CORSO DI FORMAZIONE PER LAVORATORI
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CORSO DI FORMAZIONE PER LAVORATORI
(parte specifica -03)
Art. 37 comma 7 D.Lgs. 81/08 e s.m.i
Modulo III
.
E’ vietata qualsiasi forma di riproduzione o divulgazione di questo documento senza espressa autorizzazione
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Indice
� Ripasso obblighi lavoratori
� Rischio ergonomico
� Rischio Elettrico
� Rischio Meccanico / Attrezzature
� Rischi Fisici (Rumore, Vibrazioni)
� Rischio Chimico
� Rischio Cancerogeno
� Rischio biologico
� DPI
� Appalti art. 26
Obblighi dei lavoratori - ripasso
• Ciascun lavoratore deve prendersi cura della propria sicurezza e di quella delle
altre persone presenti sul luogo di lavoro, su cui possono ricadere gli effetti
delle sue azioni od omissioni, conformemente alla sua formazione ed alle
istruzioni e ai mezzi forniti dal datore di lavoro.
• Osservare le disposizioni e le istruzioni impartite dal datore di lavoro, dai
dirigenti e dai preposti, ai fini della protezione collettiva ed individuale.
• Utilizzare correttamente l’attrezzatura, gli utensili, i prodotti, nonché i
dispositivi di protezione personale
• Non rimuovere o modificare senza autorizzazione i dispositivi di sicurezza o di
segnalazione o di controllo.
• Non compiere di propria iniziativa operazioni o manovre che non sono di
propria competenza ovvero che possono compromettere la sicurezza propria
o di altri lavoratori.
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Obblighi dei lavoratori - ripasso
• Contribuire, insieme al datore di lavoro, ai dirigenti e ai preposti,
all’adempimento di tutti gli obblighi imposti dall’autorità competente o
comunque necessari per tutelare la sicurezza e la salute dei lavoratori durante
il lavoro.
• Sottoporsi ai programmi di formazione o di addestramento.
• Utilizzare le attrezzature di lavoro messe a disposizione conformemente
all’informazione, alla formazione ed all’addestramento ricevuti.
• Avere cura delle attrezzature messe a loro disposizione e non apportare di
propria iniziativa alcun tipo di modifiche.
• Segnalare immediatamente al datore di lavoro o al dirigente o al preposto,
qualsiasi difetto od inconveniente da essi rilevato nelle macchine o nelle
attrezzature di lavoro.
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Ciclo di lavoro reparto Tessile
Il ciclo lavorativo delle aziende del comparto può essere così sintetizzato:
• CONTROLLO E PREPARAZIONE TESSUTO Si prepara il tessuto per essere successivamente lavorato,
controllandone la qualità e sottoponendolo a trattamenti preliminari.
• PROGETTAZIONE E PREPARAZIONE MODELLI Gli stilisti di moda progettano il capo di abbigliamento
eseguendo disegni e sviluppando il progetto fino alla realizzazione del modello.
• TAGLIO Si taglia il tessuto nelle forme necessarie per confezionare il capo di abbigliamento secondo il
modello.
• CONFEZIONE - CUCITO La confezione dei capi di abbigliamento avviene lungo linee di lavorazione che
possono comprendere: - impuntura; - imbastitura; - imbottitura; - cucitura a macchina dei vari particolari; -
incollaggio a caldo di rinforzi; - applicazione di termoaderenti decorativi; - attaccatura dei bottoni; -
etichettatura.
• STIRO Una volta realizzato il capo di abbigliamento viene sottoposto alla stiratura finale per completare la
finitura del prodotto prima di essere inviato al magazzino dei prodotti finiti. Talvolta la stiratura si rende
necessaria anche nelle fasi intermedie della lavorazione.
• MAGAZZINO, CONTROLLO E SPEDIZIONE CAPI FINITI Viene effettuato il controllo finale di qualità dei
prodotti, l’imbustamento, l’immagazzinamento e la spedizione ai clienti.
INFORTUNI SETTORE TESSILE
Indici infortunistici abbastanza contenuti per gravità e frequenza.
Rischio infortunistico legato ad attività in prossimità di organi in movimento
per lo scorrimento dei tessuti
Utilizzo di macchine ed attrezzature da taglio
Macchine da cucire che possono provocare punture
Uso presse da stiro che possono provocare danni per pressione e flusso
vapore
Rischi fase creazione modello
La progettazione stilistica del modello viene fatta con mezzi informatici utilizzando appositi software e poi stampa su plotter.
RISCHIO: VDT ed ERGONOMIA
Rischi fase ricevimento, controllo e
preparazione tessuto
Tessuti sotto forma di bobine arrotolati su anima di cartone.
Sottoposti a:
- controllo visivo con macchina denominata specchio
- Trattamenti preliminari vaporizzo (morbidezza)
- Decatizzo (stabilità tessuto)
- Applicazione fodera e/o applicazione termoadesivo
Danni salute fase ricevimento, controllo e
preparazione tessuto
� Ergonomico: disturbi muscolo-scheletrici per postureincongrue o scorrette, postazione fissa in piedi
� Movimenti ripetitivi: uso di pedali di comando
� Esposizione e polveri: irritazione delle prime vie aeree edocchi durante lo srotolamento dei tessuti.
� Agenti chimico e cancerogeno: dispersione di fibre osostanze dal tessuto
� Microclima: caldo –umido a causa dell’utilizzo del vapore
� MMC: per sollevamento e spostamento bobine
Rischi fase taglio tessuto
• Capi in serie
Pezza in vari strati per costituire ilmaterasso e taglio con: taglierinamanuale elettrica, sega a nastro e/otrancia a seconda della stoffa o taglierinacomputerizzata (taglio automatico).
• Capi NON in serie:
Forbici
Rischi fase taglio tessuto
� Esposizione a polveri: irritazione prime vie aeree, occhi e pelle
� Rischio chimico per presenza di agenti chimici nelle polveri
� Rumore: macchine da taglio valori inferiori a quelli cheprevedono l’obbligo di MPP, ma che possono provocaredisturbi extrauditivi
� Vibrazioni: patologie da sovraccarico biomeccanico atosuperiore (sindrome di Raynaud) per uso prolungato taglierineche trasmettono vibrazioni al sistema mano-braccio
� MMC: spostamento e sollevamento rotoli
� Ergonomico: posture incongrue
Rischi fase confezionamento capo
� Ergonomico: disturbi muscolo-scheletrici per posture incongrue o scorrette
� Movimenti ripetitivi: fase cucitura� Disturbi visivi: compito visivo elevato e protratto che
sollecita i muscoli della messa a fuoco e della motilità oculare. L’attività necessità di una illuminazione adeguata
� Esposizione a polveri: irritazione prime vie aeree, occhi e pelle
� Rischio chimico per presenza di agenti chimici nelle polveri� Rumore: macchine da cucire, macchina attaccabottoni e
taglia-cuci
Rischi fase di stiro
� Microclima: caldo – umido a causa dell’utilizzo del vaporeed alte temperature
� Ergonomico: disturbi muscolo-scheletrici per posture inpiedi prolungate
� Movimenti ripetitivi: fase stiratura� Disturbi visivi: compito visivo elevato e protratto che
sollecita i muscoli della messa a fuoco e della motilità oculare. L’attività necessità di una illuminazione adeguata
� Esposizione a polveri: irritazione prime vie aeree, occhi e pelle
� Rischio chimico per presenza di agenti chimici nelle polveri� Rumore: basso
Rischi fase controllo, stoccaggio e spedizione
Prevede il controllo della qualità dei capi provenienti dallaproduzione, eventuali smacchiature e/o piccole correzioni didifetti, applicazione etichette, imballo e spedizione.
� Dermatiti, irritazioni agli occhi e prime vie respiratorie percontatto con prodotti per smacchiatura
� Disturbi visivi: compito visivo elevato e protratto che sollecita imuscoli della messa a fuoco e della motilità oculare. L’attivitànecessità di una illuminazione adeguata
� Rumore: per macchine imbustatrici, termosaldatrici eimpianto movimentazione capi
Rischi fase tessitura Maglieria
Prevede il controllo della qualità dei capi provenienti dallaproduzione, eventuali smacchiature e/o piccole correzioni didifetti, applicazione etichette, imballo e spedizione.
� Dermatiti, irritazioni agli occhi e prime vie respiratorie perpolveri che si possono sviluppare durante la tessitura e vaporiprodotti da lubrificanti.
� Rumore: macchine da maglieria valori inferiori a quelli cheprevedono l’obbligo di MPP, ma che possono provocaredisturbi extrauditivi.
VALUTAZIONE DEI RISCHI
RISCHI PER LA SICUREZZA
Di macchine, attrezzature, ambienti e locali di lavoro
RISCHI DI NATURA IGIENICO-AMBIENTALE
Legati alla presenza di fattori fisici (rumore, vibrazioni ecc)Chimici (polveri, vapori e sostanze chimiche)
RISCHI DI NATURA ORGANIZZATIVA
Ritmi usuranti, turni di lavoro stressanti
RISCHI DI NATURA ERGONOMICA
Legati a postazioni di lavoro (MMC, posture incongrue, movimentiripetitivi, uso eccessivo di forza)
Attrezzature da lavoro
Rischi MPP
Devono essere provvisti di ripari,dispositivi di sicurezza o segregatiper evitare contatti accidentali
Stabilità carico, percorsi riservati,visibilità ecc
Spazi di passaggio, velocitàlimitata, segnaletica ecc
Organi lavoratori, organitrasmissione moto, altrielementi mobili pericolosi
Movimentazione carichi concarrelli elevatori
Transito veicoli
Organizzazione lavoro
Rischi MPP
Garantire spazi di lavoro
Pavimenti puliti, scarpeantiscivolo
Sicurezza appoggio piede
Utilizzo corretto DPI
Seguire manuale uso emanutenzione delleattrezzature
Spazi ridotti
Pavimenti sconnesi
o scivolosi
Pedane di lavoro
Uso DPI
Procedure di lavoro
Ergonomia
L’abdizione di operatori ad attività di sollevamento manuale è ilprincipale fattore di insorgenza di patologie muscolo-scheletriche afferenti alla colonna vertebrale.
Il sovraccarico biomeccanico del rachide, ovvero la ripetutasollecitazione della colonna vertebrale, soprattutto a livellolombare pouò indurre alterazioni degenerative irreversibili.
I fattori alla base del sovraccarico biomeccanico possono essere:MMC, assunzione di posture incongrue, esposizione a vibrazionimeccaniche indotte al corpo intero.
Nel settore tessile: posizione fisse obbligatorie, utilizzo macchineo attività in postazioni disergonomiche e MMC
Ergonomia
Il sovraccarico biomeccanico e la MMC sono correlati ad unaserie di affezioni cronico degenerative della colonna vertebrale ecostituiscono:
- La seconda causa di invalidità civile
- La prima ragione di non idoneità o idoneità con prescrizioneda parte dei MC
Ergonomia
La colonna vertebrale presenta tre curve fisiologiche a livellocervicale, dorsale e lombare ed è in grado generalmente disopportare carichi notevoli.
Se sottoposta però a carico eccessivo è possibile l’instaurarsi diprocessi degenerativi a carico del disco con comparsa di dolore
Ergonomia
PRINCIPALI PATOLOGIE DELLA COLONNA VERTEBRALE
- Artrosi
- Ernia del disco
- Lombalgia acuta (o colpo della strega)
Ergonomia - Prevenzione
Posture incongrue
La postura di lavoro non è di per se dannosa, lo diventa quandocomporta un sovraccarico biomeccanico di un qualsiasi distrettocorporeo costretto ad operare in posizione sfavorevole =POSTURA INCONGRUA.
La postura incongrua se mantenuta per più della metà del turnolavorativo produce un affaticamento durante il compitolavorativo che nel tempo porta danni alla struttura articolareinteressata.
Rischio Ergonomico e Fasi di Lavoro
FASE CREAZIONE MODELLO
Disergonomia della postazione da lavoro
FASE RICEVIMENTO - CONTROLLO –
PREPARAZIONE TESSUTO
disturbi muscolo-scheletrici per postureincongrue o scorrette, postazione fissa inpiedi
FASE TAGLIO TESSUTO
posture incongrue
Rischio Ergonomico e Fasi di Lavoro
FASE CONFEZIONAMENTO CAPO
disturbi muscolo-scheletrici per postureincongrue o scorrette, postazione fissa inpiedi
FASE DI STIRO
disturbi muscolo-scheletrici per posturein piedi prolungate
Ergonomia – Postazione seduta nel settore confezionamento capi abbigliamento
Lavoro alla macchina da cucire ritenuto «leggero» per posturaseduta e scarsa movimentazione di pesi. Tuttavia i dati relativialle denunce di patologie professionali in aumento e situazioniinvalidanti causate dalla ripetitività delle azioni la rendono tra leattività a più alta sollecitazione osteoarticolare.
I distretti maggiormente coinvolti sono: polso/mano, gomito,spalla e rachide.
Ergonomia – Postazione in piedi nel settore confezionamento capi abbigliamento
Stiro, specchiatura, controllo qualità e imbustamento
prevedono la postura eretta fissa associata a movimenti ripetitividegli arti superiori.
RISCHIO ELETTRICO
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Art. 80 D.Lgs. 81/2008 - Obblighi del datore di lavoro
Il Datore di Lavoro prende le misure necessarie affinché i lavoratori siano salvaguardati
dai tutti i rischi di natura elettrica connessi all’impiego dei materiali, delle
apparecchiature e degli impianti elettrici messi a loro disposizione ed, in particolare, da
quelli derivanti da:
� contatti elettrici diretti;
� contatti elettrici indiretti;
� innesco e propagazione di incendi;
� innesco di esplosioni;
� fulminazione diretta e indiretta;
� sovratensioni;
� altre condizioni di guasto ragionevolmente prevedibili.
NORMATIVA DI RIFERIMENTO
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Articolo 81 D.Lgs. 81/2008 - Requisiti di sicurezza
1. Tutti i materiali, i macchinari e le apparecchiature, nonché le
installazioni e gli impianti elettrici ed elettronici devono essere progettati,
realizzati e costruiti a regola d’arte.
2. Ferme restando le disposizioni legislative e regolamentari di recepimento
delle Direttive comunitarie di prodotto, i materiali, i macchinari, le
apparecchiature, le installazioni e gli impianti di cui al comma precedente, si
considerano costruiti a regola d’arte se sono realizzati secondo le pertinenti
norme tecniche.
NORMATIVA DI RIFERIMENTO
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Rischio d’elettrocuzione
Condizione necessaria perché avvenga l´elettrocuzione è che lacorrente abbia rispetto al corpo un punto di entrata e un punto diuscita. Il punto di entrata è di norma la zona di contatto con laparte in tensione, mentre Il punto di uscita è la zona del corpo cheentra in contatto con altri conduttori consentendo la circolazionedella corrente all´interno dell´organismo seguendo un datopercorso.In altre parole, se accidentalmente le dita della mano toccano unaparte in tensione ma l´organismo è isolato da terra (scarpe digomma) e non vi è altro contatto con corpi estranei, non si verifica
la condizione di passaggio della corrente e non si registra alcunincidente. Mentre se la medesima circostanza si verifica a piedinudi si avrà elettrocuzione con circolazione della corrente nelpercorso che va dalla mano verso il piede, in tal caso punto diuscita.
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I pericoli derivanti dagli impianti elettrici sono:
� Correnti pericolose per il corpo umano (elettrocuzione);
� Inneschi di esplosioni o incendi (in presenza di atmosferepericolose o sostanze combustibili o infiammabili).
PERICOLI DERIVANTI DAGLI IMPIANTI
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� i rischi presenti nell’ambiente di lavoro;
� le condizioni e le caratteristiche specifiche
del lavoro, comprese eventuali
interferenze;
� Rischi da contatti diretti;
� Rischi da contatti indiretti;
� tutte le condizioni di esercizio prevedibili.
