Corriere dei piccoli 1909 49 · 2021. 2. 24. · ANNIBALE AGAZZI | ViaS. Margherita, 12 - MILANO -...

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a -_ ict. |a» = - = Ort dro Le si —è Li WVFFICI DEL GIORNALE a VIA SOLFERINO, N°228. (CTZ=3<T3I rReong: E€Srctro. : SUPPLEMENTO ILLUSTRATO ARNO CD L,5,- tt. BL SEemESTRE L.2,50 L. la L del CORRIERE DELLA SERA Anno I. - N. 49, 25 Novembre 1909. Cent. 10 il numero. 00 MILANO. Nutrite | bambini Mamme nti (11 con la CREMA FOSFATA “DEMA,, PREZIOSA ia Il migliore degli alimenti insuserabile, semplicissima, con garanzia illin itata Per il suo alto potere nutritivo e per la grande | : Dai cs digeribilità è raccomandata per alimentare ibam | Prezzo Walia e Estero L. 7O anticipando L.10 bini ai quali facilita la dentizione, è pure racco- mandabile per le gestanti, le nutrici, i convale- P. ZIGNONE Corso P.Romana, 65 MILANO scenti, le persone deboli, i sofferenti disturbi gastrici. NON PROVCCA STITICHEZZA î La pu cio torti della Grema Fostata B| Calendario profumato 1910 ‘*Dema,, sono garantite dal controllo Chimico sarà spedito da G. B. PEZZIOL. - Padova del Laboratorio Generale d*Analisi di Milano che dietro invio di una scatola originale munita della sua etichetta in via Paolo da Cannobio, 20, esamina MI| TABAJONE DELLE BENEDETTINE e riferisce gratuitamente l'esito dell'analisi. gratis a chiunque gli scriverà La Crema Fosfata Dema,, è preparata SQUISITO RICOSTITUENTE sotto la diretta sorveglianza del direttore tecnicc | iii dello S'abilimento Dott. 1.. Barberis. | obice ancore Chicederla nelle Farmacit, Diogheriv, Maguezini Alimentari, DE N TI di pe. i, signnr e. od allo Stabilimento Chimico ‘“ DEMA,, Quinto (Genova) I uo mirabitmente col- che ne fa invio a L. ® 80 la scatola froncu di porto ed imballo la Chentorfina, net Regno. Perl scatole L. 16 anticipate. Cura completa L. 8.80. 1 dulidenti, è tinti paghc- si spedisos campione gratis dietro invio del sampl c- biglietto da visita. ranno dopo guariti. 0. MAFFEL via Spixa Milano Gratis opuscolo contenente gravi rivelazioni, PERCHÈ SOFFRITE? Se non vi sentiic noi possiamo guarirvi col nostro ELECTRO NIGOR. se voi siete deboli, nuvi possinino rendervi forti. se voi sieto colpiti da dolori reumatiti, noi pos siamo liberarvene. Noi possiamo Inbritcare tutte le vostre giunture © renderle flossi lkli. Noi digenuno sovente che Dolore ed Elettricità non possono vivere sotto lo stesso tetto, è lo proviatno ogni giorno L'effetto dell'elenricità sull'uomo debole e sfinito èpreciso a quello della pioggia sulla terra arida in estate. Esso può essere debilitato «tal varicocele, inancarnza Aestenzia; può avere le idee confuse, inquietudine nelle sue azioni e decisioni, tetri preserntirntenbi: può essere timido, irritalule, evitare gli amici e la compagnia, non avere confidenza in stesso se tratta della più leggera responsabilità, L'Elettriciti applicata conve- nientemente durante qualche ora soltanto, farà scomparire tutti questi sintonii La du- rata di questa cura varia da una settiniana a Aite mesi, e tutti 1 sintomi innanzidetli spa- rifimno per sempre, grazie all'ELECTRO-VIGOR che trasforma i più di boli in uorntni forti, In ogni punto dell’Italia, noi abbiamo guarito degli ammalati. Dateci il vo- stro indirizzo, c vi indicheremo il nome di un ammalato del vostro vicinato, guarito da noi. Diteci qual'è In vostra malattia, e noi vi risponderemo onestamente se posslamo gia- rirvi o no. Se ciò ci è impossibile, non vogliamo il vostro denaro. Sono 2 anni che esercitiamo quest'industria: la nostra grande superiorità ha fatto di noi i più impor. tanti fabbricanti di apparecchi elettrici applicabili a) corpo uinano, la nostra riputa- zione cresce ancora perchè diano a ciascuno per IL SUO denaro. Ora, non preferireste voi portare il vostro appareccluo vivificante, VEI ECTRO-VIGOR, Aurante il sonno ogiii notte e sentirvi il suo ardenie calore spandersi in voi, e vedervi rinnovata l'investitura colla vita ad ogui nuova applicazione, Piutttesto che unbarazza- re i vostri intestini con medicine nauseabonde? Certamente! Allora provate Ul no- stro ELECTRO-VIGOR. Consultazioni e libri gratis Venite a consultare i nostri Dottori gratuita mente. Non potendo venire personalmente @ mandandoci invece il taglando qui aporesso, noi spetiremo gra uitamente il nostro libro e un questionario per consultazione, Ditta Dr, B.H. MAGLAUGHLIN Go, Corso Vittorio Emanuele, 20 - MILANO, = Buono per nn libro illustrato gratuito del valore di lire 5. Ditta Dr. B. HI MACLAUGHLIN © Corso Vittorio Emanuele, 20, MILANO. Vi prego d'invarmi il vostro libro gratuito in busta chinsa. Nome Indivizzo - ———@——_—_ ——— —- o i - , GITE init « i” = nd © e co

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si —è

Li

WVFFICI DEL GIORNALE a

VIA SOLFERINO, N°228. (CTZ=3<T3I rReong: E€Srctro.

: SUPPLEMENTO ILLUSTRATO ARNO CD L,5,- tt. BL

SEemESTRE L.2,50 L. la L del CORRIERE DELLA SERA

Anno I. - N. 49, 25 Novembre 1909. Cent. 10 il numero.

00 MILANO.

Nutrite | bambini Mamme nti (11

con la CREMA FOSFATA “DEMA,, PREZIOSA ia Il migliore degli alimenti insuserabile, semplicissima, con garanzia illin itata

Per il suo alto potere nutritivo e per la grande | : Dai cs digeribilità è raccomandata per alimentare i bam | Prezzo Walia e Estero L. 7O anticipando L. 10 bini ai quali facilita la dentizione, è pure racco- mandabile per le gestanti, le nutrici, i convale- P. ZIGNONE Corso P. Romana, 65 MILANO scenti, le persone deboli, i sofferenti disturbi gastrici.

NON PROVCCA STITICHEZZA î La pu cio torti della Grema Fostata B| Calendario profumato 1910

‘*Dema,, sono garantite dal controllo Chimico sarà spedito da G. B. PEZZIOL. - Padova

del Laboratorio Generale d*Analisi di Milano che dietro invio di una scatola originale munita della sua etichetta in via Paolo da Cannobio, 20, esamina MI | TABAJONE DELLE BENEDETTINE e riferisce gratuitamente l'esito dell'analisi.

gratis a chiunque gli scriverà

La Crema Fosfata “ Dema,, è preparata SQUISITO RICOSTITUENTE sotto la diretta sorveglianza del direttore tecnicc | iii dello S'abilimento Dott. 1.. Barberis. | obice ancore

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PERCHÈ SOFFRITE? Se non vi sentiic noi possiamo guarirvi col nostro ELECTRO N IGOR. se voi siete

deboli, nuvi possinino rendervi forti. se voi sieto colpiti da dolori reumatiti, noi pos

siamo liberarvene. Noi possiamo Inbritcare tutte le vostre giunture © renderle flossi

lkli. Noi digenuno sovente che Dolore ed Elettricità non possono vivere sotto lo stesso

tetto, è lo proviatno ogni giorno

L'effetto dell'elenricità sull'uomo debole e sfinito è preciso a quello della pioggia sulla

terra arida in estate. Esso può essere debilitato «tal varicocele, inancarnza A estenzia; può

avere le idee confuse, inquietudine nelle sue azioni e decisioni, tetri preserntirntenbi:

può essere timido, irritalule, evitare gli amici e la compagnia, non avere confidenza

in sè stesso se sì tratta della più leggera responsabilità, — L'Elettriciti applicata conve-

nientemente durante qualche ora soltanto, farà scomparire tutti questi sintonii La du-

rata di questa cura varia da una settiniana a Aite mesi, e tutti 1 sintomi innanzidetli spa-

rifimno per sempre, grazie all'ELECTRO-VIGOR che trasforma i più di boli in uorntni

forti,

In ogni punto dell’Italia, noi abbiamo guarito degli ammalati. — Dateci il vo-

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guarito da noi. Diteci qual'è In vostra malattia, e noi vi risponderemo onestamente se posslamo gia-

rirvi o no. Se ciò ci è impossibile, non vogliamo il vostro denaro. Sono 2 anni che

esercitiamo quest'industria: la nostra grande superiorità ha fatto di noi i più impor.

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zione cresce ancora perchè diano a ciascuno per IL SUO denaro.

Ora, non preferireste voi portare il vostro appareccluo vivificante, VEI ECTRO-VIGOR,

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LA PALESTRA DEI LETTORI

W.olete divertirvi? Rifate l'esperimento del pennino-bussola, tale e quale io ve

lo descrivo. E’ facilissimo e costa poco ; ba sterà che pé iate una (

i ttro sokili, Prendete la cala-

mita strofinateln sempre nello stesso Verso sopra un pen

vor com-

lami

) che acco. to ad altri pen-

nini, li attirerà. Orbene, ponete adagio adagio il

pennino in un bic- chi r d'acqua < d Os.

so, essendo concn

VO, gallegg. rà bo.

nissimo come se fosse una barchet-

— Papà, quanto era altoe ta. In ciò nulla di gresso Galileo Galilei ? straordinario, però

— Perchè mifaiquesta die il bollo viene ades- manda ?

— Perchè su questo libra è scritto che Galileo sollevò il mondo dai vecchi pre,judizi,

so. Volgete il bic- chiere a destra e a sinistra, vedrete che il pennino ri.

marrà fermo nella stessi posizione, senza deviare d’un pelo. Toccatelo pur anco con un bacchettino tanto per farlo voltare con —- = - = ===

OMANIIVA A»

nino nuovo; finire. |

LE per calamit ur

Vnanieti crettere? quel pe no diver.

rà u pro- pria i, dan

ll

CORRIERE DEI PICCOLI

il pennino, appena sarà Jasciato libero, si muoverà da sè stesso, e tornerà a ripigliare

{Ia punta da un'altra parte, ma vedrete che | Tia scolari.

la medesima posizione di prima. Insomma, | per quanto voi faccinte, vedrete che esse

volterà sempre con la punita dalla stessa parte, Sipete verso qual direzione esso si volterà? Verso il nord, costantemente ver

il nord! e farà come l'ago calamitato della

bussola ch serve per orientarsi,

Sarà una così sorprendente davvero che divortirà m

Mo

|A! same di scienze naturali, Maosti Dungte, la saliva è un

umore che scioglie, che cosu?

Scolaro: — Le s inze gra il

buminoidi,.. Maestro: — Va bene, ma c'è qualchi

altra cosa; dunque? Sci luro : — Scioglie.... sciuglie... il gras

so lucido.

Pei

Wincenzino, un frugolo di tre anni, stiluto a tavola, composto come un

ometto.

Babbo e mamma discorrono animata» mente fra loro, mentre mangiano la frut- ta, © si scordano di darla al bimbetto che li guarda coi neri occhioni supplichevoli è sospira. In frutta gli piace, come piace a tutti quelli della sun età, la tentazione è grande, ma non osa chiederla, perchè gli è stato detto che non si chiede nulla.

Ad un tratto posa una manina sul brac- cio della mamma, scuotendolo leggermen- te, ec:

Mammina chiede — hai pagata cara la frutta stamattina?

Sano Cuomo, dammi

la Cmulis ione Sasso

NON PIU’ TINTURE! ll nostro FATUS

è un meraviglioso pe'tine che trasforma istantaneamente i capelù in biondo o castano o nero perfetto; usandolo una volta alla settimana si ri- dona in breve c per sempre ai capelli il primitivo colore. Uno L. 4 —; estero 4,25; Invio immediato tegreto; non si spedisce però contr’assegro, Per avere il vero originale pettine « Fatus», evitando lc daunose imitazioni, dirigere ordini cou inipanto all'esclusivo concessionario

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|

— Sti stato in classe per sapere della tua promozione?

lo no...

