Corso di Storia delle Relazioni Internazionali

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Corso di Storia delle Relazioni Internazionali A.A. 2013/2014 Giovanni Bernardini [email protected] 1

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Corso di Storia delle Relazioni Internazionali. A.A. 2013/2014 Giovanni Bernardini [email protected]. Verso l’equilibrio del terrore. Verso l’equilibrio del terrore. Gli anni ‘50 e ‘60 non sono caratterizzati soltanto da una sfida di modelli - PowerPoint PPT Presentation

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Corso di Storia delle Relazioni Internazionali

A.A. 2013/2014Giovanni Bernardini [email protected]

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Verso l’equilibrio del terrore

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Verso l’equilibrio del terrore• Gli anni ‘50 e ‘60 non sono caratterizzati soltanto

da una sfida di modelli• Inizia una corsa folle ad armamenti nucleari

sempre più potenti e quindi distruttivi• Già alla fine degli anni ‘40, come abbiamo visto,

gli Stati Uniti hanno perso il monopolio nucleare• Nel 1952 esplode la prima bomba statunitense a

fusione nucleare (molto più potente di quelle a fissione sganciate sul Giappone)

• Anche su questo terreno, l’URSS avrebbe raggiunto presto la parità

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Verso l’equilibrio del terrore• Nel frattempo, altri paesi che desiderano

condurre una politica estera più autonoma dai blocchi, o che percepiscono pericoli del tutto particolari, si adoperano per costruire la bomba (Francia, Israele, Cina Popolare, poi India)

• Si tratta di armamenti che potrebbero mettere fine alla vita sulla terra

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Verso l’equilibrio del terrore• Einstein (sarebbe morto nel 1955): “Non so con

quali arme sarà combattuta la terza guerra mondiale, ma la quarta sarà sicuramente combattuta con la fionda”

• Nascono movimenti in tutto il mondo contro gli armamenti nucleari e soprattutto contro la segretezza degli esperimenti (che incentiva una rincorsa senza fine)

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Verso l’equilibrio del terrore• Ma presso i governanti e le alte sfere militari si

afferma il paradosso per cui l’arma nucleare è irrinunciabile proprio per la sua estrema distruttività, e che si tratti infondo di armi difensive

• “First strike capability” e “second strike capability”

• Dal 1954 l’amministrazione statunitense di Eisenhower afferma la dottrina della “Rappresaglia massiccia”: qualunque atto offensivo sovietico causerà una risposta con tutto l’arsenale statunitense

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Verso l’equilibrio del terrore• Il paradosso è: minacciare in modo credibile che

la guerra sarà più distruttiva possibile in modo da dissuadere l’avversario a scatenarla

• MA c’è un presupposto non detto: il territorio statunitense non può subire minacce dirette, al contrario di quello sovietico. L’URSS può essere colpita da armamenti nucleari dislocati in Europa, lo stesso non vale dagli Stati Uniti. O meglio, non valeva fino al 1957…

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Verso l’equilibrio del terrore• In quell’anno vengono testati missili

intercontinentali sovietici, capaci in teoria di colpire il territorio statunitense

• I sovietici sono persino in grado di mettere in orbita il primo satellite artificiale della storia: lo Sputnik

• Teoricamente, l’Unione Sovietica è in grado di lanciare testate nucleari sugli Stati Uniti e su tutti i loro alleati

• L’effetto psicologico negli Stati Uniti è devastante• Il colpo ulteriore è il viaggio nello spazio del

primo essere umano, Jurij Gagarin

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Verso l’equilibrio del terrore• Per qualche anno, serve a mascherare il reale gap

tecnologico che invece esiste tra USA e URSS• La reazione è un investimento massiccio in

tecnologia e armamenti da parte dell’amministrazione statunitense (tra il ‘61 e il ’64 le spese militari Usa crescono del 13%

• Basti pensare che in quegli anni, come reazione, nasce il progetto di sbarco sulla luna e persino il primo embrione di una rete di trasmissione dati a pacchetti per scopi militari (il “nonno” di internet)

• L’aumento vertiginoso di spese militari avviene in entrambe le superpotenze

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Verso l’equilibrio del terrore• Per qualche anno, serve a mascherare il reale gap

tecnologico che invece esiste tra USA e URSS• La reazione è un investimento massiccio in

tecnologia e armamenti da parte dell’amministrazione statunitense (tra il ‘61 e il ’64 le spese militari Usa crescono del 13%

• Basti pensare che in quegli anni, come reazione, nasce il progetto di sbarco sulla luna e persino il primo embrione di una rete di trasmissione dati a pacchetti per scopi militari (il “nonno” di internet)

• L’aumento vertiginoso di spese militari avviene in entrambe le superpotenze

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Mutual Assured Destruction = M.A.D.

