«Così racconto l'adolescenza bella e faticosa» E

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21 Cultura & Spettacoli G I MACRO Mercoledì 27 Marzo 2019 www.gazzettino.it f j ^ L ' i n t e r v i s t a R o m o l o Bugaro In libreria l'ultimo lavoro dello scrittore-avvocato padovano «Ho voluto celebrare la generazione nata negli anni Sessanta» «Così racconto l'adolescenza bella e faticosa» E ravamo un bel gruppo di ragazzi, eh? Una specie di lampo, una cometa in mezzo al cielo. Peccato che quel gruppo non esi- sta più. Almeno è stata una gran luce». L"'Italian Graffi- ti" di Romolo Bugaro si forma qui, con Nick The Best One, Tod, GMT, il vecchio Andrea e la bella Miss Canova "raggelati" come in un fermo immagine nel 1976, in un pomeriggio ormai lontano pieno di sole e di gente in movi- mento. Giovani, spavaldi, «sem- pre al vento, sempre pronti a par- tire» saettando su Ciao e Vespe smarmittate, quei cinque adole- scenti si muovono nei decenni successivi fra terremoti matri- moniali, finanziari e affettivi, in- trecciando i loro destini persona- li alle trasformazioni del paese. 11 nuovo romanzo dell'awoca- to-scrittore padovano, "Non c'è stata nessuna battaglia" (Marsi- lio, 16 euro), in libreria da doma- ni, è un coinvolgente viaggio nel- le emozioni che cristallizzano l'adolescenza nella memoria, quell'età «piena di luce» colta nella sua pienezza «prima dei cambiamenti incontrollabili che la vita porta in ciascuno di noi». C'è un particolarissimo timbro emotivo che sembra attraversa- re i romanzi di Bugaro, dall'esor- dio con "La buona e la brava gen- te della nazione" nel 1998 al "La- birinto delle passioni perdute" (2006) e al più recente "Effetto Domino" (2015), che il regista Alessandro Rossetto sta ora gi- rando nel padovano, fino a que- st'ultimo lavoro, «forse il mio li- bro più intimo e personale, il più diretto di tutti, va all'origine del- le cose». Come mai? «Ho 57 anni, età in cui non menti a te stesso e fai i conti con la tua vita, i desideri che hai o non hai realizzato, le speranze, le cose che hanno realmente valore e quelle che invece pensavi avesse- ro valore». E...? (risata) «Mi sono reso conto che in qualche modo mia vita si è fer- mata alla stagione iniziale, quel- la dei 15 anni per sempre, anche se ne ho 57. In realtà credo che ognuno di noi abbia un momen- to, il suo momento, dal quale poi la sua vita prosegue, ma il suo momento resta quello lì». Quindi? «Volevo raccontare questi ragaz- zi ancora pienamente loro stessi e non incisi da quello che sareb- be arrivato dopo, prima di esser sollevati o abbattuti, trasportati verso il cielo o caduti a terra, pri- ma del destino. In una fase della vita in cui si può essere totalmen- te se stessi». Racconta la sua generazione. «Sì, quella nata negli anni Ses- ANNI SETTANTA Una vecchia pubblicità della Piaggio con i ragazzi che amavano girare in "Ciao" santa. Una generazione decima- ta dall'eroina e tormentata dalle lotte politiche. Anch'io ho avuto amici morti a causa della droga». È un romanzo sul tempo popo- lato di ragazzi in Vespa e Ciao che si accendono sigarette con gli Zippo, di ragazze con le bor- se di Ken Scott, di feste in cui ci si imbucava per ballare gli Ab- bae Gloria Gaynor. «Un"'Italian Graffiti". Oltre quel- la cortina di morte erano anche anni bellissimi, pieni di luce. An- ni indimenticabili che ti porti dentro per tutta la vita. È come guardare cose lontanissime, ma ancora presenti, cose svanite che non svaniscono mai. La nostra vita è fatta di materiali impalpa- bili. Trentanni dopo, passi lun- go una strada e sei ancora lì co- me quando ne avevi 15». E come vede gli adolescenti di adesso? «Sono ottimista, mi sembrano capaci di interagire fra loro an- che se incollati al telefonino. La mia esperienza d'adolescente, ovviamente, non è la loro, ma le tensioni e i meccanismi interni che regolano i gruppi restano gli stessi: attrazioni, esclusioni, rab- bie. Le dinamiche eterne dell'adolescenza non si trasfor- mano mai». Padova è un'altra protagoni- sta. «La narrazione è piantata nel cuore della città. Padova adesso ha più colori, la vedo bella. Nel bene o male vedo una città che sta facendo il suo sforzo per sta- re in una modernizzazione, ma «E UNA SORTA DI ITALIAN GRAFFITI ANNI BELLISSIMI E PIENI DI LUCE CHE TI PORTI DENTRO TUTTA LA VITA» non sta perdendo la sfida. Sia pu- re nell'orizzonte estremamente preoccupante del nostro tempo, dove ogni equilibrio rischia di saltare in un secondo abbatten- dola vita delle persone». Perchè questo titolo? «È un titolo polifonico, credo: la nostra vita può essere attaccata, veniamo abbattuti anche se non c'è stata battaglia. Nello stesso tempo non c'è stata battaglia per quei ragazzi, fissati nel momen- to "prima di tutto", prima dei cambiamenti incontrollabili». Rossetto