Così l'olio greco sta salvando le nostre insalate...perché nei piatti tipici della nostra cucina...

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Così l'olio greco sta salvando le nostre insalate Dopo un'annata da dimenticare l'Italia è sempre più dipendente dall'extravergine estero. Ecco perché nei piatti tipici della nostra cucina le olive elleniche giocano un ruolo di primo piano di Federico Formica Image Source/Corbis In Grecia sono tempi duri, ma non per tutti. In un Paese sull'orlo del baratro finanziario c'è un settore che sta attraversando un periodo d'oro: quello dell'olio d'oliva. Nel primo trimestre 2015 la Grecia ne ha esportato il 483% in più (tra olio d'oliva e di sansa) rispetto allo stesso periodo dell'anno scorso; un'abbondanza che si è tradotta in guadagni maggiori del 640%. E i principali artefici di questo piccolo rinascimento ellenico siamo proprio noi italiani. Secondo un rapporto di Ismea Servizi dello scorso giugno il 70% dell'olio esportato dalla Grecia è arrivato proprio in Italia. Un momentaccio, ma non per i greci. Come in una sorta di contrappasso, mentre tanti italiani acquistano immobili in Grecia approfittando del crollo del mercato immobiliare locale, gli olivicoltori greci stanno macinando guadagni sulle disgrazie dei colleghi italiani e spagnoli. Nel 2014 la Grecia ha prodotto più olio dell'Italia (300.000 tonnellate contro 235.000) ed è probabile che lo stesso accadrà anche nel 2015. Si tratta di un evento epocale, visto che il nostro è (anzi, era) il secondo produttore al mondo dopo la Spagna, il vero gigante del settore. Il 2014 per gli olivicoltori italiani è stato un anno da dimenticare. Batrocera oleae, più nota come la mosca olearia, ha devastato interi raccolti rendendo le olive inutilizzabili. Il resto l'ha fatto il clima, troppo caldo d'estate e troppo piovoso in primavera. I risultati sono una produzione nazionale dimezzata rispetto al 2013 e un prezzo schizzato fino ai 6 euro al chilo nel febbraio di quest'anno (nel 2013 superava a malapena i 3 euro al chilo). Le regole del mercato sono inflessibili, così il nostro olio ha viaggiato di meno ma in compenso ne è arrivato molto di più dall'estero, confermando la nostra posizione di principali importatori mondiali. La stessa sorte sta toccando anche alla Spagna: nel 2014 gli olivi iberici hanno segnato il passo, con 840.000 tonnellate di olio prodotte, il 53% in meno rispetto all’annata precedente. In parte è colpa del clima, spiegano da Ismea, in parte è un calo fisiologico visto che nel 2013 gli olivi spagnoli erano stati straordinariamente generosi, regalando al Paese una quantità impressionante di olio: 1,7 milioni di tonnellate. Nonostante il calo, gli spagnoli restano i Signori delle olive. Fra i tre storici produttori di olio d'oliva i greci sono gli unici a crescere, sfruttando le HOME LA NOSTRA TAVOLA IL GUSTO DEGLI ALTRI TERRA ACQUA SALUTE BERE STORIA Invia Stampa 25 persone consigliano questo elemento. Consiglialo prima di tutti i tuoi amici. Consiglia

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21/7/2015 Così l'olio greco sta salvando le nostre insalate - Speciale - Food 2014 - nationalgeographic

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Così l'olio greco sta salvando le nostre insalate

Dopo un'annata da dimenticare l'Italia è sempre più dipendente dall'extravergine estero. Eccoperché nei piatti tipici della nostra cucina le olive elleniche giocano un ruolo di primo pianodi Federico Formica

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In Grecia sono tempi duri, ma non per tutti. In un Paese sull'orlo del baratro finanziario c'èun settore che sta attraversando un periodo d'oro: quello dell'olio d'oliva. Nel primotrimestre 2015 la Grecia ne ha esportato il 483% in più (tra olio d'oliva e di sansa) rispettoallo stesso periodo dell'anno scorso; un'abbondanza che si è tradotta in guadagnimaggiori del 640%. E i principali artefici di questo piccolo rinascimento ellenico siamo proprio noi italiani.Secondo un rapporto di Ismea Servizi dello scorso giugno il 70% dell'olio esportato dallaGrecia è arrivato proprio in Italia.

Un momentaccio, ma non per i greci. Come in una sorta di contrappasso, mentre tanti italiani acquistano immobili in Greciaapprofittando del crollo del mercato immobiliare locale, gli olivicoltori greci stannomacinando guadagni sulle disgrazie dei colleghi italiani e spagnoli. Nel 2014 la Grecia haprodotto più olio dell'Italia (300.000 tonnellate contro 235.000) ed è probabile che lostesso accadrà anche nel 2015. Si tratta di un evento epocale, visto che il nostro è (anzi,era) il secondo produttore al mondo dopo la Spagna, il vero gigante del settore.

Il 2014 per gli olivicoltori italiani è stato un anno da dimenticare. Batrocera oleae, più notacome la mosca olearia, ha devastato interi raccolti rendendo le olive inutilizzabili. Il restol'ha fatto il clima, troppo caldo d'estate e troppo piovoso in primavera. I risultati sono unaproduzione nazionale dimezzata rispetto al 2013 e un prezzo schizzato fino ai 6 euro alchilo nel febbraio di quest'anno (nel 2013 superava a malapena i 3 euro al chilo). Leregole del mercato sono inflessibili, così il nostro olio ha viaggiato di meno ma incompenso ne è arrivato molto di più dall'estero, confermando la nostra posizione diprincipali importatori mondiali.

