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 1. Ch e cos’è la sem an ti ca ? ovvero l’oggetto di studio della semantica  Il termine  semant ica fu coniato nel 1883 dal linguista francese M. Bréal a partire dal verbo greco  semai no ‘indicare, significare’, derivato, a sua volta, da sêma, ‘segno’. Nella definizione di Bréal, la semantica  si occupa con lo studio delle leggi che regol ano i camb iamenti di sig nificato del le espress ion i ling uistiche. Si tra tt a du nq ue di una concezione diacronica della semantica, un’impostazione che domina gli studi linguistici dell’ Ottocento fino agli inizi del Novecento. La semantica ottocentesca, espressa oltre che nei lavori di Bréal in quelli di Herman Paul, Wilhelm Wundt, Antoine Meillet, Arsène Darmesteter studia i tipi di mutamento semantico che subiscono le parole nel corso della storia di una lingua o nel passaggio da una lingua all’altra e delle cause di tali mutamenti (fattori di ordine linguistico, storico, sociale e psi co log ico ). I ca mbi amenti di si gni fic at o sono classificati in base al le conseguenze che producono: - re string im en to di significato (fra nc ese viande “ci bo > “carne”; la t. cubare ‘giacere’ > it. covare); - am pl ia me nt o di si gn if ic at o (l at . p anarium “cesto del pane” > it. p aniere > “cesto”); - tr asf orm az io ne in senso mi gl iorativo (il  lat. minister ‘attendent e, servo’ è diventato ‘ministro’) o peggiorativo (il lat. captivus ‘prigionie ro’, p er influsso della locuzione captivus diaboli è diventato l’it. cattivo, fr. crétin “cristiano ” > “cretino”). In seguito, non sono mancati contributi importanti alla semantica diacronica, tra cui ricordiamo quelli del grande studioso di origine romena, Eugen Coşeriu. Oggi, si registrano degli studi dedicati prevalentement e alla semantica sincronica, che potrebbe essere definita come il settore della linguistica che si occupa dello studio del significato delle parole, delle  frasi, de i testi. 2. Ch e cos’è il sig nif ica to ? Se tutti i linguisti sono concordi nel definire la semantica come branco della linguistica avente come oggetto di studio il significa to delle parole/frasi/ testi, in quanto al significa to non c’è una definizione condivisa da tutti gli studiosi. Il concetto di significato è uno dei  più controversi della teoria del linguag gio (ci sarebbero ben ventitr é definizio ni). La riflessione sul significato risale allo stoicismo (300 a. C.) e fu coltivata nel medioevo. La difficolt à di dare una definizione chi ara al significat o dipende dal fatt o che la nozione di significato si trova all’intersezione della relazione tra linguaggio, pensiero e realtà. 2.1. Definizioni del significato Le definizioni del significato differiscono a seconda dei tipi di approccio semantico. Proponiamo una breve presentazione degli approcci più importanti svolti in questo campo: A. Un primo gruppo di definizioni è di tipo referenziale. L’approcci o referenziale al la sem ant ica nas ce in seg uit o agli sviluppi del la lo gi ca agli inizi del No ve ce nto .  Nell’am bito degl i studi logi ci nasce, soprat tutto in are a anglosassone , la cosiddet ta filosofia 1

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1. Che cos’è la semantica?ovvero l’oggetto di studio della semantica Il termine semantica fu coniato nel 1883 dal linguista francese M. Bréal a partire dal

verbo greco  semaino ‘indicare, significare’, derivato, a sua volta, da  sêma, ‘segno’. Nella

definizione di Bréal, la semantica  si occupa con lo studio delle leggi che regolano icambiamenti di significato delle espressioni linguistiche. Si tratta dunque di unaconcezione diacronica della semantica, un’impostazione che domina gli studi linguisticidell’ Ottocento fino agli inizi del Novecento.

La semantica ottocentesca, espressa oltre che nei lavori di Bréal in quelli di HermanPaul, Wilhelm Wundt, Antoine Meillet, Arsène Darmesteter studia i tipi di mutamentosemantico che subiscono le parole nel corso della storia di una lingua o nel passaggio dauna lingua all’altra e delle cause di tali mutamenti (fattori di ordine linguistico, storico,sociale e psicologico). I cambiamenti di significato sono classificati in base alleconseguenze che producono:

- restringimento di significato (francese viande “cibo” > “carne”; lat. cubare

‘giacere’ > it. covare);- ampliamento di significato (lat. panarium “cesto del pane” > it. paniere > “cesto”);- trasformazione in senso migliorativo (il lat. minister ‘attendente, servo’ è diventato

‘ministro’) o peggiorativo (il lat. captivus ‘prigioniero’, per influsso della locuzionecaptivus diaboli è diventato l’it. cattivo, fr. crétin “cristiano” > “cretino”).

In seguito, non sono mancati contributi importanti alla semantica diacronica, tra cuiricordiamo quelli del grande studioso di origine romena, Eugen Coşeriu. Oggi, si registranodegli studi dedicati prevalentemente alla semantica sincronica, che potrebbe essere definitacome

il settore della linguistica che si occupa dello studio del significato delle parole, delle

 frasi, dei testi.

2. Che cos’è il significato?

Se tutti i linguisti sono concordi nel definire la semantica come branco della linguisticaavente come oggetto di studio il significato delle parole/frasi/ testi, in quanto al significatonon c’è una definizione condivisa da tutti gli studiosi. Il concetto di significato è uno dei più controversi della teoria del linguaggio (ci sarebbero ben ventitré definizioni). Lariflessione sul significato risale allo stoicismo (300 a. C.) e fu coltivata nel medioevo. Ladifficoltà di dare una definizione chiara al significato dipende dal fatto che la nozione disignificato si trova all’intersezione della relazione tra linguaggio, pensiero e realtà.

2.1. Definizioni del significato

Le definizioni del significato differiscono a seconda dei tipi di approccio semantico.Proponiamo una breve presentazione degli approcci più importanti svolti in questo campo:

A. Un primo gruppo di definizioni è di tipo referenziale. L’approccio referenzialealla semantica nasce in seguito agli sviluppi della logica agli inizi del Novecento. Nell’ambito degli studi logici nasce, soprattutto in area anglosassone, la cosiddetta filosofia

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analitica intesa come indagine minuziosa e basata su un’impostazione il più possibileoggettiva dei problemi filosofici. Un interesse particolare viene accordato al linguaggio, inquanto gli studiosi sono convinti che i problemi filosofici vanno affrontati anzituttoanalizzando il linguaggio in cui sono formulati. In particolare si deve a Gottlob Frege,matematico e fondatore della logica matematica, la cosiddetta “svolta linguistica” che

segna la nascita della filosofia analitica del linguaggio; oltre al nome di Frege, capostipitedi questo approccio, ricordiamo Bertrand Russel, Rudolf Carnap, Ludwig Witgenstein,Saul Kripke.

L’elemento che più caratterizza le teorie semantiche analitiche è il lororeferenzialismo: al centro dell’interesse della semantica filosofica c’è la relazione che siinstaura tra il linguaggio e il mondo extralinguistico al quale esso si riferisce o che denota;da qui il nome di semantica referenziale o denotazionale. Nell’approccio referenziale ilsignificato viene rapportato alla relazione tra il linguaggio e la realtà, tra le espressionilinguistiche e i loro referenti extralinguistici. In questa prospettiva, ad es., il significato diun nome proprio come Dante Alighieri è l’oggetto particolare del quale esso è il nome(l’individuo Dante Alighieri, quella persona in carne e ossa), mentre il significato di

un’espressione come La montagna più alta del mondo è l’oggetto che essa descrive, cioèl’Everest.B. Altre definizioni fanno riferimento a modelli comportamentali. Secondo questi

approcci (il rappresentante più importante è L. Bloomfield), il significato viene rapportatoalle situazioni in cui si producono dei messaggi e le reazioni che essi provocanonell’ascoltatore: il significato di ho fame si deduce dal fatto che l’interlocutore, comerisposta, porge una mela, quello di ho sete, dal fatto che l’interlocutore porge un bicchiered’acqua, quello di ha freddo, dal fatto che gli si porge un maglione, etc.

C. Le definizioni contestuali o operazionali si fondano sull’uso: il significato diuna parola coincide con l’uso che se ne fa in una lingua. È quanto afferma il filosofoaustriaco L. Wittgenstein.

D. Le definizioni strutturalistiche riguardano le strutture interne della lingua. I principi fondamentali dello strutturalismo sono contenuti nel famoso libro Corso dilinguistica generale (Cours de linguistique générale). Il libro, appartenente all’altrettantofamoso linguista, Ferdinand de Saussure, segna l’avvio della linguistica teorica moderna inquanto la semantica trova una dimensione sincronica e una salda base teorica che necondizioneranno tutta la successiva evoluzione.

L’assunto centrale della concezione saussuriana e delle teorie semantichestrutturalistiche che a essa si ispireranno è che il significato sia un’entità puramentelinguistica, cioè qualcosa che non nasce dal rinvio a un elemento esterno al linguaggio – glioggetti o i concetti – ma che si crea all’interno del sistema linguistico. Pertanto ilsignificato di una parola si può stabilire solo in rapporto con il significato delle parole di

significato uguale o simile (macchina, veicolo, automobile), di significato opposto (caldo- freddo, piccolo-grande) e così via. Fa parte di questo indirizzo di studi anche la cosiddettaanalisi componenziale, con la quale si scompone il significato delle parole: per es.,bambino equivale a [+umano], [-adulto] e [+maschio].

2.2. Tipi di significato

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Per descrivere i tipi di informazione che un segno linguistico può veicolare, i linguistiadottano varie distinzioni. Innanzi tutto si distingue tra:

2.2.1. Significato denotativo e significato connotativo.

La distinzione introdotta da Frege tra Sinn e  Bedeutung è per molti versi analoga aquella del filosofo tedesco Gottfried Wilhelm Leibnitz tra intensione e estensione e a quellaintrodotta dal filosofo inglese John Stuart Mill tra connotazione e denotazione. Senzaentrare nel merito delle molte e complesse questioni che questi concetti portano con sé, sicercherà di definire e di illustrare i suddetti termini:

1. Estensione – l’insieme delle entità cui è applicabile un’espressione. Per es.,l’estensione della parola gatto è data dalla classe delle entità alle quali la parola èapplicabile.

