Corriere della Calabria n.135/2014

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CORRIERE della CALABRIA | 30 gennaio 2014 | 21 PRIMO PIANO LUOGHI DIMENTICATI Forse non tutti sanno che… Il degrado, purtroppo, soprattutto in alcune zone della Calabria, è ormai parte integrante e caratterizzante del paesaggio. La provincia di Vibo, che pur essendo tra le più piccole fa la parte del leone in ogni classifica negativa, è costellata di beni di interesse culturale dal grande valore storico e simbolico, che però giacciono da tempo nell’abbandono, nonostante in alcuni casi siano stati destinati al loro recupero ingenti finanziamenti pubblici. Lo testimonia il caso, em- blematico, del Museo del Poro, e lo confermano tante altre realtà di- menticate dalle istituzioni. O rmai gli occhi dei calabresi si sono abituati. Assuefatti al peggio. La scenografia d’al- tronde sembra essere sempre la stessa. Il copione, poi, segue un canovaccio tristemente consoli- dato. Gli attori, quelli sì, cambiano di volta in volta, ma alla fine i ruoli che recitano sono quelli. E infine ci sono gli spettatori (paganti), ovvero i cittadini, la cui soglia di indignazione sembra alzarsi sempre di più. Nascosta sotto il velo, in verità sempre più trasparente, della retorica delle “eccel- lenze” e delle “positività”, c’è una geografia dell’abbandono che in troppi si ostinano a non voler vedere, come se ciò bastasse a cancellarne l’esistenza. Ci sono luoghi che ancora, nonostante tutto, custodiscono un sentimento. Realtà che potrebbero contri- buire alla costruzione di un’identità cultu- rale, cementare il senso di appartenenza a una comunità e accrescerne il senso civico. A queste latitudini, invece, beni culturali di grande valore, su cui non di rado sono state “investite” discrete quantità di denaro pub- blico, giacciono abbandonati al loro de- Nel Vibonese ci sono molti beni culturali di grande valore, lasciati nel degrado totale Nonostante i soldi pubblici spesi per il recupero GEOGRAFIA dell’abbandono Sergio Pelaia A BIVONA LA TONNARA NON È MAI STATA RECUPERATA ED È TUTTORA ABBANDONATA A SE STESSA, MENTRE IL CASTELLO MEDIEVALE È STATO RESTAURATO MA MAI APERTO

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Castello di Bivona; Tonnara di Bivona; Sergio Pelaia

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CORRIERE della CALABRIA | 30 gennaio 2014 | 21

PRIMO PIANO

LUOGHI DIMENTICATI

Forse non tuttisanno che…

Il degrado, purtroppo, soprattutto in alcune zone della Calabria, èormai parte integrante e caratterizzante del paesaggio. La provinciadi Vibo, che pur essendo tra le più piccole fa la parte del leone in ogniclassifica negativa, è costellata di beni di interesse culturale dalgrande valore storico e simbolico, che però giacciono da temponell’abbandono, nonostante in alcuni casi siano stati destinati al lororecupero ingenti finanziamenti pubblici. Lo testimonia il caso, em-blematico, del Museo del Poro, e lo confermano tante altre realtà di-menticate dalle istituzioni.

Ormai gli occhi dei calabresi sisono abituati. Assuefatti alpeggio. La scenografia d’al-tronde sembra essere semprela stessa. Il copione, poi,

segue un canovaccio tristemente consoli-dato. Gli attori, quelli sì, cambiano di voltain volta, ma alla fine i ruoli che recitanosono quelli. E infine ci sono gli spettatori(paganti), ovvero i cittadini, la cui soglia diindignazione sembra alzarsi sempre di più.Nascosta sotto il velo, in verità sempre piùtrasparente, della retorica delle “eccel-lenze” e delle “positività”, c’è una geografiadell’abbandono che in troppi si ostinano anon voler vedere, come se ciò bastasse acancellarne l’esistenza. Ci sono luoghi cheancora, nonostante tutto, custodiscono unsentimento. Realtà che potrebbero contri-buire alla costruzione di un’identità cultu-rale, cementare il senso di appartenenza auna comunità e accrescerne il senso civico.A queste latitudini, invece, beni culturali digrande valore, su cui non di rado sono state“investite” discrete quantità di denaro pub-blico, giacciono abbandonati al loro de-

Nel Vibonese ci sono molti beni culturalidi grande valore, lasciati nel degrado totaleNonostante i soldi pubblici spesi per il recupero

GEOGRAFIAdell’abbandono

Sergio Pelaia

A BIVONA LA TONNARA NON ÈMAI STATA RECUPERATA ED ÈTUTTORA ABBANDONATA A SESTESSA, MENTRE IL CASTELLOMEDIEVALE È STATO RESTAURATO MA MAI APERTO

