costituzione Civile del Clero, che di lì a poco avrebbe aperto un gravissimo sci-sma nella Chiesa di Francia, desti-nato a diventare un potente fattore di agitazione controrivoluzionaria. L’ambiguo atteggiamento del Re, ostile alle conquiste rivoluzionarie, fu reso evidente dal suo tentativo

di fuga; riconosciuto e bloccato a Varennes venne ricondotto sotto scorta a Parigi. In questo contesto si sviluppò l’ipotesi di un regime politico alternativo, democratico e repubblicano, ma ben presto la divaricazione tra rivoluzione libe-rale e rivoluzione democratica, fra moderati e radicali sarebbe divenu-ta insanabile. Sciolta l’Assemblea nazionale si costituì l’Assemblea le-gislativa composta da moderati, co-stituzionali e giacobini (tra in quali i deputati della Gironda). Alla fine del 1791 nessuna forza era in grado di imporre la propria egemonia ; in questa situazione si vide, se pur per motivi diversi, nella guerra dichia-rata all’Austria nell’aprile 1792, l’unica via d’uscita. All’Impero Austriaco, si allearono Prussia, re-gno di Sardegna e Spagna. Lo stesso Luigi XVI appoggiò l’inizio delle ostilità, sperando che le potenze coalizzate, una volta sconfitta la

Francia, riuscissero a soffocare la rivoluzione e a ristabilire l’assolu-tismo monarchico. Ma, pochi mesi dopo, il popolo di Parigi diede vita ad una nuova rivoluzione, il Re venne arrestato con la sua famiglia e sospeso dalla funzione. L’anno successivo, dopo la dimostrazione del suo tradimento in favore delle potenze straniere, venne condan-nato a morte dalla Convenzione Nazionale (questo il nome della nuova assemblea) e, il 21 genna-io, ghigliottinato. L’esecuzione di Luigi XVI accentuò l’ostilità del-le potenze europee. Fu approva-ta una politica volta ad accordare “Fratellanza e aiuto” a tutti i popoli che volevano rivendicare la propria libertà. La guerra diventava così sempre più una guerra rivoluzio-

naria e di propaganda. L’influenza della Rivoluzione Francese fu parti-colarmente forte e precoce nei pa-esi limitrofi. In Italia si formarono vari gruppi di giacobini duramente repressi dai governi. In Piemonte la dinastia sabauda, dal carattere chiuso e provinciale, fu messa a dura prova dagli eventi rivoluzio-nari. I repubblicani inneggiavano alla Francia e alla fine dei privilegi; a Torino venne eretto l’albero della libertà, in piazza Castello, ai cui piedi si bruciarono i titoli nobiliari tra le note della Marsigliese e le danze della Carmagnola, mentre i cannoni francesi, puntati minac-ciosamente contro la città, contri-buivano ad aumentare l’inquietu-dine dei cittadini. Anche le nostre zone, durante quegli anni, furono segnate dalle rivolte e dal terrore e a Vinovo, per mano dei filo france-si, venne incendiata la tenuta della Madonnina. Nel 1796 il comando dell’armata d’Italia fu affidato al generale Napoleone Bonaparte che proseguì l’espansione francese nel nostro paese riportando una serie di vittorie che ne esaltarono la po-polarità. Egli sferrò un primo attac-co sconfiggendo le truppe sabaude nel basso Piemonte, che nel 1798 venne interamente occupato dai repubblicani e annesso alla Francia tre anni dopo. Solo nel 1815, dopo la sconfitta di Napoleone, il sovra-no Vittorio Emanuele I, (salito al trono nel 1802) riprese possesso del territorio piemontese. La prin-cipale preoccupazione del Re, alla guida della restaurazione sabauda, fu quella di cancellare ogni traccia della quindicennale dominazione francese.

Giovanni ClericoMaria Grazia Brusco

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14 IL VINOVESE

scorso, gli amici coscritti ricorda-no, con un pizzico di nostalgia (ah, i bei tempi andati…come eravamo giovani!) e rinnovato entusiasmo, il giorno della consegna della grossa chiave municipale, che segnava il loro ingresso in società e l’enorme scopa, che simbolicamente spazza-va via la vecchia leva per cedere il posto alla nuova… il corteo per le vie del paese con le piccole chiavi, appositamente riprodotte in forma ridotta per essere appuntate al pet-to, che loro, baldi giovani, esibiva-no orgogliosi, mentre nelle strade di Vinovo si diffondevano le note della Filarmonica “Giuseppe Verdi” e della Banda della vicina Piobesi, che accompagnandoli lungo il per-corso rendevano l’evento ancor più solenne. Di certo non dimenticano i lunghi festeggiamenti, le cene presso il ristorante “Stazione” (da Severin) e le serate danzanti, alle quali, finalmente, anche le ragazze potevano partecipare, beninteso: tornando a casa entro l’orario sta-bilito dai genitori! Così come non scordano il sontuoso rinfresco in cascina Morello, offerto dai genitori della coscritta Luciana, nomina-ta, sin da allora, “Madrina” del-la leva, che per l’occasione portò loro in dono una bella bandiera, raffigurante lo stemma di Vinovo con sopra la scritta “Classe 1933”, corredata di un’elegante valigetta, custodita per anni da Giuseppe Magnano ed oggi affidata alle cure della stessa Luciana. Mentre scorrevano i ricordi, in un alternarsi di brindisi e risate, la gior-nata volgeva al termine riservando ai festeggiati un’ultima sorpresa: ancora una volta la “Madrina”, pre-murosa come sempre, è stata lieta di omaggiare gli amici coscritti con un raffinato melograno d’argento, gradito quanto apprezzato da tutti i compagni di leva. Una nuova foto ricordo, scattata in mattinata davanti alla fontana di piazza Rey, sarà aggiunta all’album dei ricordi e poco importa se il con-fronto tra le due immagini segna l’inesorabile trascorrere del tempo, il piacere di ritrovarsi con gli amici di sempre e la voglia di sorridere e far sorridere restano immutati, oggi come allora. A tutti gli ottantenni BUON COMPLEANNO!mgb

I festeggiamenti della leva del 1933

ottanta candeline spente con un soffio di buonumore

I coscritti nel giorno della visita per il servizio militare.

Vinovo. Annuale festa con pranzo della leva del 1933. Il gruppo è ripreso davanti alla fontana di piazza Rey.

Un bel gruppo di amici “Classe 1933”, consolidando una consue-tudine che si rinnova ormai da pa-recchi anni, grazie all’organizzazio-ne di Giovanni Marengo, Giovanni Martinengo e Luciana Morello, si sono ritrovati, ancora una volta tutti insieme, per festeggiare i loro 80 anni. Domenica 7 aprile, dopo la S. Messa di ringraziamento, du-rante la quale sono stati ricordati i coscritti defunti, compagni di leva e congiunti si sono dati appunta-mento presso il ristorante “Centro”

di Cercenasco per il tradizionale pranzo. Sul tavolo apparecchiato a festa una bella foto, che ritrae gli “allora giovanotti” nel giorno della chiamata alla leva, sembrava dar loro il benvenuto mentre pian pia-no i ricordi, riportandoli indietro nel tempo, raccontavano un pezzo della loro storia.Erano i primi anni ’50, la dramma-ticità degli eventi bellici, ormai alle spalle, lasciava il posto al soprag-giungere del benessere. Gli italiani, che si stavano trasformando da

cittadini rurali a operai, da qualche anno avevano iniziato a viaggiare in vespa mentre già sognavano la fiat 600; radio e televisione contri-buivano a creare un’identità nazio-nale e a diffondere l’italiano come lingua comune; acqua corrente ed elettrodomestici si apprestavano a rendere più comoda la vita: il pro-cesso di metamorfosi della società era ormai avviato, anche se per molti tutto ciò sarebbe rimasto una chimera ancora per qualche tempo.Di quegli anni, a metà del secolo

TISÒIRA MUTAQuand,l'aria ven tëbbiaa primavera,le tisòirecanto ant le vigne,l’é ora ‘d poé!Ël temparnova ‘l cantcon neuv pensépossà da la savaansopìa ...Ancheuj quaidun-acanta nen... Come spetéissa‘l prossimconcert.

Daniele PonseroTorino

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15IL VINOVESE

Una domenica insieme per un match di emozioni

Villa carlotta: incontro con il mondo floreale e museale

I verdeggianti giardini di Villa Carlotta con vista lago.

L'elegante dimora attorniata dai giardini all'italiana.

Foto panoramica di Tremezzo prospicente il lago di Como.

La Famija Vinovèisa organizza domenica 21 luglio 2013 una gi-ta in autobus granturismo a Villa Carlotta di Tremezzo.La Famija Vinovèisa, anche quest’anno per la gita si rivolge allo splendido Lago di Como.A luglio si andrà a visitare Villa Carlotta e il suo splendido par-co, quindi l’incantevole paesino di Tremezzo.

Programma

Ore 6.00 ritrovo dei partecipanti in Piazza 2 Giugno, partenza.Arrivo a Tremezzo per l'ingresso e la visita guidata dei giardini di Villa Carlotta, un luogo di rara bel-lezza. Qui capolavori della natura e dell'ingegno umano convivono armoniosamente in 70.000 mq tra giardini e strutture museali. In una conca naturale, tra lago e montagne, il marchese Giorgio Clerici fece edificare alla fine del 1600 una splendida dimora, impo-nente ma sobria, circondata da un giardino all'italiana, di fronte ad uno scenario mozzafiato sulle dolo-mitiche Grigne e Bellagio. Con Gian Battista Sommariva, il successivo proprietario, la villa toc-cò il sommo dello splendore, ar-ricchendosi di opere d'arte e dive-nendo meta irrinunciabile per una visita sul lago di Como. Sommariva, che acquisì la proprietà agli inizi dell'Ottocento, volle che parte del giardino fosse trasformato in uno straordinario parco romantico e che la villa venisse impreziosita con capolavori di Canova, Thorvaldsen e Hayez. Alla metà del XIX secolo la pro-prietà venne donata dalla princi-pessa Marianna di Nassau alla figlia Carlotta in occasione delle nozze con Giorgio II, duca di Sachsen-Meiningen; a quest'ultimo, appas-sionato botanico, si deve la creazio-ne del vasto giardino paesaggistico, oggi di grande pregio storico e am-bientale. Il parco di villa Carlotta è celeberrimo per la stupefacente fio-ritura primaverile dei rododendri e delle azalee in oltre 150 varietà. Tuttavia ogni periodo dell'anno è adatto per una visita: antichi esem-plari di camelie, cedri e sequoie secolari, platani immensi e essenze esotiche si propongono ai visitatori in un alternarsi di ambientazioni create nei secoli dagli architetti dei giardini.Al termine trasferimento in battello a Tremezzo per il pranzo tipico in ristorante. Nel pomeriggio incon-tro con la guida locale e visita di Tremezzo, uno dei borghi più belli d'Italia. Il paese, situato sulla spon-da occidentale del Lario di fronte a Bellagio e a pochi chilometri da Menaggio, beneficia di una splendi-da vista sul bacino centrale del lago e sui rilievi delle Grigne. Tremezzo ha un clima abbastanza mite in ragione della catena montuosa che protegge il paese dalle correnti più fredde, oltre che della presenza del lago, ed è anche grazie a que-

sto che è diventata una storica meta turistica internazionale. Qui soggiornarono personaggi come Giuseppe Verdi, la regina Vittoria d'Inghilterra, il Kaiser Guglielmo II e Greta Garbo.