— Hai forse timore di.., quale

presa?... — Eh!... l'unica sorpresa sarel quel

| Ja di vedermi promosso !

Chi era (1 padre di

Carlo V? Culo IV.

Bovo. Ed il prire

di Francesco 1? — Francesco zero,

a mamma gli dice:

— Questa sera ti farò picchiare da tuo padre e te ne darà tante ywinti sono i ca- pelli che porti in testa.

Giorgino, pensicroso per ciò che deve avere alla sera, va nella sun cameretta per piangere e vede in sala il nonno, il

rimprovera Giorgino «

qyu:iile è completamente calvo, che su di una poltrona sia dormendo, pensit:

— Oh, sc almeno per questa sera po- tessi avere la testa del nonno!

“ ALLE SIGNORE ,, 33, pentirai. iele ANNIBALE AGAZZI

| ViaS. Margherita, 12 - MILANO - Cuéalogo Crulis.

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CORRIERE dei PICCOLI neono: ESTERO:

Arno o t. 9.,— tl. Go. —

SEMESTRE L.2,50 L bi

Anno I. - N. 49, 28 Novembre 1909.

. Babbo, mamma, tre ziette,

3. Ma Fifina non risponde, ama il dolce e non ne dà;

D; L'equilibrio più non trova, la Fifina disgraziata;

zio, nonnini e cuginette che non sciupi la vestina. raccomandano a Fifina

muovon l'oche ni

cade sopra cento uova, fa, cadendo, la frittata.

all'assalto e fan “qua, qua ,,.

2. Nel cortil la bimba trotta mangiucchiando un duna cialdone,

4. La Fifina cerca scampo dalle audaci insidie ochesche,

6. Babbo, mamma, tre ziette, zio, nonnini e cuginette

UFFfici DEL GIORNALE

VIA SOLFERINO, N°928. «MILANO.

Cent. 10 il numero,

l'oche accorron tronfie e in Trotta domandandone un boccone.

alii Lo Le t È ]

ma il suo piede trova inciampo in un cesto d'uova fresche.

ahi! ‘s'accorgon che Fifina tutta gialla ha la vestina!

e der e —

Pd

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- GALLINA VECCHIA FA lina bianca che anda- va sempre dietro alla sui padrona,

Nel campo, nella stalla, alla fonte, in cucina, in camera, vanti passi faceva la

donna: tanti ne face- va la gallina.

Soltanto si allontanava mattina e sera, annunziando dal covo, col suo bravo cer- codè, che l'uovo era fatto.

Due uova al giorno! Una rarità! Era naturale che la massain le volesse bene.

Perciò tutti i galletti, le pol lastre e le chioc- ce del pollnio, erano gelosi di quella preferen- za. Guai se ost- vano di affac- ciarsi in casa, guai se entrava- no nel semina- to! La massaia li scacciava con mal garbo e. se non bastava li rinchiudeva, Tra i polli era

un mormorio di indignazione contro gli uomi. ni; se la padro- na si allontana- va dal podere, complottavano contro di lei: — Come fai

a voler bene a quella donna che ama le tue uova e non ama te? Che ci tira il collo e ci pela e ci cuvce e ci mangia, vppure ci porta al mercato, dopo averci impinzati di granoturco perchè si pesi il doppio?

Lanna seta RL) Pe _

‘era una voll una gal- I

COKKIERE DEI PICCOLI

deboli e fece un uovo solo, quello della sera. lia massaia cominciò a brontolare : le raddoppiò il becchime, ma la gillina era stanca, mangiava poco, adagio lagio fece un uovo per settimana e poi smise del tutto.

Ti credi di campare a ufo? — bron- tolava la massaia; e la povera gallina la guardava a collo torto, con l'occhio umi- diccio, che sembrava lacrimoso, reggendo. si sopra un piede solo, timorosa di muo-

| vere un altro passo, con un sommesso coc-

Se non farai più uova tirerà il colio an- | che a te, che per seguirla disprezzi il tuo pollaio e ci abbandoni.

Ma la gallina, fiera della sua virtù, Ji lasciava gracchiare e se ne andava ridendo,

Passò del tempo. La vecchia gallina si in-

codè che ricordava il suo glorioso passato. Ma un giorno il capoccia disse, accen-

nandola : - Che ne fate di questo becco sper-

so per la casa? Tiratele il col lo per domenica: gallina vecchia fa buon brodo.

La donna rispose che aveva da fare in quel giorno. Forse in cuor suo provava un segre to rammarico per quella povera bestia affezio- nati.

Allora gliela farò io la festa, — dis- sc il capoccia; e quando la don- na tornò dalla fonte, trovò Ja gallina già pe lata, che penzo- lava con le gambe attacente a un chiodo,

Tutto il pol luio aveva assi- stito all'esocu- zione capitale della povera gallina e tutti ebbero davvero la pelle di pollo.

Fu un mormorio di raccapriccio e im- precazioni e maledizioni contro gli uomini che uccidono gli animali per mangiarli.

Ma subito si distrassero, perchè un gal- lettino di primo canto, vedendo un lombri- co che strisciava sull'aia, lo ghermì nel becco e via a cresta ritta per divorarselo in pace; mentre tutti gli altri gli furono addosso per rubargliclo, o per averne alme- no un pezzettino. E. R. Corcos.

LA BOTTIGLIA ROTTA uò accadervi di rompere una botti- glia. Se la parte inferiore è sana

e la sola difficoltà ad utiliz. zarla come un qualsiasi re- cipiente è che l'orlo rotto è irto di punte, potrete eguagliare l'orlo stesso con tutta facilità. Posate la bottiglia su di un piano ben orizzontale: riempite la d'olio fino al punto in cui volete tagliarla. Immor- gendo rapidamente nell'o- lio una sbarra rovente di ferro o d'altro metallo, la bottiglia verrà tagliata secondo la linea di livello dell'olio e potrà essere usata.

“n ans A sr rvrnicra zzz = bottiglia,

Infatti l'immersione della sbarra roven. te ha elevato improvvisamente la tempe- ratura dell'olio, e poichè questo è un ec- cellente conduttore calorico, ha comuni-

cato parte del calore al vetro della bottiglia. Ma la porzione della bottiglia sovrastante al livello del. l'olio non si è potuta in. nalzare alla stessa tempe- ratura di quella sottostan. te, perchè il vetro è un cat- tivo conduttore del calori- co: quindi, per il contrasto fra le due porzioni della

di cui una si dilata e l'altra no, si de-

termina la rottura esatta al livello del l'olio. Lo.

"BUON BRODO |

Sonatori ambulanti

Un cardellino e un passero ridotti al verde, per uscir di stenti, un di si consuliarono sopra un vecchio castagno, esposto ai venti.

«— Senti, compagno — il passero disse, ammiccando gli occhi piccolini — tu sei d'ingegno fervido ; tira fuori un'idea per far quattrini. »

«— Che vuoi che tiri? E' inutile! Poveri sogni miei, lieti e lontani! la nostra vita misera, non è vita da uccolli, ma... da cani!»

Però la fame stimoli anche il cervello d’umile uccelletto... Pensaci su e ripensaci, il cardellino architettò un progetto.

E un hel mattino, al passero il cardellino andò a posarsi accanto, dicendo : « — Vecchio, ascoltami : non si potrebbe vivere col canto?

« Forse pigliando a prestito qualche vecchio strumento arrugginito, potremo guadagnarcelo questo straccio di vita... Hai ben capito?»

«— Sì, perchè no?... proviamoci, ma in due soltanto non si fa un'orchestra... e sarà ben difficile guadagnar tanto per una minestra!»

«—Andrema in cerca subito di qualche nostro amico disperato e... che ne dici, o passero? » « — Dico che sta benissimo... Approvato!»

Senza fur troppe chiacchiere, fu convocato un tordo ed un fringuello (cieco, però, quest’ultimo, perchè accecato, un giorno, da un monello),

In breve si accordarono : il cardellino prese un violino, una cornetta il passero ed il fringuello cigco un ottavino;

il tordo, forte e solido, si caricò d’ contrabbasso immane e vin... Corfiggio, o musici, bisogna pure guadagnarsi il pane!

E vanno in giro, e suonano per le osterie del borgo e del villaggio, e, se hanno fame, cantano senza perdersi troppo di coraggio.

Così, sfibrati e ràuchi, smesso il lavoro, i sonatori esperti chetano un po’ lo stomaco, col tenue ricavato dei concerti!

Teodoro Rovito.

————— ss; 11‘‘Corriere dei Piccoli ,, si riserva Ia

proprietà letteraria ed artistica di tutto ciò che pubblica.

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CORRIERE DEI PICCOLI

IL CONCORSO Di BELLEZZA DELLE BAMBINE

N | | J®

Eoo SP

>n li vedete ridere di gioia, questi N visetti di bambine deliziose? Queste

nostre piecole amiche avevano una

grande ragione di letizia: il comitato del- l'esposizione di bellezza le aveva premia. | le mezz'ora prima, e le mamme le ave. | RE

vun bnaciate gioiose di contentezza, e dei sivnori grandi vestiti «di nero avevan | che completavano la larga schiera — cen- ‘ousegnato a loro i bei giocattoli guada.| tosettantuna, figuratevi! — facevano nn znati nella premiazione, Come si fa a non| chiasso delizioso; erano instancabili. mostrare il visetto sorridente con tutto Ad una alla volta, le bambine passa. mesto po' po' di fortuna? \ vano con le loro mamme in una sala du-

I) concorso di hellezzn si è tennto nalla| ve i signori del comitato — due medici, settimana scorsa a Milano, alla fiera di|qdue pittori, due scultori e una signora

l’orin Venezia, in un albergo caldo caldo, | le guardavano e le esaminavano, per po mentre fuori faceva freddo freddo. Gio-|ter dare il loro giudizio. C'era qualcuna vedì è stato il giorno delle donnette, do- I che, al primo momento, impressionata nenica quello degli omettini. Ed è stata, | dagli seuardi di iutta quella gente igno-

n quelle due giornate, una folla di pic-|ta e curiosa, si ritraeva impaurita, stril-

Il

‘ini garrula e tumultuosa, un incrociarsi | lando. Ma la manina lì vicino le diceva | Ji gridetti e di richiami, di strilli e dij chie non ceva niente di male, che quei ‘isateo, un sussurrar dl vocine sonanti co-|signori eran delle brave persone, e allora

ne il gorgogliare irrequieto di tante fon-|la piccola ribelle si avvicinava convinta, nnine. Tutte queste bimbe che vedete qui | e su] visetto le balenava fra le lagrime un niorno, e tutte le altre piccole compagne | sorriso, bello come un raggio di sole.

Amalia Modi. 10°

| Olga Foscal A

. Le bambine che han preso il premio sor i queste che vedete qui. 11 prirno, ch'erég {una graziosa vestina bella come un abi | to di reginotta, è stato assegnato alla pic cola Wally Ronchi, un bomboncino d

| bimba di tre anni. Vi furono due se comli premi, che consistevano in due pel.

| licette, e che furono dati a Rosina Alto mani di dicinssetto mesi, e ad Amalia

| Nordio di cinque anni e mezzo. Il terzo | premio fu vinto dla Aldina Bianchi, Anto | nietta Rellé e Maria Luisa Rorgognoni: i) quarto da Olga Foscale e da Maria Fer- rari.

Altre trentacinque bambine furono pre miate con una bella fotografla di sè stesse.

\ Ma credete ehe le altre piccine fossero | brutte? Neanche per sogno, come eran bel. | li tuiti i bambini «del secondo concorso.

E poi, com'è possibile trovare una bam- bina che non sia bella? Non ce ne sono, non vi pare? Quando una bambina è buo- na buona, è sempre bella, anche se non vince il promio ai concorsi della bel. lezza.

