Corso di giornalismo - La formazione della "casta dei giornali"

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    Corso comunicazione

    e mass media

    Prospettive per oggi e domani

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    LA CASTA

    DEI GIORNALI

    VIAGGIO NEL MONDO

    DELLA CARTA STAMPATA

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    PERCH LA CASTA?

    Tutto nato da uniniziativa di Beppe Grillo, ilcelebre comico-politico, che ha attaccato il mondodellinformazione, reo di beneficiare di una doseeccessiva e spesso ambigua di contributi statali.

    E in atto un dibattito spinoso che vede coinvolti ipartiti ma anche molti editori, legati a parlamentarie altri leader del mondo finanziario,

    imprenditoriale e politico. Il 25 aprile 2008 si svolto in molte citt dItalia

    il V-DAY 2, proprio su questi problemi.

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    IL LIBRO DI LOPEZ Il testo di riferimento dove attingere informazioni, che

    stato lanima del dibattito sulla questione della castadei giornali, stato scritto da un tale Beppe Lopez, ilquale si avventurato in una ricerca meticolosa

    spulciando tra le varie voci delle Finanziarie degliultimi anni.

    Questo libro prende il nome di:

    La casta dei giornali:cos leditoria italiana stata sovvenzionata e assimilata

    alla casta dei politici

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    IL PROBLEMA

    Leditoria giornalistica ha da sempre godutodi contributi pubblici. Solo che nei primianni del 2 dopoguerra, quando si registr il

    boom dellinformazione cartacea (dovutoallavvento di tecnologie pi efficienti), ilvolume di tali contributi era di dimensioni

    contenute, mentre dagli anni 80 in poi diventata una vera e propria falla neibilanci pubblici.

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    SIAMO AL RIDICOLO

    Soprattutto negli ultimi 15 anni leditoria habeneficiato di contributi illimitati. Qual il segreto

    di questo bengodi? Giustificare ledizione di un

    giornale assimilandolo alla categoria deigiornali di partito.

    Cos anche giornali che non solo non hanno a che

    fare con i partiti, ma che nemmeno si trovano inedicola, hanno beneficiato di una pioggia di

    migliaia (e spesso milioni) di euro.

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    UN PO DI STORIA

    La questione delle provvidenze per igiornali ha radici pi profonde nel tempo.

    Anche dal punto di vista storico-giuridico

    stata rilevata la sostanziale continuitdellintervento pubblico in favore

    delleditoria prima fascista e poi

    repubblicana.

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    PRIMA DEL FASCISMO

    A cavallo tra 800 e 900, lUfficio stampadel Ministero dellInterno e i Prefetti

    provvedevano a far arrivare contributi a

    varie testate, oppure direttamente a singoligiornalisti.

    Spesso questi contributi erano motivati dapubbliche relazioni, oppure per vera e

    propriacorruzione.

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    DURANTE IL FASCISMO

    Nel Ventennio il Ministero per la cultura popolare(Minculpop) elargiva segretamente soldi agiornali e giornalisti, che nel 1942 arrivarono allacifra di 40 milioni di lire (il 40% netto dellintero

    bilancio ministeriale).

    Nel 1935 ci fu il primo intervento diretto delloStato nel settore della carta, con listituzione

    dellEnte nazionale per la cellulosa e la carta. Le provvidenze per leditoria nacquero allora

    come sconto sul prezzo della carta.

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    ANNI 1947-1949

    In questo periodo vennero introdotte leriduzioni tariffarie: telefoni, comunicazioni

    telegrafiche, trasporti ferroviari.

    Gonfiando le spese per i suddetti beni di

    prima necessit ( difficile pensare ad una

    redazione senza telefono) si ricavavanosoldi che permettevano al giornale di

    ingrandirsi.

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    GLI ANNI SETTANTA

    Una sequela di nuovi contributicaratterizzarono gli anni di piombo.

    Nel 1981 abbiamo una ristrutturazione delleaziende editoriali, e venne fissata per il

    quinquennio 1981-1986 linterruzione delle

    provvidenze.

