Corso di Storia delle Relazioni Internazionali

88
Corso di Storia delle Relazioni Internazionali A.A. 2013/2014 Giovanni Bernardini [email protected] 1

description

Corso di Storia delle Relazioni Internazionali. A.A. 2013/2014 Giovanni Bernardini [email protected]. Possibili domande per il compito: La crisi economica del ‘29-’32 e le sue conseguenze politiche - PowerPoint PPT Presentation

Transcript of Corso di Storia delle Relazioni Internazionali

Page 1: Corso di Storia delle Relazioni Internazionali

1

Corso di Storia delle Relazioni Internazionali

A.A. 2013/2014Giovanni Bernardini [email protected]

Page 2: Corso di Storia delle Relazioni Internazionali

2

Possibili domande per il compito:

La crisi economica del ‘29-’32 e le sue conseguenze politiche

L’appeasement nei confronti di Hitler: ragioni storiche e conseguenze per l’Europa

Page 3: Corso di Storia delle Relazioni Internazionali

3

Quarta settimana di lezione• Gli Stati Uniti dalla neutralità all’intervento• L’attacco tedesco all’Unione Sovietica• La “strana coalizione” antitedesca• Roosevelt e i progetti per il dopoguerra• Le conferenze interalleate: l’Europa oggetto delle

relazioni internazionali• La rottura della coalizione antinazista: dalla guerra

mondiale alla guerra fredda

Page 4: Corso di Storia delle Relazioni Internazionali

4

Apogeo dell’impero giapponese• Riflessioni che coinvolgono la leadership

giapponese per tutto il 1941• Tuttavia, il compromesso era possibile soltanto a

condizione che l’espansionismo giapponese si desse dei limiti. Questo non era nella natura di quanto avvenuto sin dagli anni ’10

• La risoluzione finale è la guerra totale, sulla spinta di una incrollabile fiducia, tanto è vero che non sono ancora chiari gli obiettivi concreti a cui aspirava il Giappone

Page 5: Corso di Storia delle Relazioni Internazionali

5

Gli Stati Uniti e la neutralità

• Per tutti gli anni ‘30, gli Stati Uniti sono impegnati nel superamento della crisi economica attraverso l’edificazione del “New Deal”

• Operazione che, tra successi e fallimenti, trasforma profondamente il profilo economico, politico e sociale del paese

• … ma per il momento non scalfisce l’isolazionismo della leadership, semmai lo rafforza

Page 6: Corso di Storia delle Relazioni Internazionali

6

Gli Stati Uniti e la neutralità

• Sottovalutazione del pericolo nazifascista; distacco e persino disprezzo per la barbarie in cui l’Europa sembra ripiombare

• Divieto di concedere prestiti ai paesi che non avevano ancora pagato i debiti del 1918

• Approvati dal Congresso ripetuti atti di neutralità: divieto di vendita o trasporto di armamenti verso qualsiasi paese belligerante, o di prestiti

Page 7: Corso di Storia delle Relazioni Internazionali

7

Gli Stati Uniti e la neutralità

• Soltanto nel 1939 il Congresso consente la vendita di merci statunitensi alla Gran Bretagna, ma soltanto in cambio di pagamenti a breve termine…

• … che la Gran Bretagna non possiede• Roosevelt è ormai convinto della gravità della

situazione, ma il paese rimane fortemente contrario a ogni intervento in questioni europee

Page 8: Corso di Storia delle Relazioni Internazionali

8

Gli Stati Uniti e la neutralità

• Dopo il crollo della Francia, l’amministrazione considera ormai non procrastinabile un piano di aiuti per la Gran Bretagna, la cui vitalità economica era considerata fondamentale per gli Stati Uniti, tanto quanto era deleteria la realizzazione di un blocco continentale europeo (e non solo) sotto il tallone nazista

• Nasce il progetto del Land-Lease Act: si riannodano i fili del rapporto transatlantico, interrotti nel 1919 e poi nel 1932

Page 9: Corso di Storia delle Relazioni Internazionali

9

Gli Stati Uniti e la neutralità

• Cosa prevede: il Presidente ha il potere di vendere, affittare o prestare armi, munizioni, generi alimentari e atri strumenti di difesa a “quei paesi la cui tutela egli avesse giudicato vitale per gli Stati Uniti”

• Rispetto alle motivazioni di Wilson (1917), qui si tratta di intervenire per ragioni di realismo

Page 10: Corso di Storia delle Relazioni Internazionali

10

Gli Stati Uniti e la neutralità

• È un tentativo di forzare la mano di isolazionisti e filonazisti: di fatto chiarisce la non neutralità degli Stati Uniti, “grande arsenale della democrazia”

• Nelle valutazioni di Roosevelt e dei suoi collaboratori, l’iniziativa assumeva i connotati di un primo passo per un diverso rapporto degli Stati Uniti con l’Occidente e il mondo, e con l’assunzione di responsabilità che la scelta del Congresso nel 1919 aveva rigettato

Page 11: Corso di Storia delle Relazioni Internazionali

11

Gli Stati Uniti e la neutralità• Inizia un’opera di propaganda e convincimento

dell’opinione pubblica statunitense, condotta da Roosevelt in persona: il nazismo rappresenta una minaccia diretta alla sicurezza statunitense

• “Non accetteremo un mondo dominato da Hiter. E non accetteremo un dopoguerra simile agli anni Venti, nel quale i semi del nazismo possono essere sparsi ancora e lasciati crescere. Accetteremo solo un mondo consacrato alla libertà di parola e di espressione, nel quale vi siano libertà religiosa, libertà dal bisogno e libertà dal terrore”