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} CORRIERE DEI PICCOLI

vita infantile Vi erano di larini imitavano

stiche con oggetti

Sotrisi della di \ secoli

che innanzi agli al cerunonie ecclesia

sacri in miniatura: così si è trovato in fondo alla senna gettatovi chissà in quale epoca e dopo quali peripezie, un picco! turibolo, una

pianeta lillipuziana altri arredi saeri che nel quattrocento avevano dovuto fn; mare la delizia dei figli di una ricca «levota famiglia. I giocattoli più curiosi

sono i soldatini di piombo che srano giù in voga in tempi lontani: .si è trovato perfino una magnitica colubrina. L’'eser-

cito ha sempre avuto ie simpatie dei bam. bini: si narra che il Del- fino, figlio di Laigi XIV, si

quelli

morti »

«TA

Giocattoli militari (secoli XIV-XV)

Riovcattoli non sono una invenzio-

[i moderna: i bambini di ogni secolo hanno sempre preferito di-

vertirsi imitando le gesta e le ocen- pazioni dei loro contemporanei adul. ti. Ultimamente gli scavi fatti sul fondo della Senna per i lavori delle ferrovie sotterranee parigine, hanno

rimesso alla luce alenni cnriosi esem- ibi) fr sc Fat pì «di gioenttoli medinevali che ora Giocattoli militari (secolo XVII).

I primi cannonieri (estratti dal Ietto della Senna).

vetrine del museo

anche i fan

ornano le

“ storico di Cluny :

Piccoli utensili di cucina,

I PIL È

Piccoli utensili di cucina. vs

Piccoli utensili di cucina.

divertiva con,squidroni e battaglio- ni in piombo del valore di sessan ia mila lire

I giocattoli d'adesso sono molto

più complicati, ima molto meno so.

lidi. Difficilmente saranno riscava- ti dagli archeologi del secolo, met-

scio tiàamo venticinquesimo. Spesso po non resistono dalla sera alla (secoli XIV i mattina: un fucile che la sera

e XV). } |

7 ddr urne DES

Minuscoli arredi ecclesiastici. Minuscoli arredi ecclesiastici,

ciulli potranno «d'ora innanzi visitare il museo coì loro padri! senza timore di annoiarsi. Già cinquecento o seicento anni or sono i bambini si divertivano ginocando nlla I massaia con og- getti minuscoli

che imitavano gli; attrezzi di cucina o della casa: al- tri avevano boitte- gucce da falegna- me, o da fabbro.

chi sa con quante cartucce una scatola intera di

parecchie dozzine — la mattina dopo, al risveglio del piccolo fu- ciliere fa continuamente cecca,

perchè il grillet to è tentennan te, se non è bel. lo e schiodato, Ma i giocntto-

li ora sono a più

buon mercato. E i bimbi ne pos. sono aver molti.

ha tuonato

Incensiere,

utensili di cucina, Piccoli

la

COME SI FA UNA LOTTERIA UMORISTICA

| ASTA IR

ù

ochi tra voì (forse nessuno, sanno come si faccia una

I mmoristica. Eppure chi sa quante volte vi siete trovati nella condizione d

(RIVAR

lotteria

desiderare una cinquantina di lire per | tutare qualche bell'opera di beneficen-

za, e con una lotteria umoristica avre

ste potuto raccoglier facilmente la som îinetta

Dunque, ecco come si fa. Voi raccoglie- te alcuni oggetti di qualclie valore, una sveglia, un bastone da passeggio, un por

lasigarette ecc. che farete comprare fa-

cendovi prestare i denari dal babbo, Met-

quattro soldi l'uno, a tutte le persone vlc

lete a questi oggetti un numero qualsia Ì Sì; poì radunate una grande quantità «i oggetti di nessunissimo valore, ma ui quali metterete nel catalogo della lotteria

un nome fantastico è rimbombante. Pina! mente, (uando avrete numerato tutti sli oggetti, quelli bnoni e quelli senza va i lore, avendo cura di mescolar gli uni

agli altri, vendete i numeri, per tre 0

t vostri genitori vì permetteranno d'invi. "i i tare | | Tutto il bello sta nei nomi degli vs- l | getti senza valore. Qualche esempio vi Ì

gi | spiegherà meglio la cosa. Supponete li | leggere nel catalogo: }

N. 25. — Un magnifico ritratto di Re Vit- torio: somigliantissimo bassorilievo in bronzo. N. 26 — Un servizio da tavola per dodici

persone. N. 27. — Nuovo ritrovato per illustrare le

basi della società,

N. 28. — Un paio di capponi

N. 29. Mezzo per la trasmissione del pen- siero a grandi distanze.

N. 30, — Strumento per scrivere senza peri colo di macchie d'inchiostro.

N. 31. — Immagine in altorilievo di mna cit- tà d’Italia.

Ebbene: il numero 25 è rappresentato da ‘un bel centesimo nuovo di zecca: 1} 26 da dodici stuzzicadenti: il 27 da una scatola «di cera da scarpe: il 28 da Aue grandi cappe (capponi) tagliate in due fogli di carta. SM 29 sarà un modulo da telegramma, il 30 un lapis, il 3L un poco di... erema sopra un piattino. FE via e Via e via.

Con la guida di questi esempi voi po- irete trovarne molti altri. Tutti gl'invitati comprano r uumeri: poi si imbussolano ed estraggono a sorte i vari numeri - al-

| enni vinceranno un buon premio: i più riceveranno «delle inezie, ma rideranno e sl divertiranno se voi avrete saputo combinare gli scherzi graziosamente.

Il professor Guattroccii.

Cin &

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CORRIERE DEI PICCOLI

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EZuella mattina Puccio arrivò tardi alla scuo- la; non era la prima volta che questo gli accadeva; ma così tar. di non mai, Il maesiro aveva già sentita la lezione a tutta la clas- se e stava per inco- minciare la dettatura,

quando l'uscio si aprì e una faccettina ros- sa rossa, con i capelli disordinati in ciocche e umidi di sudore, si mostrò timidamente.

— E’ permesso? — chiese una voce esi. le e tremolante.

- E* l'ora questa di venire? — gridò il maestro col nasone arrossato dalla fa- tica del parlare, dalla giusta collera e — come dicevano i grandi — dal vino della sera precedente. Ma Puccio era dei piccoli e a queste cose non pensava ; pensava Invece

— e se l’era ripetuto già mentre correva a scuola — che il mae- stro sarebbe disceso dalla cat- tedra, allacciandosi qualche bot- tone che, mentre stava seduto, amava mettere in libertà fuori delle asole; l'avrebbe preso per un orecchio colle grosse mani, su cui erano delle lentiggini è dei peli rossi, rossi come il bar- bone che gli rendeva anche più grasse le guance; e che l’avreb- be nesso in gincechio in mezzo alla stanza,

Infatti la cosa andò appun- to così; non ci fu in più che una novità e non molto piace- vole. L’'orecchio fu preso con una manona sola, e l'altra cad- de ben aperta e soda sopra la parte più grassoccia del povero Puccio. E non una volta, ma due, ma tre, sicchè Puccio si trovò in ginocchio senza accor- gersene, perchè In sua atten- zione era rivolta altrove.

«I bambini scapati — comin- ciò a dettare il maestro, ch'era tornato ansante in cattedra € slacciava quei tali bottoni — non fanno i compiti e arrivano tardi a scuola; per ciò sono giustamente puniti, e così fu d’un fanciullo molto cattivo che aveva nome luccio. »

Gli scolarini ridevano, ma Puccio non piangeva: aveva la bocca chiusa stretta stretta, e gli oc- chi che guardavano fissi innanzi a sè, fuori della scuola, ad una scena maravi- gliosa che i suoi compagni non immagi- navano certo e che neppure il maestro avrebbe mai saputo indovinare,

E quando la lezione fu finita, e i bimbi furono tutti usciti, passando sotto l'arco del ventre magistrale che occludeva quasi la porta, e facendogli il saluto militare, Puccio non si turbò dello scapaccione, tra ammonitore e bonario, col quale fu con- gedato dal maestro ormai rabbonito (così un temporale si riconcilia presso gli uo- mini con lontani brontolii innocui); e nep- pure si inquietò guando lo sciame rumo- roso degli scolaretti lo inseguì gridando : — Pucc, pùcc. pùcc! Le altre volte erano grosse arrabbiatu-

re che quel nome, così dolce sulle labbra

della mamma, gli procurava quando ve- niva imitato, col suono che fa il cane tuf- fandosi nell’acqua, dai maligni compagni. Oggi Puccio andava via, dritto e incuran- te, come un grand usino che sdegna gli scherni della folla ignorante che non ca- pisce le sue alte idee.

— Sì, sl (pensava egli fra sè); gri- date pure piscc, fùcc; ma vedrete domani che cosa sarà Puccio!

Ji Qui bisogna raccontare quello che cra

accaduto al nostro piccoletto eroe, e per- chè era arrivato tardi alla lezione, e per- chè se ne andava così superbo. Alle otto e mezzo precise la mamma gli aveva da- to, come. le altre mattine, un cestellino con dentro un po’ di colazione e l'aveva mandato a scuola : in venti minuti al più anche le brevi gambette di Puccio pote. vano far la discesa della macchia e la su-

lita del borgo, per giungere dalla solitaria sua casetta sino al fabbricato bianco delle scuole, che sorgeva a cento metri dal vil- laggio. Ma un bosco, nel maggio, ha per i bambini — ed anche per i grandi — tante attrattive, che anche a partire un’o- ra prima c’era il caso di attardarsi con grande facilità. Immaginate le tentazioni dei nidi che bisbigliano, delle farfalle che vi aleggiano provocanti dintorno; dei fio- ri che occhieggiano da ogni lato; delle acque che si arrestano a qualche ostaco- lo, e chieggono urgentemente l'aiuto di una semplice opera idraulica per prose- guire nel canaletto ostruito.

Ma fra i rami lietamente verdi e tra i fiori giocondi una piccola tragedia cela- va sotto la pompa della natura le sue la grime, come accade spesso, fanciulli! nella vita. Una bella, una variopinta, una gaia

—— e

« Grazie caro, tu mi hai salvata la vita... che posso fare per tc?»

5

farfalla era stata presa dalle viscide bran- che di un brutto animaletto, gonfio, ver. dastro, con due occhi cattivi, e con sei gnmbette fini fini e lunghe come quell d'un inglese, Puccio non avrebbe saputo dire come si chiamasse quella bestiaccia : ma vide che era brutta e che voleva far del male; per ciò la prese per le due aride alucce e la buttò a terra schiac- ciandola — ed essa versò un umore li. vido, che doveva essere tutto veleno.

La farfalla stette un poco immobile innanzi di riaversi : poi volteggiò fin sub la spalla del bambino e con una vocina sottile, sottile, più sottile che d'una zan- zara, eppure dolce e distinta, gli disse:

— Grazie, caro. Tu mi hai salvata : che posso fare per te?

Puccio non aveva ancora udite le far- falle parlare; era così giovane! dunque si meraviglio e la prima mossa fu di scap- pare.

— Ma di che hai paura? che vuoi che ti faccia, così piccola come sono?

1l bambino capì la ridicolezza della paura : si fermò e rispose :

— Com'è che parli così bene? — Rispondi tu : che cosa desideri?

— Mah!èdifficile dire che cosa per l'appunto si desidera. Tan- te cose si vorrebbero, ma fissar. ne una, proprio quella che pia- ce di più... — Bene, bene, pensaci. Oggi

quando torni di scuola, passa di qui e me lo dirai.

La farfallina volò via e scom- piurve; e Puccio stette un pezzo a pensare e poi corse a scuola, arrivando così tardi, come sa- pete.

Oru Puccio andava verso la mite foresta con un proposito ben chiaro e fermato: strilla- vano i fanciulli, le prime cicale stridevano, i nidi pispigliavano, frusciavano i ruscelli: ma egli era sordo a tutte queste voci, perchè non udiva dentro di sè che la gentile vocina della sua farfalletta, e Valtra più impe- tuosa € virile del suo cuoricino, che per la prima volta doveva fare una scelta. Giunse, tutto solo e commosso, al luogo «del- la mattina: nulla. Stette in at- tesa qualche poco, ed ecco la quercia che aveva dinanzi aprir» si come se la scorza avesse un usciolo; € dentro era tutta tap- pezzata di un’erbetta verde e soffice un ricco velluto. Puccio si accostò un peco, ma trepidante, per arrestarsi subi.

to quando nell'apertura apparve una - la bimba tutta vestita di una tunica color giallo pallidissimo, sulla quale era- no dipinti tanti bei disegni a varî colori, in modo che tutta la vestaglia pareva le ali di una farfalla.