2. Intensione – l’insieme delle proprietà che individuano tale entità. Ritornandoall’esempio sopraindicato, l’intensione della parola  gatto è costituita dall’insiemedelle proprietà essenziali per qualificare un’entità come un gatto (ad es, proprietà di

essere felino, di essere domestico ecc.) ossia l’insieme delle proprietà chedefiniscono il concetto di gatto.

In gran parte della letteratura filosofica, le distinzioni senso/vs/significato eestensione/vs/intensione vengono presentate come equivalenti alla distinzione di Mill tradenotazione e connotazione.

- significato denotativo (detto anche descrittivo, referenziale o cognitivo): si intendeil contenuto che un segno oggettivamente esprime o descrive. Si potrebbe anchedire il significato “neutro”, quello in virtù del quale quel segno identifica un’entitào un concetto. Per es., la notte è lo spazio temporale che va dal tramonto all’alba

successiva. La grande maggioranza dei parlanti si trova d’accordo nell’individuarequesto significato descrittivo di base.- Significato connotativo : si intendono i contenuti non oggettivi che un segno può

trasmettere, l’insieme dei valori affettivi e simbolici che può suscitare o evocare.Alla stessa parola, notte, possono essere associati valori, impressioni, suggestioniche variano da persona a persona, quali: paura, solitudine, disagio, ma anche pensieri romantici.

Esempi:1. Il significato denotativo della parola madre, è definito in un dizionario (“genitore di

sesso femminile”), mentre il significato connotativo è l’insieme dei contenuti

emotivi e affettivi che possiamo associare a questa parola.2. Parole come deserto o oriente indicano, dal punto di vista denotativo, zone chehanno certe caratteristiche climatiche o geografiche, ma dal punto di vistaconnotativo sono associate a suggestioni, immagini o sensazioni che vanno al di làdel loro significato oggettivo.

Il significato connotativo non è fisso, ma può variare sia nel corso del tempo sia da unindividuo all’altro o da un gruppo di parlanti all’altro. La parola gatto può essere associata

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 per alcune persone a contenuti connotativi “positivi” (animale grazioso che suscita simpatiae tenerezza) e per altre a connotazioni “negative” (animale infido che suscita fastidio); e parole come oriente, deserto – o come fondamentalista, talebano – avranno un significatoconnotativo molto diverso a seconda della provenienza geografica e delle credenzeculturali, religiose e politiche del parlante.

 Nel significato connotativo si distinguono diversi tipi:- significato affettivo, emotivo, evocativo quando il contenuto connotativo riguarda lesensazioni e le emozioni che la parola può destare (per es. madre, deserto);

- significato espressivo o  stilistico quando il contenuto connotativo è marcatostilisticamente. Nella coppia cavallo/destriero, il secondo vocabolo ha unaconnotazione letteraria e poetica che manca nel primo.

Questi due tipi di connotazione spesso si sovrappongono: nella coppia  gatto e micio,l’ultimo ha sia un valore affettivo (micio connota l’animale in senso positivo e affettuoso)sia un valore stilistico (micio è una parola di uso familiare mentre gatto è stilisticamenteneutra).

Esercizio per il seminario.

Osserva, con il dizionario, le denotazioni e le connotazioni delle parole: dicembre,tredici, rosso, buio, oceano, fiamma, foresta, spazio, tempesta, vertigine, pallido, incubo,calamita.

2.2.2. Significato linguistico e significato sociale

- significato linguistico: la somma di significato denotativo e connotativi di un segno;- significato sociale: il significato che una parola può assumere in relazione ai

rapporti fra i parlanti all’interno di un gruppo sociale o di un’intera società.

Esempi:1. L’espressione Buongiorno significa dal punto di vista strettamente linguistico

“auguro una buona giornata”, ma quando è usata, in un’interazione tra parlanti, come formula di saluto, assume un significato sociale di tipo“riconosco come interlocutore la persona cui mi sto rivolgendo e manifestol’intenzione di stabilire con essa una forma di interazione”.

2. Il significato linguistico dei pronomi tu e  Lei è “pronome di 2-a personasingolare” e “pronome di 3-a persona singolare femminile”, mentre ilsignificato sociale è “allocutivo che segnala la confidenza” e “allocutivo chesegnala la deferenza”.

2.2.3. Significato letterale e significato non letterale

- significato letterale: il significato linguistico;

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- significato non letterale: significati aggiuntivi che una parola può acquisire incontesti particolari. Rientrano in questa categoria la metafora, la metonimia, leespressioni ironiche, le espressioni idiomatiche.

 La metafora si verifica quando una parola o un’espressione sono usate per esprimere unasorta di somiglianza o di analogia tra due entità o due concetti. Negli esempi,  Ada è un

 fulmine e  Adriano è un coniglio, le parole  fulmine e coniglio hanno un significatometaforico, basato su un’analogia tra certe caratteristiche dei fulmini e dei conigli e certecaratteristiche degli esseri umani. La lingua comune è piena di espressioni metaforiche,riconosciute come tali dai dizionari. Per es., un dizionario darà per un verbo quale  fiutare,sia un’accezione letterale “percepire attraverso l’olfatto” ( Il cane ha fiutato la preda) siaun’accezione metaforica “intuire, capire prontamente” ( Ho fiutato un imbroglio). La metonimia è un caso di significato non letterale basato sempre sull’assunzione di unsignificato aggiuntivo ma, a differenza della metafora, in virtù di una relazione dicontiguità con l’entità o il concetto che designa il senso letterale:

- l’autore per l’opera: Ho letto Proust;- contenitore per contenuto: Bere una bottiglia;

- luogo per istituzione: Palazzo Chigi ha rilasciato una dichiarazione.

 Nelle espressioni ironiche, il significato letterale della frase è opposto a ciò che con essa sivuole intendere. Per es, dire Bella giornata oggi per riferirsi a una giornata piovosa.Le espressioni idiomatiche sono locuzioni fisse dotate di un significato figurato: vuotare il 

 sacco “rivelare ciò che si sa”, tirare i remi in barca, “smettere un’attività”, all’acqua dirose, “in modo superficiale”.

2.2.4. Significato lessicale e significato grammaticale

È una distinzione di natura diversa rispetto a quelle esaminate sopra, perché nonriguarda tipi diversi di significato che una parola può avere, ma tipi di significato cheindividuano classi diverse di parole.- hanno significato lessicale le parole che esprimono entità o concetti, come i nomi o iverbi;- hanno significato grammaticale le parole che esprimono relazioni grammaticali o indicanofunzioni grammaticali, come le congiunzioni o gli articoli. Anche i morfemi hanno unsignificato grammaticale: il suffisso  –ino ha un valore diminutivo e affettivo (ragazzo – ragazzino), mentre il suffisso  –iamo si riferisce alla prima persona plurale dell’indicativo presente.

3. RAPPORTI SEMANTICI

Il compito principale della semantica è individuare i rapporti che intercorrono dal punto di vista del significato tra le parole di una lingua, o, per usare un termine piùappropriato, tra i lessemi che formano il lessico di una lingua. I lessemi sono le unità di base del lessico (come i fonemi lo sono per la fonologia e i morfemi per la morfologia). Ladisciplina che si occupa del lessico dal punto di vista semantico è chiamata  semantica

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lessicale e ha tra i suoi obiettivi sia l’analisi semantica dei singoli lessemi (ad es., l’analisidelle loro accezioni, nel caso di lessemi polisemici), sia l’analisi dei rapporti semantici cheintercorrono tra lessemi o insiemi di lessemi.È merito della semantica strutturale ad aver intrapreso e sviluppato l’analisi dei rapportisemantici tra lessemi, mostrando che il lessico non è un insieme caotico ma al contrario una

struttura organizzata secondo diversi tipi di relazioni semantiche. Saussure individua duetipi di rapporti cui vanno soggette tutte le unità linguistiche:- i rapporti sintagmatici – riguardano due o più elementi effettivamente presenti in un attolinguistico concreto (in praesentia). Nella frase  Il gatto miagola la parola  gatto ha unrapporto sintagmatico con il e con miagola.- i rapporti associativi (o paradigmatici, nella terminologia introdotta in seguito daHjelmslev) - (in absentia). I rapporti paradigmatici comprendono tre grandi tipi di relazionisemantiche: le relazioni di sinonimia, che riguardano le somiglianze di significato (1); lerelazioni di opposizione, che si instaurano tra lessemi di significato contrario (2); lerelazioni gerarchiche, che riguardano lessemi di significato più generale e più specifico (3).

3.1. RAPPORTI PARADIGMATICI

3.1.1. SINONIMIALe parole legate da un rapporto di somiglianza di significato sono dette SINONIMI. (cioè“parole dello stesso nome”, dal greco syn ‘insieme’ e quindi ‘identico’ e onyma, variante dionoma, ‘nome’).

La sinonimia è la relazione che si instaura tra lessemi diversi ma che hanno lo stessosignificato fondamentale. È il caso di lessemi che, data la somiglianza di significato ossia ilsignificato fondamentale comune, possono essere sostituiti l’uno con l’altro:

- verbi: iniziare/cominciare, finire/terminare/cessare/smettere, uccidere/ammazzare,

mettere/porre; inghiottire/ingerire- nomi:  gatto/micio, dono/regalo, padre/papà, cefalea/mal di testa, pantaloni/calzoni, calo/abbassamento;

- aggettivi: infelice/ triste/ malinconico, ampio/vasto.

Più esattamente, la sinonimia si definisce in termini di sostituibilità tra lessemi in un certocontesto e quindi, due parole sono sinonime se hanno esattamente lo stesso senso e dunquesono intercambiabili in tutti i possibili contesti. Si considerino i seguenti esempi:Paolo si è rotto i pantaloni / i calzoni.Il mio fratellino ha inghiottito / ingerito tre bottoni.Il malato ha avuto un calo / un abbassamento di pressione.