Quota di partecipazione e 60,00 minimo 40 persone.

La quota include: viaggio a/r su autobus Granturismo Setra (Chiesa viaggi), visite guidate come da programma, pranzo in ristorante bevande incluse, battello da Villa Carlotta per Tremezzo, ingresso a Villa Carlotta, accompagnatore.

PRENOTAZIONI ENTRO IL 12 LUGLIO presso:Giardino Fiorito di Grazia, Via Marconi 35Erboristeria S. Bartolomeo, Via S.Bartolomeo 6Tabaccheria Balbiano, Via Cottolengo 18.Affrettatevi a prenotare o perderete l’occasione di passare una giornata tra la natura e l’arte e con l’aggiun-ta, che non guasta mai, di un buon pranzo in allegra compagnia.Buon viaggio a tutti i partecipanti!

SOTTO IL GLICINE IN FIOREA mio padre

Vorreiper una voltauna volta soltantoincontrartie accanto a te sedermisotto il glicine in fioreper dirti quantoai miei giorniai miei occhial mio insicuro andarela tua vocee il tuo sorrisomanca.

Natalia BertagnaMoncalieri (TO)

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Base dipinto a finto marmo con angioletto.

È tempo di doverosi ringraziamenti

La solidarietàrilancia il restauro

della Chiesa diS. Croce

Lo splendido coro ligneo (opera dei ‘mastri di Carignano’ Barto-

lomeo Borrello e Rocce o Rocchia tra il 1715 e il 1721) è ritornato a tutto il suo fulgore originario con la ricostruzione in noce di tutte le parti mancanti o gravemente am-malorate.Ed ora ai lati dell’ancona che lo sovrasta, di cui già abbiamo ab-bondantemente parlato nello scor-so numero, sulla parete frontale splendono anche le due sculture lignee argentate a mecca (effetto ‘oro splendente’ ) con basi dipinte a finto marmo raffiguranti i nostri pa-troni S.Desiderio e S.Bartolomeo.Il restauro le ha portate a nuovo mediante pulitura a strati con pic-coli tamponi per rimuovere polveri e smog, fissaggio a caldo dei solleva-

menti e ripresa con diverse tecni-che d’integrazione quali il sistema dell’abbassamento in sottotono e sottolivello. A fianco le foto delle statue restaurate.Naturalmente parliamo della Chie-sa di S.Croce, l’antica sede della confraternita dei Batù fondata nel 1577, i cui lavori di restauro pro-cedono con alacrità grazie al lavoro dei volontari e alle generose contri-buzioni dei Vinovesi.Un grazie particolare a Luigi Obito, Antonio Tomasi e Antonio Ciavar-rella (li vediamo al lavoro nelle foto) che hanno provveduto a ravvivare il

portale esterno a cui gli anni ave-vano già dato una patina opaca ed il legno, che come tutti sappiamo continua a vivere, aveva bisogno di recuperare la sua elasticità con una buona iniezione di sostanze nutrienti.Un grazie a Lino Alessiato che, non pago del tanto che ha già dato, ha vo-luto donare ancora; grazie a due so-relle Vinovesi (in memoria di Pietro, Margherita e Carlo) che hanno con-tribuito con altrettanta generosità.Un grazie a tutti coloro che hanno partecipato ai pesanti lavori ma-nuali di ricostruzione, di carico e scarico materiali, che prestano il loro tempo per la sorveglianza.

Ma grazie anche a quelli che dimo-strano la loro solidarietà anche solo con un incoraggiamento, un com-mento positivo, una piccola con-tribuzione. Ricordiamo che tante piccole gocce fanno una pioggia, un temporale.Un esempio per tutti: un anno fa una signora trova in terra una col-lanina d’oro, con diligenza la porta alla Polizia Urbana. Dopo un anno che nessuno ritira la collanina ritro-vata ne diviene di sua proprietà e lei si affretta a portarla alla Chiesa dei Batù per contribuire al restauro.E grazie alla Pro Loco che con la mastodontica frittata della ‘Festa dij Polajè’ ha dato il suo contributo e grazie anche a quelli che parteci-pano a quelle manifestazioni orga-nizzate in Vinovo per raccogliere fondi per i lavori dei Batù.Ma parliamo del futuro: sono già stati montati i ponteggi per proce-dere al restauro pittorico delle pa-reti laterali e del soffitto della parte centrale.Ed ora grazie a Roberto Curletto che ha già provveduto a smontare le canne dell’organo (ricordiamo che sono ben 400) per procedere alla pulizia e alla rimessa in piena efficienza dell’organo stesso.Vogliamo raccontare la storia di quest’organo: la Confraternita per l’aspetto musicale delle celebrazio-ni, verso l’inizio del ‘700, progettò la costruzione dell’orchestra sopra l’entrata della chiesa, ma non di-spose mai del denaro sufficiente per costruire un organo ex-novo (ben 900 lire).Così nel 1801 comprò per 150 lire quello del convento dei Carmelita-ni (ora rimane solo una chiesuola lungo Via Stupinigi, poco dopo il Ponte Rosso) che da studi condotti, parrebbe fosse stato costruito tra il 1700 e il 1750.Nel 1851 fu restaurato per la prima volta, ma non si conoscono le even-tuali modifiche, che di certo ci sono state, apportate allo strumento ori-ginale.

Nel 1902 altro restauro di tal Carlo Pera (persona pratica nell’arte orga-naria) con modifiche sulla struttu-ra dello strumento: sostituzione ed estensione della tastiera, variazione dei registri e della pedaliera ed il cambio di tutte le pelli.Nel 1986 una nuova ripulitura del-l’organo a cui fanno seguito concer-ti tenuti dal Maestro Carlo Artero.

Ma ora resta anche da riportare a nuovo tutta la parte lignea dell’en-trata (con importanti costose dora-ture) e tutto il sostegno della cassa d’organo e quindi, ancora una volta ci rivolgiamo a Voi Vinovesi perché vi mettiate una mano sul cuore e ….. l’altra sul borsellino!!E già da ora vi diciamo GRAZIE ! E viva la Chiesa dei Batù!Mario Bernardi

Organo settecentesco in attesa di restauro riportato dal Convento dei Carmelitani.

Veduta generale del coro ligneo restaurato. Sopra a sinistra la statua di S. Desiderio Vescovo e alla destra quella di S. Bartolomeo Apostolo,

patrono di Vinovo.

I volontari al lavoro sul portone d’ingresso alla Chiesa: a sinistra Antonio Tomasi e Antonio Ciavarrella, a fianco Luigi Obito.

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18 IL VINOVESE

Vinovo in festanel giorno della fine

del fascismo

Quel 25 luglio 1943 a Vinovo

La Stampa, del mattino del 26 luglio 1943 che riporta la notizia dell'arresto di Mussolini.

Vinovo. Cartolina raffigurante la Casa del Littorio oggi Stazione dei Carabinieri.

n ella torrida estate del 1943 i nodi vennero al pettine. Mussolini ed il suo fascismo crollò come la famosa "tigre di carta" vittima della decisione di Re Vittorio Emanuele III che finalmente si era deciso di uscire dal conflitto.Per la verità qualcosa era nell'aria da alcuni giorni, chi stava a Roma con i giusti agganci aveva già avuto mezze notizie in merito a quel che stava capitando nell'ambiente della Corte. Come al solito, le decisioni importanti, finirono col ricadere sulle piccole realtà locali.La famosa notizia venne data alla sera dalla radio ma ci volle tutta la notte perché si diffondesse su tutto il territorio.La mattina del 26 luglio, inizia-rono quindi le manifestazioni di giubilo per la fine o "caduta" del fascismo con l'arresto del suo capo Mussolini.Anche a Vinovo la notizia venne conosciuta da tutta la comunità nella mattinata del 26 luglio.Verso la tarda mattinata già grup-pi di persone per lo più uomini

si radunarono spontaneamente in piazza del Municipio.Da qui fu facile spostarsi davanti la Casa del Littorio (odierna sede dei carabinieri) ed iniziare una specie di assalto all'edificio che per tanti anni ospitò le organizzazioni del fascio locale.Vennero tirate fuori un paio di lun-ghe scale a pioli e con queste alcuni giovani si arrampicarono fino a dove erano posizionati i fasci littori di pietra e con mazze e scalpelli li fecero volare in mille pezzi.Tra i manifestanti alcuni militari per combinazione in licenza, della classe del 1921, che avevano dei conti in sospeso con l'autorità fa-scista locale. Tre anni prima erano stati richiamati e deferiti ai carabi-nieri di Stupinigi per indisciplina,

L'assalto di dimostranti alla Casa del Littorio sede delle gerarchie fasciste locali

e quindi questa "offesa sui generis" era stata tirata fuori in questa oc-casione.Il municipio fu marginalmente toc-cato dalla contestazione, una breve irruzione nell'atrio e per le scale fino ai primi uffici: non c'era nul-la contro i dipendenti comuna-li né contro il Podestà geometra Pautasso di Carignano nominato dalla Prefettura a questa carica il 26 giugno precedente.

