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Corso di formazione: “PREVENZIONE DELL’AIDS E DELLE MALATTIE SESSUALMENTE TRASMESSE NELLE SCUOLE SECONDARIE DI SECONDO GRADO: NUOVE METODOLOGIE PER SVILUPPARE INTERVENTI DI EDUCAZIONE ALLA SALUTE” Bassano 05 - 08 - 15 novembre 2010 TECNICHE E STRUMENTI COMUNICATIVI (GIOCHI-STIMOLI) DA UTILIZZARE A LIVELLO ANIMATIVO INDICE 1. APPROCCIO ALLARGOMENTO (ATTIVITÀ ROMPIGHIACCIO”) brain-storming gioco-stimolo delle statue gioco-stimolo dei comportamenti a rischi 2. APPROCCIO AI PREGIUDIZI genere maschile e femminile la sedia della verità la palestra (“LA SIGNORA CLELIA”) 3. RINFORZO DELLASSERTIVITÀ brainstorming sulle caratteristiche verbali e non verbali dei comporta- menti “ASSERTIVO”, “PASSIVO”, “AGGRESSIVO foglio di riflessione per studenti “SONO ASSERTIVO?” gioco-stimolo “FORZARE ED ESSERE FORZATI gioco-stimolo “SPOSTATI4. I BRANI VIDEO LA MIA GIBUZI LA MACCHINA L’APPARTAMENTO DI ISABELLA

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Corso di formazione:

“PREVENZIONE DELL’AIDS E DELLE MALATTIE SESSUALMENTE TRASMESSE

NELLE SCUOLE SECONDARIE DI SECONDO GRADO: NUOVE METODOLOGIE PER

SVILUPPARE INTERVENTI DI EDUCAZIONE ALLA SALUTE”

Bassano 05 - 08 - 15 novembre 2010

TECNICHE E STRUMENTI COMUNICATIVI (GIOCHI-STIMOLI)

DA UTILIZZARE A LIVELLO ANIMATIVO INDICE

1. APPROCCIO ALL’ARGOMENTO (ATTIVITÀ “ROMPIGHIACCIO”) � brain-storming � gioco-stimolo delle statue � gioco-stimolo dei comportamenti a rischi

2. APPROCCIO AI PREGIUDIZI

� genere maschile e femminile � la sedia della verità � la palestra (“LA SIGNORA CLELIA”)

3. RINFORZO DELL’ASSERTIVITÀ

� brainstorming sulle caratteristiche verbali e non verbali dei comporta-menti “ASSERTIVO”, “PASSIVO”, “AGGRESSIVO”

� foglio di riflessione per studenti “SONO ASSERTIVO?” � gioco-stimolo “FORZARE ED ESSERE FORZATI” � gioco-stimolo “SPOSTATI”

4. I BRANI VIDEO

� LA MIA GIBUZI � LA MACCHINA � L’APPARTAMENTO DI ISABELLA

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1111 LA COMUNICAZIONE DEL CONCETTO DI “RISCHIO HIV-AIDS” NEI CONFRONTI DEI GIOVANI ADOLESCENTI Parlare ai giovani di AIDS in maniera esclusivamente tecnica può essere utile sul

piano di una corretta informazione, ma non esaurisce il problema: l’informazione resta scollegata dalle esperienze pratiche di vita: la prevenzione dell’AIDS riguarda invece la sessualità, i corpi, le relazioni interpersonali, i ruoli codificati ma a volte limitati, i pregiudizi moralistici in atto, i valori di riferimento più o meno sfasati rispetto ad una realtà in veloce mutamento.

La comunicazione, in un approccio sentimentale e sessuale, nasconde emozioni, paure, insicurezze che finiscono inevitabilmente col condizionare le scelte.

Sapere cos’è la prevenzione non basta a modificare i comportamenti a rischio e gli stereotipi socio-culturali sono tuttora una prigione per il desiderio e per l’affermazione del rispetto di se stessi e/o del partner.

Alcune caratteristiche peculiari degli adolescenti come il bisogno di omologazio-ne, sicurezza e baldanza solo apparenti, desiderio di trasgressione e poca conoscenza dei rischi reali per la salute, libertà di decisione e di movimento in un contesto con po-chi riferimenti e valori certi favoriscono il crearsi di situazioni in cui i giovani non sono allenati ad individuare il rischio e a comportarsi di conseguenza.

