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IL CORINDONE A cura di Alice de Martini 1

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IL CORINDONE A cura di Alice de Martini

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ASPETTI GEMMOLOGICI

Il corindone è un minerale la cui composizione chimica è ossido di alluminio, Al2O3. Il suo nome deriva dal termine sanscrito kuruvinda, che significa “goccia rossa”.

La sua durezza nella scala di Mohs è pari a 9. Al di sopra di questo valore c’è solamente il diamante. Per cui, si tratta di un minerale molto duro e durevole, perfetto per essere usato in gioielleria.

Il corindone è un minerale allocromatico, cioè un minerale il cui colore può variare perché incorpora nella sua struttura chimica elementi definiti cromofori, cioè capaci di conferire una colorazione ad una sostanza, che tuttavia non alterano la sua composizione chimica. Il corindone puro quindi, è del tutto trasparente.

Le principali varietà gemmologiche sono: Smeriglio: varietà opaca di colore dal bianco a grigio-bruno. Viene usato industrialmente per la preparazione di abrasivi. Rubino: varietà di colore rosso. Zaffiro: varietà che presenta un’ampia gamma di colori, tra cui il blu.

Il corindone cristallizza nel sistema trigonale e assume diverse forme, o abiti cristallini, a seconda delle sue varietà. Nel caso dello zaffiro è molto comune trovare in natura una forma prismatica, bipiramidale con base esagonale (fig. 1). Mentre nel rubino si riscontra una forma a barilotto o piatta sempre a base esagonale (fig. 2).

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Fig. 1 - Abito cristallino dello

zaffiro.Fig. 2 - Abito

cristallino del rubino.

Tra le tipiche inclusioni del corindone, sia nella varietà zaffiro che in quella rubino, se ne ritrovano di tipo liquido, di tipo solido, e zonature di colore. Ta le inclusioni solide, riveste particolare importanza la cosiddetta “seta”: minuscoli cristalli aghiformi di rutilo, che danno alla pietra un effetto setoso e, quando orientati nelle tre direzioni generano il fenomeno ottico dell’asterismo (fig. 3).

Entrambe le varietà preziose del corindone possono subire trattamento termico. La cottura delle pietre, che avviene a temperature elevatissime, ha lo scopo di abbellirle migliorando il colore e la trasparenza. Sebbene questo trattamento renda il corindone più appetibile sul mercato, le pietre trattate hanno un costo nettamente inferiore a quelle naturali, e devono essere sempre dichiarate come tali sul certificato gemmologico.

Inoltre, dagli inizi del 900 vennero scoperte tecniche di sintesi del corindone. In particolare il chimico francese Auguste Verneuil brevettò nel 1902 il metodo di “fusione alla fiamma”, usato ancora oggi, in cui un cilindro di rubino, chiamato boule si forma in un forno, grazie alla caduta di una polvere dall’alto, con un procedimento che ricorda la formazione delle stalagmiti. Per identificare un corindone di origine sintetica è essenziale l’osservazione delle inclusioni interne alla pietra attraverso l’ausilio del microscopio, e stabilire se sono di origine naturale o meno, e che tipo di trattamento ha subito la gemma.

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Fig. 3 - Fenomeno dell’asterismo nello zaffiro e nel rubino.

LO ZAFFIRO

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Il suo nome deriva dal latino saphirus, parallelo al greco sappheiros, con il significato di “blu”; voce che comunque proviene dall’oriente con i termini ebraico sappir, che significa pietra preziosa, e arabo safir, e poi passata in Europa. Con il nome di zaffiro, non si intende soltanto la varietà di colore blu, ma tutta una serie di altre tonalità che sono classificate come zaffiri fancy, cioè fantasia (fig. 4). Infatti, a seconda dell’elemento cromoforo presente nella sua composizione, lo zaffiro può assumere il colore verde e giallo (colorati dall’elemento ferro), arancio, rosa, viola, nero (deve il suo colore ad inclusioni del minerale ematite) e blu (colorato da un mix di ferro e titanio).

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Fig. 4 - Tutti i colori che può assumere il corindone, incluso il rubino, lo zaffiro blu e gli zaffiri fancy, tra cui un posto

d’onore spetta al Padparacha.