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PRIMO PIANOPRIMO PIANO

stino in condizioni di degrado difficilmenteimmaginabili altrove.Nel Vibonese – una delle province più pic-cole che, di contro, fa la parte del leone inogni classifica negativa – è molto facile tro-varsi di fronte a situazioni simili. Il degradoè talmente diffuso da essere diventato unelemento caratterizzante del panorama.Questo territorio è dunque l’emblema dellaCalabria intera, che in uno spazio fisico re-lativamente ristretto racchiude frammentidi bellezza “sporcati” sistematicamentedalla mano dell’uomo. In tutto questo gio-cano un ruolo fondamentale, ovviamentein negativo, le amministrazioni pubbliche,che anche nei rari casi in cui riescono a in-serirsi in percorsi di “recupero e valorizza-zione” programmati su più vasta scala, noncentrano l’obiettivo di rendere questi beniculturali fruibili e attrattivi. A Drapia, paesino dell’altipiano del Poro af-facciato sulla costa tirrenica vibonese, cisono stati – in località Torre Galli – alcuni trai più importanti ritrovamenti archeologicisu scala nazionale. Qui, nel 1922, il grandearcheologo trentino Paolo Orsi scoprì unanecropoli composta da circa 330 tombe ri-salenti alla prima età del ferro. I reperti ri-trovati risalgono a un’epoca compresa tra ilX e il VI secolo avanti Cristo e gli scavi di Orsisono stati proseguiti negli ultimi anni daun’equipe di ricercatori guidata da MarcoPacciarelli arrivata alla conclusione che quiviveva una comunità estremamente evo-luta. Tutto questo ben prima dell’arrivo deigreci, che probabilmente furono i respon-sabili della distruzione di questa cittadina,che esprimeva addirittura istituzioni co-munitarie. Gli scarabei fenici trovati a TorreGalli, per fare un esempio, sono probabil-mente i più antichi mai scoperti nell’Occi-dente, e la zona è oggi considerata ilcontesto principale nel quale si è sviluppatal’antica civiltà degli Itali, il popolo da cui lanostra nazione ha preso il nome. Ci si chie-derà, a questo punto, dove sono custoditiquesti reperti, almeno quelli scoperti nondi recente. Alcuni sono conservati al Museostatale di Reggio Calabria, altri invece sonotenuti in custodia da un privato cittadinodrapiese. La loro destinazione naturale erail Museo del Poro, una struttura realizzata

In senso orario, da sotto, quattro foto scattate il 6 gennaio scorso al Museo delPoro di Drapia, che avrebbe dovuto ospitare i reperti archeologici ritrovati a TorreGalli; il castello di Bivona, di epoca medioevale (a pagina 21, l’ingresso), restau-rato da più di due anni ma mai aperto al pubblico; una veduta aerea dei ruderidell’edificio

LA BIBLIOTECA COMUNALE DI VIBO È VITTIMA DEI TAGLIDOVUTI AL DISSESTO DEL COMUNE, E I LOCALI SONO STATI MESSI IN VENDITAPER PROVARE A FARE CASSA

recuperando l’edificio che ospitava un’exscuola elementare. Per l’opera sono statispesi 239mila euro provenienti dai fondiPor 2000/06, più altri 40 mila stanziati dalComune. Il risultato è che il Museo non èstato mai aperto, all’interno ci sono solo al-cune teche vuote e, come denunciato dalconsigliere comunale Cosmo Vallone sulblog vibonesiamo.it, il cortile esterno viene

…IL MUSEO DEL PORO, MAI APERTO, DOVEVA OSPITARE IPREZIOSI REPERTI SCOPERTI A TORRE GALLI, RISALENTIALLA PRIMA ETÀ DEL FERRO. LA STRUTTURA È STATARECUPERATA CON UN FINANZIAMENTO DI 280MILA EURO,MA OGGI È DIVENTATA UN “RICOVERO” DI CASSONETTI