— Non mi conosci? Entra dunque. Ah, si! la conosceva quella vocina sot-

tile, sottile, eppure sonve e ben distinta. — Oh, sei tu, farfallina? dove mi con-

duci? — Tu bada a seguirmi. Vieni qui. lLo prese per mano — una manina mor-

bida come il muschio della quercia — e lo fece scendere per una piccola scaletta dai gradini d'argento splendenti entro l'al- bero che non era oscuro; e per ringhiera aveva un cordone di steli fioriti. Così sce- sero un pezzo fin che giunsero in una grande snla, ove si diffondeva una luce

ore:

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dolce come quella della luna e un profu- mo tenue come quello che d’estate corre nell'aria, quando c'è da presso un giar- dino.

Puccio si guardò intorno tutto pieno di meraviglia e di piacere: c'era una folla di bimbe farfalle, e in mezzo, seduta so. pra un trono d'oro tutto coperto di ro- se, di gigli, di garofani, di orchidee e di non so quali altri fiori, che in terra si veggono di raro, stava una signora, bella e grave come una Madonna.

— Vieni qui, Puccio.,, E’ ve- ro che ti chiami Puccio?

Sì — mormorò il bambino, che non osava farsi avanti.

— Ed è vero che tu hai salva- ta Lilli?

Egli non sapeva che la farfal- lina si chiamava Lilli, ma ci voleva poco a capirlo.

— Si. — E perchè l'hai salvata? — Perchè c'era una bestiaccia

brutta che le voleva far del ma- le. Ed essa era così bellina... — Bravo. Proteggi sempre la

bellezza dai nemici cattivi e de- formi, Ora dimmi, che cosa vuai in compenso?

Chi sa perchè ora non gli ve- niva la risposta, che dianzi ave- va bella e pronta? Ma quella si- gnora era così grave e bella!

— Di’ su liberamente. Vuoi una bella casa? una carrozza con un cavallo? una bicicletta che vada da sè?

Puccio si fece coraggio. Scos- se la testa e rispose con un fil di voce tremolante, ma rispose così: — Via, signora. Voglio... per-

chè il maestro mi ha messo in ginocchio dicendo che sono il più a... ignorante della classe... voglio essere il più bravo. Più bra- vo dei maestro; più di quello che ha inse- gnato al maestro. Parlar come il sindaco, quando fa i discorsi, ma senza dover leg- gore nella carta. Voglio sapere il latino come il signor curato, di più, anche : co- me il vescovo, che parla sempre il latino... Voglio essere un gran sapiente e che nes- suno mi dica che sono un a... un igno rante.

La signora lo guardava con un sorriso lieve e buono, ma triste. Scosse la testa e poi rispose:

— Sta bene. Lillì, porta il mio cerchio magico.

Lillì portò un cerchio che pareva tutto di granate, rosso fiammante com'era, € lo porse con tutta grazia alla signora. Questa si alzò dolcemente e lo mise sul

CORRIERE DEI PICCOLI

capo di Puccio dicendo tre grandi, ignote parole. Le farfalle fanciulie stavano im- mobili e silenziose a guardare.

a

In una grande stanza tutta tappezzata da alti scaffali carichi di libroni severi, sta seduto a una larga tavola un uomo non vecchio, ma invecchiato dalle fati e dai pensicri. Dalla finestra aperta entra la polvere e il frastuono della grande cit-

tà, che si agita intorno: l’uscio della stanza si apre e un cameriere gallonato entra silenzioso, portando una tazza pic- na d'un liquido nero fumante, la posa e dice: — Il signor professore è servito. — Questi leva a pena il capo dalle carte, su cui scrive faticosamente, correggendo, cassando, aggiungendo righe a righe, fit- te e laboriose, per congedare il servo con un cipiglio aggrottato. Rimasto solo in- ghiotte ln bevanda, che deve aiutar lo sforzo dei nervi affaticati : si stringe con le mani la fronte che gli batte violente mente, e si rovescia stanco sullo schiena- le della poltrona.

In quel mentre una farfallina spersa en tra dalla stanza e si posa spensierata sul. la cannuccia della penna, che gli giace tra le cartelle, Egli la segue con lo sguardo, e sorride pallidamente, ricordando! Rive- de un bimbo în una macchia profumata

= 2 GIOCOLIERI —-

Da Sia è frequentissi. mo Al veder uomini

che si avvolgono dei ser- penti al collo o alle braccia o alle gain- be, senza che perciò corrano alcun pe ricolo. Ciò dipende dal fatto che dopo parecchie morsicature il veleno del ser- pente si esaurisce per un certo tempo. Questi indiani hanno avuto cura di of- frire agli animali, prima dell'esperimento, un bastoncello o altro oggetto da morde- re, e, mordendolo, il serpe ha consumato la sua provvista di veleno.

— — - To

tali animali sieno amantissimi della mu- sica. Ora gl’'incantatori vanno con un clarinetto o con un flauto presso il covo dei serpenti, e questi escono agitando le teste e senza pensare affatto ad assalirli. Un custode del giardino zoologico di

Londra narrava di un enorme pitone in- dinno che egli aveva avuto in custodia e

che da parecchie settimane giaceva im mobile come morto. 11 custode provò a suonare il violino. Subito il pitone rizzò la testa, poi si pose ad accompagnare coi movimenti del corpo il suono dello stru- mento, e quando il violino attaccò una tarantella, il serpe prese a ballare furiosa- mente andando a tempo in modo perfetto.

I) custode sonò poi un'arietta sentimen- Fra gl'indiani sono pure comunissimi ! tale, e il serpente cangiò il suo origini

gl'incantatori dei serpenti. E' noto come | lissimo sistema di accompagnamento, Al

«+... lo prese per la mano e lo fece scendere per una piccola scaletta... »

a primavera, che s’indugia a liberare un grazioso insetto da un brutto coleottero verde; rivede la bianca scuola del villag- gio, col grosso e bonario maestro che gli dava i castighi. Ora questi è morto, morì a un tratto, nel far lezione, fra i suoi sco- laretti rumoreggianti. Rivede la mamma ancor giovane e lieta dargli il cestellino della colazione, e mandarlo via con un gran bacio.... Poi egli si fa grande; avanza negli studi ed essa continua

a faticare più duramente per mantenerlo al ginnasio, al licco, all'università. Egli cresce, ma «l- la ogni anno più si incurvava nella fatica della vita e resta ormai addietro, sola sempre più, mentre egli all'università studia c folleggia, resta lontano da lei nello spirito, confinata nella ca- setta di montagna...

E rivede i primi anni : le not. ti vegliate a studiare con l'an- sia di vincere le prove più ar- due; le angosce dei cimenti dub- biosi; le amarezze dei primi di- singanni; quando i più audnci 0 meglio protetti gli passavano in- giustamente davanti...

Intanto la salute gli sfugge le notti sono unn veglia tormen- tosa; i giorni un doloroso affa- ticare, e benchè la gloria comin- ci a far risuonare il suo no- me quel nome che da bam- bino gli procurava tante beffe — nulla ormai vale più a ridargli la lietezza buona e innocente. La mamma, vecchia, esile, stanca era... L'aveva appena vista un’o- ra innanzi che lo guardasse Vul. tima volta! e poi per anni ed anni, solo, fra nemici finti o tra

finti lodatori, tormentato dall'impazienza di fare e dalla sfiducia di riuscire, reclinante anch'egli alla fine, senza gioia, senza amo- re, senza sorrisi.,, E dovrà durare ancora per altri tristi, lunghi anni, inutilmente...

Ah! potessi ritornare il Puccio d'al- lora! un bambino gaio e buono...

E il dotto e famoso professore sì asciu- ga una lagrima...

La signora toglie il cerchio dalla bian- du testina di luccio che piange.

— Perchè — si chieggono le farfalline fanciulle. — Perchè piangi?

La scena, che Puccio aveva visto come in sogno, scompare.

— Vuoi dunque diventare un sapiente? chiede la bella signora.

— Voglio tornare dalla mamma! — gri- da tra fe lagrime Puccio.

Enrico Carrara,

tremolo sbuffava ergendo il corpo, negli accorili minori pareva che andasse in estasi; se una nota discordava dalle altre, si scuoteva come sc fosse stato percosso.

Il serpente a sonagli (che si chiama così per certe escrescenze scagliose in fondo alla coda, le quali, strisciando per terra, danno il suono di nocciuole sbattute in. sieme) è ancl'esso sensibilissimo alla mu. sica. 1] pocta francese Chateaubriand rac- conta che trovandosi nel luglio 1791 atten. dato con vari amici in una pianura del- l'alto Canadà, apparve un ; enorme serpente n sonagli. Avrebbero tutti passato unk brutto quarto d'ora, se un canadese non fosse andato incontro al serpe sonando un flauto. Io.

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CORRIERE DEI PICCOLI

BIZZARRIE ED ECCENTRICITÀ Sarasate, Isaye. Saint Safns. Ù

li artisti hanno sempre amato

accoppiare ad unn grande nttività di lavoro una gio-

coudità di vita, fat-

ta di spensieratezze,

di facezie, talora an- che di struvuganze

una specie di felice valvola per la men te affaticata dal-

luperosità intensa

che ama distendersi e riposarsi nel gau-

dio di piaceri con- creti, Qquatehe volta

anche krossolintii

I pittori del quat tuocento è del Rina Gcimento sono famosi per la lo- rv vita allegra e per de buone 0

terribili burle di cuni furono antori od oggetto. Mi queste

cose sono di tutti i tempi; e 1 tempifdo Giovanni Bralimis, che, forse enwisia- inoderni, se per alcuni sono in fama di|smato dal traditore flasco di Chianti, si essere difficili e tristi, non impediscono | dedicava ad un esercizio così poco in ar- agli artisti di mostrarsi spiritosi, burlo-| monin colln sna severa scienza musicale! ni, pronti allo seherzo, alla baldoria. dt

I musicisti non sono nieno pazzerelloni | Camillo Saint Saéns sa pure trovare dei deeli altri. N grave Wagner aveva i suoi | momenti di delizioso buonumore. Tro- momenti di oblio della propria dignità ef vandosi egli in una grande metropoli lella propria compostezza. Catullo Men-| dell'America del Sud, ebbe desiderio di des raccomia di aver fatto nua visita al-| visitare il museo del conservatorio, do- l'autore del Zohengrin e del Lr fn sono raccolti molti e «curiosi do-

| |

Eugenio d'Albert, Riccardo Wagner.

pirando stava alla villa di Triebschen, | cumenti per la storia della musica. Saint- presso Lucerna. La gioia del mnestro al-| Saéns si fece mostrare dai custodi alcu- lu vista dell'ospite fn così granile, che|ni strumenti barbari e antichi, e si pose non seppe esprimerla meglio che metten-! ad esaminarli e a provarli. A un tratto, dosi a cavalcioni sulle rampe della sca-| impugnata una specie di chitarra chi- la come fanno i monelli, e scendere in]mese, il vecchio compositore si pose a questo modo ad accogliere il visitatore. | danzare, accompagnandosi sn quella, nn

Riccardo Wagner passò in mmn'epoca | balletto del Celeste Impero: e fu in quel della sua vita un breve periodo di va-|bizzarro atteggiamento che lo colsero gli canze sui colli fiesolani, dove consumava | studiosi e i visitatori necorsi dalle altre Eli ozi improvvisando al pianoforte. Leisale nl suono di una musica strampalata note fatidiche si spandevano fuori dalla s finestra dello studio per i quieti boschi | Il compositore russo Wladimiro Reb:- {li ulivi e di cipressi. Il compositore si!koff è come il profota velato di cui can- immaginava di conftanre unicamente; tò Tomaso Moore: ama essere invisibi- alla natura l'ispirazione estemporanea dol! le. Egli dà i suoi concerti nascosto «dietro suo genio: ma singannava, Un giorno,! nna tenda, le spalle spesso ricoperte da udendo un fruscio insolito di foglie sotto | mo sciallino che lo preserva dai colpi la finestra, si affacciò insospettito e col-| d'aria di cui ha una panra terribile, A se, arrampicato a pochi metri sotto di |'Firenize. nella sala della Società Leonar- lui, un ragazzo che si era spinto fin lassù | do da Vinci, diede una serata riparato ad ascoltare Je preziose improvvisazioni. | da un ampio paravento, dAande non ci] Arrabbiato di sapersi oggetto di tale in-| fun mezzo di tirarnelo che a concerto fi- discreta curiosità, Wagner fece una ra-|nito. Un altro pianista, oramai ottanten-

manziun n) suo giovane ammiratore, che, | ne, ma che fu assai celebre in gioventù, confuso, non seppe dichiarare a propria | Arturo Napoleno, quando si prodnce in discolpa che di essere recidivo. Il giova-| concerti talvolta difficilissimi — trova ne altri non era che Carlo Placci, il noto | tempo di fare sul pianoforte i passi più letterato e serittore d'arte, il quale forse | ardui, di accennare 11 ritnio ce le entrate attinse în quei giorni i primi germi della | agli strumenti di orchestra, di voltare da sua venerazione per l'opera di Wagner. |sè le pagine della propria parte, di re-

galare sorrisi alle belle signore che stan- A Firenze aleumi musicisti conservano | no fra il pubblico, e di lanciare pedate

anche un ricordo goliardico di Giovanni|al malcapitato vicino che gli sta seduto Brahms. Una sera snì vinli, Giuseppe | accanto per voltargli la musica. Ruonamici, il celebre pianista, passeggia- Pachmann, altro straordinario virtuoso va con due suoi amici, Enrico Oswald €e|de) pianoforte, si compiace di intratte- Alberto Cajani, quando a un tratto scorse | nere l'uditorio dei concerti con discorsi: nn signore attemmato, dall'aspetto dignito- | va al piano, legge il programma, come so che gli dava anche ln barba finente, il| per averne notizia, e discute sulla bontà quale messosi davanti a un fanale aldei pezzi: «Vi piace questa sonnia di gas, faceva sforzi sovrumani per arriva-| Beethoven? Bella eh! Sentite come è dif- re a spegnerlo. Avvicinatisi all'antore | Nicite questo passo (lo esegnisce). Ora ve di così utopistien impresa, yuule non fn|lo faccio più leggero... bravo, ditemi bra- la meraviglia del tre passeggeri, scorgen | vo! » Qualche volta si sofferma a mezzo

|

7

DI MUSICISTI CELEBRI Giovanni Brahms.

