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Corso di Analisi e Contabilità dei

Costi

Docente Federica [email protected]

A.A. 2013-2014

2_La classificazione dei costi

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Massimo Ciambotti Analisi e contabilità dei costi

La classificazione dei costi

CRITERIO (in base allo scopodella loro determinazione)

a. Comportamento del costo rispetto ad un fattore determinante (es. Q)

b. Riferibilità “oggettiva” del costo all’oggetto

c. Modalità di imputazione del costo all’oggetto di costo

d. Impiego del costo nelle decisioni

e. Utilità del costo per il controllo di gestione (per misurare efficienza nell’uso di risorse e per guidare il personale)

CLASSI

Variabili Fissi Misti

Speciali Comuni

Diretti Indiretti

Rilevanti Irrilevanti Differenziali Opportunità

Consuntivi Preventivi Standard

Controllabili Non controllabili

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i costi possono avere un comportamento (cost behaviour) differente:

variabile fisso misto

a- Classificazione dei costi in base al comportamento

Al variare del parametro o determinante di costo (cost driver) preso in considerazione:

volume produttivo (Q) dimensione dei lotti n. di modifiche di progetto

COSTI VARIABILI: variano al variare del volume di attività

COSTI FISSI: non variano al variare del volume di attività

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Costi variabili. Variazione rispetto al volume produttivo

Generalmente, all’aumentare del livello di produzione (X):

aumentano in modo proporzionale i costi delle materie prime da impiegare nel processo produttivoY= v x X (con v=costo variabile unitario)

rimangono costanti i costi di affitto (relativi all’utilizzo) dei fabbricatiY=b (con b costante)

Volume attività

Costo affitto

Costo materie prime

Ciò è vero solo se ci riferiamo a un certo ambito di rilevanza entro cui il cost driver può variare (es. entro i limiti della capacità produttiva installata) e a un determinato periodo di tempo!

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Costi Variabili e Costi misti

Costi variabili proporzional-mente

Costi variabili in modo degressivo

Costi variabili in modo progressivo

Volume attività

Costi

Costi

Costi

Volume attività

Volume attività

Volume attività

Costi

Costi

Volume attività

Costi misti a scalini (o a scatti)

Costi misti semivariabili

Esempio:materie prime

Esempio:forza motrice

Esempio:MOD

Esempio:manutenzione

Esempio:utenze (tel.)

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Massimo Ciambotti

Costi fissi e variabili

Costi fissi o costanti: non variano al variare del volume di attività (fitto annuale di un capannone industriale).

La forma matematica di una funzione di costo costante è:C = K (con K costante)Costi variabili proporzionali: variano al variare del cost driver, il

rapporto tra costo e entità del driver è costante (es. rispetto ad un prodotto, il contenuto di materia prima e il suo costo raddoppiano se il volume di produzione raddoppia, ecc.)

C = v x Q v= coefficiente angolare o costo variabile unitario; Q livello del cost driver, v = C/Q

Costi variabili degressivi: aumentano in misura meno che proporzionale rispetto all’aumento del volume del driver (es. costo totale di un reparto rispetto al volume di attività, quando aumenta la capacità produttiva e aumenta la produttività dei fattori).

Costi variabili progressivi: aumentano in misura più che proporzionale rispetto al volume di attività (quando si avvicina il livello di pieno impiego dei fattori; differenziazione del prodotto).

Analisi e contabilità dei costi

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Questa classificazione dipende dal legame funzionale esistente tra fattore produttivo ed oggetto di costo

COSTI SPECIALI: costi che possono essere riferiti a un oggetto di costo in modo “oggettivo” perché:

i fattori sono stati impiegati in modo esclusivo solo in quell’oggetto o attività (es. materie prime specifiche per il prodotto Y) – RIFERIBILITA’ ESCLUSIVA

si conosce/è misurabile la quantità effettiva di fattore consumata (Q) e dunque è possibile calcolare il costo come prodotto di Pu*Q – MISURAZIONE OGGETTIVA