LUOGHI DI ESTRAZIONE

Giacimenti di zaffiro si trovano nelle zone più disparate del mondo. Sul mercato esiste una specie di classifica del luogo di origine dello zaffiro, che verrà elencata di seguito, in ordine decrescente di valore economico e pregio che la pietra può assumere.

Kashmir

Il Kashmir è la regione che si trova nella parte nord-ovest del subcontinente indiano e che si adagia nella valle tra l’India ed il Pakistan. Gli zaffiri furono scoperti per la prima volta in Kashmir intorno al 1880. La storia racconta che uno smottamento nella regione del Padar mise alla luce un giacimento che si trovava sull’Himalaya ad un’altitudine di circa 4500 metri. Tra il 1882 e il 1887 la miniera era molto attiva, producendo cristalli di zaffiro di eccezionale qualità e dimensioni. Verso il 1888 però, il declino della produzione portò il Maharaja del Kashmir a richiedere assistenza al governo delle Indie Britanniche, nella speranza di estrarre ancora materiale. I geologi inglesi scoprirono che la miniera originale era esaurita e indirizzarono i rilevamenti ad altri giacimenti lungo la valle. Ma le esplorazioni successive non portarono alla scoperta di nuovo materiale significativo. Negli anni successivi, nei mesi estivi, in assenza di neve, furono condotte ricerche geologiche, ma mai furono rinvenute meraviglie comparabili a quelle del giacimento originale (fig. 5). Oggi l’area è principalmente controllata dai guerriglieri mussulmani. Se, da qualche parte, lassù nella parte Indiana dell’Himalaya, si possano ancora trovare quelle splendide gemme, è ancora oggi materia di speculazione.

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Fig. 5 - La caratteristica principale che ha contribuito alla fama degli zaffiri del Kashmir, oltre al colore blu intenso, è

l’aspetto vellutato delle pietre, caratterizzate da una leggera

lattescenza dovuta ad un numero elevato di inclusioni finissime.

Mogok - Birmania

Questi zaffiri sono famosi per il colore intenso e omogeneo, un blu notte che va oltre il concetto di vividezza, che spesso viene soprannominato Royal Blu (fig. 6). Ovviamente non tutti gli zaffiri birmani mostrano questo eccezionale colore. Uno dei fattori negativi è che spesso queste gemme presentano molte cavità, fratture e scheggiature.

Sri Lanka

Una fiaba persiana racconta che i figli del re di Serendip (attuale Sri Lanka) furono mandati in viaggio per sperimentare la realtà del mondo. Per caso e per sagacia i tre giovani principi scoprirono cose meravigliose, senza averle cercate. Tra queste meraviglie vi era una miniera di zaffiri. L'apologo sta all'origine del concetto inglese di serendipity, ossia la fortuna strepitosa nel trovare inaspettatamente cose di valore mentre si sta volgendo l'attenzione verso tutt'altro. L'Occidente da tempo immemore conosce Serendip come la fonte mineraria di zaffiri più importante al mondo. L'area di maggior produzione si trova nella parte sud orientale della grande isola singalese, nelle vicinanze della città di Ratnapura (che significa letteralmente "città delle gemme”). Gli zaffiri dello Sri Lanka hanno una concentrazione di ferro inferiore rispetto agli zaffiri di altre località, per cui il loro colore è leggermente meno saturo. Sono però più trasparenti e mostrano spesso zonature di colore. Talvolta invece, si estraggono zaffiri di un magnifico colore blu, quasi elettrico, che ricorda quello dell’occhio della piuma di pavone (fig. 7). Lo Sri Lanka è anche il paese degli zaffiri stellati e del Padparacha.

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Fig. 6 - Anello con zaffiro birmano Royal

Blue.

Fig. 7 - Anello con zaffiro dello Sri Lanka

Peacock Blue.

Altre importanti località

In Australia, Cina, Cambogia, Thailandia, e nord Madagascar gli zaffiri provengono da rocce basaltiche, di origine vulcanica. Ciò si traduce in una maggiore concentrazione di ferro, che rende il loro colore più scuro, a volte con sottotoni verdastri e neri, definito come un blu inchiostro. Dalla Thailandia provengono gli zaffiri neri che mostrano il fenomeno dell’asterismo (fig 8).