perchè non è conten- to e ricomincia da

capo. Una sern, suonando

l'Uisillon di Grieg, dopo le battute di chiusura, seguitò con le mani a vol ieggiare nell'aria, esclamando: «E l'uccellino vola, vola...! a Reisenaner, morto

due anni fa, era nn

prodigioso concerti- sto, ma enormemen- te sregolato. A BRo-

ston, dove ebbe l’o- nore di esser chia- mato ai concerti del-

la Boston Simphont, il pubblico unn sera lo attese invano per una buona mezz'ora. Mentre un buttafuori procuravadi intratte

nere Luditorio, nlenni suoi amici corsero per la città in cerca di Reisenaner latitan- ie: da nna birreria a un bar, da un risto rante a una cantina, essi finirono per sta- narlo dietro una cortina della camera da letto del suo albergo, completamente il- Iinminata. Il pianista giaceva disteso a terra in un sonno profondo, che gli fa- ceva probabilmente smaltire unn colos sale ubbriachezza. Trasportato a braccia in una vettura, e sveglintolo, egli fu deposto letteralmente sullo sgabello del pianoforte nel salone del concerto. Qui Reisennuer ritrovò come per incanto la sua presenza di spirito, e si mise a suo- nare come se nulla fosse stato, E i pre- senti assicurano che egli non abbia mai snonato tanto hene come quella sera...

Del resto, la preparazione a nn'esecu- zione pubblica è esercitata da vari pia- nisti nei modi più svariati e imprevisti.

D'Albert, prima di dare un concerto a Firenze, noleggiò una bicicletta e andò in giornata fino all'Abetone: ritornò stanco e sudato, e dopo poco si presentò al teatro della Pergola a effettnare nn formidabile programma. Ferruccio Busoni è stato veduto, prima

| di un concerto, soffemnarsi Inngamente fra | crocchi sfaccendati che a Porta alla Croce assistono ni giuochi acrvbatici del saltimbanchi ambulanti.

Il violinista Ysaye durante le pause dei concerti tira fuori un enorme fazzoletto

bianco, è dopo averlo sventolato come un vessillo, si soffin il nnsn ran fragore.

Il sno collega, ora defunto, Pablo de Sarasate. quando si portava in pubblico era carico di nnelli, di spille e di deco- razioni al pari di un rajah dell'Indostan : si sentiva in lui il discendente di una stirpe di hidalgos fieri, superbì, vanito- si: ma l'incanto del suo violino offusca- va alle prime battute ll bagliore delle sue gemme, @ la dolcezza di questi ac- centi faceva scordare l’alierigin del suo portamento.

Altre, tante altre bizzarrie, ci sarebbe- ro da raccontare intorno a celebri com- positori e virtuosi, anche per dimostrare che il genio e la bravura non si scompa- gnano dalle manie, dai tics, dalla fan- tasia per la burla e dal desiderio della vita chiassosa e gaudente, ma il resto ve lo dirò un'altra volia. Silvio Tanzi.

©

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CORRIERE DEI PICCOLI

I. Coi nipoti il nonno lieto gli propongon quei due tomi 2. “— Perche no?... Faccio già conto E così dicendo stanza va a passeggio nel frutteto: di combattere coi pomi. d'aver perso. ma son pronto... ,, va a pigliare egli in distanza.

3 “- Oh benissimo! — soggiunge, ‘Siete al tiro “malto scaltri, se alla mazza un pomo giunge — su, coraggio, mano agli altri. ,,

Po tti

rio + rana aa sia fi | 5. Nonno Meo, vero burlone, lo comprendono i ragazzi 6. Meo fa: ‘— Occorre munizione?,, Ahi! lì piglia nelle spalle

del successo è già p2zdrone: che ora scappan come pazzi. @ su lor vuota il bastone. una grandine di palle!

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CORRIERE DEI PICCOLI

1. Ciccio a Checca dalla scala 2. Or che in su Checca s'aggrappa, giù proiettili regala, SR, presto al largo Ciccio scappa.

4 4. e a piombare va seul dorso sfonda Checca il tavolato; del padron raggiunto al corso

3. Con lo zoccolo ferrato

5. per lanciarlo contro un muro 6. Soddisfatta, essa fa festa

ed apprendergli che è duro. al tumor che Ciccio hs in testa.

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10 CORRIERE DEI PICCOLI

NOTTE DI BURATTINI na notte, una magnifica notte

\j di plenilunio, ho assistito, non N visto, a una scenetta che vale

la pena di raccontarvi. Ero giunto, nel pomeriggio,

in un vecchio paesotto, dalle ca- se grigie, dalle strade silenzio se e qua e là tappezzate di ver-

de: l’unico grande romore che vi avevo inteso e l'ultimo anche, era stato lo squil- lare dei campanelli della diligenza, che mi aveva trascinato per una interminabi- le via bianca, fra due eguali intermina- bili file di gelsi... Poi, solitudine e silen- zio, rotto appena, qualche volta, da un’e-

co di passi rari e lenti. Si sarebbe detto che nei grigio paese tutti i bambini fos- sero stati lungamente malati e che nes- suno ora volesse turbare i loro sonni di convalescenti. A notte, m’incamminai, solo, senza meta, per una stretta via che non sapevo ove mi conducesse, avendo a guida una striscia di luna che allagava metà della strada e una lunga linea di case, e gettava strane ombre paurose.

In fondo, a un tratto, m’apparve una chiesa candida, color di neve, è un cam- panile aguzzo, e, sopra, una piccola cero- ce. Più sopra ancora, la luna piena, Se Bià non l'avesse scritto un pocta, mi sa- rebbe piaciuto assai poter dire, per primo, che quella luna su quel campanile era come un punto sopra un i...

Lo spettacolo quale ve l’ho descritto non vi deve sembrare troppo interessante : tut- t'al più varrà a ricordarvi talune stampe che avrete trovato nella stanza più vec- chia della casa, o qualche illustrazione dei vostri libri infantiti. Ma il bello fu per me (e chissà che non sia anche per voi) quando m’accorsi che non tutto era silenzio, non tutto dormiva, intorno a quella chiesa addormentata...

E coloro che non dormivano erano pro- prio taluni piccoli esseri che ormai voi avrete dimenticati, come amici d’altri tempi: taluni piccoli esseri di legno, te- sta di legno, cuore di legno : i burattini.

Il piccolo teatrino ambulante era acco- stato al muro d'una casa attigua alla chie- sa; e il rosso della sua tela metteva una viva macchia sanguigna nella chiarità lu- nare: vicino alla baracca dormiva pro- fondamente un ragazzo, sdraiato per terra.

Ecco: un brusio, un mormorare som- messo, une strepito come di foglie sec-

2

che, poi qualche suono distinto, poi una parola... Chi mai? M°’accosto al teatrino, piano, in punta di piedi, per non, sve- gliare il ragazzo dormente, tendo l'orec- chio... Chi parla? Quale piccolo mondo s'agita oltre il mistero della tela rossa fiammante ?

Avevo già deciso di ficcar l'occhio den- tro quel mistero, quando mi apparve, fuor della ribalta, timida come Ja testa di chi spia, la testa di Pulcinella. Mi nasco- si in un baleno, e vidi, e udii, non visto,

Pulcinella, vestito di bianco, anche lui colore di neve, aveva una curiosissima aria di persona addolorata. Si traeva seco Colombina, una donnetta tutta agghin- data, con una rosa pallida sui capelli.

Purcinenta. — Che tristezza, Colom- bina! Coromrina, — Da tante sere, non dor-

mi. A che pensi, Pulcinella? PuLcINELLA. — A niente e a tanto, Pen-

so che stasera la luna veste tutte le cose come tanti « pulcinella ». E vedi, Colom- bina, il mondo impulcinellato, è assai più triste...

CoroMuina (con un sorriso pieno di grazia). Pulcinella triste, Pulcinella sentimentale! Come? Tu ridi tutto il gior- no e fai ridere tutti e ci rubi le simpatie di tutti, e a sera tiri fuori questo ridico- lo viso malinconico.

PurcineLia. — Rido troppo il giorno, perchè la notte non mi prenda voglia di piangere...

CoLomvina. — Non ti capisco, sai... Scomparvero a un tratto. Silenzio, Ju

mi domandavo semplicemente se sognas- si. Inconsapevolmente, mi toccai le pal- pebre, per vedere se avessi davvero gli occhi aperti.

Non ci fu più dubbio quando sbucaro- no sulla ribalta altri due personaggi egualmente vestiti : uno vecchio assai, uno giovane : due scudieri.

IL GIOVANE. — Compagno d'armi, io sono già stanco di questa vita!

li veccimo. — Così giovane, e già stanco | x

Ir GIovaNE. —— Dimmi: resterò sempre | scudiero? Io non voglio restar così.

Ir veccuto. -

gliuolo. Non vedi che hai l'elmo di scu- diero fatto con lo stesso legno della testa?

IL ciovane. — Compagno d’armi, io vo- glio essere re.

Non ti muterai mai, fi- |

li. vecenio. — Essere re? Il nostro re. quando nacque dal falegname, nacque con la corona e il manto... Eppoi che importa essere re? (volgendosi indietro). Guarda. lo, addormentato! Che importa essere re o essere sciliero, quando non ci mmuovia- mo da noi?..

IL GIOVANE, pisco.

IL veccnmo, Addormiti e sogna d'es- sere re. La vita è bella!

Un aspro romore di legni che si urta- no: un ola di sete, un bisbiglio... Il ragazzo, addormentato, si svegliava, per- chè la luce della luna era giunta sino a lui, e lui non aveva i gusti d'Endimione. A proposito, sapete chi fosse Endimio-

ne: si tratta d'una favola antica... Sarà per un'altra volta,

Che dici?... Non ti ca-

JI

M'iccorgo, prima di lasciarvi, che mi son dimenticato di dirvi il nome del vec- chio paese grigio e silenzioso.

Quale disdetta! L'ho dimenticato an- ch'io. Che volete? fu tanto, taggo tom- po Shi:

Fausto M. Martini.

—__o—t to

CO» 23 À, AP PAN

DAL RESPIRO ALLO SBADIGLIO Che differenza c'è tra lo sbadiglio

e il sospiro ? o sbadiglio è parente prossimo del so- spiro; ma "uno e l'altro non sono in

sosianza che respiri molto lunghi e pra fondi. Quando si è tristi, il cervello tende i diminuire il suo lavoro normale di controllo delle funzioni organiche, tra le quali è la respirazione: a un tratto la re. spirazione si rivela insufficiente; e allora, a compensare la perdita, si respira per un tratto a lungo. Siccome è ingenito in

noi il bisogno d'osprimere i sentimenti coi suoni, facciamo il suono che si chiama sospiro. Quando non si è in realtà tristi,

ma semplicemente annoiati o stanchi per mancanza di sonno, accade al cervello

la stessa cosa: diventa un po' riluttante a fare il compito suo. La respirazione al- lora cessa; ma la quantità d’acido carbo- nico nel sangue si fa così alta che il centro di respirazione del cervello deve correre ai ripari, ed è necessario fare un respiro molto profondo: quello che si chiama sbadiglio.