In realtà, sono pochissimi i lessemi che rispondono al requisito della sostituzione. Lamaggior parte degli studiosi nel campo sono concordi nell’affermare che sinonimi veri e propri non esistono. La cosiddetta sinonimia assoluta o completa o perfetta è così rara daessere ritenuta pressoché inesistente. Nei pochissimi casi di questo tipo, si tratta piuttosto divarianti formali come tra/fra, devo/debbo, ecc. In tutti gli altri casi tra i sinonimi vi sonodelle differenze che rendono impossibile il requisito della sostituibilità perfetta in quanto la perfetta identità di significato tra due o più parole non esiste. La lingua non può permettersidi avere inutili doppioni: quando presenta due parole per indicare la stessa cosa vuol dire

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che tra di esse c’è una sfumatura di significato che le rende entrambe necessarie. Cosìampio e vasto funzionano spesso come sinonimi, sostituendosi a vicenda:

Lo spazio a disposizione è molto ampio / vasto.È scoppiato un incendio di vaste / ampie proporzioni.

I due aggettivi, però, non sono sinonimi perfetti: hanno in comune una precisa area di

significato – quella di “grande” -, ma anche un significato di “largo” che vasto non ha equindi non può essere sostituito ad esso in una frase come: “Vorrei una blusa ampia ecomoda”.Allo stesso modo, parole come infelice, triste, mesto, malinconico, scontento, avvilito,abbattuto, depresso sono molto vicine tra loro per significato e possono essere consideratedei sinonimi. Se però le analizziamo, scopriamo che tutte hanno un nucleo di significatocomune – che ruota intorno all’idea di “infelicità”-, ma ognuna presenta una sfumatura disignificato che la rende diversa dalle altre.La sinonimia costituisce una buona base per osservare certe variazioni nella lingua:

1. Sinonimi appartenenti a registri diversi della lingua. Spesso due o più parolesono sinonime, ma appartengono a registri diversi della lingua. Per es.,

insegnante e docente sono sinonimi, ma il primo appartiene al registrocomune, mentre il secondo a un livello più elevato:

Oggi ho incontrato il tuo insegnante di fisica.Il Collegio dei docenti si riunirà domani in riunione straordinaria.

Talvolta i sinonimi possono appartenere anche a più di due livelli diversi, come paura/spaghetto/tema: queste tre parole sono sinonimi, ma spaghetto può essere usato inluogo di paura soltanto nel linguaggio familiare o in un contesto scherzoso, mentre temasarebbe incomprensibile al di fuori di un contesto letterario.Rientrano cui anche le coppie di lessemi quali cefalea / mal di testa, eritrocita / globulo

resso, in cui il primo lessema appartiene alla terminologia medica mentre il secondo è ladenominazione comune.Da osservare anche: denaro / soldi / grana, gatto / micio, sciocchezze / cavolate, ingannare

 / imbrogliare, mettere in difficoltà / inguaiare.

2. Sinonimi eufemistici . In taluni casi l’esistenza di sinonimi di diverso livellolinguistico è dovuta a motivi eufemistici, cioè al bisogno di esprimerequalcosa in modo meno diretto e meno crudo di quanto non faccia una parola di uso normale: infatti l’eufemia (“cosa detta bene”, dal greco eu,‘bene’ e phemì, ‘dire, parlare’) è una figura retorica che permette diattenuare l’asprezza di un’espressione usando appunto una parola al posto

di un’altra. Così, invece di morire si usano sinonimi eufemistici comemancare, venir meno, spirare, passare a miglior vita e sim. Sinonimieufemistici sono anche quelli che si usano per evitare la brutalità di paroleindicanti gravi difetti fisici (non vedente/cieco) o per nobilitare mestieriritenuti umili (netturbino/spazzino/operatore ecologico).

3. Sinonimi appartenenti a momenti diversi della storia della lingua . Alcunisinonimi si differenziano perché appartengono a momenti diversi dellastoria della lingua. Così, donzella, giovinetta e ragazza sono sinonimi, ma

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donzella e giovinetta sono arcaici e oggi sono usati al posto di ragazza solocon intenti scherzosi: “Dove sono andate le donzelle del vostro gruppo?”;“Oh, che bella giovinetta!”. Da osservare anche sorella / sirocchia, uccello / augello, vedo / veggo.

4. Sinonimi regionalistici o geosinonimi. Molti sinonimi sono dovuti alla

diffusione a livello nazionale di regionalismi o di dialettismi che si sonofissati nella lingua. È il caso di sinonimi come  fidanzato / moroso,

 strofinaccio / canovaccio / straccio / cencio, trombaio / idraulico ecc.

 Alcuni casi interessanti sono anche i seguenti: il settentrionale anguria èusato a Roma (dove è presente cocomero) come variante elevata (melone omellone sono le forme meridionali); cacio (toscano e meridionale) si opponea  formaggio, variante settentrionale entrata nello standard; babbo/papà, dicui il primo è tipico del toscano. In questa categoria rientrano anche isinonimi che vedono coesistere parole straniere e parole italiane:relax/riposo, week-end/fine settimana, chèque/assegno, shock/emozione,

computer/calcolatore.

La sostituibilità tra lessemi è spesso bloccata anche in assenza di motivisemantici: si dice ammazzare il tempo e non uccidere il tempo, testa di cuoio e non capo di

cuoio. Infine, in molti casi la sinonimia dipende dal contesto; ad esempio, comprare e prendere non sono necessariamente sinonimi, ma lo diventano in un contesto come Sono scesa a comprare/prendere il latte; in quest’ultimo caso, la sinonimia può essere stabilitasolo a posteriori, in base ai contesti nei quali occorrono le due forme.

Alla luce di queste considerazioni, sosteniamo l’esistenza non di sinonimia assolutao totale, ma di quasi-sinonimia o sinonimia parziale, definita non come identità semantica,ma come somiglianza semantica tra lessemi che condividono parte del loro contenuto

semantico.

3.1. 2. LE RELAZIONI DI OPPOSIZIONE

Si ha una relazione di opposizione quando il significato di un lessema è contrario aquello di un altro. Nelle seguenti coppie oppositive,  presente / assente, partire / restare,

alto / basso, bello / brutto, il primo lessema ha un significato opposto a quello del secondolessema. Infatti, se in una frase, sostituiamo uno dei lessemi con l’altro, otteniamo una frasedi significato opposto:

Paolo oggi è presente. / Paolo oggi è assente.Ho deciso di partire. / Ho deciso di restare.Vorrei una pianta di alto fusto. / Vorrei una pianta di basso fusto.

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Antonio è bello. Antonio è brutto.

Anche se tra i significati dei lessemi accoppiati, che abbiamo sottolineato incorsivo, c’è una relazione di opposizione, ci sono delle differenze che licontraddistinguono. Il motivo è che all’interno della relazione di opposizione rientrano

alcuni fattori che determinano vari tipi di opposizione semantica: antonimia (1),complementarità (2) e inversione (3). La distinzione tra antonimia e complementarità

corrisponde a quella tra opposizione graduabile e non graduabile.1. Due lessemi tra cui c’è una relazione di opposizione graduabile sono antonimi.

Tali  lessemi indicano gli estremi di una scala che prevede anche gradi intermedi:caldo/freddo, alto/basso, buono/cattivo, giovane/vecchio, ricco/povero, veloce/lento,

lungo/corto. Tra i poli opposti designati dai suddetti lessemi possono esserci gradiintermedi: altissimo – alto – medio – basso – bassissimo. Possiamo dire ad esempio, cheGiovanni  è più (meno) alto/buono/giovane/veloce di Mario o abbastanza giovane o né

ricco né povero o altissimo/buonissimo/giovanissimo ecc.A volte, il grado intermedio è lessicalizzato, cioè espresso da un lessema specifico:

né caldo né  freddo, cioè tiepido.Tali antonimi sono detti incompatibili o totali cioè costituiti da parole che sioppongono in modo tale che non possono essere vere nello stesso tempo, ma possonoessere entrambe false. Ad esempio, la coppia antonimica alto/basso: Giovanni non puòessere contemporaneamente alto e basso, ma può benissimo essere né alto né basso; d’altra parte, “non è alto” non significa necessariamente “è basso”. Antonimi incompatibili sonoanche amare e odiare perché non si può amare e odiare allo stesso tempo, ma “non amare”non significa necessariamente “odiare” e “non odiare” non significa necessariamente“amare”.

2. Sono complementari o contrari  propriamente  detti  i lessemi che sono uno lanegazione dell’altro senza gradazioni, come vivo/morto, maschio/femmina, vero/falso,

aperto/chiuso, celibe/sposato. In questi casi non ci sono terze possibilità o gradi intermedi:non si può dire Giovanni è più vivo di Mario o  Mario è abbastanza morto. I lessemicomplementari dividono un’area concettuale in due sfere che si escludono a vicenda: ilsignificato dell’uno implica la negazione del significato dell’altro e, di conseguenza, non possono sussistere allo stesso tempo. Il rapporto si esprime in termini di o ….o, perciòvengono chiamati anche contrari disgiunti.

In termini logici, la differenza tra antonimia e complementarità può essere descrittain termini di implicazione:

- nell’antonimia, l’affermazione di un membro della coppia implica la negazionedell’altro, ma la negazione dell’uno non implica l’affermazione dell’altro:  Il caffè è caldo

implica  Il caffè non è freddo, ma  Il caffè non è caldo non implica  Il caffè è freddo

(potrebbe essere né caldo né freddo).- nella complementarità, l’affermazione di uno dei membri implica la negazionedell’altro e viceversa: Ugo è vivo implica Ugo non è morto e Ugo non è vivo implica Ugo

è morto. Questa differenza corrisponde alla distinzione stabilita dalla logica classica tracontrari e contraddittori: un’affermazione è il contrario di un’altra se non possono essereentrambe vere pur potendo essere entrambe false:  Il caffè è caldo e  Il caffè è freddo; nelcaso di affermazioni contraddittorie, una delle due deve essere vera: Ugo è vivo e Ugo èmorto non possono essere entrambe vere o entrambe false.

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3.  L’inversione si instaura tra lessemi che esprimono la stessa nozione da prospettive opposte. Le relazioni di inversione sono particolarmente frequenti nelle aree dellessico relative ai rapporti di parentela e ai ruoli sociali ( padre/madre, marito/moglie,dottore/paziente), alle relazioni spazio-temporali ( sopra/sotto, davanti/dietro, prima/dopo)o a azioni presentate da punti di vista diversi ma simmetrici (dare/ricevere,

compare/vendere). Oltre alle coppie che esprimono direzioni opposte ( su/giù,avanti/indietro), esistono coppie oppositive esprimenti movimento in direzioni opposte(andare/venire, salire/scendere, arrivare/partire, entrare/uscire).