Il Datore di Lavoro effettua la Valutazione del Rischio elettrico tenendo in
considerazione:
VALUTAZIONE DEL RISCHIO
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ELETTROCUZIONE
• Scarica elettrica cui è sottoposto il corpo umano di un operatore che entri in contatto con una parte di impianto in tensione.
• L’elettrocuzione si verifica solo se c’è il passaggio di corrente, quindi se vi è un punto di ingresso e un punto di uscita
CAUSE DI INFORTUNIO:
• Distrazione, abitudine, eccessiva confidenza
• Scarsa conoscenza, imperizia, negligenza
• Installazione o manutenzione inadeguate
• Rimozione dei dispositivi di sicurezza
• Deterioramento dell’isolante elettrico
• Ritorno indesiderato dell’alimentazione elettrica
• Accumulatori di tensione (batterie, condensatori)
• Errori degli altri
• Caso fortuito 35
Ustioni (marchio elettrico):
Il corpo umano si comporta come un conduttore elettrico e pertanto il passaggio della corrente produce energia sotto forma di calore
Le ustioni possono anche essere indirette, per esempio per effetto di un arco elettrico o per proiezioni di corpi incandescenti
Cadute (effetti indiretti):
La contrazione involontaria dei muscoli fa eseguire movimenti indesiderati e pertanto può condurre a perdite di equilibrio, cadute, ecc….
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EFFETTI DELLA CORRENTE ELETTRICA SUL CORPO UMANO
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L’entità del danno varia principalmente in funzione:
1) dell’intensità della corrente;
2) della frequenza
3) del tempo di permanenza;
4) del tipo di contatto
Qualche Elemento Tecnico
ELETTROCUZIONE
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Alla frequenza di rete (50 Hz) la soglia di sensibilità al passaggio di corrente suipolpastrelli delle dita è di ca. 0,5 mA. In condizioni ordinarie, correnti alternatedi intensità fino a 10 mA non sono considerate pericolose.
� inferiore a 0,5 mA (soglia di percezione): non si ha alcun danno e percezionidolorose per tempi indefiniti
� fino a 10 mA (limite di rilascio): non si hanno effetti pericolosi oltre allapercezione dolorosa, ed è possibile rilasciare la muscolatura
� 10 – 50 mA possibile morte per asfissia (30 mA sopportabile per un tempodefinito dalla norma)
� 50 – 300 mA possibile morte per danni al cuore (non si è in grado di rilasciare imuscoli contratti dalla corrente per tetanizzazione) e la pericolosità dellascarica è in funzione del tempo
� oltre 300 mA morte per paralisi ai centri nervosi
ELETTROCUZIONE
Qualche Elemento Tecnico
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Contatto diretto
Toccare una parte in tensione scoperta
Contatto indiretto
Le parti metalliche normalmente sicure, vanno sotto tensione in caso di guasto
PROTEZIONE DAI CONTATTI
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PROTEZIONE DAI CONTATTI
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Misure generali di prevenzione
Gli adattatori con spina 16 A e presa 10 A (o bipasso 10/16 A) sonoaccettabili; quelle con spina 10 A e presa 16 A (o bipasso 10/16 A) sonovietati.
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Misure generali di prevenzione
Tipologia di prese comunemente utilizzate
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Rispetto delle compatibilità
Misure generali di prevenzione
Spine di tipo tedesco (Schuko) possono essere inserite in prese di tipoitaliano solo tramite un adattatore che trasferisce il collegamento diterra effettuato mediante le lamine laterali ad uno spinotto centrale. Èassolutamente vietato l’inserimento forzato delle spine Schuko nelleprese di tipo italiano. Infatti, in tale caso dal collegamento verrebbeesclusa la messa a terra.
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Adattatori
Misure generali di prevenzione
Situazioni che vedono installati più adattatori multipli, uno sull’altro,vanno eliminate.
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Misure generali di prevenzione
Precauzioni per la manutenzione
Non effettuare nessuna operazione suapparecchiature elettriche quando sihanno le mani bagnate o umide.
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• E’ assolutamente vietata qualsiasi manomissionedell’impianto elettrico e qualsiasi intervento nonautorizzato.
• Non smontare mai le attrezzature alimentateelettricamente per effettuare riparazioni o altro.
• Non attaccare più di un apparecchio elettrico a unasola presa. In questo modo si evita che la presa sisurriscaldi con pericolo di corto circuito e incendio.
Misure generali di prevenzione
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• Non forzare spine su prese non adatte(per esempio spina tedesca su presaitaliana)
• Evitare grappoli di spine nella stessapresa multipla
• Evitare soluzioni improvvisate qualicavi volanti
• Non aprire apparecchi elettrici senzaaverli prima disinseriti dalla corrente
• Non usare acqua per spegnere incendisu apparecchiature elettriche, senzaprima al tolto la corrente
• Le porte dei quadri elettrici devonorimanere chiuse a chiave
Misure generali di prevenzione
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Misure generali di prevenzione
•Essere a conoscenza della funzione dei vari interruttori del quadro di zona per essere in grado di isolare l’ambiente desiderato.• Verificare spesso il buon funzionamento dell´interruttore differenziale (pulsante test).• Non lasciare accesi apparecchi che potrebbero provocare un incendio durante lavostra assenza o di notte.• Non chiudere mai la stanza a chiave se dentro vi sono utilizzatori pericolosi accesi.• Non utilizzate mai apparecchi nelle vicinanze di liquidi infiammabili.• Gli impianti vanno revisionati e controllati solo da personale qualificato.• Non eseguire riparazioni di fortuna con nastro isolante o adesivo a prese, spine ecavi.• Le prese sovraccaricate possono riscaldarsi e divenire causa di corto circuiti, conconseguenze anche gravissime.• Evitare di servirvi di prolunghe: in caso di necessità, dopo l’uso staccarle eriavvolgerle.• Non utilizzare multiprese tipo "triple" collegate a "ciabatte" che a loro voltaprovengono da altre "triple" collegate a...... . In questo modo si determina un caricoeccessivo sul primo collegamento a monte del "groviglio" con rischio di incendio.
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• Gli “Alberi di Natale” sono pericolosi per le sollecitazioni a
flessione che introducono sugli alveoli delle prese, fino a
provocare l’uscita del frutto fissato alla scatola con griffe.
• L’”albero di Natale” può provocare sovraccarichi e
surriscaldamenti localizzati, con pericolo di incendio.
• Può essere utilizzata in suo luogo una “ciabatta”.
Misure generali di prevenzione
• Non utilizzare mai spine italiane collegate (a forza) con prese
tedesche (schuko) o
• viceversa, perché in questo caso si ottiene la continuità del
collegamento elettrico ma non quella del conduttore di terra.
• Nel togliere la spina dalla presa non tirare mai il cavo e
ricordare di spegnere prima l’apparecchio utilizzatore.
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• La “ciabatta” può essere utilizzata quando è richiesto l’usosimultaneo di più apparecchi elettrici che non consumano molto.
• L’uso indiscriminato di questi dispositivi può comportaresurriscaldamento dei cavi di alimentazione a causa disovraccarichi di corrente e conseguenti pericoli d’incendio.
Misure generali di prevenzione
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La messa a terra consiste in una serie di accorgimenti atti ad assicurarealle masse metalliche il potenziale della terra, evitando che le stessepossano venire a trovarsi in tensione tra loro o tra loro e la terra. Datoche i cavi in tensione assumono rispetto al terreno un determinatopotenziale, che per gli impianti delle abitazioni civili è di 230 V, sipossono verificare situazioni di pericolo quando parti dell'impiantoelettrico che normalmente non sono in tensione, come le carcasse deglielettrodomestici, a seguito di guasti o imprevisti acquisiscono unpotenziale elettrico rispetto al terreno. La messa a terra di protezioneprotegge le persone dal rischio di folgorazione. Essa comprende uno opiù dispersori collocati nel terreno. Lo scopo della messa a terra èquindi far sì che le masse degli elettrodomestici siano al potenziale delterreno. In caso di guasto la messa a terra correttamente collegata allemasse (carcasse metalliche, finestre, ecc.) assicura l'interventoautomatico dell'interruttore differenziale.
COLLEGAMENTO DI TERRA
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Normalmente le apparecchiature elettriche vengono collegate a terra tramite l'alveolo centrale delle prese (se l'impianto di terra è esistente).
Non tutti i dispositivi elettrici hanno la predisposizione per il collegamento di terra.
Tali dispositivi sono caratterizzati da un “doppio isolamento” che è indicato dal simbolo del doppio quadrato.
COLLEGAMENTO DI TERRA
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ESEMPIO DI IMPIANTO DI TERRA
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INTERRUTTORE DIFFERENZIALE PURO
L'interruttore differenziale è un dispositivo di sicurezza in grado diinterrompere il flusso elettrico di energia in un circuito elettrico diun impianto elettrico in caso di guasto verso terra (dispersioneelettrica) o folgorazione fase-terra, fornendo dunque protezioneanche verso macroshock elettrico, sia diretto sia indiretto, sullepersone a rischio. Non offre invece alcuna protezione controsovraccarico o cortocircuito tra fase e fase o tra fase e neutro. Èdetto differenziale, perché basa il suo funzionamento sullarilevazione dell'eventuale differenza di correnti elettriche rilevatain ingresso e in uscita al sistema elettrico in caso di dispersione.
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PROVA DEI DIFFERENZIALI
• Gli interruttori differenziali devono essere provati con l’apposito tastoa seconda delle tipologia di edificio in cui sono installati
• Oltre alla prova con l’apposito tasto devono essere svolte provestrumentali
• Le prove del differenziale devono essere registrate su apposito registro
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Primo soccorso per persone colpite da corrente
elettrica
• Non entrare in contatto elettrico con il soggetto
• Isolare il soggetto dalla corrente elettrica, utilizzando attrezzi isolantioppure interrompendo l’alimentazione elettrica
• Chiamare la squadra di primo soccorso dell’istituto
• Chiamare il 118
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ASPETTI APPLICATIVI
• Per comprendere meglio l’applicazione della normativa vigente
agli aspetti gestionali relativi ai componenti degli impianti e
delle attrezzature che vengono utilizzate quotidianamente, si
portano alcuni esempi relativi agli impianti e alle attrezzature.
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ADATTATORI
Gli adattatori possono essere per ambianti domestici o industriali aseconda del grado di protezione e delle caratteristiche costruttive.
Adattatore semplice è un adattatore avente una solafunzione di spina e una sola funzione di presa
Adattatore doppio è un adattatore avente unafunzione di spina e due funzioni di presa rispondentio non alle stesse prescrizioni dimensionali. Per gliadattatori doppi va inoltre aggiunta la potenzamassima derivabile che è 1500 W
Presa a ricettività multipla
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ADATTATORI E PRESE
• Se la spina dell'adattatore è provvista di contatto di terra, la o le prese dello stesso devono essere provviste di contatto di terra
• Se la spina dell'adattatore è sprovvista di contatto di terra, la o le prese non devono consentire l'introduzione di spine con contatti di terra
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Testo unico sulla sicurezza - Macchine
attrezzatura di lavoro: qualsiasi macchina, apparecchio, utensile oimpianto, inteso come il complesso di macchine, attrezzature ecomponenti necessari all’attuazione di un processo produttivo,destinato ad essere usato durante il lavoro;zona pericolosa: qualsiasi zona all’interno ovvero in prossimità diuna attrezzatura di lavoro nella quale la presenza di un lavoratorecostituisce un rischio per la salute o la sicurezza dello stesso;lavoratore esposto: qualsiasi lavoratore che si trovi interamente oin parte in una zona pericolosa;operatore: il lavoratore incaricato dell’uso di una attrezzatura dilavoro.
Articolo 69 - Definizioni
Testo unico sulla sicurezza - Macchine
1. Salvo quanto previsto al comma 2, le attrezzature di lavoro messea disposizione dei lavoratori devono essere conformi alle
specifiche disposizioni legislative e regolamentari di recepimento
delle Direttive comunitarie di prodotto.2. Le attrezzature di lavoro costruite in assenza di disposizionilegislative e regolamentari di cui al comma 1, e quelle messe adisposizione dei lavoratori antecedentemente all’emanazione dinorme legislative e regolamentari di recepimento delle Direttivecomunitarie di prodotto, devono essere conformi ai requisiti
generali di sicurezza di cui all’ALLEGATO V
Articolo 70 - Requisiti di sicurezza
Testo unico sulla sicurezza - Macchine
3. Il datore di lavoro, al fine di ridurre al minimo i rischi connessi all’uso delleattrezzature di lavoro e per impedire che dette attrezzature possano essereutilizzate per operazioni e secondo condizioni per le quali non sono adatte,adotta adeguate misure tecniche ed organizzative, tra le quali quelledell’ALLEGATO VI.7. Qualora le attrezzature richiedano per il loro impiego conoscenze oresponsabilità particolari in relazione ai loro rischi specifici, il datore di lavoroprende le misure necessarie affinché:a) l’uso dell’attrezzatura di lavoro sia riservato ai lavoratori allo scopo incaricatiche abbiano ricevuto una informazione, formazione ed addestramento
adeguati;b) in caso di riparazione, di trasformazione o manutenzione, i lavoratoriinteressati siano qualificati in maniera specifica per svolgere detti compiti.
Articolo 71 - Obblighi del datore di lavoro
Testo unico sulla sicurezza - Macchine
... Il datore di lavoro provvede, affinché per ogni attrezzatura di
lavoro messa adisposizione, i lavoratori incaricati dell’uso
dispongano di ogni necessaria informazione e istruzione e
ricevano una formazione e un addestramento adeguati, in
rapporto alla sicurezza relativamente:
• a) alle condizioni di impiego delle attrezzature;
• b) alle situazioni anormali prevedibili
Articolo 73 – informazione, formazione ed addestramento
Testo unico sulla sicurezza - Macchine
In generale e quindi anche per quanto riguarda le macchine, gli impianti e le attrezzature si ricorda che: a) Sono parti a rischio: - gli organi di trasmissione del moto - gli organi lavoratori - parti o elementi mobili b) Per evitare infortuni dovuti a contatti accidentali le zone pericolose devono
quindi essere dotate di: 1) ripari 2) dispositivi di sicurezza: - in particolare occorre mettere in atto opportuni accorgimenti tecnico-procedurali finalizzati ad evitare la manomissione dei dispositivi di sicurezza 3) strutture di protezione (segregazioni)
Principi generali
Rischio Meccanico e Sicurezza Macchine
Attraverso il suo funzionamento, una generica attrezzatura e/omacchina di lavoro può costituire un pericolo per i lavoratoriesposti all’interno di una zona pericolosa, i cui limiti dipendonodal tipo di rischi indotti dalla macchina stessa.
L’uso di macchine/attrezzature comporta l’esposizione a rischi ditipo fisico quali:
Meccanico
ElettricoTermico….
Testo unico sulla sicurezza - Macchine
In particolare i principali pericoli MECCANICI derivanti dalle macchine sono:•Elettrocuzione.•Contatto con l’utensile, taglio, trascinamento.•Inalazione di polveri e fumi•Offesa alle mani e in varie parti del corpo.•Proiezione di schegge durante l’uso.•Proiezione dell’utensile o di parti di esso.•Bruciature.•Cadute di materiale.•Rumore.•ROA.•CEM•Ecc…
Requisiti di sicurezza - Macchine
Le attrezzature di lavoro messe a disposizione dei lavoratori devono
essere conformi alle specifiche disposizioni legislative eregolamentari di recepimento delle direttive comunitarie diprodotto.
Gli organi lavoratori delle macchine e lerelative zone di operazione,.. .se pericolosi..,devono essere protetti o segregati oppureprovvisti di dispositivo di sicurezza.
Direttiva Macchine
La Direttiva Macchine introduce l’obbligo di certificazione “CE” deimacchinari dettando criteri minimi di sicurezza.
