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Corso di formazione per Volontari penitenziari Prevenzione primaria e secondaria Antonio De Salvia Torino, 23/11/13 1

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Corso di formazione per Volontari penitenziari

Prevenzione primaria e secondariaAntonio De Salvia

Torino, 23/11/13

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•Il reato e l’autore del reato sono una presenza costante nelle società sia in quelle primitive che in quelle evolute, sia in passato che attualmen-te.•Approccio pragmatico, sociologico, statistico: non si riesce ad eliminare il reato e l’autore del reato, neppure facendo ricorso a pene più afflittive e prolungate.•Neppure la pena di morte costituisce il deterrente efficace per incidere sulla riduzione dei reati.•(cfr il caso Texas).

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•L’aggravamento delle pene e la prolifera-zione delle leggi che stabiliscono sanzioni più severe non migliorano lo stato delle giustizia. (cfr. C. Beccaria)• Le leggi che incrementano il numero dei reati e dei trasgressori da punire sono un segno di debolezza della democrazia.•C. Beccaria: “La certezza e la immedia-tezza della pena sono più efficaci della gravità della pena”.

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•E’ possibile contenere il numero dei reati e dei trasgressori?•E’ possibile porsi l’obiettivo della riduzione del danno?•Come si può procedere?•Facendo ricorso e attuando programmi di prevenzione.•In cosa consiste la prevenzione e quanti tipi di prevenzione possono essere adottati?

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•E’ la capacità di percepire i segni precursori del comportamento deviante e delinquenziale: ad es. il dodicenne che ruba (taccheggio) al supermercato, il ragazzo che abbandona la scuola dell’obbligo, il “bullo” in aula; l’adolescente che non lavora e che non va a scuola, che vive di espedienti, compie atti di vandalismo contro attrezzature pubbliche (autobus, pensiline, panchine, giochi per bambini, …).•E’ la capacità di leggere e comprendere le forme di disagio e dei fattori che incidono sul comportamen-to del preadolescente e dell’adolescente: ci sono ragazzi che non resistono a stare immobili per 5 h al giorno e non riescono ad assorbire un’istruzione teorica, astratta; essi hanno un’intelligenza “delle operazioni concrete” (Piaget).

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•E’ la capacità di offrire consapevolezza antici-pando le conseguenze delle proprie azioni: quali comportamenti sono reato? Perché?•La legge non ammette ignoranza: eppure i giovani di 18/20 anni giudicati maturi perché conoscono nozioni di matematica, filosofia, fisica, storia, manifestano carenze cognitive e comportamentali rispetto al sistema giuridico-penale.

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E’ la capacità di far capire quali sono le conseguenze per se stesso e per gli altri.Attenzione ai fatti di cronaca: analisi situa-zionale;•Cosa è successo?•Come giudichi i comportamenti?•Come avresti agito tu in quella situazione?•Cosa si può imparare da quella vicenda?

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E’ la capacità di trasmettere l’esperienza acquisita da altri che, più o meno nella stessa fase evolutiva, si comportavano analogamente.•Le testimonianze dei detenuti: costitui-scono una risorsa preziosa e insostituibile.•L’incontro di alcune classi in carcere coi detenuti: preparazione e modalità di approccio.

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La prevenzione come elemento del percorso di formazione alla legalità.•No ad interventi spot;•Sì ad un percorso strutturato;•No a gruppi troppo grandi;•Sì a gruppi-classe;•Giochi di ruolo;•I territori della pena: visite guidate e seminari nell’ex-carcere “Le Nuove”.

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La prevenzione come preparazione, come processo di assimilazione di regole, di rispetto di norme.La prevenzione non si limiti a suscitare emozioni, ma porti a far maturare una elaborazione razionale della conoscenza.(cfr. USA: far vedere ai sedicenni i danni causati dagli incidenti stradali (cadaveri, mutilati, …) con gli automezzi guidati da loro stessi.)

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•Rieducare, recuperare, reinserire la persona che ha commesso reati costa molto di più di quanto costerebbero programmi e iniziative di prevenzione.•“Prevenire è meglio che curare”.•Una seria prevenzione, diffusa, versatile, praticata nelle scuole, nei luoghi di incontro, oratori, palestre, … consentirebbe una diminuzione di costi sociali (riduzione delle vittime e delle sofferenze) e anche di costi economici.

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Prevenzione secondaria

• Intervenendo dopo che il deviante è approdato alla delinquenza e al capolinea della detenzione il problema diventa più complesso, difficile, costoso.

• La prevenzione secondaria consiste nell’assumere contromisure e nell’offrire contromotivazioni al comportamento delinquenziale.

