Cosa mi aspetto ora

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Romano Amodeo Cosa mi aspetto ora

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Riflessioni sulla vita e le aspettative dell'autore, in quel momento vissuto

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Romano Amodeo

Cosa mi aspetto ora

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Scritto a Saronno, di ritorno dall’Ospedale San Liberatore di Atri2

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Cosa mi aspetto? E Perché? Mi aspetto che tutto prosegua come avevo previsto.Avevo previsto una paralisi di 14 giorni, e c’è stata: ricoverato

presso il reparto psichiatrico dell’Ospedale San Liberatore di Atri ho su-bito la paralisi dei miei movimenti verso l’esterno del Reparto; avevo poi previsto la morte esattamente tra le 10:3 e le 11:3 del giorno 4 giu-gno e c’è stata l’iniezione di ALDOL, che mi ha creato tutto lo scon-quasso venuto dopo.

Di questo devo parlare.E’ stata una vera e propria vuotatura di me stesso. Questa iniezione,

per come la si intende nel gergo, “riparerebbe il cervello” in coloro che sia ammalato e bisognoso. Negli ltri? In quelli sani, che cosa produce? Produce il distacco della volontà e del benessere dalla personalità di chi è costretto a questa terapia.

Sono veramente nella condizione di chi sia stato dissociato da se stesso, per cui se questa non è intendibile come una morte dell’io, io non so che cosa potrebbe esserlo di più.

Il mio io attivo è infatti morto. Mi sento come uno “zombi”, un ca-davere vivente, che soffre tutta la difficoltà di essere ancora laddove non potrebbe.

Oggi che io scrivo queste memorie lo faccio per cercare a tutti i co-sti una sopravvivenza del mio io, in tanto scollamento tra la volontà e l’azione. Ma mi costa infinito sforzo, perché la mia mano e il braccio de-stro traballano e per digitare sui tasti del portatile, che sono più piccoli di quelli di una tastiera normale, io spendo una grande fatica.

E’ il giorno 21 di giugno e sono già 17 giorni che sono davvero “morto” nel senso che vi ho detto, svuotato di intenzioni forti, di energia e di tutto quanto ha sempre connotato la mia vita.

Ho avuto la forza di assistere mia madre malata di demenza senile per 10 anni e ora che devo assistere solo me, mi manca ogni forza. Que-sta che trovo per scrivere deriva solo dal tentativo di lottare per il so-pravvento di me stesso: le ore non passano mai e se non le impiego con attività forti, che abbiano il potere di sollecitare energie di riserva, io sono avvero lasciato senza ogni altra carica vitale.

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Cosa mi aspetto, allora, per il 7-7-007, alla “resurrezione” che già prima avevo previsto?

Innanzitutto la fine di questa agonia lenta ma implacabile. 33 giorni di “assenza” a me stesso, se non voglio usare il termine di “morte” a me stesso, che potrebbe sembrarvi troppo forte, ma non lo è, sono davvero tanti.

I 16 che mancano sono un numero bello e pieno. Intanto tra ieri ed oggi ho superato la metà e mi sono decisamente avvicinato alla meta…

17 passati da una parte contro i 16 da passare sono un buon passo verso la “resurrezione” da questa lenta ma implacabile agonia.

Già uscirne incolume sarebbe un successo strepitoso. Infatti il moto parkinsoniano del braccio destro rischia di essere una conseguenza colla-terale sgradevole, e potrebbero anche restarmi dei residui…

Ma le mie attese non sono su questo versante, bensì su quello che riguarda il benessere di tutti e non solo il mio. Io non sto facendo tutto questo per me, ma per Dio, il che significa per il bene di tutto il popolo in cui Dio si è calato imprigionandovisi e da cui io desidero liberarlo e farlo “resuscitare”.

Io mi attendo cose che riguardino il bene altrui, ma a partire anche da un segno celeste di vittoria fatto conoscere da Dio a proposito del per-sonaggio in cui Dio si è senza dubbi calato, facendosi da lui riconoscere, ossia dal mio, da me.

Cosa in concreto?Ne ho scritte tante che puntualmente si avverano solo poi come Dio

vuole e quasi mai come io ho previsto alla lettera che sono un po’ restio, a questo punto, a fare ancora gesti da profeta.

Certamente profetizzo la data 7-7-007 come quella della “Libera-zione” del Dio in me, intanto, dal mio attuale supplizio. E, poi, che la gente se ne possa accorgere da gesti fatti da Dio, eclatanti come lo furo-no il crollo delle due torri gemelle, o la guerra contro il Paradiso terrestre storico o quella contro il Paradiso terrestre della Natura, il giorno dello Tsunami che sancì il divino riconoscimento di Gesù come “il sole della croce” (T sun am I, sono il sole della croce) ed anche il mio come quel doppione la cui vita quel dì aveva esattamente 22.222 giorni più l’unità nella trinità della complessità di Dio, ossia +222 volte il 10 che è l’em-blema di Dio.

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Devo attendermi cose notevoli e a livello mondiale, ma non voglio seguitare a dir prima “cosa siano”, per non correre più il rischio di cla-morose smentite che poi non smentiscono nulla ma solo la forma delle mei previsioni e non la loro sostanza.

La mia paralisi e la mia morte per 33 giorni, che sarebbe iniziata tra le 10:3 e le 11:3 del 4 giugno 007 ci sono state e vi ho spiegato bene con che cosa hanno coinciso.

Ma se ho iniziato questo libro, più per vincere attimo per attimo ogni istante rispetto a questa morte, occorre anche che io scenda meglio nel dettaglio, per quanto io assuma ogni prudenza.

Pertanto inizierò parlandovi di che cosa avevo scritto in preceden-za.

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Cosa avevo previsto prima.

Lo vediamo ora, brevemente.La cosa più decisa che avevo scritto è che 12 miliardi di testimoni

sarebbero passati da un versante della vita considerato oggi della “morte” a quello della nostra vita, tanto che il 7-7-007 nel mondo sareb-bero state contenute per un giorno la bellezza di 18 miliardi di persone viventi.

Il perché?Avrei avuto 12 apostoli io pure, ma espressi nella scala di 10 eleva-

to a 9, quella relativa alla potenza 10 di Dio rispetto al massimo che è 10 elevato a 10.

Ora, che vedo come Dio mi ascolti ma poi agisce alla chetichella, in modo non visibile ad occhio nudo, che significato devo dare a questa “esagerazione pazzesca” di 12 miliardi di resuscitati?

La mia domanda è: “12 miliardi di risorti potrebbero essere TUTTI gli uomini finora esistiti?”

Perché se così fosse questo numero significherebbe che TUTTI i morti saranno CONSIDERATI risorti, una volta che sia affermata da Dio la verità predetta con la mia voce: che la morte non esiste.

Se Dio agisce in un modo SUO IMPREVEDIBILE ma appoggia decisamente le verità fatte dire a me, ecco che quel giorno 12 miliardi di morti tornano a vivere metaforicamente, ma veramente.

Io sono certo, certissimo che la morte non esiste. Dio me ne ha dato anche la prova reale quando fece morire Sabato Lingardo e fece in modo che la mia mamma demente si presentasse come un incredibile filo del telefono tra i due mondi opposti tra loro, lei che li occupava entrambi e poteva far da magico e naturale tramite.

Se tutti gli uomini, il 7-7-007 inizia un qualcosa che gli faccia ave-re la mia stessa certezza, allora sarebbe come se 12 miliardi di morti, os-sia tutti quanti i 10 elevato a 10 che compongono la vita cessano di esse-re divisi sui due fronti della vita e della morte ed appartengono tutti uni-

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ficati nella stessa complessità della vita dei 10 elevati a 10 miliardi di persone viventi, come tutto il complesso anche della vita umana.

Altra previsione ha riguardato tutta una serie di morti risuscitate, persona per persona… ma rientrano nelle totali già viste prima.

Poi ci sono eventi per cui avevo pregato da sempre Dio: la vista per il mio amico Tommi Urbani, le braccia per Del Grossi ed Alio, la vista per il mio amico Missionario Gigi Bernareggi, reso cieco in un occhio…

Poi a Saronno il duplicato della Cattedrale del San Pietro in Roma, da dedicare a San Polo.

Poi, poi, poi… faccio fatica a rintracciare nella memoria tutte le “cose precise” che chiedevo, e, in questa condizione di sforzo, non se-guiterò a fare questo elenco.

Ma vorrei far capire una cosa: Dio qualcosa deve fare, se vuole che il suo PERSONAGGIO, in cui si è comunicato, sia riconoscibile e rico-nosciuto da tutti gli uomini… Che cosa?

Deve avere respiro internazionale.Tutti se ne devono accorgere.Un 7-7-007 che passasse inosservato e dei cui risvolti ancora una

volta io solo mi accorgessi, può giovare a Dio?E chi può dire se si o no?Chi conosce fino in fondo il suo disegno?Io so che la data è esatta e riguarda questo evento, ma se fosse

come è stato finora, in cui io solo me ne sono accorto, al punto da essere poi accusato di un cervello che lavora male?

Devo correre questo rischio e non smettere di portare l’annuncio in cui credo e che sarebbe il segno davvero di un cervello che lavora male se io non credessi così.

Ho avuto una caterva di indizi tale da non lascir ombra di dubbio al mio cervello. Anche le profezie fatte e apparentemente disattese da Dio lo sono solo in apparenza, perché Dio ha dato sempre di più di quanto io credessi.

Facciamo un esempio legato al futuro: se io pronostico 12 miliardi di resuscitati ma Dio li resuscita TUTTI nel modo con cui conferma pun-tualmente tutte le mie tesi di un morte inesistente, il ho avuto di più, os-

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sia la risurrezione di tutti e per sempre e non solo dei tanti che io volevo risorti e per un solo giorno. Ma per la gente una cosa è poter mettere il dito nella piaga, alla San Tommaso, un’altra è quella di arrivare a crede-re non a me, ma alle ragioni di cui io sono il puro Messia dello Spirito santo della divina verità, quella che fa liberi e liberi davvero!

Se la chiesa duplicato di San Pietro non comparirà a Cassina Ferra-ra, se il mio amico non riacquisterà la vista né gli altri acquisteranno le braccia perdute, io sarò tacciato di essere un falso profeta.

Lo vorrà Dio? O che cosa potrebbe nascondere dietro l’angolo, di ancora migliore?

Lo vedremo nel prossimo capitolo.

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Cosa Dio vuole di più?

Forse vuole che, dopo questa “generazione” ci sia un pressoché ge-nerale ritorno al Padre, per come anticipato nell’Apocalisse.

Ci sono buone ragioni per volerlo.La prima è la complessità delle situazioni e delle cose, che sembra

gridare a più non posso solo ad un intervento divino per sciogliere il nodo ormai divenuto disintricabile.

Anche nelle tragedie greche succedeva questo. Gli autori arrivava-no a complicare talmente tutte le situazioni che, ad un certo punto, per districarle, veniva fatto scendere dal cielo Zeus, che faceva a modo suo.

Infatti siamo giunti ad un punto in cui, dopo di aver concesso Di-vorzio ed Aborto debba essere anche permessa l’Eutanasia come un ri-medio non differibile.

Io ne son testimone. Mi rendo conto che se dovessi avere una vita sempre come quella che sto avendo, sarebbe preferibile la morte, e sa-rebbe anche giustificabile moralmente.

Ciò infrange il comandamento “non uccidere”, un comandamento però già infranto in lungo e in largo dalla mano crudele dei tanti Cesare. Se ad un certo punto si levasse quella pietosa di chi non tollera più la vita che vive e – capito che non si muore – decide semplicemente di pas-sare nell’altro versante della vita, nemmeno il comandamento “Non uc-cidere!” è più contraddetto e contraddicibile, in assenza della morte e quindi dell’uccisione vera e propria.

Ma vorrà Dio arrivare a tanto?Io ho motivi validi per dubitarne, io che sono proprio ora in questa

enorme tentazione tesa tra il mio essere di qua o il mio finale e definitivo andare di là, dove si è finalmente padroni della vita.

Dio non è crudele da imporre il male quando non esiste che il male! Qundo è così è Dio stesso che dà la morte…

Ma è sempre e solo Dio stesso che dà la morte anche quando in ap-parenza sembra lo faccia decidere ad un Cesare!

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Smascherato in questo modo la mano di Dio, Dio potrebbe lasciar l’uomo in questa spaventosa confusione?

Oppure non porta tutti nel Paradiso vero, vista l’improponibilità del Paradiso Terrestre?

Eppure questo ci sarebbe, ma per un numero limitatissimo di perso-ne che riaprisse una nuova “generazione” umana sulla Terra.

Se tutto quanto io prevedo si affermerà, allora saranno questa abi-tanti della nuova generazione a capire finalmente come Dio fosse sceso veramente sulla terra, per fondarla a Paradiso Terrestre, ma come l’uomo non l’avesse accettato, per il suo voler mangiare le mela famosa della co-noscenza del bene e del male… e tutto si ripresenterebbe di nuovo.