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La crisi di Cuba• Ma il territorio degli Stati Uniti sembrava

vulnerabile anche da un altro punto: Cuba• L’amministrazione Eisenhower, ormai avviata alla

conclusione, aveva immaginato diversi piani per risolvere il problema cubano

• Uno di questi fu tentato nell’aprile del 1961, quando ormai Kennedy era Presidente

• Cubani addestrati e armati negli Stati Uniti sbarcarono nella Baia dei Porci.

• Dovevano incontrare il favore della popolazione e innescare la controrivoluzione, avendo poi l’appoggio militare degli Stati Uniti

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La crisi di Cuba• Al contrario, essi furono immediatamente

bloccati dall’esercito cubano• Kennedy si rifiutò di impegnare l’aviazione

statunitense e l’operazione fallì• Ma la minaccia di nuovi interventi non era

sfumata• Il valore simbolico di Cuba è enorme per Mosca:

decisa una massiccia assistenza economica, tecnica e militare

• Portare sul posto anche un credibile deterrente contro nuove iniziative: missili nucleari che controbilanciassero quelli statunitensi in Europa

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La crisi di Cuba• Dal maggio 1962 inizia l’operazione che doveva

dispiegare in segreto 40 missili nucleari a Cuba. Teoricamente sono per “autodifesa”

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La crisi di Cuba• A settembre, di fronte ai primi sospetti, sia

Kennedy che il Congresso si impegnano pubblicamente a impedire che Cuba ospitasse armi pericolose per gli Stati Uniti

• Un mese dopo le prove sono schiaccianti• Hanno origine 13 lunghissimi giorni di quella che

probabilmente è stata la più grave crisi della Guerra fredda, il momento in cui l’umanità arrivò a “contemplare il baratro della propria autodistruzione”

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La crisi di Cuba• Tuttavia, le stime realistiche dell’amministrazione

statunitense confermavano che l’equilibrio complessivo non mutava sostanzialmente

• Quindi, come sempre, il problema è ben più politico che militare

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La crisi di Cuba• Come sempre è a rischio la credibilità (“una

sconfitta in ogni luogo è una sconfitta ovunque”, come nell’NSC-68):– Gli alleati avrebbero dubitato della risolutezza dei

“protettori”– Il germe del castrismo si sarebbe diffuso in America

Latina– L’URSS avrebbe guadagnato in sicurezza e Krusciov

avrebbe avuto prova che, nonostante il mezzo insuccesso su Berlino, la sua strategia “provocatoria” era corretta

– Il Congresso e l’opinione pubblica avrebbero scatenato una tempesta politica per il cedimento dopo 15 anni di dogma di Guerra fredda

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La crisi di Cuba• Ciò che Kennedy non poteva sapere è che

Krusciov aveva dato ordine di non usare armi nucleari neanche in caso di invasione

• Quindi è sempre più evidente l’assurdità delle armi atomiche: non servono a nulla (visto che non si possono usare!), ma comportano rischi inimmaginabili

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La crisi di Cuba• Kennedy scarta le ipotesi più rischiose: né attacco

né invasione: “quarantena” (blocco) navale attorno a Cuba

• L’ONU serve come palcoscenico per la denuncia• Discorso alla nazione: gli Stati Uniti non accettano

mutamenti provocatori e ingiustificati dello status quo

• Il mondo col fiato sospeso

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La crisi di Cuba• 170 vascelli della marina Usa attuano il blocco; ai

mercantili sovietici viene dato ordine di fermarsi

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La crisi di Cuba• Giorni convulsi: abbattimento di un aereo spia

statunitense su Cuba; dubbi che Krusciov sia ancora al comando a Mosca, a causa di richieste contraddittorie da parte del Cremlino

• Come se ne esce: promessa scritta solenne (praticamente pubblica) da parte di Kennedy che gli Stati Uniti non invaderanno mai Cuba

• In via riservata, impegno a rimuovere missili Jupiter dalla Turchia entro sei mesi. Ma lo scambio deve rimanere segreto

• L’impressione finale è che gli Stati Uniti abbiano vinto il braccio di ferro

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La crisi di Cuba• Questa “sconfitta” avrebbe determinato il declino

di Krusciov: la sua linea “avventurista” viene sempre più criticata dentro al Cremlino. Dal 1964 viene esautorato ma non eliminato fisicamente (è già una novità)

• In realtà, l’episodio genera disorientamento in entrambi i blocchi

• La leadership cinese denuncia sia l’avventurismo che il cedimento finale agli Usa e la disponibilità a trovare un accordo sopra alle teste e a spese altrui

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La crisi di Cuba• Discorsi non dissimili si fanno anche a occidente:

Washington rischia una guerra disastrosa, che sarebbe stata combattuta soprattutto in Europa, quando il suo territorio è minacciato. Ma farebbe lo stesso per difendere Berlino o l’Europa occidentale (o magari il Giappone)?