Oltre ai rapporti binari (le coppie di lessemi) ci sono anche opposizioni non binarie, relative a insiemi formati da più lessemi, come i nomi delle stagioni ( primavera,

estate, autunno, inverno) e dei giorni della settimana (lunedì, martedì ecc.). Tra questilessemi si stabilisce una relazione di incompatibilità. Oltre a queste opposizioni cicliche,rientrano in questa categoria le opposizioni seriali, cioè ordinate secondo una scala o unagerarchia (come i numerali uno, due, tre, … cento, mille, milione o come la scala  freddo,

 fresco, tiepido, caldo); in quest’ultimo caso, gli estremi della scala formano una coppia diantonimi.

Osservazioni1. Non tutte le parole hanno un antonimo.

 Non ammettono un contrario i nomi e gli aggettivi indicanti colore o forma: rosso

non ha un colore opposto (solo in alcuni codici visivi il “rosso” ha come contrario il“verde”, ma ciò non succede nel codice linguistico), ma solo colori diversi ( verde, giallo, arancione, blu, ecc. ); allo stesso modo, rettangolare non ha una formaopposta, anche se, come è ovvio, esistono forme diverse (rotondo, quadrato ecc.). Non ammettono un contrario neanche le parole che indicano nazionalità, provenienza regionale o credenza religiosa, come italiano, francese, siciliano,toscano, musulmano ecc. Naturalmente, tutte queste parole possono essere negate

con l’avverbio non, ma le forme come non rosso, non quadrato, non italiano, noncristiano e simili non sono antonimi di rosso, quadrato, italiano e cristiano. Cosìcon non rosso ci limitiamo a negare, cioè a escludere il colore rosso, a vantaggio ditutti gli altri colori: “Vorrei una stoffa non  rossa” significa che vorrei una stoffaverde, gialla, arancione ecc. Con non bello non intendo negare bello  per dire“brutto”: non bello è soltanto un’attenuazione di bello oppure un modo elegante eironico per far capire che in realtà vogliamo dire proprio brutto.

2. Molti antonimi sono costituiti, come si è visto sopra, da due parole diverse. Nellamaggior parte dei casi, però, gli antonimi si formano per derivazione da una parola cuiviene aggiunto un prefisso, (in alcuni casi il prefisso aggiunto è un morfema, in altri, unallomorfo) come a-, an-, de-, dis-, de-, in-, ne-, s-: tipico/atipico, alcolico/analcolico,

onestà/disonestà, certo/incerto, lecito/illecito, vestire/svestire ecc.3. Una parola con più significati ha più antonimi. Una parola che presenta piùsignificati ha un contrario per ognuno di tali significati. Così l’aggettivo acuto haquattro tipi di antonimi, secondo i suoi quattro significati:

a. “acuminato, appuntito” ha come contrario arrotondato; b. “angolo acuto” ha come contrario ottuso;

c. “lancinante, intenso” ha come contrario lieve;d. “perspicace, astuto, sveglio” ha come contrario “tardo”.

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4. Le gradazioni organizzano vaste quantità di parole nel lessico. Possono essere sottopostealla gradazione:QUANTITÀ : (-) nessuno, uno, qualcuno, parecchi, molti, infiniti (+);TEMPERATURA: (-) gelido, freddo, tiepido, caldo, bollente (+);

DIMENSIONE: (-) microscopio, piccolo, medio, grande, grandissimo, enorme (+). Nel gergo educativo italiano è una gradazione regolarizzata tra gli aggettivi che esprimonovalutazione sulla prestazione scolastica degli alunni:QUALITA’ DELLE PRESTAZIONI: (-) insufficiente, sufficiente, mediocre, buono,ottimo, eccellente (+).

3.1.3. LA RELAZIONE GERARCHICA DI IPONIMIA/IPERONIMIA

La relazione di iponimia/iperonimia si instaura tra un lessema di significato più generale, detto iperonimo o sovraordinato, e uno o più lessemi di significato più

specifico, detti iponimi o subordinati; ad esempio, animale è iperonimo di gatto, mucca ecane, mentre tulipano (insieme a rosa, giglio ecc.) è iponimo di fiore. Gli iponimi dellostesso iperonimo, come rosa e giglio rispetto a fiore sono detti co-iponimi.La relazione di iponimia è spesso definita dal punto di vista logico in termini di inclusionein classi: se X è la classe degli animali e Y è la classe dei gatti, X include Y ossia Y èiponimo di X. In termini di verità, la relazione di iper-iponimia può essere espressa comesegue: se è vero che Tutti gli animali devono essere protetti è vero anche che Tutte le

balene devono essere protette (balena è iponimo di animali).Tuttavia, dal punto di vista semantico, l’iponimia può essere definita come implicazione

unilaterale: Y è iponimo di X se implica X e non viceversa. Per esempio, l’espressione A èun Y implica l’espressione A è un  X (Questo è un gatto implica Questo è un animale) ma

non viceversa: Tutte le balene essere protette non implica Tutti gli animali devono essere protetti.Sia che la definiamo in termini di inclusione in classi, sia che la definiamo comeimplicazione unilaterale, l’iponimia è una cosiddetta relazione È – UN o IS – A(dall’inglese  Is a): un gatto è un animale, una rosa è un fiore ecc. È inoltre una relazionetransitiva: se Y è iponimo di X e X è iponimo di Z, allora Y è iponimo di Z (se  gatto èiponimo di mammifero e mammifero è iponimo di animale, gatto è iponimo di animale). Non è possibile descrivere l’intero lessico tramite un’unica struttura gerarchica, poiché nonesiste un lessema così generico da essere iperonimo di tutti gli altri: esistono verbi disignificato molto generico, come fare o essere, ma nessuno di essi è superordinato a tutti iverbi; neppure i genericissimi cosa o roba possono essere ritenuti iperonimi di tutti i nomi.

Tuttavia, l’iponimia è uno dei più importanti principi di organizzazione lessicale, edesistono nel lessico molti sottoinsiemi di lessemi ordinati gerarchicamente.Un tipo particolare di relazione semantica è quella che intercorre tra i nomi delle

 parti di un insieme, detti anche meronimi (dal greco méros ‘parte’ e onoma ‘nome’), el’insieme stesso. Corridoio, anticamera, soggiorno, samera da letto, cucina, tinello, bagno

sono meronimi rispetto ad appartamento. Come l’iponimia, anche la meronimia è unarelazione gerarchica, che risponde però non alla relazione È-UN ma alla relazione PARTE-DI. Nelle coppie dito/mano, braccio/corpo, tastiera/pianoforte, si intende per esempio,

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‘dito, parte di una mano’, ‘braccio, parte del corpo’, ‘tastiera, parte del pianoforte’ e non ‘ildito è la mano’ o ‘un tipo di mano’.

3.1.4. I CAMPI LESSICALI

La nozione di campo lessicale segna svolta cruciale per lo studio delsignificato. La teoria del campo lessicale ha alla base l’idea saussuriana che il significato diuna parola non è definibile in sé, ma dipende dall’insieme delle relazioni che essa ha con lealtre unità del sistema, e in particolare dalle relazioni paradigmatiche che intrattiene con le parole che esprimono delle idee vicine.

La concezione di “campo linguistico” è stata sviluppata dal tedesco JostTrier, autore del saggio Il lessico tedesco nell’ambito dell’intelletto. Secondo lo studioso, ivocaboli che nell’antico tedesco si riferiscono al mondo del pensiero (intelligenza,

intelletto, spirito ecc.) costituiscono un insieme unitario, un campo, all’interno del quale ilsignificato di ciascun vocabolo dipende dai significati dei vocaboli presenti nel campo.

Gli studi successivi dedicati alla teoria del campo semantico partono da

un’idea comune: un campo lessicale è un insieme di lessemi che “coprono” una data areaconcettuale. Consideriamo il caso più analizzato di campo lessicale, quello dei nomi dicolore: bianco, nero, rosso, verde ecc. L’insieme di questi lessemi rappresenta il modo incui la lingua italiana struttura l’area concettuale del colore e ciascuno di essi corrisponde aduna suddivisione di tale area. Ciascuna sezione può costituire, a sua volta, un’areaconcettuale che viene strutturata in campo da un altro insieme di lessemi. Ad esempio,l’area concettuale coperta da rosso è strutturata da lessemi come cremisi, vermiglio,

 scarlatto.Anche gli studiosi che non condividono la tesi della semantica

strutturalista, riconoscono alla teoria del campo il merito di avere dimostrato che il lessiconon è una semplice lista o una massa caotica di parole, ma un insieme organizzato.

All’interno di tali strutture organizzate, il significato delle parole non può essere analizzatoconsiderandole singolarmente, ma solo rapportate alla struttura in cui sono inserite, alla retedelle relazioni semantiche che ciascuna intrattiene con le altre.

Usando una metafora, possiamo considerare il campo semantico unmosaico in cui ogni parola corrisponde ad un pezzo e l’insieme delle parole ricopre tuttauna zona di significato. Più precisamente, il campo può essere definito come unsottosistema lessicale, vale a dire un insieme strutturato di parole che si condizionano avicenda e rimandano a uno stesso concetto. Sono imparentate, per esempio, le parole chefanno riferimento alla timidezza: schivo, ritroso, timido, timoroso, modesto, discreto, riservato, taciturno, solitario,

introverso, chiuso, impacciato, ombroso, restio, riluttante.

Il campo semantico della bellezza è composto, tra gli altri, dai seguenti aggettivi:

bello, grazioso, ameno, carino, piacevole, gradevole, meraviglioso, attraente, affascinante,incantevole, armonico, aggraziato, elegante.