COSTI COMUNI: costi non riferibili oggettivamente ad un oggetto di costo;pertanto devono subire un procedimento di ripartizione o allocazione perché:

il medesimo fattore è stato impiegato per più attività o oggetti (es. impianto utilizzato per realizzare prodotto X,Y e Z), dunque non in via esclusiva

non è possibile misurare la quantità di fattore consumata dall’oggetto

NOTA: La distinzione tra costi comuni e speciali è relativa.Esempio. Ammortamento di un macchinario può essere sia: COSTO SPECIALE se riferito al reparto in cui il macchinario viene utilizzato COSTO COMUNE se riferito ai diversi prodotti che questo contribuisce a realizzare

b- Classificazione in base alla riferibilità “oggettiva” dei costi all’oggetto di analisi

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c- Classificazione in base alla modalità di imputazione del costo all’oggetto di costo

Questa classificazione dipende dal carattere tecnico-contabile del costo ossia dalla possibilità tecnica e dalla convenienza economica di misurare i fattori produttivi impiegati

COSTI DIRETTI: sono imputabili direttamente all’oggetto secondo

criteri di specialità ossia come prodotto Q*Pu (es. materie prime)

N.B. Costi speciali possono essere attributi all’oggetto di costo sia in modo diretto che indirettoAd esempio, l’energia elettrica è un costo speciale rispetto al singolo impianto poiché tecnicamente posso misurare la quantità oggettiva di fattore consumata (Q di Kw/h). Tuttavia, le aziende preferiscono considerare l’energia elettrica un costo indiretto ed effettuare un’imputazione indiretta, poiché la misurazione oggettiva richiede costi aggiuntivi (sotto-contatori) che risultano superiori rispetto ai benefici informativi attesi

COSTI INDIRETTI: si imputano all’oggetto secondo criteri di comunanza ovvero indirettamente mediante un processo di ripartizione (es. costi di amministrazione)

N.B. Costi comuni sono sempre costi indiretti

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I costi indiretti. La ripartizione dei costi

Ripartire i costi indiretti significa attribuirli tra i vari oggetti in funzione di come ogni oggetto di costo ha:

consumato/utilizzato il fattore (CRITERIO CAUSALE o FUNZIONALE) beneficiato del fattore (CRITERIO DEI BENEFICI RICEVUTI) la capacità di assorbire i costi del fattore (CRITERIO DELLA

CAPACITA’ DI ASSORBIMENTO)

e scegliere la base con cui tecnicamente calcolare le singole quote da allocare agli oggetti:

a valore: base espressa in termini monetari (es. ripartizione dei costi amministrativi indiretti tra i reparti in base al costo della manodopera)

quantitative: espresse in quantità non monetarie (es. ripartizione dei costi indiretti in base alle ore di lavoro delle macchine)

unica: la ripartizione avviene in base ad un’unica grandezza nota multipla: i costi indiretti sono raggruppati in più classi omogenee e

per ogni classe si identifica una base di riparto

1. STABILIRE IL CRITERIO DI

DISTRIBUZIONE

2. IDENTIFICARE LA/LE BASI DI

RIPARTO

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I costi indiretti. La ripartizione dei costi

Esempio di riparto di costi indiretti SU BASE UNICA

Prodotti fabbricati: A, B, CCosti di manodopera indiretta: 10.000 euroBase di riparto:

ore/mod indiretta A=50h; B=120h; C=80h (tot=250h)

Ripartizione: 10.000€ 250h

X 50h= 2.000 (A)

X 120h= 4.800 (B)

X 80h= 3.200 (C)

10.000 euro

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Esempio di riparto di costi indiretti SU BASE MULTIPLA

Prodotti fabbricati: A, B, CCosti indiretti industriali: 100.000 euro, suddivisi in due gruppi omogenei di costi:

MOD indiretta: 40.000€ Ammortamenti: 60.000€

Basi di riparto: h/mod per MOD indiretta: A=200h; B=500h; C=300h (tot=1.000h) h/macchinari per ammortamenti: A=100h; B=180H; C=220h (tot=500h)

Ripartizione: 40.000€ MOD indir. 1.000h

Ripartizione: 60.000€ Amm.ti 500h

X 200h= 8.000 (A)

X 500h= 20.000 (B)

X 300h= 12.000 (C)40.000 euro

X 100h= 12.000 (A)

X 180h= 21.600 (B)