Se un primo ostacolo riguarda il riconoscimento delle situazione a rischio (per motivi psicologici, emotivi, sociali, culturali), un secondo sono le difficoltà comunicati-ve da superare per fronteggiare con successo queste situazioni.

In questo senso il metodo più adeguato é la simulazione della condizione di rischio attraverso la drammatizzazione.

Se drammatizzare in gruppo è efficace per sperimentare direttamente ostacoli e soluzioni alla prevenzione dell’HIV/AIDS, non sempre lavorando con gli studenti nelle classi e con poco tempo a disposizione ci sono le condizioni che permettono di percepi-re sulla propria pelle le emozioni ed i sentimenti di ipotetici protagonisti di storie che parlano di sesso, droga, ecc.

Ecco allora che i giochi proposti e le storie rappresentate nel video “THAT’S LIFE” sono un tentativo di ampliare la riflessione e di aprire degli spiragli di possibili percor-si in situazioni che implicano una necessità di scelta.

Negli interventi verrà utilizzato un approccio educativo teso a valorizzare il con-fronto delle opinioni in un clima di rispetto reciproco. Le metodologie didattiche atti-ve, come attivazioni, simulate, giochi di ruolo, saranno centrali nella conduzione del la-voro. Verrà favorita una gestione efficace della comunicazione, valorizzata dall'ascol-to attivo, ossia in linea con l'educazione socio-affettiva.

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2222 ALCUNE ATTENZIONI METODOLOGICHE

Il formatore che parla ad un gruppo-classe deve tener presente tutte le scelte di prevenzione, deve presentarle senza permearle di giudizio o cercando di dare un o-rientamento etico e ideologico. Il giovane ha così davanti a sé tutte le possibilità di scelta, in modo da decidere in maniera consapevole.

Inoltre, il formatore deve avere la sensibilità necessaria per muoversi libera-mente senza calpestare valori che per qualche studente potrebbero essere preziosi: è fondamentale non avere mai il desiderio di dare consigli o di dimostrarsi “uomini o donne vissuti”!

Le caratteristiche metodologiche degli interventi nelle classi che devono essere sempre tenute presenti sono: 1. Particolare attenzione al setting in classe (ossia al clima e a come è organizzato

lo spazio in cui verrà effettuato l’intervento). Se possibile evitare di anteporre l’intervento ad un compito in classe o di utilizzare le ultime ore della giornata. E’ opportuno rompere l’ambientazione “classe”, mettendo le sedie in cerchio e ap-pendendo al muro un poster colorato che presenti l’attività. L’insegnante non do-vrebbe rimanere in aula, per permettere agli studenti una maggiore libertà d’espressione. Può essere utile ribadire l’assoluta estraneità dell’intervento alle materie scolastiche e ancor di più a giudizi individuali.

2. I conduttori dell’intervento devono essere una coppia preparata, affiatata e in sintonia. Come abbiamo già visto, è fondamentale “saper mettersi in gioco”, esse-re quindi consapevoli delle proprie idee in merito alla sessualità e all’AIDS ed es-sere disponibili a discuterne apertamente con i giovani.

3. I percorsi proposti devono essere decisi preventivamente, valutati nei metodi e nei tempi, curati nell’aspetto comunicativo e nella scelta degli strumenti.

4. Gli strumenti che vengono utilizzati nel percorso didattico sono: � 36 lucidi informativi, suddivisi in 4 aree tematiche, e presentati con alcuni ap-profondimenti informativi e metodologici;

� 10 schede di giochi/stimoli su: � modalità di approccio: brainstorming, gioco delle statue, gioco dei compor-

tamenti a rischio; � pre-giudizi: del genere maschile e del genere femminile; “la sedia delle ve-

rità”; “la palestra”; � assertività: “forzare ed essere forzati”, “spostati”; brainstorming sulle

caratteristiche verbali e non verbali dei comportamenti “ASSERTIVO”, “PAS-SIVO”, “AGGRESSIVO”; foglio di riflessione per studenti “SONO ASSERTIVO?”

5. 3 brani del video “THAT’S LIFE”.

