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Palermo, stretta di mano tra Haftar e Sarraj Sì al piano Onu, ma è scontro con la Turchia Conferenza nazionale a gennaio ed elezioni entro la primavera del 2019. Ankara esclusa dal mini-summit Al Sisi e il generale disertano la plenaria per

non sedersi al tavolo con gli esponenti

dei Fratelli musulmani Mentre le ultime auto blu lasciano il parcheggio alberato di Villa Igiea, Palazzo Chigi annuncia l’intesa raggiunta: al netto di tante differenze la conferenza di Palermo si chiude con un accordo di massima tra i quattro principali attori dello scenario libico, il premier del Governo di accordo nazionale al Sarraj, l’uomo forte della Cirenaica nonché mattatore di questa due giorni generale Haftar, il presidente del Parlamento di Tobruk Saleh e il capo del Consiglio di Stato Al Mishri. A coronamento di una mattinata di bilaterali e mini vertici, gli ospiti principali del summit siciliano convergono sul sostegno al piano dell’inviato dell’Onu Salamé articolato in una conferenza nazionale sul modello della Loya jirga afghana, da organizzare in Libia a gennaio e un processo elettorale da concludersi entro la primavera del 2019. Non ci sono documenti comuni sottoscritti né foto onnicomprensive e c’è invece la seria ipoteca dell’incompatibilità tra l’asse Haftar-Al Sisi e i rivali della Fratellanza musulmana sostenuti dalla Turchia, ma l’Italia, nonostante le critiche dei media stranieri che definiscono l’appuntamento privo di visione, rivendica di aver messo insieme libici e comunità internazionale. Partenza in salita La quadratura del cerchio è

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stata dura, prova ne siano i numerosi bilaterali allestiti per assecondare chi altrimenti non si sarebbe mai seduto allo stesso tavolo. Alle fine però i quattro partner libici si sono incontrati e hanno partecipato a tutti gli incontri ad eccezione di Haftar che, platealmente com’era arrivato negando di esserci ufficialmente, ha disertato l’assemblea conclusiva abbandonando Villa Igiea in anticipo insieme al presidente egiziano Al Sisi. Anche la foto circolata in mattinata con la stretta di mano tra Sarraj e Haftar non ha avuto gestazione lineare, sembra che sia stato il premier italiano a spendersi tanto in prima persona affinché fosse chiara e reiterata. Quando all’ora di pranzo Conte prende la parola alla plenaria i giochi sono fatti: c’è la pressoché unanimità sulla conferenza stile Loja jirga, che Roma vuole si svolga in Libia con tutte le realtà locali e per la quale Salamé ha gia incontrato almeno una settantina di assemblee municipali, e c’è il via libera al processo elettorale, compromesso non solo linguistico partorito dopo una difficile mediazione (alcuni Paesi volevano che si parlasse di voto) e destinato a compiersi nel giro di pochi mesi. Chi perde e chi vince Fare contenti tutti sarebbe stato impossibile, ripetono gli italiani: l’intesa si cerca dove e come si può («un accordo verbale ma vincolante» lo definisce il portavoce di Palazzo Chigi Casalino). Haftar, che aveva poco da guadagnare ma molto da perdere nell’ignorare Palermo, torna a Bengasi incassando il successo mediatico e forse un cambio di passo da parte della comunità internazionale, con l’Italia dichiaratamente inclusiva.

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Salamé L’inviato dell’Onu: “C’è sempre qualcuno che non è felice Ma la conferenza di oggi rappresenta un’importante passo in avanti”

“Il braccio di ferro Italia-Francia rischia di paralizzare tutto”

In Libia, le Nazioni Unite

parlano per bocca di Ghassam Salamé, 67 anni, un uomo politico libanese che da qualche mese ha scelto di vivere a Tripoli e di condividere i disagi della quotidianità con la gente comune. È lui che ha predisposto il nuovo piano che prevede una grande assemblea di riconciliazione nazionale a gennaio e poi elezioni politiche in primavera. «Stasera sono più ottimista di ieri», dice in un salottino dell’hotel di Palermo, finalmente rilassato, incontrando alcuni giornalisti italiani. «Conferenze internazionali come questa sono molto utili perché sono tappe di avvicinamento». Una vecchia volpe della politica mediorientale, Salamé. Perciò non si fa impressionare dalla porta sbattuta dai turchi. «Ne ho viste così tante di conferenze, da sapere che sempre c’è qualcuno che non è felice di come vanno i lavori. Ma è normale, no?». E sorride sornione. Come se non sapesse che a Palermo si è andati contro gli interessi di alcune potenze regionali. Disincantato, accoglie rassegnato la domanda sulla competizione in Libia tra italiani e francesi. «Sapete, che ci sia una certa competizione tra gli Stati è una cosa a cui sono abituato. E se a voi sembra così grave, allora vuol dir che non sapete nulla della competizione in Libia tra Qatar ed Emirati. Oppure tra Marocco e Algeria. O tra Turchia