Page 12: Corso di Storia delle Relazioni Internazionali

12

Gli Stati Uniti e la neutralità

• Ma anche per la Gran Bretagna gli accordi con gli Stati Uniti non presentano soltanto vantaggi:

“I termini e le condizioni che regolano gli aiuti per la difesa concessi dagli Stati Uniti al Regno Unito […] disporranno che né gli Stati Uniti d’America né nel Regno Unito si discrimini l’importazione di alcun prodotto proveniente dall’altro paese”

Page 13: Corso di Storia delle Relazioni Internazionali

13

Gli Stati Uniti e la neutralità• Minato il sistema del Commonwealth• Si trattava di una enunciazione programmatica

di quanto gli Stati Uniti intendevano fare sul piano politico per evitare il ripetersi di disastri come quelli del ‘29-’32 sul piano economico

• Nell’agosto del 1941 incontro tra Roosevelt e Churchill nelle acque di Terranova. Sottoscritta la Carta Atlantica

Page 14: Corso di Storia delle Relazioni Internazionali

14

Gli Stati Uniti e la neutralità

Page 15: Corso di Storia delle Relazioni Internazionali

15

Gli Stati Uniti e la neutralità• Ispirazione wilsoniana: rispetto dei principi di

nazionalità e autogoverno, diritto di libero accesso ai commerci, alle materie prime, al progresso tecnologico, auspicio di un mondo libero dal bisogno e dalla paura, abbandono della forza come mezzo di risoluzione delle controversie

• La clausola sulla libertà commerciale venne stemperata nelle trattative, ma rimase l’affermazione di principio

Page 16: Corso di Storia delle Relazioni Internazionali

16

L’attacco nazista all’URSS• Il quadro diventa più complesso quando, il 22

giugno 1941, le truppe naziste invadono l’Unione Sovietica

• Nell’anno precedente i rapporti tra Germania e URSS si erano deteriorati: appoggio tedesco agli stati revisionisti (Ungheria) e alla Romania

• Questo va contro la strategia di Stalin di contenimento e allontanamento della minaccia tedesca attraverso il recupero di territori dell’ex impero zarista

Page 17: Corso di Storia delle Relazioni Internazionali

17

L’attacco nazista all’URSS• Visita di Molotov a Berlino (11/1940): da parte

nazista si prospetta un dominio dell’URSS sull’Asia; Mosca ribadisce interessi prettamente europei

• Dissenso totale; sottovalutazione sovietica dell’impegno tedesco in Europa e dello stato di preparativi per un’invasione dell’URSS (che, di nuovo, era enunciata chiaramente in tutti i progetti hitleriani, per quanto deliranti)

Page 18: Corso di Storia delle Relazioni Internazionali

18

L’attacco nazista all’URSS• Un mese dopo Hitler conferma i preparativi

per una “guerra lampo” contro l’URSS: condizionamento ideologico (inefficienza del comunismo di guerra); l’idea di una “guerra lampo” contro l’URSS è un assurdo

• L’attacco doveva iniziare il 15 maggio 1941; ritardo per il completamento delle operazioni belliche in Jugoslavia e per l’inefficace condotta di guerra italiana nell’area (Grecia)

Page 19: Corso di Storia delle Relazioni Internazionali

19

L’attacco nazista all’URSS

Page 20: Corso di Storia delle Relazioni Internazionali

20

L’attacco nazista all’URSS• L’obiettivo era la conquista dello “spazio vitale”, e

fu seguito da una collaborazione con alcune delle nazionalità presenti sul territorio (in funzione antisovietica) e da progetti grandiosi quanto fallimentari di colonizzazione

• Ma di fatto si trattava di un fronte secondario rispetto a quello atlantico

• Due premesse di Hitler si rivelarono errate:–non c’è un intervento giapponese– Le ragioni di Stati Uniti e Unione Sovietica

possono arrivare a saldarsi in un’alleanza per interessi comuni

Page 21: Corso di Storia delle Relazioni Internazionali

21

L’attacco nazista all’URSS• Sottovalutazione delle capacità di resistenza

dell’Unione Sovietica e delle condizioni ambientali (simili a quelle che avevano sconfitto Napoleone!); sopravvalutazione delle forze tedesche

• In novembre le truppe naziste sono a 20 km da Mosca, ma non sarebbero mai riuscite ad avanzare oltre

Page 22: Corso di Storia delle Relazioni Internazionali

22

L’attacco nazista all’URSS• Concentramento di forze sul fronte del

Caucaso: di nuovo la lotta per il controllo delle risorse, ma anche speranza di saldatura della guerra con forze antibritanniche (e quindi potenzialmente filotedesche)

• Dal novembre 1942 le truppe tedesche sono in stallo anche su quel fronte. L’insufficiente afflusso di mezzi e uomini avrebbe segnato il destino di quella avanzata.