1. BRAINSTORMING (approccio all’argomento)

Obiettivo

Far emergere le emozioni, le idee, i pregiudizi che la parola “AIDS” richiama e farne oggetto di riflessione.

Metodologia

Brainstorming (a volte è usato come sinonimo come circle-time) è un termine usato per raccogliere e mettere insieme le idee di un gruppo di persone. La disposizione ideale della classe è quella in cui le sedie sono poste in cerchio. Viene introdotto dall’operatore1 un termine rispetto al quale si chiede al gruppo di e-sprimere con una parola, qualsiasi idea o associazione di pensiero rispetto al termine presentato (deve essere spontanea). Quanto emerso verrà registrato sulla lavagna o su un grande foglio in modo che tutto il materiale emerso sia visibile a tutti e possa venir utilizzato nel corso dell’intervento. Può essere utile anche alla fine riprendere quanto emerso per fare delle considerazio-ne su cosa è cambiato nelle idee del gruppo a causa dell’intervento stesso.

Esempio

Cosa vi fa venire in mente la parola AIDS?

AIDS

Sangue morte prostituzione

siringhe disperazione omosessuale emarginazione sesso dolore

cure preservativo prevenzione amicizia pregiudizio

Le parole emerse si possono collocare secondo una connotazione di tipo positi-vo/negativo oppure si annotano le prime tre parole considerate più significative ed im-portanti, per essere oggetto di una successiva discussione (ad es.: “vi vengono in men-te sentimenti?”, “manca qualche parola?”). Tempi 10 – 15 m’.

1 Prima di iniziare gli interventi in classe, è opportuno che venga deciso chi è il conduttore tra i due operatori.

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2. GIOCO DELLE STATUE2 (approccio all’argomento) Obiettivo

Far emergere e comunicare attraverso il corpo le emozioni, le idee I pregiudizi

evocati dalla parola "AIDS".

Metodologia

Il conduttore chiede ad un volontario del gruppo di assumere una posizione qualsiasi. Un secondo partecipante completa la figura interpretandola a modo suo. L'immagine delle due statue viene interpretata e le viene dato un titolo. Poi il primo partecipante esce e resta solo il secondo, fermo nella sua posizione. Un terzo volontario viene invitato a completare la nuova figura. Si procede così per due, tre volte. A questo punto il conduttore chiede ai partecipanti di ripetere il gioco ma questa vol-ta sullo specifico tema dell'AIDS. Si raccolgono così immagini, idee e associazioni.

Nota Questo gioco va fatto in alternativa al brainstorming, quando si ritiene che i par-

tecipanti si sentano abbastanza a loro agio per far emergere la loro creatività.

Tempi 10 – 15 m’.

2 Questa proposta animativa, come le successive, sono state ideate dall’Associazione C.A.S.A. MARCOALDI di Vicenza e

riviste e riadattate dal gruppo di lavoro del SEPS dell’ULSS 13 di Mirano (Venezia)

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3. I COMPORTAMENTI A RISCHIO (approccio all’argomento) Obiettivo

Far riflettere su come siamo tutti soggetti a comportamenti a rischio

Metodologia

Gli studenti sono tutti seduti. Il conduttore fa un’affermazione (es.: “Mi piace la matematica”). I partecipanti, se si riconoscono nell’affermazione, rimangono seduti, se non si riconoscono, si alzano in piedi.

Quando la procedura del gioco è chiara, il conduttore inizia con le seguenti af-fermazioni:

� Faccio regolarmente controlli medici � Faccio regolarmente controlli dal dentista, almeno 1 volta all’anno � Mangio sano � Non faccio uso di alcoolici � Uso ogni sera il filo interdentale � Non fumo � D’estate non mi espongo mai al sole nelle ore calde � In macchina indosso sempre la cintura di sicurezza � Non attraverso mai col rosso � Rispetto sempre i limiti di velocità � In moto uso sempre il casco � Non bevo se devo guidare il motorino

Ad ogni affermazione i partecipanti si alzano o restano seduti.

Alla fine si verificano i comportamenti a rischio del gruppo.