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ed Egitto. A tutti, io dico sempre: se insistete sulla competizione, è il modo migliore per non far cambiare le cose. Direi che se non ci fosse questa competizione troverebbero un altro modo. Italiani e francesi sono ottimi amici, no? Per cui troveranno un’altra scusa». Resta la novità di un accordo che vede un cartello di Paesi (Italia, Francia, Russia, Egitto, Tunisia, Algeria) a fare da garanti per i prossimi passi nel processo elettorale e delle riforme economiche.

L’ allarme della onlus Save the Children: “A rischio un bambino su otto” Così nelle stesse città convivono il riscatto o il circolo vizioso dell’indigenza

“In Italia 1,2 milioni di minori vivono in povertà assoluta”

In Italia un milione e duecentomila

bambini e adolescenti vivono in povertà assoluta. Sono una quota importante della società, in particolare se si considera che su otto minori che stanno crescendo in Italia almeno uno si trova in condizioni di estrema povertà e che questo non potrà non avere conseguenze nel futuro del Paese. L’Italia degli anni Sessanta sperava di aver posto le basi per una crescita di tutta la società, mezzo secolo dopo il fallimento di quelle premesse è evidente. Secondo i dati contenuti nel nono Atlante dell’infanzia a rischio «Le periferie dei bambini» di Save the Children, pubblicato da Treccani , non sono solo le condizioni economiche del

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nucleo familiare a pesare sul futuro di una generazione di bambini ma anche l’ambiente in cui vivono. Anche all’interno della stessa città bastano pochi chilometri di distanza, tra una zona e l’altra, per assicurare riscatto sociale o impossibilità di uscire dal circolo vizioso della povertà. È il caso dell’istruzione, ad esempio. A Napoli, i 15- 52enni senza diploma di scuola secondaria di primo grado sono il 2% al Vomero e quasi il 20% a Scampia, a Palermo il 2,3% a Malaspina-Palagonia e il 23% a Palazzo Reale- Monte di Pietà, mentre nei quartieri benestanti a nord di Roma i laureati (più del 42%) sono 4 volte quelli delle periferie esterne o prossime al Grande Raccordo Anulare nelle aree orientali della città (meno del 10%). Ancora più forte il divario a Milano, dove a Pagano e Magenta- San Vittore (51,2%) i laureati sono 7 volte quelli di Quarto Oggiaro (7,6%). Anche i dati tratti dai test Invalsi confermano le profonde differenze nell’istruzione tra diverse zone delle stesse città. A Napoli c’è un divario di 25 punti tra i bambini dei quartieri più svantaggiati da quelli che abitano a Posillipo, a Palermo sono 21 quelli tra Pallavicino e Libertà, a Roma 17 tra Casal de’ Pazzi e Medaglie d’Oro, e a Milano 15 punti dividono Quarto Oggiaro da Magenta-San Vittore. Le differenze sono quasi dei muri anche quando si parla di Neet, ovvero i ragazzi tra i 15 e i 29 anni che non studiano più, sono senza lavoro e non sono inseriti in alcun circuito di formazione. A Milano, in zona Tortona, sono il 3,6%, meno di un terzo di quelli di Triulzo Superiore (14,1%), mentre a Genova sono 3,4% a Carignano e 15,9% a Ca Nuova, e a Roma 7,5% a Casal Palocco e 13,8% a Ostia Nord. Nelle grandi città i minori

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vivono soprattutto nelle periferie. A Roma e Genova abitano in aree di periferia il 70% dei bambini al di sotto dei 15 anni, e a Napoli e Palermo il 60%, un numero che scende al 43% a Milano e al 35% a Cagliari. Questo vuol dire che quando bambini e adolescenti delle città più densamente popolate si guardano intorno, ci sono 259.000 di loro (l’11,8%) che vedono strade scarsamente illuminate e piene di sporcizia, non respirano aria pulita e percepiscono un elevato rischio di criminalità. Sono minori che si ritrovano ai margini dello spazio pubblico: 94 bambini su 100 tra i 3 e i 10 anni non hanno modo di giocare in strada, solo 1 su 4 trova ospitalità nei cortili, e poco più di 1 su 3 ha un parco o un giardino vicino a casa dove poter giocare. Sono ai margini della politica, per effetto di una spesa pubblica che negli anni della crisi economica, pur crescendo in termini assoluti, ha tagliato la voce istruzione e università dal 4,6% sul Pil del 2009 al 3,9% del 2015-16. I minori che non hanno l’opportunità di navigare su Internet nel Mezzogiorno vivono nei capoluoghi delle grandi aree metropolitane (36,6%), e spesso appartengono alle famiglie con maggiori difficoltà economiche (38,8%). Nelle stesse zone, i minori che non svolgono attività ricreative e culturali raggiungono il 77,1%.