• Il pantano russo sarebbe diventato l’inizio della fine

Page 23: Corso di Storia delle Relazioni Internazionali

23

L’attacco nazista all’URSS• Dall’altra parte, ancora si discute della

sottovalutazione da parte di Stalin degli allarmi che arrivarono copiosi in quei giorni

• Sembra al contrario che fosse in preparazione (allo stadio di progetto) un’offensiva sovietica contro la Germania per il 1942

• Restaurazione dei comandi militari colpiti dalle tremende purghe degli anni precedenti

• Prima dottrina di guerra: difendere Mosca anche a costo di abbandonare il resto della Russia europea

Page 24: Corso di Storia delle Relazioni Internazionali

24

L’attacco nazista all’URSS• La guerra provoca un mutamento sostanziale

nella natura stessa del potere sovietico, o almeno nel modo in cui esso si presenta ai cittadini

• Esortazione a combattere la “grande guerra patriottica”. Anche il nuovo inno nazionale (che sostituisce “L’Internazionale”) è costellato di riferimento alla difesa della “Madrepatria”, identificata principalmente con la storica o “etnica” (Stalin non era russo)

• Disponibilità immediata a una coalizione di guerra con le democrazie occidentali

Page 25: Corso di Storia delle Relazioni Internazionali

25

L’attacco nazista all’URSS• Obiettivi di guerra:– Distruzione del nazismo e ruolo predominante

nella Germania sconfitta– Posizione dominante su tutta l’Europa

continentale. Non significava necessariamente dominio diretto, ma sicuramente disposizione del continente in modo da evitare nuovi pericoli

– Cancellazione degli effetti psicologici del patto nazi-sovietico: appelli alla resistenza ovunque

– Definitiva affermazione del’Unione Sovietica come potenza leader nella comunità internazionale

Page 26: Corso di Storia delle Relazioni Internazionali

26

L’attacco nazista all’URSS• Di fatto, la collaborazione con gli occidentali

per mettere fine agli orrori del nazismo e la rappresentazione dell’Armata Rossa come esercito liberatore avrebbero garantito all’Unione Sovietica un prestigio enorme che avrebbe rimosso, almeno temporaneamente, il ricordo degli orrori staliniani dalla memoria collettiva. Almeno finché Stalin fu un alleato di guerra…

Page 27: Corso di Storia delle Relazioni Internazionali

27

La coalizione “esterna all’Europa”(Da una canzone popolare statunitense del

1942)Stalin wasn't stallin'

When he told the beast of BerlinThat they'd never rest contentedTil they had driven him from the landSo he called the Yanks and EnglishAnd proceeded to extinguishThe Fuhrer and his verminThis is how it all began

Page 28: Corso di Storia delle Relazioni Internazionali

28

La coalizione “esterna all’Europa”• Per gli Stati Uniti si pone la questione del

possibile aiuto all’Unione Sovietica• Di certo non rappresentava una parte di quel

mondo “consacrato alla libertà di parola e di espressione, nel quale vi siano libertà religiosa, dal bisogno e dal terrore” auspicato da Roosevelt

• Eppure la ricerca di collaborazione da parte dell’amministrazione Roosevelt fu immediata

Page 29: Corso di Storia delle Relazioni Internazionali

29

La coalizione “esterna all’Europa”• Invio a Mosca di Harry Hopkins,stretto

collaboratore di Roosevelt, nell’agosto 1941• Promessa di sostegno; impressione che i

sovietici siano “risoluti a vincere a ogni costo”• Al ritorno di Hopkins, il governo statunitense

comunica che, secondo il Land-Lease, fornirà all’URSS “tutti gli aiuti economici possibili per rafforzarla nella lotta contro l’aggressione armata”

• Ma l’URSS poteva diventare un interlocutore di lungo periodo per gli Stati Uniti?

Page 30: Corso di Storia delle Relazioni Internazionali

30

La coalizione “esterna all’Europa”• Tutto lascia pensare che realmente Roosevelt,

fino alla sua scomparsa e nonostante le frizioni in merito alla condotta della guerra, fosse convinto di poter fare dell’Unione Sovietica un partner affidabile e una componente imprescindibile del suo “Grand Design” per il dopoguerra

• Anche dopo l’entrata in guerra contro in Giappone, l’atteggiamento dell’amministrazione non fa che confermare la determinazione a non lasciare che il secondo dopoguerra prenda la stessa deriva del primo

Page 31: Corso di Storia delle Relazioni Internazionali

31

Pearl Harbor e l’ingresso in guerra• Per tutto il 1941 Tokio e Washington dialogano

sulle prospettive future nel Pacifico• Ma la scelta giapponese di neutralità nei confronti

del conflitto tedesco-sovietico, paradossalmente, è un pessimo auspicio per gli Stati Uniti

• Governo giapponese in mano all’aristocrazia e ai militari (ministero estero e guerra)

• Dopo l’occupazione dell’Indocina, le mire espansionistiche si dirigono su Singapore, in modo da colpire in modo letale gli interessi britannici nel Pacifico

Page 32: Corso di Storia delle Relazioni Internazionali

32

Pearl Harbor e l’ingresso in guerra• Stati Uniti e Gran Bretagna dichiarano

l’embargo totale sui commerci giapponesi; chiusura del canale di Panama; creazione di un comando delle forze americane in Estremo Oriente

• Negoziati estivi: giapponesi disponibili a concessioni a patto che gli Stati uniti riconoscessero la “posizione speciale” del Giappone in Cina

Page 33: Corso di Storia delle Relazioni Internazionali

33

Pearl Harbor e l’ingresso in guerra• Il fallimento dei negoziati travolge il primo ministro

Konoye e con lui la fazione favorevole al dialogo; il governo passa definitivamente ai militari

• In novembre il Giappone presenta a Washington due documenti che, se sottoscritti, costituirebbero il riconoscimento dei risultati dell’avanzata giapponese e degli interessi speciali in Cina

• Proposta volutamente provocatoria; il 1° dicembre il consiglio imperiale decretò la fine della diplomazia e l’inizio della guerra con un’azione clamorosa a sorpresa