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19IL VINOVESE

in vista.Ma anche in questo caso non tro-vando in casa chi era cercato, i manifestanti se ne andarono via.Nel tardo pomeriggio la situazione si era tranquillizzata.Ancora una volta i vinovesi dimo-strarono buon senso.Dal giorno successivo i militari di stanza nel Castello, una compagnia di bersaglieri del IV reggimento comandata dal capitano Opezzi, misero in vigore il coprifuoco dalla sera alla mattina, e pattuglie arma-te furono distaccate per le vie del paese. Anche in questo caso un provvedimento più di facciata che di sostanza.Gervasio Cambiano

Poi nel prosieguo della giornata altri gruppetti si recarono presso le case dei gerarchi fascisti locali con intenzioni bellicose.Qualcuno non fu trovato poiché già allontanatosi, qualcun altro che pensava di non avere nulla da te-mere fu sorpreso magari a tavola.Volò qualche schiaffo ed alcune divise del famoso tessuto autartico orbace furono bruciate.Ma tutto sommato non ci furono nè gesti inconsulti o violenti nè tanto-meno vittime, come in altri paesi.Solo la casa Ferrando di via Cottolengo fu invasa da una decina di bellicosi dimostranti alla ricerca del figlio ingegnere che nei prece-denti anni fu il gerarca locale più

NON POSSO DIMENTICARERovistando nel cassetto,trovo un vecchio foulard,regalo di lontananza.Solo questo oggetto,oltre il ricordo,mi è rimasto di te, papà.

Vedo i tuoi amati luoghi di mare dipinti sul foulard che ho tanto caro.

Piccolo, ma significativo dono,per una ragazza in fiore ...

Quella ragazza ormai, è quasi nonna, ma stringe ancora forte al petto, questo bellissimo fazzoletto, che hai tenuto fra le mani, prima di donarglielo.

Passa il tempoma non posso dimenticarequanto sei stato lontano ...ma oggi, ancorasei vicino al mio cuore ...

Forse, avverto ancora quel calore che avresti voluto darmi, ma per uno strano, beffardo, gioco del destino, non ti è stato possibile.

Lo ripiego con molta cura,quasi fosse una reliquia ...mentre lo ripongo nel cassetto,m’accorgo improvvisamente,che sto piangendo ...

PROVINSA GRANDAËl nom dla mia Region a l’è “PIEMONT”Ël me pais a l’è ‘l pi bel dël mondLa mia provinsa a l’è la pi GRANDA, sonPiemonteis, son fieul ëd mare granda ...

Son andà ‘n gir per ël mond L’ò conossù tanta gent, lenghe Diverse, sèppe e usanse, ma dle Mie reis i son mai scordamne.

Provinsa Granda ‘t sei la mia teraProvinsa Granda ‘t sei ‘l me amorSon sta a Londra, Paris e NevyorchMa sognava ‘d tornè al me ciabòt.

Al me ciabòt adess i son tornaje veij Resteie fin-tant che l’avrò ‘d fià, con la mia vejota, j’amis e ‘l vin bon Provinsa granda ‘t rendoma j’onor ...

Da noi a son sante le tradission el’amicissia a l’ha ‘ncora ‘l sò valorDel me ciabòt i son ël gran RE, sensaCoron-a ma con tanta FÈ.

Provinsa Granda ‘t sei la mia tera provinsa Granda resta parei, la fiama Dij Brandè drinta al cheur a l’è anvisca Ël DRAPÒ ‘d nostr PIEMONT an-tel ciel veui SVANTÈ!

Mariuccia Panero-ManzoneRoreto di Cherasco (CN)

Senape: ingrediente base per salse aromaticheE' una pianta erbacea con foglie al-terne, lanceolate e fiori formati da 4 petali gialli riuniti in racemi terminali.Appartiene alla stessa famiglia del cavolo; si fa una diffusa cultura soprattutto in Francia, Germania, Inghilterra, dove costituisce l'ingre-diente fondamentale per salse per condimento.Il granello di senape è diventato famoso grazie ad un passo evan-gelico: si paragona il Regno di Dio al semino di questa pianta che, pur essendo piccolo, se seminato, genera un ortaggio tra i più grandi e frondosi che esistano.La senape era già conosciuta e apprezzata nel seicento ed ebbe un largo impiego non solo in cucina, ma anche come erba medicamen-tosa.

Coniglio alla senapeIngredienti:1 coniglio di circa 1,2 Kg. Tagliato a pezzi6 cucchiai di senape12 albicocche secche4 scalogni40 gr. di burro1 bicchiere di vino bianco secco1 cucchiaio di farina

Fabrizio Livio PignatelliTorino

salvia, rosmarino, sale, pepeAmmorbidire le albicocche.Spalmare il coniglio con la senape e lasciarlo insaporire per due ore, poi farlo rosolare nel burro.Togliere il coniglio, unire al fondo di cottura gli scalogni, la salvia, il rosmarino.Dopo qualche minuto spolverizzare con la farina e bagnare con il vino. Portare ad ebollizione e rimettere il coniglio, salare e pepare. Poco prima che termini la cottura, unire le albi-cocche. A cottura ultimata, servire il coniglio ben irrorato con la salsa.Lidia Magliano Bosco

L’ÒSTO DËL PAìS

Col òsto a sav’a ‘d brusch, ëd sivé, ‘d cròtacon ij taulass nèir, an-cracià da j’agn.Un palchèt ëd bòsch e na pòrta rotale cadreghe ‘d paja e sij trav j’aragn ...

Dadré dël bancon, tra bote e quartin tasse, bicer, pinton e chèiche nata brigava la sërventa, për da bin. Con deuit e grassia, ch’a smijava na buata!

Ij Grand, an cusin-a a fé ‘d tajarin ...Ròst e bujì, carpion e bagna càudasàutisse bin soagnà, da pitansine peui ij flan, e sambajon da làuda!

Col òsto a l’era tut sò paradis i vëddo ancora lì, coj fudalin. A dé ardriss a pèile e feu dëstiss a pijé ‘nt la cròta, j’ole dij tomin.

Fosoné ij disné dle feste grandecon ij sudor ch’a-jë slavavo ‘l man.Giornà ‘d travaj gorëgn, còse tremende!Peui vëdd-je arbiciolù a l’indoman ...

Darmagi Nòna, che ‘l temp sìa vnì gris a smijava etern, nopà lìè ‘ndass-ne via ansema a le stòrie bele dël paìs. Ansema a coj arcòrd, ëd Toa osterìa ...

Maria Ilde NariVinovo (TO)

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20 IL VINOVESE

VERNICIATURA A FORNO

BANCO DI RISCONTRO SCOCCHE

VETTURA SOSTITUTIVA

Materiali EdiliDI VALLERO & C. s.n.c.

VINOVO (TO)Via Parisetto, 20 - Tel. 0119 651 221

Foto di gruppo dei numerosi partecipanti al pellegrinaggio davanti alla Grotta di Lourdes a Forno di Coazze.

Per molti vinovesi è ormai diventato un appuntamento imperdibile, un modo un po’ inconsueto per prega-re insieme e sentirsi comunità di Dio. Si tratta del breve pellegrinaggio al Santuario di Forno di Coazze che, anche quest’ anno si è svolto il pri-mo sabato di giugno. La bella iniziativa, ribattezzata “La Marcia della Fede, grazie anche agli inviti rivolti dal Prevosto Don Marco, ha visto la partecipazione di circa 250 persone accomunate dal de-siderio di rivolgere alla “Mamma di tutti” una preghiera, una grazia o un sincero ringraziamento.

Anche il tempo è stato clemen-te e, dopo un maggio quasi in-vernale, ha regalato ai pellegrini la prima giornata estiva. Nella quiete del paesaggio montano i parteci-panti, guidati da Don Marco, reci-tando il Santo Rosario e cantando lodi, hanno percorso i quasi 5 Km che da Sangonetto, punto di ritrovo e partenza, portano al Centro di Spiritualità mariano.Giunti alla meta, la Marcia si è con-clusa con la S. Messa, sempre ce-lebrata da Don Marco e, successi-vamente, con la visita alla tomba di Don Viotti, fondatore del centro, a cui la comunità vinovese è da sempre molto legata.L’impresa, coronata, come potete vedere, dalla foto di gruppo sarà riproposta il prossimo anno, con la speranza che i partecipanti siano ancora più numerosi!

SIMPLES VIOLETASSoy la reina del jardin.Mis flores son finas y hermosas,perfumadas y armoniosas- Presumía el rosal -. Viendo a sus pies el follaje rastero, burlona exclamaba: - Mírate violeta, pequeña y modosa - Eres puras hojas, sin gracia, borrosa.Despreciada por su simpleza,la dulce violeta, humilladase aplastó en la tierra. Llegado el otoño que roba las hojas, sin pietad desnudó a la nella rosa. Engalanó a la violeta y le dio esplendor con perfumadas flores de azul color.Avergonzado; comprendió el rosal- Todos merecemos una gracia especial -. Soñadora

Teresita Bovio DussinCordoba - Argentina

Un sabato sera in marcia sotto il segno della fede

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Incontro tra "Tone" e altri amici

CHIEDO UNA STAGIONELontano e breverestò il tempo delle violesfiorì come vanno via i sogniprigionieri dell’alba morente.

Non è questo il tempo di piangere non è tempo di decifrare il codice riflesso nello specchio scuro.

Scelgo quest’orache spegne il solee allunga ombrea contendere il gelo della nottedove restasorpreso e muto il cielo.

Io chiedo una stagione di luce e albe chiare cerco l’abbraccio azzurro d’un cielo solo mio dove non cadono stelle.

MIS MANOSMis manos trémulas palomas,reposan en calma tras largo volar.Arrugas y manchas su único brillo.cubiertas de estigmas de su trajinar.La mismas que ayer, amasaron panes,tendieron la mesa, escanciaron vino.Ungidas con fervor cristiano,se iluminaron al hacer la Cruz.Compasivas enjugaron lácrimas.Mecieron los hijos, cobijaron sueños.Cálidos abrazos brindaron consuelos.Tristes se abatieron en algún adiós.Águilas guerreras en vuelos rasantesrozaron ansiosas tu amada piel,compartiendo noches de pasión ardientey dias festivos en tu boca de miel.Al ritmo cansino de mi corazónla vida en ellas gozosa palpitay el dorado anillo que humildes lucenguarda los recuerdos del amor de ayer.Aún son nido para nuevos sueñosy siguen volando por cielos de paz ...Siempre están abiertas cual naciente aurora. Siempre, siempre abiertas, brindándose más Soñadora

IL RICHIAMO DI SALINA

Ancora una volta ti salutopovera luminosa isolae di te mi portola salinità dell’ariai magici riflessi della macchia marinail profumo di cosa antiche.