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ANSA

Lieberman lascia, ieri resa a terrorismo Ministro difesa si dimette dopo tregua con Hamas

(ANSAmed) - TEL AVIV, 14 NOV - "Sono qui per annunciare le mie dimissioni".

Lo ha detto il ministro della difesa Avigdor Lieberman in conferenza stampa.

"Quello che è successo ieri, il cessate il fuoco, è stato - ha aggiunto –

una resa al terrorismo. Non c'è altro significato".

Vertice P.Chigi Conte, Di Maio, Salvini Premier vede Di Maio e Salvini, tra i temi anche le nomine

(ANSA) - ROMA, 14 NOV - Nuovo vertice a Palazzo Chigi per il premier Giuseppe Conte

con i vice Matteo Salvini e Luigi Di Maio. Sul tavolo, a quanto si apprende da fonti di governo,

c'è il tema delle banche di credito cooperativo.

Nei prossimi giorni è attesa però anche una decisione su nomine come quelle per Consob

e Antitrust. Sono presenti alla riunione anche i cinquestelle Stefano Buffagni e

Carla Ruocco e il leghista Alberto Bagnai.

Bussetti, assumeremo 1.000 ricercatori Dopo tre anni diventeranno associati. Stop chiamata diretta

(ANSA) ROMA, 14 NOV - Un nuovo piano straordinario per assumere 1.000

ricercatori universitari "che li porterà, dopo tre anni e previa valutazione

e conseguimento dell'abilitazione scientifica nazionale, a essere chiamati nei

ruoli dei professori associati". Lo ha annunciato in Commissione alla Camera

il titolare del Miur Marco Bussetti.

"Ciò è stato possibile anche grazie all'opera di razionalizzazione della spesa",

ha spiegato.

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Edilportale

NORMATIVA

Pagamenti della PA, proposti tempi

più elastici solo se motivati dal

tipo di contratto di Paola Mammarella

Un emendamento al disegno di legge europea 2018 propone anche il

rilascio del certificato di pagamento entro 7 giorni dal collaudo

12/11/2018 – In arrivo regole più stringenti sui pagamenti delle PA

a professionisti e imprese. Lo propone un emendamento al disegno

di legge Europea 2018 presentato dal relatore, sen. Ettore Licheri,

per evitare le conseguenze di una procedura di infrazione.

Ritardo pagamenti solo se giustificati dalla natura del

contratto L’emendamento presentato modificherebbe l’articolo 113-bis del

Codice Appalti, in base al quale i certificati di pagamento devono

essere emessi nel termine di 30 giorni decorrenti dall’adozione di

ogni stato di avanzamento dei lavori, salvo che sia diversamente ed

espressamente concordato dalle parti e previsto nella

documentazione di gara e purché ciò non sia gravemente iniquo per

il creditore.

L’emendamento restringe il campo stabilendo che possono essere

pattuiti termini diversi, comunque non superiori a 60 giorni, ma

solo se “oggettivamente giustificati dalla natura particolare del

contratto o da talune sue caratteristiche”.

“I certificati di pagamento relativi agli acconti del corrispettivo di

appalto – continua l’emendamento - sono emessi contestualmente

all'adozione di ogni stato di avanzamento dei lavori e comunque

entro un termine non superiore a sette giorni dall'adozione degli

stessi”.

Certificato di pagamento entro 7 giorni dal collaudo Secondo l’emendamento proposto, il responsabile unico del

procedimento (RUP) dovrebbe rilasciare il certificato di pagamento

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ai fini dell'emissione della fattura da parte dell'appaltatore entro 7

giorni dall'esito positivo del collaudo o della verifica di conformità.

Da questo momento decorrerebbero poi i termini (di 30 o al

massimo 60 giorni) per l’erogazione del pagamento.

Anche se l’emendamento fosse confermato, non cambierebbe

l’entità delle penali previste dai contratti di appalto, che

resterebbero comprese tra lo 0,3 per mille e l'1 per mille

dell'ammontare netto contrattuale, da determinare in relazione

all'entità delle conseguenze legate al ritardo, con un tetto massimo

del 10% dell’ammontare netto contrattuale.

