COPERTINA CON DORSINO 26-07 15-09-2005 9:30 Pagina 1 · Maria Grazia Occhipinti Progetto grafico,...
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ti] 6
[ A r g o m e n t i ] 6 2005
2005 Ingegneria EconomiaQualità Sicurezza Mezzogiorno
COPERTINA CON DORSINO 26-07 15-09-2005 9:30 Pagina 1
Comitato ScientificoCoordinamentoProf. Ing. Dario Lo BoscoVice Preside della Facoltà di Ingegnerianell’Università degli Studi Mediterraneadi Reggio Calabria
Prof. Attilio CelantPreside della Facoltà di Economiadell’Università “La Sapienza” di Roma
Prof. Ing. Salvatore Di MinoDelegato della Società ItalianaInfrastrutture Viarie
Prof. Avv. Serafino GattiOrdinario di Diritto Commercialenella Facoltà di Diritto Privato e Comunitariodell’Università “La Sapienza” di Roma
Prof. Marius StokaOrdinario nel Dipartimento di Matematicadell’Università di Torino
COMITATO SCIENTIFICO 15-09-2005 9:34 Pagina 1
[ A r g o m e n t i ] 6 2005
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Quadrimestrale di Rete Ferroviaria ItalianaAnno 3 - n. 6 - luglio 2005
Direttore ResponsabileIda D’AntonioDirettore ScientificoDario Lo BoscoResponsabile TecnicoGiuseppe SciumèCoordinamento RedazionalePietro Stramba-BadialeSegretaria di redazioneMaria Grazia Occhipinti
Progetto grafico, impaginazione e stampaIdeal Comunicazione srlVia Colli 24 - 10129 Torino
Foto e illustrazioniFototeca Ferrovie dello Stato SpAMarco Bruzzo e Antonio Federici(per gentile concessione di Tuttotreno)Mediateca centrale della Commissione europea
RedazionePiazza della Croce Rossa, 100161 RomaTelefono: 06.44104402Fax: [email protected]
Registrazione Tribunale di Roman. 421/2003 del 3 Ottobre 2003
Le opinioni espresse negli articoli impegnano unicamente le responsabilità dei rispettivi autori.Scritti, fotografie e disegni inviati non vengono restituiti.La riproduzione degli articoli deve essere autorizzata dalla Direzione
Chiuso in tipografia il 26 luglio 2005
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Editoriale• Sistema integrato di gestione della mobilità sostenibile,
un volano per lo sviluppo delle aree deboli 4Dario Lo Bosco
Focus | SIGS – Sistema integrato gestione sicurezza• Introduzione ai sistemi di gestione: lo sviluppo dei sistemi integrati
di gestione di qualità, ambiente e sicurezza (QAS) 6Carlo De Rosa
• TÜV - Il sistema di gestione nelle organizzazioni ferroviarie:il contributo dell’organismo di certificazione 11Alessio Galiazzo
• Il progetto certificazione del Sistema integrato di gestione per la sicurezza RFI 20Luciano Rivieccio
• Le figure coinvolte nel coordinamento funzionale e nel controllo gestionale operativo del SIGS 31Gianfabrizio Ghiglia
• Il Sistema integrato di gestione della sicurezza (SIGS) nella Direzione movimento: processi e procedure 40 Giovanni Francone, Aldo Padova
• Il SIGS nella Direzione manutenzione 50Vincenzo Valeriani, Stefano Milanese
Ambiente | Diritto | Economia | Ingegneria• Innovazione nella manutenzione dell’infrastruttura in RFI 54
Matteo Triglia, Gabriele Maffei, Daniele Mari
Ambiente | Diritto | Economia | Ingegneria• Il processo autorizzativo: un delicato equilibrio tra efficienza,
ambiente e democrazia in Europa 70Maria Antonietta Del Boccio
• Valutazione degli interventi di rimozione dei “colli di bottiglia”infrastrutturali dalla rete ferroviaria europea 86Mario Goliani, Antonio Sarno
Ambiente | Diritto | Economia | Ingegneria• Tra... passante... e futuro: il nuovo fotovoltaico della stazione
di Torino Porta Susa 98Francesco Bocchimuzzo, Michela Apicella
Mezzogiorno • Trenitalia per far crescere il Mezzogiorno 110
Paolo Gagliardo• Il progetto di riqualificazione della stazione di Trapani 117
Filippo Palazzo, Ferdinando Verace
Sommario
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Q ualità, ambiente, sicurezza dei lavora-
tori, dei clienti e degli impianti: sono
questi obiettivi strategici per chi,
come RFI, gestisce l’intero patrimonio infra-
strutturale del sistema ferroviario d’un grande
paese come l’Italia. È impegno quotidiano del-
l’intero Gruppo FS mettere a punto, mante-
nere e sviluppare nel tempo, con la massima
efficacia, un sistema di gestione della mobilità
sostenibile su rotaia, delle persone e delle
merci, che rappresenti anche in ambito UE un
valido e moderno sistema integrato a servizio
della collettività e con caratteristiche tali da
costituire un reale volano per lo sviluppo eco-
nomico anche delle aree deboli.