ZAFFIRI FAMOSI

Lo zaffiro è una gemma che ha sempre fatto parte del tesoro della corona dei più importanti reali del mondo, da quelli inglesi agli indiani ai cinesi.

Stella dell’India

Questo è il più grande zaffiro stellato del mondo, con i suoi 563 carati (oltre 100 grammi di peso). Formatosi circa 2 miliardi di anni fa, è stato scoperto in una miniera dello Sri Lanka nel XVIII° secolo. Questo zaffiro tagliato a cabochon ha anche la caratteristica inusuale di mostrare l’effetto stella da entrambi i lati (fig. 9). Il finanziere J.P. Morgan lo donò nel 1900 al Museo Americano di Storia Naturale di New York. Nel 1964 è stato rubato da famoso scassinatore Jack Murphy, assieme ad altre pietre preziose. La gemma non era assicurata, ed era protetta solo da un sistema d’allarme non funzionante, perché la batteria si era scaricata. Dopo l’arresto dei ladri, è stato ritrovato in una stazione degli autobus e restituito al museo.

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Fig. 8 - Zaffiro nero stellato in cui sono ben visibili anche le zonature di colore.

Zaffiro Logan

Questa splendida gemma proveniente dallo Sri Lanka pesa 423 carati, e le sue dimensioni possono essere paragonate a quelle di un uovo. Dal taglio a cuscino e dal colore blu intenso, il Logan Sapphire è montato al centro di una bellissima spilla contornata da ben 20 diamanti dal peso totale di 16 carati (fig. 10). Si tratta dello zaffiro sfaccettato più grande esposto al pubblico e forse anche il più grande zaffiro blu mai trovato al mondo. Prende il nome da Mrs. Polly Logan, che donò la pietra nel 1960 allo Smithsonian Museum di Washington DC, dove tutt’oggi è esposto nella galleria delle gemme.

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Fig. 9 - Stella dell’India.

Fig. 10 - Zaffiro Logan.

Zaffiro Stuart

Zaffiro storico parte dei gioielli della corona britannica. Il suo proprietario originario era stato il re Alessandro II di Scozia. Lo zaffiro era collocato nella corona che venne utilizzata per la sua incoronazione nel 1214. Nel 1296 Edoardo I d'Inghilterra ottenne lo zaffiro e la Pietra di Scone nel corso delle sue guerre contro la Scozia. Edoardo III d’Inghilterra lo diede a suo cognato David II di Scozia, che a sua volta donò lo zaffiro a sua sorella, Marjorie Bruce. Questa sposò successivamente Walter Steward, dal quale ebbe come figlio Roberto II, primo monarca della casata degli Stuart a regnare sulla Scozia, dal quale la pietra prese il nome di zaffiro Stuart. La pietra preziosa era così entrata nel novero dei gioielli della corona inglese e non fu coinvolta nemmeno nella vendita che ne voleva fare Oliver Cromwell. Nel 1838 la regina Vittoria d'Inghilterra lo pose sul fronte della Corona Imperiale di Stato, sotto il Rubino del Principe Nero. Infine, nel 1909 venne spostato sul retro della corona, per fare posto al diamante Cullinan II.

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Fig. 11 - Zaffiro Stuart, di 104 carati.

IL RUBINO

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Il termine proviene dal latino rubeus, che significa rosso. Il rubino era molto ben conosciuto anche nell’antichità e veniva chiamato dai Romani carbunculus, parola con cui si indicavano tutte le gemme di colore rosso. I Greci invece, lo chiamavano anthrax, cioè tizzone ardente.

Il colore del rubino è principalmente dovuto alla presenza dell’elemento cromo, e varia dal rosso vivo al rosso violaceo fino al rosso aranciato, e può essere più o meno inteso, chiaro o scuro. Quando il rubino ha un colore che tende al rosato, commercialmente è considerato uno zaffiro rosa (fig. 12).

LUOGHI DI ESTRAZIONE

I giacimenti del rubino sono più o meno gli stessi dello zaffiro, essendo queste gemme due varietà diverse dello stesso minerale, il corindone. Come per lo zaffiro, vale il discorso del valore aggiunto della pietra a seconda del luogo di origine.