Pagamenti delle PA, Italia richiamata dall’Unione

Europea La Commissione Europea ha contestato all’Italia la violazione

della Direttiva 2011/7/UE sui ritardi nei pagamenti. Secondo

Bruxelles, l’articolo 113-bis del Codice Appalti (Dlgs 50/2016)

è difforme dalla direttiva europea che impone alle autorità

pubbliche di eseguire i pagamenti non oltre 30 giorni o, in casi

singolarmente motivati, 60 giorni dalla data di ricevimento della

fattura o, se del caso, al termine della procedura di verifica della

corretta prestazione dei servizi.

La contestazione, arrivata in estate, non è la prima. Nel 2017 la

Commissione UE ha contestato la decisione, presa con

l’approvazione del Correttivo del Codice Appalti, di fissare

un termine di 45 giorni per i pagamenti.

Anche se la Legge di Bilancio per il 2018 ha riportato il termine a

30 giorni, la Commissione Europea ritiene che la normativa italiana

non sia sufficiente ad assicurare che i pagamenti siano effettuati nei

tempi dovuti.

L'Italia è sotto il fato della Commissione Europea da molti anni. Da

diversi monitoraggi è emerso che, anche dopo il recepimento della

Direttiva 2011/7/UE con il D.lgs.192/2012, la PA ha più volte

sforato i tempi di pagamento, raggiungendo punte di 18 mesi di

ritardo.

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PROFESSIONE

Architetti e Fondazione

Reggio Children portano

l’architettura a scuola

Al via l’iniziativa ‘Abitare il Paese - la cultura della domanda - i

bambini e i ragazzi per un progetto di futuro’

3/11/2018 - “Serve che l’architettura entri nelle scuole per

generare una cultura della domanda di questa disciplina, per

ridurre l’assuefazione all’ordinarietà di una edilizia mediocre e

superare definitivamente lo stereotipo secondo il quale

all’architetto ci si debba rivolgere solo quando si voglia ottenere

l’effetto stupefacente di una costruzione ardita o una sequenza

armonica di grigi nel design di un interno all’ultima moda”.

“Urbanistica, architettura e politiche urbane hanno passato gli

ultimi 80 anni a costruire piani, regole e modelli perdendo però di

vista la ragione fondamentale di tutto questo: migliorare la vita

delle persone. È questa la ragione per cui devono essere attivate,

senza ulteriori rinvii, politiche e processi in grado di assicurare la

qualità dell’abitare. È il momento di pensare la città del futuro

prossimo perché in quel futuro si giocherà il destino dei bambini e

dei ragazzi di oggi e di quelli che verranno”.

Così Giuseppe Cappochin, Presidente del Consiglio Nazionale degli

Architetti, Pianificatori, Paesaggisti e Conservatori, spiega

l’obiettivo principale del Progetto “Abitare il Paese - la cultura

della domanda - i bambini e i ragazzi per un progetto di

futuro” che si avvale della collaborazione della Fondazione Reggio

Children - Centro Loris Malaguzzi. Un progetto innovativo,

ambizioso, lanciato nel corso del recente Congresso Nazionale

degli architetti italiani.

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La prima tappa del progetto si è appena conclusa ed ha riguardato

l’attività di formazione per gli architetti che saranno protagonisti di

questo “viaggio nella scuola italiana”. Saranno coinvolti oltre

3mila bambini e ragazzi tra i 3 e i 18 anni di oltre 70 scuole

distribuite su 35 province e 15 regioni. Verranno anche coinvolti i

loro insegnanti e dirigenti scolastici che interagiranno con gli

architetti e le comunità locali puntando a “ragionare insieme”

sulla strategia per la città del futuro. Gli istituti scolastici sono

distribuiti su tutto il territorio nazionale (anche se si tratta di un

progetto pilota) e includono le città metropolitane e le aree

interne, ma anche quelle periferiche e aree di particolare

complessità.

“Siamo particolarmente contenti di aver avviato questo

significativo progetto in collaborazione con il Consiglio Nazionale

degli Architetti - sottolinea Carla Rinaldi, presidente di Fondazione

Reggio Children - perché quello del rapporto tra pedagogia e

architettura è un tema particolarmente caro all’esperienza

educativa di Reggio Emilia. Ma il progetto assume un valore

particolare perché ribadisce la centralità dei bambini e dei ragazzi

come cittadini dell’oggi e non solo di domani. Ed è quindi da oggi,

da subito, a partire dai desideri, visioni e sogni di bambini e ragazzi,

che può partire un ripensamento delle città presenti e future,

ambizioso obiettivo del progetto Abitare il Paese”.