Ho bevuto le tue brezze il suono delle cicale mi ha stordito la mente mentre i gechi riempiono di guizzi cadenti slabbrati muri.Siamo pochi a fruire del tuo fascinodopo che la fuga alle Americheti ha svuotatama ancora sento vecchi lamentie rimpiantie nostalgie.

Oggi anch’io parto per un’America più vicina dorata amicale. Vladimiro Valeri Brescia

Natalia BertagnaMoncalieri (To)

Teresita Bovio DussinCordoba - Argentina

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Vinovo. Celebrazioni della Festa del XXV Aprile. Il gruppo avieri di Vinovo, nella prima uscita dopo la costituzione dell'Associazione anche a Vinovo.

Aeroporto di Cameri. Avieri del Gruppo di Vinovo e accompagnatori in visita all'aeroporto.

Il nuovo nucleo vinovese dell'Associazione Arma Aeronautica

un pizzico di emozione all'aeroporto militare di cameriLunedi’ 8 aprile scorso, una giorna-ta veramente invernale caratteriz-zata da pioggia e vento freddo, gra-zie al prodigarsi dell’aviere Albino Piaser, un bel gruppo di vinovesi è stato ospite dell’aeroporto militare di Cameri (NO).L’aeroporto di Cameri è il primo aeroporto d’Italia abilitato ed at-trezzato per effettuare le revisioni di 1°, 2°, e 3° livello agli aerei mili-tari. E’ infatti denominato 1° R.M.V. (Reparto Manutenzione Velivoli).Gli avieri vinovesi ed alcuni fami-liari, appartenenti al costituendo “Nucleo dell’ AAA” (Associazione Arma Aeronautica) affiliato alla Sezione di Torino, hanno parteci-

pato alla visita dell’aeroporto, or-ganizzata dalla Sezione di Torino.C’è da dire che la Sezione di Torino è la fondatrice dell’ A.A.A., “l’arma blu”, e Torino quindi anche in que-sto caso si distingue!Ricordiamoci che Torino è stata la prima Capitale d’Italia, Rai, Cinema, Fiat, Aeritalia, Microtecnica,Alenia, tutti nomi che fanno ricordare e primeggiare la nostra bella città in importanti eccellenze.Accolti dal Comandante siamo stati affidati agli ufficiali specialisti, dei vari settori, che ci hanno fatto visi-tare i vari reparti che ospitavano i vari tipi di velivoli.Durante l’esposizione del Co-mandante, i Donatori di Sangue vinovesi hanno fatto una singolare scoperta! L’aeroporto di Cameri era originariamente sede dell’A.V.I.S., che in questo specifico caso si-gnificava Aeroplans Voisin Italie Settentrionelle.Gabriel Voisin (5 febbraio 1880 – 25 dicembre 1973) è stato un pio-niere dell'aviazione francese.Figlio del proprietario di una fon-deria, Gabriel Voisin compì i suoi studi all'istituto delle belle arti di Lione. All'inizio assunto come di-segnatore, lavorò a partire dal 1903 presso Ernest Archdeacon, uno dei pionieri e dei grandi mecenati dell'aeronautica di quei tempi, ap-pena nata.Una visita ad un sito diverso dal

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23IL VINOVESE

solito, una visita di puro carattere tecnico, una cosa non usuale che ha rappresentato, per gli appassio-

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Aeroporto di Cameri. Monumento aereo all'ingresso della base dedicato al F104G "Starfighter" del 21° Gruppo Tigre (1963-1968).

nati del volo e per gli ex avieri, un momento veramente speciale.Piero Lardone

FANTASìA PAISAN-AS’im buto ‘nt ij tò brass, a-i dròca ‘d seugnch’a van a bustiché ij pòst pì bej.S’im buto ‘nt ij tò brass, e viro j'euivëddo ij sentè dël temp, giumaj da leugn ...

Dle vòte, quand che ‘l creus arson a ciama fòrt. ësle taragne crùe dla memòria t’im pòrte ‘nt le carzà dla nòstra stòria. Come ‘n matòt, ch’a artreuva la soa mama.

Con man còtie t’im dës-ciave ij Tò froje sel biròcc, it galòpe ‘l mè mond.Per fé sangh e seugn, e peui soagn ariond

Fantasìa ‘d paìs, ch’it ses ëvzin al cheur ch’it vòle dossa, dossa, ‘n sij Tò pass fin-a a carësse-me, l’ànima s-ciass ...

IMMAGINAImmagina un cielo stellatoin cui ogni stella è un uomoe ogni uomo brilla,lasciando dietro di sé una scia di luceche ogni essere può seguire per illuminarsi.

Immagina un prato fiorito di mille colori in cui ogni fiore è un uomo e ogni uomo emana fragranze d’amore infinito, a cui ogni essere può attingere per rigenerarsi.

Immagina che pace!Che silenzio dolce e nel contempo,carico di musiche fluttuanti nell’aria.Che vibrazione maestosa,quale estasi danzante!

Ebbene, ciò che tu immagini io lo vedo. Lo vedo ogni notte, quando ti vedo dormire. Lo vedo ogni giorno, quando cammini inconsapevole della tua bellezza. Lo vedo quando preghi, invocando la mia protezione.

E ti assicuro,che se alzassi un poco lo sguardo,lo vedresti anche tu.

DA ALI LONTANEPareti di ventoha la mia terral’aria odoradi mare conosciutoe nuvole sparsealla rinfusa nel cielofatto di sguardivele grandi e fari mai spenti.

Profuma d’arancio amaro la mia terra e di pane sfornato nei cortili dove ascolto segrete melodie sui muri abbracciati dai gelsomini. Altro era il tempo- scandivano i grilli una canzone -questo tempo che ora cadee fa male dentro l’anima- muovevano foglie le brezze del mattino -.

Miei soltanto gli occhi che inseguono spirali di piume cadute da ali lontane.

Stefania PansaBra (CN)

Natalia BertagnaMoncalieri (TO)

Fabrizio Livio PignatelliTorino

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24 IL VINOVESE

stretto di “Paese emergente” a Paese di forte attrattiva, e non solo turi-sta, ma economica proprio in un momento in cui, moltissime economie dei Paesi dell’Europa e dell’America, a partire dagli Stati Uniti, stanno dibattendosi in una crisi per la quale non si vede una via d’uscita in tem-pi medio-brevi. Lo stereotipo che ci passa per la testa, appena parliamo del Brasile, ammettiamolo, è legato al Carnevale, alle ballerine di samba, alle serate di Capodanno in cui, chi più chi meno, si sente brasiliano solo perché “ancheggia” al suono di una musica brasiliana ripetendo il suono di una trombetta!.Ma il Brasile è ben altro ed è un Mondo da scoprire non solo per la sua storia assai legata a noi e la sua multirazzialità, che non ha mai creato problematiche alla sua popolazione, ma perché è cultura, storia, risorse economiche e capacità imprenditoriale che lo stanno portando lontano dalle “secche” in cui pareva essersi “arenato” anni e anni addietro.Cerchiamo di incominciare a scoprirlo, anche se in modo superficiale purtroppo, per cercare di capire come mai sia stato da sempre un Paese dove si è indirizzata la nostra emigrazione, è infatti il secondo dopo l’Ar-gentina, e perché oggi sia diventato nuovamente un polo attrattivo fortis-simo per i nostri giovani ed anche per i meno giovani, “cervelli in fuga” dall’Italia.Il Brasile (nome ufficiale in portoghese República Federativa do Brasil, Repubblica Federale del Brasile) è una repubblica federale dell'America Meridionale. Confina a nord con la Colombia, il Venezuela, la Guyana, il Suriname e la Guyana francese (Francia), a sud con l'Uruguay e ad ovest con l'Argentina, il Paraguay, la Bolivia e il Perù. Ad est si affaccia sull'oceano Atlantico.

Generalità Il Paese ha come caratteristica principale la sua grandezza: grandezza fisica, climatica, ambientale e in termini di popolazione. Può essere con-siderato, sotto alcuni profili, ancora un Paese in via di sviluppo oppure un Paese industrializzato, o ancora postindustriale, a seconda dell'aspetto che viene più valutato.È in via di sviluppo in quanto sta superando la transizione demografica, potenzia le vie di comunicazione, esporta prodotti tropicali e minerali, e stringe relazioni commerciali con nuove nazioni. È infine moderno e post-industrializzato per la sua architettura, per lo sviluppo delle telecomunicazioni e della tecnologia.Nell'ultimo secolo si sta assistendo a una progressiva crescita dei red-diti, a un aumento qualitativo delle relazioni tra le varie regioni, a un incremento della struttura comunicativa, tutti fattori che consentono al Paese di crescere unitariamente, evitando la sperequazione tra i vari Stati. Inoltre la popolazione aumenta ragionevolmente insieme alla cre-scita economica, favorita dal Mercosur (Mercato Comune del Sud) e dalla Comunità delle Nazioni del Sud America. Tutte queste premesse unite alla forte e sicura identità nazionale, alla cultura ricca e unitaria, pongono il Brasile in una posizione di primaria importanza per quanto riguarda gli sviluppi futuri dell'economia e della

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n questi ultimi anni il Brasile sta ricoprendo un ruolo molto importan-te nell’economia mondiale e, verso questo vastissimo Paese, si stanno indirizzando altre nuove migrazioni dei giovani laureati piemontesi ed italiani e migrazioni più nutrite soprattutto per ciò che concerne

tecnici specializzati ed aziende italiane apportanti nuove tecnologie in continuo sviluppo. Ciò accade anche grazie alla “calamita di due eventi straordinari che si terranno tra pochissimo tempo e per primo il campionato mondiale di calcio 2014 o Coppa del mondo FIFA del 2014 (in lingua inglese 2014 FIFA World Cup), già noto anche come Brasile 2014, che sarà la 20ª edizione del campionato mondiale di calcio per squadre nazionali mag-giori maschili organizzato dalla FIFA e la cui fase finale si svolgerà dal 12 giugno al 13 luglio 2014.Successivamente seguiranno I Giochi della XXXI Olimpiade che si ter-ranno a Rio de Janeiro, dal 5 agosto al 21 agosto 2016. La città brasiliana diventa quindi la prima sudamericana ad ospitare un'edizione dei Giochi Olimpici estivi. Rio è stata scelta come città ospitante il 2 ottobre 2009 durante il 121º meeting del CIO a Copenhagen, battendo Madrid, Tokyo, e Chicago dopo tre turni di votazione.E poiché le assegnazioni di questi eventi non sono mai casuali, tutto ciò significa che il Brasile è passato dal ruolo, che peraltro gli stava un po’

IBrasile: la multirazzialità e l'attrattiva economica rilancia l'emigrazione italiana

vIAggIO AllA SCOPERtA DEllE SUE ORIgINI

politica sulla scena mondiale.Il Paese è un membro del raggruppamento non ufficiale chiamato BRICS (Brasile, Russia, India, Cina e Sudafrica), ovvero l'insieme dei cinque grandi Paesi emergenti a maggior crescita economica. Il Brasile è attual-mente la sesta potenza economica nel mondo, dopo Stati Uniti, Cina, Giappone, Germania e Francia, avendo superato Italia e Regno Unito nel corso degli ultimi due anni.