Nota

Mentre uno dei due operatori conduce, l’altro partecipa al gioco insieme al gruppo. Questa attività può essere utilizzata come apertura della seconda sessione. E’ un buon strumento (facilmente applicabile) per una prima significativa raccolta di dati epidemiologici sui comportamenti a rischio degli adolescenti. A tale proposito può essere utile che uno dei due operatori raccolga voce per voce il numero di ragazzi che si alzano, riportandoli su una tabella preparata precedentemente. Tempi 5 - 10 m’.

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4. GENERE MASCHILE E GENERE FEMMINILE (gioco 1 su AIDS e pregiudizi)

Obiettivo Far emergere in maniera critica i pregiudizi sociali legati ai ruoli sessuali.

Metodologia

Il conduttore invita gli studenti a scrivere in un foglietto di carta, con una parola (nome, verbo e/o aggettivo), “la caratteristica che a vostro parere connota l’uomo e la donna ideali.

Le risposte vengono scritte alla lavagna e commentate.

Nota Questo gioco è utile come introduzione alla storia della videocassetta

“L’appartamento di Isabella”: dopo aver commentato la scena proiettata si propone un il confronto tra il/la partner ideale e quella proposta dal video. Tempi 10 – 15 m’.

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5. SEDIA DELLA VERITÀ (gioco 2 su AIDS e pregiudizi)

Obiettivo

Far emergere una maggiore sensibilità al problema dell’AIDS avvicinandolo emo-tivamente ai partecipanti attraverso la drammatizzazione interpretata da un compo-nente del gruppo.

Metodologia

Il conduttore invita un/una volontario/a a sedere davanti al gruppo e ad assume-re l’identità di un/una giovane sieropositivo/a e di rispondere alle domande dei parte-cipanti.

Esempio

1° partecipante: “Quanti anni hai?” Volontaria: “Venti” 2° partecipante: “Sei veramente sieropositiva?” Volontaria: “Si” 3° partecipante: “Come ti sei contagiata?” Volontaria: “Con un rapporto sessuale non protetto” ……………………….

Nota Trattandosi di un gioco di ruolo, è importante che i conduttori si sentano in grado

di gestirlo, anche rispetto al tipo di gruppo a cui è rivolto l’intervento. Per una migliore riuscita del gioco può essere opportuno scegliere un/a ragazzo/a che si distingua per sensibilità e disinvoltura.

Tempi 20 - 30 m’.

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6. LA PALESTRA (gioco 3 su AIDS e pregiudizi - Scena proposta dai conduttori)

Obiettivo

Far emergere una maggiore sensibilità al problema dell’AIDS avvicinandolo emo-

tivamente ai partecipanti attraverso la drammatizzazione interpretata dai conduttori.

Metodologia Gli antefatti della scena vengono raccontati prima della rappresentazione:

la signora Clelia (Guglielmo), datrice di lavoro agiata benpensante e proprietaria di una palestra molto conosciuta, riceve una lettera anonima che denuncia la sieropositività di Anna (Alan), giovane e brava istruttrice di body building. Clelia fa convocare Anna nel suo ufficio.

A questo punto inizia la rappresentazione in cui Clelia, col pretesto di contenere

le spese, comunica ad Anna la sua intenzione di licenziarla dandole una buonuscita di tre mesi.

Anna, intuendo la pretestuosità del gesto, cerca di scoprire il gioco ma, di fronte all’irremovibilità di Clelia, rifiuta l’offerta di denaro e se ne va.

Finita la scena, le due protagoniste a turno siedono nella sedia della verità per ri-

spondere alle domande del gruppo. Entrambi i protagonisti, a turno, una volta seduti davanti al gruppo rispondono al-

le domande che il conduttore invita a rivolgere loro.

Esempio Si siede Anna (Alan):

1° studente: “quanti anni hai? Anna: “Ventisette”. 2° studente: “Sei veramente sieropositiva? Anna: “Si” 3° studente: “come ti sei contagiata?”……….. … e così via…

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Una volta finita l’intervista ad Anna (Alan) inizia l’intervista a Clelia (Guglielmo): 1° studente: “Perché ha licenziato Anna?” Clelia: “Perché ho ricevuto una lettera anonima” 2° studente: ”Ma perché ha dato credito ad una lettera anonima senza sapere vera-

mente se Anna è sieropositiva?” Clelia: “Non mi interessa se Anna è sieropositiva o no, non voglio assolutamente

che nella mia palestra possano girare certe voci… ne rimetterei troppo come immagine……”.