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PRIMO PIANOPRIMO PIANO

stino in condizioni di degrado difficilmenteimmaginabili altrove.Nel Vibonese – una delle province più pic-cole che, di contro, fa la parte del leone inogni classifica negativa – è molto facile tro-varsi di fronte a situazioni simili. Il degradoè talmente diffuso da essere diventato unelemento caratterizzante del panorama.Questo territorio è dunque l’emblema dellaCalabria intera, che in uno spazio fisico re-lativamente ristretto racchiude frammentidi bellezza “sporcati” sistematicamentedalla mano dell’uomo. In tutto questo gio-cano un ruolo fondamentale, ovviamentein negativo, le amministrazioni pubbliche,che anche nei rari casi in cui riescono a in-serirsi in percorsi di “recupero e valorizza-zione” programmati su più vasta scala, noncentrano l’obiettivo di rendere questi beniculturali fruibili e attrattivi. A Drapia, paesino dell’altipiano del Poro af-facciato sulla costa tirrenica vibonese, cisono stati – in località Torre Galli – alcuni trai più importanti ritrovamenti archeologicisu scala nazionale. Qui, nel 1922, il grandearcheologo trentino Paolo Orsi scoprì unanecropoli composta da circa 330 tombe ri-salenti alla prima età del ferro. I reperti ri-trovati risalgono a un’epoca compresa tra ilX e il VI secolo avanti Cristo e gli scavi di Orsisono stati proseguiti negli ultimi anni daun’equipe di ricercatori guidata da MarcoPacciarelli arrivata alla conclusione che quiviveva una comunità estremamente evo-luta. Tutto questo ben prima dell’arrivo deigreci, che probabilmente furono i respon-sabili della distruzione di questa cittadina,che esprimeva addirittura istituzioni co-munitarie. Gli scarabei fenici trovati a TorreGalli, per fare un esempio, sono probabil-mente i più antichi mai scoperti nell’Occi-dente, e la zona è oggi considerata ilcontesto principale nel quale si è sviluppatal’antica civiltà degli Itali, il popolo da cui lanostra nazione ha preso il nome. Ci si chie-derà, a questo punto, dove sono custoditiquesti reperti, almeno quelli scoperti nondi recente. Alcuni sono conservati al Museostatale di Reggio Calabria, altri invece sonotenuti in custodia da un privato cittadinodrapiese. La loro destinazione naturale erail Museo del Poro, una struttura realizzata

In senso orario, da sotto, quattro foto scattate il 6 gennaio scorso al Museo delPoro di Drapia, che avrebbe dovuto ospitare i reperti archeologici ritrovati a TorreGalli; il castello di Bivona, di epoca medioevale (a pagina 21, l’ingresso), restau-rato da più di due anni ma mai aperto al pubblico; una veduta aerea dei ruderidell’edificio

LA BIBLIOTECA COMUNALE DI VIBO È VITTIMA DEI TAGLIDOVUTI AL DISSESTO DEL COMUNE, E I LOCALI SONO STATI MESSI IN VENDITAPER PROVARE A FARE CASSA

recuperando l’edificio che ospitava un’exscuola elementare. Per l’opera sono statispesi 239mila euro provenienti dai fondiPor 2000/06, più altri 40 mila stanziati dalComune. Il risultato è che il Museo non èstato mai aperto, all’interno ci sono solo al-cune teche vuote e, come denunciato dalconsigliere comunale Cosmo Vallone sulblog vibonesiamo.it, il cortile esterno viene

…IL MUSEO DEL PORO, MAI APERTO, DOVEVA OSPITARE IPREZIOSI REPERTI SCOPERTI A TORRE GALLI, RISALENTIALLA PRIMA ETÀ DEL FERRO. LA STRUTTURA È STATARECUPERATA CON UN FINANZIAMENTO DI 280MILA EURO,MA OGGI È DIVENTATA UN “RICOVERO” DI CASSONETTI

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PRIMO PIANO

SPESE INUTILI

Scopelliti e Talarico hanno riunito sotto lo stesso tettola Delegazione calabrese nella Capitale. Che pagal’affitto, mentre l’immobile di proprietà resta chiuso

Due cuori e una pigione

Pietro Bellantoni

bravano proprio una coppia di fatto, nelgiorno in cui annunciarono la rivoluzionelogistica che, di lì a poco, avrebbe interes-sato la Delegazione della Regione a Roma.Come amanti che si decidono a fare ilgrande passo per coronare la loro unione,anche il governatore e il presidente delconsiglio regionale arrivarono alla conclu-sione che non era proprio il caso di vivere

separati, cioè di mantenere due sedi di-stinte nella capitale. Ne bastava una, chefosse adatta a ospitare sia il personale dellagiunta sia quello del Consiglio. La solu-zione all’“olandese” attuata in Calabria al-l’indomani dei moti del ’70 (sede delgoverno a Catanzaro, assemblea legislativaa Reggio) non doveva trovare una replicaanche fuori dai confini regionali. Il nuovocorso inaugurato dal centrodestra avrebbeinsomma riportato una parvenza di unitàistituzionale. La coppia di fatto, seppur politica, rivelò lesue intenzioni il 29 dicembre 2010, con lostesso sentimento di liberazione che per-vade gli amanti che si risolvono, dopo annidi lontananza forzata, a fare outing e inau-gurare una nuova fase della vita. Scopelliti e Talarico sono seduti uno ac-canto all’altro. È il presidente del Consiglioa prendere il coraggio a due mani e a co-municare l’imminenza del sodalizio, comesi trovasse di fronte a ignari genitori: «Entroi prossimi dieci mesi la Regione Calabriaavrà un’unica sede di rappresentanza a