Una macchina o attrezzatura, benché costruita nel rispetto deirequisiti di sicurezza previsti dalle normative vigenti (es. marcataCE), è sicura quando è installata, usata e mantenuta a regola d’arteseguendo le istruzioni riportate nel libretto di uso e manutenzione
fornito dal costruttore
Direttiva Macchine
La direttiva macchine ha definito:
Quali sono i requisiti essenziali di sicurezza e
tutela della salute che devono essere
rispettati in tutte le macchine
Gestione del rischio meccanico
Il buon funzionamento dei dispositivi impiegati è anche funzionedell' abilità e dell’addestramento degli operatori fondamentaleassicurarsi che le macchine vengano manovrate e mantenute dapersonale in possesso di una perfetta conoscenza delle tecnichedi lavoro sicuro.
Non è poi possibile garantire che una macchina risulti sicuraqualora:1. venga utilizzata da un non addetto ai lavori,2. venga impiegata per operazioni per cui non è stata costruita,3. venga impiegata in modo non conforme alle prescrizioni delcostruttore, o azionata in condizioni di manutenzioneinsufficiente.
Gestione del rischio meccanico
Altro fattore da tenere in considerazione, è l’ambiente in cui siopera:1. il layout delle macchine;2. lo spazio a disposizione;3. il flusso del lavoro;4. il livello di illuminazione e di rumore;5. il livello di igiene ambientale in genere;
rappresentano parametri da tenere in considerazione nellavalutazione del livello di rischio associato ad una assegnatacondizione lavorativa.
Gestione del rischio meccanico
Riduzione del rischio meccanico mediante
protezioni/ripari (UNII EN 292//1)
La scelta degli organi di protezione è estremamente importante.
Infatti, rappresenta un momento essenziale della progettazione
della macchina ai fini della sua conformità legislativa.
Protezioni fisse
Protezioni fisse assicurano che all’operatore venga impeditol’accesso alle parti pericolose delle macchine.
�Devono essere robuste e in grado di resistere alle
sollecitazioni meccaniche e ambientali.�Vengono assicurate alla struttura della macchina in modo fisso,necessitano un’apposita chiave per permettere l'apertura.�Non può essere considerata fissa una protezione che possaessere disattivata con maniglia o altro dispositivo costantementeinserito.�Nella progettazione della protezione fissa, occorre essere certiche non si creino particolari punti di intrappolamento.
Protezioni assertive
In molti casi, le protezioni fisse presentano idonee aperture alfine di consentire all’operatore l’inserimento del materiale,senza, però permettere alcun accesso alle zone pericolose.
Le protezioni asservite sono collegate ai comandi della macchinae consentono di accedere all’area pericolosa in condizioni disicurezza consentendo di eseguire operazioni che si rendesseronecessarie durante lo svolgimento della lavorazione.
Sono concepite e allestite in modo tale da:1. permettere di avviare la macchina solo quando la protezione
si trova in posizione di chiusura;2. permettere l'apertura della protezione solo a macchina
ferma.
Protezioni assertive: protezioni-comando
Una particolare classe di protezioni asservite, denominataprotezioni-comando, consente un'agevole e rapida assicurazionedelle condizioni di sicurezza ovvero di:1. iniziare il ciclo di lavoro allorquando viene chiusa laprotezione;2.determinare l’arresto immediato della macchina conl'apertura della protezione, anche se non posta nella posizionedi chiusura.
Questi dispositivi protettivi risultano particolarmente efficaciquando il ciclo di lavoro è di breve durata, in quanto semplificanonotevolmente la manovra della macchina, a vantaggio dellasicurezza.
Altri tipi di protezioni
Le protezioni automatiche consentono il funzionamento dellamacchina solo dopo che l'addetto si è allontanato dall’areapericolosa.
I distanziatori sono barriere che impediscono all'operatore diintervenire in zone pericolose.
I ripari regolabili sono utilizzati quando l’accesso alle partipericolose delle macchine non può essere costantementeimpedito, sono facilmente adattabili mediante un idoneo sistemadi regolazione.
I ripari ad autoregolazione, simili ai precedenti, si auto-regolano infunzione della forma e delle dimensioni della parte da proteggere
Dispositivi di intercettazione e blocco
I dispositivi di intercettazione e di blocco regolano la distanzaminima dell'operatore dalle zone pericolose, al di sotto della qualenon consentono l'avviamento della macchina.
Sono normalmente di tipo meccanico (costituiti da uno schermo oda una barriera che viene azionata dalla parte del corpo che siavvicina al punto pericoloso).Comunque, molto spesso sono di tipo fotoelettrico o costituiti dasensori elettrici di pressione o anche da apparecchi a capacitanza oa ultrasuoni.
Dispositivi di intercettazione e blocco
In ogni caso, essi assicurano che:1. sino a quando viene registrata una presenza entro il limite di
sicurezza, la macchina non può essere messa in moto. Una volta cessata l’intercettazione, la macchina può essere riavviata mediante apposito comando;
2. nel caso in cui venga registrata una presenza all'interno del limite di sicurezza, il dispositivo protettivo arresta la macchina
e, se possibile, inverte il moto al fine di allontanare l’organo pericoloso dal limite di sicurezza.
Protezione dai moti residui
Altra importante classe di protezione è quella che protegge glioperatori da eventuali moti residui degli organi della macchinaanche dopo lo spegnimento della macchina.Quando la macchina viene spenta possono sussistere moti residuidovuti all’inerzia degli organi meccanici, la protezione devegarantire l'impossibilità di accedere alle zone pericolose sino aquando i moti residui non siano cessati del tutto.La protezione può essere attuata in diversi modi:1.mediante un dispositivo in grado di assicurare che, dopo lospegnimento della macchina, la protezione resti bloccata sino aquando l'elemento pericoloso non si sia fermato;2.mediante un temporizzatore che regola l’apertura dellaprotezione e, conseguentemente, l’accesso alla zona pericolosa,sino al momento in cui la macchina non si sia arrestatacompletamente.
Misure di prevenzione da adottare
�Tutti gli organi in movimento devonoessere protetti contro i contattiaccidentali. È vietato, pertanto,rimuovere le coperture protettive.
�Gli schermi atti a prevenire il rischio diproiezione di oggetti e frammenti non devonoessere rimossi; ove ciò non sia possibile, sideve minimizzare il rischio utilizzandodispositivi di protezione individuali adeguati(es. occhiali, visiere).
Protezione fissa
Protezione mobile
Misure di prevenzione da adottare
�Non si devono rimuovere i sistemi di captazione e aspirazione di vapori, polveri e liquidi. Prima di iniziare il lavoro si deve controllare che tali sistemi funzionino.
�Verificare che i dispositivi di protezione meccanici ed elettrici siano idonei e attivati
�Dopo la manutenzione e/o pulizia, i dispositivi eventualmente rimossi devono essere immediatamente ripristinati.
Misure di prevenzione da adottare
�Gli organi di azionamentodevono essere manovrabili solo inmodo intenzionale.
�Si deve verificareperiodicamente che il pulsantedi arresto in emergenza dellemacchine sia funzionante. Arresto di emergenza
Misure di prevenzione da adottare
Posizionare le sorgenti luminose al fine di illuminare le macchine in modo idoneo alla lavorazione.Si devono evitare intermittenze, abbagliamenti, ombreed effetti stroboscopici
Non si devono effettuare operazioni di pulizia o manutenzione delle macchine in moto
Misure di prevenzione da adottare
Si devono osservare le prescrizioni impartite:
�dal manuale di uso e manutenzione
�dalla cartellonistica affissa
�dal datore di lavoro o suo delegato
Ripari
Ripari
Elementi della macchina che hannolo scopo di proteggere i lavoratori dalrischio di proiezione e di contatto conorgani mobili pericolosi.
RIPARI FISSI
Garantiscono protezione sufficientesolo se chiusi
RIPARI MOBILI
Garantiscono la sicurezza qualunquesi la posizione del riparo purchèassociati ad un interblocco
Distanze di sicurezza
Distanza di sicurezza
Ha lo scopo di impedire il contattocon gli organi pericolosi dellamacchina tenendo a distanza disicurezza i lavoratori.
Le parti del corpo a cui le distanze disicurezza fanno riferimento sono gliarti superiori ed inferiori in diversemodalità di accesso.
Distanze di sicurezza
Es. Protezione degli arti superiori, in relazione all’accessibilità verso
l’alto
Nel caso gli organi pericolosi siano ad altezze inferiori devono essereinstallati ripari di protezione.
Macchine reparto ricevimento, controllo e
preparazione del tessuto
Macchine reparto ricevimento, controllo e
preparazione del tessuto
Macchina SROTOLATRICE
Nei reparti di controllo qualità perpreparare le pezze per le operazioni divaporizzo e controllo.
Pericoli:
- Impigliamento, trascinamento,schiacciamento, taglio
- Elettrocuzione
Macchine reparto ricevimento, controllo e
preparazione del tessuto
Macchina VAPORIZZO
Usata per ridonare morbidezza e stabilità dimensionale altessuto.
Macchine reparto ricevimento, controllo e
preparazione del tessuto
Macchina VAPORIZZO
Pericoli:
- Presa e trascinamento (presenza di rulli)
- Scottature e bruciature (emissione di vapore)
- Elettrocuzione
Macchine reparto ricevimento, controllo e
preparazione del tessuto
Macchina CONTROLLO TESSUTI
Usata per controllocaratteristiche qualitative deltessuto.
Pericoli:
- Presa e trascinamento(presenza di rulli)
- Elettrocuzione
Macchine reparto ricevimento, controllo e
preparazione del tessuto
Macchina AVVOLGIPEZZA
(ROLLATRICE)
Usata per la formazione delrotolo di pezza (bobina) e percalcolo metraggi tessuto
Pericoli:
- Presa e trascinamento(presenza di rulli)
- Elettrocuzione
Macchine reparto stesura e taglio tessuto
Macchine reparto stesura e taglio tessuto
Macchina RIBALTATRICE
Usata per sollevare le cullecontenenti le pezze da caricaresui nastri trasportatori
Pericoli:
- Impigliamento,trascinamento,schiacciamento, taglio
- Elettrocuzione
Macchine reparto stesura e taglio tessuto
Banchi di stesura e taglio
Il tessuto viene stesomanualmente o tramitemacchine semiautomatiche
Pericoli:
- Impigliamento,trascinamento, e contatto conorgani in movimento
- Elettrocuzione
Macchine reparto stesura e taglio tessuto
Macchina TAGLIERINA
MANUALE VERTICALE
Usata per il taglio verticale delmateriale tessile.
Pericoli:
- Contatto con la lama inmovimento
- Elettrocuzione
Macchine reparto stesura e taglio tessuto
Macchina TAGLIERINA
MANUALE ROTATIVA
Usata per il taglio rotativo delmateriale tessile.
Pericoli:
- Contatto con la lama inmovimento
- Elettrocuzione
Macchine reparto stesura e taglio tessuto
Macchina SEGA A NASTRO
Usata per il taglio dei tessuti
Pericoli:
- Contatto con la lama
- Impigliamento,trascinamento e contattocon il nastro in movimento
- Urto, ferite etrascinamento dellarotazione del pezzo
- Elettrocuzione
Macchine reparto stesura e taglio tessuto
Macchina DA TAGLIO
AUTOMATICA
Attrezzatura computerizzatain grado di tagliare la stoffa intutti i singoli pezzi
Pericoli:
- Contatto con la lama o conla testa di taglio inmovimento
- Elettrocuzione
Macchine reparto stesura e taglio tessuto
Macchina FUSTELLATRICE A
BRACCIO ROTANTE
Si tratta di presse
Pericoli:
- Schiacciamento dovutoall’organo pressore
- Elettrocuzione
Macchine reparto confezionamento del capo
Macchine reparto confezionamento capo
Macchine da cucire
È la più comune,permette di eseguirela maggior parte dellecuciture necessarie
Indicata per operazionisu particolari tubolaricome maniche o gambe
Indicata per operazionisu tridimensionali
Macchine reparto confezionamento capo
Macchina da cucire lineare
Pericoli:
- Contatto con l’utensile: abrasioni,tagli, strappi delle dita
- Elettrocuzione
- Proiezione dei frammenti dell’ago
Macchine reparto confezionamento capo
Macchina da cucire AUTOMATICA
Possiede sistemi di comando che ne regolano ilfunzionamento senza ulteriore intervento dell’operatore
Pericoli:
- Elettrocuzione
Macchine reparto confezionamento capo
Macchina da cucireINCLINATA
Pericoli:
- Contatto con l’utensile
- Pericolo di investimentodell’operatore (lamacchina deve esserefissata in modo chequando inclinata nonpossa cadere)
- Elettrocuzione
Macchine reparto confezionamento capo
Macchina ASOLATRICEAUTOMATICA
Per imbastitura e cucitura finaledell’asola
Pericoli:
- Contatto con l’utensile:abrasioni, tagli, strappi delle dita
- Proiezione dei frammentidell’ago
- Movimento della cinghia ditrasmissione del moto
- Elettrocuzione
Macchine reparto confezionamento capo
Attaccabottoni
Pericoli:
- Contatto con l’utensile: abrasioni,tagli, strappi delle dita
- Elettrocuzione
- Proiezione dei frammenti delbottone e dell’ago
- Rumore
Macchine reparto stiro del capo
Macchine reparto stiro del capo
STIRO DEL CAPO
- esposizione a calore radiante
- Elettrocuzione
- Caldaia a pressione
- Ustione
- Ergonomia
- Rumore
- Microclima caldo-umido
Macchine reparto stiro del capo
ASSE ASPIRANTE SOFFIANTE
Operazione di stiro con azionecombinata della pressione,temperatura ed umidità
Pericoli:
- Esposizione a calore radiante
- Elettrocuzione
- Caldaia a pressione
- Ustione
- Ergonomia
Macchine reparto stiro del capo
PRESSE DA STIRO AUTOAMTICHE
Per stirare tessuti con forma edimensione variabile
Pericoli:
- Esposizione a calore radiante
- Microclima caldo-umido
- Schiacciamento ed ustione artisuperiori
- Elettrocuzione
Macchine reparto stiro del capo
MANICHINO DA STIRO
Pericoli:
- Organi in movimento
- Caldaia a pressione
- Elettrocuzione
Macchine reparto stiro del capo
PRESSE MANUALI E AUTOMATICHEPER APPLICAZIONE TERMOADESIVI
Per applicare rinforzi o decorazioni altessuto.
Pericoli:
- Esposizione a calore radiante
- Microclima caldo-umido
- Esposizione ad agenti chimici
- Schiacciamento ed ustione artisuperiori
- Elettrocuzione
Macchine reparto controllo stoccaggio e
spedizione capo finito
Macchine reparto controllo stoccaggio e
spedizione capo finito
IMPIANTO DI MOVIMENTAZIONE DEI CAPI SU MONORROTAIA OBIROTAIA
Pericoli
- Lavoro in ambiente con attrezzature sospese- Catena in movimento- Elettrocuzione
Macchine reparto controllo stoccaggio e
spedizione capo finito
MAGAZZINO A CAROSELLO
Pericoli
- Catena in movimento
- Elettrocuzione
Macchine reparto controllo stoccaggio e
spedizione capo finito
IMBUSTATRICI AUTOMATICA DEI
CAPI MUNITA DI
TERMOSALDATRICE
Pericoli
- Organi meccanici in movimento
- Parti calde
- Catena in movimento
- Elettrocuzione
- Lavoro in postazioni sopraelevate
Macchine reparto controllo stoccaggio e
spedizione capo finito
NASTRATRICE
Per chiusura scatole di diversoformato
Pericoli
- Organi in movimento
- Elettrocuzione
PremessaSentire bene è importante, perché è soprattutto con l'uditoche restiamo in contatto con il mondo che ci circonda.
Le cose che facciamo abitualmente, con un udito compromesso,non potremmo farle.