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I campi semantici sono numerosi e vari. Alcuni sono più ristretti, nel senso checontengono un numero relativamente basso di parole e coprono un’area di significatoabbastanza ridotta. È il caso degli insiemi di parole che indicano:

♦ le parti del discorso: articolo, nome, aggettivo, pronome, verbo,

 preposizione, congiunzione e interiezione;

♦ le parentele: madre, padre, figlio, fratello, sorella, cugino, zio ecc.;♦ l’età: giovane, vecchio, anziano, nuovo, recente, arcaico ecc.;♦ l’attività in cucina: friggere, bollire, arrostire, stufare ecc.♦ le figure geometriche piane: triangolo, quadrato, rettangolo, trapezio,

 pentagono, esagono, cerchio ecc.♦ le pietre preziose: rubino, smeraldo, acquamarina, zaffiro, onice, ametista,

diamante, topazio, opale, agata, lapislazzuli, turchese ecc.♦ gli strumenti musicali a fiato: flauto, oboe, clarinetto, saxofono, armonica,

tromba ecc.♦ i venti: grecale, libeccio, maestrale, scirocco, tramontana ecc.♦ i colori (vedi sopra).

Altri, invece, sono vastissimi, perché coprono aree di significato particolarmente ampio. È il caso degli insiemi di parole che indicano:

♦ gli animali;♦ le piante;♦ i fiori;♦ i mezzi di trasporto.

Caratteristiche dei campi semantici

1. Tra i campi semantici ci sono dei rapporti stretti. La fratellanza tra i vari

campi semantici può essere notata in vari modi. Osserviamo i seguenti casi:1.a. Ogni campo semantico confina con altri campi semantici che contengono parole disignificato differente ma relative ad aree vicine. Consideriamo il campo semanticodelle parole che indicano le forme geometriche piane: triangolo, quadrato, rettangoloecc. Accanto a questo campo si trovano altri campi che indicano altri elementigeometrici:- forme geometriche solide: cubo, parallelepipedo, piramide, sfera ecc.- termini geometrici: linea, punta, retta, altezza, ipotenusa, diametro, raggio,

bisettrice, perpendicolare ecc.- le unità di misura delle figure geometriche: metro, metro quadrato, metro cubo,

centimetro, decametro ecc.

Al campo semantico che indica gli strumenti musicali a fiato ( flauto, oboe, clarinetto, saxofono, armonica, tromba ecc.) si trovano accanto i campi indicanti:- gli strumenti musicali a percussione: tamburo, batteria, grancassa ecc.- gli strumenti musicali ad aria: organo, armonium, fisarmonica ecc.

1.b. Una parola può appartenere a più campi semantici. Consideriamo la parola di usoquotidiano acqua e i vari campi semantici in cui è presente: 

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♦ Il campo delle parole che indicano elementi naturali per eccellenza: terra,aria, acqua, fuoco;

♦ Il campo delle parole che indicano liquidi: benzina, sangue, latte, acqua, brodo;

♦ Il campo delle parole che indicano bevande: acqua, vino, birra, aranciata;

♦ Il campo delle parole che indicano composti chimici naturali: anidridecarbonica, ammoniaca, acqua, sale, carbone.

2. Si può notare nei precedenti esempi che tra i significati dei lessemiall’interno di un campo lessicale si possono stabilire vari tipi di rapporti paradigmatici. Ad esempio, nel campo degli aggettivi di età, vecchio e anzianosono sinonimi e vecchio e giovane sono antonimi. Nel campo dei colori, rosso e giallo sono iponimi dell’iperonimo colore. Un campo semantico può esseredefinito come un insieme di co-iponimi di uno stesso iperonimo; a questoiperonimo, Coşeriu dà il nome di arcilessema, termine con cui intende l’unità

che corrisponde al contenuto di un intero campo e che può o meno essereespressa da un lessema specifico.

3. Non si possono stabilire elenchi definitivi di tutti i campi lessicali di una lingua ed èdifficile tracciare confini precisi tra un campo lessicale e l’altro perché una stessa parola può appartenere a più di un campo, il che crea delle intersezioni tra campidiversi; ad esempio, coltello può far parte sia del campo degli utensili di cucina sia diquello delle armi, mentre  freddo rientra nell’accezione letterale nel campo dellatemperatura e nell’accezione metaforica in uno o più campi relativi ai sentimenti o aicomportamenti: (Una persona fredda, Un saluto freddo). Secondo gli studiosi (v.Kittay, ) la metafora può essere descritta come un trasferimento di lessemi da un campo

semantico all’altro. Con tale trasferimento, vengono trasferite anche le strutture paradigmatiche esistenti nel campo semantico originario; ad esempio, così come caldoe  freddo sono antonimi nel campo della temperatura, lo sono anche nel campo deisentimenti (Una persona calda/fredda, Un’accoglienza calorosa/tiepida/fredda).

 

Campi lessicali e frames 

Abbiamo notato sopra che il significato delle parole non deve essereanalizzato in modo atomistico ma in rapporto alla struttura di cui le parole fanno parte.Questa teoria ereditata dalla semantica strutturale è condivisa da molti studiosi nel campo

della semantica compresa quella cognitiva (anche se i suoi assunti sono molto diversi daquelli strutturalisti). Anche la semantica cognitiva considera che il significato di una parolaè rapportato alla struttura in cui essa si inserisce; la differenza è che per la semanticastrutturale questa struttura (il campo lessicale) ha una natura linguistica, mentre per lasemantica cognitiva ha una natura concettuale.

Per indicare questo tipo di strutture concettuali gli approcci cognitivistihanno proposto varie nozioni:  frames (“cornice, intelaiatura”),  script  (“sceneggiatura”),schema, scena, scenario, sfondo, modello cognitivo idealizzato, spazio mentale ecc. In

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generale, tutte queste nozioni indicano “pacchetti” di conoscenze che costituiscono,secondo l’ipotesi cognitivista, lo sfondo indispensabile per interpretare una parola o uninsieme di parole.

Consideriamo, ad esempio, la parola lunedì. Nella prospettiva strutturalista,il suo significato si definisce in base alla relazione puramente intralinguistica che essa ha

con altri lessemi appartenenti al campo lessicale dei giorni della settimana (martedì,mercoledì, giovedì ecc.) che ha come arcilessema la parola settimana. Tali lessemi formanoun insieme ciclico governato dalla relazione di incompatibilità. Nella prospettivacognitivista, invece, per comprendere il significato di lunedì occorre fare riferimento a unacornice interpretativa – un  frame – che include una serie di conoscenze extralinguisticherelative ad esempio alla struttura del nostro calendario, alla distinzione che c’è nella nostrasocietà tra giorni feriali e festivi, al fatto che lunedì oltre a segnare l’inizio della settimanaindica il riprendere del lavoro ecc.Analogamente, il significato di lessemi come comprare, vendere, pagare, costare,

 spendere e le relazioni semantiche di sinonimia, opposizione ecc. che intercorrono tra essi possono essere compresi solo proiettando questi lessemi sullo sfondo dello schema

concettuale al quale si riferiscono, cioè il  frame ‘evento commerciale’ che comprendecome elementi basici un venditore, un acquirente, una merce e del denaro. Scenari piùcomplessi possono essere necessari per interpretare parole o testi che chiamano in causaeventi più articolati, ad esempio l’evento ‘elezioni’: possiamo interpretare la frase Domenica si vota per le politiche, le scuole riaprono giovedì (apparentemente formata dadue informazioni scollegate) solo sullo sfondo di una serie di conoscenze relative a come sisvolgono le elezioni e in particolare al fatto che i seggi elettorali sono collocati nellescuole, le quali quindi restano chiuse fino al termine dello spoglio.

In tutti questi casi, la comprensione del significato presuppone ilriferimento a uno schema concettuale che incorpora una serie di conoscenzeconvenzionalizzate, fondate sugli stereotipi di una particolare cultura e sul modo in cui i

membri di una comunità organizzano la loro esperienza del mondo. Le espressionilinguistiche sono interpretate in base a queste conoscenze che sono condivise da tutti i parlanti appartenenti ad una stessa cultura. Esse formano appunto la cornice rispetto allaquale le espressioni linguistiche acquistano significato. Rispetto al modello strutturalistadei campi lessicali, l’approccio cognitivista si basa sull’idea che il significato non puòessere descritto solo in base alle relazioni intralinguistiche tra le parole, ma richiede ilriferimento alle nostre rappresentazioni mentali e alle conoscenze enciclopediche che esseincorporano.

3.2. RAPPORTI SINTAGMATICI

Le strutture del lessico sono alterate profondamente dall’ordine alfabeticoin un dizionario che, anziché indicare lo stretto rapporto esistente tra i lessemi, li registradistanziati. La correlazione tra i lessemi dipende dai legami semantici che uniscono tra loroi componenti di un enunciato (rapporti sintagmatici) e dai legami semantici che colleganociascun componente ai suoi possibili sostituti (rapporti paradigmatici). Consideriamo le duedimensioni secondo le quali possono essere analizzati i vari tipi di rapporti cheintercorrono tra i significati dei lessemi:

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♦ la dimensione lineare o sintagmatica (dal greco sintagma ‘composizione’) per la quale ogni elemento di una frase è in rapporto con gli elementi che lo precedono e lo seguono.Tra i quattro elementi della frase, Mangio una mela matura,

intercorrono dei rapporti per i quali appare opportuno dividere la frase inmangio – una mela matura, piuttosto che in mangio una – mela matura

oppure mangio una mela – matura. Questi rapporti ci impediscono diformare frasi come *mangio un melo maturo o *una mangio matura mela. In parole povere, la dimensione sintagmatica si occupa di come si combinano ivari elementi di una frase. Un altro esempio per indicare la dimensionesintagmatica potrebbe essere un enunciato come Il ___ emise un forte nitrito.Un buon conoscitore dell’italiano saprà integrare la parola mancantenell’enunciato incompleto (cioè cavallo).

♦ La dimensione associativa o paradigmatica (dal gr. paradeigma ‘esempio,modello’), che riguarda i rapporti che intercorrono tra i significati dei

lessemi. Nell’esempio già citato potremmo immaginare le seguentisostituzioni: Mangio una/ la/ questa mela matura. Mangio una mela matura/ acerba/ rossa/ gialla ecc. Mangio/ divoro/ assaporo/ mordo/ inghiotto una mela matura.

 Mangio una mela/ ciliegia/ pera/ arancia matura.