3° studente: “Ma tu sei sicura che tuo marito non ti possa infettare?...” … e così via…

Nota Trattandosi di un gioco di ruolo, è importante che i conduttori si sentano in grado

di gestirlo. Perché la scena sia efficace dovrebbe essere preparata prima sia nella fa-se della drammatizzazione che nella conduzione della sedia della verità. Mentre un o-peratore siede nella sedia della verità, l’altro, se ne individua la necessità, può inter-venire con domande opportune per orientare il dibattito e la riflessione. Tempi 30 m’.

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ALCUNE RIFLESSIONI SUL CONCETTO DI ASSERTIVITA’

L’assertività viene definita come la capacità di mantenere, sostenere (ed even-tualmente anche modificare in modo critico) le proprie opinioni, i propri bisogni, i pro-pri diritti riuscendo a rispettare anche quelli degli altri.

E’ anche quella competenza relazionale che permette di riconoscere le proprie emozioni e i propri bisogni e di comunicarli agli altri, nel rispetto reciproco.

In altre parole è il diritto/capacità di poter anche dire NO senza offende-re l’interlocutore o senza sentirsi in colpa.

L'assertività nell'intimità, ossia la capacità di negoziazione relazionale duran-te i rapporti sessuali, si traduce nell'abilità di esprimere e far rispettare con coe-renza le proprie scelte e preferenze sessuali (nonché l'applicazione delle norme pre-ventive) nei momenti in cui il partner richiede prestazioni o attività che potrebbero essere a rischio, come ad esempio i rapporti penetrativi non protetti.

Questa competenza risulta di fondamentale importanza soprattutto per gli ado-lescenti alle prime esperienze sessuali. Non è sufficiente infatti sapere che si do-vrebbe usare il profilattico in un rapporto occasionale, bisogna conoscere qual è il mo-mento più opportuno in cui proporlo e le modalità di proposta più efficaci all'interno del rapporto.

Gli adolescenti dovrebbero essere in grado di far rispettare le proprie scelte ma senza far vivere un sentimento di rifiuto o di aggressività al partner, in maniera tale da non compromettere la relazione sentimentale spesso esistente ponendo le basi per un rapporto che si articola su un piano di rispetto reciproco e di accettazione del-le diverse scelte di vita. A questo proposito le informazioni vanno modulate sulla base del livello scolastico a cui appartiene il ragazzo dedicando particolare attenzione alle problematiche psicologiche e relazionali del singolo.

OBIETTIVI PRINCIPALI DELLA COMUNICAZIONE ASSERTIVA3 1. Acquisizione dell’abilità di riconoscere le proprie emozioni e di percepirle come un

arricchimento nella relazione con l’altro; 2. Sviluppo delle capacità di esprimere le emozioni e i sentimenti attraverso la comu-

nicazione verbale e non verbale; 3. Raggiungimento della consapevolezza dei diritti della persona, fondato sul principio

di reciprocità e sulla distinzione tra comportamenti passivi, aggressivi e assertivi, che garantisce il rispetto di sé e degli altri;

4. Conquista della stima di sé, lo sviluppo della capacità di apprezzare se stessi e gli altri e la disponibilità a valorizzare gli aspetti positivi dell’esperienza;

5. Autorealizzazione, intesa come consapevolezza di poter decidere sui fini della pro-pria vita.

3 Anchisi e Gambetto Dessy, 1995

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7. BRAINSTORMING SULLE CARATTERISTICHE VERBALI E NON VERBALI DEI COMPORTAMENTI “ASSERTIVO”, “PASSIVO”, “AGGRESSIVO”4

Obiettivo: Essere capaci di descrivere e riconoscere gli aspetti verbali e non verbali di un com-portamento assertivo, aggressivo o passivo è un primo passo importante per imparare ad essere assertivi.

Metodologia

Scrivete le parole ”Passivo”, ”Assertivo”, ”Aggressivo” sulla lavagna e chiedete agli studenti di descrivere le caratteristiche verbali e non verbali di ogni comportamento. Scrivetele sotto ogni tipo di comportamento. Si può inoltre aggiungere anche una ana-lisi dei sentimenti e degli esiti derivati dai diversi stili di comportamento.