Posso essere forse io quell’immagine del Noé che salva l’uomo su una nuova Arca che sia la CA’ la Casa di A.R., Amodeo Romano?

Noè sembra affermare di “non essere” lui, ma quel Dio stesso Jah-ve che oggi sarebbe scritto, in Inglese, AM, sono Zero, ma con Dio.

Oggi che io mi accorgo di essere 0, proprio zero, senza il Dio che di solito mi anima, io, Amodeo posso esser infine riciclato come il nuo-vo Noè, che non è lui, ma Dio stesso e salva la prossima generazione.

Da che cosa dovrebbe salvarla?Dal gelo. Sembra a me che il prossimo 22-12-2012 inizi la peggiore

glaciazione terrestre che mai ci sia stata, e l’uomo morirà di freddo e gelo se non troverà il rimedio. Saranno dei carboni sempre accesi dall’e-nergia atomica infinita a scaldare per millenni i nuovi uomini?

Si rintaneranno nelle profondità della terra, per difendersi dal rigore che esiste in superficie? Saranno amici i vulcani e il magma che al centro della Terra seguiterebbe a scaldare il suo pianeta?

E che cosa mangerà se non ha, in superficie, il mondo vegetale e la catena alimentare di oggi? Muschi e licheni?

L’idea dell’Apocalisse non è dunque una idea che sarebbe immoti-vata al giorno nostro. Sarebbe proprio Dio, infine, ad aver pietà per il ge-nere umano che ha voluto far esistere e conformarsi in questo modo ap-parentemente libero.

Sarebbe proprio l’esperienza della morte fatta in questi 33 giorni at-traverso me ad “illuminare” la scelta di Dio?

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Si è messo, mettendoci me, nella condizione di esaminare e giudi-care attimo dopo attimo il suo disegno, attraverso la “spia sua” che io sono. Se io fallisco, fallisce tutto il genere umano?

Tanta responsabilità avrei io, che non son proprio nessuno?E’ mai possibile che Dio dia ad un “Signor Nessuno” una responsa-

bilità di questo genere, di “salvare o no il mondo?”

Salvare il mondo… chi, io?Non IO, ma il DIO che assume attraverso lo spione Romano Amo-

deo, messo in assoluta difficoltà, se, alla fine dei 33 giorni della vita del Cristo, ma stavolta di morte per un povero cristo signor Nessuno, debba decidere che fare di questa generazione umana?

Povero me!Io non sono nessuno, specie ora. Come posso fare a resistere?Eppure già 17 giorni ho resistito… i primi e certo i peggiori… per-

ché non dovrei resistere ora che ne mancano solo 16?E – poi – non ho forse la MIA TERAPIA, che sta nell’Ostia che

quotidianamente assumo nella Santa Messa?Credo assolutamente in questa terapia, anche se non ne vedo gli ef-

fetti… ma stanotte ho sognato proprio che ero io, col mio sacrificio, a salvare la terra, come il piccolo Davide eretto contro la montagna di mu-scoli di Golia!

Devo aver fede nella mia TERAPIA DIVINA e diffidare di quella dei dottori che – essendo io di Dio – sono per loro uno al quale debba es-sere riparato il cervello e ti infliggono una iniezione di Aldol, affinché faccia questo effetto: sradichi Dio dalla testa di un soggetto paziente.

Non posso lamentarmi dei dottori: io mi son cacciato tra le loro grinfie, affinché il 4 giugno morissi.

Io volevo morire ed ora non posso accusarli se sono stati loro, con quella loro iniezione di Aldol a dar DOLore ad AL, al Dio AL presente in Amodeo, che ora ne è assente e grida “Dio, Dio, perché mi hai abban-donato?”

Non posso lamentarmi dei dottori. Poiché l’Islam non se l’è sentita a levare la sua mano contro di me, non macchiandosi così del crimine compiuto dagli Ebrei contro Gesù, Dio si è fatto uccidere dai SAPIENTI della RAGIONE.

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Dopo che in me ha assunto la Sapienza della Ragione, si è fatto mortificare dai Sapienti umani di questa Ragione, e mi sembra la scelta ottimale fatta da Dio.

Perché dover macchiare un Islam che ha tanta fede?“Dio è il padrone” afferma l’Islam e – così facendo – afferma la ve-

rità, più di quanto acciano i Cristiani quando – a conoscenza solo delle ragioni del Figlio – si permettono di “insegnare” a Dio quali Guerre deb-bano essere combattute e quali no!

”Non uccidere!” è il comandamento di Dio e i Cristiani vorrebbero impedire perfino a Dio di uccidere in una Guarra Santa che – secondo loro – Dio mai approverebbe!

Mentre invece è solo Dio che mena le cose del mondo mandando il sole e la pioggia, la fortuna e la sfortuna, il bello e il brutto, il divino e il demoniaco.

Dio stesso si serve di Satana per mostrare come una bugia colossale una enorme verità.

Tutta la creazione evolve nel verso opposto di quello che vediamo oggi in atto, per cui Dio ci sta salvando mentre sembra che ci stia ucci-dendo.

Io stesso, calato in questo “demoniaco” modo di vedere e concepire a rovescio il vero futuro, credo di morir ogni giorno in questo verso, mentre esso proprio me ne salva, ogni momento!

La mia Ragione si oppone alla demoniaca apparizione del contrario della verità, ma la mia natura giace in questo apparente dominio di Sata-na e io stesso traviso e son messo in crisi, tra quanto è VERO e quanto è sua pura PARVENZA, vista esattamente nel senso inverso.

Cosa vuole di più, allora Dio?Ci dirige come vuole, ha creato il nostro mondo come ha voluto e

tuttora lo dirige lui, salvandolo e facendolo invece apparire preda di un Dio del Cavolo chiamato il DI…AVOLO che resta se da “Dio del cA-VOLO” leviamo “o del c.”… Che sia “o del c.(avolo, per non dire “azzo”)?”

Vi parrebbe scurrile Dio, se ritenesse di rivolgersi così a noi, in ita-liano?

Ma come potreste giudicare scurrile Dio?

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Certo che allora la domanda resta: “Dio cosa vuole di più?”“Cosa pretende da questi suoi Pinocchio o Gran Ladroni?”La risposta è che PRETENDE la DIVINA COMMEDIA, quella

che ha scritto lui, forgiando poi la perfetta lingua italiana, del Dio italia-no disceso in ME.

GErU-SALEM-ME è Gesù con nel cuore la R del Romano di SA-LErno, sì ME!

In questa DIVINA COMMEDIA io chi sono?

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In questa DIVINA COMMEDIA,io chi sono?

Io sono il RIO STIGE, il RIO di Ostigliano, il Ri(sorto) Ostig.liane-se, il flusso da attraversare perché l’ALENTO da AL, Lento all’ira, si trasformi nel Rio Alento che bagna ELEA e fa nascere al mondo la Filo-sofia dell’Essere come la risposta dello Spirito santo della verità colta.

Io chi sono?ZERO, però con Dio, io AM 0 deo Romano, in cui “deo” è il latino

“deo” che sta per “con Dio” in Italiano. Ma io sono anche Romano, dun-que è giusto il latino ad indicare la mia origine antica.

Sono un REO, un peccatore, per quello 0 che impongo a Dio.Ma ora Dio se ne è andato ed io ora sono solo AM 0, ossia un

“amo” che è il principio stesso dell’amore fatto prima persona.

Amo un Dio che sembra mi abbia lasciato… ma se questo appare, il vero è l’opposto: “non mi ha lasciato affatto!” Ed io debbo appellarmi a questa RAGIONE per trovarne una idonea a voler continuare ad esiste-re così, in questo mio ESSERE ZERO.

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Da dove vengo?

E anche qui debbo rovesciare tutto: io vengo da dove sembra che io vada. Vengo dalla resurrezione del 7-7-007, quella che seguirà a questa apparente morte.

Io da qui e mio padre dal 7-7-1907, per formare un unico abbraccio di AMORE (essere ZERO) tra padre e figlio.

C’entra anche mia nonna RUSS(o Mar)IA, convertita all’amore nello stesso 7-7-1907 e creatrice di mia madre, come la sant’Anna che generò la Madonna…

Io sono un flusso di amore tra il 7-7-1907 e il 7-7-2007, che coin-volse mio padre e mia Nonna, mediante zia Rosa, ultimamente eretta da me a mia ultima mamma, tanto che ROSA ed io RIO formiamo il Rosa-rio da recitar sempre.

Io veramente ci credo e questa fede è quanto mi dà la forza per so-pravvivere, ora che Dio mi ha abbandonato (o per lo meno così dà a ve-dere, camuffatosi nel Dio del Cavolo del Diavolo).

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E dove vado?

Vado in verità da dove sembra che io vengo: verso la giovinezza, la fanciullezza e poi la vita eterna!

Lo credo perché è vero e non solo perché me lo ha detto Gesù e lo dicono tante altre religioni…

La partita riguardante il dio dell’UNITA’ si gioca tra la visione par-ziale e relativa di ora e quella totale ed assoluta di poi, quando avremo superato la morte.

Se tutto il profilo umano è un seguito di persone tutte allineate e coperte, di cui si vede solo e sempre la prima, quella del cosiddetto “atti-mo fuggente”, questo vale solo per ora.

Questa parte, di cui vediamo solo la nostra parte, e lateralmente le altre, tutte allineate e coperte, dopo la morte si disporrà ad una visione laterale che farà scorgere tutto il disegno e la cosiddetta sua invisibile trama. I miliardi di persone saranno allora viste tutte, dalla prima all’ulti-ma e noi potremo gioire delle fortune di quanti le hanno avute mentre avremmo voluto averle per noi!

Farò la compilation di tutto il bello che vi è, nella trama infinita. Qui io vado, anche se sembra oggi che io sia come morto.

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Do le risposte impossibili?

Che ne dite? Non le ho forse date?Mentre sono condannato a farmi aggiustare il cervello, non son for-

se chi, grazie al suo cervello, ha potuto quanto è stato impossibile per al-tri?

Per chi?Per la Filosofia e per la Fisica… dico poco!E il bello è che ci riesco grazie proprio alla Filosofia della Fisica!Ma sfondo porte aperte già da un certo Gesù!Lo rivelò già a Nicodemo, lo scienziato dei suoi tempi, ma non fu

capito e fu ucciso perché il suo cervello avrebbe ragionato male ed offe-so Dio!

Non vi pare lo stesso successo in replica a me, che ho ripreso quan-to affermato dal Galileo Gesù, poi ribadito dal Galileo Galilei e infine da me, buon terzo… Galileo?

Galileo… che cosa nasconde questa parola, in italiano, lingua della verità divina? Nasconde G. AL, Gesù Dio, mentre “ileo” è una porzione dell’intestino o un osso del bacino articolato tra l’osso sacro e il pube.

Vedete? L’italiano mostra il termine Galileo come tra l’osso sacro e il pube ed è un tratto di intestino che porta al Gesù Dio AL. Indica la no-bilitazione assoluta dell’aspetto fisico.

Io sarei il più grande GENIO di tutti i tempi e mi tocca di aver avu-to una puntura di ALDOL (dol. ad Al) per aggiustarmi il cervello… Non vedete quanto è “spiritoso” lo Spirito Divino, riguardo a me?

Mi deride amabilmente, mentre mi sacrifica e chissà quante risate si starà facendo Dio vedendomi alle prese con TANTO MALE che non è affatto un MALE ma il massimo possibile bene!!!

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E allora?

Che fare, allora? E che cosa mai se non stringere i denti e cercare di farsi comandare dalla ragione … che non c’è più? Che cosa se non attin-gere a quelle risorse ultime, poste in fondo alla mi natura logica, che sembra non disposta a farsi comandare da quanto non sia logico, ma – stringi stringi – poi è difficile, perché la lotta tra il vero e l’apparente sfugge alle possibilità facili di esser vinta dalla verità, tanto forte e po-tente è l’apparenza delle cose.

Adesso mi è saltato fuori un dolore alla schiena, che si aggiunge alle altre cose negative e mi obbliga a scrivere stando storto… Verità o apparenza?

Tutto è apparenza. Anche questo dolore non è una cosa impossibi-le, che mi possa far davvero male: io sono l’anima e questa è indistrutti-bile, essendo cosa di Dio. Ma l’apparenza del dolore alla schiena come faccio a contrastarlo su questa base, diciamo così: filosofica?

E i minuti che non passano mai, come faccio ad accelerarli? Non sentono alle mie lusinghe cerebrali e il tempo fa quel che più crede, ren-dendo interminbil cosa il patire e troppo breve quella che invece sembra fonte di felicità.

Eppure io non ho altra difesa che l’interesse per le cose belle che mi stanno accadendo, per contrastare la loro parvenza così brutta ed infe-lice.