Nome "Pau brasil" è il nome popolare portoghese della Caesalpinia echinata, un albero della famiglia delle Fabaceae nativo della foresta vergine (Mata Atlântica) che ricopriva completamente le regioni litoranee del Brasile. Il nome “pau brasil” significa, letteralmente, “albero brasil”. La parola brasil potrebbe derivare dal colore rosso brace (brasa in por-toghese) della resina del legno di questo albero. Ma esistono molte altre etimologie alternative della parola brasil, cosicché non è possibile essere conclusivi al riguardo dell'origine del nome pau brasil. Il nome Brasile deriverebbe comunque da quello della pianta.

StoriaIl Brasile ha molti aspetti in comune con gli altri Paesi dell'America Latina anche se conserva alcune caratteristiche proprie come la lingua (il portoghese). Dopo il raggiungimento dell'indipendenza nel 1822, nel Paese si sono alternate fasi democratiche a regimi dittatoriali nati a causa degli aspri conflitti interni, delle ricorrenti situazioni di difficoltà econo-mica e anche delle grandissime differenze tra i vari strati della popolazione.

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Dall'età coloniale all'Impero brasiliano Il periodo coloniale Il primo navigatore che esplorò le coste del Brasile fu il fiorentino Amerigo Vespucci, nel 1499, seguito dallo spagnolo Vicente Yáñez Pinzón nel 1500. Vespucci fu il primo europeo a distinguere l'estuario del Rio delle Amazzoni, e raggiunse il cabo San Agustin. La scoperta ufficiale del Brasile avvenne il 22 aprile del 1500, per opera dell'esploratore portoghe-se Pedro Álvares Cabral, che arrivò nella zona dove oggi si trova Porto Seguro, nello Stato di Bahia.La colonizzazione vera e propria ebbe però inizio nel 1532, quando venne fondata la città di São Vicente da Martim Alfonso de Sousa. Nel 1533, il re del Portogallo Giovanni III divise il Brasile in 12 territori (i capitanias) e li concesse a nobili affidatari (i donatários), che di fatto però diventarono signori feudali. Nel 1548, per paura di una secessione, Giovanni III inviò in Brasile come governatore generale Tomé de Sousa, che il 29 marzo del 1549 fondò la capitale São Salvador da Bahia de Todos os Santos. Con l'inizio della colonizzazione ci furono alcuni tenta-tivi di insediamento anche da parte di francesi e olandesi. I francesi, in particolare, tra il 1555 e il 1567, tentarono di stabilirsi nella zona dell'attuale Rio de Janeiro per poi spostarsi dal 1612 al 1614 nell'attuale São Luis. Furono successivamente scacciati.Nel XVII secolo vennero introdotte le coltivazioni del tabacco e special-mente della canna da zucchero, inizialmente a Bahia e successivamente anche a Rio de Janeiro. Questo importante sviluppo dell'agricoltura fu accompagnato dall'arrivo di numerosi schiavi africani, che andavano a sostituire per il lavoro nelle piantagioni le popolazione autoctone, ormai del tutto insufficienti a garantire la sussistenza di un'economia agricola produttiva.Verso la fine del XVII secolo vennero scoperti grandi giacimenti di oro nella regione del Minas Gerais. Nel 1604 gli olandesi guidati da Maurizio di Nassau, attirati dalle ricchezze del territorio, saccheggiarono Bahia e, tra il 1630 e il 1654, si stabilirono nelle colonie costiere del nordeste, dopo aver conquistato la città di Recife, nello Stato di Pernambuco, che divenne la capitale del Brasile olandese con il nome di Mauritsstad. Ben presto si trovarono però in uno stato di continuo assedio, tanto che nel 1661 furono costretti a ritirarsi.

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Fin dall'inizio della colonizzazione portoghese, il Brasile fu teatro di ri-volte e di movimenti di resistenza degli indigeni, che si unirono poi agli schiavi africani. Alla fine del XVII secolo l'arrivo di un sempre maggior numero di coloni dal Portogallo favorì la formazione dei primi movimenti contro la Corona Portoghese stessa. Alcune di queste guerre furono causate dalla crescita economica, co-me la Rivolta di Backman nel 1684. Poco più tardi furono fondati due movimenti che si proponevano di programmare l'indipendenza: la Inconfidência Mineira e la Conjuraçâo Baiana. Il primo nacque dalla minoranza creola nella zona del Minas Gerais: nella seconda metà del XVIII secolo, con la perdita di produttività da parte delle miniere, era di-venuto difficile pagare tutte le imposte che la Corona Portoghese esigeva. Inoltre il governo portoghese aveva imposto la derrama, una tassa che prevedeva che tutta la popolazione, inclusi coloro che non erano minatori, versasse una cifra pari al 20% del valore dell'oro estratto. I coloni insorsero e iniziarono a cospirare contro il Portogallo. La cospirazione si proponeva di eliminare la dominazione portoghese e creare uno stato libero. La forma di governo doveva essere quella della Repubblica, ispirata alle idee illuministe, che si andavano diffondendo in Europa e in particolare in Francia, e che avevano recentemente portato, dopo la guerra d'indi-pendenza americana, alla nascita degli Stati Uniti d'America. I leader del movimento furono però catturati e inviati a Rio de Janeiro, dove furono condannati a morte e giustiziati. La Congiura Baiana, invece, fu un movimento che partì dalla fascia più umile della popolazione di Bahia, e che vide una grande partecipazione da parte di neri e mulatti. I rivoltosi volevano l'abolizione della schiavitù, l'istituzione di un governo legalitario e l'instaurazione di una Repubblica a Bahia. Tra il 1756 e il 1777 il marchese di Pombal attuò una politica riformatrice, accentrando il potere politico-amministrativo nelle mani del viceré (il Brasile era stato costituito in Viceregno nel 1717) a scapito dei donatários e dei Gesuiti che furono espulsi nel 1759. Nel 1763 la ca-pitale fu trasferita a Rio de Janeiro e nel 1775 venne abolita la schiavitù degli indios.

L'indipendenza dal Portogallo Nel 1807, l'invasione da parte delle truppe francesi di Napoleone Bonaparte obbligò il re del Portogallo Giovanni VI a fuggire in Brasile. Nel 1808 il re giunse a Rio de Janeiro, dopo avere stipulato un'alleanza difensiva con l'Inghilterra (che avrebbe fornito la protezione navale du-rante il viaggio). Allo stesso tempo i porti brasiliani si aprirono a nuove nazioni amiche, ponendo fine allo status di colonia del paese.Questo fatto irritò coloro che esigevano il ritorno di Giovanni VI in Portogallo e la restaurazione della condizione di colonia per il Brasile. Nel 1821 il re decise allora di lasciare suo figlio Pietro come reggente del Brasile, mentre egli rientrò a Lisbona. Pietro, nonostante le pressioni dei liberali che tentavano di convincerlo a tornare in patria, decise invece di rimanere in Brasile, nel cosiddetto Dia do Fico (che letteralmente signifi-ca giorno del "io resto", in portoghese "Eu fico").Il Portogallo, che si trovava già in condizioni abbastanza difficili, non poté più conservare il dominio sul Brasile; Pietro (che prese il nome di Pietro I del Brasile) poté allora facilmente dichiararne l'indipendenza il 7 settembre del 1822. Tuttavia, negli anni in cui Giovanni VI risiedeva in Brasile questo allargò i propri confini con la Guerra contro Artigas (1816-1820), che portò all'annessione della Provincia Cisplatina, l'odier-no Uruguay.Mauritsstad la capitale del Brasile Olandese

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26 IL VINOVESE

L'Impero brasiliano Dopo la separazione dal Portogallo il Brasile si trasformò in una monar-chia costituzionale. Pietro I, alla morte del padre, tornò in Portogallo per assicurare la successione al trono a sua figlia Maria II del Portogallo. Il figlio di Pietro I, Pietro II, a soli quattordici anni fu incoronato come nuovo imperatore del Brasile nel 1831, dopo l'abdicazione del padre.

Tra il 1825 e il 1828 si combatté una guerra con l'Argentina per il pos-sesso della Banda Oriental, che si concluse con il raggiungimento dell'in-dipendenza da parte dell'Uruguay (che si era separato dal Brasile per unirsi all'Argentina pochi anni prima). Tra il 1836 e il 1842 si verificò un tentativo secessionista della Repubblica del Rio Grande do Sul, al quale partecipò anche Giuseppe Garibaldi. Dal 1850 al 1852 il Brasile, fattosi sostenitore dei movimenti liberali moderati, si alleò con l'Uruguay e so-stenne una nuova guerra contro l'Argentina contribuendo alla caduta del

Pietro II nuovo imperatore del Brasile.

dittatore argentino Juan Manuel de Rosas.Il 1860 fu un anno di fondamentale importanza per lo sviluppo econo-mico, in quanto si introdusse la coltura del caffè nelle province di Rio de Janeiro e di San Paolo. Nel Sudeste i baroni del caffè superarono così gli antichi coltivatori del cotone e di canna da zucchero, mentre cominciava a farsi sentire anche un notevole afflusso di genti europee che immigra-vano nel paese, soprattutto italiani.Tra il 1865 e il 1870 l'Argentina, l'Uruguay e il Brasile combatterono una guerra contro il Paraguay, che si concluse con la perdita, da parte del Paraguay stesso, delle regioni a nord del fiume Apa. A partire dal 1870 si registrò una notevole crescita dei movimenti repubblicani, che nel 1888 ottennero l'abolizione della schiavitù. Nel 1889, infine, scoppiò una rivoluzione incruenta che costrinse Pietro II ad abdicare: venne proclamata la Repubblica, e si adottò la Costituzione federale. Il passaggio dalla Monarchia alla Repubblica era così ultimato, senza alcun ricorso alla violenza. La famiglia imperiale, infatti, poté in tutta sicurezza tornare in Europa.