Page 34: Corso di Storia delle Relazioni Internazionali

34

Pearl Harbor e l’ingresso in guerra• La Casa Bianca sapeva dell’attacco a Pearl

Harbor? E’ una polemica con poco senso, ma che tuttavia non cessa di riemergere nell’attualità (paragone tra Pearl Harbor e 9/11)

• In un giorno di guerra, il 7 dicembre 1941, i giapponesi conquistavano la supremazia navale sul Pacifico, vista la distruzione di una parte sostanziale della flotta americana

• L’11 dicembre Germania e Italia dichiarano guerra agli Stati Uniti: almeno da un punto di vista politico, le due guerre si saldano

Page 35: Corso di Storia delle Relazioni Internazionali

35

Pearl Harbor e l’ingresso in guerra• Durante tutto il 1942 le forze giapponesi

dilagano verso il sudest asiatico, le Filippine, l’Indonesia, la Malesia, la Thailandia, Singapore, giungendo fino alle porte dell’India

• Quanto fu “merito” dell’efficienza di guerra giapponese e quanto della scelta strategica degli Stati Uniti di privilegiare la guerra contro la Germania piuttosto che la ricostruzione della flotta?

Page 36: Corso di Storia delle Relazioni Internazionali

36

Pearl Harbor e l’ingresso in guerra• Anche in questo settore, la seconda metà del

1942 segna la svolta delle sorti della guerra. Ma il territorio su cui si combatte nel Pacifico rende la “riconquista” un lavoro lungo e costoso in termini di mezzi e vite umane

• Questa sarebbe diventata la principale spiegazione (giustificazione?) per l’uso dell’arma atomica

• Nel frattempo, l’unificazione dei fronti e poi i primi segnali di cedimento delle forze del patto tripartito imponevano una concertazione politica per dare un senso comune agli sviluppi in corso

Page 37: Corso di Storia delle Relazioni Internazionali

37

Primi lineamenti del “Grand Design”• Poco dopo l’attacco giapponese, il Segretario di

Stato Cordell Hull propone la creazione di un “Advisory Committee on Post-war Foreign Policy”, che raggruppa alcuni dei più influenti uomini della politica estera statunitense, ma anche (secondo una composizione tipica della politica statunitense) personalità del mondo economico e di quello accademico

• Punto di partenza: alla fine della guerra, gli Stati Uniti si sarebbero ritrovati sulle spalle la responsabilità principale della riorganizzazione della vita internazionale

Page 38: Corso di Storia delle Relazioni Internazionali

38

Primi lineamenti del “Grand Design”• Sicurezza: necessario rimpiazzare la SdN con

una nuova Organizzazione delle Nazioni Unite (ONU), imparando dagli errori e dalle deficienze della prima esperienza. La base dell’intero edificio era a prosecuzione dell’alleanza di guerra oltre la sua prosecuzione, tra i “four policemen” (Stati Uniti, Unione Sovietica, Gran Bretagna, Cina). Questa intesa avrebbe dovuto orientare la nuova organizzazione universale e darle efficacia di azione (due cose che erano mancate alla SdN)

Page 39: Corso di Storia delle Relazioni Internazionali

39

Primi lineamenti del “Grand Design”• Economia: i mali delle relazioni internazionali

avevano trovato terreno fertile nelle conseguenze della crisi economica e nel modo in cui era stata gestita (di fatto, aggravata). Era necessario creare un sistema monetario e commerciale che rendesse impossibile errori simili.

• Ricostruzione di un sistema multilaterale di commercio mondiale dotato di liquidità monetaria sufficiente a garantirne il funzionamento in regimi di cambi certi

Page 40: Corso di Storia delle Relazioni Internazionali

40

Primi lineamenti del “Grand Design”• “Multilateralismo” non significa

“liberoscambismo”: controllo e coordinamento dei governi (e rispetto di diverse sensibilità) sulle attività commerciali, seppure in uno spirito di apertura e non discriminazione

• Il commercio è una questione politica, e come tale si proponeva la creazione di una “International Trade Organization” per determinare i termini degli scambi nel sistema commerciale mondiale. (vedremo poi che questa parte del progetto sarà ridimensionata nel dopoguerra)

Page 41: Corso di Storia delle Relazioni Internazionali

41

Primi lineamenti del “Grand Design”• Per garantire la necessaria liquidità e la

stabilità monetaria (al contrario di quanto accaduto nel ’29), si proponeva la creazione di• Un sistema di cambi fissi tra le monete,

ancorate al Dollaro e soprattutto all’oro. Un’oncia d’oro valeva 35 dollari, e il governo statunitense si impegnava a cambiare dollari in oro. Ovviamente, la centralità assunta dal dollaro aveva un corrispettivo politico innegabile (centralità degli Stati Uniti nel nuovo sistema)

Page 42: Corso di Storia delle Relazioni Internazionali

42

Primi lineamenti del “Grand Design”–un “International Monetary Fund” (con

partecipazione di tutti i paesi membri dell’ONU in modo proporzionale) si sarebbe preoccupato di vigilare sui cambi fissi, di evitare nuove crisi monetarie e di concedere mutamenti dei tassi di cambio soltanto in condizioni particolarmente gravi. A questo si sarebbe aggiunto una “World Bank”, in grado di assicurare liquidità a stati in situazione di particolare bisogno, per il benessere di tutta la comunità internazionale

Page 43: Corso di Storia delle Relazioni Internazionali

43

Primi lineamenti del “Grand Design”• Conclusione: l’amministrazione

statunitense è determinata ad assumere un ruolo cardine nel dopoguerra, di prevalenza rispetto alla coalizione antinazista.