Intanto è stato proprio come avevo predetto: tra le 10:3 e le 11:3 al-l’Ospedale San Liberatore di Atri è stato uccisa la mia pace interiore, e non con un turbamento dell’anima, ma con l’atto che non volevo subire di una puntura di Aldol.

Dovrebbe farmi piacere assistere al mio dolore proprio come quella morte che avevo preannunciato ci sarebbe stata e sarebbe stata morte vera o mortificazione.

E’ stata entrambe le cose. Il Dio che mi fondava è realmente come morto, e non mi fonda più al punto che dico anche io “Dio, Dio, perché mi hai abbandonato?” Mentre io, la creatura che nella Comunione Uo-mo-Dio metteva da parte sua il suo limite, è restata sola con il suo limite

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e la sua vacuità, subendo una vera mortificazione rispetto a quando essa e Dio vivevano come in simbiosi.

Il vuoto che sento in me è reale, dunque posso essere lieto di aver offerto la mia vita a Dio, per il suo piano.

Mi dispiace soffrire?Eh, ragazzo! Non si può aver tutto, la botte piena e la moglie ubria-

ca. Se dovevo fare esperienza di morte credo che la stia proprio facendo, e di tutto punto.

E allora dovrei esser lieto di offrire il mio dolore, e lo sono. Ma fa male e come posso, se sento male, non dire nemmeno :”ahi!”?

Se poi penso che questo dolore che io sento può essere importantis-simo proprio per Dio, affinché sappia quanto legame esisteva ed esiste ancora tra me, la creatura, e Lui, il Creatore, posso solo gridare un “evvi-va!” con la mia intelligenza, proprio nel mentre piango dall’ansia e dal dolore!

Mi dissocio anche io, tra la parte razionale e quella della materia e della sua debole tempra e il Dio della Ragione, che mi assiste è più che altro una reminescenza, che cerca di emergere dai vincoli che ha dovuto accettare e subire.

C’è poco da dire e da fare: io non sono un uomo come gli altri. Per quanto Dio possa fare a rendersi proprio uguale, in me, a come è in ogni altro uomo, io ho dalla mia lo Spirito santo di Dio, che non mi abbando-na, anche se il Dio Padre mi ha lasciato.

La differenza tra il Dio Padre e il Dio Spirito santo è che al primo spetta la decisione e il piano del disegno della vita, mentre al secondo spetta l’intelligente percezione del disegno e di tutti i rapporti veri tra le varie parti, prescindendo da tutte quelle che siano: divine o umane.

Una cosa fatta in forza dello Spirito santo della Verità non è condi-zionata da chi la faccia, sia esso l’Onnipotente Dio, sia esso la impotente Creatura.

Io sono stato abbandonato da Dio Padre, ma non dallo Spirito san-to, che trascende dal Padre e dal Figlio, di Dio e dell’uomo, ed è Signore della vita.

Per questo, però, non essendo lo Spirito santo dipendente dalla na-tura umana o divina, essendo Dio Egli stesso, tale Spirito non abbandona

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mai l’uomo, ma non lo comanda: a comandarlo è solo il Padre. Per que-sto, pur se non abbandonato dallo Spirito santo di Dio, ma solo dal Pa-dre, io tuttavia sento in parte anche l’abbandono dello Spirito per quanto riguarda le mie possibilità fattive.

Lo Spirito mi soccorre in fatto del giudizio, ma non in relazione alle capacità che io abbia realmente di farcela da me, dopo che son rima-sto uno ZERO, fattivo, dopo che il Dio Fattivo mi ha abbandonato, ossia il Dio Padre.

E il Figlio?Gesù mi assiste, ma come assiste ogni altro uomo, salvato solo dal-

la sua fede. Pertanto Gesù mi aiuta attraverso lo Spirito della verità, che mi dà la Fede, e attraverso le istituzioni della Chiesa Cattolica, che ha or-dinato le pratiche della Fede nel Cristo.

Confessione e Comunione sono le armi per avvalermi dell’aiuto del Figlio, ma è un aiuto che deve partire prima da me e dalla mia fede e che si trova davvero in crisi di fronte ad un cervello vuoto di ogni cosa, e an-che di fede…

Lo stesso Gesù chiese a Dio perché l’aveva abbandonato e, quando deve aiutar me, abbandonato da Dio, patisce assieme a me l’abbandono fatto da Dio a me come quello che già patì sulla croce.

L’esempio che ho fatto del film STARGATE è il migliore, per indi-care come io mi senta. La mia piramide umana, in cui la paternità, la fi-gliolanza e l’intelletto sono la trinità umana, era in simbiosi con la Trini-tà divina dell’aspirante Dio RA che la sormontava e vivificava.

Son restato solo con la mia piramide, mentre l’astronave del RA ha preso il cielo.

E allora?Allora devo stringere i denti e patire sapendo quanto sia l’utilità di

questa mia sofferenza, sia per Dio sia per le sorti dell’Uomo tutto.E se per qualcuno è scandalo che un uomo solo si reputi un possibi-

le salvatore dell’integrità dell’Onnipotenza del Sistema/Dio, non sarebbe incompleto qualsiasi sistema revisionale se noi scartassimo una sola co-lonna di possibilità, giudicandola estremamente impossibile?

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Ogni vita che è sulla terra, fino a quella di ogni microbo, se non vi fosse, lascerebbe un tale BUCO nell’onnipotenza del sistema/Dio che esso non sarebbe più onnipotente.

Premessa dunque l’importanza assoluta di ogni vita relativa io devo essere confortato dal fatto che anche la mia sia così. Specie poi la mia che sembra dipinta apposta per poter essere la portatrice del Dio di tutti.

Per una questione di nomi.Amon RA, Amaterasu, Gautama, Maometto sembrano nomi molto

imparentati con il mio, per non parlare del Karman, della forza dell’altro mondo che sembra proprio quella del Cristo/Krisma A.R.man.

Tutte le coincidenze della mia vita ne fanno una persona di spicco che ora è fatta soffrire come il segno di un Dio stesso che soffre assieme a me.

E poi lo sappiamo: non è Dio che soffre assieme a noi, ma siam noi che abbiamo avuto il divino privilegio di poter soffrire assieme al Dio che ci ha dato questa vita servita per filo e per segno su un piatto d’oro!

E allora io ricorro a tutti questi valori, che presentano belle verità,

per non far naufragare la mia fede e non far fare a Dio l’esperienza diret-ta di questo naufragio.

Mi dico che forse Dio ha bisogno di sapere fino a che punto la mac-china umana riesce a dominare il corpo con la mente. E allora ha calato proprio me in questa situazione, tanto che se io crollerò crollerà la stessa umanità assieme a me, bocciata nella sua capacità di dominio del mondo.

Sì, perché Dio dovrebbe donare all’uomo l’energia atomica libera e infinita, ma ha il problema di conoscere se è sufficiente la Ragione uma-na per dominare gli istinti bestiali che provengono dal corpo.

Pertanto, se perfino io, che conosco benissimo la verità, sarò domi-nato dal limite imposto dalla funzione corporea, significa che non è quel-lo dell’uomo il corpo ideale per andare poi tra le stelle.

I dinosauri furono bocciati, dopo milioni di anni di tentativi di far prevalere altro che le forze brute. La macchina umana è stata molto più ad immagine e somiglianza di Dio, ma a meno della funzione limitatrice del corpo.

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Il limite del corpo dell’uomo è tale da sconsigliare la cessione al-l’uomo dell’energia pulita che possa difendere la sua vita dall’imminente resa dei conti del 22-12-2012?

Questo sta accertando Dio attraverso di me.Pertanto io più degli altri sono il San Liberatore di Atri o chi non lo

è. Io il San Liberatore di Vietri in cui ho abitato a Salerno, nel Paradiso terrestre della mia infanzia… oppure no.

Ma gli indizi mi dimostrano che io lo sarò e che il 7-7-007 ci sarà da parte mia la liberazione dai vincoli che hanno imprigionato Dio in me.

Che potrebbe succedere?Anche la mia morte reale.Quando io nacqui, il 25 gennaio 1938 iniziò il CASTIGO DI DIO

ed esso non cessa finché Dio è al mondo in me.Questo significa che io potrei morire, in questa data, liberando in

tal modo definitivamente il Dio disceso in me con la mia nascita?Io non mi azzardo più oltre a chiedermi cosa sarà. Lo si vedrà. Or-

mai mancano solo 16 giorni.Se do però retta all’andamento della mia attuale morte, io non sto

vedendo una escalation verso la morte reale, perché a poco a poco che il tempo passa io sto recuperando capacità di libertà di concentrazione da parte della mia mente.

Se non avessi il mal di schiena, mentre batto riesco a dominare per-fettamente il tremito al braccio destro ed alla mano. Non mi sembrano dunque le conclusioni di una esperienza che mi porti a peggiorare ogni giorno di più, anche perché è scoppiato un caldo tremendo e il fastidio aggiunto dal calore peggiora le condizioni generali che devo tollerare.

Ciononostante ieri ho chiesto a mio cugino Nicola di mandarmi la ricetta per acquistare il Rivotril. Quando mi sarà giunta non so se lo comprerò o meno, vedremo. Non voglio cadere dalla padella (da cui mi sembra che sto per uscire tra poco) nella brace di un nuovo farmaco con-tro cui poi dover combattere come ora contro l’Aldol.

Mi conforta che il Rivotril non dà assuefazione, tanto che lo pre-scrivono perfino ai bambini. Mi son letto le specifiche su Internet.

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Tuttavia se io cercherò di lenire il mio male sarà una sorte di boc-ciatura per l’uomo e le sue capacità, davanti a Dio… oppure no?

D’altronde, se esiste un farmaco per lenire e rischio il peggio per evitare le cure, son certo di dare a Dio la prova di un essere ragionevole?

Ma è pur vero che sto pagando per la “morte” che mi fu propinata iniettandomi l’Aldol e che dovrebbe durare 33 giorni… Che farò allora? Cercherò scappatoie per non voler soffrire quello che Dio mi ha costretto a soffrire?

In oltre, se con la mia volontà cerco un sollievo, non vado contro il volere del Dio che mi ha voluto propinare una morte per 33 giorni?

Queste sono le domande che mi faccio ed è in base alle risposte che mi darò che assumerò o non assumerò il Rivotril di cui intanto mi son fatto mandre la ricetta, che credo mi arriverà domani o dopo…

Questo per dare una risposta all’ “e allora?”.Allora ci sto o non ci sto?Io voglio starci, anche se quando mi giro senza pace nel letto non

so a che santo votarmi pur di ritrovare il mio bell’agio del vivere la salu-te del corpo. Sono dissociato e in lotta tra la forza della ragione e la de-bolezza del corpo e credo di star dando a Dio proprio la “sperimentazio-ne” che ha voluto assumere attraverso di me.

Io voglio salvare l’uomo, io voglio liberarlo e librarlo nell’univer-so, così vasto e da popolare di uomini.

Non voglio che ciò tocchi ad una altra generazione, bocciata quella degli uomini: magari a quella dei topi, che sono animali più sociali di quanto siano gli uomini, che brillano non certo per la socievolezza ma per l’egoismo.

Per andare nell’universo l’uomo dovrà piegare i suoi impulsi con la forza della ragione. Ma se io – perché Dio sta facendo il test su di me – fallisco e cado in preda al dominio delle ragioni del corpo su quelle della mente, allora io non sarò il San Liberatore di un bell’accidenti!

Ma non mi sembra questo il disegno! Nel disegno io lo sono. E cre-do che il sogno di questa notte sia stato una sorta di aiuto datomi da Dio, perché ho sognato di essere il San Liberatore e che grandi vantaggi sa-ranno a pioggia su tutti gli uomini per la buona riuscita del test fatto su di me.

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Per questo, credo che alfine non mi farò aiutare da alcun Rivotril!Se Dio mi toglie il mal di schiena, visto che la mia mente sta ritro-

vando la gioia e la voglia di scrivere, io passerò il mio tempo a scrivere, per decantare Dio e lodarlo in ogni contesto.

Se invece mi dà anche il tormento del mal di schiena, lo supererò forte del mio amore per Dio e per quel ritorno del suo Santo Spirito che sta accadendo in me e che mi dà nuovamente una forte ragione per vive-re e vincere, al fine di aiutare l’uomo alla conquista dello spazio celeste e della riuscita della sua permanenza sulla Terra.

Ora il dolore è forte. Mi alzerò un momento e farò un po’ di ginna-stica, poi tornerò a battere il chiodo finché è così caldo come è ora.

Riprendo e sono le ore 16. Stan battendo ora i 4 rintocchi delle campane della Chiesa di San Giovanni Battista.

Il mal di schiena non lo avverto più tanto, ma devo assumere una differente impostazione, che non mi dia il dolore di schiena. Così batto solo con la mano destra, mentre la sinistra mi aiuta a tenere la schiena eretta in un modo che non mi faccia male.