Dall'istituzione della Repubblica ad oggi

La prima fase repubblicana Deodoro da Fonseca, che aveva guidato il colpo di stato del 1889, diven-ne il primo presidente del Brasile. Per il nuovo stato si scelse come nome quello di Repubblica degli Stati Uniti del Brasile, che fu poi cambiato in Repubblica Federale del Brasile. Dal 1894 al 1930 la presidenza si alter-nò, con alcune eccezioni, tra i due stati principali, quello di San Paolo e quello del Minas Gerais. In questo periodo il sistema economico del Brasile poggiava soprattutto sull'esportazione del caffè, coltivato nella zo-na di San Paolo, e sulla produzione di latte, nel Minas Gerais, tanto che la politica di questi anni fu definita come la politica del caffelatte. Verso la fine del XIX secolo il caffè divenne il primo prodotto di espor-tazione del paese superando lo zucchero, e favorendo così una grande crescita economica. Tuttavia tra il 1926 e il 1930 si registrò un crollo dei prezzi del caffè e una conseguente depressione economica alla quale fe-cero seguito violente agitazioni sociali.

L'età di Vargas Nel 1930, Getúlio Vargas, rappresentante dell'opposizione al regime oli-garchico dei grandi proprietari terrieri di San Paolo, perde le elezioni presidenziali in elezioni caratterizzate dalla frode.Il risultato delle elezioni scatena un movimento rivoluzionario che riesce a destituire il governo. Vargas diventa allora presidente della Repubblica. Nel 1931, avendo riunito molti poteri nelle sue mani suscitò l'indigna-zione degli oppositori, in massima parte esponenti della classe media paulista. Nel 1934, allora, messo sotto pressione, fu costretto a promulgare una Costituzione democratica, con la quale concesse, tra l'altro, il diritto di suffragio alle donne. Nel 1937 Vargas, avendo sciolto il Congresso Nazionale e i partiti, e avendo revocato molte delle libertà dei singoli individui, instaurò una dittatura (quella del cosiddetto Estado Novo) di ispirazione fascista, che durò fino al 1945. Nel 1942, sotto la pressione degli Stati Uniti d'America, Vargas dichiarò guerra alle potenze dell'Asse e un corpo militare brasiliano fu inviato a combattere in Italia e in Nordafrica. Nel 1945 Vargas fu deposto da un colpo di stato militare che impose l'adozione di una nuova Costituzione,

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democratica e federale. Tra il 1950 e il 1954 Vargas fu rieletto alla presi-denza e si verificò una nuova svolta nazionalista e radicale. Tuttavia nel 1954 le forze militari conservatrici gli si rivoltarono contro, e lo statista si suicidò.

Il periodo populista In seguito alla fine della dittatura di Vargas e alla promulgazione della nuova Costituzione Federale del 1946, il Paese visse, tra il 1946 e il 1964, una fase storica durante la quale si susseguirono più governi demo-cratici.

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Nel gennaio del 1956 fu eletto il social de-mocratico Juscelino Kubitschek, ex governa-tore del Minas Gerais, ed ebbe inizio un perio-do di forte industrializ-zazione e di imponenti lavori pubblici, come la costruzione della nuova capitale, Brasilia, nel 1960. Si registrò tuttavia un netto peggioramento della situazione finanzia-ria, con forte inflazione e raddoppio del debito estero. Tra il 1961 e il 1964 ci fu la presidenza di João Goulart, del partito cri-stiano democratico, che cercò di fronteggiare la crisi economica pro-muovendo una riforma agraria e la nazionaliz-zazione delle compagnie petrolifere. Juscelino Kubitschek è stato con-siderato la seconda per-

sonalità di origine zingara, dopo Washington Luís, a raggiungere il posto più alto del governo brasiliano. Suo nonno materno, Jan Kubíc ek, è nato a Tr ebon Boemia (Repubblica Ceca) ed era zingaro dell'etnia Rom.

La dittatura militare Il colpo di stato militare del 31 marzo 1964 destituì João Goulart e in-staurò un regime dittatoriale. Il primo presidente militare ad essere elet-to fu il maresciallo Humberto de Alencar Castelo Branco che sciolse tutti i partiti politici e inaugurò la dittatura detta dei gorillas, adottando una politica di liberismo economico che causò l'accentuarsi delle sperequa-zioni sociali. Nel 1969 salì alla presidenza il generale Emílio Garrastazu Médici, che diede inizio ad una nuova fase di incremento industriale ed economico, facendo parlare di un miracolo economico brasiliano che però si spense successivamente con la crisi petrolifera del 1973. Dal 1974 al 1979 la

presidenza passò a Ernesto Geisel che dichiarò legale solo il Partito del Movimento Democratico Brasiliano (PMDB).Dal 1979 al 1985 fu in carica il presidente João Baptista de Oliveira Figueiredo: egli promulgò una legge elettorale che rese legali tutti i partiti politici tranne quello comunista, e praticò una forte riduzione dei salari atta a frenare la spinta inflazionistica. Essa, però, portò allo scatenarsi di grandi manifestazioni di piazza che furono represse con la forza (1980). Il periodo della dittatura militare finì nel 1984, con le grandi manifesta-zioni di Rio de Janeiro e San Paolo: il governo militare fu da esse costret-to a concedere il ritorno ad elezioni democratiche, che la popolazione reclamava.

(continua nel prossimo numero)

Paola Alessandra Taraglio

Nb. I siti dai quali sono stati tratte alcune informazioni per la stesura di quanto scritto sono in parte riconducibili a Wikipedia ed in parte ai siti brasiliani che illustrano il Paese oltre a www.bauducco.com.br dal sito dell’Instituto Brasileiro de Geografia e Estatística (I.B.G.E), dai siti che riportano la composizione della popolazione attuale ed infine da siti strettamente legati al turismo.

JUVE, STORIA DI UN GRANDE AMORE

Simili a degli eroi, abbiamo il cuore a striscePortaci dove vuoi, verso le tue conquisteDove tu arriverai, sarà la storia di tutti noiSolo chi corre può, fare di te la squadra che sei.

Juve, storia di un grande amore Bianco che abbraccia il nero Coro che si alza davvero, per te

Portaci dove vuoi, siamo una curva in festaCome un abbraccio noi, e ancora non ci bastaOgni pagina nuova sai, sarà ancora la storia di tutti noiSolo chi corre può, fare di te quello che sei.

Juve, storia di un grande amore Bianco che abbraccia il nero Coro che si alza davvero, solo per te È la juve, storia di quel che sarò Quando fischia l’inizio Ed inizia quel sogno che sei

Juve, storia di un grande amoreBianco che abbraccia il neroCoro che si alza davveroJuve per sempre sarà

Juve, storia di un grande amore Bianco che abbraccia il nero Coro che si alza davvero Juve per sempre sarà Juve, juve per sempre sarà Juve, juve per sempre sarà

Un tifoso

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28 IL VINOVESE

l'obolo, ripetendo all'infinito la for-mula rituale: "Ci raccomandiamo al vostro buon cuore" e sgranocchian-do un "Grazie, signore" ad ogni monetina che tintinnando cadeva nel piattino della questua.Un'ora e mezza, non di più, durava il divertimento, poi tutti tornavano a casa, ridendo ancora delle battute udite poco prima, o forse pensando già alle fatiche che li aspettavano il giorno successivo: "al lavoro usato ciascuno in suo pensier farà ritor-no" cantava due secoli fa il grande poeta Giacomo Leopardi.

Ludovico Griffa

salvo che per i privilegiati seduti suille panche, due o tre volte per sera, dopo che il clown fungente da speaker aveva ridancianamente esortato a mettere "una mano sul cuore e l'altra al portafoglio", si faceva faticosamente strada tra gli spettatori in piedi qualche fanciulla della compagnia, indossante una sgargiante e non sempre immaco-lato tutù da ballerina, per chiedere

illuminazione di quelle lampade.Quando il loro numero sembrava sufficiente, cominciava lo spetta-colo: due o tre ginnasti si esibivano a torso nudo in modeste acrobazie - sempre le stesse, qualunque fosse la compagnia di turno -, interval-late da qualche scambio di finti ceffoni tra goffi clown e da qual-che gag fatta sempre di situazioni, trasparentemente equivoche, e di doppi sensi, un po' scurrili ma non morbosi, caratteristici del realistico gergo contadino, di una ingenuità e ripetitività sconcertante, ma tale che suscitava grasse e sonore risate tra gli spettatori.Ne ricordo qualcuna, che mi fa ancor oggi sorridere per intenerita simpatia: un clown sedeva in un angolo dell'arena e si metteva a soffiare in una stridula trombet-ta; arrivava il capo e lo investiva con un categorico "Qui non si può suonare"; al che egli si spostava e andava a suonare dieci metri più lontano; e l'azione si ripeteva alcu-ne volte fino ad esaurire tutto il giro dell'arena.Altre volte uno prometteva di mo-strare senza veli "Virginia al bagno" cercando di suscitare la pruriginosa curiosità degli spettatori; poi, dopo infinite e accattivanti promesse di chissà qualche lussurioso godimen-to, chiamava in scena un suo col-lega con una bacinella, un "grilet", piena d'acqua in cui era immerso un "Virginia", il sigaro che allora faceva concorrenza al Toscano, la puzzolente "Tuscana".Tutti sapevano in anticipo, per averlo visto tante volte, il deludente esito del numero, ma al momento sembravano veramente incuriositi nell'attesa.Lo spettacolo si snodava su questa falsariga e gli spettatori si mostra-vano divertiti.Siccome tutto si svolgeva all'aper-to, sotto il luccichio delle stelle, senza recinti o sbarramenti, non si pagava alcun biglietto di ingresso,

