CORPI A RAGGI X - aldotambellini.comaldotambellini.com/pdfs/alias.pdfFestival che qualche anno fa...

3
MUSICA » ARTI » OZIO ALDO TAMBELLINI TAMER EL SAID API FRANK TASHLIN ALBERTO GRIFI SPINOZA MAX LANDIS HENRY ROLLINS IL TEATRO DEGLI ORRORI CALCIO INDIANO RUGBY SEI NAZIONI SUPPLEMENTO SETTIMANALE DE «IL MANIFESTO» SABATO 11 FEBBRAIO 2012 ANNO 15 N 6 . CORPI A RAGGI X «NON ESISTONO I RAPPORTI SESSUALI», IL SESSO È MONO SENZA DESIDERI. ESCE IN FRANCIA IL FILM DI RAPHAËL SIBONI, RIFLESSIONI SULLE IMMAGINI PORNO, LA NUDA VITA ALL’APICE DELLA FLESSIBILITÀ

Transcript of CORPI A RAGGI X - aldotambellini.comaldotambellini.com/pdfs/alias.pdfFestival che qualche anno fa...

Page 1: CORPI A RAGGI X - aldotambellini.comaldotambellini.com/pdfs/alias.pdfFestival che qualche anno fa dedic ... portare l espressionismo astratto delle sue tele e la matericità delle

MUSICA » ARTI » OZIO

ALDO TAMBELLINI TAMER EL SAID API FRANK TASHLIN ALBERTO GRIFI SPINOZA MAX LANDIS

HENRY ROLLINS IL TEATRO DEGLI ORRORI

CALCIO INDIANO RUGBY SEI NAZIONI

SUPPLEMENTO SETTIMANALE DE «IL MANIFESTO» SABATO 11 FEBBRAIO 2012 ANNO 15 N 6 .

CORPIA RAGGI X

«NON ESISTONO I RAPPORTI SESSUALI», IL SESSO È MONO SENZA DESIDERI. ESCE IN FRANCIA IL FILM DI RAPHAËL SIBONI, RIFLESSIONI SULLE IMMAGINI PORNO, LA NUDA VITA ALL’APICE DELLA FLESSIBILITÀ

Page 2: CORPI A RAGGI X - aldotambellini.comaldotambellini.com/pdfs/alias.pdfFestival che qualche anno fa dedic ... portare l espressionismo astratto delle sue tele e la matericità delle

(4) ALIAS11 FEBBRAIO 2012

ARTE VISIVA

di GINALUCA PULSONI

●●●Al Centre Pompidou di Parigi,dal 6 all’8 gennaio scorso, si è avutoin programma qualcosa di speciale einedito: un ciclo di proiezionidedicato alla (ri)scoperta dell’operadi un grande creatore d’immagini,tutt’oggi vivente, tra scrittura, arte,cinema e video, lo statunitensed’origini italiane Aldo Tambellini(Syracuse, 1930; in rete,www.aldotambellini.com). I BlackFilms; gli inediti degli anni ’60; leperformances électromédia;l’infanzia sperimentale; le operecatodiche; la carta bianca finale:sono questi i titoli delle sessionispecifiche dei singoli incontri delciclo, che hanno mostrato per laprima volta in anteprima mondialelavori di grande pregio. Da noi, il suoè un cinema pressoché sconosciuto,raramente visto di recente se non perla lodevole eccezione del Lucca FilmFestival che qualche anno fa dedicòall’artista, d’origini proprio lucchesi,una retrospettiva; all’estero invece,l’importanza dell’autore sembradecisamente maggiore, specie allaluce di questi giorni parigini,quantomeno sembra più visibile ilriconoscimento della sua operacome contributo fondamentale allaelaborazione di una concezione piùprofonda e moderna della culturavisuale. La retrospettiva delPompidou, dal titolo paradigmaticoBack to Black, in omaggio proprio altema della «nerezza» così spessoinvestigato dall’autore, ha avuto lacuratela di due giovani studiosi ericercatori italiani di cinema e media,tanto rigorosi quanto onnivori,Giulio Bursi – il quale aveva curatonel 2011 l’importante retrospettiva alFilmmuseum di Vienna, assieme aFederico Rossin, sul cinemasperimentale italiano – e PiaBolognesi – specialista propriodell’opera di Tambellini. A fare poida supporto fondamentale al lavoro,ci sono state collaborazionid’eccezioni: la LightCone/Scratch diParigi; La Camera Ottica – Crea(Università di Udine) e l’HarvardFilm Archive.