Insomma ce ne deve essere sempre una: o il nervosismo e l’incapa-cità di concentrazione o – venuta questa – il mal di schiena.

Il fatto è che io non mi rendo conto dell’importanza assoluta del test che Dio sta effettuando su di me. Io lo scrivo, di questo aspetto così decisivo, ma è come se lo dicessi senza tanto crederci, per la modestia di conoscere io stesso la mia assoluta pochezza.

Ma deve insegnarmi qualcosa il segno della caduta al mare e della frattura che ci fu, ma di cui non mi accorsi. Anche ora, probabilmente, io patisco una frattura di cui non mi rendo tanto conto nemmeno io, tra me e Dio, dopo che mi ha lasciato solo a me stesso per eseguire il suo im-portantissimo e vitale TEST.

Io non mi vedo molto diverso dal solito, ma mi sento solo VUOTO di ragioni superiori.

Però mi stanno ritornando, per via dello Spirito santo che trascende da Dio Padre o dai Figli suoi assolutamente impotenti, se son forti delle sue ragioni.

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Il ritorno in me delle Ragioni dello Spirito è più forte di quanto io attualmente riceva dallo stesso Corpo e Sangue di Cristo alla Comunione quotidiana.

Se ora riesco ad essere concentrato quanto basta a non chiedermi come fa a non passare il tempo – e intanto passa – alla messa faccio una vera fatica a concentrarmi ed a stare seduto al mio posto come pure sto ora da più di un’ora a questo posto davanti al computer.

Dovrei concludere che le ragioni dello Spirito santo sono più forti in me di quelle del Figlio santo Gesù Cristo e della sua messa? E come poter concludere in modo diverso, visto che se non fosse per il mal di schiena finalmente quasi mi diverto a scrivere su questa tastiera e non mi chiedo più se passa o non passa il tempo?

E un altro “e allora?” – come vedete – mi nasce spontaneo, per la ricchezza di uno Spirito che di nuovo comincia ad esser Santo…

Eppure son convinto che se è così non è perché io sia bravo ma per-ché accetto di piegarmi alla messa ed alla Comunione con il Santo Corpo del Cristo, anche se questo non mi dà sollievo.

Ne ho avuto mille prove, in vita mia, dei grandi benefici che son sempre venuti tutte le volte che mi son veramente pentito ed ho abbrac-ciato il mio Signore con il cuore più aperto che fosse possibile…

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Un aneddoto, che riprendo dal libro L’Ortonovo degli ulivi.

Una volta gli successe questo: aveva lasciato andare in protesto 10 milioni… non li aveva. Li recuperò e pagò la cambiale, ritirandola il giorno dopo il protesto.

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La legge sulla cambiale prescriveva che, dalla data del protesto, il titolo fosse pagabile per 5 giorni e che, se il gior-no dopo d’essere stato pagato, si fosse chiesta la cancella-zione del protesto, essa sarebbe stata concessa. Doveva es-sere tassativamente il giorno dopo che la cambiale era stata pagata e ciò risultava dal “pagato il…” che la banca timbrava sul retro dell’effetto.

Ora c’era una norma stupida: una cambiale protestata il 3 avrebbe potuto essere pagata fino al giorno 8, e il 9 si sa-rebbe potuto ottenere la cancellazione. Ma se fosse stata pa-gata il 4 e il 5 la cancellazione del protesto non fosse stata chiesta, il protesto non sarebbe più stato tolto. Non si poteva neppure rendere la cambiale alla banca perché aggiornasse la data del timbro, come se il pagamento fosse avvenuto il giorno 8 anziché il 4.

Ora questo fu proprio ciò che successe quella volta ad Amodeo: pagò i 10 milioni il giorno dopo il protesto e poi, l’indomani, si dimenticò di chiedere la cancellazione.

Due giorni dopo se n’accorse, piombò in Tribunale, ma il Cancelliere gli affermò che non si poteva fare più nulla. Solo il notaio, sapendo la cosa, poteva risolverla: era lui chi dichiarava se l’effetto era stato pagato o no entro i 5 giorni da quando il titolo era stato protestato.

“Paperino il tenace”, in questa vicenda del cartone ani-mato solo da Dio, si mise a cercare il notaio. Si trattava del Notaio Sessa di Milano. Era purtroppo in ferie. Riuscì, facen-do ricerche, ad avere il suo numero e gli telefonò al mare, as-sicurandogli che aveva bisogno solo d’incontrarlo per 5 mi-nuti. Accettava per favore di riceverlo?

Dopo la protesta “che era in vacanza!”, accettò un ap-puntamento per le 3 del pomeriggio a Sestri Levante, dove trascorreva le ferie.

Grossa corsa in autostrada e, alle 3, Amodeo fu ricevu-to solo dalla moglie del notaio, che non volle sentire ragioni. Sancì: “Chi sbaglia paga”.

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Amodeo tornò avvilito perché, con un protesto di 10 milioni, perdeva tutti i fidi e praticamente avrebbe dovuto chiudere la sua ditta. Allora si mise a pregare, chiedendo perdono, al Signore, della sua disattenzione:

“Ho peccato contro di Te! Tutto ciò che faccio, cercan-do di dare ed insegnare il lavoro, e testimoniando l’impegno della mia vita, lo sto facendo essenzialmente per Te e nell’ap-parenza concreta delle cose per gli altri. Come posso essere perdonato?”

Volle confessarsi, nella prima Chiesa che trovò, per la-varsi, del tutto, appena giunse a Milano. Era tornato da 5 mi-nuti in Via Pietro Colletta, quando squillò il telefono. Era il Cancelliere del Tribunale, che l’aveva rintracciato chissà come e che gli raccomandava di portare in Tribunale il titolo lunedì, che egli avrebbe provveduto a fargli cancellare quel protesto.

Lunedì Romano andò in Tribunale e rientrò in bonis. Ritenne di ringraziare quell’uomo e, saputo dove abitava, inatteso, gli fece visita e portò ogni ben di Dio: vino, salami, prosciutti… Il Cancelliere si commosse e Amodeo volle allo-ra sapere come mai l’avesse chiamato, dopo che gli aveva già detto di non potere fare assolutamente nulla.

Il Cancelliere rispose che non aveva mai fatto prima una cosa del genere; ma, intorno alle 4 del pomeriggio, era stato indotto a pensare a lui, a provare così tanta pena che aveva pro-prio dovuto mettersi a cercarlo.

Si ricordava d’aver visto altre volte la sua faccia, allora era stato in archivio. Dopo quasi un’ora di ricerca tra le molte scartoffie, fu sicuro d’averlo individuato e infine aveva trova-to il numero sulla guida del telefono.

Amodeo osservò mentalmente la scena: egli che si pentiva e pregava Dio sull’autostrada, e il Cancelliere che do-veva assolutamente aiutarlo in Tribunale …

Ma questo racconto non è ancora finito. Infatti, il mese dopo, ad Amodeo, protestato, arrivò la comunicazione d’es-serlo stato, senza che fosse scattata la cancellazione.

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Gli venne un colpo. Corse in Tribunale. “Ma no! Il protesto è stato cancellato. Vedi?” e il Can-

celliere mostrò la cancellazione sulla sua matrice. Poi girò il foglio e, in fondo, vide segnata un'altra cambiale, di 10 milio-ni, a carico d’Amodeo.

“Erano due?” No era una, ma il Notaio Sessa, di Milano, s’era sba-

gliato. Ora Dio metteva, nelle mani del suo amato e fedele Pa-perino, il Notaio e la sua inflessibilità del “Chi sbaglia paghi”.

Romano si recò dal Notaio, gli ricordò l’episodio del mese prima, di come era stato trattato con durezza, egli che sperava esistesse solo un pochino di misericordia. Aggiun-se:

“Invece mi fu risposto che chi sbaglia paghi, Beh, sa, Notaio? Chi ha sbagliato… dopotutto è stato lei.”

“Come io?!”“Sì, il suo Studio Notarile ha segnato due volte la stes-

sa cambiale!”“Impossibile!” No, possibile, controllò e vide che lo avevano vera-

mente fatto. Trasecolò. Ed Amodeo a lui: “Dottore, io che chiedevo misericordia per me, ho mi-

sericordia per lei. Mi basta solo che lei ammetta, pubblica-mente, il suo errore”. Grandioso Paperino!

E il Notaio Sessa dovette farlo, innumerevoli volte.Romano aveva sbagliato e il protesto non gli fu cancel-

lato: risultava sempre tutte le volte. Però Dio aveva trovato come stupendamente perdonarlo: sempre, il Notaio Sessa, era tenuto ad avvertire che era stato solo un suo molto incre - scioso disguido. Ed era la verità!

Come era potuto intervenire il Cancelliere? Mosso da Dio come avrebbe dovuto e potuto risolvere la situazione se non nel solito modo che Dio segue? Addossò la colpa a se stesso innocente. Dichiarò che si era sbagliato lui!

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Nel nostro mondo paga sempre il giusto per il peccato-re e riesce così a sostenerne le difficoltà. Le mortificazioni del proprio io sono lo strumento più potente che esista per arrivare a Dio. E per forza! È il suo eterno merito: egli toglie potenza alla sua, che è infinita, e la dà a noi, buoni a nulla, aggiungendo esistenza ad esistenza.

Ora, se a qualcuno questo episodio può sembrare del tutto inventato, controlli. Questi atti notarili sono conservati. Da una ricerca seria può risultare che questo racconto è inte-ramente vero. Tutti potranno poi rivederlo e riviverlo, in Para-diso, se rientrerà nei loro interessi.

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Dio ascolta le preghiere

Se avete letto con attenzione questo episodio avete capito come Dio davvero sia stato in vita mia in piena sintonia con me.

Non accade così con tutti. Con tutti, Dio è come ora è con me: se ne sta come sulle sue, dando libertà al soggetto singolo, che non investe del compito di dover “salvare il mondo”.

In verità, poi, ciascuno lo salva a modo suo e nel suo piccolo. Vale quello che ho già detto: se una vita sola mancasse di quelle che vi sono, anche dei microbi, il piano di Dio non sarebbe perfetto, per quel BUCO che vi sarebbe in quel luogo.

Dunque ciascuno “salva il mondo”, ma a qualcuno la dimensione salvifica è la massima, a qualcun altro, la minima.

Ecco, in questo momento in cui Dio mi ha lasciato, io sono come ogni altro vivente e se riesco a sanare il dolore per la grave perdita di Dio, riesco ad essere come ogni uomo è – ma per me è un dolore, troppo grande essendo la percezione del BUCO che ne ha avuto il benessere della mia vita.

Nella mia vita ho resistito a conflitti interiori paurosi che avrebbero stroncato molti altri, e l’ho potuto solo per la vicinanza di Dio al mio fianco. Ora che sono ridotto a come è ogni uomo, una volta che io riesco a ridare un ragione ai miei gesti, risolvo anche il problema dell’apparen-te abbandono di Dio.

Le medicine sono meno forti di me, o il loro effetto sta scomparen-do, visto la nuova forza di concentrazione che oggi mi ritrovo e che mi consente di lavorare, almeno di lavorare.

Se non lavorassi a qualche cosa che mi prende mi ritrovo come di fronte alla Messa, che ho sempre frequentato con attenzione, e che devo patire come una vera imposizione arbitraria fatta da me, ora che Dio non mi assiste in tal senso.

Eppure Dio ascolta le preghiere e forse – e senza forse – questo nuovo stato che io finalmente sto cominciando a vivere serenamente è la conseguenza delle mie preghiere fatte contro forza.

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Se anche ora io cesso di lavorare, immediatamente son ripreso dal-l’ansia su quanto io debbo fare e sul tempo che non passa mai.

La mia ginnastica solita è di alzarmi e di coricarmi subito di nuovo sul letto, senza aver trovato pace né in una situazione, né nell’altra. Inve-ce ora sono le 17 (me lo avverte le campane) e sono in sostanza al tavolo da oltre due ore che sono volate via leggere…

Dunque Dio ci ascolta, a condizione che gli si chieda cose positive e non sciocchezze. Ci ascolta perché è nel suo stesso disegno di farci pregare in tal modo ed essere ascoltati.

Ma non dobbiamo chiedergli quanto travalichi il disegno perché è nel suo stesso disegno di ascoltarci solo secondo di esso.

Se per esempio gli chiedo di togliermi questo dolore alla schiena, che mi rende faticoso lo star chino sulla tastiera del computer, mentre vi digito, me lo concede se vuole che io ne sia liberato perché questo giova meglio alla mia storia con Lui.

Ma se devo penare, perché questa qui è la mia morte, il mio distac-co da Lui e deve il mio fisico accettare i disturbi che mi dà, posso star certo che non mi toglierà il dolore di schiena, anzi, me lo renderà ancora più forte.