L’ipoacusia, ossia la malattia che comporta una riduzione più omeno grave dell’udito, è tra le più diffuse malattie professionali
in Italia.
Per questo motivo il rischio da rumore deve essere conosciutodai lavoratori, così come i metodi per prevenirlo.
Norme e riferimenti legislativi
D. Lgs 81/2008, Titolo VIII, Capo II : Protezione dei lavoratoricontro i rischi di esposizione al rumore durante il lavoro
UNI EN 458 del 2005, “Protettori dell’udito “UNI 9432:2011 - Determinazione del livello di esposizionepersonale al rumore nell’ambiente di lavoro.UNI EN ISO 9612:2011 Acustica – Determinazionedell’esposizione al rumore negli ambienti di lavoro (Metodotecnico progettuale).UNI/TR 11347 Modello di programma aziendale di riduzionedell’esposizione (“PARE”) al rumore nei luoghi di lavoro.
Definizioni
Rumore (suono): una oscillazione di pressione che si propaga in un mezzoelastico, che può essere:
Gassoso - Aria;Liquido - Acqua;Solido - Acciaio, calcestruzzo, muratura ecc…
Pressione acustica di picco (Ppeak): valore massimo della pressione acustica
istantanea ponderata in frequenza «C»;
Livello di esposizione giornaliera al rumore (LEX,8h): valore medio, ponderato in funzione del tempo, dei livelli di esposizione al rumore per una giornata lavorativa di otto ore;
Livello di esposizione settimanale al rumore (LEX,W): valore medio, ponderato in funzione del tempo, dei livelli di esposizione giornaliera al rumore per una settimana di 5 giornate di otto ore.
Definizioni
Il campo di udibilità dell’uomo è compreso tra 20 e 130/140 decibel.
L‘”unità di misura” del rumore è il decibel (dB)
L’orecchio ed il suono
Nelle persone normale con udito
normale, l’orecchio esterno capta le
onde sonore convogliandole lungo il
condotto uditivo esterno. Le onde
sonore mettono in vibrazione la
membrana del timpano. Il sistema
uditivo ha il compito di trasformare le
onde sonore in impulsi nervosi che il
cervello è in grado di interpretare
come suoni.
Valutazione del rischio
Lavorare in ambienti con rumorosità elevata può portare alla
irreversibile diminuzione della capacità di udito (ipoacusia).
In maniera meno evidente possono manifestarsi disturbi del
sistema nervoso (ansietà, agitazione, disturbi del sonno o
dell’attenzione), circolatorio e digestivo.
o Con un esame come l’audiometria è possibile diagnosticare
la ipoacusia già in fase iniziale!!!!
Effetti del rumore
EFFETTI UDITIVI, quelli che interessano direttamenteil nostro udito
EFFETTI EXTRAUDITIVI, quelli che interessano altre parti del corpo
Definizioni
SOMMA DI RUMORI
Il decibel è una ”unità di misura” apparentemente strana …, al raddoppio del numero delle sorgenti di rumore di pari intensità corrisponde un aumento di 3 dB del livello di rumore.
Valutazione del rischio
Art. 189 - Valori limite di esposizione e valori di azione
I valori limite di esposizione e i valori di azione, in relazione al livello di esposizione giornaliera al rumore e alla pressione acustica di picco, sono fissati a:
Livello di Esposizione
giornaliera LEX, 8h
Pressione acustica di
Picco Ppeak
Valori limite di esposizione
87 dB(A) 200 Pa = 140 dB(C)
Valori superiori di azione
85 dB(A) 140 Pa = 137 dB(C)
Valori inferiori di azione
80 dB(A) 112 Pa = 135 dB(C)
Valutazione del rischio
In particolare:
Sotto la soglia di 80 dBA (limite inferiore d’azione):
Nessun adempimento se non l’obbligo per il datore di lavoro di fare la
valutazione del rischio rumore anche non strumentale. RISCHIO IRRILEVANTE
Tra 80 dBA e 85 dBA (limite superiore d’azione):
la valutazione deve essere accompagnata da misurazioni strumentali del
rumore; scatta l'obbligo di informare e formare i lavoratori sui rischi uditivi,
sulle misure di abbattimento e di protezione, sui i dispositivi protezione
individuali, sui controlli sanitari, sui risultati della valutazione
Effettuata. Su richiesta dei lavoratori e conferma del medico competente, è
disposto il controllo sanitario. RISCHIO BASSO
Valutazione del rischio
Tra 85 dBA e 87 dBA
Predisposizione dei mezzi individuali di protezione (senza obbligo di
utilizzo). Informazione dei lavoratori a cura del datore di lavoro sull’uso
corretto dei mezzi individuali di protezione e sull’uso corretto di utensili,
macchine e apparecchiature ai fini della riduzione al minimo dei rischi
dell’udito.
Controllo sanitario periodico con intervalli non superiori ai due anni.
RISCHIO MEDIO
Valutazione del rischio
Oltre la soglia di 87 dBA (valore limite di esposizione)
Segnaletica appropriata, Perimetrazione e Limitazione di accesso all’area
interessata dal superamento. Obbligo di utilizzo dispositivi di protezione
individuale. Controllo sanitario periodico con intervalli non superiori ad
un anno. Verifica che con l’attenuazione del rumore con i dispositivi di
protezione individuali l’esposizione dei lavoratori risulti inferiore alla
soglia limite di 87 dBA. RISCHIO ALTO
Valutazione del rischio
In generale:
Il rumore in un ambiente di lavoro deve essere il più basso possibile,
compatibilmente con il tipo di lavorazione effettuata.
Nella scelta delle attrezzature occorre orientarsi verso quelle che
producono minore rumore.
Si deve intervenire sulle macchine o sugli utensili esistenti e sui locali in
modo da limitare l’emissione di rumore e da ridurne la diffusione
Protezione dell’udito
Dove non sia possibile intervenire direttamente alla fonte o dove gliinterventi, per la natura stessa delle lavorazioni, non permettano diridurre ulteriormente il rumore, si doteranno i lavoratori di idonei mezzi
di protezione (DPI: cuffie antirumore e/o tappi).
Attenuazione (SNR)
136
Protezione dell’udito
È necessario che l’utilizzatore sia addestrato e formato sul corretto
indossamento dell’otoprotettore, in quanto un indossamento scorretto fa
calare anche pesantemente la prestazione del DPI; da questo punto di
vista, le cuffie sono meno critiche rispetto agli inserti. La norma EN 458
fornisce anche le indicazioni per una corretta cura e manutenzione degli
otoprotettori:
i DPI devono essere maneggiati sempre con le mani pulite, evitando
contaminazioni con liquidi o polveri, spesso causa di irritazioni cutanee;
per i DPI riutilizzabili è importante una regolare manutenzione e pulizia;
Protezione dell’udito
gli inserti monouso non vanno riutilizzati, mentre gli altri tipi di inserto
vanno lavati con cura prima di indossarli;
il DPI riutilizzabile deve essere indossato sempre dalla medesima persona;
è però possibile far utilizzare cuffie da più lavoratori ricorrendo a
coperture monouso per i cuscinetti;
i DPI vanno conservati secondo le istruzioni fornite dal fabbricante, vanno
ispezionati frequentemente per identificare difetti e danneggiamenti;
i cuscinetti delle cuffie vanno sostituiti quando consumati, così come gli
archetti deformati.
1. Con le mani pulite premere e ruotare il tappo tra le dita fino a ridurne il più possibile il diametro
2. Per inserire il tappo più facilmente, tirare leggermente la parte superiore dell’orecchio con la mano opposta così da raddrizzare il condotto uditivo. Quindi inserire il tappo
1
2
3. Mantenere il tappo in posizione finché non si è completamente espanso
3
4. Il tappo ora è correttamente inserito4
Gli inserti monouso vanno gettati dopo essere stati tolti dall'orecchio
COME INDOSSARLI (ESEMPIO):
Inserti EN 352-2
Anno 2008 Dispositivi di protezione individuale v0.1 140
Cuffie EN 352-1
Rumore Settore Tessile
Nel comparto abbigliamento il livello di esposizione al rumorerisulta mediamente contenuto tra gli 80 e gli 85 dBA e ancheinferiore.
In particolare può risultare moderatamente rumorosa l’attivitàdio taglio del tessuto per la vicinanza dell’operatore allamacchina, e le attività in reparti dove operanocontemporaneamente e affiancate macchine attaccabottoni, dacucire, taglia e cuci con organi meccanici in movimento nonregolarmente lubrificati.
Fasi di lavoro e rischio Rumore
FASE TAGLIO DEL TESSUTO
macchine da taglio: valoriinferiori a quelli cheprevedono l’obbligo di MPP,ma che possono provocaredisturbi extrauditivi
FASE CONFEZIONAMETO
CAPO
macchine da cucire, macchinaattacca bottoni e taglia-cuci i
Fasi di lavoro e rischio Rumore
FASE DI STIRO
Rumore basso
FASE DI CONTROLLO – STOCCAGGIO –
SPEDIZIONE
Rumore: per macchine imbustatrici,termosaldatrici e impiantomovimentazione capi
FASE TAGLIO DEL TESSUTO
macchine da taglio: valori inferiori a quelliche prevedono l’obbligo di MPP, ma chepossono provocare disturbi extrauditivi
Premessa
L’esposizione umana a vibrazioni meccaniche può rappresentareun fattore di rischio rilevante per i lavoratori esposti.L’angiopatia (malattia dei vasi sanguigni o linfatici) el’osteoartropatia (lesione alle articolazioni) da vibranti sonoriconosciute come malattie professionali dalla Commissionedell’U.E. e dalla legislazione del nostro Paese dal D.P.R. 336/94
Definizioni
Le vibrazioni sono oscillazioni
meccaniche generate da onde
di pressione che si trasmettono
attraverso corpi solidi. In
definitiva le vibrazioni sono
oscillazioni di un corpo intorno
alla propria posizione di
equilibrio.
Definizioni
La forza può variare nel tempo con regolarità, come nel caso di un motore
rotativo, oppure in modo caotico, come nel caso dei sobbalzi di un veicolo che
percorre una strada dissestata.
Effetti nocivi delle vibrazioni
La nocività delle vibrazioni dipende dalle caratteristiche e dalle condizioni in cui
vengono trasmesse:
- estensione della zona di contatto con l’oggetto che vibra (mani, piedi, glutei
ecc)
- Frequenza della vibrazione
- Direzione di propagazione
- Tempo di esposizione
Gli effetti nocivi interessano principalmente le ossa e le articolazioni della
mano, del polso e del gomito; sono anche facilmente riscontrabili affaticamento
psicofisico e problemi di circolazione.
Tipologie di esposizione alle vibrazioni
Le vibrazioni sono trasmesse all'organismo attraverso dei punti dicontatto tra il mezzo vibrante ed il corpo del lavoratore.
Vibrazioni al sistema mano braccio (HAV)-mani: impugnano un attrezzo vibrante (martello demolitore, impugnature o leverismi)
Vibrazioni al corpo intero (WBV)- piedi: appoggiano sulla superficie vibrante (pedana)- seduti: a contatto con un sedile
Effetti delle vibrazioni
All’interno del corpo umano le vibrazioni vengono trasmesse dalle ossa e dallearticolazioni, fungono invece da “smorzatori” la pelle, il sistema sottocutaneoed i muscoli.
Vibrazioni mano – braccio, QUALI SONO I DANNI?
L’esposizione a vibrazioni mano-braccio generate da utensili portatili e/o da manufatti impugnati e lavorati su macchinario fisso è associata ad un aumentato rischio di insorgenza di lesioni:
vascolari;
neurologiche;
muscolo-scheletriche.
L’insieme di tali lesioni è definito Sindrome da Vibrazioni Mano-Braccio (Angioneurosi).
Effetti delle vibrazioni
I sintomi si manifestano con un senso di fastidio alle mani e allearticolazioni: intorpidimento, formicolii, piccoli problemifunzionali, che evolvono successivamente in:
• senso del tatto e percezione del caldo e del freddodanneggiati;
• riduzione della forza prensile e perdita della destrezzamanuale;
• attacchi del fenomeno del “dito bianco” provocatidall’esposizione al freddo o all’umidità;
• fitte dolorose alle mani e alle braccia
Effetti delle vibrazioni
Vibrazioni corpo intero , QUALI SONO I DANNI?
L’esposizione a vibrazioni corpo intero generate dalla conduzione di mezzi di trasporto o movimentazione può dar luogo a danni quali:
Patologie del rachide lombare;
Disturbi cervico – branchiali (collo, spalla);
Disturbi gastro intestinali;
Disturbi circolatori.
Le correlazioni tra i suddetti disturbi e le vibrazioni corpo intero sono tuttavia dimostrati solo parzialmente.
Valutazione del rischioArt. 201 - Valori limite di esposizione e valori di azione
Per le vibrazioni trasmesse al sistema mano-braccio:
•Il valore limite giornaliero di esposizione normalizzato a un periodo di riferimento di 8 ore è fissato a 5 m/s2, mentre su periodi brevi è pari a 20
m/s2(*);
•Il valore d’azione giornaliero normalizzato a un periodo di riferimento di 8 ore, che fa scattare l’azione è fissato a 2,5 m/s2 .
Per le vibrazioni trasmesse al corpo intero:
•Il valore limite giornaliero di esposizione normalizzato a un periodo di riferimento di 8 ore è fissato a 1,00 m/s2, mentre su periodi brevi è pari a 1,50 m/s2.
•Il valore d’azione giornaliero normalizzato a un periodo di riferimento di 8 ore, che fa scattare l ’azione è fissato a 0,5 m/s2.
Misure di prevenzione e protezione
In base alla valutazione dei rischi di cui all'articolo 4,quando sono superati i valori d'azione, il datore di lavoro elabora eapplica un programma di misure tecniche o organizzative, volte aridurre al minimo l'esposizione e i rischi che ne conseguono,considerando in particolare:• altri metodi di lavoro che richiedono una minore esposizione avibrazioni meccaniche;• la scelta di attrezzature di lavoro adeguate concepite nel rispettodei principi ergonomici e che producono, tenuto conto del lavoro dasvolgere, il minor livello possibile di vibrazioni;
• la fornitura di attrezzature accessorie per ridurre i rischi di lesioni provocate dalle vibrazioni (sedili,maniglie , guanti)• adeguati programmi di manutenzione delle attrezzature di lavoro;• l'adeguata informazione e formazione dei lavoratori
Dispositivi di Protezione Individuale
DPI- HAV
Guanti «antivibranti»: oltre ai benefici in termini di protezuione delle
mani dai rischi meccanici, dalle temperature esterne , dai rischi chimici
e dall’umidità, possono ridurre la trasmissione delle vibrazioni alle mani
Dispositivi di Protezione Individuale
DPI- WBV
Non esistono dei DPI comunemente intesi. La principale misura di
tutela rimane l’utilizzo di dispositivi accessori (es. Silent Block) per la
riduzione delle vibrazioni sui sedili di guida.
Rischio Vibrazioni nel Settore Tessile
Nel comparto abbigliamento le principali fonti di vibrazioni alsistema mano-braccio, in particolare dei polsi e dei gomiti sonole taglierine elettriche manuali per tessuto
Fasi di lavoro e Rischio Vibrazioni
FASE TAGLIO TESSUTO patologie da sovraccarico biomeccanicoarto superiore (sindrome di Raynaud) per uso prolungatotaglierine che trasmettono vibrazioni al sistema mano-braccio.
IL RISCHIO CHIMICO
Titolo IX – Sostanze Pericolose
Capo I – Protezione da agenti chimici
158
Definizioni
Art. 222 del D.Lgs. 81/08 e s.m.i.
Agenti chimici: tutti gli elementi o composti chimici, sia da soli sia nei loro
miscugli, allo stato naturale o ottenuti, utilizzati o smaltiti, compreso lo
smaltimento come rifiuti, mediante qualsiasi attività lavorativa, siano essi
prodotti intenzionalmente o no e siano immessi o no sul mercato.