Per provare ad avere un ritrattodettagliato dell’autore e saperne dipiù sul progetto, momentosignificativo di una comunquecontinua e articolata ricerca,abbiamo incontrato i due curatori…

●Chi è Aldo Tambellini?Nato come pittore e scultore,Tambellini abbandona la suacarriera accademica (dal 1954 èricercatore e assistente di IvanMestrovich alla Syracuse University,anche se si è formato in Italia presso

il liceo artistico di Lucca) pertrasferirsi nel 1959 a New York, dovefonda il Group Center, poliedricomovimento che allestisce negli spazidel Lower East Side gli IntermediaEvents, pionieristici happeningslegati alla nascente pratica dei mixedmedia, dove forme teatrali, danza,sperimentazioni espressive, siunivano alle tecnologiedell’immagine in movimento. Sullascia di questa esperienza nasce ilBlack Gate, spazio in cui l’autore dàvita alla prima forma di ElectromediaTheatre. Nel settembre 1966,Tambellini apre il Gate Theatre, tra2nd Avenue e 10th Street nel LowerEast Side, con una programmazionegiornaliera focalizzata su cinema eteatro sperimentali (insieme amusica jazz, black poetry,multimedia performances). Il Gate(poi Black Gate e Tambellini’s Gate)diviene negli anni uno dei luoghisimbolo della cultura undergrounddell’east coast, e si impone a NewYork City come importante centroculturale dove, per diversi anni,vengono presentati filmd’avanguardia e performance teatrali(Judith Malina e Julian Beck, JudYalkut, José Maria Soltero, JackSmith, Robert Downey).

●È in questo periodo che inizia aconcepire i suoi Black Films?Si, nel 1963 l’artista inizia a lavoraresu pellicola al progetto Black, da cuideriverà la Black Film Series, serie difilm sperimentali in cui alternapittura diretta su pellicola, ilfoundfootage, e le più classichetecniche del cinema sperimentale. Inquesti film Aldo Tambellini sceglie diportare l’espressionismo astrattodelle sue tele e la matericità delle suesculture su pellicola. In circa 4 anni

realizza una serie di film in 16mmincentrati sul concetto di «nero»,alcuni dipinti a china ed altrirealizzati con tecniche miste, in cui ilsegno pittorico su pellicola si fondecon la ricerca sonora realizzatadall’autore. Questi filmmodificheranno il suo lavoro inmodo profondo, spingendolo versol’utilizzo sperimentale del mezzotelevisivo e l’ampliamento deldispositivo cinematografico, che apartire dalle esperienze di«distruzione sensoriale» dei suoi filmsi aprirà verso forme immersive dicontaminazione dei media. I suoifilm, che non conoscono una vera epropria forma chiusa, vengono il piùdelle volte riutilizzati nelle cosiddetteElectromedia performances, chenascono nel 1964 come unesperimento di expanded cinema incui la fusione tra arti plastiche escultura cinetica riconverte lo spazioin pura interazione drammatica:Tambellini trasforma il film inarchitettura scenica, la luce ed idipinti su vetro in lumograms,l’azione fisica in movimento astratto,il suono in materia tattile. E con laperformance Black Zero del 1965Tambellini tocca uno degli apici delgenere.