• In generale, cresce la coscienza che il mondo è preda dell’ “equilibrio del terrore”, e che un minimo incidente può portare alle peggiori conseguenze per tutti

• Sarà un motivo ricorrente di lì a poco nei movimenti di protesta del “ ’68 ”

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La crisi di Cuba• Per le due Superpotenze, i risultati sono

paradossali:• Ulteriore incremento delle spese militari per

ottenere la superiorità strategica sull’avversario. Non soltanto il nucleare, ma anche armamenti di terra, sistemi di difesa e di prevenzione, spionaggio, guerriglia e controguerriglia

• D’altro canto, entrambi i contendenti sanno che le armi nucleari non possono essere usate. Nonostante la rivalità intrinseca alla Guerra fredda, è possibile giungere a una sua regolamentazione?

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Il lungo inizio della distensione• Il 5 agosto 1963 USA, URSS e Gran Bretagna

firmano un accordo che bandisce gli esperimenti atomici nell’atmosfera e nello spazio.

• Nasce anche il “telefono rosso”: linea diretta tra Mosca e Washington

• Inizia un lungo e travagliato negoziato per “blindare” il club atomico: non fornire tecnologia e materiali a chi vuole realizzare un proprio arsenale nucleare

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Il lungo inizio della distensione• Quali sono le reazioni nel mondo?• Certo c’è sollievo per il ridimensionamento del

rischio atomico. Ma è un reale ridimensionamento? Infondo gli arsenali rimango intatti e il loro “miglioramento” tecnologico prosegue

• Mentre di discute di limitazioni degli armamenti, le crisi locali dimostrano che la Guerra fredda è lontano dall’essere regolamentata, e anzi coinvolge sempre nuove aree del globo

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La guerra del Vietnam

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La guerra del Vietnam• Manifestazione più concreta ed evidente della

“teoria del domino”• Allo stesso tempo, crisi paradigmatica della fine

dei vecchi imperi e della diffusione della logica di Guerra fredda

• Fino al 1954, la Francia cerca di riprendere il controllo dell’area ma si scontra con l’esercito guidato dal Viet Minh, fronte di liberazione nazionale a guida comunista (supportato dall’Unione Sovietica ma, soprattutto, dalla Cina Popolare)

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La guerra del Vietnam

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La guerra del Vietnam• Nel 1954 i francesi subiscono una disastrosa

sconfitta militare a Dien Bien Phu; ammissione pubblica che non possono più sostenere l’impegno in Indocina (molto simile a quanto avevano fatto i britannici nell’immediato dopoguerra in Grecia!)

• Viene organizzata una conferenza a Ginevra a cui partecipano Stati Uniti, Unione Sovietica, Francia, Gran Bretagna e Repubblica Popolare Cinese (è la prima partecipazione in un consesso simile)

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La guerra del Vietnam• Viene raggiunto un accordo: divisione tra

Vietnam del Nord (governato dal Viet Minh) e il Vietnam del Sud (sotto l’Imperatore) lungo il 17° parallelo

• “Elezioni generali” (formula volutamente vaga) da tenere entro la metà del 1956

• L’accordo non viene sottoscritto da Stati Uniti (e Vietnam del Sud): troppo recente è l’esperienza della Corea per non sapere che una divisione “provvisoria” può durare indefinitamente e dare origine a nuovi scontri

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La guerra del Vietnam• Piuttosto, gli Stati Uniti vorrebbero tenere subito

unificazione e libere elezioni sotto controllo ONU. Proposta rigettata da URSS e Vietnam del Nord

• I francesi completano il loro ritiro• Dal 1955 gli Stati Uniti si sostituiscono

completamente ai francesi e supportano il cambio di regime a sud: via l’imperatore, diventa presiente Ngo Dinh Diem, cattolico e di provata fede anticomunista. In alcuni distretti, otterrà il 133% dei voti (consiglieri statunitensi avevano suggerito un margine più modesto del 60-70%)

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La guerra del Vietnam• Nel nord prosegue l’opera di socializzazione

dell’economia a tappe forzate, con molte vittime tra i possidenti terrieri e gli oppositori

• Nel sud inizia a dilagare la corruzione del regime; Diem fa eliminare moltissimi oppositori politici (anche contro il parere degli Stati Uniti)

• Soprattutto, il conservatorismo sociale, il nepotismo e il fervente cattolicesimo di Diem (in un paese a larga maggioranza buddista) iniziano a creare forti tensioni con la popolazione di molte zone del sud. Crescono i dubbi anche negli USA sulla sua scelta.