Attività che comporta la presenza di agenti chimici: ogni attività lavorativa in
cui sono utilizzati agenti chimici, o se ne prevede l’utilizzo, in ogni tipo di
procedimento, compresi la produzione, la manipolazione,
l’immagazzinamento, il trasporto o l’eliminazione e il trattamento dei rifiuti, o
che risultino da tale attività lavorativa.
159
La valutazione dei rischi
Art. 233 D.Lgs. 81/08 e s.m.i.
Nella valutazione di cui all'art. 28 del D.Lgs. 81/08, il datore di lavoro
determina, preliminarmente, l'eventuale presenza di agenti chimici pericolosi
sul luogo di lavoro e valuta, anche, i rischi per la sicurezza e la salute dei
lavoratori prendendo in considerazione in particolare:
• le loro proprietà pericolose;
• le informazioni sulla salute e sicurezza, comunicate, dal responsabile
dell'immissione sul mercato, tramite la relativa scheda di sicurezza;
• il livello, il modo e la durata dell'esposizione;
160
La valutazione dei rischi
Art. 233 D.Lgs. 81/08 e s.m.i.
• le circostanze in cui viene svolto il lavoro in presenza di tali agenti, tenuto
conto della quantità delle sostanze e dei preparati che li contengono o li
possono generare;
• i valori limite di esposizione professionale o i valori limite biologici
secondo l’elenco riportato negli Allegati XXXVIII e XXXIX;
• gli effetti delle misure preventive e protettive adottate o da adottare;
• se disponibili, le conclusioni tratte da eventuali azioni di sorveglianza
sanitaria già intraprese.
161
La valutazione del rischio secondo il T.U.
All’esito della valutazione il rischio chimico potrà essere:
RISCHIO CHIMICO PER LA SICUREZZA
RISCHIO CHIMICO PER LA SALUTE
162
BASSO
NON BASSO
IRRILEVANTE
NON IRRILEVANTE
I rischi sull’uomo
I rischi sull’uomo derivanti dall’utilizzo di prodotti chimici dipendono da:
• tipologia d’interazione col corpo umano;
• la natura dei prodotti;
• l’intensità e la durata dell’esposizione;
• la sensibilità personale dell’individuo esposto;
• le modalità d’impiego e le misure di prevenzione adottate.
163
Tipologia di interazione con l’organismo umano
Le vie attraverso le quali gli agenti chimici si possono introdurre nell'organismo
sono:
• Inalazione: le sostanze pericolose passano al sistema respiratorio, quindi a
quello circolatorio ed infine agli organi;
• Contatto e penetrazione attraverso la cute o le mucose: può portare ad un
effetto locale o ad un accumulo negli strati grassi, quindi nel sangue ed infine
negli organi;
• Ingestione:, causa il passaggio dalle labbra/bocca al sistema digestivo e quindi
agli organi dell’agente trattato. In genere le cause sono da ascrivere alla scarsa
igiene o a errate procedure di manipolazione.
164
Effetti sull’uomo
Effetti acuti: quando l'insieme degli effetti si manifesta entro un tempo
breve e predeterminato dalla somministrazione o dal contatto con la
sostanza. Il danno si verifica immediatamente dopo l’esposizione ed è
generalmente proporzionale alla quantità ed alla concentrazione
(Aggressive, nocive e tossiche).
Effetti cronici: quando gli effetti si manifestano a lungo termine (mesi o
anni) a carico di organi e tessuti dovuti a particolari esposizioni. Il danno
si verifica tempo dopo l’esposizione (anche anni) e dopo ripetute
esposizioni. Il danno è proporzionale alla quantità assunta ed al numero
delle esposizioni ma si verifica anche per basse quantità (Nocive,
cancerogene).
165
Intensità e durata dell’esposizione
Valori limite di esposizione: livelli di riferimento che sono stati fissati per la
maggior parte delle sostanze chimiche presenti negli ambienti lavorativi.
I più importanti valori limite di esposizione sono i cosiddetti “TLV ” ed indicano le
concentrazioni delle sostanze disperse nell’aria alle quali si ritiene che la maggior
parte dei lavoratori possa rimanere esposta ripetutamente senza alcun effetto
negativo per la salute.
166
• TLV-TWA: è il valore limite per esposizioni prolungate nel
tempo (è il limite più importante).
• TLV-STEL: è il valore limite per esposizioni di breve durata.
• TLV-C : è il valore limite di soglia massimo. Rappresenta quella
concentrazione che non può essere mai superata durante tutto
il turno lavorativo neanche per un istante.
Sensibilità individuale
La risposta a stimoli esterni non è costante per tutti gli individui.
Vi sono individui che presentano una particolare sensibilità ad alcuni agenti
nocivi.
Ciò è dovuto a varie cause come l’ipersensibilità di tipo allergico (atopia), carenze
enzimatiche.
I valori limite di esposizione di solito non tengono in considerazione anche la
possibilità di variazioni individuali nelle risposte. Per questo motivo, i limiti di
esposizione vanno considerati come “accettabili” e non come “sicuri” per
impedire un danno alla salute.
167
Misure di prevenzione
I rischi derivanti da agenti chimici pericolosi devono essere eliminati o ridotti al minimo
mediante le seguenti misure:
• progettazione e organizzazione dei sistemi di lavorazione sul luogo di lavoro;
• fornitura di attrezzature idonee per il lavoro specifico e relative procedure di
manutenzione adeguate;
• riduzione al minimo del numero di lavoratori che sono o potrebbero essere esposti;
• riduzione al minimo della durata e dell'intensità dell'esposizione;
• misure igieniche adeguate;
• riduzione al minimo della quantità di agenti presenti sul luogo di lavoro in funzione
delle necessità della lavorazione;
• metodi di lavoro appropriati, comprese le disposizioni che garantiscono la sicurezza
nella manipolazione, nell'immagazzinamento e nel trasporto sul luogo di lavoro di
agenti chimici pericolosi nonché dei rifiuti che contengono detti agenti chimici.
168
Misure di prevenzioneModalità di stoccaggio
• Tutti i prodotti e/o agenti chimici devono essere conservati nelle confezioni originali;
• qualora sia necessario travasare un agente chimico, il recipiente deve essere
etichettato in modo tale da riportare le indicazioni presenti sul contenitore originale
e che queste siano leggibili anche a distanza di tempo;
• tutti i recipienti contenenti agenti chimici devono essere accuratamente etichettati,
sulle etichette devono essere riportate tutte le indicazioni obbligatorie per legge
(nome della sostanza, pittogrammi, frasi di rischio R, consigli di prudenza S,
indicazioni relative al fornitore e massa o volume del contenuto)
• tutti gli agenti chimici devono essere corredati della apposita scheda dati di sicurezza,
conservata in luogo noto ed accessibile a tutti;
• lo stoccaggio deve rispettare le condizioni riportate sulla schede di sicurezza dello
specifico agente chimico;
169
Misure di prevenzioneModalità di stoccaggio
• Devono essere presenti solamente quantitativi di agenti chimici necessari all’attività
in corso.
• Gli agenti chimici pericolosi, non utilizzati per l’attività in corso, devono essere
conservati in armadi di sicurezza o scaffali.
• I contenitori degli agenti chimici devono essere sempre richiusi dopo l'uso e riposti
negli appositi armadi o scaffali.
• Periodicamente, deve essere verificata l'integrità dei contenitori per evitare perdite e
diffusioni di sostanze pericolose nell'ambiente.
• Durante la movimentazione dei contenitori, essi devono essere chiusi e gli operatori
devono indossare guanti adeguati alla pericolosità dell’agente chimico.
• Gli agenti chimici pericolosi non devono essere stoccati: sul pavimento,
• sui banchi di lavoro e sotto cappa.
170
Misure di prevenzioneModalità di stoccaggio
Gli agenti chimici devono essere disposti in modo tale che:
• gli agenti corrosivi, caustici e irritanti si trovino al di sotto del livello degli
occhi;
• nei ripiani inferiori trovino posto i contenitori più grandi e le sostanze più
pericolose;
• i contenitori non siano ammassati uno sopra l’altro e non sovraccarichino il
ripiano;
• siano rispettate le eventuali indicazioni particolari indicate nella scheda di
sicurezza (voce Manipolazione e Stoccaggio);
• siano rispettate le reciproche incompatibilità (vedi schede di sicurezza);
• siano al riparo dall’azione diretta dei raggi solari e da altre fonti di calore.
171
Dispositivi di Protezione Individuale (DPI)Guanti
I guanti devono essere certificati secondo il D.Lgs 475/92, quindi sono soggetti alla
marcatura CE.
Per la protezione da rischi chimici il guanto deve essere scelto in base all’indice di
degradazione (a contatto con la sostanza manipolata) ed in base alla prova di permeazione
(passaggio dell’inquinante attraverso il dispositivo).
SCELTA DEL MATERIALE
172
Materie Prime
Caratteristiche
LATTICE NATURALE NOEPRENE NITRILE PVC
Punti Forti Eccellente flessibilità e resistenza allo strappo. Buona resistenza a numerosi acidi e chetoni
Resistenza chimica polivalente: acidi, solventi alifatici.Buona resistenza alla luce solare e all’ozono.
Ottima resistenza all’abrasione e alla perforazione.Ottima resistenza ai derivati da idrocarburi.
Buona resistenza agli acidi e alle basi.
Precauzioni d’uso
Evitare il contatto con oli, grassi e derivati da idrocarburi
Evitare il contatto con oli, grassi e derivati da idrocarburi
Evitare il contatto con solventi contenentichetoni, con acidi ossidanti e con prodotti organici azotati
Debole resistenza meccanica. Evitare il contatto con solventi contenenti chetoni e con solventi aromatici.
Dispositivi di Protezione Individuale (DPI)Guanti – indicazioni per l’uso
• I guanti monouso non devono mai essere riutilizzati.
• Tutti i tipi di guanto proteggono solo per un breve periodo in quanto nel tempo tutti consentono
la permeazione dei reagenti chimici.
• Devono essere indossati tutte le volte che esiste un potenziale rischio di contatto con la pelle.
• Il tipo di guanti da utilizzare deve essere specificato nelle procedure operative.
• I guanti devono essere tolti prima di toccare superfici che non devono essere contaminate
• (ad esempio cornetta del telefono, maniglie di porte,…..).
• Prima dell’utilizzo occorre controllare l’integrità dei guanti.
• I guanti devono essere tolti rovesciandoli.
• I guanti non monouso devono essere sostituiti periodicamente in funzione della frequenza di
utilizzo.
• Dopo essersi levati i guanti è necessario lavarsi le mani.
• In caso di versamento sui guanti è necessario toglierseli e lavarsi subito le mani.
• Prima dell’uso verificare, gonfiandolo, le condizioni di integrità del guanto.
173
I dispositivi di protezione delle mani e delle braccia previsti sono:
- guanti contro le aggressioni meccaniche (perforazioni, tagli,vibrazioni, ecc.), contro le aggressioni chimiche, per elettricisti eantitermici;- guanti a sacco;- ditali;- manicotti;- fasce di protezione dei polsi;- guanti a mezze dita;- manopole.
I guanti di protezione devono essere adeguati ai rischi da prevenire e rispondere
alle condizioni esistenti sul posto di lavoro. Essi, inoltre, devono tener conto
delle esigenze ergonomiche e poter essere adattati alle necessità del lavoratore.
Protezione arti superiori - GUANTI
Come per tutti i dispositivi di protezione individuale, anche i guanti devono esserecertificati secondo il D.Lgs 475/92, quindi sono soggetti alla marcatura CE.
Ciascun guanto di protezione deve essere marcato con le seguenti informazioni :
a) Nome, marchio o altro mezzo di identificazione del fabbricanteb) Designazione del guanto ( nome commerciale o codice ).c) Indicazione della taglia.d) Se necessario, marcatura con data di obdolescenza (scadenza).
Protezione arti superiori - GUANTI
Guanti
176
177
178
Offesa agli occhi
occhiali, visiere o schermi
appropriati
Gli occhiali, gli schermi e le visiere sono dispositivi che servono aprevenire infortuni agli occhi causati da agenti meccanici, chimici,termici, o da radiazioni (visibili, ultraviolette, infrarosse, ionizzanti, laser)
Protezione degli occhi e del viso
Protezione degli Occhi
I principali dispositivi di protezione degli occhi sono:
- Occhiali a stanghetta con o senza protezione laterale.- Occhiale a mascherina ad elastico- Visiere a casco- Schermi a mano- Maschere a casco
Per la scelta degli occhiali necessari in presenza del rischio chimico occorre rispettare le indicazioni sotto riportate:• gli occhiali di sicurezza devono avere gli schermi laterali;• gli schermi facciali o maschere protettive sono richiesti nel caso travasi di materiali
corrosivi o liquidi pericolosi in grandi quantità e non sotto cappa chimica:• chi indossa lenti a contatto deve essere informato dei particolari rischi che comportano
(ad esempio assorbimento di agenti chimici dall’aria).
180
I filtri ed i respiratori a filtro antipolvere sono suddivisi in tre classi inbase all’efficienza filtrante:
facciali filtranti FFP1 - filtri P1 - THP1, TMP1 BASSA EFFICIENZA
facciali filtranti FFP1 - filtri P2 - THP2, TMP2 MEDIA EFFICIENZA
facciali filtranti FFP1 - filtri P3 - THP3, TMP3 ALTA EFFICIENZA
I respiratori e filtri di media ed alta efficienza sono inoltre differenziatisecondo la loro idoneità a trattenere particelle solide o solide e liquide,per cui si ha:
⇒ classe S: protezione da aerosol solidi e nebbie baseacquosa (sospensione di particelle solide in acqua);⇒ classe SL: protezione anche da nebbie base organica.
Protezione delle vie respiratorie
Le tre tipologie di filtro:
Protezione delle vie respiratorie
PER INDIVIDUARE IL GIUSTO DISPOSITIVO BISOGNA CHIEDERSI:
C’E’ SUFFICIENTE OSSIGENO?
ARIA + INQUINANTE
Si ← 02 > 17% → No
DISPOSITIVI A FILTRO RESPIRATORI ISOLANTI
↓ ↓
- ANTIPOLVERE - AUTONOMI
- ANTIGAS - NON AUTONOMI
- COMBINATI
A.P.V.R.
184
QUALI SONO LE DIFFERENZE ?
DISPOSITIVI A FILTRO RESPIRATORI ISOLANTISono dispositivi che consentono Sono dispositivi che consentono
di respirare l’aria di respirare aria proveniente da
ambiente debitamente filtrata. una sorgente incontaminata.
⇩ ⇩- FACCIALI FILTRANTI - AUTORESPIRATORI CON BOMBOLA
- SEMIMASCHERE CON FILTRO - RESPIRATORI CON ADD.ARIA ESTERNA
- MASCHERE INTERE CON FILTRO
A.P.V.R.
185
ETICHETTATURA
Le nuove regole per l’etichettatura dei prodotti chimici
186
Etichettatura
Ogni produttore o esportatore deve dotare le singole sostanze o i preparati di
una etichetta di pericolo.
L’etichetta deve avere forma e contenuti standard e deve essere di dimensioni
proporzionali al contenitore dove deve essere affissa.
187
Nuovo Regolamento Europeo C.L.P
Regolamento (CE) n. 1272/2008
È entrato in vigore il 20/1/2009
Incorpora i criteri di classificazione ed etichettatura, i simboli e le avvertenze
concordate a livello globale (GHS)
CAMPO DI APPLICAZIONE
Tutte le sostanze chimiche e miscele pericolose, compresi i biocidi, gli
antiparassitari, senza limiti di quantità prodotte per anno.