In tale ottica, RFI ha destinato considerevoli
risorse finanziarie, umane e professionali alla
realizzazione del SIGS, il Sistema integrato di
gestione per la sicurezza della circolazione dei
treni e dell’esercizio ferroviario, che costitui-
sce l’oggetto del Focus di questo numero di
Argomenti. La nascita e lo sviluppo del
Sistema sono nel seguito dettagliatamente
analizzati, fornendo un quadro completo di
un’attività poco appariscente all’esterno, ma
assolutamente centrale per le implicazioni e
per le ricadute che ha su ogni aspetto del-
l’organizzazione e dell’attività dell’azienda in
tutte le sue articolazioni, a partire da due
gangli vitali come le Direzioni manutenzione
e movimento. RFI ha fin dalla sua costituzione
perseguito e via via irrobustito un processo
virtuoso che punta al massimo della sicurezza,
della qualità e della protezione ambientale,
la cui bussola è rappresentata dalle certifica-
zioni di processo e di prodotto: la certificazione
degli impianti e delle procedure secondo gli
standard ISO 9001 (qualità), ISO 14001
(ambiente) e OHSAS 18001 (salute e sicu-
rezza dei lavoratori). L’azienda è oggi, così,
proiettata a conseguire l’obiettivo della qualità
totale, a garanzia e tutela anche dei suoi lavo-
ratori e delle stesse imprese ferroviarie che, in
un mercato sempre più aperto, richiedono
attenzioni adeguate, e di tutti i clienti, destina-
tari finali dei servizi. Prova dei risultati proficui
di questo impegno è la capillarità con la quale il
SIGS viene esteso a tutti i livelli dell’azienda,
dalle Direzioni centrali alle singole unità territo-
riali, prevedendo la presenza di responsabili del
Sistema in ogni struttura aziendale, con un’or-
ganizzazione gerarchica al tempo stesso unita-
ria e flessibile, in grado da un lato di diffondere
capillarmente e rapidamente istruzioni e diret-
tive, e dall’altro di mettere in atto un costan-
te e attento “ascolto del territorio”.