Comportamento passivo

Comportamento assertivo

Comportamento aggressivo

Caratteristiche

verbali Caratteristiche verbali Caratteristiche verbali

… … … Caratteristiche non verbali

Caratteristiche non verbali

Caratteristiche non verbali

… … …

Sentimenti passivi Sentimenti assertivi Sentimenti aggressivi • Incapace • Risentito • Deluso • Ansioso

• ti senti bene con te stesso • ti senti sicuro di te • controllato • rispettato dagli altri

• arrabbiato • frustrato • amareggiato • in colpa o alla fine solo

Esiti passivi Esiti assertivi Esiti aggressivi • Non ottieni quello che vuoi

• la rabbia si accu-mula

• ti senti solo • i diritti sono violati

• non fai male agli altri guadagni il rispetto per te stesso

• i diritti tuoi e degli altri sono ri-spettati

• vincete entrambi

• domini l’altro • umili l’altro • vinci alle spese degli altri

Tempi 10 – 15 m’.

4 Le due proposte sono state tratte dalla pubblicazione ”School Health Education to prevent AIDS and STD” - OMS -

UNESCO 1994 e proposte in firma adattata dalla versione italiana a cura della Regione Lazio

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8. FOGLIO DI RIFLESSIONE PER STUDENTI “SONO ASSERTIVO?” Metodologia Fornite il foglio di riflessioni proposto nella pagina successiva ad ogni studente. Leg-gete le parole e dimostratele, usando il linguaggio del corpo e gli aspetti non verbali di ogni comportamento. Tale dimostrazione sugli aspetti verbali e non verbali di ogni comportamento - usando le descrizioni verbale e non verbale proposte sul foglio di at-tività – può essere fatta da voi o chiedendo agli studenti.

Sono assertivo?

Perché? Sei assertivo se mantieni \ sostieni le tue opinioni \ i tuoi diritti ri-spettando anche quelle altrui. Se sei in grado di fare questo, allora sarai anche capace di:

1. dire di no senza sentirti in colpa; 2. essere in disaccordo senza arrabbiarti; 3. chiedere aiuto quando ne hai bisogno.

Come risultato ti sentirai bene con te stesso, avrai più amicizie vere e rapporti sinceri.

Come? L’operatore ti aiuterà a capire attraverso un gio-co questi tre tipi di com-portamento.

Passivo - non far niente per sostenere i tuoi diritti - mettere gli altri ai primo posto a tue spese - fare quello che vogliono gli altri - rimanere in silenzio quando qualcosa ti dà fastidio - chiedere scusa continuamente

Assertivo - sostenere le tue opinioni rispettando anche quelle degli altri - rispettare te stesso come le altre persone - ascoltare e parlare - esprimere sentimenti positivi e negativi - essere sicuro, senza calpestare la volontà di altri

Aggressivo - sostenere le tue opinioni senza rispettare quelle degli altri - metterti al primo posto a spese degli altri - sopraffare gli altri - raggiungere i tuoi scopi, a danno degli altri

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9. FORZARE ED ESSERE FORZATI (gioco n. 1 sull’assertività)

Obiettivo Far riflettere, attraverso la drammatizzazione e quindi in maniera coinvolgente,

su come ci si sente a forzare o ad essere forzati e sulle conseguenze del proprio com-portamento.

Metodologia

Il conduttore scrive alla lavagna le risposte dei partecipanti alla domanda: “VOGLIO OTTENERE QUALCOSA DA QUALCUNO: IN CHE MODO POSSO FARLO?”

Esempio 1 Chiedere flirtare pagare perorare forzare barattare sedurre costringere persuadere … … … Dopo una veloce riflessione il conduttore invita due volontari ad interpretare il

ruolo di chi forza e di chi è forzato in una situazione specifica.

Esempio 2

Il/la tuo/a partner ti forza ad avere rapporti sessuali non protetti. Un compagno a cui tu piaci ti chiede di andare in discoteca con lui venerdì sera.

Nota

Questa esercitazione può essere utilizzata al posto del video “La Macchina” (ad esem-pio quando non è possibile avere un’aula attrezzata o la disponibilità di un videoregi-stratore).

Tempi 20 – 25 m’.