Myanmar

L’ex Birmania è la miniera storica più importante, nonché il paese da cui si estraggono i rubini di categoria extra lusso. Il giacimento era sfruttato già nel VI secolo, ma fu sul finire dell’800 (all’inizio della colonizzazione inglese) che iniziò uno sfruttamento estensivo che terminò nel 1940. Dal 1962 la miniera è stata nazionalizzata e per lungo tempo le informazioni che si riferiscono allo sfruttamento e produzione furono molto scarse. Recentemente il paese ha allentato la presa sul commercio delle pietre preziose, permettendo l’accesso anche a stranieri.

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Fig. 12 - Differenti colorazioni del rubino che sconfina nello zaffiro rosa.

Ancora oggi Mogok è conosciuta come la valle dei Rubini. Qui si producono i meravigliosi rubini dal colore rosso intenso, chiamato sangue di piccione (fig. 13). Quando ciò viene riportato su un certificato gemmologico, il valore della pietra può raggiungere cifre esorbitanti. All’inizio degli anni ’90 del secolo scorso sono stati ritrovati nuovi giacimenti di rubini nella località di Mong Hsu. Questi rubini sono caratterizzati dalla presenza al centro della pietra di un cuore di colore violaceo (fig. 14). Il trattamento termico di queste gemme permette di eliminare o ridurre il centro di colore blu scuro.

Thailandia

Quando la Birmania chiuse le porte al mondo esterno, i rubini thailandesi cominciarono ad acquisire fama, e a cavallo tra gli anni ’70 e ’80 il confine tra la Thailandia e la Cambogia divenne uno dei principali fornitori di rubini. Il rubino thailandese ha un tono scuro, tendente al violaceo, dovuto ad una maggior presenza di ferro. Rispetto al rubino birmano è molto più trasparente e non presenta seta (fig. 15). Tramite cottura il sottotono violaceo viene del tutto eliminato.

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Fig. 13 - Rubino birmano di 5.5 carati, colore Pidgeon Blood.

Fig. 14 - Cristallo esagonale di rubino con centro bluastro,

provenienza Mong Hsu.

Fig. 15 - Anello con bellissimo rubino thai di 7 carati.

Africa

Diversi giacimenti di rubino si trovano nei paesi dell’Africa orientale che si affacciano sull’oceano Indiano. Dal Madagascar e dal Mozambico si estraggono rubini di un ottimo colore. Nella località di Lossongoi, in Tanzania, si possono trovare invece rubini di eccezionale qualità, che non hanno nulla da invidiare a quelli birmani.

RUBINI FAMOSI

Il rubino è una delle pietre preziose conosciuta e apprezzata sin dall’alba dei tempi. Gli indiani la consideravano la regina delle gemme, e molte leggende legate a varie divinità induiste narrano dei poteri divini della pietra, associata al fuoco ed al sangue dei demoni. Lo stesso mercante e gioielliere francese Jean Baptiste Tavernier nelle sue memorie dei viaggi in Asia, per conto del re Sole, narra degli splendidi rubini che incastonavano i molti gioielli dei Maharaja.

Rubino Sunrise

Si tratta del rubino più costoso al mondo, è anche la pietra preziosa più cara al mondo, compreso il diamante. La pietra proviene dal Myanmar e pesa la bellezza di 25.59 carati. Il suo colore, per la sua vividezza, non poteva che essere definito rosso sangue di piccione. La gemma è stata acquistata nel 2015 da un anonimo compratore ad un’asta di Sotheby’s a Ginevra, per l’esorbitante cifra di 30.42 milioni di dollari.

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Fig. 15 - Sunrise Ruby, montato su anello con diamanti firmato Cartier.

Il Rubino Principe di Burma

Si tratta di uno dei più rari rubini al mondo, ed ha forma grezza di cristallo associato alla roccia madre di marmo. Venne scoperto nelle miniere del Myanmar nel 1996. La pietra mostra un incredibile colore rosso sangue di piccione, e pesa circa 950 carati. Se dovesse essere tagliato e sfaccettato, potrebbe risultare in un magnifico rubino di circa 300 carati, uno dei più grandi al mondo. Ma questa opzione non è al momento contemplata dal suo proprietario, un commerciante di pietre tedesco.

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