sta girando il film tratto dal suo "Effetto domi- no". «Sono molto contento del proget- to, Alessandro darà la sua lettu- ra del libro, mi fido del suo sguardo. E farò pure la compar- sa: dovrei interpretare un avvo- cato che allontana uno dei prota- gonisti dell'aula. Sono felicissi- mo!». Chiara Pavan © RIPRODUZIONE RISERVATA Marsilio 16.50 euro LO SCRITTORE II nuovo romanzo di Romolo Bugaro NON C'E STATA NESSUNA BATTAGLIA di Romolo Bugaro GIORNALISTA E SCRITTORE Antonio Garzotto era originario di Saccolongo (Pd) e dal 1962 al 1982 era stato al Gazzettino in forza alla redazione di Padova mi, la pallottola ha sfiorato l'ar- teria femorale». Era il cronista più vicino al magistrato Pietro Calogero che, con un blitz not- turno e l'operazione "7 Aprile", arriverà a mettere alla sbarra l'intero gruppo dirigente di Au- tonomia di Toni Negri, padova- no. Il Pm Benedetto Roberti pro- cura di Padova ha detto: «Gar- zotto era una persona affabile e un galantuomo, virtù rarissime ai giorni nostri. E' stato un gior- nalista molto bravo. Lo ricordo molto bene quando veniva in Tribunale militare a Padova". Garzotto non aveva mai volu- to raccontare la sua storia, l'ha fatto una volta a 40 anni dall'at- tentato, tra i libri della sua casa, con accanto la moglie Lina e il fi- glio Eugenio, corrispondente del Gazzettino da Abano. E, na- turalmente, mostrando quel portachiavi d'argento a forma di pistola: "Quei colpi potevano lasciarmi su una sedia a rotelle. Sono stato fortunato!". I funerali si terranno giovedì alle 15,30 nella chiesa del Sacro Cuore di Abano. Edoardo Pittalis © RIPRODUZIONE RISERVATA Addio ad Antonio Garzotto giornalista degli anni di piombo LUTTO N on ho fatto in tempo ad avere paura. Mi hanno preso alle spalle, dalle ferite usciva sangue, non riesco a ri- cordare se in quei momenti ho sentito freddo o caldo. È come se fosse calata la nebbia». Era il 7 luglio 1977, Antonio Garzotto, cronista giudiziario del Gazzet- tino, fu assalito dai terroristi sot- to casa ad Abano. Gli gridarono "Pennivendolo", poi gli scarica- rono la pistola sulle gambe. Non li hanno mai identificati. Era il quarto giornalista ferito in un mese in Italia, tra loro In- dro Montanelli che gli mandò un telegramma: "Mi hai voluto imitare". Dopo l'attentato, i col- leghi gli regalarono un porta- chiavi d'argento a forma di pi- stola Garzotto cronista corag- gioso, testimone puntuale degli "anni di piombo", ha chiuso ieri all'alba in un ospedale padova- no il suo quaderno di appunti dalla copertina nera con le pagi- ne bordate di color granata che aveva battezzato "Apocalisse". Aveva 88 anni, non si era ripre- so da una caduta dalla biciclet- ta. Padova viveva nella cupezza dei suoi "anni di piombo" e Gar- zotto raccontava quella città che in certe notti si accendeva di decine di attentati incendiari e dove al Portello si combattè una vera e propria battaglia con le forze dell'ordine. In due anni tra il '77 e il '79 nel Veneto si conta- rono 1197 atti di violenza terrori- stica, 708 nella sola Padova. Non badava alle minacce, né al fatto che il suo nome fosse stato trovato in un covo terrorista. PADOVA VIOLENTA Nato a Saccolongo nel luglio 1930, al Gazzettino dal 1962 fino CRONISTA GIUDIZIARIO DEL GAZZETTINO NEL LUGLIO DEL 1977 VENNE GAMBIZZATO DA UN COMMANDO DI TERRORISTI La curiosità In vendita la casa dove si girò "Il Padrino" È in vendita a Staten Island la casa-set di Micheal Corleone nel film "Il Padrino" (1972) di Francis Ford Coppola. Il prezzo chiesto per la dimora in stile Tudor con quattro stanze a 120 Longfellow Ave è di un milione e 370mila dollari. Nel film, l'ingresso fu anche il luogo dove il personaggio Carlo Rizzi (Gianni Russo) venne trucidato da un sicario della famiglia Corleone. Oggi i proprietari sono un'anziana coppia, Elaine e Peter Albert, i quali hanno vissuto in quella casa dal giorno in cui l'hanno acquistata nel 1977 per soli 195mila dollari. E quando finzione e realtà si intrecciano, la casa si trova nelle vicinanze di Todt Hill il quartiere dove lo scorso 13 marzo il boss mafioso della famiglia Gambino Francesco Cali, detto 'Franky Boy', 53 anni, è stato ucciso davanti alla sua abitazione. Prima degli anni '80 i Gambino erano una delle famiglie criminali più potenti degli Stati Uniti, poi cominciò a perdere potere dopo che molto dei suoi boss furono messi dietro le sbarre. al 1982 e poi al Mattino di Pado- vafinoalla pensione nel '95, An- tonio Garzotto è stato tra i più autorevoli testimoni nel Veneto di un periodo particolare e in- quietante. Lo attesero alle sette del mattino del 7 luglio 1977, na- scosti in un furgoncino bianco, scesero, spararono e scompar- vero. «I colpi hanno raggiunto le gambe, nove buchi nella pel- le, perché un proiettile era rima- sto dentro. Potevano ammazzar-