Il Progetto “Abitare il Paese - la cultura della domanda - i bambini e

i ragazzi per un progetto di futuro” prevede incontri e tavoli di

lavoro che saranno sviluppati, in forma coordinata, a livello

territoriale e i cui risultati saranno presentati in una serie di eventi

che saranno organizzati nei singoli territori. É previsto inoltre un

evento conclusivo a livello nazionale al termine dell’anno scolastico

2018/2019 e, tra le varie iniziative, sarà realizzata una Mostra

itinerante mirata a descrivere come deve essere, dal punto di vista

dei bambini e dei ragazzi, la città del futuro.

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Un modo per contribuire a dare un volto all’idea di città del futuro

intelligente e sostenibile, nella quale le risorse ambientali,

culturali e umane, vengono valorizzate e concorrono a creare un

ambiente in cui l’esistenza umana è in equilibrio, connettendo i

primi e gli ultimi, gli anziani e i bambini. E così proprio i bambini e i

ragazzi diventano i protagonisti di questo sforzo creativo e

progettuale per arrivare, nel dialogo con gli architetti, ad essere

protagonisti della costruzione del mondo in cui si troveranno a

vivere.

Fonte: Ufficio stampa Consiglio Nazionale Architetti e Ufficio

stampa Fondazione Reggio Children

Restructura 2018

Il salone nazionale dedicato a riqualificazione, recupero e ristrutturazione OVAL-LINGOTTO FIERE, TORINO, dal 15/11/2018 al 18/11/2018

Ente Organizzatore GL events Italia

Restructura, manifestazione fieristica b2b e b2c che riunisce annualmente i principali interpreti

italiani della filiera, si conferma come appuntamento di riferimento del Nord Ovest d’Italia, qui

interamente rappresentata grazie alla presenza di oltre 200 espositori. Come osservatorio

privilegiato sul comparto edilizio, la fiera offre uno sguardo completo sul settore,

spaziando dalla progettazione ai materiali, dalle modalità costruttive alle soluzioni tecnologiche,

dalle attrezzature alle tecniche applicative.

Restructura è inoltre un'occasione preziosa di confronto diretto con le principali novità del mercato,

con i prodotti di ultima generazione e le innovazioni, con le evoluzioni normative, all'interno di un

contesto ideale per il networking e l'incontro fra produttori, tecnici, artigiani e professionisti.

Tante le novità dell’edizione 2018, tra cui l’ampia area dedicata alla bioedilizia e alle case

in legno, con la presenza di aziende specializzate, come Kampa e Gruppo Wolf, e una serie di

incontri tematici; i focus sull'edilizia montana e sul recupero dei borghi alpini, in

collaborazione con l'UNCEM Piemonte, e un palinsesto di incontri tecnici, economici e culturali

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sulla montagna; inoltre una sezione dedicata alla presentazione di startup innovative in cui i

neo-imprenditori possono raccontare i propri progetti per la casa e il vivere del futuro.

Da segnalare poi la presenza di numerose aziende di rilievo nazionale che per la prima

volta sono presenti all’Oval, come Unical Smart, Herz, Velux e Fassa Bortolo, oltre all’area

dedicata ai materiali edili alternativi.

Anche per questa edizione il calendario di incontri marchiato Restructura è ricco e variegato: a

fianco degli appuntamenti a carattere tecnico, si trovano momenti di formazione professionale

e occasioni di approfondimento sulla situazione congiunturale con dati e tendenze.

Riqualificazione, recupero e ristrutturazione del patrimonio abitativo oggi rappresentano

infatti la voce attiva più importante in edilizia: i dati ANCE riferiti al 2017 confermano una

tendenza degli ultimi anni che vede il settore in trend positivo (+0,5%), mentre risultano di segno

opposto gli investimenti in nuova edilizia (-0,7%). Un risultato determinato principalmente dalla

proroga degli incentivi fiscali con detrazione al 50% per le ristrutturazioni edilizie e l’efficienza

energetica, benché sussistano ancora ampi margini di crescita, proprio nel campo

dell’efficientamento energetico e in quello dell’adeguamento antisismico.

Argomenti che trovano spazio di confronto e approfondimento nel corso dei quattro giorni del

salone: una panoramica importante per addetti ai lavori (architetti, pianificatori, geometri,

operatori del mondo edile) e per chiunque stia per acquistare o ristrutturare l’abitazione, oppure

per chi è alla ricerca di idee e soluzioni per apportare piccoli interventi ai propri immobili.