Esclusi i preparati (miscele) che ricadono sotto altra normativa europea (es.
farmaci, dispositivi medici, alimenti e mangimi e cosmetici) e le sostanze
radioattive
188
I cambiamenti apportati
Terminologia
• Miscela, non più preparato
• Classe di pericolo, non più categoria di pericolo: definisce la natura del
pericolo (fisico, per la salute o per l’ambiente)
• Classe di pericolo suddivisibile in categorie, che specificano la gravità del
pericolo
• Indicazione di pericolo (esplosivo, corrosivo ecc): non ha equivalenza
all’inetrno del CLP
189
I cambiamenti apportati
Etichettatura
• Le indicazioni di pericolo sono
sostituite da un avviso
• Si aggiungono pittogrammi,
simboli di pericolo
• Cambiano le frasi di rischio
(pericolo)
• Consiglio di prudenza
• Parole «pericolo» o «attenzione»
• Armonizzazione degli ammonimenti
verbali de inserimento di codici
• Sintetizzano le azioni da
intraprendere in caso di esposizione
190
I nuovi simboli (pittogrammi)
191
Cornice
Simbolo
Colore
Natura dei prodotti
ESPLOSIVI: prodotti che possono esplodere per effetto della fiamma o che sono
sensibili agli urti e agli attriti più del dinitrobenzene (es. tritolo)
COMBURENTI: prodotti che a contatto con altre sostanze, soprattutto se
infiammabili, provocano una forte reazione esotermica (es. ossigeno)
192
Natura dei prodotti
INFIAMMABILI: comprende tutti i prodotti che precedentemente erano suddivisi
tra infiammabili ed altamente/estremamente infiammabili
e
CORROSIVI: prodotti che a contatto la pelle e le mucose possono esercitare
un’azione distruttiva
193
Natura dei prodotti
IRRITANTI e NOCIVI
e
TOSSICI e MOLTO TOSSICI
e
PERICOLOSO PER L’AMBIENTE
194
Natura dei prodotti
Nuovi simboli
195
Indicazioni di pericolo e consigli di Prudenza
Le frasi di Rischio ʺ R ʺ ed i consigli di Prudenza ʺSʺ sono sostituiti da:
• Le indicazioni di pericolo H: descrivono, in forma sintetica, i rischi potenziali
associati all’impiego del prodotto
• I consigli di prudenza P: descrivono le comuni norme di sicurezza da adottare
per minimizzare i rischi potenziali associati all’impiego del prodotto.
196
Indicazioni di Pericolo (H) Consigli di Prudenza (P)
H2.. Pericoli chimico-fisici P1.. Carattere generale
H3.. Pericoli per la salute P2.. Prevenzione
H4.. Pericoli per l’ambiente P3.. Reazione
P4.. Conservazione
P5.. Smaltimento
Schede di sicurezza
La scheda informativa di sicurezza deve comportare le seguenti
voci obbligatorie:
1. Elementi identificativi della sostanza o del preparato e della
società/impresa; devono essere indicati gli elementi indicatori della
sostanza o del preparato e il nome, l’indirizzo e il numero di telefono
dell’entità giuridica responsabile dell’immissione sul mercato
2. Composizione/informazione sugli ingredienti; devono essere citate le
sostanze classificate pericolose per la salute e le sostanze che, pur non
essendo classificate hanno limiti di concentrazione
3. Indicazione dei pericoli; informazioni sintetiche dei rischi che presenta
la sostanza o il preparato
4. Misure di pronto soccorso; si dovranno specificare, per le possibili vie di
esposizione, le azioni immediato soccorso da portare all’infortunato
197
Schede di sicurezza
5. Misure antincendio; le indicazioni da fornire dovranno mettere in grado, chi deve
intervenire in caso d’incendio, di effettuare l’operazione in modo corretto e sicuro.
Dovranno essere evidenziati i mezzi estinguenti che non devono essere utilizzati per
ragioni di sicurezza
6. Misure in caso di fuoriuscita accidentale; devono essere indicate le informazioni utili
per l’utilizzatore inerenti le precauzioni individuali, ambientali e i metodi di pulizia e
raccolta da adottare, con particolare enfasi quando si tratta di misure che si
differenziano dalle normali buone pratiche operative
7. Manipolazione e stoccaggio; devono essere fornite le precauzioni di tipo
impiantistico e procedurale da adottare per una manipolazione sicura del prodotto e
le condizioni da attuare per assicurare lo stoccaggio in sicurezza del prodotto
8. Controllo dell’esposizione/protezione individuale; devono essere indicate le
informazioni di natura tecnica da attuare per evitare l’esposizione, la natura dei mezzi
protettivi da utilizzare, le misure di igiene specifiche, eventuali parametri di controllo
dei componenti, quali: limiti di esposizione, standard, biologici, ecc.198
Schede di sicurezza
13. Considerazioni sullo smaltimento; devono essere fornite informazioni sulle modalità
di manipolazione e smaltimento dei residui, derivati sia dall’eccedenza del prodotto tal
quale non utilizzato di cui ci si debba disfare, sia dall’utilizzazione prevedibile dello
stesso
14. Informazioni sul trasporto; dovranno essere citate le varie codifiche per i diversi tipi di
trasporto (ADR, RID, ecc.)
15. Informazioni sulla regolamentazione; devono essere riportate le informazioni che
figurano sull’etichetta, devono inoltre essere indicate le disposizioni comunitarie (e le
norme nazionali di recepimento)
16. Altre informazioni; potranno essere riportate informazioni ritenute di interesse, non
riprese da altri punti.
GLI ELEMENTI RIPORTATI NELLA SCHEDA SERVONO ALLA VALUTAZIONE
DEI RISCHI A GESTIRE IL PRODOTTO E A FRONTEGGIARE LE EVENTUALI
SITUAZIONI DI EMERGENZA. 199
Attenzione
Qualsiasi prodotto chimico deve essere oggetto di specifica
attenzione e di completa conoscenza da parte della persona che
intende utilizzarlo. Troppo spesso la routine abbassa
eccessivamente la soglia di attenzione e di consapevolezza del
rischio.
200
Attenzione!
Attenzione
Prima di utilizzare una sostanza NON conosciuta
verificare quanto riportato nell’etichetta
rinvenibile sul contenitore.
Se vi sono indicazioni circa una particolare
pericolosità del prodotto non impiegare lo stesso
prima di aver acquisito e consultato la scheda di
sicurezza dal fornitore il quale, si ricorda, è
obbligato a fornirla GRATUITAMENTE.
201
Rischio Chimico nel Settore Tessile
Nel comparto abbigliamento i principali prodotti o fasi lavorativeche potrebbero essere interessati da rischio da sostanzepericolose sono:
- Smacchiatori
- Appretti
- Sostanze che si possono liberare durante alcune operazioni
Rischio Chimico nel Settore Tessile
SMACCHIATORI
Solvente organico ad alta volatilità (es. triellina).
Triellina: assorbita tramite via respiratoria, e causa effetti avversial sistema nervoso centrale, irritazione ad occhi e gola edermatiti da contatto.
È classificata come CANCEROGENA (H350: può provocare ilcancro).
Infiammabile
Rischio Chimico nel Settore Tessile
APPRETTI
Vengono applicati nelle fasi finali di produzione e quindi noninteressano il confezionamento, tuttavia durante la fase di stiro,le alte temperature possono rilasciare nell’ambiente di lavorosostanze pericolose riconducibili ai trattamenti precedenti.
Rischio Chimico nel Settore Tessile
SOSTANZE CHE SI POSSONO LIBERARE DURANTE ALCUNE
OPERAZIONI
Esposizione diretta o indiretta ad agenti inquinanti durante fasitaglio e stiro.
Taglio e cucitura: formazione di polveri e fibre di tessuto cheaerodisperse nell’ambiente possono causare irritazioni a occhi evie respiratorie.
Stiratura: potrebbero disperdersi in fase vapore sostanze cheerano state applicate sui tessuti
Fasi di Lavoro e Rischio Chimico
FASE DI RICEVIMENTO – CONTROLLO- PREPARAZIONE
TESSUTO
Agenti chimico e cancerogeno: dispersione di fibre o
sostanze dal tessuto
206
FASI DI: TAGLIO, CONFEZIONAMENTO CAPO E STIRO
Rischio chimico per presenza di agenti chimici nelle
polveri
ESPOSIZIONE A POLVERI
Irritazione prime vie aeree, occhi e pelle
Rischio chimico nelle fasi di lavorazione di capi in tessuto
jeans
Fasi di lavoro
• Arrivo capi da trattare o tingere
• Preparazione del colore: in apposito laboratorio vengonopreparate le miscele. I preparati in polvere, per le lorocaratteristiche fisico-chimico, vengono maneggiati sotto cappa
• Tintura in lavatrice: le macchine per la tintura sono a ciclo chiuso,aspirate e temporizzate. L’operatore non è a contatto con i prodotti
• Lavaggi particolari: con pietra pomice per decolorare – lavaggiocon enzimi per decolorare in maniera meno accentuata – lavaggioin sacco per striature – lavaggio con ammorbidente
Fasi di lavoro
• Trattamenti chimici particolari: per dare effetto usurato o decolorato.Vengono lavati a mano o macchina con soluzioni acquose contenenti Saliche liberano cloro o permanganato di potassio. Alcuni capi vengonotrattati in lavatrice con resine acriliche o gliossiliche.
• Trattamenti fisici particolari: trattamenti effettuati con carta abrasiva ocon impiego di pennello o aerografo.
Prodotti chimici usati per lavorazioni jenas
Le lavorazioni chimiche dei jeans effettuate in Italia prevedonol’utilizzo di componenti chimiche e coloranti che non presentanorischi di tossicità o cancerogenicità per la salute umana o perl’ambiente.
Tuttavia i rischi residui presenti possono fare incorrere agli utilizzatoridanni alla SALUTE quali:
- Dermatiti da contatto allergiche o irritative
- Ustioni chimiche quando vengono usati additivi per loscioglimento del colore
- Irritazione delle mucose e congiuntivite per esposizione cronica avapori o polveri irritanti.
Prodotti chimici usati per lavorazioni jenas
PRODOTTI PERICOLOSI DAL PUNTO DI VISTA CHIMICO USATIDURANTE LA TINTURA:
- Perossido di dibenzoile
- Acido acetico
DURANTE IL LAVAGGIO (utilizzati in macchina a ciclo chiuso):
- Soda caustica
- Sodio metasilicato
- Carbonato di sodio
- Metalbisolfito di sodio
- Acqua ossigenata
- Formaldeide in soluzione acquosa
- Sodio perborato
Prodotti chimici usati per lavorazioni jenas
DURANTE I TRATTAMENTI CHIMICI (prodotti con cui entra incontatto il lavoratore):
- Ipoclorito di sodio in soluzione acquosa
- Permanganato di potassio in soluziona acquosa
DURANTE IL LAVAGGIO FINALE (utilizzati in macchina a ciclo chiuso):
- Acido acetico
213
RISCHIO CANCEROGENO
E MUTAGENO
214
Premessa
“ Tutto è veleno e niente è veleno, solo la dose determina
se una sostanza, un preparato è o non è veleno ” fraseenunciata da Paracelso nel XVI secolo e che ha segnato unasvolta alla tossicologia generale.
• Lo studio della cancerogenesi è iniziato con osservazioni
epidemiologiche fatte verso la fine del diciottesimo secolo (1761 medico inglese Hill ) e nei primi anni di questo secolo (nel 1915 ) è iniziato lo studio della cancerogenesisperimentale su topi, ratti ecc.
215
Premessa
I tumori ( neoplasie ) rappresentano una delle patologie dimaggior rilievo nei paesi industrializzati per la lorofrequenza, per la gravità e per il fatto che colpiscono anchein età relativamente precoce.
In Italia questa patologia rappresenta la seconda causa di
morte.
216
Definizioni
Cancerogeno è un agente (una sostanza, un preparato) in gradodi provocare l’insorgenza del cancro o di aumentarne lafrequenza in una popolazione lavorativa esposta anche a
distanza di anni dal momento della cessazione dell’esposizione
stessa.
R 45
R 49
R 46
217
Definizioni
Un agente cancerogeno è riconoscibile in quanto–etichettato da almeno una delle frasi di rischio R45
( può causare il cancro), R49 ( può causare il cancro perinalazione );– considerato nel D.Lgs. 3-02-1997 n. 52 e D.Lgs 16-07-1998 n.285 e s.m.i.;– appartenente all’allegato XLII del D.L.gs. 81 / 2008 ( inparticolare ad alcune lavorazioni es. lavori che espongono agliidrocarburi policiclici aromatici e quelli che espongono apolvere di legno duro e processi produttivi );
218
Valori Limite di esposizione professionale
Sono stati fissati valori limite di esposizione professionale (TLV)
Allegato XLIII del D.Lgs. 81 / 2008
benzene ( 3,25 mg/mcubo )cloruro di vinile monomero ( 7,77 mg/mcubo )polveri di legno duro ( 5,00 mg/mcubo )
219
Definizioni
Un agente cancerogeno è riconoscibile in quanto– classificato come sostanze e preparati di categoria 1 e 2per cancerogenicità dalla C.C.T.N.Processi produttivi classificati dalla IARC come categoria 1 e2 A.
220
Definizioni
Mutageno è un agente ( una sostanza, un preparato ) ingrado di indurre mutazioni cioè cambiamenti stabili sulmateriale ereditario ( DNA ) delle cellule viventi o diaumentarne la frequenza ed è etichettato con la frase dirischio R46 ( può causare alterazioni genetiche ereditarie ).
La classificazione Europea ( C.E. direttiva n. 93/72/CEE )riconosciuta in Italia ed in Europa considera i cancerogeni intre categorie : prima, seconda, terza.
Prima categoria – sicuramente cancerogeni per l’uomo,sufficienti elementi hanno permesso di stabilire unarelazione causa effetto tra l’esposizione dell’uomo el’insorgenza di un tumore.
Seconda categoria – sostanze che devono essere assimilateai cancerogeni umani sulla base di adeguati studi a lungotermine condotti su cavie animali o sulla base diinformazioni specifiche.
Terza categoria – sostanze per le quali gli studi condotti sucavie hanno dato risultati preoccupanti, ma insufficienti acatalogarle nella seconda categoria.
Criteri di classificazione degli agenti cancerogeni
La classificazione secondo lo I.A.R.C. ( Istituto dellaOrganizzazione Mondiale della Sanità che si occupa dellericerche sul cancro - International Agency for Research onCancer ) individua 5 categorie cosi suddivise :
Gruppo 1 - Cancerogeni umani, categoria riservata allesostanze con sufficiente evidenza di cancerogenità perl’uomo – l’agente è cancerogeno per l’uomo.
Gruppo 2 – il gruppo è suddiviso in due sottogruppiidentificati con A e B.
Criteri di classificazione degli agenti cancerogeni
La classificazione secondo lo I.A.R.C.
Gruppo 2 A - Probabili cancerogeni umani, l’agente èprobabilmente cancerogeno per l’uomo, in questosottogruppo sono incluse le sostanze con limitata evidenzadi cancerogenicità per l’uomo e sufficiente evidenza per glianimali. Nel sottogruppo possono essere incluse sostanzeper le quali sussista una limitata evidenza per l’uomo osoltanto una sufficiente evidenza per gli animali purchè ol’una o l’altra sia supportata da altri rilevanti dati.
Criteri di classificazione degli agenti cancerogeni
La classificazione secondo lo I.A.R.C.
Gruppo 2B – Sospetti cancerogeni umani, l’agente èpossibile cancerogeno per l’uomo in assenza di sufficienteevidenza per gli animali, oppure per quelle sostanze consufficiente evidenza per
gli animali ed inadeguata evidenza o mancanza di dati perl’uomo.
Gruppo 3 – sostanze non classificabili per la
cancerogenicità per l’uomo in questo gruppo vengonoinserite le sostanze che non rientrano in nessun’altracategoria prevista.
Criteri di classificazione degli agenti cancerogeni
La classificazione secondo lo I.A.R.C.