[ Argomenti ] 6
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Sistema integrato di gestione della mobilitàsostenibile, un volano per lo sviluppo delle aree deboli
DARIO LO BOSCO - direttore scientifico
EDITORIALE 15-09-2005 9:33 Pagina 4
EDITORIALE
S’è realizzata un’architettura complessa che
s’avvale, ovviamente, delle migliori tecnologie
informatiche, ma che richiede anche l’impe-
gno convinto di personale scelto con cura
sulla base della competenza professionale ma
anche della motivazione e, oserei dire, della
passione che anima i veri ferrovieri, nonché
della capacità di comunicare sia all’interno del
gruppo di lavoro sia nei confronti della propria
struttura di riferimento. Questo fascicolo di
Argomenti affronta anche, con un lavoro
approfondito e ricco di dati e d’informazioni,
il tema dell’innovazione tecnologica applicata
alla manutenzione dell’infrastruttura ferrovia-
ria, un settore in cui è facile comprendere
l’importanza che rivestono per RFI l’efficienza,
l’economicità (compresi i costi ambientali)
e, ancora una volta e soprattutto, la sicurezza
e il comfort di marcia. Dall’esposizione che
segue emerge chiaramente come l’impegno
dell’azienda abbia dato e continui a dare
anche per la “buona scienza” della manuten-
zione programmata (terotecnologia) e on con-
dition (quando serve e dove serve) buoni risul-
tati, fra l’altro, in termini di minuziosa precisio-
ne della localizzazione degli interventi da effet-
tuare nella rete, della velocità d’esecuzione e
della qualità e tempestività delle azioni da
porre in essere; ciò grazie pure a una costante
opera d’aggiornamento tecnologico e del per-
sonale che tende a ridurre al minimo la sog-
gettività nella valutazione dello stato della rete
e a dare importanza crescente a strumenti d’a-
vanguardia come il treno misure “Archimede”
(utilizzato da RFI per la diagnostica predittiva,
onde intervenire prima del materiale verifi-
carsi del danno). Di rilevante interesse è,
infine, il lavoro presentato in queste pagine
sulle problematicità e l’armonizzazione dei
processi decisionali in materia di nuove
opere a livello europeo.
L’aumento dei traffici internazionali passeg-
geri e merci, l’apertura di nuovi “corridoi”
transnazionali di comunicazione impongono
ormai una riflessione e l’adozione di normati-
ve e procedure utili a garantire non solo l’in-
teroperabilità, ma ancor prima, a monte, la
progettazione integrata e la realizzazione
delle opere necessarie a consentire la fluidi-
tà di quei traffici che risultano strategici per
lo stesso sviluppo economico, a partire dal-
l’eliminazione dei bottleneck, i “colli di botti-
glia” europei, trattati in un altro articolo di
questo stesso fascicolo.
Completano questo numero di Argomenti la
presentazione della nuova stazione di Torino
Porta Susa, caratterizzata da un’ardita galle-
ria vetrata sulla cui superficie si svilupperà
una vera centrale fotovoltaica per la produ-
zione “pulita” d’energia elettrica, un quadro
delle attività e dei progetti di Trenitalia per il
Mezzogiorno e una completa trattazione
della storia e dei progetti di riqualificazione
della stazione di Trapani, inserita nel network
Pegasus (Programma evoluto per la gestione
di aree di stazioni del Sud Italia), creato
appositamente da RFI per riqualificare, valo-
rizzare e ottimizzare, anche sorto il profilo
della security, ben 101 complessi di stazione
del Mezzogiorno.
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EDITORIALE 15-09-2005 9:33 Pagina 5
Focus SIGS
Un sistema di gestione integrato e certificato,
con l’obiettivo della qualità totale degli impianti,
dei processi e dei servizi di RFI e della tutela
dei lavoratori, delle imprese ferroviarie, dei clienti.