IL PERSONALE È STATO ACCORPATO PER TAGLIARE I COSTI. MA GLI UFFICI IN LOCAZIONE COSTANO10MILA EURO ALL'ANNO PIÙ LE SPESE CONDOMINIALI

«Non posso più stare lontano da te»; «andiamo a vivereinsieme». Le classiche dichiarazioni d’amore e d’in-tenti, così tipiche nei rapporti sentimentali, almenoper una volta potevano star bene in bocca a PeppeScopelliti e Franco Talarico. Certo è che i due sem-

L’ingresso di piazza di Campitelli 3,dove ha sede la delegazione dellagiunta regionale; accanto, quella delConsiglio, in via dei Bergamaschi 58

utilizzato come rimessa di cassonetti del-l’immondizia. Proprio così: siccome il Co-mune ha avviato la raccolta porta a portaintegrale, i contenitori per la spazzaturasono stati eliminati dalle strade cittadine esono stati collocati nell’area del Museo. Perconsolidare il paradosso, infine, la strutturaè stata dotata anche di un sistema di al-larme all’avanguardia, ma su di essa insisteun pericoloso tetto in eternit.A Bivona, una delle frazioni marine di Vibo,convivono invece due facce del medesimodegrado: l’antica Tonnara e il castello me-dievale. La prima è stata dichiarata benemonumentale con decreto ministeriale del6 dicembre 1991, e grazie a finanziamentiche in totale ammontano ormai a più di 3milioni di euro doveva diventare il Museodel Mare, che avrebbe ospitato anche uncentro di archeologia marina. AntonioMontesanti, ex presidente del Parco marino“Costa degli dei”, aggiorna continuamenteil suo blog (comuneportosantavenere.blog-spot.it) con documenti e foto che raccon-tano le “ferite” inferte a questo bene daistituzioni come il Comune di Vibo e la So-printendenza per i beni monumentali epaesaggistici. Come se non bastasse vedere sbriciolati daltempo e dall’incuria il barcone San France-sco e il rimorchiatore Caterina, risalenti allafine dell’800, di recente si è scoperto che lastruttura ha subìto anche degli atti vanda-lici. Una parte di essa, però, non si capiscebene a che titolo, è tornata utile al Pd locale,che l’ha utilizzata come seggio per le pri-marie. E se da una parte non si capisce a

cosa siano serviti i milioni di euro investitinella tonnara, dall’altra è difficile compren-dere perché il castello trecentesco, su cui ilrestauro invece è stato portato a termine,non sia mai stato aperto al pubblico nono-stante siano passati più di due anni dal ter-mine dei lavori.

Le cose non vanno certo meglio nel capo-luogo di provincia, dove il Comune, alleprese con il dissesto finanziario, ha stilatoun piano di vendita di immobili tra cuispicca proprio la biblioteca comunale, chegià negli ultimi tempi aveva subìto pesantitagli al budget – da diversi mesi non si com-prano più i quotidiani – e la cui strutturaesterna versa da tempo nel degrado. Una si-tuazione analoga alla biblioteca di SerraSan Bruno, intitolata al compianto giorna-lista Enzo Vellone, che l’anno scorso è statadestinata dal Comune come locale lavan-deria per gli studenti egiziani ospitati nel-l’ambito del progetto “Pitagora mundus”.Una “perla” che fa il paio con la decisione,tuttora in vigore, di utilizzare un ex carceregià destinato ad ospitare una pinacotecacome punto di raccolta dei rifiuti prodottidalle attività commerciali della zona.

PRIMO PIANO

[email protected]© riproduzione vietata

Tre scatti recentiche fotografano lostato in cui versatuttora la tonnaradi Bivona, dove sa-rebbe dovuto sor-gere il Museo delmare. Nelle imma-gini, il barcone SanFrancesco e il ri-morchiatore Caterina (rispettiva-mente in alto e alcentro), entrambirisalenti alla finedell’800

I LOCALI DELLA BIBLIOTECA DI SERRA SONO STATI UTILIZZATI NEL 2013 COME LAVANDERIA PER GLI STUDENTIEGIZIANI OSPITATI CON IL PROGETTO PITAGORA MUNDUS