●Il mistero del nero è qualcosa cheha affascinato molti artisti, al di làdelle più spontanee similitudini.Penso a personalità come Sciarrinoe Burri. Che cos’è il nero perTambellini?Qualcosa che ha valore sociale epolitico, come afferma lui stesso: «Ilnero per me è come un inizio.L’inizio di ciò che vuole esserepiuttosto che di ciò che non vuoleessere. Non discuto il nero cometradizione o meno nella pittura, ocome qualcosa che non ha niente ache fare con i pigmenti, o comeopposizione ai colori. Lavorando edesplorando il nero in differenti tipi didimensioni, sono sempre piùconvinto che questo effettivamentesia l’origine di tutto, cosa che ilconcetto di arte non è. Il nero si stasbarazzando di ogni definizionestorica. Il nero è un modo d’essereciechi e più consapevoli. Il nero è inunità con la nascita. Il nero è, inmezzo alla totalità, l’unicità del tutto.Il nero è l’espansione dellaconsapevolezza in ogni direzione. Ilnero è una delle maggiori ragioni percui oggi esistono conflitti razziali,perché è parte di un’antica manieradi guardare un essere umano o lasua razza in termini di colori. Il nerospazzerà via la definizione dei colori.La nerezza è l’inizio dellari-sensibilizzazione dell’essereumano. Credo profondamente

«Nero» è nonpotere. Backto black

Alla (ri)scoperta dell’opera di Aldo Tambellini:intervista a Giulio Bursi e Pia Bolognesi, curatoridella retrospettiva dedicata dal Centre Pompidoual grande creatore d’immagini nordamericano

Page 3: CORPI A RAGGI X - aldotambellini.comaldotambellini.com/pdfs/alias.pdfFestival che qualche anno fa dedic ... portare l espressionismo astratto delle sue tele e la matericità delle

(5)ALIAS11 FEBBRAIO 2012

ALDO TAMBELLINI IN DVD

TELE-VISIONI. OTTOSCULTURE CATODICHE

UBU WEB●●●Chi vuole vedere «Black TV» di Aldo Tambellini (1968) o «The medium isamedium» (opera collettiva del 1969 cofirmata con Thomas Tadlock, Allan Kaprow,James Seawright, Otto Piene e Nam June Paik) per rendersi conto delle deformazionidanzanti e torturanti cui l’artista di Syracuse sottoponeva negli anni 60 il materialeelettronico visuale in bianco e nero (quel fluxus exploiding & expanded ci ha vedicato inanticipo dell’ipnotismo tecnologico a flusso continuo oggi imperante su schermo piattoe in hd-color) vada sul sito internet fondato nel 1996 dal poeta Kenneth Goldsmith chesocializza i tesori della poesia sonora, visuale e concreta in formato testuale mp3 efilmico e ha reso accessibile quasi l’inter spettro della sperimentazione filmica mondiale

SHIRLEY CLARKE●●●Il Forum di Berlino rende omaggio a una leggendaria cineasta nordamericana, lanewyorkese Shirley Clarke (1919-1997), autrice di 14 corti, tre documentari e due film«di finzione», definizioni mai come in questo caso inservibili, perché tutte le sue operesono sempre politicamente motivate e inventive e formalmente libere. Del doc Portrait ofJason (1984), in corso di restauro, parlerà Dennis Doros. Verranno anche presentati incopia nuova restaurata due capolavori, il mockumentary (cioé il falso documentario) TheConnection (1961), definitivo ritratto della prima generazione metropolitana massacratadall’eroina e Ornette: made in America (1985) omaggio al più grande compositoreamericano vivente e al sommo polistrumentista texano apostolo del free-jazz

nell’espressione black power, comemessaggio potente, grazie ad essa sidistrugge l’antica nozione dell’uomooccidentale e con questa si distruggeanche la tradizione del concetto diarte».