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    LA SVOLTA: IL 1987

    Finito il quinquennio di vacche magre, ci siintener per i problemi delleditoria politica e

    cooperativistica.

    I giornali di partito non riuscivano a ricevere glistessi investimenti pubblicitari dei giornali

    indipendenti, dunque si pens di permettere il

    finanziamento statale dei giornali chedichiarassero una qualsivoglia affinit partitica.

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    SEMPRE PI GENEROSI Nel 1990, ancora in epoca di rappresentanza

    parlamentare proporzionale, si decise di estenderelaiuto economico agli organi di movimenti politiciminoritari, dotati per di almeno due parlamentariitaliani oppure uno italiano ed uno europeo.

    In base a questa legge, nel 2001 si assicurarono icontributi statali ben 30 testate.

    Alle testate di movimento bastava convincere dueamici parlamentari a firmare una carta dovedichiaravano di appartenere a quel movimento.

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    FORSE ABBIAMO ESAGERATO

    Aprile 2004: si cominciano a registrare fortipreoccupazioni a Palazzo Chigi. In bilancio,il capitolo Finanziamenti alleditoria

    prevedeva una spesa di 100 milioni.

    Il problema non erano i giornali di partito,

    ma i troppi, e ben noti, giornali ecooperative editoriali fittizie, create adhoc per mantenere alcuni gruppi dinteresse.

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    UN PRIMO BILANCIO

    Attraverso una stratificazione di privilegi,trucchi, mediazioni e trattative di corridoio,

    escogitate ai danni del bilancio statale, della

    collettivit e del decoro istituzionale, sonostate elargite decine di migliaia di miliardi

    delle vecchie lire, in sostanza ai potenti e

    agli amici degli amici.

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    Di fatto, lintero sistema di contributi pubblicialleditoria 1) ha arricchito editori gi ricchi; 2)consentito la nascita e la sopravvivenza di

    giornali estranei a qualsiasi logica di mercato;3) portato molti giornali locali, presenti eoperanti sul territorio, a chiudere, visto che per

    loro non cerano raccomandazioni (dunquefinanziamenti) al Parlamento.

    Il tutto a discapito di una stampa libera e

    indipendente, vera artefice della democraziastatale.

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    DICE SCALFARI

    Dobbiamo considerare che la stampa, oltreche un prodotto commerciale, soprattutto:colei che d voce alla pubblica opinione

    in funzione di controllo democratico. A sostenerlo Eugenio Scalfari, fondatore

    nel 1976 di Repubblica.

    Altri hanno definito la stampa il cane daguardia della democrazia.

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    LE COOPERATIVE EDITORIALI

    Si pu dire che la grande giostra delle provvidenzesia stata nobilitata inizialmente dallintenzione di

    aiutare le societ di lavoratori che si assumono in

    prima persona la responsabilit e il rischio di darvita ad un giornale.

    Il problema che questo nobile intento si

    trasformato in uno stratagemma per incamerarequattrini a sbafo.

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    IL MERCATO DEIQUOTIDIANI OGGI

    Le cause/conseguenze dei complessi

    fenomeni che concorrono alla

    determinazione del mercato dei quotidianipossono essere catalogate come riportato

    nella diapositiva successiva.

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    1. Chiusura o ridimensionamento dei giornali locali.

    2. Omologazione informativa3. Negazione della piena autonomia tecnico-

    professionale del prodotto, in particolare

    attraverso la tendenziale trasformazione dellafigura del direttore in manager.

    4. Progressivo asservimento a logiche di politica

    proprietaria extra-giornalistica.5. Diffuso disinteresse per le aspettative e le esigenze

    dei lettori.

    6. Prevalenza ossessiva per le entrate da raccoltapubblicitaria, a scapito della centralit delprodotto giornalistico.

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    E ADESSO

    FUORI I NUMERI!