È questo il SIGS, il complesso e capillare strumento
che RFI sta costruendo come elemento strategico
della propria attività, e al quale ha destinato
un consistente investimento economico,
tecnologico e umano. I primi risultati, in termini
di miglioramento della qualità, della tutela ambientale,
della sicurezza dei lavoratori, dei clienti
e degli impianti, sono altamente positivi
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Un sistema di gestione è uno strumento strutturato peraffrontare in maniera sistematica aspetti strategici eoperativi di un’organizzazione e ha la finalità di per-
seguire eccellenza del prodotto/servizio, soddisfazione delcliente, motivazione del personale, rispetto delle politicheaziendali, miglioramento delle prestazioni.Queste finalità si realizzano attraverso la corretta pianificazionedegli strumenti operativi, dei processi e delle risorse e la defi-nizione dei relativi obiettivi e traguardi.Le prime applicazioni significative di sistemi di gestione aitemi di qualità, ambiente e sicurezza risalgono ai primi anni 70e per molto tempo questi temi sono stati gestiti in manieraindipendente.Le organizzazioni erano portate a pensare e agire in manierasettoriale poiché si considerava che ciascun tema avesse inter-locutori, processi e risorse specifici.L’esperienza accumulata negli anni relativamente alla gestione deitemi specifici ha consentito la maturazione dei sistemi all’internodelle organizzazioni gettando le basi per entrare in un’ottica d’ot-timizzazione dei processi aziendali considerando elementi comunie sinergie fra le aree trattate.Queste considerazioni hanno portato a ragionare in terminid’integrazione dei singoli sistemi di gestione della qualità,dell’ambiente e della sicurezza.Infatti gli elementi d’un sistema di gestione possono essereapplicati a qualunque tema che richiede una gestione struttu-rata al fine di raggiungere degli obiettivi prefissati.
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Introduzione ai sistemi di gestione:lo sviluppo dei sistemi integrati di gestione di qualità, ambiente e sicurezza (QAS)
CARLO DE ROSA
director Arthur D. Little,project leader per RFI SpA
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BENEFICI E CRITICITÀ D’UN SISTEMAINTEGRATO DI GESTIONE
La realizzazione d’un sistema di gestione integrato è una gran-de opportunità per un’organizzazione per gestire temi chespesso vengono considerati in maniera separata ma che in realtàtendono a confluire quando se ne considerano i benefici in ter-mini sia di gestione operativa sia di vantaggi competitivi ecreazione di valore aziendale.Tuttavia, è necessario considerare anche le criticità potenzialilegate all’adozione d’un sistema integrato.L’entità dei benefici è sicuramente maggiore quando un’organiz-zazione comprende il contributo del sistema di gestione allagenerazione di valore aziendale e di conseguenza tende a sfrut-tarne appieno le potenzialità.Alcuni meccanismi d’accrescimento del valore aziendale sono:• riduzione dei costi (ad esempio costi di compliance o di “crisis
management”);• minimizzazione dei rischi;• attrazione di risorse umane e finanziarie;• maggiore competitività;• creazione di nuovi prodotti e/o servizi;• protezione dell’immagine aziendale e degli asset intangibili.
[ Argomenti ] 6
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fig. 1 – Lo schema classicodei sistemi di gestione
di qualità, ambiente e sicurezza
ILLUSTRATIVO
Qualità Ambiente Salute e sicurezza
Stakeholder
Processo
Risorse/Organizzazione
Cliente
Produrre un prodotto di qualità
Approvvigionamento/Vendita
Comunità/Autorità
Controllo degli impatti
Ricerca/Ingegneria
Lavoratori
Ridurre l’esposizione
Risorse umane
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LE NORME DI RIFERIMENTOE LA LORO INTEGRABILITÀ
Alcune istituzioni indipendenti hanno sviluppato lineeguida per lo sviluppo e la valutazione di sistemi di gestio-ne nonché norme per la certificazione.Tra queste organizzazioni rientrano la International Organizationfor Standardization (ISO) e la British Standards Institution (BSI).Un’organizzazione può decidere volontariamente d’aderire a queste norme al fine d’ottenere una certificazione diparte terza della r ispondenza del proprio sistema di gestio-ne ai requisiti ivi espressi.Le norme più diffuse a livello internazionale sono:• ISO 9001 relative alla gestione della qualità;• ISO 14001 relative alla gestione ambientale;• OHSAS 18001 relative alla gestione della salute e sicurezza
dei lavoratori.Analizzando i requisiti di queste tre norme s’evince chiara-mente il grado di corrispondenza e di compatibilità tra esse.Elementi comuni e corrispondenze garantiscono la gestioneintegrata, come evidenziato nella figura 3.