Queste sostituzioni fanno capire meglio il rapporto tra i significati dei singoli lessemi:divoro vuol dire ‘mangio’ in un modo particolare; matura è contraria di acerba; mela,ciliegia, pera, arancia sono co-iponimi dello stesso iperonimo frutto. In conclusione, se ladimensione paradigmatica rivela i rapporti di somiglianza o di opposizione tra i lessemi, la

dimensione sintagmatica assicura che la combinazione tra gli elementi sia realizzata in basealle regole e alle restrizioni di ciascuna lingua.Per essere disposti sull’asse sintagmatico, gli elementi linguistici devono accettaremodificazioni ed assumere una forma determinata. Ad esempio, l’articolo determinativoche precede postino assume la forma fonica /il/, mentre zio è preceduto da /lo/. Allo stessomodo, il verbo essere assume la forma di terza persona singolare, perché il nome col qualeesso si accorda ha quella stessa persona. Questi fatti linguistici mostrano che l’assesintagmatico non si limita a ricevere elementi linguistici in forma fissa e data una volta per tutte, ma è attivo sugli elementi che entrano in combinazione.I rapporti sintagmatici si creano tra lessemi compresenti sull’asse lineare del discorso. Inun’accezione più ampia, l’espressione “rapporti sintagmatici” è interpretata come la

capacità di una parola di combinarsi con altre parole. Tali rapporti includono tutto ciò cherientra nell’ambito della sintassi, che è appunto il settore della linguistica che studia leregole tramite le quali le unità lessicali si combinano per formare unità superiori.

È però importante tenere distinti il livello sintattico e quello semantico poiché le regole che permettono i due tipi di combinazioni sono di natura diversa. Per illustrarne la differenza, consideriamo il notissimo esempio di Chomsky:(1) Idee verdi senza colore dormono con furia.(2) Furia con verdi dormono senza idee colore

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 Notiamo che mentre la frase (2) è totalmente sgrammaticata, cioè è una successione di parole che non possono combinarsi in questo modo, la frase (1) è bizzarra dal punto di vistasemantico, ma è grammaticalmente corretta. Viceversa, esistono frasi sensate pur essendosintatticamente mal formate, come

(3) Mi hanno rimasto solo (non corretta secondo le norme dell’italiano standard) anziché(4) Mi hanno lasciato solo.Questi esempi mostrano che la buona formazione dal punto di vista sintattico nonrappresenta una garanzia per una coerenza semantica e viceversa. Dal punto di vistasemantico, due sono i fenomeni che riguardano le possibilità combinatorie:

- i fenomeni di collocazione;- i fenomeni di selezione.

3.2.1. Le collocazioni

Le collocazioni sono combinazioni di parole che si trovano regolarmente vicine sull’asse

sintagmatico, cioè richiamano l’un l’altro secondo modi prevedibili dal parlante: leccare/ lingua, miagolare/ gatto, abbaiare/ cane, nitrire/ cavallo, biondo/ capelli, rancido/ burro,

camuso/ naso, isoscele/ triangolo. Si tratta cioè di cooccorrenze abituali di lessemi cherientrano nell’ambito dei rapporti semantici sintagmatici (Lyons).A differenza di parole come rosso e andare, che possono cooccorrere con moltissime altre, parole come miagolare o camuso presentano, dato il loro significato, forti limitazioni allaloro libertà di combinarsi con altri lessemi: miagolare può riferirsi solo a gatti e camuso

solo a nasi. Casi come questi costituiscono gli esempi più tipici di collocazione e sonochiamati anche solidarietà  semantiche o lessicali. Il termine collocazione è usato per indicare molti altri tipi di combinazioni di parole e di espressioni linguistiche con un certogrado di fissità lessicale o con limiti in quanto alla distribuzione degli elementi costituenti.

I fenomeni che possono rientrare, in base a questa definizione allargata sono vari. Neesamineremo alcuni casi particolarmente salienti per la semantica lessicale:1. Un primo caso è costituito da lessemi che tendono a cooccorrere con pochi altri pur avendo un significato che non escluderebbe altre combinazioni; ad esempio, l’aggettivomadornale, nel senso “enorme” rientra in combinazione con alcuni lessemi che significano“errore”: si dice Un errore madornale / Una svista madornale ma non Una cultura

madornale, mentre si dice Una cultura enorme. In questo caso, il limite alla distribuzionedella parola non dipende dal suo significato, come per  camuso, ma da fattori puramentelessicali. L’esistenza di limiti alla distribuzione di un lessema può arrivare al punto cheesso compare solo in una certa locuzione e non esiste come lessema autonomo al di fuori diessa; ad esempio, lasso esiste solo nell’espressione lasso di tempo, e  zonzo e ruba

occorrono solo nelle locuzioni andare a zonzo e andare a ruba.2. Un secondo caso è costituito da combinazioni i cui componenti possono comparireliberamente anche in altre espressioni che sono, però, lessicalmente fisse o comunquemolto tipiche o ricorrenti. Seguiamo i seguenti casi:possiamo dire essere alla disperazione ma non *essere all’angoscia

 fare paura *fare terrore

avere male a un piede *avere sofferenza a un piedeAnalogamente, avanzare un’ipotesi e prendere provvedimenti sembrano più “normali” di

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? proporre un’ipotesi e ?? decidere provvedimenti.

Molti studiosi riservano il termine “collocazione” a queste situazioni, cioè ai casi in cui,volendo esprimere un dato concetto e avendo scelto di usare il lessema X, la scelta dellessema Y da combinare con X non è totalmente libera, ma lessicalmente determinata, cioè

fissata da convenzioni esistenti nell’uso della lingua. Come nel caso di madornale, anche inquesti casi non ci sono motivi strettamente semantici che impongono o che vietano unacerta combinazione di parole, cioè non ci sono vere e proprie restrizioni semantiche allacombinazione dei lessemi; tuttavia una combinazione diversa produrrebbe un’espressioneinappropriata. Si dice in tal caso che i lessemi presentano delle restrizioni di collocazionecioè dei limiti combinatori – dovuti non a motivi semantici o sintattici ma alle convenzionilessicali tipiche di una lingua. La violazione di tali restrizioni conduce a delle espressioniinappropriate.3. I fenomeni sopra esaminati si intrecciano con altri tipi di espressioni linguistichecaratterizzate dall’avere un certo grado di fissità lessicale e/o un certo grado diconvenzionalità. È un insieme molto variegato di espressioni, che include tra l’altro i

lessemi complessi come macchina da scrivere o  ferro da stiro, i binomi o i trinomi fissi(espressioni come  sali e tabacchi e aglio, olio e peperoncino in cui l’ordine delle parolenon può essere invertito), le espressioni stereotipiche e le frasi fatte (del tipo tragica scomparsa, efferato delitto), le formule convenzionali di saluto, augurio, scusa,ringraziamento ecc. ( Distinti saluti, Grazie mille), i detti e proverbi (Chi dorme non piglia

 pesci, Il tempo è denaro), le espressioni idiomatiche (tirare le cuoia). L’insieme di questifenomeni forma un’area particolarmente complessa da analizzare.4. Vi sono anche collocazioni formali, non semantiche in cui l’accostamento deicomponenti non ha alcuna base referenziale. Esempi come libro bianco ‘raccolta didocumenti e testimonianze’, verde età ‘giovinezza’,  fondi neri ‘illeciti’, terno secco, pulcesecca ‘pizzico molto serrato’ dimostrano che la collocazione è altra cosa rispetto

all’associazione di idee.

3.2.2. Le restrizioni di selezione

La nozione di restrizione  di  selezione o restrizioni  selettive è usatasoprattutto nella linguistica generativa per indicare quali proprietà semantiche deve presentare un lessema per potersi combinare in modo sensato con un altro.

Consideriamo ancora la frase citata sopra Idee verdi senza colore dormono

con furia. Questa frase, pur essendo corretta dal punto di vista sintattico e pur essendoformata da parole che prese singolarmente hanno un significato, risulta anomala dal punto

di vista semantico. Sono anomale dal punto di vista semantico espressioni come Questo pomodoro è intelligente, La felicità uscì dal mercato, Il tavolo apparecchiato tossiva, La

verità metallica, Il quadrato rotondo. In tutti questi casi l’anomalia semantica nascedall’attribuire certe proprietà o comportamenti a entità che non li possono avere, ottenendocome risultato espressioni che non sono tanto false quanto prive di senso: l’aggettivointelligente si può applicare sensatamente solo a nomi animati, il verbo tossire richiede, asua volta, un nome animato, dunque è privo di senso parlare di ‘pomodori intelligenti’ e ditavoli che tossiscono.

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Il concetto di restrizione di selezione esprime appunto il fatto che ogni parola impone delle restrizioni al tipo di parole che possono combinarsi con essa (adesempio, quella di indicare un’entità animata). Quando queste restrizioni combinatorievengono violate si ha un’espressione semanticamente anomala.

Come le restrizioni di collocazione, anche le restrizioni di selezione

impongono dei limiti alle possibilità combinatorie delle parole. La differenza è che lerestrizioni di collocazione sono legate a fattori lessicali più che semantici, come dimostra ilfatto che possono valere per un lessema ma non per i suoi sinonimi (non possiamo dire*Una cultura madornale ma possiamo dire Una cultura enorme), mentre le restrizioni diselezione sono motivate da fattori semantici (sostituendo un lessema con un suo sinonimo,l’anomalia della frase non “diminuisce”: Un’idea  verde è altrettanto anomala di Un

 pensiero verde). Va detto però che anche le restrizioni di selezione non rappresentano unaregola assoluta: la maggior parte delle metafore e delle metonimie sono casi di violazionedelle restrizioni di selezione: I libri temono l’umidità, Il sergente abbaiava gli ordini alla truppa, La vita mi sorride(metafore)  Il Quirinale ha detto che..., Ho letto tutto il Dante (metonimie). Nonostante la

violazione delle regole di selezione, gli esempi sopra citati sono pienamente sensati.