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La guerra del Vietnam• Serie di insurrezioni in varie zone del sud. Nel

1960 nasce il Fronte di Liberazione Nazionale, chiaramente ispirato dal nord, che vuole la riunificazione e il ritiro degli statunitensi. MA: ancora una volta, questo non è direttamente ispirato da Mosca, che anzi predica prudenza

• La Presidenza Kennedy, soprattutto dopo il fallimento della “Baia dei Porci”, rafforza l’impegno in Vietnam:

“Now we have a problem making our power credible and Vietnam looks like the place.”

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La guerra del Vietnam• Cresce il numero di “consiglieri militari”

statunitensi nel paese, ma Kennedy è contrario all’invio di truppe in massa, perché convinto che sia necessario mettere le truppe del sud in condizione di sconfiggere la guerriglia da sole

• Piuttosto, gli Stati Uniti si impegnano nella “modernizzazione” del sud: creazione dei “villaggi strategici”, in cui trapiantare i contadini e modernizzare l’agricoltura

• Vengono percepiti come deportazioni e accrescono l’ostilità nei confronti degli USA

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La guerra del Vietnam• La corruzione e l’inefficienza del regime del sud

faceva il resto nello sprecare gli investimenti statunitensi

• Tuttavia, il dogma della credibilità finisce per trasformare questa situazione in un circolo vizioso: più si investe nel Vietnam del Sud, più è impensabile un fallimento, perché questo colpirebbe duramente il prestigio statunitense. Il Vietnam assomiglia sempre più a un piano inclinato dal quale nessuno negli Stati Uniti ha idee per uscire, né volontà di sottrarsi

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La guerra del Vietnam• Il sostegno a Diem si sta rivelando disastroso: la

copertura mediatica della guerra (senza precedenti) non fa altro che amplificare gli orrori in corso e, soprattutto, portarli nelle case degli americani

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La guerra del Vietnam• Ngo Dinh Diem viene assassinato, ancora oggi

non è chiaro il grado di coinvolgimento statunitense nell’attentato

• Da quel momento il Vietnam del Sud non avrà più un governo stabile

• 20 giorni dopo anche Kennedy è assassinato.• Il nuovo Presidente Lyndon Johnson è deciso a

proseguire l’impegno militare su vasta scala“centinaia di piccole nazioni osservano cosa

succede. Se il Vietnam del Sud può essere inghiottito, lo stesso può capitare a loro”

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La guerra del Vietnam• Rifiuto di qualunque soluzione negoziata• Nell’agosto del 1964 viene di fatto provocato

dagli Stati Uniti un incidente nel Golfo del Tonchino (imbarcazioni USA attaccate dall’esercito del Nord)

• Il Congresso autorizza il Presidente a usare la forza contro l’aggressore: bombardamenti sul nord e invio truppe

• A fine 1964 i militari statunitensi in Vietnam erano già 200mila. Sarebbero arrivati fino a 540mila

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La guerra del Vietnam• Ma:– La situazione del regime del sud non migliora,

anzi cresce la dissidenza e la collaborazione col nord

– I mezzi militari statunitensi si rivelano del tutto inadeguati al terreno su cui si combatte la guerra (giungla)

– Crescono esponenzialmente i costi materiali e umani per gli Stati Uniti, e con essi la protesta in patria

• In Vietnam si stava perdendo la lotta “per il cuore e le menti”

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La guerra del Vietnam

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La guerra del Vietnam• Difficoltà a presentare la guerra come una “difesa

della libertà”• Vasto movimento internazionale contro la guerra• Nel gennaio 1968 il nord scatena l’offensiva del

Tet: insurrezione generale• La guerra sembra sempre più contrapporre gli

Stati Uniti al popolo vietnamita• Pur non rinnegando la propria strategia, Johnson

annuncia che non si sarebbe ricandidato• La soluzione del conflitto sarebbe passata al

successore Nixon, ma con la consapevolezza che una vittoria era semplicemente impossibile