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f j ^ L ' i n t e r v i s t a R o m o l o B u g a r o

In libreria l'ultimo lavoro dello scrittore-avvocato padovano «Ho voluto celebrare la generazione nata negli anni Sessanta»

«Così racconto l'adolescenza bella e faticosa» Eravamo un bel gruppo di

ragazzi, eh? Una specie di lampo, una cometa in mezzo al cielo. Peccato che quel gruppo non esi-sta più. Almeno è stata

una gran luce». L"'Italian Graffi-ti" di Romolo Bugaro si forma qui, con Nick The Best One, Tod, GMT, il vecchio Andrea e la bella Miss Canova "raggelati" come in un fermo immagine nel 1976, in un pomeriggio ormai lontano pieno di sole e di gente in movi-mento. Giovani, spavaldi, «sem-pre al vento, sempre pronti a par-tire» saettando su Ciao e Vespe smarmittate, quei cinque adole-scenti si muovono nei decenni successivi fra terremoti matri-moniali, finanziari e affettivi, in-trecciando i loro destini persona-li alle trasformazioni del paese. 11 nuovo romanzo dell'awoca-to-scrittore padovano, "Non c'è stata nessuna battaglia" (Marsi-lio, 16 euro), in libreria da doma-ni, è un coinvolgente viaggio nel-le emozioni che cristallizzano l'adolescenza nella memoria, quell'età «piena di luce» colta nella sua pienezza «prima dei cambiamenti incontrollabili che la vita porta in ciascuno di noi». C'è un particolarissimo timbro emotivo che sembra attraversa-re i romanzi di Bugaro, dall'esor-dio con "La buona e la brava gen-te della nazione" nel 1998 al "La-birinto delle passioni perdute" (2006) e al più recente "Effetto

Domino" (2015), che il regista Alessandro Rossetto sta ora gi-rando nel padovano, fino a que-st'ultimo lavoro, «forse il mio li-bro più intimo e personale, il più diretto di tutti, va all'origine del-le cose».

Come mai? «Ho 57 anni, età in cui non menti a te stesso e fai i conti con la tua vita, i desideri che hai o non hai realizzato, le speranze, le cose che hanno realmente valore e quelle che invece pensavi avesse-ro valore».