Gruppo 4 – non cancerogeni per l’uomo a tale gruppovengono assegnate le sostanze con evidenza dicancerogenicità sia per l’uomo che per gli animali. In alcunicasi, possono essere inserite in questa categoria le sostanzecon inadeguata evidenza o assenza di dati per l’uomo macon provata mancanza di cancerogenicità per gli animali.
Criteri di classificazione degli agenti cancerogeni
Agente chimico A.C.G.I.H. cancer. I.A.R.C. cancer. UNIONE EUROPEA
fumi saldatura ------ 2B possibile ------
Cr elem. e Cr III A4 ------ ------
Cr VI solub.acq. A1 1 accertato genotos. cat. 2
Cr VI insolub. A1 ----- genotos. cat. 2
CrO3 A1 ----- genotos. cat. 1
Ni elemento A5 1 accertato carc. cat. 3 ( possibile)
Ni comp. Insolub. A1 1 accertato -----
Ni0, Ni203,Ni02 A1 ----- carc. cat.1 ( accertato )
Legenda :
Genotos.= genotossico
Carc.= carcinogeno
A1= carcinogeno riconosciuto per l’uomo
A4= non classificabile come carcinogeno per l’uomo
A5= non sospetto come carcinogeno per l’uomo
Criteri di classificazione degli agenti cancerogeni
Cancerogeni – mutageni / lavorazione
ELENCO NON ESAUSTIVO
Acido arsenico e suoi Sali ( R 45 ) fonte IARC, usatonell’industria chimica per la produzione di arsenati e dipesticidi.
Calcio Arsenato ( R45 ) usato nell’agricoltura contro insetti,per il trattamento dei prati rasati e delle zolle erbose, comepesticida sulla frutta, sulle patate, e verdure.
Piombo arsenato ( R45 ) usato nella veterinaria comemedicinale per pecore e capre, fuori degli USA è usato comeinsetticida per gli alberi da frutta, verdure, caucciù, caffè,pompelmi.
Potassio arsenato ( R45 ) usato nell’industria tessile e comereagente di laboratorio.
ELENCO NON ESAUSTIVO
Sodio Arsenato ( R45 ) usato nelle lavorazioni difalegnameria in particolare nella formulazione diconservanti per il legno e come insetticida.
Arsenico triossido ( R45 ) usato nell’industria del vetro inparticolare nelle miscele per la produzione di articoli invetro, come decolorante di vetri e smalti; utilizzato anche inagricoltura nella produzione di alcuni pesticidi.
Pentaossido di diarsenico ( R45 ) usato nell’industria dellegno come conservante utilizzato anche come pesticida ofungicida.
Acrilammide ( R45 ) utilizzata nell’industria tessile nellapreparazione di prodotti tessili.
Cancerogeni – mutageni / lavorazione
ELENCO NON ESAUSTIVO
Acrilonitrile ( R45 ) usato nell’industria chimica nella sintesidi fibre sintetiche e polimeri, nella preparazione di antiparassitari.
Asbesto ( R45 ) usato frequentemente per scopi nonprevedibili ed individuabili se non con indagini attente emirate.
Aziridina ( R45 ) usata come intermedio per la raffinazionedell’olio combustibile e per lubrificanti.
Benzene ( R45 ) prevalentemente usato per la produzione dialtre sostanze chimiche, come solvente, si trova nellemiscele costituenti la benzina, viene usato nell’industriadella gomma, nella produzione di pelle artificiale, comesolvente antidetonante, per cere, resine e oli, produzione dicoloranti.
Cancerogeni – mutageni / lavorazione
ELENCO NON ESAUSTIVO
Benzidina ( R45 ) usata nella produzione di coloranti e altresostanze chimiche, come reagente e come colorante per lalettura al microscopio.
Benzoantracene ( R45 ) non sono noti ne usi ne produzioniper uso commerciale. Si ritrova ubiquitariamente neiprodotti di combustione incompleta, si trova anche neicombustibili fossili.
Benzopirene ( R45 ) non sono noti ne usi ne produzioni peruso commerciale. Si trova ubiquitariamente nei prodotti dicombustione incompleta, si trova anche nei combustibilifossili.
R 45
R 49
R 46
Cancerogeni – mutageni / lavorazione
Misure tecniche ed organizzative
ORGANIZZAZIONE DEL LAVORO
Limitazione al minimo possibile il numero dei lavoratori esposti o chepossono essere esposti ad agenti cancerogeni o mutageni, ancheisolando le lavorazioni in aree predeterminate provviste di adeguatisegnali di avvertimento e di sicurezza, compresi i segnali “vietato
fumare “
sostituzione dell’agente con altro agente che, nellecondizioni in cui viene utilizzato non è nocivo o lo è meno;
impiego di un agente in un sistema chiuso, setecnicamente non è possibile sostituire l’agentecancerogeno o mutageno;
se il ricorso ad un sistema chiuso non è tecnicamentepossibile il DL deve provvedere affinchè il livello diesposizione dei lavoratori sia ridotto al più basso valore
tecnicamente possibile
Misure tecniche ed organizzative
PROPAGAZIONE DEGLI INQUINANTI – PROTEZIONE
COLLETTIVA
L’ambiente di lavoro deve essere dotato di :
un adeguato sistema di ventilazione generale;
di un sistema di aspirazione localizzata nel caso in cui nonsia possibile impedire l’emissione nel luogo di lavoro diagenti cancerogeni e mutageni e localizzata il più vicinopossibile al punto di emissione
R 45
R 49
R 46
Misure tecniche ed organizzative
Gli interventi sul lavoratori vengono attuati con i Dispositivi diProtezione Individuali che devono essere correttamenteindossati ed utilizzati
Per la protezione delle vie respiratorie ( APVR isolanti e a filtro ) :considerando il FPO ( fattore di protezione operativo =concentrazione in aria/limite di riferimento ), da usare quandovenga raggiunto il 50% del TLV per sostanze o miscele
Facciali
filtranti
FFP1
FFP2
FFP3
Facciale completoFiltri
Semimaschera
Dispositivi di Protezione Individuale
Esposizione ad agenti biologici
Titolo X
D.Lgs. 81/08 e s.m.i
235
Il rischio biologico
È rischio biologico è un rischio “trasversale ” e presente tanto in attività
lavorative in cui “tradizionalmente” è riconosciuta la presenza di agenti biologici
quali allevamenti o macelli, quanto in attività caratterizzate sempre più spesso da
rischi “emergenti” quali gli aeroporti e il trasporto aereo, o attività frutto della
moda degli ultimi anni, come i centri che effettuano piercing e tatuaggi.
A ciò va sicuramente aggiunto anche quel mondo professionale, in crescita
esponenziale negli ultimi anni, che riguarda l’assistenza familiare ad anziani,
disabili e malati.
236
Esposizione ad agenti biologici
Le presenti norme si applica a tutte le attività lavorative nelle quali vi è rischio di
esposizione ad agenti biologici.
Per agente biologico: qualsiasi microrganismo anche se geneticamente
modificato, coltura cellulare ed endoparassita umano che potrebbe provocare
infezioni, allergie o intossicazioni.
237
Classificazione degli agenti biologici
Art. 268 D.Lgs. 81/08 e s.m.i.
Gli agenti biologici sono ripartiti nei seguenti quattro gruppi a seconda del rischio
di infezione:
• agente biologico del gruppo 1: presenta poche probabilità di causare malattie
in soggetti umani;
• agente biologico del gruppo 2: può causare malattie in soggetti umani e
costituire un rischio per i lavoratori; è poco probabile che si propaga nella
comunità; sono di norma disponibili efficaci misure profilattiche o
terapeutiche;
238
Classificazione degli agenti biologici
Art. 268 D.Lgs. 81/08 e s.m.i.
• agente biologico del gruppo 3: può causare malattie gravi in soggetti umani e
costituisce un serio rischio per i lavoratori; l’agente biologico può propagarsi
nella comunità, ma di norma sono disponibili efficaci misure profilattiche o
terapeutiche;
• agente biologico del gruppo 4: può provocare malattie gravi in soggetti umani
e costituisce un serio rischio per i lavoratori e può presentare un elevato rischio
di propagazione nella comunità; non sono disponibili, di norma, efficaci misure
profilattiche o terapeutiche.
239
Obblighi del Datore di Lavoro
Art. 271 D.Lgs. 81/08 e s.m.i.
Nella valutazione del rischio tiene conto di tutte le informazioni disponibili relativealle caratteristiche dell’agente biologico e delle modalità lavorative, ed inparticolare:
a) della classificazione degli agenti biologici che presentano o possonopresentare un pericolo per la salute umana;
b) dell’informazione sulle malattie che possono essere contratte;
c) dei potenziali effetti allergici e tossici;
d) della conoscenza di una patologia della quale è affetto un lavoratore, che è da
porre in correlazione diretta all’attività lavorativa svolta;
e) delle eventuali ulteriori situazioni rese note dall’autorità sanitaria
competente che possono influire sul rischio
f) del sinergismo dei diversi gruppi di agenti biologici utilizzati.
.
240
Misure di prevenzione
Il datore di lavoro applica i principi di buona prassi microbiologica, ed adotta, inrelazione ai rischi accertati, le misure protettive e preventive, adattandole alleparticolarità delle situazioni lavorative.
In tutte le attività nelle quali la valutazione evidenzia rischi per la salute deilavoratori, il datore di lavoro assicura che:
a) i lavoratori dispongano dei servizi sanitari adeguati
b) abbiano in dotazione indumenti protettivi od altri indumenti idonei, dariporre in posti separati dagli abiti civili;
c) i DPI ove non siano mono uso, siano controllati, disinfettati e puliti dopo ogniutilizzazione
Nelle aree di lavoro in cui c’è rischio di esposizione è vietato assumere cibi ebevande, fumare, conservare cibi destinati al consumo umano, usare pipette abocca e applicare cosmetici.
241
Formazione ed informazione
Il datore fornisce ai lavoratori, sulla base delle conoscenze disponibili,informazioni ed istruzioni, in particolare per quanto riguarda:
a) i rischi per la salute dovuti agli agenti biologici utilizzati;
b) e precauzioni da prendere per evitare l’esposizione;
c) le misure igieniche da osservare;
d) la funzione degli indumenti di lavoro e protettivi e dei dispositivi diprotezione individuale ed il loro corretto impiego;
e) le procedure da seguire per la manipolazione di agenti biologici del gruppo4;
f) il modo di prevenire il verificarsi di infortuni e le misure da adottare perridurne al minimo le conseguenze.
242
Il rischio biologico in alcuni settori
di attività
Esempi
243
Il rischio biologico negli uffici
FONTI DI PERICOLO BIOLOGICO
• Materiale documentale, arredi, tendaggi, polvere, impianti di climatizzazione
VIE DI ESPOSIZIONE
• Inalazione di bioaerosol
• Contatto con superfici od oggetti contaminati
EFFETTI SULLA SALUTE
• Disturbi alle vie respiratorie, allergie, dermatiti, infezioni, Sick Building Sindrome (SBS),
• Building Related Illness (BRI)
AGENTI BIOLOGICI POTENZIALMENTE PRESENTI
244
Virus Rhinovirus (virus raffreddore)Virus influenzali
Batteri Batteri Gram negativi, Stafilococchi e Legionelle
Funghi Cladosporium spp., Penicillium spp., Alternaria alternata, Fusarium spp., Aspergillus spp.
Allergeni Allergeni indoor della polvere (acari, muffe, blatte, animali domestici)
Il rischio biologico negli uffici
PREVENZIONE E PROTEZIONE
• Formazione e sensibilizzazione sulle corrette prassi igieniche
• Adeguate procedure di pulizia degli ambienti, riduzione polvere
• Microclima confortevole (ventilazione, idoneo numero di ricambi d’aria)
• Adeguata manutenzione degli impianti aeraulici e idrici
• Monitoraggi ambientali periodici per controllare la qualità dell’aria, delle superfici edella polvere
245
246
Il rischio biologico lavori all’ APERTO
Il rischio biologico può provocare, se non si adottano semplici misure preventive, la comparsa di malattie infettive anche gravi e letali (tetano, leptospirosi ecc.. ). E’ causato da esseri visti solo con il microscopio e che, pertanto, vengono chiamati microrganismi. Altra causa di contagio sono organismi più grandi, visibili ad occhio nudo come alcuni vermi. Può inoltre essere veicolato da roditori (topi, nutrie),rettili ed uccelli.
247
Il rischio biologico
Nel lavoro agro-zootecnico, se non si rispettano alcune semplici misure, un rischio biologico (cioè una malattia infettiva) può derivare da:
– Suolo, fieno contaminati.
– Animali domestici e selvatici (nutrie, cani, gatti,piccioni).
– Bestiame.
– Acqua, sia quellautilizzata per bere e perlavarsi che quella usata per l’irrigazione dei campi.
248
Il rischio biologico
Misure generali di protezione:
– Indossare idonei abiti protettivi e stivali resistenti; alcune malattie si trasmettono con piccole ferite e abrasioni durante il lavoro nei campi.
– Bere solo acqua potabile; alcune malattie si trasmettono per contaminazione dell’acqua, spesso infatti, l’acqua dei pozzi è contaminata da agenti patogeni.
249
Il rischio biologico
– In caso di ferite lavare immediatamente la parte con acqua potabile corrente e disinfettare con acqua ossigenata.
– Applicare una medicazione impermeabile prima di riprendere il lavoro.
– Lavarsi accuratamente le mani prima di mangiare, bere o fumare.
250
Il rischio biologico
– La respirazione di polveri provenienti dall’attività agricola può essere pericolosa per la salute.
– Per ridurre questo rischio è necessario proteggere adeguatamente le vie respiratorie e ridurre, se possibile, la formazione di polveri.
Per la protezione degli occhi e del viso ( norma armonizzataUNI 10912 ): occhiali, visiera
Per la protezione del corpo in relazione all’attività dasvolgere : tuta in tyvek, tuta per la protezione da agentichimici
Dispositivi di Protezione Individuale
DPIDispositivi di Protezione Individuale
(Titolo III – Capo II)
252
Definizioni
Art. 74 del D.Lgs. 81/08 e s.m.i.
DPI = Dispositivo di protezione individuale
Qualsiasi attrezzatura, complemento o accessorio destinati ad essere
indossati e tenuti dal lavoratore allo scopo di proteggerlo contro uno o più
rischi suscettibili di minacciarne la sicurezza o la salute durante il lavoro
253
Rumore
Meccanici:
•cadute
•urti
•colpi,impatti
•compressioni
•perforazioni
•tagli
•abrasioni
•vibrazioni
•scivolamenti
Termici
•Calore, fiamme
•freddo
Elettrici
Radiazioni
•Non ionizzanti
•ionizzanti
Aerosol
•Polveri
•Fumi
•nebbia
Gas, Vapori
Liquidi
•Immersioni
•Schizzi, proiezioni
RISCHI BIOLOGICI
•Batteri Patogeni
•Virus Patogeni
•Funghi responsabili di
micosi
•Antigeni biologici non
microbi
Modalità di valutazione del ricorso all’uso di dpiParti del corpo esposte a rischi
Confort
Requisiti prestazionali
DPI
Requisiti economici
Requisiti di sicurezzaRequisiti informativi
• Leggerezza
• Andamento alla morfologia
• Dimensioni limitate
• Trasportabilità
• Confort termico
• Notizie sulle protezioni fornite
• Limiti d’uso
• Tempo utile prima della scadenza
• Istruzioni per uso, manutenzione, pulizia, ecc…
• Efficienza protettiva
• Durata della protezione (potenziale)
• Data di scadenza NON superata
• Innocuità
• Assenza di rischi causati dallo stesso DPI
• Solidità
• Costo unitario
• Prevedibile durata ed efficienza
• Disagio ridotto
• Limitazione effetti di impedimento
• Funzionalità pratica
• Compatibilità con altri DPI
Requisiti essenziali di salute e sicurezza dei dpi
Le categorie di DPI
256
CATEGORIA 1 : semplici prodotti contro danni
reversibili
CATEGORIA 2 : tutti quelli che non rientrano
nella categoria 1 e 3
CATEGORIA 3 : prodotti complessi contro rischi di morte o lesioni gravi
e permanenti
La marcatura CE deve essere:
• in posizione tale da essere facilmente individuabile dall’utilizzatore;
• chiaramente leggibile;
• indelebile.