Perchè si sbadiglia a veder sba- digliare gli altri ?

essuno vive assolutamente solo: tutti dipendiamo in qualche modo dagli

altri. Una delle grandi forze con le quali si influisce sugli altri si chiama sugge- stione e lo sbadiglio, che spesso si chia- ma contagioso, è un ottimo esempio di suggestione. Si sbadiglia quando si vede sbadigliare, si sorride quando si vede sorridere, si fa eco ai sospiri degli altri perchè siamo così fatti che i sentimenti e le necessità altrui, si voglia o no, non ci lasciano indifferenti. La rispondenza irresistibile dello sbadiglio allo sbadiglio è probabilmente dovuta al fatlo che la suggestione si esercita a proposito d'una circostanza essenzialmente vitale per tut- ti. Il respiro è il nostro primo e costante bisogno, e se qualcuno ce lo ricorda, ci affrettinmo a soddisfario,

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CORRIERE DEI PICCOLI

DI UNO SCHIACCIANOCI (Continuazione vedi n. 48)

‘ CAPITOLO IX,

I congegni di Frosselmayer -» Un muovo per-

sonaggio.

Allora il re fece osservare al suo con- siglio privato, e ai suoi abili consiglie- ri, che mentre durava il processo, madama Topa e la sua famiglia avrebbero avuto tutto il tempo di mangiare il suo lardo, ciò che l'esporrebbe a degli inconvenienti simili a quello sofferto in presenza di sei teste coronate, senza contare i principi reali, i duchi ereditarî, e i pretendenti; domandava perciò gli fosse accordato potere discrezionale per quel che ri- guardava madama Topa e la sua fa- miglia,

Il consiglio, come si può immaginare, accordò all'unanimità il potere discrezio- nale al re,

Allora egli inviò una delle sue migliori vetture, preceduta da un corriere, per mo- strare maggiore riguardo, a un abilissi- mo meccanico che abitava nella città di Norimberga, e che si chiamava Cristiano Elia Drossel- mayer, per invi- tarlo ad andare immediatamente P nel suo palazzo, per un affare ur- gente.

Cristiano Elia Drosselmaver obbedì subito, perchè comprese che un re così potente non lo mandava a chia. mare se non per fargli costruire qualche capolavoro. E salito in carrozza, corse giorno e notte,

= finchè non fu in presenza del re. E s'era

così affrettato, che non aveva neanche

avuto il tempo «i cambiare vestito, ed era andato col soprabito giallo che porta- va abitualmente.

Ma invece di aversene a male per que-

« D.osselmayer si mise a costruire delle ingegnosissime

scatolette ob'unghe, nell’interno delle quali attaccò a un fil di ferro un pezzo

9 di tardo »,

sta mancanza di etichetta, il re gliene fu grato; perchè se aveva commessa una mancanza, l’illustre meccanico l’aveva commessa per obbedire senza indugio ai comandi di sun maestà.

Il re fece entrare Cristiano Elia Dros- selmayer nel suo gabinetto e gli espose tutta la situazione. Siccome era deci- so a dare un grande esempio, liberando tutto il suo regno dalla razza topesca,

SV A e

È of de

5

« Madama Topa riunì 1 suo! sette figli, i suoi nipoti e i suoi cugini, per avvertirli del tranello che si tramava contro di loro»,

ur

aveva messo gli occhi su lui per farlo esecutore della sua giustizia; col solo ti- more che il meccanico, abile come cera, non avesse veduto delle difficoltà insupe- rabili nel progetto che il re aveva conce- pito nella sua collera.

Ma Cristiano Elia Drosselmayer assi. - curò il re e gli promise che prima di otto giorni, non sarebbe rimasto un sol topo in tutto il suo regno.

Infatti, lo stesso giorno, egli sì mise a costruire delle ingegnosissime scatolette oblunghe, nell'interno delle quali attaccò a un fil di ferro un pezzo di lardo. Ti- rando il lardo, il ladro, chiunque fosse, faceva cadere la porta dietro di sè e si trovava prigioniero.

In meno di una settimana, cento sca- tole simili erano fabbricate, e messe non solo sotto al focolare, ma in tut- ti i granai e in tutte le cantine del palazzo. Madama Topa era infinitamente sag-

gia e intelligente per mon capire a prima vista l’astuzia di mastro Drossclmaver. Ella dunque riunì i suoi sette figli, i suoi nipoti e i suoi cugini, per avver- tirli del tranello che si tramava contro di loro, Ma, pur fingendo di ascoltarla, per il rispetto che dovevano al suo grado, e per riguardo alla sua età, essi si riti rarono ridendo del suo terrore, e attirati dall'odore del lardo arrostito, più forte di tutti gli avvertimenti, si risolsero a profittare della buona fortuna che capita-, va loro, senza sapere di dove.

Ventiquattro ore dopo, i sette figli di madama Topa, diciotto nipoti, cinquanta cugini e duecentotrentacinque parenti di diverso grado, senza contare migliaia di sudditi, crano presi nelle trappole e ver- gognosamente giustiziati.

Allora madama Topa, col resto della sua corte € il resto del suo popolo, ab- bandonò il luogo insanguinato dal mas- sacro dei suoi.

La voce di questa risoluzione traspirò e giunse fino al re.

Sua maestà se ne felicitò pubblicamente e i poeti di corte fe vero molte canzoni sulla sua vittoria, mentre i cortigina- ni lo paragonava- no a Sesostri, ad Alessandro e a Ce- sare.

Solo la regina era triste e in- quieta,

Ella conosceva madama Topa ed era certa che non

lascerebbe invendicata la morte dei suoi figli e dei suoi congiunti. Infatti, men- tre la regina, per far dimenticare al re il fallo commesso, preparava per lui, con le sue proprie mani, un pasticcio di fegato, di cui egli era ghiottissimo, ma-

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leciti 1 stile "ciano E

12 CORRIERE DEI PICCOLI

dama Topa le apparve improvvisamente | tinuamente sulle ginocchia uno dei mu- | vano verdi e fissi e tristi a fior di testa.

e le disse: schi di questa famiglia, che del resto | La piccola hboeca s'era allargata da un Da tuo marito uccisi, senza peccati o torti, | erano legati alla corte in qualità di segre- | orecchio all’altro, e il mento era coperto

i figli ed i nipoti miei più stretti son morti. tari intimi di legazione. Esse dovevano, | da una barba folta e ruvida. Una cosa

Ma gual, fiera regina! grattandoli a lungo delicatamente, mitiga- | orribile per una piccola principessa. Del bimbo che tu aspetti e al quale hai già sacrato re a quei giovani diplomatici il penoso ser- In quel momento entrò la regina; le

tutti gli affetti tuoi, ho già deliberato, vizio che rendevano allo Stato. sei guardiane ordinarie e le due soprain- di cercar la rovina.

Tuo marito ha fortezze, ha cannoni e soldati ed uomini in ogni arte il'ustri ed onorati:

Ma una sera (vi sono dei giorni che ci | tendenti si gettarono col viso a terra, si risveglia tutti addormentati) una sera, | mentre i sci consiglieri di legazione guar-

ed hai tu ciò che chicdi. nonostante tutti gli sforzi, le sei guar- | davano se ci fosse qualche finestra aperti

La regina dei topi non ha nulla di buono, diane che stavano nella camera, ciascu- | per riparare sui tetti.

ma di dentini aguzzi il ciel le fece dono na con un gatto sulle ginocchia, e le due La disperazione della povera madre fu per divorar gli eredi. ; sopraintendenti intime che erano sedute | qualche cosa di spaventoso. La portarono

Ciò detto disparve e nessuno la rivide al capezzale della principessa si sentiro- | svenuta nella camera reale. no assalite progressivamente dal sonno. Ma il dolore del disgraziato padre fa-

più. Ma la regina fu così spaventata di 7 % S Rea: } x | Ora, ciascuna teneva i propri ponsiéri per | ceva pena a vedersi, tanto era disperato

| sè, guardandosi dal confidarli alle com- | e profondo, Daovettero mettere i catenacci alle sue finestre, perchè non vi si precipitasse, e ovattargli l'apparta- mento perchè non si rompesse la

Pdl ie, an VT

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a testa contro il muro. Gli LS si tolse la spada, e non gli

si lasciarono vedere nè for- chette, nè coltelli, nè alcun

istrumento tagliente o puntuto. E questo | fu facile, perchè egli non mangiava più, | nei primi due o tre giorni, ripetendo sem. pre :

O monarca veramente infelice! O destino veramente crudele!

Forse, invece di accusare il destino, il re avrebbe dovuto pensare che come iutti gli uomini quasi sempre, anch'egli era stato l'artefice delle sue disgrazie. Se aves- se saputo mangiare i suoi cotechini con un po' meno di lardo del solito, e se rinun- ciando alla vendetta avesse lasciato ma- dama Topa e la sua famiglia sotto al fo- colare, la disgrazia che deplorava non sa- rebbe avvenuta. Ma dobbiamo dire che i pensieri del reale padre di Pirlipata non presero affatto questa direzione filosofica.

Continta ) A, Dumas.

&

- pagne nella speranza che queste, non ac-

corgendosi della propria mancanza di vi- gilanza, veglierebbero per lei. Ne risultò che gli occhi si chiusero successivamente, le mani che grattavano i gatti si arresta- rono a loro volta, e che i gatti, non es- sendo più grattati, ne approfittarono per assopirsi.

Non potremmo dire da quanto durava questo strano sonno, allorchè verso mez-

a È E zanotte una delle sopraintendenti intime

questa predizione, che lasciò cadere il pa- | si svegliò di soprassalto. Tutte le persone sticcio di fegato sul fuoco. . |ehe la circondavano sembravano cadute

Così per ta seconda volta, madama To- | in letargo; non il minimo rumore; perfi pa privò il re d'uno dei suoi piatti favo- | no il respiro sembrava sospeso; da per riti; ciò che lo fece montare in gran col- | rutto un silenzio di morte, e non si senti. lera e lo fece ancora rallegrare del colpo | ya che un tarlo rodere il legno. Ma tosa di Stato così felicemente riuscito, accadde alla sopraintendente intima, ve-

Si capisce che Cristiano Elia Drossel-'| dendo vicino un grande e orribile topo mayer, rinviato magnilicamente ricom- | che dritto sulle gambe posteriori aveva fa

pensato, rientrò trionfante a Norimberga. | testa tuffata nella culla di Pirlipatina e

Come, nonostante tutte le precauzioni prese artazrava Sosa tata Mi sosicchiare dalla regina, madama Topa eseguì la sua Rage i Lai cnr ; milisocia sulla principessa Pirlipata. Ella si levò encciando un urlo di terro

re. A questurlo tutti si svegliarono; e madama Topa, perchè era proprio essa, si slanciò verso un angolo della camera. I consiglieri intimi di legazione si slan- ciarono dietro di essa... ohimè! troppo tardi: madama Topa era sparita per una fessura del pavimento. Contemporaneamente, la principessa

Pirlipata, svegliata da tutto questo rumo- re, si mise a piangere. Ai suoi pianti le guardiane e lc sopraintendenti risposero con esclamazioni di gioia. — Dio sia lodato! — dicevano. — Poi-

« La notizia della disgrazia si sparse nella città e una folla immensa accorse al palazzo del re... »

Adesso sapete perchè la regina faceva guardare con tanta cura la meravigliosa principessina Pirlipata,

‘Temeva la vendetta di madama Topa, perchè madama Topa aveva detto che si trattava per lo meno, per l’erede del fe- lice e piccolo regno senza nome, di per- dere ln vita o almeno la bellezza; ciò che per una donna è ancor peggio. Quello che raddoppiava il timore nella tenera madre cera che le macchine di mastro Drossel- mayer non potevano assolutamente nulla contro la saggezza di madama Topa. chè la principessa Pirlipata piange, è se-

E° vero che l'astronomo della corte, che | gno che non è morta. ora anche grande augure e grande astro. | E accorsero alla culla; ma la loro dispe. logo, temendo di essere scatcciato come | razione fu grande quando videro che cosa

inutile se non avesse dato il suo parere | era divenuta la graziosa edelicata creatura!

in questo affare, pretendeva di aver letto Infatti, invece del visino bianco e rosa,

negli astri, in modo certo, che la fami- | della testina dai capelli d’oro e dagli occhi glia dell'illustre gatto Murr era la sola in | azzurri come il cielo, aveva un’immensa sotere di difendere la culla da madama | testa deforme su un corpo contraffatto €

opa. Fu per questo che ciascuna delle | butterato. I suoi due magnifici occhi ave- sci guardiane fu costretta di tenere con- | vano perduto il color celeste e si allarga.