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ricordando i ciarlatan in piazzaQualche tempo fa, rievocando i modesti svaghi dei vinovesi dei tempi passati, quando il pensiero preminente non era la ricerca del modo di riempire il tempo libero, ma il lavoro duro e prolungato della quotidianità, ho dimenticato di descrivere uno dei momenti che segnavano il collettivo relax di allora: lo spettacolo all'aperto dei saltimbanchi, i ciarlatan.Non quello pretenzioso dei piccoli circhi equestri di provincia, che capitavano in paese assai di rado, con ginnasti di un certo livello, cavalli e qualche fiera addomesti-cata, un po' imbolsita, e clown, più o meno spiritosi; ma le modeste e ripetitive prove di poveri diavoli, i quali stentatamente cercavano di sbarcare il lunario esibendosi all'aperto in piazza, senza montare padiglioni, tende o gradinate.Arrivavano sporadicamente, senza preavviso propagandistico, su un traballante furgone, (na caravana), tirato da un ronzino spelacchiato; sistemavano in fondo alla piazza, vicino alla "bialera", quattro pan-che malferme e rizzavano due pali con una traversa, a cui appendere i trapezi, i "balansin", per i con-sueti esercizi dei ginnasti, dopo aver sparso un po' di sabbia per simulare un'arena, e la sera stessa dell'arrivo davano inizio al loro spettacolo, preannunciato a gran voce solo qualche ora prima con un giro per le vie del paese, a piedi e senza megafono.Dopo cena si accendevano le fu-miganti lampade ad acetilene; sul-le panche scheggiate e sconnes-se prendeva posto una ventina di spettatori - non di più perché i posti erano pochi - mentre gli altri la maggior parte, si sistemavano in piedi attorno alla pretesa arena, autoschiaffeggiandosi in continua-zione per scacciare le noiose e fastidiose zanzare e le "farfatule", cioè le falene, attirate dalla fioca

SOLOSono ancora qui, solo.Solo nella piazza assolatadi questa cittàche non mi conosce,che non è la mia. Sono solo,nessuno che mi dica una parola,nessuno che mi guardi con affetto.Aspetto seduto il lavoroche mi attende,che non mi farà pensaree s’avvicina l’ora del ritorno.Il sole è forte,nella piazza passano i ragazzi che vanno a scuola,le ragazze che passeggianoprovocanti,coppie felici astratte dal mondo.Io sono la nota stonatain questa bella piazzapiena di tenero verde,calma e silenziosa come poche.Io sono solo,non aspetto nessunoe nessuno m’aspettain questa città.Dolce, cara Bolognatra cinque ore poserò ancora i piedisulla tua accogliente terrae tornerò alloraad essere qualcuno,non più una cosa inutileed abbandonata.Qualcuno m’aspettalì, a Bologna.

Mario BernardiVinovo (TO)

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29IL VINOVESE

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nella provincia di Torino garantendo sempre il

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RIMEMBRANZAQuante parole non dette,cullavano i tuoi sogni,mentre guardavi la lunatra gli ulivi, aspettandoche il tempo li pettinasse.I tuoi sogni acerbi, comele tue dita, stringevial petto, mentre scalzacorrevi tra il granoin cerca di lucertole.Quando, seduta sui muridi pietra, parlavi del padretuo allontanarsi all’alba.Poi, col tempo, al tramontoseduto sulla pietra di casa,stringeva tra le sue mani,cotte dal sole e dalla terra,il suo bastone e le tue mani.Ora quelle parole restanonei ricordi e sono i tuoisilenzi, la solitudine chebrucia al chiaro di luna.

Giovanni CianchettiGrugliasco (To)

Nei giorni 29 e 30 giugno 2013

protezione civile di Vinovo:esercitazione in diretta

Automezzi della Protezione Civile di Vinovo davanti alla sede di piazza 2 giugno.

Il Gruppo Comunale di Protezione Civile di Vinovo, organizza un'eser-citazione di gestione dell'emergen-za, al fine di verificare le proce-dure operative inserite nel piano comunale e testare le attrezzature in dotazione per fronteggiare even-tuali calamità naturali e antropi-che che si verificassero nel nostro Comune.Nei giorni 29-30 giugno verrà al-lestito un campo base, presso il Centro Polifunzionale (indicato nel piano comunale di Protezione Civile, come centro raccolta in ca-so di calamità naturali), in Piazza Falcone e Borsellino, dove sarà allestito e attivato un Centro rac-colta sfollatiPer partecipare attivamente a que-sta esercitazione, bisogna iscriver-si personalmente, presso la sede della Protezione Civile di Vinovo, in piazza 2 Giugno.Per ulteriori chiarimenti contat-tare il responsabile del Gruppo Comunale di Protezione Civile, cell. 3204352498 nelle ore di uf-ficio.

CI HANNO lASCIAtI...

Il 22 marzo ci ha lasciati Pietro Marengo nato a Torino l’11 febbraio 1926. A causa dei bombardamenti della II guerra mondiale si trasferì da Mirafiori a Vinovo dove il 22 ot-tobre 1950 convolò a nozze con Antonietta Ardusso, la panettiera di via Marconi. Ha de-dicato tutta la sua vita alla famiglia e al lavoro facendo il camionista inizialmente con lunghi viaggi all’estero e in Italia per la ditta Gioda. Donatore AVIS da moltissimi anni, nel periodo della pensione ha fatto il volontario barista presso l’associazione “Insieme per” e si è de-dicato alla cura dell’orto, trascorrendo le ore libere con gli amici in piazza. Lascia un vuoto

incolmabile, ma soprattutto lascia l’esempio di come si possa vivere con rettitudine e sobrietà.

Pietro Marengo

Lo scorso 9 maggio è mancato presso l'Ospe-dale di Chieri Bozzer Giovanni alla bella età di 97 anni. Negli ultimi mesi la salute (già provata da anni di dialisi) era andata peggiorando causandogli diversi ricoveri ospedalieri. "Gioanin" era nato in Friuli nel 1915. Nel 1938 era emigrato in Piemonte ed in paricolare a Vinovo dove aveva lavorato presso le cascine Ronco (Tetti Berta) e Migliano. Nel 1943 venne richiamato alle armi e nel settembre di quell'anno fu deportato al lavoro coatto in Germania.

Finita la guerra era tornato in Friuli dove, dopo il matrimonio con la si-gnora Gemma, non si era fermato ma era ritornato a Vinovo, andando ad abitare presso il fratello. Qui aveva lavorato come aiuto camionista nella ditta Gioda e successiva-mente in alcune piccole aziende torinesi fino all'età pensionabile. Si impegnò quindi nei servizi parrocchiali come l'aiuto alla cognata Neta Gioda per la vendita dei giornali cattolici sul sagrato della Chiesa e per le grandi occasioni di festività religiose don Gerardo era solito chiamarlo per suonare le campane a "baudetta" cioè a festa. Di carattere buono e di serenità d'animo, lo scorso anno aveva perso la sua cara Gemma. I figli Adriano e Piera ed i nipoti lo avevano amorevol-mente seguito fino all'ultimo giorno.

Giovanni Bozzer

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30 IL VINOVESE

Labartino Antonio nato il 23 maggio 1945 a Corato (Ba).Nel lontano 1954 emigrò dalla Puglia a Torino con le sorelle in cerca di lavoro, frequentò la scuola di avviamento professionale e, all’età di 15 anni iniziò a lavorare come elettricista e lo fece per tutta la vita con grande passione. Nel 1966 iniziò a frequentare Vinovo lavorando nell’industria dei fratelli Bertero ed è lì che un giorno per guardare una ragazza si diede una martellata su di un dito, e quest’ultima corse prontamente in suo soccorso offrendole un cerotto, ed è proprio lì che tra i due scattò una scintilla, ma non quella elettrica. Antonio

e Silvana si sposarono nel luglio del 1969 e dalla loro unione nacquero due figlie Katia e Silvia. Tony si è subito inserito e fatto voler bene dai Vinovesi, anche se inizialmente il “Terrone” era un po’ additato, ma lui parlava così bene il dialetto piemontese che nessuno credeva alle sue ori-gini meridionali.Mi ricordava spesso quando costruivano il vecchio campo sportivo dietro il Chisola, solo lui riusciva a salire così in alto, con la sua scala lunghis-sima, per cambiare le lampade. Sempre pronto con il Signor Barberis Carlo, suo titolare, a lavorare anche il sabato perché per loro era un gior-no come un altro. Dopo tanti anni da dipendente formò una società di impianti elettrici insieme a tre soci che portò avanti con grande impegno e dedizione sino al 1999 ora della pensione.Negli anni successivi realizzò il suo più grande desiderio, acquistare una casetta in campagna dove trascorrere il tempo libero.Nel 2003 la sua salute iniziò a vacillare e per ben 10 anni ha combattuto con grinta e coraggio contro questo male oscuro, ma alla fine ha vinto chi era più forte di lui così ci ha lasciati il 4 marzo.Antonio è stato, nel 1981, uno dei fondatori della Famija Vinovèisa la quale porge alla famiglia le più sentite condoglianze e i ringraziamenti per l’offerta devoluta a favore del restauro della Chiesa di S. Croce.Il saluto, letto in Chiesa al termine della S. Messa, dalla figlia Sivia a no-me della famiglia:Ciao papà , te ne sei andato così improvvisamente e in silenzio che ci hai lasciato tutti sgomenti e addolorati.Era nel tuo stile, silenzioso ma presente per tutti, per i tuoi amici, i tuoi parenti, la tua famiglia. I nostri cuori sembrano schiacciati da un ma-cigno, da un dolore che ti toglie ogni respiro e ogni forza. Avevi ancora tante cose da fare ma purtroppo la tua malattia ha avuto il sopravven-to e ti ha portato via. Pero' tu sarai sempre con noi, lo sappiamo. Ora sei in un mondo dorato insieme a tanti altri tuoi amici, insieme a zio e ai nonni, che hai chiamato molto in questi giorni e loro ti hanno ascol-tato e sono venuti a prenderti. La nostra unica consolazione è che ora non soffri più ma ci guardi da lassù in pace.Sarà molto duro non vederti e non sentirti più, perche' sei stato un bra-vo marito un buon padre e un ottimo nonno.Hai amato moltissimo il tuo lavoro e lo hai svolto sempre con onestà ancora la settimana scorsa parlavi dei tuoi "ragazzi", e dicevi "sai sono venuti i miei ragazzi" e sembrava che parlassi dei tuoi gioielli piu' cari con grande orgoglio.Domenica parlavamo e dicevi che volevi tornare a casa a Sommariva, non hai fatto in tempo.Ma tu sarai sempre qui ovunque noi siamo perchè tutti ti portiamo nel nostro cuore.