●Tambellini e la tecnica. Che ruoloha la sperimentazione del videonella sua opera?Un ruolo evidentemente enorme.Con l’introduzione del sistema divideoregistrazione Portapak,Tambellini affianca un nuovodispositivo di ripresa alla Bolex16mm. Prerogativa dell’autore è lostudio del segnale video nella suacomplessità d’intervento direttosull’immagine, al fine di svelarne laplasmabilità. Se nei primi film iprocedimenti pittorici e lacomposizione scultorea si univanoalle tecniche del cinemasperimentale, con le opere catodichela dimensione estetica dell’immaginetelevisiva si perde nell’apparatoelettronico che la genera, modificatodall’autore attraverso un sistema dimagneti ed un oscilloscopio.L’esperienza col cinema finisce in uncerto senso con il passaggio al videoe ad una costante miscelazione: nel1968 Tambellini realizza con OttoPiene in Germania Black GateCologne, prima trasmissionetelevisiva nazionale prodotta daartisti, portando in uno studiotelevisivo le performance che i dueartisti avevano già messo in scena alBlack Gate. Il rapporto fra i due èfondamentale: sotto la direzione diOtto Piene, Tambellini insegna dal1974 al 1984 al Center for AdvancedVisual Studies (Cavs) di M.I.T., doveprosegue la sua ricerca sugli aspettitecnologici di trasmissione delmedium televisivo. In seguitoall’esperienza didattica Tambellinicontinua a sperimentare i linguaggimultimediali, affiancando allapratica del video una costantededizione verso la pittura e la poesia.L’elenco comprensivo dei suoi lavoriaumenta negli anni in manieraesponenziale costituendo uno degliarchivi più importanti sulla storiadell’underground artisticoamericano degli anni Sessanta eSettanta, ed uno dei più importantiarchivi multimediali della storia delvideo dagli anni ’60 agli anni ’80.

●Come nasce il progetto dellaretrospettiva?Nelle vicende che caratterizzano imovimenti artistici d’avanguardianati a New York durante gli anniSessanta, il caso di Aldo Tambellinisegna un percorso artisticofondamentale per comprendere losviluppo della ricerca sui mezziespressivi che dalla scultura e dallapittura si muovono verso il film, ilvideotape, l’installazione e lesperimentazioni sui mezzi dicomunicazione. Il problema è che suquesto artista esiste un’inspiegabilelacuna nell’antologizzazione che hafatto la storia delle arti performative,e soprattutto nella storiografiarelativa al cinema sperimentale deglianni Sessanta e alla videoarte deidue decenni successivi. La sola partedel suo lavoro conosciuta finora aduna parte degli studiosi e delpubblico specializzato (ma lamancanza di copie di circolazionehanno reso questi film invisibilianche nel circuito undergorund),sono stati i film che Tambellini harealizzato tra il 1965 ed il 1969, il cuiunico riconoscimento dell’epocaresta il gran premio al festival diOberhausen nel 1969 per Black TV,

più una manciata di performance einstallazioni in cui usava film, video,musica dal vivo e diapositive. Dopoaver visto i suoi film sperimentali alFestival di Lucca nel 2008, attraversoe con il direttore del festival NicolaBorrelli, ci siamo messi in contattocon l’artista per capire cosa avesseconservato del suo lavoro. Abbiamocosì iniziato una serie di viaggi negliUsa per scoprire un immensoarchivio e gli abbiamo proposto diiniziare così a catalogare tutto ilmateriale che conservava per poistudiarlo e proporre un percorso diricerca che includesse restauri deifilm e dei video. L’importanza delleopere Tambellini è stata abbastanza

riconosciuta dalla critica degli anni‘70, tanto che due testi seminali sulcinema sperimentale e le nuoveforme della visione (GeneYoungblood, Expanded Cinema,1970; Amos Vogel, Film as asubversive art, 1974) dedicano ampiospazio ai film dell’autore, assieme aduna costante attenzione della criticaspecializzata coeva. L’esclusione piùrecente invece, ad eccezione dellavoro di Mark Webber, è unaproblematica che ancora non siamoriusciti a chiarire, a meno che non siriporti la questione alle sceltepolitiche da parte dell’artista dipromozione e divulgazione delproprio lavoro. Certamente non ha

aiutato la perdita del suo archivio,depositato ad Albany dopo iltrasferimento a Boston, in cuil’artista conservava la maggior partedel materiale prodotto negli anni ’60e ’70 a New York: centinaia di quadri,sculture, video, film, documenti.Ricostituitosi quasi integralmente nel2001 grazie alla compagna AnnaSalamone, è stata la scopertadell’archivio stesso a determinarequesto progetto di ricerca, che nellasua prima fase di catalogazione deisupporti magnetici e delle pellicole(novembre 2009 – novembre 2010)ha portato alla luce, oltreall’archiviazione completa dei film in16mm e parziale dei nastri, un