E...? (risata) «Mi sono reso conto che in qualche modo mia vita si è fer-mata alla stagione iniziale, quel-la dei 15 anni per sempre, anche se ne ho 57. In realtà credo che ognuno di noi abbia un momen-to, il suo momento, dal quale poi la sua vita prosegue, ma il suo momento resta quello lì».

Quindi? «Volevo raccontare questi ragaz-zi ancora pienamente loro stessi e non incisi da quello che sareb-be arrivato dopo, prima di esser sollevati o abbattuti, trasportati verso il cielo o caduti a terra, pri-ma del destino. In una fase della vita in cui si può essere totalmen-te se stessi».

Racconta la sua generazione. «Sì, quella nata negli anni Ses-

ANNI SETTANTA Una vecchia pubblicità della Piaggio con i ragazzi che amavano girare in "Ciao"

santa. Una generazione decima-ta dall'eroina e tormentata dalle lotte politiche. Anch'io ho avuto amici morti a causa della droga».

È un romanzo sul tempo popo-lato di ragazzi in Vespa e Ciao che si accendono sigarette con gli Zippo, di ragazze con le bor-se di Ken Scott, di feste in cui ci si imbucava per ballare gli Ab-bae Gloria Gaynor. «Un"'Italian Graffiti". Oltre quel-la cortina di morte erano anche anni bellissimi, pieni di luce. An-ni indimenticabili che ti porti dentro per tutta la vita. È come guardare cose lontanissime, ma ancora presenti, cose svanite che non svaniscono mai. La nostra vita è fatta di materiali impalpa-bili. Trentanni dopo, passi lun-go una strada e sei ancora lì co-me quando ne avevi 15».

E come vede gli adolescenti di adesso? «Sono ottimista, mi sembrano capaci di interagire fra loro an-che se incollati al telefonino. La mia esperienza d'adolescente, ovviamente, non è la loro, ma le

tensioni e i meccanismi interni che regolano i gruppi restano gli stessi: attrazioni, esclusioni, rab-bie. Le dinamiche eterne dell'adolescenza non si trasfor-mano mai».

Padova è un'altra protagoni-sta. «La narrazione è piantata nel cuore della città. Padova adesso ha più colori, la vedo bella. Nel bene o male vedo una città che sta facendo il suo sforzo per sta-re in una modernizzazione, ma

«E UNA SORTA DI ITALIAN GRAFFITI ANNI BELLISSIMI E PIENI DI LUCE CHE TI PORTI DENTRO TUTTA LA VITA»

non sta perdendo la sfida. Sia pu-re nell'orizzonte estremamente preoccupante del nostro tempo, dove ogni equilibrio rischia di saltare in un secondo abbatten-dola vita delle persone».

Perchè questo titolo? «È un titolo polifonico, credo: la nostra vita può essere attaccata, veniamo abbattuti anche se non c'è stata battaglia. Nello stesso tempo non c'è stata battaglia per quei ragazzi, fissati nel momen-to "prima di tutto", prima dei cambiamenti incontrollabili».

Rossetto sta girando il film tratto dal suo "Effetto domi-no". «Sono molto contento del proget-to, Alessandro darà la sua lettu-ra del libro, mi fido del suo sguardo. E farò pure la compar-sa: dovrei interpretare un avvo-cato che allontana uno dei prota-gonisti dell'aula. Sono felicissi-mo!».

Chiara Pavan © RIPRODUZIONE RISERVATA

Marsilio 16.50 euro

LO SCRITTORE II nuovo romanzo di Romolo Bugaro

NON C'E STATA NESSUNA BATTAGLIA di Romolo Bugaro

GIORNALISTA E SCRITTORE Antonio Garzotto era originario di Saccolongo (Pd) e dal 1962 al 1982 era stato al Gazzettino in forza alla redazione di Padova

mi, la pallottola ha sfiorato l'ar-teria femorale». Era il cronista più vicino al magistrato Pietro Calogero che, con un blitz not-turno e l'operazione "7 Aprile", arriverà a mettere alla sbarra l'intero gruppo dirigente di Au-tonomia di Toni Negri, padova-no. Il Pm Benedetto Roberti pro-cura di Padova ha detto: «Gar-zotto era una persona affabile e un galantuomo, virtù rarissime ai giorni nostri. E' stato un gior-nalista molto bravo. Lo ricordo molto bene quando veniva in Tribunale militare a Padova".