X 220h= 26.400 (C)60.000 euro

I costi indiretti. La ripartizione dei costi

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d- Classificazione in base all’uso dei costi nelle decisioni

Quando il management deve prendere delle decisioni su prodotti, investimenti e azioni alternative è importante che egli distingua tra costi:

Rilevanti o eliminabili: costi che a seconda dell’alternativa scelta assumono un valore diverso (dunque danno luogo a un differente risultato economico e per tale motivo sono rilevanti ossia non trascurabili nella fase di calcolo)

Irrilevanti o ineliminabili: costi che non variano al variare dell’alternativa (devo comunque sostenerli e sempre nel medesimo ammontare), per cui non influiscono sul giudizio di convenienza (sono irrilevanti o trascurabili)

Differenziali: sono dati dalla differenza tra i costi delle diverse alternative scegliendone una come base (tale differenze ossia i costi differenziali non cambiano se si confrontano i costi totali o i soli costi rilevanti)

Esempio:- ALTERN. A = costo manut. impianto Alfa 10.000€ + 2.000 € amm.to impianto

Alfa- ALTERN. B = costo manut. nuovo impianto Beta 12.000€ + 2.000€ amm.to

impianto Alfa+2.000€ amm.to impianto BetaCosti differenziali: 4.000 € (costi che si sostengono in più o in meno assumendo un’ipotesi di produzione alternativa a quella ‘di base’)

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d- Classificazione in base all’uso dei costi nelle decisioni

Quando il management deve scegliere tra alternative diverse è importante anche distinguere i:

Costi Opportunità: costi che, utilizzati nel quadro di un ragionamento differenziale, misurano la perdita (in termini di mancato guadagno) subita in ipotesi di investimento alternativo dei fattori produttivi (in un impiego diverso da quello realizzato nell’impresa).

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Spesso i costi opportunità vengono fatti coincidere con i costi figurativi = costi non sostenuti realmente dall’impresa benché a fronte di risorse effettivamente utilizzate. I costi figurativi riguardano risorse acquisite al di fuori dei normali rapporti di scambio.

- stipendio direzionale (per lavoro dei soci-proprietari)- rendite o fitti figurative (per beni forniti dai soci senza

corrispettivo)- interesse di computo (per capitale conferito dai soci)

Chiariamo la nomenclatura dei costi nelle decisioni

COSTI FIGURATIVI

Benché simili, si tratta di concetti diversi:-Costi figurativi riguardano il consumo di risorse effettivamente impiegate e l’impresa non si pone un problema di scelta tra uso alternativo delle risorse-Costi opportunità invece figurano solo quando vi è come presupposto un uso alternativo delle risorse

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e- Classificazione in base all’utilità dei costi nel controllo di gestione

Per valutare se le risorse sono state utilizzate in modo efficiente e se gli obiettivi previsti sono stati conseguiti è necessario distinguere i costi:

Preventivi: costi misurati ex-ante, sulla base di stime, utili per effettuare giudizi di convenienza

Consuntivi o effettivi: costi misurati ex-post, effettivamente sostenuti

Standard: costi misurati ex-ante in modo rigoroso, sulla base di parametri tecnici che si riferiscono a condizioni produttive ideali:

Standard tecnici o propriamente ideali: determinati in base al rendimento teorico ottimale dei fattori produttivi, in ipotesi di massima efficienza (es. capacità di produzione max di un impianto)

Standard rettificati (o costi correntemente ottenibili): determinati correggendo i rendimenti teorici dei fattori con le inefficienze legate al personale o ai problemi nel processo (di solito tali costi rappresentano un obiettivo di budget raggiungibile)

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e- Classificazione in base all’utilità dei costi nel controllo di gestione

Per guidare il comportamento del personale è importante distinguere i costi:

Controllabili: costi il cui ammontare può essere ridotto o aumentato dal responsabile del prodotto o del reparto in quanto egli ha il potere di diminuire o incrementare il consumo di fattori e l’efficienza del processo

Non controllabili: costi che il soggetto responsabile dell’oggetto di costo (prodotto o area organizzativa) non è in grado di modificare nell’ammontare poiché non ha il potere di decidere se e come utilizzarli

Es. costi vincolati e costi discrezionali che dipendono da scelte del passato o da scelte non modificabili prese da superiori