E se a qualcuno sembra che Dio un poco giochi con noi, dico subito che credo anche io che sia vero così. Siamo solo noi a prendere così tan-to sul serio la nostra vita, come se da essa dipendessero sempre questioni di vita o di morte; per Dio, il vero autore di una storia già scritta e che noi solo EREDITIAMO come nostra libertà, già tutta interamente decisa da capo sino a fondo, i nostri tentativi di autonomia sono non solo pueri-li, ma molto anche ridicoli!

Dio è come il Walt Disney creatore di Paperino e gli dà tutto, anche l’arbitrio di credere che se son necessari disegni affinché il papero sem-bri muoversi… il Papero li disegnerebbe da se stesso! Come non sorride-re dell’ingenuità di un simile Paperino?

Come non ridere quando costui poi magari è disegnato come un grande uomo tutto pieno di se stesso? E mi viene in mente l’Astrofisica italiana Margherita Hack che sempre in televisione non perde l’occasio-ne per dire di non credere in Dio! Quante risate si fa Dio di costei!

Non l’ama? Certo che l’ama, ma ride della sua sicumera che lei crede essere la sua, di donna libera, mentre è Dio stesso che gliela dona

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interamente e che mette il tutto sulle sue labbra di quel suo gran faccione di Margherita!

Così io pure! Quante risate faccio fare al mio Dio, io con queste mie tante domande che solo Egli crea e mi dà come la mia parte già scritta.

Come ride del TEST che io scrivo sta facendo su di me. Egli già ne conosce tutto l’esito, ma me lo affibbia come se fosse un TEST tutto an-cora in bilico e da fare, affinché io “salvi il mondo”!O povero me, me con tutta la mia stessa sicumera!

Devo affidarmi di più al Signore, devo spendere più tempo di quan-to io faccia a lodarlo per la sua infinita saggezza e la bonarietà con cui tratta dei ceffi da galera par nostri!

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Il mio compito vero

È quello di impersonare il Suo divino disegno. Posso star tranquillo ed adagiarmi sereno nella mia vita perché nulla di quello che sembra di-pendere da me dipende veramente da me!

Il mio compito è solo quello dell’attore, il personaggio che mette in atto la partitura scritta dal divino autore. Il mio compito non è quello del-l’autore.

Per poter dirigere la mia vita, visto come essa è ZIPPATA in 16 +16 bytes da cui è compreso tutto il mondo, tutto l’universo, ogni nome, ogni intenzione… noi dovremmo avere a nostra disposizione la leva di comando del tutto.

È come in un retino fotografico: tale è la sua perfezione che se io lo vedo a distanza riesco a vedere nel retino quello che non c’è. Se infatti ingrandisco i riquadri singoli, quelli che apparivano occhi, naso e bocca, non sono più visibili. Ciò perché nel riquadro ci sono le varie componen-ti, anche se non le vediamo. Se abbiamo fatto una scansione molto accu-rata possiamo ingrandire tutto finchè non vediamo la grana. Ma il nostro occhio è in grado di scorgere anche nella stessa grana…

Se riduciamo l’accuratezza della scansione perdiamo il dettaglio, ma solo quando superiamo il limite della grana. Il processo inverso non ci consente di ridefinire il dettaglio, andato perso per sempre.

Allo stesso modo, nella serie di 16 +16 bytes, il dettaglio è tle che possiamo dividerlo all’infinito e andiamo a definirne tutti gli atomi, le particelle, e così via, perché l’ha fatto DIO, ossia il Sistema Assoluto.

L’uomo, che è imbrigliato in questo sistema, è solo un attore e mai un promotore.

Alla luce i ciò, il mio compito vero è quello di non pretendere io di fare le cose, nella convinzione che dipendano da me, ma di cercare di mettermi in condizione di recitare al meglio la parte di uno che cerca, ma sa che è solo un attore e non un vero ricercatore.

Se ora il mal di schiena si fa sentire con forza, io devo recitare la parte di chi cerchi di atteggiarsi in modo da non sentirlo più, sapendo che ogni pensiero, ogni parola ed ogni opera mia sono già tutti parte di

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una partitura già scritta e che io solo interpreto, con tutto il mio sussiego di chi voglia esser preso sul serio.

L’attore che recita la Parte di Amleto assume la sua problematicità in modo che essa sembri essere la sua… Ebbene noi siamo attori che fac-ciamo proprio questo, ma per l’inganno bonario datoci da Dio di essre noi i fattori… come fanno i genitori con un bimbo che devono stimolare all’operatività, e gli mettono in bocca le parole…

“Pappa! Dammi la pappa!” e il bimbo ripete: “Pappa! Dammi la pappa!” credendo poi che le volte successive lo faccia per opera sua e non secondo l’avviamento ricevuto dai genitori.

Il fallimento di tanti figli oggi è il fallimento stesso dei genitori, in tanti aspetti della vita. Per fortuna di tutti non sono loro a fare, ma è Dio, ossia il Sistema Assoluto a fargli fare la sola cosa che gli resta da fare…per calcolo, e l’uomo lo chiama esser libero!

Siamo marionette pilotate per filo e per segno nell’unica scelta pos-sibile ad ogni uomo e l’uomo crede che a questo corrisponda il suo esser libero!

La vera libertà starebbe nel poter dare un calcio a tutto quanto vi sia di obbligato, e c’è chi lo fa. Ma anche quegli non sfugge al disegno che ha voluto in lui un carattere ribelle.

Dio poi gioca sul rifiuto, tanto che se non si rifiutassero luci e colo-ri la tela resterebbe bianca. È solo la rinuncia a frequenze e toni di luce che rendono varia e stupefacente una tavolozza, che da bianca si riempie di tutti i colori e di tutti i chiro-scuri che possano esistere.

Quanto deve ridere, Dio, di chi, oggi come me, osserva il suo stato e si sente in rischio perfino di morire!

Il mio compito vero è dunque quello di dover aver fede nella bontà del progetto in cui sono immerso, e di chi abbia la gratitudine dell’esi-stenza donatagli, qualunque essa sia, perché giammai toglierà ad ogni anima qualsiasi altra bellezza che esista sulla terra.

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Come fa Dio ad accontentar tutti?

Il metodo è semplicissimo: gli dice “bussa e ti sarà aperto!”Oh, non tanto in questa vita ma nella vita eterna. Questa vita è solo

la base di partenza per poter avere poi in Comunione il Tutto con Tutti.Ogni situazione di partenza è diversa dalle altre, come ogni vita.

L’importante è che alla fine della vita essa sia servita per capitalizzare l’INTERESSE PER LA VITA, ossia il senso del personale “bussare” per avere altro.

Se io – libero – ho assunto come libertà la parte del “basso” in un coro, avrò più di quella mia libera parte, avrò tutta la musica cantata dal coro e suonata dall’orchestra.

Proseguendo l’esempio del colore, se uno dice di amare il Rosso e di voler essere il Rosso cremisi, ebbene avrà tutta la pittura, allo stesso modo di chi avrà scelto di essere solo l’azzurro cobalto.

Perfino chi avrà scelto di essere il nero (rifiuto della luce) avrà tutto il quadro, lo stesso quadro e gioirà vedendo come il suo apparente rifiuto serve egregiamente a sottolineare proprio la luce!

Ecco, possiamo sentirci liberi, perché Dio non è prepotente al punto da voler far esistere solo il TUTTO, ma dà spazio anche al NIENTE, al punto che il tutto e il niente, miscelandosi assieme, danno luogo alla bel-la avventura di una esistenza davvero armoniosa nel suo insieme.

Una volta che l’uomo è uscito dal suo apparente dramma della vita, è messo in condizione di gioire di nuovo ed eternamente, sia della sua vita, sia di quelle altrui, escludendone le perti non gradite.

Sarà proprio come nelle nozze del Figlio. Ci sarà il gran banchetto delle infinite scene delle infinite vite e ciascuno si ciberà solo di quanto gli piace, ossia “avrà in base a come avrà bussato”.

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E io che avrò?

Ma in che senso io busso?Io busso a voler dar corpo a Dio… e mi sarà concesso: io sarò il

corpo di Dio. Mentre tutti mi deridono come derisero Gesù dicendo: “Si è affida-

to a Dio, ora Lui lo scampi!” io, in questa vita, forse avrò assunto la for-ma di chi abbia fallito… ma sarà un fallimento che cesserà con il cessare di questo tratto della mia vita. Dopo Dio mi scamperà, e alla grande!

Se io voglio dare la vita a Dio perché davvero Egli viva al posto mio… io l’avrò e in tutta l’esistenza sarò chi avrà dato corpo a Dio.

E non credo che sarà un privilegio solo eternamente mio, perché mio possesso sarà TUTTO IL DISEGNO e non solo la mia parte lumino-sa.

Voler dar corpo a Dio è come voler essere la luce bianca, ma anche io avrò non solo questa, ma tutto lo stesso quadro che avranno tutti.

Per questo il nostro Dio è UNO! È il mediatore di tutti gli estremi e di tutti gli opposti, chiamati ad interagire sulla base dell’unità deel valore MEDIO di un ME DIO.

Il NUMERO la fa da Dio nel nostro sistema ed è il numero 10 come ciclo orario e antiorario, mentre il 100 che li moltiplica è il 100% che significa Dio proprio come il tutto!

Ebbene il NUMERO è RO che la fa da NUME. Sono io, RO, io RO MANO, o UOMO 0, se MAN 0 è letto in inglese, nella lingua del mon-do d’oggi.

Nella storia del mondo, dei suoi nomi già sta scritto che Dio è RO MAN 0, un uomo del cavolo, una nullità eretta a Dio tanto piccola si era fatta nella sua vita a far esistere solo il Dio in lui.

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Non mi esalto?

No. IO esalto la mia croce! Sto esaltando la mia croce con questo che scrivo oggi, mentre patisco la croce del mio distacco dal Dio con cui ho vissuto simbioticamente per tutta la vita.

Ora Dio Padre davvero non è più in me, e nemmeno Dio Figlio, e nemmeno lo Spirito santo divino, se non fosse che Egli è il Signore e dà la nostra vita, la nostra intelligenza, la nostra Ragione.

Io sto esaltando la croce.Dico che solo la croce ha il potere di dare poi TUTTO. Chi infatti

si sacrifica alla croce, per amor di Dio e degli uomini , “bussa” in modo da poter essere il “servo dei servi” e fino al punto che, dopo questa prima valle di lagrime, si abbia TUTTO e si gioisca di TUTTO.

A questo porta esaltare la propria croce, per opere di bene rivolte a Dio e agli uomini.

Chi poi, come me, finisce in croce per aver voluto DAR CORPO A DIO ha tanto esaltato questo strumento da essersi posto nuovamente come il Cristo, nel suo stesso Spirito santo.

Ma accade ciò quando non si esalta se stessi ma la croce per dal VITA A DIO.

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Dar vita a Dio?

E a chi mi dicesse: “Ma non ti esalti nel tentativo folle di voler dare vita a Dio?” io rispondo così.

La vecchietta che in fondo alla Chiesa dava tutto quel poco che aveva, aveva dato il 100%, cioè il massimo!

Se io che non ho NULLA voglio dare a DIO tutto il mio NULLA per dargli LA SUA VITA, questa non è follia ma il sogno più bello della umana gratitudine: di voler ridare quanto si è ricevuto.

Se il TUTTO ha dato a me il mio NIENTE ed io glielo voglio RI-DARE, perché è la mia vita e io voglio che Egli abbia vita, e ci provo con la mia, questo è il più bell’esempio di un EROISMO ADDIRITTU-RA FOLLE di amore.

Che si vuole di più da un uomo?Nessun santo ha avuto mai l’ardire di provarci… e perché?Perché DIO ha dato solo a me questa PARTE.

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Non dice anche lì Agca di es-sere Gesù Cristo? Quanti re ed imperatori si son fatti RA, Dio?

È vero. Questi “folli” non lo erano poi tanto ed avevano copito come quella di DIO fosse una parte assumibile anche dall’uomo.

Ma una cosa è avere questa PRESUNZIONE, un’altra è avere la presunzione della CROCE!

Se io sono o non sono l’ELETTO di Dio sta solo a Dio permetterlo, non certo a me di eleggermi da me.

So per certo che io non amo ESSERE DIO, ma amo che DIO ESI-STA al posto mio.

Che crocifigga pure me, all’infinito, se è necessario perché DIO EMERGA da questa suprema croce dell’uomo!

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Ma che croce è mai la tua?

Tu non mi conosci bene. Hai visto in me un uomo come tutti, ma molto distrattamente. Dio non ha voluto fare scorgere in me l’ELETTO.

Eppure tutta la mia vita è stata una croce.Volevo esser primo ed ho amato essere l’ultimo degli ultimi.Volevo avere figli una casa una famiglia e ho dovuto rinunciare a

tutto.Ho cercato di DAR CORPO A DIO, mediante la croce delle mie

voglie singole.

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Ma se sei divorziato!

E per te, questa non è la mia massima croce?

Ma se non hai dato via niente!