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Disordine bipolare• La logica bipolare della Guerra fredda inizia a

mostrare limiti e ad andare stretta a una serie di attori internazionali–Europei occidentali– Satelliti europei dell’URSS– “Terzo Mondo”–Popolazione in generale: crisi economiche,

critiche al “progresso”. Verso il ’68• Per queste ragioni, gli anni tra il 1965 e il 1975

vengono tradizionalmente definiti del “disordine bipolare”

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Schizofrenia nei rapporti USA-URSS

• Il comportamento ambiguo delle due Superpotenze non agevola la comprensione dei loro reali obiettivi di lungo periodo

• Da un lato c’è la ricerca di una regolamentazione del loro conflitto permanente:

• Il 1° luglio 1968 viene firmato i Trattato di Non Proliferazione Nucleare, proposto a tutti gli altri stati del mondo

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Schizofrenia nei rapporti USA-URSS

• In sintesi, i punti fondamentali erano due:• Nel lungo periodo, il TNP avrebbe dovuto

promuovere il negoziato per limitare (e magari iniziare a ridurre) gli armamenti nucleari

• Nel breve periodo i firmatari si impegnavano:– Se erano in possesso di armamenti nucleari, a

non cedere tecnologia e mezzi per la loro costruzione ai paesi non nucleari– Se non ne erano in possesso, si impegnavano

a non cercare di acquisirne il controllo

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Schizofrenia nei rapporti USA-URSS• Sollievo nel mondo, per chi crede che si stia

realmente limitando la proliferazione dei rischi connessi all’arma atomica (chi ne entra in possesso è “affidabile” quanto hanno dimostrato USA e URSS durante la crisi di Cuba?)

• Inoltre: alcune potenze regionali o aspiranti tali non sono più convinte (se mai lo sono state) che i loro interessi corrispondano pienamente a quelli della superpotenza di riferimento

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Schizofrenia nei rapporti USA-URSS• Ma anche percezione diffusa che si stia

realizzando un “condominio” delle due superpotenze: un protettorato sul quale i cittadini del resto del mondo non hanno alcuna influenza

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Schizofrenia nei rapporti USA-URSS• D’altro canto, la Guerra fredda e l’influenza

delle superpotenze non cessa di estendersi anche ad altre aree del globo, sovrapponendosi e complicando dinamiche di natura regionale e peculiare

• L’esempio più evidente è il Medio Oriente, dove si combatte negli stessi giorni in cui si tengono le prime discussioni informali per il TNP

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La guerra dei sei giorni• Israele aveva fatto affidamento inizialmente

sulla Francia per i propri armamenti• Gli Stati Uniti avevano a lungo cercato di

mantenere un atteggiamento almeno apparentemente equidistante tra nazionalismi arabi e istanze israeliane

• Il lento avvicinamento di Siria ed Egitto all’Unione Sovietica (diga di Assuan, vendita di armamenti) aveva indotto a vedere in Israele un baluardo del “contenimento” nell’area

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La guerra dei sei giorni• Elementi locali di instabilità diventano

elementi globali di instabilità, a causa dell’importanza strategica ed economica dell’area

• Nel 1964 nasce l’Organizzazione per la Liberazione della Palestina. Attività terroristiche volte alla liberazione dei territori palestinesi. L’elemento viene sfruttato anche a fini propagandistici dagli altri regimi arabi (anche se non pochi sopportano a fatica la presenza di palestinesi espulsi)

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La guerra dei sei giorni• Dal 1966 si accumulano tensioni, dovute al

desiderio di rivincita di Nasser (rispetto alla crisi di Suez) e più in generale alla sovrabbondanza di armamenti nella regione, forniti dalle rispettive potenze di riferimento

• Il 5 giugno 1967 Israele lancia un’azione “preventiva” (diventerà una modalità tipica del conflitto arabo-israeliano)

• La superiorità delle forze israeliane è schiacciante, per la sorpresa di tutti

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La guerra dei sei giorni• Occupato il Sinai, la Striscia di Gaza, Hebron, la

Cisgiordania (West Bank), le alture del Golan• L’ONU è bloccata da rivalità contrapposte• Soltanto la minaccia sovietica di intervento,

per impedire il crollo definitivo degli alleati, persuade Israele a fermare le operazioni belliche

• Da quel momento gli schieramenti in campo saranno chiari per gli anni a venire, e con essi l’ulteriore riarmo dei “client states”