» ,, invece del visino Lianco e rosa, aveva un'immensa testa ds.orme... »

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CORRIERE DEL PICCOLI 13

« LA PALESTRA DEI LETTORI »

AVVERTENZE Non si accettano, per questa rubrica, che lavori scritti o disegnati su cartolina postale o cartoncino delle

sono sempre cestinati. stesse dimensioni. Si fa un’eccezione per i biglietti postali; mai manoscritti e ì disegni mandati in busta chiusa

Le cartoline o i cartoncini debbono essere usati da una sola simandan più lavori, la firma e l'indirizzo dell'autore debbono essere ripetuti sotto ciascun lavoro.

I lavori pubblicati nella ‘‘ Palestra,, sono compensati agli autori con una cartolina vaglia di Lire Cinque. Le cartoline | debbono avere questo preciso indirizzo:

Palestra, Casella Postale 913, Milano

icorrendo giorni sono il settimo com- pleanno di Luisetta, il papà, contento

del portamento di lei in casa ed a scuola, le offrì un buon pranzetto da consumarsi in famiglia, la- sciando ad essa piena facoltà di riempire la lista a suo piacimen- to. Ecco la lista come fu compi- lata da Luisetta.

Pranzo - Lista:

Antipasto: Marrons_ glacés - cioccolatini al- la vaniglia. Mi- nestra: Zuppa inglese col ruso. lio. Pietanza: Zabajone al marsala . Bi- gnalles e can- nellotti alla ba- gna Marmel. lata di prugne. Arrosto: Sor- betti di tre co- lori. Frutta € formaggio: Ii- chi secchi, pe- sche allo sci- roppo, pere can. dite, amaretti, Vini: panna montata - roso- lio - orzata mol. to dolce. Caffè : marrons glacés di nuovo.

Il papà lesse e vi aggiunse di seguito :

Cena.

Vivande ; cas- sia in polpa - ci- trato di inagine: sia peugie vermifughe. Vi- ni; limonata magnesiaca . acqua di Janos,

Il nano predicatore.

Siate in due giovanetti: uno si tolga la giacca che appoggerà sul petto dell'altro infilando poi le braccia nelle maniche: 1' altro ficcherà le mani in due scar- pacce grosse, si porrà in testa un cappellaccio, monterà su una re- dia appoggiando le mani colle scarpe sopra un tavolo. Il secondo terrà un discorso muovendo co- micamente le mani colle scarpe ed il primo gesticolerà accom pagnando il discorso dell'altro, levandaogli il cappello, riponen» dolo, eco.

Posizione delle persone per il Liuoco del nano predicatore.

ila lezione di storia naturale : Il maestro; — Dunque, non dei bipedi con le piume; non

mai dei quadrupedi. Giorgino: — Ma io ho un quadrupede

con piume. Maestro: — Sentianio, cos'è quest'otta-

va meraviglia del mondo? Giorgetto: — Ho un letto di piume che

ho quattro gambe!

vi sono trovera! 1) 9

4

ldo doveva svolgere il seguente tema: «Tanto va la gatta al lardo che ci la-

scia lo zampino. Confortare la trattazione

esempio prati- co. n

L'indpmani, rincasando, tro- vai il mio ram- pollo seduto al tavolino da lavo. ro col quaderno aperto dinanzi e col volto inonda- to di lagrime che erano cadute ab. bondantemente

dai suoi cari 0c- chioni neri. Mi confidò subito la cagione del suo

— Come ti chiami? È dolore. e cont.

Pi 9

— 0h bella! Il nome di una x Non è pro

tigre! prio il tema, — mi spiegò, — è

l'esempio pratico che non mi riesce. Io ho preso Migno (il nostro gatto), l’ho fatto entrare più volte nel ripostiglio dove mammina conserva il lardo... Ebbene... Migno si mangiò tutto il lardo che c’era... ed anche un quarto di pollo per giunta; ma lo zampino non ce l'ha lasciato anco» ra, e di lardo non ce n'è più. Come posso fare l'esempio pratico adesso?...

parte e firmati sotto lo scritto. Se in una cartolina

del tema con un |

Ì

pa | Ja mia piccola Doretta ha una grande at-

titudine pel pianoforte, Ha appena nove anni e già esegue le fughe di Bach. L'al- tro giorno la sua maestra, che è una vecchia si-

| gnora decaduta, molto devota, rimpiangeva in nanzi a lei le sue passate glorie.

-—- E pensare diceva — che

ora sono ridotta a dare lezioni per vivere, men- tre mio padre era | in tanta intimità | col Papa Pio IN, Maestro: — ... € che vuol si-

guilicare '' morì serenamente,, ?

Saputelli: — ... che quando morì il cielo era sereno!...

che questi volle farsi accompa- gnare da lui per- fino nella fuga! — Qh!— saltò su la mia bambina —;

anche :l Papa suona il pianoforte? — Ma che c'entra il pianoforte?! —

esclamò, scandolezzata, la povera maestra. - Come! disse mortificata la mia

Dorcetta —; non ha detto lci che il suo babbo eccompagnava Pio IN nella fusa?

ual'è quella lettera che innanzi ad un animale, si beve; innanzi ad un frutto,

riflette; innanzi ad un rogo, muore?

una tabella misteriosa che ti ceoti, lettrice minuscola del Corriere, darà mo- do di trattenerti alquanto piacevolmente, colle tue amiche :

Wai Da Ù 1 1. 2. 3. 4. 5.

1. Maria a. Irma 4. Aida 8. Gioconda 16. Clotilde 3. Irene 3. Irene 5. Giulia 9. Eufrasia 17. Eugenia s. Giulia 6, Eater 6. Ester 10, Chiara 18. Carmela, 7. Clelia 7. Clelia 7. Clelia 11. Elena 19. Filomena 9. Eufrasia 10, Chiara 12. Adele 12, Adele 20, Candida

11. Elena 11, Elena 13, Emma 13. Emma 23. Argia 13. Emma 14. Sara 14. Sara 14. Sara 22. Caterina 15. Virginia 15. Virginia 15. Virginia 15. Virginia 23. Gabriella 17. Eugenia 18. Carmela 20. Candida 24. Assunta 24. Assunta 19, Filomena 19. Filomena 21. Argla 25. Lidia 23. Lidia 21. Argia 22. Caterina 22. Caterina 26. Antonietta 26. Antonietta 23. Gabriella 23. Gabriella 23. Gabriella 27. Laura 27. Laura 25. Lidia 26. Antonietta 28. Lucia 28. Lucia 28, Lucia 27. Laura 27. Laura 29. Giorgetta 29. Giorgetta 29. Giorgetta

| 29. Giorgetta 30. Anua go. Anna 30. Anna 30. Anna 3r. Emilia 31. Emilia 3:, Emilia 31. Emilia 33. Emilia

Consegnerai questa tabella ad una delle tue amiche, invitandola a fissare la sua mente sopra uno dei nomi in essa contenuti, e ad indicarti poscia in quali colonne si trova il nome fissato.

Avuta questa indicazione, tu addizione:ni fra loro i primi numeri delle colonne indicate, ed il totale ti darà il numero fissato.

Supponendo, ad esempio, che la tua

equivalente al nome che la tua amica avrà

7 i 3-4 amica abbia data la preferenza al nome

Emma, ti dirà che il nome da lei prescelto si trova nelle colonne 1 3 e 4. Tu addizionerai pertanto l'1 della colonna 1, ed otterrai 13, che corrisponde appunto

Se preferisse Lidia, ti direbbe : colonne

col 4 della colonna 3 e coll'8 della colonna 4 al nome di Emma, 1, +e ge tu addizionando 1 più $ più

16 otterresti 25. Accanto al 25 sì trova appunto scritto il nome Lidia,

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I CORRIERE DEI PICCOLI !5

a sapete buinbini che le biblio- techine mi crescono tra mano ogni giorno? Proprio come i funghi d'autunno — che il gior- no topo una buona splovura gettan sul musco una fitta fa-

miglia —e la spiovnta che fa crescere le mie bibliotechine è unn spiovuta... (li

libri.

La spiovuta, Friguratevi che un libro per le bibliote-

chine » quando lo si deve comprar nuo. vo e farlo legare, non costa meno di 2 lire, 2,50 anche, collo sconto del li- braio e il prezzo minimo della rilegatu fa. Così ce ne volevano di soldini e di francobolli per far su una bibliotechina! Ma quando son cominciuti ad arrivare € | volumi e volumi e volumi, allora sì che mi son sentita aiutata! E figuratevi che da due settimane, quando ho fatto il re- | soronto ch'io credevo finale, i “libri han continuato ad arrivare e ad annunciarsi, muto che il numero ne è quasi raddop-

piato. Ha cominciato quel piccolo Stefa no Zanzi a mandarne cinque una mez. za bibliotechina addirittura, © tutti rile gati di nuovo, — E' stata certo la Gugù — quella sì, che è una vera fata — da suggorirgli quest'iden, che ha mandato in soliuchero la zia Mariù! Poi ja Lucia Fer- mini mi ha mandato tre volumi, anche questi rilegati di nuovo: Il compagni della Crace, Lucignolo, Moccolo. Poi Fau- sta, Piera, ltosa, Virginia Verri, quattro sorelle di Ancona, mi han mandato altri sei volumetti. Il piccolo Pietro, Racconti det Thouar, dieci volumetti della Biblio- techina Aurea, Mondo Piccino, Serate in- vernati. Poi Teresita Meriggi, due: Il re della montagna e La vendetta del Ne. griero; e Piero e Mario Grandi cinque, anche questi rilegati di nuovo: Novelli ne. Letture per i giovani, due volumi della buona via, Favole di Carlo Gozzi.

Emilio Heyden annuncia che mi por- terà egli stesso — da bravo cavaliere sen- za paura — un grosso pacco di bri. Teodoro Anglani, quel caro ragazzo che

si «accontenta di rimanere nell'ombra perchè mi basta l'onore di esser siato chia- mato fedele ed antico amichetto » me ne ha mandati due: Ricordi di Londra del De Amicis e le Fiabe di Emma Perodi, e quattro volumetti della bibMotechina mi manda Maria Antonietta Piccioni; e uno Clelia Ciocca.

Gli aiutanti.

poi credete che non ci pensino colle loro testine i nipotini della zia Mariù

ad aiutar la zia Mariù? Piero e Mario Grandi, oltre mandarmi i libri (metà de- naro e metà consiglio), mi scrivono: «Tu, zia Mariù, sei tanto buona coi piccoli e io vorrei farti una proposta. Per il momento tu hai chiuso l'ufficio accettazione francobolli. Ma non potresti riaprirlo e mettere in serbo tutte le piccole offerte dei tuoi nipotini per aumentare il numero dei volumi delle bibliote- chine? Forse ci sono ancora dei bambini che voglior offrire e così si potrebbe far aver le bi. bliotechine ad alre scuole rurali. Qualche ni- potino di Milano che abbia la fortuna di cono- scerti di persona, potrebbe farti da segretario. Ti pare discreta l'idea?»

CORRISPONDENZA Ebbene, nio piccolo Piero Grandi, pro-

prio contemporaneamente alla tua ho rì- cevuto altre due lettere;

* Cara zia Mariî, (è Andreina Quadrio che scrive). Se tu adesso non puoi ricevere più francobolli, né libri, non potresti dire a quelli dei tuoi passeri ritardatari, i quali uon possono, per essere isolati 0 per altro, far. si centro e distribuire personalmente le biblio- techine, di mandare da analunque luogo essi Siano Ie loro offerte? Io darò tutta l'attività che la scuola mi lascia libera alla tua nobi- lissima impresa e conto di allargar sempre più la cerchia dei miei affari!»