4. Omonimia e polisemia

4.1. Omonimia – fenomeno semantico relativo alle parole che presentano la stessa forma,ma che hanno significati diversi (dal greco homonymos ‘stesso nome’). In realtà, negliomonimi, l’identità di forma è soltanto apparente. Originariamente, gli omonimi avevanoforme diverse, ma con l’andar del tempo, i mutamenti fonetici e grafici li hanno portato adassumere la stessa forma. Consideriamo i seguenti omonimi:

la lira il tasso

unità monetariastrumento musicale

mammifero mustelidearbusto delle conifere percentuale di interesse

La parola “lira” che significa “unità monetaria” deriva dal latino libra(m), ‘libbra, cosa del peso di una libbra’; invece la lira, “strumento musicale”, deriva dal greco lyra, ‘lira’. Allostesso modo la parola “tasso”, quando indica il mammifero mustelide deriva dal tardolatino taxone(m), di origine germanica; quando indica l’arbusto delle conifere deriva dallatino taxu(m), infine, quando indica la misura percentuale di interesse deriva dal franceseta(u)x, da tau(x)er , ‘tassare’.

Gli omonimi possono essere di due tipi:♦ Omonimi costituiti da parole che appartengono alla medesima categoria

grammaticale:il miglio:unità di misura (nome)graminacea (nome)Il dizionario registra queste parole l’una dietro l’altra come voci autonome e

le distingue con un numero esponente:

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lira1 f 1 unità monetaria di Italia, Turchia, Egitto e altri paesi. 2 est denaro[ ETIMOL dal latino libra(m): libbra, cosa del peso di una libbra]lira2 f MUS strumento musicale a corde dell’antica Grecia [ ETIMOLattraverso il latino, dal greco lyra]

♦ Omonimi costituiti da parole che appartengono a categorie grammaticali

diverse:  fine amo ora

sottile,delicato(aggettivo)il fine, loscopo(nome)

 l’amo(nome)

(io) amo(verbo)

(l’)ora(nome)ora(avverbio)

Il dizionario li registra l’uno dietro l’altro, distinguendoli sia con un numero a esponente

sia con l’indicazione della diversa classe grammaticale cui appartengono:ora1 f 1 unità di misura del tempo pari alla ventiquattresima parte del giorno: ti aspetto da

un’~; (…)ora2 avv 1 in questo momento; adesso: ho deciso solo ~ (…)

Gli omonimi di queste due categorie sono omonimi totali: essi, oltrea essere omografi (“dalla scrittura identica”) in quanto presentano la stessa forma grafica,sono anche omofoni (“dal medesimo suono”), in quanto pronunciati allo stesso modo. Ilrischio di confusione provocato da queste somiglianze è minimo e può apparire solo in frasi brevi e isolate; in genere, il contesto in cui la parola è inserita consente di capire in qualedei suoi significati viene usata. Per esempio, l’enunciato interrogativo “Come va il tasso?” può essere inteso solo se rapportato ad un contesto:

- se la domanda viene formulata a un operatore bancario, è molto probabile che il tasso sia “il tasso di interesse fruttato da un capitale”;

- se le domanda è formulata a un giardiniere, il tasso sarà con tutta la probabilità“l’albero delle Conifere dalle foglie appuntite di colore verde scuro.

L’ampliamento del contesto della frase potrebbe risolvere ogni ambiguità come nei casiseguenti: “Come va il tasso dei Buoni del Tesoro che mi hai consigliato?”, “Come va iltasso che hai piantato la primavera scorsa?”, “Come va il tasso che avete trovato ferito nel bosco?”

Sono considerati omonimi anche le parole che presentano la stessa formagrafica, ma sono pronunciate in modo diverso:

- perché hanno un diverso accento tonico: ancora / ancora; formica / formica;

tendine / tendine; subito / subito

Il dizionario li registra l’uno dietro l’altro diversificandoli nel lemma, oltre che con unnumero a esponente, con l’indicazione del diverso accento:ancora1  f NAUT  pesante arnese di ferro o di acciaio atto a far presa sul fondo, in generecon due bracci ricurvi (marre) che, legato a una catena o a una gomena, viene gettato inacqua da un’imbarcazione per ormeggiarla: gettare, dare, affondare l’a., ancorarsi; essere,

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stare sull’a., all’a., sulle ancore, rimanere fermo, ancorato; levare, salpare l’a., partire,andarsene | estens., qualsiasi arnese con analoghe funzioni: a. di un dirigibileancora2 avv 1 comunica continuità di uno strato o di un’azione nel tempo: è ~ al cinema;c’è ~ molto da fare. 2 fino ad ora, fino adesso, finora, fin qui: non ha ~ cenato; (…)

- perché hanno un diverso accento fonico, cioè un accento che distingue le vocalie ed o in aperte e chiuse: l’accetta / egli accetta; la pesca / la pesca; venti (20) / 

i venti; la legge / egli legge; la botte / le botte; il volto / volto.

Il dizionario li registra in lemmi distinti segnando su ciascuno di essi il diverso accentofonico, cioè l’accento acuto per il suono chiuso e l’accento grave per il suono aperto:volto1 part pass di VOLGERE // agg 1 rivolto: casa ~a a Nord. 2 intenso: il discorso è ~ a

chiarire la situazionevolto2 m 1 viso, faccia: un bel ~; ha cambiato ~. 2 fig carattere, natura: questo è il suo vero

~

In realtà, queste parole, che sono omografe ma non omofone, non sono propriamente degliomonimi. Esse, inoltre non danno luogo a fraintendimenti riguardo al significato perché il

contesto in cui sono inserite permette di capire cosa vogliono dire anche se non sonoindicati gli accenti che le differenziano:La nave ha già levato l’ancora. / L’ingegnere non è ancora arrivato.Come è andata la pesca oggi? / Vuoi una pesca o un’albicocca?

4.2. La polisemia

A differenza dell’omonimia, la polisemia è un fenomeno particolare risultante sia da fattoridiacronici sia dal contenuto linguistico. Fenomeno centrale e onnipresente nella semanticadelle lingue, la polisemia presuppone la coesistenza di più significati nella stessa parola.Una sola parola – un solo significante – può avere più di un significato perciò la polisemia

attua una notevole economia di vocaboli.Le parole che hanno più significati sono dette polisemiche (dal gr  polys ‘molto’ e seméion‘significato).

Penna Gru Espresso- formazione cornea della pelle, caratteristica deglianimali;- strumento per scrivere;- tipo di pasta alimentare informa romboidale

- grande uccello migratore- macchina per sollevare etrasportare carichi;- carrello mobile per ripresecinematografiche

- caffè (espresso)- treno (espresso)- francobollo (espresso)- lettera (espresso)

La polisemia è un fenomeno che riguarda quasi tutte le parole: fannoeccezione solo alcune parole di significato molto preciso e i termini del linguaggioscientifico o tecnologico che, per loro natura, devono avere un significato univoco, definitoe costante. In genere, la polisemia va di pari passo con la frequenza: le parole più frequentisono quelle polisemiche.La compresenza di più significati nello stesso significante sono tutti spiegabili in terminilogico-linguistici:

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1. Nella maggior parte dei casi, i nuovi significati che si aggiungono ad una parolasono in stretto rapporto di identità con il significato originario della parola: anche seindicano cose completamente diverse, i nuovi significati e quello originario sonocollegati tra loro in modo tale che il parlante, al di là dei diversi usi, cogliel’esistenza di un nucleo semantico comune. Così, nel caso della parola espresso, il

 parlante può capire che la parola indica qualcosa di “celere”, “rapido” e può quindidecodificarne facilmente il significato in rapporto al contesto: “treno espresso”,“caffè espresso”, “ francobollo espresso”, “lettera espresso”.

2. In altri casi, il nuovo significato o i nuovi significati sono la conseguenza di particolari associazioni mentali di tipo analogico: il parlante tende ad associaresignificati nuovi, per lo più di tipo figurato, al significato di base della parola. È ilcaso di verbi come  fiorire, che, oltre a indicare lo sbocciare dei fiori, può essereusato in senso metaforico, nel significato di “ottenere grandi risultati”: Nelrinascimento  fiorirono le arti”. Ed è anche il caso di nomi propri che, per antonomasia, possono essere usati in luogo di un nome comune con un significatonuovo anche se connesso con quello originale. Così, nella frase “Quel signore è un

grande mecenate”, il nome mecenate indica una persona che protegge e aiuta gliartisti, proprio come Mecenate, l’amico dell’imperatore Augusto che protesse i poeti Virgilio e Orazio.

3. Spesso, infine, i diversi significati di una stessa parola sono dovuti al diversoambito d’uso, cioè al particolare campo scientifico, tecnologico, artistico e professionale, in cui sono utilizzati. Ad esempio, la parola divisione, pur nell’identità della forma e dell’origine storica può essere incontrata nei seguenticampi:- campo matematico: “Per domani risolvete le seguenti divisioni”;- campo militare: “Due nostre divisioni sono pronte a partire per il fronte”;- campo amministrativo: “Suo padre è capo di una rete delle tre divisioni del

Ministero”;- campo sportivo: “La squadra della nostra città milita in seconda divisione”.

Il fatto che una parola possa avere più significati comporta l’ambiguità della parola stessae, quindi, non poche difficoltà di individuazione e decifrazione del significato esatto. Adesempio, una frase come:

L’operazione è riuscita perfettamente può risultare incomprensibile e ambigua, data la polisemia della parola operazione. Comesignificato base ha quello di “azione che si compie per ottenere uno scopo” , ma poi,secondo gli ambiti d’uso, può indicare:

- un intervento chirurgico (nel linguaggio medico);

- una serie di azioni militari o poliziesche (nel linguaggio militare);- un procedimento di calcolo (nel linguaggio matematico);- l’insieme delle procedure necessarie per acquistare o vendere un bene (nel

linguaggio economico).

Tuttavia, nella realtà della comunicazione, il contesto, cioè la situazione in cui la parolaviene usata, o le stesse parole che la circondano, ci permettono di capire con qualesignificato essa è usata:

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L’operazione è riuscita perfettamente: il paziente potrà lasciare l’ospedale entro pochigiorni.L’operazione è riuscita perfettamente: i banditi sono stati arrestati.L’operazione è riuscita perfettamente: il risultato del problema è 423.L’operazione è riuscita perfettamente: ha, però, comportato un notevole investimento di

capitali.In caso di dubbio, bisogna controllare il dizionario che,sotto ogni “voce” registra le varieaccezioni di una parola, cioè i vari significati che una parola può avere, da quello comune aquelli meno comuni, da quello generale a quelli più specialistici. Inoltre, indica l’ambitod’uso di ogni significato, precisa cioè il particolare campo o la particolare disciplina in cuisono stati usati e li illustra uno per uno con opportuni esempi, volti a far capire cosavogliono dire precisamente.La distinzione tra polisemia e omonimia pone qualche problema. In genere, vengonoconsiderati omonimi i lessemi: 1. che hanno diversa etimologia (lama del coltello / lama

animale). 2. che hanno diversa categoria grammaticale (v. sopra: la legge / egli legge, ecc);3. che, pur avendo la stessa origine, hanno significati molto diversi (vita ‘il vivere’ / vita

‘parte del corpo sopra i fianchi’). Nella polisemia rientrano i significati tra loro lontani, come risulta da alcuni esempi dellaterminologia automobilistica: candela (di cera / candela (dell’auto); cf   freccia.Ladifferenziazione è ottenuta spesso mediante l’aggiunta di un determinante: albero di

trasmissione, albero a camme o mediante la suffissazione (carrozza / carrozzeria).