corpus di circa due decine di opereinedite, mai presentate al pubblico, eche vedremo al Pompidou inanteprima mondiale. La mancataantologizzazione a cui si accennava,ha determinato l’esigenza di metterein relazione i materiali privati di AldoTambellini con la produzione criticacoeva per evitare omissioni o errateinterpretazioni del contesto artisticoculturale nel quale Tambellini haoperato, mantenendo comunqueun’indipendenza estetica ebiografica rispetto ai movimentiunderground newyorkesi degli anniSessanta e Settanta e al contemporimanendo fortemente legato allederivazioni dell’espressionismoastratto. I suoi film hand-paintedsono caratterizzati da una totaleaderenza alla prassi figurativa chel’artista ha sviluppato negli studipreparatori ai dipinti. In prevalenzausava china e colori acrilici perpellicola, ma attuava ancheinterventi diretti sulla materiaintervallati da sovraesposizioni,esposizioni multiple, inversioni,evidenziando una forte influenzadell’opera di Franz Kline e LucioFontana. Nell’archivio Tambellini èconservata infatti anche una nutritacollezione di dipinti di grandi emedie dimensioni dove i motiviiconografici, che ricorrerannoprincipalmente nella produzionevideografica, appaiono all’incircadieci anni prima dellesperimentazioni filmiche,annunciando le tematiche chel’autore avrebbe sviluppato nelventennio successivo: l’uso del nerocome unico colore (trannerarissime eccezioni); la figuracircolare quale segno fondante cheritroviamo nelle sue sculture, neifilm, nei video e nei lumagrams(diapositive su vetro, dipinte amano) e la riflessione

monocromatica sul concetto dispazio.

●Quale sarà lo sviluppo di questolavoro?In due anni di lavoro e senzanessuna sovvenzione, abbiamocostituito uno scientific board perpromuovere la sua opera ed abbiamoiniziato a cercare dei partner per irestauri e per le retrospettive: collaboratorio La Camera Ottica delDams di Gorizia, che è l’unico centroitaliano ad occuparsi seriamente edin maniera indipendente di formatidesueti e ridotti (dal film al video)abbiamo intrapreso un percorso direstauro digitale dei film, mentre peri percorsi espositivi i primi nomi checi sono venuti in mente, per il modoin cui avevano lavorato in passato sulcinema e sulle arti performative sonostati Chris Dercon della Tate Modern,Philippe-Alain Michaud diPompidou, Alexander Horwath delFilmmuseum di Vienna, con cui inpassato avevamo avuto rapporti peraltri progetti. Queste attività dicuratela sono risultate moltoimportanti per il progetto di ricercaperchè hanno individuato puntinevralgici da sviluppare per lare-installazione e lo studio filologicodei video presi in esame, soprattuttoin relazione all’analisi delle fontid’archivio, avvenuta incontemporanea. Inoltre, in questigiorni è uscito per l’italiana VonArchives di Nico Vascellari e CarlosCasas il primo dvd con le opere videodi Tambellini(http://www.vonarchives.com/releases/von014.html), ed è un primogrande passo verso una suariconoscibilità internazionale. Con laRe:Voir di Pip Chodorov è inpreparazione un doppio dvd con ifilm sperimentali ed un bel librettoprodotto da Lightcone, ladistribuzione di Parigi in cuiabbiamo depositato e resodisponibili al pubblico diversi suoifilm, che sono ora nel loro catalogo.C’è in preparazione un libro e stiamolavorando al re-enactment di una suainstallazione del 1965 per la TateModern, che faremo nel 2012. Tuttele persone coinvolte hannodimostrato fin da subito una sinceradisponibilità e passione per questoprogetto. Per la seconda fase diricerca si è preparata unaricognizione approfondita del fondovideo, al fine di trovare una modalitàdi restauro e riversamento dei nastriper poter accedere alle opere inedite,finora di impossibile consultazione, eprocedere così ad un’analisi testualecritica e scientifica. Alla base diquesto nuovo approccio c’è unaconoscenza più approfondita dellavisione dell’artista, che si espandealla totale implicazione dei mediacontemporanei, cogliendo nelmomento del loro avvento lepotenzialità che possiedono comestrumento linguistico, artistico esociale. Le dinamiche di produzionedelle sue opere, siano film, video oinstallazioni, sono il frutto di unassorbimento totale della relazionetra dispositivo tecnologico eambiente sociale contemporaneo,dall’immissione sul mercatoamericano del sistema divideoripresa Portapak (1966-67) finoalle commistioni sviluppate presso ilCenter for Advanced Media Studies(C.A.V.S.) del M.I.T con il gruppo diricerca Communicationgroup(1974-1983): esperienze chepermetteranno a Tambellini disperimentare per primo, alcune tra lepiù nuove forme di comunicazione.