Garzotto non aveva mai volu-to raccontare la sua storia, l'ha fatto una volta a 40 anni dall'at-tentato, tra i libri della sua casa, con accanto la moglie Lina e il fi-glio Eugenio, corrispondente del Gazzettino da Abano. E, na-turalmente, mostrando quel portachiavi d'argento a forma di pistola: "Quei colpi potevano lasciarmi su una sedia a rotelle. Sono stato fortunato!".

I funerali si terranno giovedì alle 15,30 nella chiesa del Sacro Cuore di Abano.

Edoardo Pittalis © RIPRODUZIONE RISERVATA

Addio ad Antonio Garzotto giornalista degli anni di piombo LUTTO Non ho fatto in tempo

ad avere paura. Mi hanno preso alle spalle, dalle ferite

usciva sangue, non riesco a ri-cordare se in quei momenti ho sentito freddo o caldo. È come se fosse calata la nebbia». Era il 7 luglio 1977, Antonio Garzotto, cronista giudiziario del Gazzet-tino, fu assalito dai terroristi sot-to casa ad Abano. Gli gridarono "Pennivendolo", poi gli scarica-rono la pistola sulle gambe. Non li hanno mai identificati.

Era il quarto giornalista ferito in un mese in Italia, tra loro In-dro Montanelli che gli mandò un telegramma: "Mi hai voluto imitare". Dopo l'attentato, i col-leghi gli regalarono un porta-chiavi d'argento a forma di pi-stola Garzotto cronista corag-gioso, testimone puntuale degli "anni di piombo", ha chiuso ieri all'alba in un ospedale padova-no il suo quaderno di appunti dalla copertina nera con le pagi-ne bordate di color granata che

aveva battezzato "Apocalisse". Aveva 88 anni, non si era ripre-so da una caduta dalla biciclet-ta.

Padova viveva nella cupezza dei suoi "anni di piombo" e Gar-zotto raccontava quella città che in certe notti si accendeva di decine di attentati incendiari e dove al Portello si combattè una vera e propria battaglia con le forze dell'ordine. In due anni tra il '77 e il '79 nel Veneto si conta-rono 1197 atti di violenza terrori-stica, 708 nella sola Padova. Non badava alle minacce, né al fatto che il suo nome fosse stato trovato in un covo terrorista.

PADOVA VIOLENTA Nato a Saccolongo nel luglio

1930, al Gazzettino dal 1962 fino

CRONISTA GIUDIZIARIO DEL GAZZETTINO NEL LUGLIO DEL 1977 VENNE GAMBIZZATO DA UN COMMANDO DI TERRORISTI

La c u r i o s i t à

In vendita la casa dove si girò "Il Padrino" È in vendita a Staten Island la casa-set di Micheal Corleone nel film "Il Padrino" (1972) di Francis Ford Coppola. Il prezzo chiesto per la dimora in stile Tudor con quattro stanze a 120 Longfellow Ave è di un milione e 370mila dollari. Nel film, l'ingresso fu anche il luogo dove il personaggio Carlo Rizzi (Gianni Russo) venne

trucidato da un sicario della famiglia Corleone. Oggi i proprietari sono un'anziana coppia, Elaine e Peter Albert, i quali hanno vissuto in quella casa dal giorno in cui l'hanno acquistata nel 1977 per soli 195mila dollari. E quando finzione e realtà si intrecciano, la casa si trova nelle vicinanze di Todt Hill il quartiere dove lo scorso 13

marzo il boss mafioso della famiglia Gambino Francesco Cali, detto 'Franky Boy', 53 anni, è stato ucciso davanti alla sua abitazione. Prima degli anni '80 i Gambino erano una delle famiglie criminali più potenti degli Stati Uniti, poi cominciò a perdere potere dopo che molto dei suoi boss furono messi dietro le sbarre.

al 1982 e poi al Mattino di Pado-va fino alla pensione nel '95, An-tonio Garzotto è stato tra i più autorevoli testimoni nel Veneto di un periodo particolare e in-quietante. Lo attesero alle sette del mattino del 7 luglio 1977, na-scosti in un furgoncino bianco, scesero, spararono e scompar-vero. «I colpi hanno raggiunto le gambe, nove buchi nella pel-le, perché un proiettile era rima-sto dentro. Potevano ammazzar-