• La prevenzione secondaria inizia (dovrebbe iniziare) non appena l’imputato è condotto in carcere e sono esaurite le pratiche dell’indagine istruttoria.

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1° paradosso:•La condizione di imputato (attesa di giudizio, condanna in 1° e 2° grado): poiché non è stata accertata la sua responsabilità penale, tecnicamente non è un soggetto da rieducare;•La condizione del detenuto condannato con sentenza definitiva: è considerato soggetto destinatario di attività trattamentale e rieducativa.2° paradosso:•L’offerta dell’attività rieducativa in carcere si riduce principalmente all’autoeducazione /autoformazione3° paradosso:•L’autore di reato non delinquente.

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Prevenzione secondaria in carcere4° paradosso: come può il luogo della segregazione essere l’ambiente della risocializzazione?Ilcarecere: luogo artificioso e artificiale.

•Come può il detenuto imparare dalla propria esperienza e da quella degli altri?•La condizione di ascolto;•La condizione di dialogo;•La comunicazione simmetrica,paritetica.

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La tela di Penelope.Corso per Giardinieri c/o C/C Torino: allievi del corso: 50% spacciatori e 50% tossicodipendenti.

Il complesso o la sindrome di Penelope: quanto si costruiva durante le ore di formazione era distrutto durante le ore di detenzione.Apologo: “Le due tartarughe d’acqua”.

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La prevenzione secondaria•Da attivare quando è stato compiuto uno (o più reati).•Chi vuoi essere?•Chi puoi essere?•Dove, in quale contesto?•E’ possibile elaborare un progetto di “rieducazione/formazione”, risocializzazione, responsabilizzazione, reinserimento lavorativo e sociale?

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•Ognuno di noi quando agisce deve sempre rendere conto:

a se stesso (principi e valori morali di riferimento);Agli altri (familiari, società, Istituzioni): “L’individuo è anche gli altri” (A. Gramsci); “L’alterità è la condizione determinante dell’identità” (M. Augé)All’Ente nel quale crede (se è credente).

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La responsabilità della persona consiste nell’agire autonomamente scegliendo e decidendo comportamenti che siano vantaggiosi per sé e per gli altri (o, almeno, che non siano dannosi per gli altri). •Rapporto tra libertà e responsabilità;•Rapporto tra dovere e obbligo;•La reciprocità: “Fare agli altri ciò che vorresti fosse fatto a te”.

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Prevenzione secondaria•Il recupero della parte positiva, funzionale preesistente (chi sei stato?, il passato), l’analisi e la valutazione del presente (chi sei?), la progettazione del futuro (le potenzialità fisiche e psichiche presenti), il contesto di riferimento.•Il progetto: riuscire a riprendere possesso, a ridiventare protagonista di se stessi e della propria vita; “riuscire a decidere tu chi vuoi essere e non far decidere gli altri chi debba essere e possa essere.

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Le alternative al comportamento delinquenziale•Il bilancio delle competenze.•Il delinquente giovane-adulto (18-25 anni): 1° reato, 1ª carcerazione; disponibilità di una struttura differenziata, protetta, specifica.•Utilizzo di misure alternative per chi è inserito in un contesto socialmente sano e non ha commessi reati allarmanti.•Lavori socialmente utili o di pubblica utilità.•Alcuni esempi sperimentati”.

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Impegno a:•Rilevare quanto prima possibile esigenze di formazione e qualificazione professiona-le.•Recuperare le capacità manuali tecniche, pratiche esistenti: se era, ad es. aiuto elettricista, aiuto idraulico, manovale edile offrirgli la possibilità di acquisire professionalità durante la carcerazione.•Offrire contromotivazioni alle spinte verso il comportamento delinquenziale.

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Quesito e proposte•Se il reato è espressione di cause multifattoriali il reinserimento sociale può limitarsi ad una risposta/proposta unifattoriale?•La simultaneità e la correlazione tra condizioni soggettive e condizioni ambientali;•Per un reinserimento lavorativo occorre prima di tutto che il detenuto/ex-detenuto sappia lavorare, voglia lavorare con professionalità.•Per l’inserimento lavorativo occorre la disponibilità di datori di lavoro e del contesto sociale.•Il reinserimento lavorativo non equivale al reinserimento sociale.

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La carcerazione è una parentesi della vita della persona condannata.Prima e dopo la carcerazione la persona è inserita in un contesto sociale, in un sistema di relazioni.Il caso di Franco A.“Se un orologio guasto e fermo segna almeno due volte al giorno l’ora esatta, tanto più l’uomo.” (K. Adenauer)“Siamo schiavi delle leggi per poter essere liberi.” (Cicerone)

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