La stessa sorte sta toccando anche alla Spagna: nel 2014 gli olivi iberici hanno segnato ilpasso, con 840.000 tonnellate di olio prodotte, il 53% in meno rispetto all’annataprecedente. In parte è colpa del clima, spiegano da Ismea, in parte è un calo fisiologicovisto che nel 2013 gli olivi spagnoli erano stati straordinariamente generosi, regalando alPaese una quantità impressionante di olio: 1,7 milioni di tonnellate. Nonostante il calo, glispagnoli restano i Signori delle olive.

Fra i tre storici produttori di olio d'oliva i greci sono gli unici a crescere, sfruttando le

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difficoltà dei vicini nel bacino mediterraneo. Oltre che agli italiani, i greci stanno vendendoil proprio olio anche a spagnoli, tedeschi, americani e canadesi.

Costa poco... ma la qualità? Un altro asso nella manica dei greci è che possono applicare il prezzo più basso di tutti: agiugno 2015 (dati Ismea) l'extravergine ellenico costava 3,4 euro al chilo. Quasi la metà diquello italiano (5,81 euro al chilo) e poco meno di quello spagnolo (3,54). Per gli addetti ailavori, anche questa è una notizia visto che l'olio spagnolo è sempre stato più convenientedi quello greco.

Fonte: Ismea, franco partenza produttore merce nuda in cisterne IVA esclusa.

Ma se costa meno, significa che è di scarsa qualità? “La risposta è no”, spiega DarioDongo, esperto di food e diritto alimenare nonché direttore del sito Great Italian FoodTrade, “i listini vengono stabiliti dalla legge della domanda e dell'offerta. L'olio extraverginedi oliva italiano è rincarato proprio perché nel 2014 ne è stato prodotto di meno, a fronte diuna domanda rimasta sostanzialmente invariata”. Lo stesso motivo per cui molti oli localidi qualità (ad esempio quelli Dop, a denominazione di origine protetta) possono arrivareanche a 20 euro al chilo.Un'altra informazione da conoscere è che l'olio extravergine di oliva, a prescindere dallaprovenienza, deve rientrare in precisi parametri chimici, fisici e organolettici per poteressere venduto in Europa. “Anche l'olio extra­Ue, come quello tunisino, deve rispettarli permantenere la denominazione 'extravergine di oliva”, conclude Dongo. Sulla carta,l'extravergine di oliva greco non ha nulla di più e nulla di meno rispetto a quello italiano.

Già, sulla carta, perché una volta rispettati tutti i valori ufficiali si apre un mondo fatto disapori, odori e sensazioni. Il consumatore italiano è abituato bene. Nel nostro Paese, 42oli prodotti in quasi tutte le regioni hanno ottenuto la certificazione di qualità Dop e ognunoha un suo gusto, un suo sapore più o meno fruttato o piccante. Sapori ai quali è difficilerinunciare. In Italia ci sono tante varietà di olive, una ricchezza cui la Spagna, purproducendo molto più olio di noi, non riesce ad avvicinarsi. Poi ci sono il know­how, latecnologia, l'esperienza ultradecennale di tante aziende olivicole italiane. Anche questo èvalore aggiunto.

Etichette e mezze verità. Anche in tempi di abbondanza consumiamo più olio di quanto ne produciamo, figurarsi inquesti tempi di “carestia”. Inutile girarci intorno: soprattutto in questi ultimi mesi sugliscaffali dei supermercati c'è più olio estero che nostrano, anche nelle bottiglie prodotte damarchi italiani. E quello greco è destinato ad aumentare, togliendo quote persino ai gigantidella Spagna. Come abbiamo visto, questo non è un problema di per sé: basta saperlo.La normativa europea stabilisce regole severe sull'etichettatura dell'olio: l'origine deveessere indicata e sulla bottiglia possiamo trovare una tra queste tre diciture:­ miscela di oli di oliva originari dell'Unione Europea (se ad esempio c'è quello italiano egreco);­ miscela di oli di oliva non originari dell'Unione Europea (olio tunisino, ad esempio);­ miscela di oli di oliva originari dell'Unione Europea e non originari dell'Unione Europa(olio spagnolo e tunisino, ad esempio).

Non è obbligatorio indicare il Paese di provenienza, anche se la normativa lascia liberascelta ai singoli produttori. Tuttavia, qualcuno cerca in tutti i modi di spacciare per italianoun olio estero. Come? Ad esempio inserendo la dicitura “prodotto in Italia” o “imbottigliatoin Italia”, magari adornata da un bel tricolore. Il tranello è sottile: l'olio è stato davveroprodotto all'interno dei nostri confini (forse anche utilizzando tecniche all'avanguardia), mada olive greche, spagnole o tunisine. In ogni caso, il consiglio è quello di leggere il retrodell'etichetta, dove l'origine dev'essere specificata. Se le olive sono italiane il produttoreha tutto l'interesse a specificarlo.

A parte l'etichetta, un olio italiano si riconosce (ahinoi) anche dal prezzo. Un buon metodo

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è quello di confrontare il prezzo al litro allo scaffale con il prezzo alla produzione. Se costameno di 5 euro, potrebbe essere olio di due annate fa, oppure olio estero.

NONNO GRANO E IL GLUTINE "LIGHT"

SULLA ROTTA DELLE SPEZIE

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