Avete capito, bambini. Ecco bell'è pron- ta dunque una segretaria a cui tutti i miei cavalieretti del libro si potranno ri- volgere, come se si rivolgessero alla zia Mariù stessa, Una sola tu credi che io abbia, Piero

| Grandi, dì segretaria? Ecco Valtra lette- ra di Lia Gohklmann, proprio una bambi- na che sta a Milano;

« Cara zia Muriù. mi viene una stnupenda idea. senti: se non puoi raccoglier più i franco. bolli e i libri, te li posso raccogliere io almeno per i bambini che stanno a Milano. E per le mie compagne di scuola — lo sai, zia Mariù, che io vado alla scuola superiore, — quelle le tormenterò tanto tutte. Vedrai che raccolta ti farò.»

E due di segretarie! e poi chi spunta? fnesto è un ragazzetto, un collegialino.

» Carissima zia Mariù. Tu dici cho conosci tante anime giovanili che possono compiere del lavoro per le tue bibliotechino, E ne rani- menti alcune. Me però non mi rammenti, Ep- pure io ti dico che se vorrai affidarmi l’orga- nizzazione di una bibliotrehina sarò il più so- lerte lavoratore per le bibliotechine, anche più di Andreina Quadrio. Mica per invidin sai, perchè io l'ammiro molto, ma perchè ho vo- glia di farti cosa grata. Paolo Falteri. »

Sicuro che io lo nomino subito Grande. Aintante, questo Paolo Falteri, e lo metto subito in gara ed emulazione con Andrei- na Quadrio, la quale però finora tiene il record per rapidità, e distanzia anche la zia Mariù. In una settimana mi an- uuncia di aver già raccolto, sentite quan- ti volumi:

« Da Marin Unerini cinque volumi, da Elisa Podestà 13 volumetti, da Luigi Colombini due volumi e due volumetti. Le offerte in denaro le riservo per le rilerature 6 per completare le bibliotechine coi volumi da te indicati.»

Va stupendamente. Se tutti i ministri avessero mai dei segretari che intendono così bene il pensiero dei loro ministril... Poi Elicesca Rovili Nafra mi promette degli indirizzi di scuolette di Romagna. Ne ho dunque di bambini e di grandi che pensano a me, ai miei libri, alle mie bi- bliotechine ad aiutarmi, a farmi piacere! E io vi prometto, miei cari bambini,

che quando le prime 1000 bibliotechine saranno fondate (ebbene, quante ne man- cano? 985), allora vi inviterò tutti a una grandissima festa in un bel giardino e tutti arriverete con una bella coccardetta (piccolo cavaliere del libro) e sarà una fesla ancora più bella di quella per gli sposi di Luisa da Micco. Solamente bisogna affrettarsi e lavorare

con me, bambini, perchè la festa sla fat-

tu mentre siete ancora bambini e (0 uon abbina troppi più anni di quei tanti che

mi conoseè Nauny Ronzi

Un grappolo di nipotini.

E ili }ettere da far insuperbire la zia Mariù, non né utrivano più? Ma sì,

ne arrivano ogni settimana da farmi di- ventar rossa scarlatta.

«Chi ti scrive è... un nipotino di 19 anni! studento di lettere e di filosotta nella R. Uni- versità di Nupoli e che porta in dono ai fra- tellini (ne hu sette) ogni settimana; il Corriere dei Piccoli. Vedi, zia. Mariù, io suno costretto per studiare a partire da Caserta ogni mattina alle sei per tornare alla sura alla stessa ora. Quando cra mercoledì io venendomene a casa a passo di bersaglierc vedevo-sui balconi di casa un sacco di gento cho napettava ansio- sa il mio arrivo o meglio l'arrivo del Corriere. E tutti a corrermi incontro per le scale e chio dermelo prima con le buone e con le cattive, a strapparmelo di mano....

« Dunque permetti, zia Mariù, che te li pre centi questi nuovi nipotini, Bice e Maria, so- relle maggiori, brave donnine di casa e la prima anche bnona pianista, Ottorino (io), Gi- na, Ada, Eduarda detta Dindina, Renato e Iticcardo di tro anni. Aggiungendo il papà e la mamma son dieci nuovi nipotini che acqui. sti. Troppi, dirà il Diavolo Zopro. »

Nient' affatto, il Diavolo Zoppo anzi mi fa molti complimenti e salamelecchi quando vede arrivarmi un grappolo di nipotini di una-tal qualità e quantità...

a Non so perché proprio in ti scriva. tutti volevano farlo da gran tempo, ma nessuno la osato. Allora io lusciando da parte un po' la filosofia, ho voluto inviarti il saluto affettuoso di una famiglivola che senza conoscerti ama questu zia Muriù che così bene an parlare al cuore dei piccoli e forse sotto un tal nome, ormai celebre in Italia, nasconde l'eleganza di una giovane signora, e avrà forse anch'essa dei bimbi cui far leggere il Corricrino, que- sta zia Mariù che ancora ba nell'animo tutti gli entusiasmi e nel cuore tutta la fede della prima gioventù. Tuo Ottorino Rinaldi.»

Mille grazie, mio caro filosofo, del ri- Iratto troppo Insinghiero. Quanto ai miei anni è Nanny Ranzi che li sa (e tienli ben segreti, sai, Niny?); l'eleganza non è proprio da fata, ma forse per l'animo... voi bambini che cosa credete? li devo ac- cettare sì o no i complimenti di questo signor filosofo Ottorino...? Siete voi, cari bambini, che dovete giudicare.

Zia Mariù. Poscritto.

Ho detto io che le biblioteehine saltan fuori come i funghi? Da un'ora all'altra, il tempo di mandar u ricopiare a macchina la Corrispon-

denza ne son spuntate altre duo. Una «mammina» di Spezia mi scrive &

nome de’ suoi quattro bambini (non dovete ereder però cho sian piccoli come Bruno 0o- pelli questi bambini a cuni la mamma fa da segretaria... solo perchè possano, dopo il gre- co, il latino, il francese, il pianoforte, trovar tempo ancora di saltare e di giuocare!) of- frendomi 15 volumi, figurntevi, già legati, per unn scuoletta di Lombardia, Volere è b I volumi sono: Lu buona sorella, L'ultimo dei Mohicani, Racconti per qgiovinetti, Fiori e spine, Le novelle per tutti, I primi passi d'Ugo, In riva al mare, Racconti storici, Fior da Fiore, Raccolta-di prose e poesie moderne, La giovinetta italiana. Aggiungendo io due Cuore e due Pinocchio e un altro Fior da Fiore, ecco pronte due nuove bibliotechine, di cuì una andrà alla scuoletta di Marzio Ghirla (sopra Varese) e l'altra a Ines Ce- ruti com. Due Miglia, Centro di San Ber- nardo (prov. di Cremona). Le due bibliotechi- ne, pensa la zia Mariù, (devono portare il nome della ec) di Spezia, e uno dei quat- tro ragazzi bens cinque min al suo giuoco per mandurmi questo nome prezioso,

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CORRIERE DEI

2, Dal balcon poco lontana dal balcon lo gitta irato nel giardin c'è una fontana,

1. Vuol disfarsi ormai Pierino nel giardino abbandonato. dell’odiato burattino; lo zampillo e irrora i fiori.

unta un di leggera l'erba fresca: è primavera.

finchè un giorno lieve leve 3. Ora è Inverno, bi è lo copri la bianca neve. Îl fantoccio in essa giacque,

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AE SIM CAI LA LIN

6. E Pierino un bel mattino Y I che il burattino Ré A HI N CVIINIZA

5. Vien l'estate; l'acqua trilla nella vasca e ne zamplila, giù scendendo nel giardino balla in aria e fa un inchino, Il fantoccio e il regge in alto.

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LA PALESTRA DEI LETTORI

icrino, presentando n Gigetto una bot tiglia di marsala vuota, gli dici

— Prova un po’ a riempirla d'acqua più che puoi; ma, mi racc amando, bada bene di farci acqua che puoi

Gigetto versa dell'acqua nella

stnre |

e quando è piena continua a vi goccia i goccia, in modo che eccu ogni più piccolo spazio dell'orlo, mente, proprio non ci starebbe uni stilla tralascia soddisfatto dice :

— Va bene così? — Si, risponde Pierino, — ma io

scommetto che ce ne faccio stare dj più. ì ! — esclama Gi;

Scommettiamo un gelat Accelto!

Pierino versi l'ucqua della hott una tazza ;vindi ricomincia a riempire la bottiglia, qma non proprio fino all'orlo : si ferma a un dito di sotto dell'orlo, poi tura la bottiglia con un turacciolo, la capovolge e appoggiandola convenienterionie In fa stare in piedi cal fondo all'insù; e infine versa dell'altra acqua all’esterno, nel cavo del fondo, fin che ce ne sta. Così la botti glia contiene più acqua di quella che ci fece entrare Gigetto, E questi, con un palmo di naso, deve pagare lu scommessa.

- Impossi telto

vuoi?

Spiegazione dell'indovinello a pag

DIRO - sorso s 4 pera - Spera

pira - spira

_ __—===-eee=————t _-»

CORRIERE DEI PICCOLI

PICCOLA POSTA.

La min piccola Noemi Cavalli di Crema seri- ve Sai, zia Mario? tu avrai altro duo hiblio- techo coi tuo nome, poiche l'idea di Andreina era veunta anche a mo appena ricevuto Il tno vaga, ss però questo non dispiace add Audreina Ecco i libri che ho già e che sottopongo al tuo Biudizio. Savizny, Tercsa o la 7 ola suora di carità; Th , Rarconti; Mercedes, Nacconti di una mi Della l'occa Castiglione, 1% in tie Novelle; Corlelia, Pic i ; E. Conti, (

| ni, vatti a ragnzzi; Stawe, Lu rpunna dell Tom, E. Salvi Pu igiate in giardino. ]}io un libro di fiabe ormai mal lella mia passata c presente predilezione, Le Fat della notte di E, Provaglio, Ti adatto? Poi: Le avventure di Lin hio, Gian. nottino, Cuore, La tuba di Pulcinella, Fiammi forino, Fior da fivure, La arrenture

di Munchausen. E corcheròd di

ridotto, segno

pare che sar

lel baroni

conoscer benr le muostre a cui affidare le bib'iotechine che sian maestre nute per esserlo. Che bnona volonta

mi sento nell'anima, zia Marin!» E io lo so per- chè conosco lo anime delle mie hambine.

Da Ilse Ortuno anche per i suoi fratellini, Emilia, Palmira, ILmeinno e Cregorito (1,05). Sono dei piccoli Argentini quo:ti Ortuno e che quando leggeranno queste lineo saranno lì lì per ripartire per Buenos Ayres. Buon viag gio, miei piccoli, e quando sarete nel vostro paese, salutate tutti i piccoli amivi ialo-argen tini di zia Mariù, e parlate insieme con loro dell'Italia,

Camilla Rota mi domanda perchè io ho detto che per i libri delle bibliotechine non » mi preoceupo in nessun modo che siano di coltu- rar. Forse fu una frase sbagliata, — io vo.

| cartoline per ia

3

| libri siano divertenti, appassionanti perchè il fatto materiale di leggere — nér un bambli. no incolto e che nan ne ha l'abitudine è una fatica, 0 se n questa fatica si aggiungo anche la «difficoltà di non capire (e i libri di coltura son sempre più difficili di. quelli d'a-

| mena lettura), cgli si disgusterà subito dei I Mr.

Imisa Torzi la maestrina del amnutivin he i snoi

Galluzzo, mi pa-sserini da 75 son di-

I tentati €£5 c uno ha solo e nque anni o mezzo, fa la seccnila clas E’ contenta la zia Mariù

| di pensaro che la sua bibliote Hina vada a | questa uolona « «lie RPha una ma “trita coaì appassionata. Luisa Terzi vuol salutato aticho Ludovica Berton, tricstina e ardente italiana!

Uara. Ma sicuro cho ti a etto per nipot na, î0 Jo neretto senpro d'oe te «d'italia

mitindare ad una dell Andreina Quidrio

di Brescia)

I francobolli li puvi mio segretario, ad

provincia Dora Vittozzi. Clio in so, uma nipotina che

u novo anni ha già fatto l'esamo di maturità ed entra in prima complementure e prometto di serivermi molte lettore, lo nanett >, ani. Ma a to Mose, devo dire ché

Carcina,

come mil Arbizzoni to non entro per rulla nell'uccettazione dello

Palestra Clelia Ciocca. E' nn progetto impossibile da

metter in pratica, è troppo vomplicato. La 1 | bliotechine hanno appunto Questo vantaggio, d'‘un'organizzazione semplicissima.

B. D. M., Avellino. Ho suo indirizzo bliotechina,

hisczuo di

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