• La collaborazione mondiale non si basava su principi “astratti”, ma sulla consapevolezza che gli Stati Uniti erano l’unico paese non colpito direttamente dalla guerra e con a disposizione risorse infinitamente superiori rispetto agli altri

Page 44: Corso di Storia delle Relazioni Internazionali

44

La seconda guerra mondiale• Nel momento in cui la guerra diventa globale,

con il coinvolgimento diretto dell’URSS e soprattutto degli Stati Uniti, i rapporti di forza sono tali da non lasciare adito a dubbi sulle sorti del conflitto:– La popolazione dei paesi della coalizione

antitedesca è esattamente il doppio rispetto ai membri del patto tripartito

– Gli Alleati producono il triplo di acciaio– Nel 1942 gli Stati Uniti producono più di 47.000

aerei soltanto nel 1942, più di tre volte quelli prodotti in Germania

Page 45: Corso di Storia delle Relazioni Internazionali

45

La seconda guerra mondiale• Se poi si guarda anche ai dati sui consumi e

economia civile, lo spostamento di riserve strategiche è evidente e altera definitivamente i rapporti di forza

• Nello sforzo bellico, la Germania aveva sovrastimato il contributo italiano (che invece si rivelò scarso) e quello giapponese (che rimase circoscritto agli obiettivi specifici di Tokio, come la questione dei rapporti con Mosca aveva dimostrato

Page 46: Corso di Storia delle Relazioni Internazionali

46

La seconda guerra mondiale• L’altra coalizione, al contrario, aveva

dimostrato di saper superare divergenze ideologiche radicate e a costituire un’alleanza salda, almeno nell’obiettivo fondamentale della vittoria totale e della pretesa di una resa senza condizioni da parte degli avversari

• Dal Land-Lease Act, l’USS ricevette più di 6.000 aerei, più di 3.000 cari armati, più di 200.000 mezzi di trasporto, rifornimenti alimentari per più di 2 tonnellate di merci

Page 47: Corso di Storia delle Relazioni Internazionali

47

La seconda guerra mondiale• Tuttavia rimanevano differenze di fondo,

espresse o meno, sugli obiettivi postbellici una volta sconfitto il pericolo nazista

Page 48: Corso di Storia delle Relazioni Internazionali

48

La seconda guerra mondiale• Gran Bretagna: difesa, sopravvivenza e

ricostruzione. Sradicare qualunque pretesa egemonica sul continente europeo. Per quanto riguardava l’impero, si trattava perlopiù di restaurare e difendere l’esistente, per affrontare in qualche modo la “minaccia” che veniva dai movimenti anticoloniali

• Nei confronti degli Stati Uniti, disposizione ad accettare che in qualche modo il primato mondiale fosse ormai transitato dall’altra parte dell’Atlantico, ma anche consolidamento della “special relationship”

Page 49: Corso di Storia delle Relazioni Internazionali

49

La seconda guerra mondiale• Stati Uniti: matura progressivamente il “Grand

Design”• Sumner Welles: “L’età dell’imperialismo è

finita. Si deve riconoscere il diritto di tutti i popoli alla oro libertà. Si deve garantire al mondo intero il godimento dei principi della Carta Atlantica”

Page 50: Corso di Storia delle Relazioni Internazionali

50

La seconda guerra mondiale• In generale, si dà per scontato che un certo

livello di confronto condizionerà anche le relazioni con gli alleati attuali, restii a ragionare nei termini della Carta Atlantica e ad abbandonare gli imperi coloniali o il dominio diretto su altri territori rispetto a quelli nazionali

Page 51: Corso di Storia delle Relazioni Internazionali

51

Progetti per il futuro• Necessità di un coordinamento politico per il

dopoguerra, dato che la sconfitta tedesca è considerata inevitabile già nel 1942

• Nuovo incontro tra Churchill e Roosevelt nel gennaio 1942

• Elaborata la Dichiarazione delle Nazioni Unite: manifesto della lotta contro Germania, Italia e Giappone, che si chiedeva di sottoscrivere a tutti i paesi coinvolti o meno nel conflitto. Oltre ai principi della Carta Atlantica, due impegni concreti:

Page 52: Corso di Storia delle Relazioni Internazionali

52

Progetti per il futuro– Sacrificio di ogni risorsa allo sforzo bellico–Cooperazione tra i firmatari nel rifiutare

paci o armistizi separati• Furono soprattutto queste ragioni a spingere il

governo sovietico a sottoscrivere immediatamente il documento, nonostante tutte le riserve sull’impostazione internazionalista anglosassone (“wilsoniana”) dei principi espressi

Page 53: Corso di Storia delle Relazioni Internazionali

53

Progetti per il futuro• Rimaneva un nodo fondamentale delle

operazioni belliche: l’apertura del “secondo fronte” in Europa, invocato dai sovietici e promesso da Roosevelt sin dal maggio 1942

• L’operazione tuttavia si presentava estremamente difficile: predisposto dai tedeschi un sistema di difesa capillare lungo il canale della Manica

• Le attese sovietiche si trasformarono in recriminazioni, ed ebbero influenze sul dopoguerra

Page 54: Corso di Storia delle Relazioni Internazionali

54

La “diversione italiana”• Nel frattempo, “Operazione Torch” in

Nordafrica. La battaglia di El Alamein dell’ottobre 1942 segna anche in quel caso il primo arretramento delle forze dell’Asse