«Il nero per me è come un inizio...un modod’essere ciechi e più consapevoli. Esistono conflittirazziali perché si guarda una razza in termini dicolori. Il nero spazzerà via la definizione dei colori»

L’artista electro-medianewyorkese di originilucchesi Aldo Tambellini(nelle nove istantanee congli occhiali scuri) e alcuniframes delle sue opere.A sinistra l’ingresso del GateTheatre di New York,tempio dellosperimentalismounderground di Manhattan(2nd Avenue e 10th street,Lower East Side)

●●●di G. PUL.

●●●●●●Sono da poco disponibili in un doppiodvd, per l’ etichetta italiana Von Archives diNico Vascellari e Carlos Casas, i Cathodic Worksdi Aldo Tambellini (14 euro, qui il link :http://www.vonarchives.com/releases/von014.html). Si tratta di una prima mondiale assoluta,resa possibile dagli sforzi dei curatori /ricercatori Giulio Bursi e Pia Bolognesi, dalledisponibilità date dall’ Aldo Tambellini Archivee quindi dalle collaborazioni con lo stessoartista, dall’aiuto di terzi tra cui Nicola Borrelli(LuccaFilmFestival) ed Emmanuel Lefrant(LightCone).Black Video 1, Black Spiral, Black Video 2, BlackVideo 1 projections, Interview at the Black GateTheatre, 6673, Minus One, Clone sono i lavoricontenuti nel cofanetto – tutti non manipolati etrasferiti dalle cassette originarie – tracce checoprono un arco di tempo che va dal 1966 al1976 e che ben esprimono la costante ricercatambelliniana di elaborare una arte elettronicacapace di intersecarsi con le proprie attività dipittore e scultore.

Siamo di fronte a uno dei tentativi piùoriginali e meno riconosciuti di unare-invenzione della televisione capace diconfigurarla al di là del suo statuto d’oggetto.Alla base c’è infatti una decostruzione delle sueradici tecno-logiche, quindi del segnale video,nello specifico un lavorìo teso all’alterazione deiprocessi di trasmissione del tubo catodico (Crt),capace di rendere il mezzo video tanto nella suaimmediata autonomia espressiva quanto inmodi totalmente inediti, legati per esempioall’installazione d’arte, come Black Spiral – «unascultura televisiva» secondo le parole dell’artista– che rappresentò tra l’altro la prima prova delgenere in una galleria d’arte, l’Howard WiseGallery, nel 1969.

Ma Tambellini è anche uno dei più profondicreatori di immagini nella cui opera l’intervallo,il nero, si fa manifesto e cifra per una totalerigenerazione espressiva. Inoltre, tale tensione,incontrando le modalità video della televisione,non fa altro che esaltare la percezione tantoaltra quanto contemporanea di un mezzo cheancora oggi è usato invece, incosapevolmente,come specchio improbabile di un mondoimpossibile. L’invito che si fa, dunque, è quelloche di apprezzarne la visione maieutica ecritica. In ogni caso va da sé che « se non sivedrà la felicità in quest’immagine, alla peggiosi vedrà il nero ».