Come? Cosa? Ero ricco e potente e mi ritrovo ultimo povero ed im-potente per effetto della croce che ho assunto…

O non della pigrizia?

Chiami pigro chi si rimette in gioco interamente e da ricco, noto e potente assume la croce di rinunciare a tutto quasto? Forse mi son messo dvanti a tutti a dire “Venite a me! Guardate come sono bello!”

Oh, dei santi l’han fatto e sono stati seguiti. Madre Teresa l’ha fatto ed è stata posta sugli altari. Padre Pio l’ha fatto ed ora è un santo.

Io umilmente mi son messo dietro a tutti, a spingere. Lottavo e ri-nunciavo al mio pur di dare lavoro e guadagno ai miei amici e loro si son sempre considerati miei dipendenti che aiutavano me a non naufragare!

Io li tiravo, esaurendo per loro vantaggio le mie ricchezze e loro a criticarmi, perché agivo male, avventatamente: “Non si fa così!”

Io non sono stato PIGRO, ma mi son posto come il motore ultimo, che spinge e suda sangue, ed ora mi dai del PIGRO?

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Ma si! È anche comodo far così!

Comodo? Ma sai di cosa stai parlando?La mia è stata una CROCE da principio fino alla fine, ed è costata

poi la perdita della mia famiglia, di mia moglie, di tutto quanto avevo, tranne che della mia fede nel valore assoluto della CROCE.

Credimi, non è comodo FINIRE IN CROCE!

Ma l’hai voluto tu!

Appunto. E va tutto a merito di chi ha amato salire su questa croce volendolo di persona!

Mi son sacrificato io, certamente! E come fai allora a trovarvi del COMODO?

Per questo figure altrettanto eroiche, come San Francesco, che scel-gono la povertà del Cristo nel desiderio di fare la sua volontà sono meno eroiche di chi SI TOGLIE DI MEZZO per far vivere DIO.

Non per far la volontà di Dio, ma per FAR VIVERE DIO.Capisci la differenza?

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Far vivere Dio? È pazzesco!

Lo so.Son giudicato pazzo per questo, ma è una pazzia dell’amore!Io che sono niente e non ho niente voglio donar tutto a chi ha tutto

ed è tutto!Sembra una pazzia, ma è la cosa più bella che una CREATURA

possa volere per il suo CREATORE: riconoscenza allo stato purissimo!Nel Cristianesimo non conta cosa si abbia da donare, ma il cuore

con cui si dona e io non voglio donare ai POVERI, ma a DIO, tutto me stesso.

Tutti coloro che non mi hanno capito, in vita mia e loro, non l’han fatto perché si avvalgono di ragionamenti tornacontistici del tipo “Si dà solo quello che si ha”.

Ma chi l’ha detto?

Ci son proverbi pazzeschi come “delle buone intenzioni è lastricato l’inferno!” che stimolano alla prudenza, a fare il passo secondo la gam-ba… IO NON LO CREDO VERO E, INFATTI, NON L’HO MAI FAT-TO.

Io infatti assumevo mentre altri licenziavano, e non avrei nemmeno potuto o dovuto farlo.

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Infatti! Nessuna Croce! La tua gestione ti ha tradito!

Beh, per difendermi ti allego quanto ne ho scritto su l’Ortonovo de-gli Ulivi.

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1982 …Orbene, ogni persona, quando vedeva che Pa-perino il cristiano (sempre li: nel disegno animato da Dio), per riuscire ad assumere il suo nominativo, l’integrava nella categoria C/1 dell’operaio specializzato e lo pagava per tale… si rendeva conto che era finita in un posto irreale e quasi col-locato fuori della normalità.

La sua persona, che doveva imparare ancora il lavoro, era pagata da specializzata!

Dimostrava allora grandissima riconoscenza a quel ri-conosciuto buono, per la sensibilità che aveva dimostrato e l’aiuto che aveva dato; nel mentre Vittorio badava ad inqua-drarla nel lavoro, insegnandole tutto.

L’idea che il nuovo assunto riportava, era che, per lui – proprio per la sua persona – era stata fatta una eccezione, ed era molto riconoscente per il privilegio.

Ora accadeva che (magari pochi mesi dopo la sua as-sunzione) Amodeo privilegiasse ancora un’altra persona… Tutti si guardavano e dicevano tra loro: “Ma come? Un altro?”. Allora il penultimo assunto cominciava ad essere dubbioso sul privilegio concesso a lui...

Ancora mesi dopo, se fosse stata fatta salire ancora un’altra persona, su quel loro affollatissimo tram, allora an-ch’egli, dimenticandosi cosa aveva pensato quando egli era stato privilegiato ed accolto, si metteva ad osservare, assie-me a tutti gli altri: “Ma come? Ancora un altro?” e il privilegio per lui non esisteva più!

Una storia infinita e ciclica. In 15 anni passeranno per l’ufficio di Romano oltre 50

persone.50 perché, ad un certo punto, molte di queste, pagate

troppo rispetto alla loro stessa preparazione, divenute vera-mente specializzate a spese della ditta, si avvicinarono al ti-tolare e gli dissero:

“Ti devo parlare”.

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Significava – dopo un poco Amodeo lo capì – che era comparso chi, per avere una persona divenuta così brava, era ora disposto a pagarla ancora di più.

A quel punto, il Nostro Paperino esattore, in questo di-segno animato dal Dio Walt Disney (non lo si scordi mai), gli potrebbe osservare:

“Amico, ho investito su di te, quando, voi tutti, eravate convinti che fosse uno sproposito; come fai ora a non sentir-ti impegnato a fruttare, a vantaggio d’un organismo che, lo hai visto, aiuta chi ha bisogno di crescere?”

Potrebbe dirlo, ma non lo dice. Gli dice invece: “Vai con Dio”. Risponde così perché il compito assunto da Romano è

stato quello di prepararlo; ed è stato compiuto, al meglio. “Ma che criterio del cavolo è mai questo?!”Il criterio c’è, c’è proprio, ed è questo: “Quella persona, se, neppure in un ambiente così, ha

preparato, per prima cosa, il suo abito mentale, al bisogno che esista la riconoscenza, oh, non è colpa di nessuno, è solo un segno che il seme è stato piantato e che non sono ancora questi i tempi della sua maturazione libera (vedete il 7, indice di libertà, aggiunto a 250?). Il seme, però, è buono; il terreno pure, dunque il raccolto ci sarà! Ma nei modi e nei tempi che solo Dio vorrà e conosce.”

Dunque assoluta Fede nella bontà di quanto accade: Dio non tradisce mai. Esistiamo grazie a Lui! La sua Provvidenza è sublime: supera i limiti delle apparenze.

Nessuno, di quelli che restano nella Ditta – però – ri-mane mai contento del fatto che Amodeo risponda così a chi lo ha sfruttato e lo lascia.

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A loro sembra che questa sia una estrema debolezza. (Invece il vero libero è chi non è piegato dai metodi altrui). Fi-niscono per non sentirsi al sicuro, all’interno d’una impresa che ha un titolare che la pensa così… Ci sono entrati grazie a lui che la pensa così, ma ora ciò gli sembra che sia una gran-de sfortuna.

È il generale atteggiamento – badate! – dell’uomo nella sua vita: è stato beneficiato, ne ha la prova, esiste… e poi giunge a diffidarne. Ma in forza di che arbitrio? Il Libero Arbi-trio? Sì: il gusto da acquisire nella persona. Chi è stato volu-to, affinché esistesse, è oggetto del fermo proposito di Dio che si doti di un suo gusto personale. Dio si lascia mettere in crisi, pur di permettere che egli, ente relativo, abbia un gusto relativo tutto suo.

Nel caso di Paperino arbitro, egli, per assumerli con la loro inefficienza, ha forzato parecchio la mano a Vittorio, ma ora le stesse persone pensano:

“Per fortuna che c’è Vittorio!”Vittorio, per chi non era già capace, era come il Diavo-

lo, loro nemico, il difensore di ciò che già esisteva e lo ammi-nistrava con il primato della forza, fino ad usarla tutta. Tutta, fino a che ce ne fosse, il che equivaleva alla morte. Egli gon-fiava l’utile, portava in casa beni, sostanze, ricchezze. Argo-menti che non sono il fine ultimo di Dio, ma sono solo stru-menti volti all’accoglienza, al privarsene, al darli ad un altro, fino a divenire poveri di se stessi e tutti carichi del valore di Dio.

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Chiamati e ingolositi da quanto avevano avuto, queste persone erano state invase dal delirio di onnipotenza, portate ad illudersi che fossero ora essi a fare, dopo che Dio li fece e li abbandonò a se stessi, con il libero arbitrio di fare a pro-prio modo, e avendone la piena facoltà! Che errore macro-scopico nei vari Pippo, Pluto e Topolino! Una volta che sono stati creati, essi vivono ancora e solo se il loro Creatore se-guita a dar loro vita, aggiunge fotogramma a fotogramma. la Creazione, in questo campo, non è mai un’indipendenza! Mai! Sbaglia moltissimo, Gambadilegno, se crede se stesso il colpevole delle malefatte che compie, e sbaglia Topolino se crede che è lui, in collaborazione con il Commissario Baset-toni a sgominare la banda Bassotti. È tutto e sempre il Crea-tore che seguita a creare. Ove tutto accade per creazione, il tempo che passa segna solo il perdurare della Creazione di un Dio che fa nuove tutte le cose, aggiungendo situazione a situazione, modificata nella forma, ma non nell’essenza. L’essenza è nuova, perché l’attimo nuovo che “è” non è quello di prima che è diventato questo. Quel tempo era una cosa e questo tempo è un’altra cosa.

Su questi argomenti la vita è chiamata a riflettere, su questi misteri bisogna meditare, perché la soluzione esiste. E non ci si stupisca che poi questa soluzione scaturirà, con chiarezza espositiva, da chi già la aveva trovata e si compor-tava in conseguenza: dal Paperino assoluto credente, che confidava solo nella divina Provvidenza che aggiungeva creazione a creazione, a modo tutto suo. Paperino l’aveva ca-pito: egli non era un Creatore, ma solo una sua Creatura, ed esisteva, attimo dopo attimo, solo grazie a Lui.

“Come si può esemplificare una cosa simile nel cam-po fisico, dopo che l’hai mostrato in quello morale?” (E’ la ri-chiesta di come stanno in sé le cose).

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Ecco come: Dio come un fondamentale magnete, dal-l’irresistibile fascino ed attrazione. Il suo esistere, nell’unità relativa, come un giro, tale che Il Nord (il Padre) vada sul Sud (generando il Figlio) mentre sta esistendo anche la rotazione inversa, del Sud che è andato al Nord (trascendenza, Spirito Santo, che è Signore e dà la vita unitaria chiudendo il circolo unitario. Posto l’essere, trinitario, di questo Assoluto potere magnetico, da lì c’è un lungo filo, sul quale è trasmessa l’in-duzione elettromagnetica. Se Dio ferma la sua rotazione, si blocca istantaneamente l’induzione. Perché l’onda elettrica del cervello, esista, deve essere istantaneamente in atto chi induce questo fenomeno, che è veramente elettromagnetico in quanto interferisce con l’onda elettrica portata dallo stru-mento che esegue l’elettroencefalogramma. (Le cose stanno nel modo in cui sono indotte ad essere).

È di una semplicità assoluta. Ma l’uomo, con una trave enorme nell’occhio (la sua pretesa di essere egli a fare) non crede di essere fatto in questo modo: sempre nuovo e diver-so. Eppure assiste al mutarsi della sua essenza. Lo attribui-sce allora al divenire delle cose anziché all’esserci, simulta-neo, di tutta la catena della vita, da quel profondo del tempo da cui Dio l’induce. (Vedete? Si afferma che la presenza è un volume complesso che è tutto e non solo la sezione tempo-ranea che noi vediamo come facendo la TAC ad un corpo).

Perché io che vivo indotto dai genitori indotti dai nonni indotti dai bisnonni e così via, siamo tutto il filo della vita. E deve esserci tutto, non devono esserci tagli o essenze che non ci sono più, altrimenti io non ricaverei quell’energia come non la ricevo se dalla centrale al mio apparecchio il filo non c’è e non è intero, senza interruzione alcuna.

Con calma e con la Fede, tutto quanto spiegato sopra sarà finalmente capito.

E Paperino sarà creduto il genio più grande della storia dell’uomo. E sarà una verità nel relativo e un errore in asso-luto.

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Infatti, sarà geniale solo il personaggio creato da Dio, perché l’essenza di chi lo vede non è il personaggio, non è il filo, ma l’energia di Dio, che vi avanza per induzione sul filo ed osserva, vive, e partecipa. Punto e basta.

Paperino sarà pure il genio più grande che esista, ma “io” sono solo il lettore di una bella storia di Dio e non devo confondermi assolutamente con questa storia, al punto da credere poi, alla fine anche io, che sia io ad averla scritta e che essa dipende da me.