• Churchill preferiva attaccare l’Italia in ragione della sua fragilità

• La decisione viene agevolata dai rivolgimenti politici in Italia: caduta del fascismo, negoziato segreto con gli Alleati per la cobelligeranza, armistizio del 3 settembre (rivelato l’8 settembre)

Page 55: Corso di Storia delle Relazioni Internazionali

55

La “diversione italiana”• L’operazione alleata, iniziata con uno sbarco a

sud di Roma, si configurò come una lentissima risalita che per quasi due anni fece dell’Italia un territorio di guerra tra eserciti stranieri e di guerra civile

• L’Italia era il primo paese dell’Asse a uscire dalla guerra. Naturale che costituisse anche un banco di prova per la tenuta dell’Alleanza

Page 56: Corso di Storia delle Relazioni Internazionali

56

La “diversione italiana”• Nonostante le ripetute promesse che l’intera

Alleanza avrebbe gestito i territori liberati, i sovietici furono tenuti ai margini durante l’intero processo riguardante l’Italia: il “precedente italiano” sarebbe stato applicato in senso opposto nei paesi dell’est occupati e liberati dalla sola Armata Rossa

• La Gran Bretagna intendeva ridurre l’Italia a uno stato di vassallaggio permanente, funzionale al suo dominio nel Mediterraneo

Page 57: Corso di Storia delle Relazioni Internazionali

57

La stagione dei vertici tripartiti• Ma l’esigenza di un coordinamento appariva

improrogabile, e portò alla stagione dei vertici a tre (non più limitati solamente a Gran Bretagna e Stati Uniti)

• Nel novembre 1943 Stalin, Roosevelt e Churchill si incontrarono per la rima volta a Teheran, poi a Yalta (febbraio 1945) e infine a Potsdam nella Germania liberata (luglio 1945). Ma oltre a questi vertici vi furono incontri continui e ripetuti tra i ministri degli esteri, con l’obiettivo di dar seguito a un’agenda condivisa e di appianare ogni divergenza

Page 58: Corso di Storia delle Relazioni Internazionali

58

La stagione dei vertici tripartiti

Page 59: Corso di Storia delle Relazioni Internazionali

59

La stagione dei vertici tripartiti• Nell’ottobre de 1943 si incontrarono a Mosca i

tre ministri degli esteri. Regolamentare la procedura per i paesi sconfitti e liberati, specialmente dopo il precedente italiano

• Commissioni di controllo politico: il compromesso è la creazione di una “European Advisory Commission”: politica comune nell’Europa liberata. Si afferma soltanto la natura “consultiva” dell’organo.

Page 60: Corso di Storia delle Relazioni Internazionali

60

La stagione dei vertici tripartitiNovembre 1943: incontro tra Churchill,

Roosevelt e Chiang Kai-Shek al Cairo (Stalin declina l’invito:

• Prosecuzione della guerra fino alla resa incondizionata del Giappone

• Giappone ricondotto ai territori del 1914• Ritiro dai territori “rubati” alla Cina• Avvio dell’indipendenza per la Corea• Di fatto, Roosevelt vuole riconfermare

l’importanza del legittimo governo cinese per il dopoguerra

Page 61: Corso di Storia delle Relazioni Internazionali

61

La stagione dei vertici tripartitiSeguì la Conferenza di Teheran tra i tre capi di

governo. Lo scambio di opinioni intenso di quei giorni conteneva già i termini delle deliberazioni degli anni successivi

• Sbarco in Normandia entro il 1° maggio 1944• L’Unione Sovietica si impegnava ad aprire un

“secondo fronte” contro il Giappone tre mesi dopo la conclusione della guerra in Europa

Page 62: Corso di Storia delle Relazioni Internazionali

62

La stagione dei vertici tripartiti• Roosevelt espose il progetto delle Nazioni

Unite, trovando il completo accordo di Stalin che esse sarebbero state edificate su:–Prosecuzione dell’alleanza di guerra– Impegno di pace– Lotta al colonialismo

• Dall’agosto del 1944 a Dumbarton Oaks (Washington) gli “esperti” inizieranno a lavorare alo statuto dell’ONU

Page 63: Corso di Storia delle Relazioni Internazionali

63

La stagione dei vertici tripartiti• Sul piano della risistemazione dell’Europa:

rinascita della Polonia.• “Spostamento” di 200 km dell’intera Polonia

storica, a danno della Germania. Posizione defilata di Roosevelt per ragioni utilitaristiche, ma non c’è opposizione di principio.

• Questione tedesca: ampio ventaglio di soluzioni. C’è chi propone che UNA Germania cessi di esistere, chi vuole che sia sottoposta al controllo di Gran Bretagna e URSS. Ci sono persino ipotesi di “ruralizzazione” della Germania” e di “sterilizzazione coatta”

Page 64: Corso di Storia delle Relazioni Internazionali

64

La stagione dei vertici tripartiti• Inizia ad affacciarsi l’idea, almeno

temporanea, di una divisione in “zone d’influenza”

• Annessione degli stati baltici all’URSS: nessuna opposizione occidentale

• Assistenza “congiunta” (per quanto possibile) alla resistenza jugoslava e a quella greca

Page 65: Corso di Storia delle Relazioni Internazionali

65

La stagione dei vertici tripartiti• Ma molte di queste risoluzioni non furono

ufficializzate e quindi non trovarono posto nei comunicati ufficiali

• Di fatto, i grandi avevano discusso con leggerezza di questioni che riguardavano l’esistenza di interi popoli e il rispetto o meno della loro volontà