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10. “SPOSTATI” (gioco n. 2 sull’assertività) Obiettivo Far sì che ci si confronti con la propria capacità di essere assertivi e con la propria reazione all'assertività altrui.

Metodologia Questo gioco può essere effettuato in due modi: 1. I partecipanti sono in piedi in due file A e B, gli uni di fronte agli altri.

Ad uno ad uno, ogni partecipante della fila A chiede al compagno della fila B che gli sta di fronte, di spostarsi. Il compagno della fila B si sposterà se e quando sentirà l'assertività della richie-sta.

2. Si chiama una coppia di ragazzi volontari, che di fronte ai compagni giocano con le stesse modalità (un compagno chiede all’altro di spostarsi)

Alla fine del gioco il conduttore chiede ai partecipanti come hanno vissuto il proprio ruolo. Nota

La situazione può essere anche quella del “FAMMI PASSARE DAVANTI” in una fila. Tempi 10 – 15 m’.

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3333 LA VIDEOCASSETTA: POSSIBILI PERCORSI D’UTILIZZO IL VIDEO THAT'LIFE

Il video utilizzato è composto da 4 scene che rappresentano 3 situazioni-problema. Ad ogni filmato segue un’intervista ai due protagonisti della storia: il primo filmato, come indicato nelle singole schede, è più adatto al biennio della scuola media superio-re, gli altri sono indicati per il triennio o per un pubblico più adulto. Attraverso le situazioni proposte non s’intende dettare stili di vita o valori di riferi-mento ma presentare delle situazioni caratteristiche (anche un po’ forzate) per inco-raggiare il dibattito tra i giovani. Il video vuole essere quindi uno stimolo ad affronta-re il problema dell’AIDS in un contesto inerente alla vita affettiva e relazionale ed essere di aiuto per elaborare stereotipi largamente diffusi e riflettere su paure e pregiudizi. Sperimentare situazioni a rischio in un ambiente protetto e in maniera indi-retta attraverso l’ausilio dei filmati, può diventare un arricchimento di esperienza che agevola l’acquisizione di strategie personali di comportamento. E’ sempre opportuno che la proiezione del video sia preceduta da un’informazione pre-cisa riguardante l’HIV, i meccanismi di trasmissione, di non-trasmissione e il decorso dell’AIDS. Come utilizzare il video

La conduzione del dibattito, rende necessario affiatamento e sintonia nella coppia dei conduttori. E’ importante aver visionato il video ed aver sperimentato la conduzione del dibattito (anche attraverso simulazione) prima di entrare in classe. Come procedere

� Verificare il funzionamento del videoregistratore e del televisore � Introdurre la scena con un gioco-esercizio così come proposto dai percorsi � Proiettare parte o tutta la scena (secondo le indicazioni date per singola scena) e

seguire i percorsi di analisi proposti qui in seguito per la conduzione del dibattito. � Può essere utile “stoppare” la visione del filmato in qualche punto saliente e chie-

dere al gruppo le sensazioni che emergono in quel momento. (Es. “cosa starà pen-sando Luca adesso?” o Come si sentirà Anna affermando questo?” ecc.)

Possibili percorsi di analisi In queste schede sono stati suggeriti possibili percorsi di analisi. Tutti i filmati si prestano ad una visione “a tappe” (la prima parte, le interviste e, per i primi tre, il tornare indietro). Può essere utile in qualche circostanza (se si valuta sia più opportuna una visione di impatto), mostrare l’intera scena senza interruzioni.

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1. LA MIA GIBUZI “L’uso del casco utilizzato come metafora”. Quando usare questo filmato?

� Con un pubblico più giovane � Se è più opportuno discutere senza essere troppo diretti � Se è utile allargare la discussione su altri comportamenti a rischio

Proiezione delle prime due parti del filmato (la storia più le intervista) Riflessioni

� La scena è realistica? Conosciamo qualcuno che assomiglia a Giorgio o ad Anna? � Che tipo è Giorgio? Perché si comporta così? � Che tipo è Anna perché si comporta così? � Cosa intende Giorgio per trasgressione? � Perché nello schema della “relazione classica” il maschio tende a esercitare il

potere e a porsi quindi come “soggetto forte” ? � Perché invece la ragazza si vive come “soggetto più debole” e tende quindi alla

remissività ? Visione della terza parte del filmato Lo schema del “tornare indietro” è utilizzato come momento di riflessione sulle alter-native che la vita ci offre:

� Che alternative avrebbe avuto Anna? � Cambiare le regole del gioco può essere un momento liberatorio? Un momento di

crescita? � Cosa induce Anna a rinunciare a Giorgio? � Quanto vale il rispetto di se stessi?