È la posizione più umile che esista, messa alla base della storia più grande che esista e possa riguardare una Creatura comune che sia vissuta! (Implica il complesso uo-mo-Dio).

Così succede, alle 22 e all’improvviso, che il personag-gio Romano debba correre a Torino. Cambierà un assegno con Armando Errichiello, della Sideltronic: 5 milioni contro 5 milioni. Perché? Il motivo è che l’indomani arriva, sulla Cari-plo, un assegno di 5 milioni, ed occorre versare del contante per coprirlo. (La realtà complessa, vista ora nel campo prati-co).

Il giorno dopo, il Nostro Paperino, di questo disegno di Dio e solo di Dio, versa l’assegno d’Armando, sulla Popolare di Lodi, presso la quale ha un fido. Preleva in cambio 5 milio-ni, in danaro liquido, e li porta alla Cariplo, per pagare, in contanti, l’assegno arrivato.

Certamente Romano non avrà dato ad Errichiello un assegno della Popolare di Lodi, ma della Cariplo. (L’incre-mento 9, ora mostra tutti i movimenti di 1, Romano, nel ciclo 10).

5 giorni dopo, se non trova il modo di coprire più sta-bilmente questo scoperto di conto corrente, deve rifare un giro, così con altre persone e su altre banche.

Giri mostruosi fatti da Amodeo pur di permettere a chi si è preparato, a sue spese, d’andare a mettere a frutto altrove la sua preparazione… (di spostarsi di 9, altrove).

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In alcuni giorni, del 1973, Romano arrivò a movimenta-re, in una sola mattinata, quasi mezzo miliardo di lire! (E’ op-pure no la pagina di movimenti addirittura “folli”?)

“Ma perché tutto questo? Lo faceva per pura follia?” No. Amodeo lo faceva per pura Fede. E, mentre andava

a Torino a fare il suo giro vizioso, avrebbe potuto legittima-mente osservare – notatelo bene! – stavolta a Dio:

“Ma come? Sto preparando tutto per te… e tu, tu che

puoi molto di più di chi io preparo e mi lascia, mi lasci pure tu, in mezzo a queste difficoltà? Io voglio vendere tutto, per comperare la tua perla; ma perché nessuno compra le mie case? Eccomi sballottato come una pallina di flipper.

Mantieni il tuo impegno o mi stufo e non ti seguo più!”

Romano si sarebbe potuto lamentare di tutto quel 9 di moto! Invece prega così:

“Signore, sembra che io vada a battere moneta falsa a

Torino, che dura solo una settimana… Ma non è così. È eter-na, vera, autentica moneta, della tua zecca! Tu mi stai saggian-do, per vedere se io ci sto, a pagare con la mia sofferenza. Sì io ci sto! Sei buono, Signore e non m’inganni, non m’induci in tentazione.

Grazie e benedizioni a te, ché mi hai spiegato il mondo, nella sua essenza.”

Così quelle ore di viaggio erano, all’improvviso, per il Nostro Paperino fedele, d’una bellezza estrema; tanto che spesso, pieno del senso dell’amore di Dio, Amodeo piange-va, ma di gioia e commozione. Estasi? Se non lo era, le asso-migliava molto e Amodeo finiva in questo stato più d’una vol-ta; proprio mentre altri si sarebbero rivolti spazientiti al Si-gnore credendo che non l’aiutava, egli si accorgeva di ricevere il massimo e ringraziava!

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Pazzesca gestione aziendale!

Ma no! L’ho spiegato e non mi ripeto. Io credo nella Provvidenza ed ho voluto dar CORPO A CRISTO, realmente, come l’artefice della Provvidenza divina. E – nota bene – Dio l’ha fatto!

E non dirmi che poi mi ha fatto fallire.L’ha fatto quando ha voluto cominciare a mettermi in CROCE,

agendo come fa con ogni suo vero figlio: lo sacrifica!

La mia azienda non è fallita solo per i debiti ma per tre altre cause concomitanti: Vittorio, il mio braccio destro, mi ha lasciato e si è messo in proprio… proprio perché gli affari andavano bene!

Per questo io ho chiesto a Dio di donare il braccio a suo fratello, che perse per un incidente in tipografia, per rendergli bene per mele.

Una banca mi causò protesti e patii una grave perdita industriale dovuta ad un furto di oggetti non assicurati e che andarono perduti senza alcuna rivalsa.

Dio mi volle far fallire quando a Montesilvano 20.000 persone, sul Colle della Vecchia, attendevano un gran miracolo nel cielo, il 28-2-88, festa liturgica di San Romano. Posso dire che tutti costoro parteciparono, con il loro fallimento, al mio fallimento sublime per AVER TENTATO DI DAR CORPO AL CRISTO.

Avevo esattamente 50 anni ed erano trascorsi 33 giorni prima che il 28 febbraio, a San Romano, io mi arrendessi e decidessi che la CROCE del Fallimento era la sola via mia di salvezza nel mio tentativo di dar corpo al Cristo.

La situazione è simile a questa odierna, di oggi che sto aspettando trascorrano i 33 giorni di morte prima della resurrezione del 7-7-007 che coinciderebbe, poi, con la croce di San Romano.

Tutte le persone che ho avuto intorno hanno fatto da cornice a quanto è accaduto adesso: da Matteo Collevecchio, a Fernando Elias Amaral, a Gisidio Cacciatore, a Silvio Scocchia e a Salvatore Fiscella…

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In che senso “cornice”?

Beh, mentre in Italia il giro di Italia della bicicletta, lo sport proeta-rio, termina il 3 giugno con la vittoria di Di Luca, un corridore di Spolto-re, località dove sorge il Colle della Vecchia, il 3 io sono in ospedale con Matteo Colevecchio e gli altri due, l’Amaral e il Cacciatore. Matteo met-te insieme il primo evangelista di Gesù che muore ad Elea, la ciità in cui era nato il Padre Spirito santo, di Gesù, il io dell’Essere della Filosofia. Matteo è il trait-d’union di gesù con lo spirito danto, nel segno della vita e della morte. Ebbene il Di Luce e Matteo Collevecchio hanno in comu-ne il Colle della Vecchia a Spoltore, mentre Luca è il primo evangelista che nasce come tale al seguito di San Paolo, trait-d’union delle fede e della filosofia.

Gli altri due vedono in Amaral Elias il trait-d’union tra Gesù ed Elia, mentre Gisidio Cacciatore è il trati-d’union tra Gisus e Dio, Re cac-ciato. Quando al posto di Gisidio verrà trasferito Silvio Scocchi io ho ca-pito che per me la morte sarebbe stato solo una questione di “scocchia-mento”, di sdoppiamento della coppia uomo-Dio in me. Quando Matteo è stato sostituito il 4 dal Salvatore Fiscella è comparso il Salvatore del San Liberatore, simboleggiato da un pesce (Fiscella).

Tutti costoro hanno fatto da cornice a quanto è accaduto poi il 4, tra le ore 10:3 e le 11:3, ossia alla iniziane di Aldol che ha dato il Dol (il do-lore) ad Al, al Dio in Amodeo.

Io non sapevo che caspita di morte avrei avuto, tra le 10:3 e le 11:3.

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Perché questo strano orario?

Io sono stato investito a Saronno e l’orologio si fermò, il 29 febbra-io, alla 10:3, mettendosi in moto 9 mesi e 16 giorni dopo, alla mia nona giornata di digiuno ed alla 16ma comunione. Quel dì fu portato via da la-dri il Corpo di Cristo in Chiesa e per questo l’orario, che restò poi sull’o-ra del campanile per 9 mesi fu quello delle 10:3 ora solare.

In maggio c’era l’ora legale e le 10:3 corrispondevano alle 11:3 so-lari. Che ora avrebbe considerato Dio? L’ora legale o la solare?

Mi sembra un gran pasticcio.

A te che non sei addentro alle stranezze di questi segni allusivi, tra-scendenti, insomma divini certo questi sembrano segnali astrusi e molto confusi…

Sta di fatto che il Divino va inteso, va decifrato, altrimenti sarebbe immanente, reale e non certo divino.

Io voglio solo dire che dal passato si può indovinare il futuro, per-ché la storia agisce per cicli e per segnali legati ai nomi a ai numeri. Tut-to ciò è verificato alla perfezione in me. Dalla mia nascita fino ai tempi odierni mi sono accadute cose talmente chiare, soprattutto sotto l’aspetto dei numeri che davvero credo sia indubitabile che se lo spirito di Gesù doveva risorgere lo avrebbe fatto il 25 gennaio 1938.

La riprova fu un’aurora boreale senza precedenti ed uno straordina-rio e simbolico viaggio del figlio dell’Onnipotente Duce Italiano dal vec-chio mondo al nuovo, con un volo a tre trimotori ed uno che vien fatto atterrare prima a Natal, ove giunge alle 19:19, come dire il 7-7 anche se i minuti 19 non sono 7.

La guerra mondiale è stata la massima Strage degli Innocenti ed è avvenuta in due tempi che hanno corrisposto due mie vite: la prima

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avrebbe dovuto cessare il 4-giugno (ed è uno dei motivi della morte il 4 giugno) ma ebbe un miracolo della Madonna, annunciato in sogno ad una bambina e mi salvai; la seconda appunto questa incominciata il 4 giugno e 6 giorni dopo fu l’Italia ad ordire la Strage degli Innocenti del-l’Italia. I motivi identici a quelli di Re Erode: il timore che se l’Italia non avesse partecipato alla guerra praticamente già vinta, Hitler l’avrebbe fatta veramente da Messia.

Poi miracoli, miracoli a centinaia quando, a pagare cambiali già an-date in Protesto, Dio, in 5 giorni mi ha sempre mandato il rimedio in cir-ca cinquecento casi di protesti, tanto che me ne è restato solo quello per il quale io avevo pagato, ma non chiesto tempestivamente la cancellazio-ne. Ne ho parlato raccontando l’aneddoto: di un protesto cancellato e non cancellato perché segnato due volte in elenco dal Notaio Sessa.

Io ho visto sparire oggetti in modo incredibile, per non dire miraco-loso. Quando ti sparisce una cassetta dalla cinepresa digitale, che nessu-no ha aperto, io non so cosa dire… Quando spariscono foto scattate da un fotografo professionista che non le ha cancellate, io non so cosa dire…

E, poi, incontri dal vago sapore trascendente, come se avessi incon-trato la Madonna e Gesù, venuti a cercarmi per salutarmi. Una volta Dio mi ha parlato e risposto ad una mia domanda con un bell’ ASPETTA.

Se parlasse ancora oggi sarebbe la stessa cosa che mi direbbe: ASPETTA (il 7-7-007).

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E allora, cosa mi aspetto ora?

Credo di averlo spiegato, innanzitutto a me stesso, anche se in modo tuttora impreciso: mi aspetto la resurrezione.

Già comincio a scorgerla, ora che ho passato la metà dei 33 giorni e mi approssimo sempre più alla meta.

Ho ripreso a scrivere il giorno 22 giugno, ad un mese esatto dal mio ingresso nell’Ospedale San Liberatore di Atri ed a 15 giorni da quella che so sarà la mia resurrezione, nell’attesa che possa esserlo chiaramente anche per tutti.

Il problema sta tutto qui e non so che cosa il Signore ha in mente di aver fatto già nel suo disegno: se un qualcosa solo a mio privato uso e consumo, da consumarsi “in famiglia” o un qualcosa che si espanda nel-le notorietà a tutta la famiglia umana.

Nel mio ristretto ambito io ho sempre trovato grande coerenza nel divino disegno, ma per la gente che ho avuto intorno non è stato così. Mentre io vedevo successo essi vedevano insuccesso pieno, mentre io mi sorprendevo costantemente di come Dio mi esaudisse ancor meglio di quanto e come io lo avessi pregato, questa differenza induceva gli altri a credere che il Signore non mi aveva dato assolutamente retta e che ero un falso, falsissimo profeta.

Monsignor Centemeri giunse a dirmelo chiaramente: “Taci, Profe-ta, che un bel tacer non fu mai scritto!” E me lo disse in quel suo com-pleanno, mentre si faceva festa e, simultaneamente a Rom era morto il Santo Padre Giovanni Paolo II.

Probabilmente “sentiva” in aria un aggancio possibile, da parte mia, tra la sua nascita da una parte e la morte del Papa dall’altra... ed aveva ragione: l’aggancio era reale.

Io devo scrivere, debbo impegnare la mia mente su queste questioni che mi stanno a cuore se non voglio ricadere nell’ansia terribile che sem-pre mi ronza intorno e mi attanaglia, se solo le lascio un piccolo appi-glio. Così vi racconto che stanotte ho sognato strani sogni agitati. In uno ero andato alloa stadio di calcio, ma un amico mi aveva agganciato e

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aveva cominciato a scendere in basso al punto da aver perso del tutto di vista sia la partita, sia il campo di gioco… e mi sono svegliato, davvero arrabbiato con quello scocciatore.