La tua famiglia.

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Antonio Labartino

Lo scorso 28 marzo è mancata Zaveria Peirotti vedova Alessiato di anni 88. Originaria di Vigone era venuta ad abitare a Vinovo con la numerosa famiglia negli anni '30 dello scor-so secolo. Poi nel 1946 dopo il matrimonio con Giacomo “Lino” Alessiato era andata ad abitare nella cascina della famiglia del marito in via San Sebastiano ( odierna don Mazzolari) dove nacquero Maria Teresa e Giovanni. Zaveria, che era di buon carattere e simpati-ca con tutti, era molto conosciuta in Vinovo. Ultimamente dopo la scomparsa del caro mari-to si vedeva ogni tanto per il paese e con tutti scambiava due amichevoli parole.

Lo scorso mese di aprile è improvvisamente mancato Tiziano Rossi di appena 44 anni pres-so la propria abitazione di Torino. Fin da giovanissimo era entrato a far parte dell’ARCI operando nel settore socio cultu-rale con grande responsabilità ed umanità. Nel 1999 venne eletto consigliere comunale nell’ultima amministrazione del Sindaco Gamba. Si fece da subito voler bene e stimare per la sua onestà e sincerità in tutte le cose inerenti la carica. Trasferito a Torino, perché aveva vinto un importante concorso presso l’Amministrazione Comunale di tale città, si era poi sposato con

il suo grande amore Sonia. Negli uffici comunali seppe conquistarsi stima e rispetto per la sincerità e bravura nell’affrontare e risolvere le cose. Molti vinovesi si rivolsero a lui per risolvere casi lunghi e burocratici. La fulminea scomparsa ha gettato nello sconforto più totale i cari genitori e l’adorata moglie. Alla famiglia è stato di grande conforto la testimonianza e vicinanza di tanta gente sia di Vinovo che di Torino. Nel mondo più giusto dell’ aldilà sicuramente c’è anche Tiziano.

Era nata nell’aprile del 1931 proprio a Vinovo e qui ha sempre vissuto, lavorato ed abitato.Da giovane aveva frequentato una scuola di taglio e cucito che gli aveva permesso di impa-rare a fare la camiciaia.Tra la metà degli anni '50 e la metà degli anni '90 la sua attività non ha avuto soste; in molti a Vinovo si sono rivolti a lei per trovare la loro “soluzione su misura”.Nel '63 si era sposata con Vincenzo Rena che l’ha accompagnata fino al 1995.Ora sono per sempre insieme.Lo scorso 24 marzo un malore, inaspettato e fatale, le ha impedito di salutare il suo adorato nipote Vittorio.

Zaveria Peirottivedova Alessiato

Tiziano Rossi

Domenica Ferrerovedova Rena

La Famija Vinovèisa unitamente alla redazione de “Il Vi no vese” porge le più sentite con doglianze alle famiglie dei defunti.

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All'asilo delle "suore" di Candiolo

ricordi d'infanzia: sguardo sul mondo di alloraEra un giorno qualunque di novem-bre dell’ anno 1942, i primi anni di una lunga guerra: io avevo 14 mesi e, in quella fredda mattina, durante la prima messa delle ore 6, la mam-ma mi portò in chiesa per affidarmi alle mie nuove balie, allora non si chiamavano ancora “baby-sitter”!Ed erano addirittura quattro: Suor Cherubina (suora assistente) - Suor Eunice (la cuoca) - Suor Patrizia (maestra alle elementari) e una giovanissima, solare Suor Rosa, da pochi mesi a Candiolo, quella che sarà per tanti anni e per tanti bam-bini il nuovo idolo.Inizia così, un’avventura meravi-gliosa, indimenticabile, quella vis-suta all’asilo delle “Suore!

Erano anni difficili, non esistevano ancora le merendine, nel cestino c’erano solo due o tre noci e un pezzo di pane, ai piedi avevamo gli zoccoli con le punte ricoperte dai “ciapin” per non consumarli trop-po… ma andavano così bene a fare la “sghiarola” sulle “doire” gelate!Si giocava con poco: pezzetti di carta che portava la Signora Tina Paravia, imparavamo a memoria, seduti “a braccia conserte” sulle banchette, le filastrocche e, cosa molto importante e fondamentale, le “orazioni del mattino e della sera”. Ma soprattutto si mangiava!All’ora fatidica, il salone diventava un refettorio: i soliti maschietti più robusti, aiutati da Suor Rosa, dispo-

nevano le plance con il “buco”, ai lati le lunghe panche ben allineate e poi, finalmente, Suor Eunice e Suor assistente passavano a distri-buire, nelle scodelle, la minestra fumante!Il menù non era molto vario: mi-nestra di riso, oppure, unica al-ternativa fagioli e maccheroni, o viceversa, dipendeva se c’erano più maccheroni o fagioli! Per dissetarci non c’era il proble-ma: un bel secchio d’acqua in mez-zo al refettorio, e in estate sotto i castagnè, con un bel “casul” di rame: si pescava letteralmente fino a toccare il fondo! (e non vi dico cosa c’era alla fine della giornata in fondo a quel secchio!)

SáIRA E ‘NCHEUNa vòta, a Praròrm i jë stàva màch ij Prarormèise ‘r masnà, quandi ch’i ‘ndàvo a scòra,i parlàvo piemontèis.Ër maestre i r’àvo o sò da fépër mosteje r’Italian:an neuv parlé.An bel di i-i é ruvàje véneti e taron:ant ër cassin-e sti-lì ‘ndàvo da garson;peu dòp a ra Fiat i son andà coj meridionàje ‘r soe famije i son adatàsse ai nòstri travàj.A scòra i r’han mandà ‘r soe masnà,che da cole ‘d Praròrm i son stà bin acetà,mà adess ant rë scòre i na i-é ‘d tuti ij colore, con ij nostri scoré bin mës-cià,i ‘mpàro cò lor a vive ant ra nòstra società.I son mòro, cingalèis, e marochin,albanèis, romen e tunisin:i cheujo ij frut dr’esperienseche ra vita dij nòstri vej a r’ha lassà,sansa dësmantié ij pòst d’anté ch’i son ruvà.Vromje bin a se masnà,che, da tant lontan, i ruvo ant ij nòstri leu,mà che ‘d Nossgnor, parèj ‘d nojàiti,i son cò fieu.

Antonina GalvagnoMonteu Roero (Cn)

SEI LONTANO DAI MIEI OCCHI MA ...Ogni mattina nel ridestarmi caro papàil primo pensiero è per te che stai lassùm’hai lasciata una domenica di qualche mese fae da quel giorno gli occhi miei non ti videro mai più Una lunga sofferenza ti ha prostrato mai però ti ho sentito imprecare fino all’ultimo con te io ho sperato di vederti la salute riacquistareOgni sera guardo il cielo e se limpido e stellatoquasi pare di poterti ancor vedereper spiegarti quanto io ti abbia amatoe sentire che mi dici: figlia mia vai avanti, non temere Sei lontano dai miei occhi, ove ti trovi non ti vedo hai percorso fino in fondo la tua via sei felice oso pensare, così credo la nostra fede lo proclama e così m’auguro che siaSei lontano dai miei occhi questo è verosolo in foto or ti posso ancor guardaresul futuro fino ieri così nerotorna piano una lucina a brillare Sei lontano dai miei occhi ma vicino al mio cuore dentro al quale ogni ricordo sta racchiuso questa lucina che rischiara è il tuo amore grazie papà per avermi così amata e mai illusa

Gabriella SavarinoVal Della Torre (To)

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Redazione: Gervasio Cambiano, Vera Miletto Scuero, Mario Bernardi, Maria Grazia Brusco, Giovanna Franchino, Fabrizio Franzoso, Michelina Alessiato,Tersilla Sola.Progetto grafico: Giovanni AlessiatoFotocomposizione: Foehn s.n.c.- TorinoStampa: Stargrafica - San Mauro - Towww.famijavinoveisa.ite-mail: [email protected] con il contributo della Provincia di Torino

Candiolo. Suore e bambini dell'Asilo davanti al corteo di un funerale.

L’ultimo anno d’asilo era fondamen-tale, imparavamo a fare le “aste”, ma anche a scrivere; molto attesa la Processione del Corpus Domini: era quasi un privilegio partecipare vestiti da paggi e da angioletti!Un’altra occasione importante era-no i funerali: si accompagnava il defunto dalla casa al cimitero.Quando si ritornava la ricompensa era una caramella ciascuno!Ma in un giorno particolarmente freddo, erano presenti il beneamato Professor Marco Biglia, con la sua dolce metà Maria d’ Ciardulin, che inteneriti nel vedere tanti nasini rossi e gocciolanti, decisero su due piedi di fornire a tutti i bambini berretti di lana e calde mantelline!Sicuramente da quel giorno le pre-ghiere dei bambini dell’asilo diven-tarono più incisive e consistenti per “l’anima che Tu hai chiamato all’eterno riposo”!!Ma gli anni passano, si iniziavano le elementari ma, noi imperterriti

continuavamo a frequentare l’asilo delle “suore”! Al giovedì, giorno di vacanza si ritornava, così, per dare una mano a Suor Rosa e a Suor Cherubina. Qualcuno, come Felice del “can-tun”, era diventato quasi un facto-tum per le suore, e lui durante la vacanze spediva loro le cartoline “Alle gentili Signorine…….!”E poi alla domenica c’era l’orato-rio: dopo il vespro si andava tutte all’asilo per giocare, sotto la regia

esperta della “Sistente” si prova-vano le commedie e le farse che venivano rappresentate alla dome-nica pomeriggio davanti ad un folto pubblico!Ora con gli anni tutto è cambiato: l’asilo è diventato più bello e fun-zionale, ma noi figli della guerra, lo ricorderemo sempre con nostalgia, perché per noi è stata una grande lezione di vita!

Angioletta Lanzetti

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