Page 66: Corso di Storia delle Relazioni Internazionali

66

La stagione dei vertici tripartiti• Non a caso, un vertice tenuto a Mosca

nell’ottobre 1944 soltanto tra Churchill e Stalin fornì l’occasione per discutere in termini di future “sfere d’influenza” in Europa; un approccio che in generale Roosevelt non condivideva, ma al quale non si era opposto con fermezza durante la conferenza di Teheran

Page 67: Corso di Storia delle Relazioni Internazionali

67

La stagione dei vertici tripartiti• Soprattutto, si tratta di uno schema velleitario,

perché–Dà per scontato il disinteresse e il ritiro degli

Stati Uniti dall’Europa–Attribuisce alla Gran Bretagna

responsabilità e carichi che essa non sarebbe stata minimamente in grado di sobbarcarsi nel dopoguerra

Page 68: Corso di Storia delle Relazioni Internazionali

68

La stagione dei vertici tripartiti• Tuttavia, un obiettivo di Churchill era

contenere e regolamentare la crescente influenza sovietica nei Balcani a seguito delle operazioni di guerra, pur riconoscendo la legittimità del concetto di “sfera di influenza”

Page 69: Corso di Storia delle Relazioni Internazionali

69

La stagione dei vertici tripartiti• L’approssimarsi della resa tedesca rende

necessario un nuovo incontro al vertice• Nuovo incontro a Yalta (in Crimea)• I sovietici hanno “liberato” la Polonia tra molte

polemiche• Mosca riconosce un governo diverso da quello

in esilio• Memore di quanto avvenuto in Italia, Stalin

sigilla la questione polacca come un fatto compiuto da non discutere con gli alleati

Page 70: Corso di Storia delle Relazioni Internazionali

70

La stagione dei vertici tripartitiCosa viene realmente deciso a Yalta:• Convocazione della conferenza per il varo

dell’ONU– Concessioni di rappresentanza all’URSS– Diritto di veto dei vincitori di guerra in seno al

Consiglio di Sicurezza– Avvio all’indipendenza delle colonie perse dagli

sconfitti• Cosa fare della Germania? Per il momento

quattro sfere di occupazione• Riparazioni di guerra: accordo ufficioso per cui il

50% va all’URSS

Page 71: Corso di Storia delle Relazioni Internazionali

71

La stagione dei vertici tripartiti• Polonia: difficile compromesso, per gli

occidentali si tratta di salvare “l’onore”• Costituzione di un “governo di unità

nazionale” con elementi di “provata democraticità”. Elezioni libere “al più presto”

• Sarà fonte di critiche infinite a occidente. Ma la domanda è: cosa avrebbero potuto fare gli occidentali per mutare la situazione?

Page 72: Corso di Storia delle Relazioni Internazionali

72

La stagione dei vertici tripartiti• “Dichiarazione sull’Europa liberata”• Impegno a perseguire la denazificazione, alla

reciproca consultazione, a operare per la creazione di istituzioni democratiche e libere elezioni

• Richieste di Stalin per l’ingresso in guerra contro il Giappone: territoriali e di influenza in Cina

Page 73: Corso di Storia delle Relazioni Internazionali

73

La stagione dei vertici tripartitiNel frattempo, la guerra continua e il “miracolo”

sembra possibile…Il 25 aprile truppe americane e sovietiche si

incontrano a Torgau, Germania

Page 74: Corso di Storia delle Relazioni Internazionali

74

La stagione dei vertici tripartitiMa accanto allo spirito della collaborazione

politica (vertici) e bellica (“Spirito dell’Elba), non bisogna mai dimenticare lo “spirito della Resistenza”. Il bisogno largamente condiviso di credere che il dopoguerra sarebbe stato diverso.

Page 75: Corso di Storia delle Relazioni Internazionali

75

“Insieme abbiamo creduto a lungo che questo mondo non si fondasse su un principio superiore e che eravamo dei frustrati. In un certo senso lo credo ancora. Ma ne ho tratto conclusioni diverse da quelle di cui lei mi parlava allora e che da tempo voi tentate di introdurre nella storia. (...) Lei non ha mai creduto che questo mondo avesse un senso e da ciò ha dedotto che tutto si equivale, che il bene e il male fossero intercambiabili. Lei ha supposto che, in assenza di qualsiasi morale divina o umana, i soli valori fossero quelli che dominano nel mondo animale, cioè la violenza e l’astuzia.

Page 76: Corso di Storia delle Relazioni Internazionali

76

Lei ne ha dedotto che l’uomo non è niente, che si poteva sopprimere l’anima, che, in una storia così senza senso, il compito dell’individuo non potesse essere altro che l’avventura della potenza e la sua morale il realismo delle conquiste.”“Continuo a credere che questo mondo non abbia una finalità superiore. Ma so che c’è qualcosa che ha un senso: l’uomo. Perché è il solo a pretendere di averlo. (...) Con un sorriso sprezzante lei mi dirà: cosa significa salvare l’uomo? Glielo grido con tutto me stesso: significa non mutilarlo, dare alla giustizia tutte le possibilità che l’uomo sa concepire. Ecco perché lottiamo.”