5. L’analisi componenziale

Con l’analisi componenziale o l’analisi in tratti semantici il significatoviene analizzato per scomposizione in unità più piccole chiamate componenti o trattisemantici o, secondo il termine introdotto da Coşeriu, semi. Tale analisi viene chiamata

 perciò anche analisi semica.Anche se il metodo componenziale risale indietro nella storia della filosofia,

nella linguistica moderna l’analisi componenziale è stata sviluppata dallo strutturalismoeuropeo; oltre al nome di L. Hjelmslev (1899-1965), il più importante sostenitore di questometodo, citiamo quelli di A.J. Greimas (1917-1992), Eugen Coşeriu (1921-2002), BernardPottier. Negli Stati Uniti, l’analisi componenziale fu utilizzata inizialmente dagliantropologi per descrivere il lessico della parentela in lingue diverse, e solo in seguito èstata ripresa in ambito linguistico come metodo generale di analisi semantica sia da studiosiche si rifacevano allo strutturalismo (Uriel Weinreich), sia da generativisti (J.J. Katz e J.Fodor).

Gran parte dei lavori degli studiosi citati sopra si colloca tra gli anni

sessanta e settanta, che hanno costituito il periodo di maggior fortuna di questo metodo.Oggi, l’analisi componenziale, benché presenti molti limiti e sia stata sottoposta a variecritiche, è un importante punto di riferimento per l’analisi semantica. Seguiremo in seguitoalcuni esempi di applicazione dell’analisi componenziale (1) e certe obiezioni che sonostate mosse a questo metodo (2).

(1) Applicazioni all’analisi componenziale

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L’analisi componenziale si basa sugli stessi meccanismi che stanno alla base dell’analisi dei fonemi: così come ciascun suono può essere scomposto in trattifonetici (per esempio, il suono /b/ è analizzato come una combinazione di tratti [occlusivo],[bilabiale], [sonoro]) che lo contraddistinguono da ogni altro, analogamente il significatodi ciascuna parola può essere descritto come una combinazione di tratti semantici. La

 presenza o l’assenza di tali tratti consente di descrivere il contenuto di una parola e ledifferenze semantiche tra la stessa parola e le altre. Consideriamo, ad esempio, i lessemiuomo, donna, bambino, bambina. L’analisi semica o fatta in base ai tratti semantici permette di capire cosa hanno in comune e cosa differenzia questi lessemi:

[UMANO] [ADULTO] [MASCHIO]uomo + + +donna + + -bambino + - +bambina + - -

La disposizione semica soprascritta può essere interpretata come segue: ilessemi uomo e donna si differenziano per la presenza/assenza del tratto MASCHIO, cosìcome bambino e bambina, i quali, a loro volta si distinguono dai precedenti per l’assenzadel tratto ADULTO; tutti e quattro i lessemi presentano inoltre il tratto UMANO, cheemerge se li confrontiamo ad esempio con lessemi come gatto o cavallo.

Ognuna delle proprietà scritte in maiuscoletto (per convenzione i tratti semantici siscrivono così) costituisce, secondo l’approccio componenziale, un “pezzo” di significatoche, combinato con altri, consente di descrivere il significato dei lessemi considerati.Ciascuno può essere rappresentato come un fascio di tratti necessari e sufficienti a

descriverne il significato: il significato di uomo sarà descritto da [+UMANO, +ADULTO,+MASCHIO], quello di bambina da [+UMANO, -ADULTO, -MASCHIO] ecc.L’analisi componenziale assume quindi che il significato di ciascun lessema siaanalizzabile in “pezzi” più elementari, alcuni dei quali intervengono nel significato di piùlessemi. Ovviamente, l’analisi sarà tanto più efficace ed economica se si riuscirà adescrivere con un numero ristretto di tratti il significato di un ampio numero di lessemi. Inun noto esempio di Hjelsmlev, i dodici lessemi uomo, donna, pecora, maiale, scrofa, toro,

vacca, stallone, giumenta, fuco, pecchia possono essere descritti con un inventario di trattiche include da un lato i tratti MASCHIO e FEMMINA e dall’altro i tratti UMANO,OVINO, BOVINO, EQUINO, APE.Estendendo l’analisi a insiemi sempre più ampi di lessemi si possono descrivere interi

campi lessicali o addirittura l’intero lessico. Un esempio classico di una siffattaapplicazione è fornito da Pottier per il campo dei sedili; il significato di  sedia, poltrona,

divano, sgabello, pouf  può  essere  descritto in termini componenziali secondo lo schemaseguente:

[SCHIENALE] [BRACCIOLI] [UN POSTO] [SOFFICE] [4 GAMBE] sedia + - + - + poltrona + + + + +

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divano + + - + + sgabello - - + - - pouf  - - + + -

Un altro noto esempio di applicazione del metodo componenziale è l’analisi

fornita da Katz e Fodor per il significato della parola bachelor , che ha quattro accezioni:“giovane cavaliere”, “scapolo”, “baccelliere”, “giovane foca maschio”. Nell’analisi di Katze Fodor tratti come UMANO, ANIMALE, GIOVANE, ADULTO sono chiamati marcatorie rappresentano la parte di significato che un lessema ha in comune con molti altri. Tratticome questi consentono, secondo Katz e Fodor, di mostrare le relazioni semantichesistematiche che esistono tra unità lessicali. Invece i tratti che nello schema compaiono tra parentesi quadre, come [PRESTA SERVIZIO SOTTO L’INSEGNA DI UN ALTRO], sonochiamati differenziatori ed esprimono una parte di significato che è specifica di quellessema e non si ritrova in altri. Questa distinzione tra marcatori e differenziatori è simile aquella introdotta da Coşeriu tra classemi e semi: i classemi sono tratti semantici generali,come ANIMATO/INANIMATO, MASCHIO/FEMMINA, che si ritrovano in lessemi

appartenenti a vari campi lessicali, mentre i semi sono tratti distintivi che operanoall’interno di un singolo campo, come BRACCIOLI per il campo dei sedili.Il metodo componenziale può essere applicato ad altre classi di parole. Ad esempio, per ilverbo uccidere è stata proposta un’analisi lineare del tipo

uccidere = ([CAUSARE] ([DIVENTARE] ([NON VIVO])))dove le parentesi tonde indicano che i tratti seguono una struttura gerarchica. Infatti, adifferenza dei casi visti in precedenza, in cui i significati possono essere descritti in varimodi (per esempio, il sto di uomo  può essere descritto sia [+UMANO, +MASCHIO,+ADULTO) sia [+ADULTO, +UMANO, +MASCHIO], per i verbi i tratti sono combinatisecondo un ordine che non può essere variato: nel caso di

uccidere = ([CAUSARE] ([DIVENTARE] ([NON VIVO])))che corrisponde alla lettura “causare di diventare non vivo” non possiamo cambiarel’ordine *[NON VIVO, CAUSARE, DIVENTARE]. In questi casi, l’analisi del lessemacomporta individuare sia i tratti che lo compongono sia l’ordine in cui si combinano.

(2) I limiti dell’analisi componenziale

La concezione strumentale dei tratti – lessemi ha alla base l’idea che, per illoro significato generico, possono funzionare da descrittori di tutti i lessemi di cui sonoiperonimi. Il loro ruolo sarebbe simile a quello che hanno nei dizionari parole come atto,

qualità, persona, oggetto, strumento, sostanza ecc., che formano il sottovocabolario usato per definire i lessemi registrati (ad esempio, flagellamento “atto del flagellare”, immoralità

“qualità di ciò che è immorale”, narratore “persona che narra”, coltello “strumento per tagliare”) e che poi sono, a loro volta, oggetto di definizione. Il limite di questa prospettivasta nel fatto che l’analisi ha una natura circolare (perché i tratti definitori sono anch’essioggetto di definizione) e non ha nessun potere esplicativo dei significati.

Un altro limite della concezione componenziale è legato al fatto che lesemantiche componenziali tengono conto solo delle informazioni di tipo linguistico

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dizionariale, mentre quelle di tipo extralinguistico-enciclopedico ne restano escluse. Cioè,solo delle conoscenze dizionariali è pensabile fornire un elenco finito, mentre leconoscenze enciclopediche - che includono virtualmente ogni informazione attinente alsignificato di una parola – sono infinite e dunque non rappresentabili (una definizioneenciclopedica di uomo, ad esempio, dovrebbe includere tutto ciò che sappiamo sulla razza

umana dalla preistoria ad oggi, tutte le conoscenze anatomiche, psicologiche, sociologichesugli esseri umani ecc.).Un altro limite dell’analisi componenziale è legato alla difficoltà di

descrivere in termini di tratti i significati connotativi (cf. la differenza tra nubile e zitella)e soprattutto di descrivere in termini componenziali gli usi estensivi delle parole, nei qualiuno o più tratti possono risultare annullati. Ad esempio, il significato di ragazza include iltratto [-ADULTO] (che lo distingue da quello di donna), ma in frasi come Ho parlato conle ragazze della segreteria la  parola ragazza  può significare “donna” senza presupporreche le donne in questione non siano adulte. Questo problema riguarda soprattutto leestensioni metaforiche, la cui descrizione risulta molto difficile nell’ambito di un’analisicomponenziale: in una metafora come Quel ragazzo è un leone, il tratto [+UMANO] di

ragazzo è incongruente con il tratto [-UMANO] di leone, creando un’anomalia semantica.

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