Tempi

20 - 30 m’.

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2. “LA MACCHINA” (Forzare ed essere forzati)

Proiezione delle prime due parti del filmato (la storia più le interviste) Riflessioni � La scena è realistica? � Che tipo è Luca? � Che tipo è Cristina? � Quali modi usa Luca per “forzare” Cristina? � Di che significato caricano la relazione i due protagonisti ? � Quanto pesano i pregiudizi (“Ti sembro frocio, ti sembro tossico?”) nel determi-

nare comportamenti sessuali a rischio? � I ruoli sessuali predefiniti sono da accettare o da ridiscutere ? In base a quali

valutazioni ? � Quanto pesano i condizionamenti culturali nel determinare la rappresentazione di

sé della ragazza come “soggetto debole” all’interno di una relazione ? E quali sono questi condizionamenti ?

� Cosa induce nel ragazzo l’esigenza dell’esercizio del potere all’interno di una rela-zione ?

Proiezione della terza parte del filmato ”Tornare indietro”. Riflessioni � Si possono cambiare le regole del gioco ? � Come evidenziare gli stereotipi ed accrescere la consapevolezza � Il valore del rispetto di sé e dell'altro all’interno di una relazione. � Crescita dell’autostima e consapevolezza nel superamento dei comportamenti a

rischio. � Possibili comportamenti preventivi (astinenza, monogamia, rapporti non penetra-

tivi, preservativo…).

Tempi

20 - 30 m’.

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3. “L’APPARTAMENTO DI ISABELLA” “quando è Lei a prendere l’iniziativa”

Visione dell’intero filmato Riflessioni � La scena è realistica? � Che tipo è Fabio? Perché si comporta così? � Che tipo è Isabella? Perché si comporta così? � Perché si danno giudizi moralistici su una ragazza “intraprendente” diversamente

da quanto si fa con un ragazzo che abbia comportamenti simili? � L’iniziativa sessuale è prerogativa maschile ? � Esiste un’unica identità maschile ed un’unica identità femminile ? � Cosa sta cambiando nella determinazione dei ruoli ? � Quanto incide ancora sui ragazzi il modello culturale dominante che lega l’identità

maschile alla capacità “virile” di affermazione ? � Quanto pesa da parte del maschio l’ansia della prestazione? Perché si sottovaluta

la necessità di rapporti protetti ?

Tempi

20 - 30 m’.

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LA MODALITÀ DELLO “STOPPARE” Un suggerimento utile per approfondire la psicologia dei protagonisti può essere l’utilizzo della modalità dello “stoppare” che consiste nel fermare la scena in alcuni punti salienti e chiedere al gruppo, ad esempio per quanto riguarda “la Macchina”: “Co-sa sta pensando in questo momento Luca? Quali credete siano le sue intenzioni? In questo momento ha paura anche lui?” o “Cosa pensa adesso Cristina?” “Quali sono le sue paure? Pensate che sia tranquilla o è delusa?” QUALCHE NOTA METODOLOGICA In queste schede sono stati suggeriti possibili percorsi di analisi. Chiaramente tutti i filmati si prestano ad una visione “a tappe” (la prima parte, le interviste e, per i primi tre, il tornare indietro) come è stato fatto per “La mia Gibuzi”. Questo modo di procedere consente di andare più a fondo nelle riflessioni. Però in al-tre circostanze (se avete già proiettato uno o due filmati o se valutate che sia meglio una visione di “impatto”) potete mostrare l’intera scena senza interruzioni. Importante anche ricordare che il video è uno dei tanti strumenti che possono essere utilizzati nel corso di un intervento di prevenzione e va usato preferibilmente alla fine del percorso formativo quando si è già affrontato l’argomento dei possibili comporta-menti preventivi. Gli operatori valuteranno in base alle esigenze specifiche di ogni singolo intervento la scelta del filmato o dei filmati da visionare.