Albert Camus, “Lettere a un amico tedesco”

Page 77: Corso di Storia delle Relazioni Internazionali

77

L’ultimo vertice

Page 78: Corso di Storia delle Relazioni Internazionali

78

L’ultimo vertice• Fine luglio, quando la Germania è sconfitta e il

Giappone sta cedendo• 2 protagonisti su 3 sono cambiati: minore

esperienza di politica internazionale e molto minore disponibilità al compromesso

• Luglio 1945, Truman: “Stalin mi piace. È diretto. Sa quello che vuole e, se non può ottenerlo, scende a compromessi”

• Fine 1945, Truman: “The Russians only understand one language - how many armies have you got? I'm tired of babying the Soviets”

Page 79: Corso di Storia delle Relazioni Internazionali

79

L’ultimo vertice• Perfezionamento delle decisioni (o non

decisioni) di Teheran e Yalta• Divisione in quattro zone della Germania, con

una commissione alleata di controllo e coordinamento. Amministrarla “come un’entità economica”. Ma congiunto non vuol dire coordinato

• Anche Berlino divisa in quattro, con regolamento del traffico da e per la città

Page 80: Corso di Storia delle Relazioni Internazionali

80

Conclusioni da trarreIl “Gran Design” rooseveltiano prevedeva il

ritorno degli Stati Uniti in Europa per ricomporre, sulle rovine del disordine precedente e delle aberrazioni che aveva generato:

• un sistema economico aperto• con commerci senza discriminazioni• Con trasferimenti monetari senza intralci• Governato dalle regole del diritto

internazionale• Sottoposto all’ONU

Page 81: Corso di Storia delle Relazioni Internazionali

81

Conclusioni da trarre• Ogni compromesso era un sacrificio in vista di

questo obiettivo• Da parte sovietica si cerca la “sicurezza totale”

(del regime e delle frontiere)• Il regime staliniano raggiunge vette di

paranoia e crudeltà ancora peggiori. Gli intellettuali che progettavano il dopoguerra non potevano non sapere

• Le proposte di prestiti ingenti (miliardi di dollari) sono un tentativo di vincolare l’URSS al progetto complessivo

Page 82: Corso di Storia delle Relazioni Internazionali

82

Conclusioni da trarre• Inoltre, l’URSS poteva costituire un mercato

senza limiti per gli Stati Uniti, mettendoli a rischio di crisi di sovrapproduzione

• Ma il cambio di guida da Roosevelt a Truman, e l’evidenza del comportamento sovietico in Polonia e in Europa orientale, cambiano i termini del dialogo. Viene meno ogni fiducia

• Dal 1946 i sovietici scelgono di procedere da soli alla ricostruzione. È un ritorno all’autarchia che gli Stati Uniti non volevano, ma che alla fine viene imposto da ragioni di insanabile divergenza politica

Page 83: Corso di Storia delle Relazioni Internazionali

83

La fine della guerra nel Pacifico• Il modo in cui fu sconfitto rivela già la fine della

collaborazione di guerra e l’inizio della “Guerra fredda”

• Dalla fine del 1943 la flotta americana ha recuperato la supremazia nel Pacifico

• Liberazione lenta e difficoltosa• Tra febbraio e giugno il Giappone è ormai

ricondotto entro il suo territorio• Mutano anche gli equilibri politici a Tokio: primo

ministro Suzuki (uomo del dialogo) e soprattutto ministro degli esteri Togo, ex ambasciatore a Mosca

Page 84: Corso di Storia delle Relazioni Internazionali

84

La fine della guerra nel Pacifico• Tra marzo e giugno 7.000 missioni di

bombardamento sul Giappone. In una sola di queste ci furono 124.000 vittime

• Il 16 luglio nel Nuovo Messico esplode il primo ordigno nucleare bellico: il mondo entra nell’ “era atomica”. La notizia fu comunicata a Truman mentre si trovava a Potsdam

• Il 26 luglio viene inviato un ultimatum al Giappone, che contiene riferimenti solo molto vaghi all’arma atomica (accuse in seguito agli Stati Uniti)

Page 85: Corso di Storia delle Relazioni Internazionali

85

La fine della guerra nel Pacifico• Il 6 agosto viene rasa al suolo Hiroshima, il 9

Nagasaki, da due bombe atomiche

Page 86: Corso di Storia delle Relazioni Internazionali

86

La fine della guerra nel Pacifico• Soltanto il 9 agosto, si riunisce il Supremo

Consiglio imperiale. L’imperatore Hiroito: “E’ giunto il momento di sopportare ciò che non è sopportabile”.

• L’8 agosto era entrata in guerra l’URSS, ma ovviamente non partecipò alle operazioni

• Il 2 settembre cessano le ostilità e viene sottoscritto un armistizio. Ma gi Stati Uniti si guardano bene dall’esigere la rimozione dell’Imperatore (esigenze di ordine interno)

Page 87: Corso di Storia delle Relazioni Internazionali

87

La fine della guerra nel Pacifico• Il 12 settembre cessano le ostilità in Corea: il

paese viene diviso in due zone di occupazione – USA e URSS – lungo il 38° parallelo

• Come la vicenda influenza i rapporti tra Mosca e Washington?

• Stalin ottiene i guadagni territoriali promessi, MA

• Solo truppe statunitensi occupano Giappone e Corea del sud, e diventano la potenza dominante su Pacifico; ogni speranza di una presenza sovietica in Estremo Oriente sembra compromessa

Page 88: Corso di Storia delle Relazioni Internazionali

88

La fine della guerra nel Pacifico• L’arma atomica cambia i rapporti di forza in

seno alla coalizione• Cambia anche il modo in cui è ricordata la

guerra in Europa• Stimola una competizione scientifica a fini

bellici che non ha precedenti