Ho poi faticato a prender sonno. Allora ho mangiato un altro pezzo della pizza presa a mezzogiorno, nella speranza che a stomaco più pieno mi venisse sonno.

L’attesa è stata inutile a lungo e poi mi sono ritrovato in una lunga avventura a tinte di giallo.

Avevo fatto una inchiesta libraria ed avevo deciso di comperare un certo volume raro. Ma questo ha messo in campo dinamiche contrappo-ste di altre intenzioni di altri personaggi. Ad un certo punto – cosa straordinaria per me anche nel sonno – ho dovuto uccidere una donna, intingendole le mani con un potente veleno. Ne è seguita una lunga fuga. Ma lo squarcio di libertà inscenato dall’acquisto di quel libro ha portato prima al suicidio di chi stava bloccando tutto il sistema, che si è sciolto, con tanti umani tasselli che han cominciato ad andare finalmente tutti al loro posto. Anche il mio alla fine è andato a posto, perché scoprirò di non aver fatto danno a nessuno e che colei che avevo voluto uccidere con il veleno era viva e vegeta ed aveva peraltro capito le mie ragioni. Termina il sogno – di per se bellissimo – con uno stupefacente lieto-fine in cui solo chi si era suicidato resta morto, mentre tutti gli altri hanno trovato beneficio del riassetto prodotto dalla scomparsa di colui che chiudeva e bloccava tutte le possibili felici soluzioni del gioco.

Se voglio invadere il campo degli psicologi per cercare le motiva-zioni sotterranee in questo sogno, non è difficile notare il mio forte ten-tativo di spettacolarizzare la mia situazione e di allargarla agli altri, nel bisogno di trovare valide motivazioni anche laddove un assassinio ed un suicidio proprio non potrebbero portarne molte.

Ho davvero bisogno di trovare soluzioni a tutti i costi. Questo mi dice la mia mente e su questo pienamente concordo anche ora che sono sveglio e mi interrogo anche sul portato del subcosciente.

La mia situazione cerca tutti gli sbocchi possibili, nel reale e nel mondo degli ideali e dei sogni. Nel reale sto cercando di impegnare la mia mente con il lavoro e questo stesso racconto; nel mondo degli ideali sto a tutti i modi facendo il tentativo di recuperare ogni valore ideale che

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sia connesso con la mia umana storia e nel mondo dei sogni… va come va, ma cerco sostanzialmente le stessa cosa… e la trovo!

Anche la sera prima il subconscio mi aveva dato una grande carica di fiducia, facendomi balenare il grande successo nascosto sotto l’insuc-cesso apparente della mia Croce, argomento che poi ho ripreso nel gior-no di ieri e il risultato sono state le 55 pagine scritte ieri, seppure rigon-fiate dal contributo di quanto scritto in altri libri, nel primo: L’Ortonovo degli ulivi.

Importantissimo questo primo libro. Infatti solo alla fine di un’ope-ra grande, di oltre 1.000 pagine, se avessi usato questo formato di stam-pa, mi sono accorto che il Computer che aveva organizzato le pagine nel formato A4, le aveva suddivise in modo tale che ogni pagina aveva un argomento rappresentativo delle potenzialità dei numeri delle singole pa-gine. Tanto che, a libro già ultimato, l’ho ripreso in mano ed ho fatto no-tare, in ogni pagina, il senso di questo straordinario aggancio.

Per farmi capire, la pagina in cui racconto che 464 persone scrivo-no al Papa una importante petizione a favore della mia vita finisce alla pagina 464… e di certo non per caso.

Per farmi capire ancor meglio, alla pagina 33 si parla della vita e morte del Cristo; alla pagina 100 si affrontano le situazioni generali pro-porzionate all’assoluto significato di questo numero e a pagina 444 c’è la realtà della mia realtà umana: un rendiconto da me fatto alla sposa che il Cristo in me amava, essendo stata una suora costretta a lasciare il suo convento per passare a carta vetrata la mia coscienza e farmi risplendere come oro vivo.

È stato importantissimo per me scoprire come veramente in ogni pagina Chi aveva impaginato l’opera non ero stato io ma il caso che re-gola il computer, se non vogliamo parlare della Provvidenza di Dio.

È stato allora che finalmente capii il mio ruolo.Prima di aver tentato il racconto della mia vita non avevo notato

l’incredibile filo conduttore che aveva regolato tutto il suo flusso, in ap-parenza comandato dal caso e dalla mia libera scelta ma di fatto regolato in modo ferreo dalla Provvidenza divina che mi ha mandato ogni cosa solo al tempo debito, ossia quando ero pronto a fronteggiarla a dovere.

Solo dopo di aver assunto la piena fede dell’aiuto divino fatto a me, solo dopo questo mio accorgermi, Dio mi ha fatto fallire, certo che a

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quel punto non lo avrei letto come un fallimento reale ma solo come l’imposizione divina a cambiare il mio quadro operativo.

Ne avevo bisogno. Avevo tentato di dar Corpo al Cristo calandomi in una avventura di umano sostegno al bene ed alla formazione degli uo-mini, partito dai ragazzi che avevano cercato il mio aiuto e Dio mi ha di-mostrato di essere al mio fianco, per farmi riuscire laddove io avevo fal-lito. È questo il senso dei 500 protesti cambiari, in dodici anni di lavoro, risanati tutti nei soli 5 giorni di Purgatorio previsti dalla Legge sulla Cambiale, un evento che rivela la sua straordinarietà per la piena percen-tuale del successo quando Dio è intervenuto nel tempo del Purgatorio e mi ha salvato da ogni male.

Non per lasciarmi per sempre in quell’ambito in cui al massimo avrei potuto aiutare la cinquantina di ragazzi che poi ho aiutato. Dio ave-va altre mire su di me e voleva che l’aiuto che avrei dovuto dare passava attraverso una morte in croce ed una reale resurrezione.

E sono avvenute, tanto che, da allora in poi, il mio aiuto agli uomi-ni non è stato più sul piano concreto dell’umano bisogno dei beni mate-riali della vita, ma su quello assai più importante dei valori ideali.

Potevo dare le risposte impossibili alle domande “chi sono? Da dove vengo e dove vado?” illuminando le coscienze di tutto il mondo. Potevo allargare i confini della stessa scienza umana, facendo scorgere all’uomo l’assetto assoluto in relazione a quello relativo.

Questa fase, cominciata allora, ancora non è ultimata, ma non nel senso che debbo ancora definirne parametri, ma in quello che devo anco-ra trovare i miei bravi seguaci. Per ora ho trovato solo Pietro, la mia Roccia ora, nell’architetto Salvatore Mocciaro. Mi chiedo se questo Pie-tro, Pietro di me Romano, sia quel Pietro il Romano di cui parla San Ma-lachia nella sua storia degli ultimi Papi.

Terribile questa profezia che sta arrivando allo “sgocciolio” degli ultimi Papi! Essa confermerebbe l’Apocalisse del 22-12-2012? Essa con-fermerebbe l’esito finale del mio contributo?

Quale può essere?

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Quale può essere?

La fase dei Papi cattolici potrebbe essere interrotta per sostenere la nuova figura di Pietro il Romano come l’ultimo Papa e il primo di un nuovo assetto mondiale, in cui il Papa e tutti i Notabili delle altre religio-ni sono posti in sottordine rispetto alla figura dell’Imperatore del Sacro Romano Impero del Cristo, del Krisna, di Maometto, Budda, Brama Siva e Visnu etc. etc.

Io nel mio intervento orale registrato a Ostigliano ho tratteggiato il Progetto di un nuovo assetto mondiale. Qui ne ripeto gli aspetti fonda-mentali.

Innanzitutto dovrebbe venire dalla base di tutti gli uomini del pia-neta la spinta per la costituzione di un unico stato globalizzato intera-mente e da me chiamato il Sacro Romano Impero.

Un solo Imperatore, il cui compito è di servire la base e dirigere l’ordinamento globale attraverso l’attribuzione di 100 ministri tutti con portafoglio. Lo scopo è di sollevare la soglia di povertà e di miseria ai li-miti accettabili di un benessere diffuso.

Lo strumento per attingere fondi non sta nelle tesse, ma nelle rotati-ve, che immettono sul mercato sempre tutte le somme necessarie a po-tenziare lo sviluppo.

Dunque nessuno pagherà più le tasse ma chi vuole iniziare una atti-vità di libera imprenditoria può farlo ed è pagato, finanziato gratuitamen-te.

Le imprese che più producono hanno più incentivi. Questo non strozzerà nessuno se ogni addetto è aiutato nel suo lavoro in proporzione al bisogno che ha.

Il sistema da studiare è quello INFLATTIVO che può ridurre il po-tere dei capitali ed eliminare le difficoltà di disponibilità di chi ha l’ob-bligo di gestire le sue risorse.

Ai tempi di Roma l’erario stampava moneta eppure non era tenuto a nessuna opera di rispetto delle monete altrui, che dovevano assogget-tarsi alla moneta Romana.

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È il vantaggio indubbio che si ha quando si è soli, unito però a tanti altri svantaggi. Li abbiamo visti in Roma: imperatori che erano dediti al vizio ed alla continua difesa della propria autorità e persona dai sempre possibili ribaltamenti del potere.

Ma l’Imperatore del Sacro Romano Impero non deve comandare che la sua schiera dei 100 ministri, riuniti in Governo. Deve essere un po’ come il Presidente della Repubblica: il tribuno della Plebe che ha i contatti con la base e può incidere sul vertice, ben regolandolo, con pote-re di sostituire chi vuole e nominare chi vuole.

I 100 ministri non debbono venire nominati da elezioni pubbliche ma dalla nomina diretta data dall’Imperatore, e devono a loro volta vigi-lare sulle questioni avanzate dai segretariati, nelle cui mani son poste le gestioni delle varie nazioni originarie. I segretariati sono elettivi e deter-minano governi controllati dai ministri di competenza che a loro volta hanno il potere di togliere di mezzo, ossia delegittimare, chi non rispetta le direttive provenienti dall’alto.

In una struttura di questo tipo CHIUNQUE degli uomini della terra, se lo vogliono, possono incontrare il Cesare di turno, dall’Imperatore ai suoi 100 ministri. In tal modo non servono spie per garantire che nessu-no sia sottoposto ad ingiustizie, perché ogni uomo della terra può rappre-sentarsi da se stesso, o arsi assistere in ciò da un esperto a titolo gratuito.

Chi più determina vantaggi per la comunità riceve più incentivi. In un sistema di questo tipo si determina inevitabile concentrazione, ma se i consumatori sono difesi direttamente dall’Imperatore che può intervenire dall’alto se la qualità del servizio dato dal monopolio lascia a desiderare può portare allo sfasciarsi del monopolio stesso.

I piccoli negozianti devono essere finanziati in modo che abbiano quanto giusto per vivere.

In tal modo il denaro perde il suo potere che ha oggi e chi lotta per averne di scorta fa un buco nell’acqua. Spariscono allora coloro che, at-traverso il lavoro, cercano di avere sempre più denaro ed il lavoro finisce nelle mani di chi lo fa con passione, per lo scopo sociale che riveste e non per la capacità di dar reddito alle imprese.

Oggi le cose non possono funzionare così perché l’inflazione non può essere programmata. E’ solo essa che difende davvero i paesi in fasi dissestate, ma non oggi, essendoci invece nazioni in cui la moneta è forte

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e quindi finisce per assoggettare gravi pedaggi a chi ha usato il metodo inflativo. Una inflazione così può essere attuata solo in una economia in-teramente globalizzata e con una sola moneta: l’euro, la moneta del Buon Romano.

Il tenore della vita deve togliere di mezzo la condizione della mise-ria e della povertà in ogni angolo della terra, indipendentemente da una area a bassa capacità o ad alta capacità produttiva.

Per qual motivo io ho ripreso questo argomento? Per far capire il progetto che nasce assolutamente da nuove basi, assolutamente di tipo sia liberista, sia comunista, sia democratico, sia dittatoriale.

Va trovato un giusto equilibrio tra tutti questi aspetti. Quando un popolo non delega rappresentanti, perché ogni cittadino del mondo può lamentarsi con l’Imperatore che può vedere e provvedere, la struttura or-ganizzativa deve essere un misto di democrazia e di anarchia, contempe-rato dall’alto sulla base oggettiva del rendimento. Un rendimento che è controllato dal vertice che ha il perpetuo contatto con la sua base di cui è in certo qual modo a servizio.

Pertanto l’imperatore deve essere il servo della gleba, il suo tribu-no, nel mentre è il comandante supremo dei 100 ministri.

A loro volta i 100 ministri devono essere servi dell’Imperatore e comandanti supremi dei ministeri. In tal modo è valida la gerarchia ma il riscontro tra il vertice e la base è assicurato dal diritto di ciascuno ad es-ser servito dall’Imperatore.

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Quale pena devo pagare io?

Ne ho già detto, non lo ripeto.

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