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    Le testate percettrici di contributi diretti, relativiallanno 2003, risultavano 386, divise in 8 categorie,di cui le prime tre coinvolte nelle polemiche sui soldiai giornali di partito, a sedicenti movimenti e allevere e finte cooperative.

    PRIMA CATEGORIA: 13 giornali organi dimovimenti politici aventi un proprio gruppoparlamentare o due eurodeputati eletti nelle proprie

    liste, nonch giornali organi di minoranze linguisticheaventi un rappresentante in Parlamento.

    Totale esborso: 26.694.000 euro.

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    SECONDA CATEGORIA: ex movimenti oratramutati in cooperative, e cio quotidiani gi organi di

    movimenti politici.

    In testa Libero e Il Foglio, poi altri minori, per un

    esborso complessivo di 29.810.000 euro.

    TERZA CATEGORIA: cooperative vere, quasi vere efalse, ovvero 68 quotidiani e periodici editi dacooperative di giornalisti, oppure quotidiani italiani

    diffusi allestero e giornali in lingua di confine. Totale esborso: 95 milioni di euro.

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    QUARTA CATEGORIA: testate facenti capoalla Chiesa Cattolica, ovvero 115 periodici editi

    da cooperative, fondazioni o enti morali

    collegati alle diocesi. A primeggiare la

    Societ San Paolo, fondata nel 1914 dal beato

    Giacomo Alberione e operante nel settorelibrario, giornalistico, cinematografico,

    musicale e multimediale.

    Totale esborso: 3.674.000 euro.

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    QUINTA CATEGORIA: 133 giornali italiani pubblicati

    e diffusi allestero. Totale esborso: 1.446.000 euro. SESTA CATEGORIA: contributi alleditoria speciale

    per non vedenti. Alle 28 associazioni andranno468.000euro.

    SETTIMA CATEGORIA: 23 pubblicazioni edite inItalia e diffuse prevalentemente (ma non solo) allestero.Totale esborso: 619.000 euro.

    OTTAVA CATEGORIA: 2 quotidiani italianiteletrasmessi in Paesi diversi da quelli dellUnioneEuropea, ovvero Il Corriere della Sera e Repubblica,

    che si aggiudicheranno rispettivamente 1.700.000 e700.000 euro. Totale esborso: 2.400.000 euro.

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    E ANCORA

    1. Contributi alle imprese editrici2. Contributi alle Poste italiane per le

    spese di spedizione3. Contributi a radio e Tv

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    GRANDI GIORNALI,

    GROSSI CONTRIBUTI Contributi pubblici ai giornali: per lopinione

    pubblica questa espressione significa contributi aigiornali di partito.

    E il risultato della rara e distorta informazione in

    materia: in realt la somma dei contributi diretti chevanno a finire nelle casse degli organi di partito pari a60 milioni di euro, meno di un decimo dellinteroesborso (pari a 700 milioni di euro).

    Il grosso dei contributi se lo assicurano proprio i grandigiornali indipendenti (450 milioni di euro lanno).

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    CONCLUSIONI

    Analizzando questi dati, non c da generalizzare:ci sono alcuni grandi gruppi che controllano il

    sistema dei contributi alleditoria giornalistica,

    agganciandosi a parlamentari compiacenti. A farne le spese sono i piccoli giornali di

    provincia, che si trovano a fare i conti con

    maxigruppi dalle possibilit illimitate, senzavedersi riconosciuti contributi statali sostanziosi.

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    Come fanno i piccoli giornali a sopravvivere?

    Grazie alla pubblicit, che per fortuna, con un lavorocapillare, si riesce sempre a trovare. Ma nel locale, lapubblicit non permette ad un quotidiano di ingrandirsi,ma al massimo gli consente di andare avanti,chiaramente con le assunzioni ridotte al minimo.

    Infine, ricordiamo che la gente ancorataallinformazione locale, perch i fatti di casa propriainteressano sempre pi delle notizie nazionali einternazionali, gi propinate da Tv e Internet.

    Quindi, da tutta questa situazione chi ne fa le spese

    sono proprio i giornali locali, quelli pi vicini allagente.

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