Oltre alla marcatura CE su ogni dispositivo deve essere presente:• nome, marchio o altro elemento di identificazione del fabbricante;• riferimento al modello di Dpi (nome commerciale, codice, ecc.);• qualsiasi riferimento opportuno per l’individuazione delle caratteristiche del Dpi (taglia, prestazioni, pittogramma, ecc.).
Marcatura CE
Marcatura CE
Infine, ogni Dpi deve essere accompagnato da una nota informativa (“istruzioni perl’uso”), redatta in italiano, che contiene oltre al nome e all’indirizzo del fabbricanteo del suo mandatario nella Comunità, ogni informazione utile concernente:
• le istruzioni di deposito, di impiego, di pulizia, di manutenzione, di revisione e didisinfezione;• le prestazioni ottenute agli esami tecnici effettuati per verificare i livelli o le classidi protezione dei Dpi;• gli accessori utilizzabili con i Dpi e le caratteristiche dei pezzi di ricambioappropriati;• le classi di protezione adeguate a diversi livelli di rischio e i corrispondenti limiti diutilizzazione;• la data o il termine di scadenza dei Dpi o di alcuni dei loro componenti; il tipo diimballaggio appropriato per il trasporto dei Dpi;• il significato della marcatura, se questa esiste;• i riferimenti delle direttive applicate;• nome, indirizzo, numero di identificazione degli organismi notificati cheintervengono nella fase di certificazione dei Dpi
Marcatura CE
Obblighi dei lavoratori
Art. 78 del D.Lgs. 81/08 e s.m.i.
1. Sottoporsi al programma formativo e all’addestramento organizzato dalDL
2. Utilizzare i DPI messi a loro disposizione conformemente all’informazione,alla formazione ed all’addestramento ricevuto
3. Utilizzare in modo appropriato i dispositivi di protezione messi a lorodisposizione (Art. 20, com.2, lett. d)
4. Provvedere alla cura dei DPI messi a loro disposizione;
5. Non apportavi modifiche di propria iniziativa.
6. Seguire le procedure aziendali per la riconsegna dei DPI.
7. Segnalare immediatamente al datore di lavoro o al dirigente o al prepostoqualsiasi difetto o inconveniente da essi rilevato nei DPI messi a lorodisposizione.
260
Calzature resistenti edadatte anche contro pericolidi ustioni, di causticazioni,di punture o dischiacciamento.
Nel caso di lavori edili, dicarpenteria, in sotterraneo, sirichiede anche l’interposizione diuna soletta antiperforazione.
Scarpe antisdrucciolo perlavori su impalcature, tetti esimili.
Buone caratteristiche
dielettriche (calzaturecon suole in gomma perelettricisti).
Protezione degli arti inferiori
Calzature di sicurezza
262
RISCHI: urto e conseguenti ferite al capo e più in generale dicaduta di materiale dall’alto, durante ad esempio:
•montaggio di opere provvisionali o lavorazioni inambienti angusti, che sottopongono alrischio di urti e contusioni del capo.
•postazioni al di sotto di lavorazioni in quota (es.caduta attrezzi) o di apparecchi di sollevamento(es. caduta carichi).
Protezione del capo - Elmetto
Dispositivi di protezione individuale v0.1 264
Elmetto UNI EN 397
PRINCIPALI ELEMENTI COSTITUTIVI:
� CALOTTA
� BARDATURA
� FASCIA
� SOTTONUCA
� FASCIA ANTISUDORE
� SOTTOGOLA
265
Elmetto UNI EN 397
REQUISITI
� FISICI (es. materiali, costruzione, distanze, ecc.);
� PRESTAZIONE:Obbligatori:
- assorbimento agli urti;
- resistenza alla penetrazione;
- resistenza alla fiamma;
- ecc.;
Facoltativi:
- temperatura molto bassa (-20 °C o – 30 °C);
- temperatura molto alta (+ 150 °C);
- proprietà elettriche (fino a 440 V c.a.);
- ecc.;
Dispositivi di protezione individuale v0.1 266
Elmetto
Modalità di conservazione
– Dopo l’utilizzo conservare in luogo pulito al riparo dai
raggi solari.
– Pulire con un detergente neutro diluito in acqua fredda.
– Non usare mai gasolio, benzina, cherosene diluente o altri solventi.
Dispositivi di protezione individuale v0.1 267
I casi in cui debbono essere usati i dispositivi di protezione degli occhi ingenere sono:
- rischi meccanici;
- rischi ottici;
- rischi chimici.
Tipi di rischio:
– proiezioni di piccoli oggetti, schegge, trucioli, durante le operazioni disaldatura, molatura, tranciatura;
– proiezioni di prodotti chimici durante la manipolazione di acidi,detergenti, oli, solventi etc;
– proiezione di materiale fuso per lavori in prossimità di masseincandescenti;
– esposizione a calore radiante ed a radiazioni luminose;
– etc.
Protezioni oculari
Dispositivi di protezione individuale v0.1 268
I principali dispositivi di protezione degli occhi sono:
- occhiali a stanghetta con o senza protezione laterale;
- occhiale a mascherina ad elastico;
- visiere a casco;
- schermi a mano;
- maschere a casco.
Per quanto riguarda l’idoneità al lavoro da svolgere, in generale è possibile suddividere nelle seguenti operazioni:
Occhiali di protezione
segue
Dispositivi di protezione individuale v0.1 269
Occhiali di protezioneUNI EN 166 (parti principali)
Numero di scala (solo i filtri)Saldatura e/o taglio ossiacetilenicoLenti con livello di protezione da 1,7 a 8.
Saldatura e/o taglio ad arco elettricoSchermi a mano o maschere a casco con livello di prot. da 9 a 14.
Identificazione del fabbricante
Classe ottica (ad eccezione di schermi di copertura) 1, 2, 3
Resistenza meccanica (dove applicabile) Nessuno, S, F, B, A,
Resistenza arco elettrico da corto-circuito (dove applicabile) 8
Dispositivi di protezione individuale v0.1 270
Non aderenza del metallo fuso e resistenza allapenetrazione di solidi caldi (dove applicabile) 9
Resistenza al danneggiamento di superficie causato daparticelle fini (dove applicabile) K
Resistenza all'appannamento (dove applicabile) N
Riflettanza incrementata (dove applicabile) R
Oculare originale o sostitutivo (facoltativo) O,
Resistenza alle particelle ad alta velocità a temperatureestreme (dove applicabile) T
Occhiali di protezioneUNI EN 166 (parti principali)
Dispositivi di protezione individuale v0.1 271
Protezione contro rischi meccaniciOcchiale a stanghetta o a mascherina con lentiincolori di sicurezza.
Protezione contro polvere/liquidiOcchiale a mascherina con lente incolore, con un sistema di aerazione tale da non permettere la penetrazione nella zona degli occhi di polvere e/oliquidi.
Altri dispositivi di protezione:Visiere di protezione;
Visiere in rete metallica (UNI EN 1731/97)
Occhiali di protezione(esempi)
Dispositivi di protezione individuale v0.1 272
REQUISITI GENERALI
� Innocuità;
� Progettazione;
� Comfort.
INVECCHIAMENTO
TAGLIE
Vestiario
Dispositivi di protezione individuale v0.1 273
Vestiario Requisiti generali e
metodi di prova UNI EN 340 (parti principali)
MARCATURA con (ad esempio):a) nome o marchio di identificazione del fabbricante;b) designazione del prodotto;c) numero della taglia;d) numero della norma europea;e) pittogramma/i e se necessario livelli di prestazione;f) etichettatura di manutenzione;g) avvertimento “Non riutilizzare per i DPI monouso”.
INFORMAZIONI FORNITE DAL FABBRICANTE
Dispositivi di protezione individuale v0.1 274
Vestiario Requisiti generali e
metodi di prova UNI EN 340 (parti principali)
Protezione contro pericoli da microrganismi
Protezione contro il calore e il fuoco
Protezione contro parti in movimento
Protezione contro l'elettricità statica
Protezione contro seghe a catena
Dispositivi di protezione individuale v0.1 275
Vestiario Requisiti generali e
metodi di prova UNI EN 340 (parti principali)
Indumento di protezione ad alta visibilità
Protezione contro contaminazione rad. sotto forma di particelle
Protezione contro prodotti chimici
Protezione contro intemperie
Protezione contro il freddo
Protezione contro tagli e ferite da lama
D.Lgs 81/08 e D.Lgs 106/09 - Art. 26
Obblighi connessi ai contratti d'appalto o d'opera o disomministrazione
CAMPO DI APPLICAZIONE:
in caso di affidamento di lavori, servizi e forniture ad impreseappaltatrici o a lavoratori autonomi all'interno della propriaazienda, …. , nonché nell'ambito dell'intero ciclo produttivodell'azienda.
D.Lgs 81/08 e D.Lgs 106/09 - Art. 26
Obblighi connessi ai contratti d'appalto o d'opera o di somministrazione
AppaltiAppalti
Prestazione di LavoroPrestazione di LavoroConsegna materialiConsegna materiali
Ha implicazionidi sicurezza?
Ha implicazionidi sicurezza?
È un lavoroedile?
Richiedere:-Marcatura CE-Dichiarazione conformità-Schede tecniche-Schede di sicurezza-Schede prodotti chimici-Manuale d'uso e manut.
Richiedere:-Marcatura CE-Dichiarazione conformità-Schede tecniche-Schede di sicurezza-Schede prodotti chimici-Manuale d'uso e manut.
Applicare:-Sistema qualità-Controllo interno
Applicare:-Sistema qualità-Controllo interno
D.Lgs 81/08 e s.m.i.Art. 26
D.Lgs 81/08 e s.m.i.Art. 26
D.Lgs 81/08 e s.m.i.Titolo IV
D.Lgs 81/08 e s.m.i.Titolo IV
SI NO NO SI
D.Lgs 81/08 e D.Lgs 106/09
È un lavoroedile?
Allegato X - Elenco dei lavori edili o di ingegneria civile di cui all'articolo 89 comma 1, lettera a)
I lavori di costruzione, manutenzione, riparazione, demolizione,conservazione, ristrutturazione, N, di opere fisse, permanenti o
temporanee, in muratura, in cemento armato, in metallo, in legno oin altri materiali, comprese le parti strutturali delle linee elettriche ele parti strutturali degli impianti elettrici, le opere stradali,ferroviarie, N. solo per la parte che comporta lavori edili o diingegneria civile, le opere di bonifica, di sistemazione forestale e disterro.NN.gli scavi, ed il montaggio e lo smontaggio di elementiprefabbricati utilizzati per la realizzazione di lavori edili o diingegneria civile.
D.Lgs 81/08 e D.Lgs 106/09 - Art. 26
Obblighi connessi ai contratti d'appalto o d'opera o di somministrazione
AppaltiAppalti
Prestazione di LavoroPrestazione di LavoroConsegna materialiConsegna materiali
Ha implicazionidi sicurezza?
Ha implicazionidi sicurezza?
È un lavoroedile?
È un lavoroedile?
Richiedere:-Marcatura CE-Dichiarazione conformità-Schede tecniche-Schede di sicurezza-Schede prodotti chimici-Manuale d'uso e manut.
Richiedere:-Marcatura CE-Dichiarazione conformità-Schede tecniche-Schede di sicurezza-Schede prodotti chimici-Manuale d'uso e manut.
Applicare:-Sistema qualità-Controllo interno
Applicare:-Sistema qualità-Controllo interno
D.Lgs 81/08 e s.m.i.Art. 26
D.Lgs 81/08 e s.m.i.Art. 26
D.Lgs 81/08 e s.m.i.Titolo IV
SI NO NO SI
D.Lgs 81/08 e D.Lgs 106/09 – Titolo IV
Il processo prevenzionale finalizzato alla programmazione della sicurezza diventa così il frutto della collaborazione e della cooperazione di più soggetti
D.Lgs 81/08 e s.m.i.Titolo IV
Coordinatori della sicurezzaCoordinatori della sicurezza
Datori di lavoroDatori di lavoro
ProgettistaProgettista
CommittentiCommittenti
Responsabile lavoriResponsabile lavori
Lavoratori
autonomi
Lavoratori
autonomi
D.Lgs 81/08 e D.Lgs 106/09 - Art. 26
Obblighi connessi ai contratti d'appalto o d'opera o di somministrazione
AppaltiAppalti
Prestazione di LavoroPrestazione di LavoroConsegna materialiConsegna materiali
Ha implicazionidi sicurezza?
Ha implicazionidi sicurezza?
È un lavoroedile?
È un lavoroedile?
Richiedere:-Marcatura CE-Dichiarazione conformità-Schede tecniche-Schede di sicurezza-Schede prodotti chimici-Manuale d'uso e manut.
Richiedere:-Marcatura CE-Dichiarazione conformità-Schede tecniche-Schede di sicurezza-Schede prodotti chimici-Manuale d'uso e manut.
Applicare:-Sistema qualità-Controllo interno
Applicare:-Sistema qualità-Controllo interno
D.Lgs 81/08 e s.m.i.Art. 26
D.Lgs 81/08 e s.m.i.Titolo IV
D.Lgs 81/08 e s.m.i.Titolo IV
SI NO NO SI
D.Lgs 81/08 e D.Lgs 106/09 - Art. 26
Obblighi connessi ai contratti d'appalto o d'opera o di somministrazione
D.L. o DelegatoD.L. o Delegato
Verifica Idoneità Tecnico Professionale
Verifica Idoneità Tecnico Professionale
- Definizione Appalto- Definizione Appalto
DUVRIDUVRIInterferenze?
Ci Sono Interferenze?
SI
NO
Il DUVRI non si applica ai servizi di natura intellettuale, alle mere forniture di materiali o attrezzature, nonché ai lavori o servizi la cui durata non sia superiore ai due giorni, sempre che essi non comportino rischi derivanti dalla presenza di agenti cancerogeni, biologici, atmosfere esplosive o dalla presenza dei rischi particolari di cui all'allegato XI. BandoBando
D.Lgs 81/08 e D.Lgs 106/09 - Art. 26
Obblighi connessi ai contratti d'appalto o d'opera o di somministrazione
D.L. o DelegatoD.L. o Delegato
Verifica Idoneità Tecnico Professionale
Verifica Idoneità Tecnico Professionale
- Definizione Appalto- Definizione Appalto
DUVRIDUVRI Ci Sono Interferenze?
Ci Sono Interferenze?
SI
NOContrattoContratto
Fornire Informazioni suiRischi specifici dell’ambiente di lavoro
Fornire Informazioni suiRischi specifici dell’ambiente di lavoro
Cooperarzione e Coordinamento
D.Lgs 81/08 e D.Lgs 106/09 - Art. 26
Obblighi connessi ai contratti d'appalto o d'opera o di somministrazione
INIZIO LAVORI opere o serviziINIZIO LAVORI opere o servizi
D.Lgs 81/08 e D.Lgs 106/09 - Art. 26
Obblighi connessi ai contratti d'appalto o d'opera o di somministrazione
I lavoratori di aziende che svolgono attività in regime di appaltoo subappalto, devono esporre apposita tessera di
riconoscimento, corredata di fotografia, contenente legeneralità del lavoratore e l’indicazione del datore di lavoro.Tale obbligo grava anche in capo ai lavoratori autonomi cheesercitano direttamente la propria attività nel medesimo luogodi lavoro, i quali sono tenuti a provvedervi per proprio conto.
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