FOCUS | SIGS
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Introduzione ai sistemi di gestione: lo sviluppo dei sistemi integrati di gestione di qualità, ambiente e sicurezza (QAS)
Benefici Criticità
Modello di gestione unico
Semplificazione procedurale eottimizzazione dei processi aziendali
Evitare duplicazione di risorse edocumentazione
Promuovere un approccio omogeneoe una comprensione condivisa
Audit integrato- Strumenti e risorse comuni- Unico processo di follow-up- Minimizzazione del tempo delle
risorse umane sottoposte a audit
Comprensione di specifici requisiti dei vari standard
Abitudine all’utilizzo di sistemi già in uso
I sistemi in uso funzionano bene – resistenza al cambiamento
“Ownership” per la gestione dei vari temi(qualità, EHS ecc.) assegnata a diversefunzioni dell’organizzazione (poco disposte a collaborare)
fig. 2 – Benefici e criticitàdel sistema integrato di gestione
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L’INTEGRAZIONE DELLA GESTIONEDI QUALITÀ, AMBIENTE E SICUREZZANEI PROCESSI AZIENDALI
Il successo d’un sistema di gestione dipende dal grado d’inte-grazione con i processi aziendali. La gestione della qualità,dell’ambiente e della sicurezza non deve essere vista come osta-tiva ai processi di business, ma come necessità di ricercare con-dizioni tollerabili e coerenti con i princìpi e la cultura d’orga-nizzazioni che contribuiscono alla modernizzazione e allo svi-luppo del panorama economico e sociale globale.L’integrazione con i processi aziendali è condizione necessariaaffinché un sistema di gestione sia “vivo” e in grado d’evolverenel tempo garantendo un miglioramento continuo nellagestione aziendale. Affinché ciò possa realizzarsi è essenzialeche si crei una visione condivisa all’interno dell’organizzazionee di conseguenza venga promossa e diffusa una cultura forte-mente incentrata su questi aspetti.Il successo d’un sistema integrato qualità, ambiente e sicurezzapassa attraverso la definizione di strategie integrate e processiomogenei, ma anche d’interventi sulla cultura dell’azienda.
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Requisiti del sistema di gestione sicurezza sul lavoro
ISO
90
01
OH
SAS
1800
1
Misurazioni, analisie miglioramento Controlli e azioni correttive
fig. 3 – Gestione integrata e normative di riferimento
Struttura e responsabilitàPolitica SSLIdentificazione pericoli e valutazione rischiPolitica SSLObiettivi Programmi di gestione SSL
Consultazione e comunicazioneRiesame della Direzione
Struttura e responsabilitàFormazione, sensibilizzazionee competenze
Attuazione e funzionamentoControllo operativoGestione delle emergenze
Responsabilità della DirezioneImpegno della DirezioneAttenzione focalizzata al cliente
Politica per la qualitàObiettivi per la qualità Pianificazione del sistema
Comunicazione internaRiesame da parte della Direzione
Gestione delle risorseCompetenza, consapevolezzae addestramento
Realizzazione del prodottoPianificazione realizzazioneprodottoProcessi relativi al clienteProgettazione e sviluppoApprovvigionamentoErogazione servizi
Sistema di gestione per la qualità
ISO
14
00
1
Requisiti del sistema di gestione ambientale
Struttura e responsabilitàPolitica ambientaleAspetti ambientali
Politica ambientaleObiettivi e traguardiProgrammi di gestioneambientaleComunicazioneRiesame della Direzione
Struttura e responsabilitàFormazione, sensibilizzazionee competenze
Controlli e azioni correttive
Attuazione e funzionamentoControllo operativoGestione delle emergenze
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IL TÜV ITALIA NEL PROCESSODI CERTIFICAZIONE DI RFI
Il TÜV Italia è stato coinvolto nella certificazione di sistemi digestione aziendale di RFI SpA, e per fare ciò s’è avvalso dell’ac-creditamento SINCERT (www.sincert.it) per i sistemi digestione qualità, ambiente, sicurezza sul lavoro e sicurezza delleinformazioni.Il Gruppo TÜV Sud, nel campo dei sistemi di trasporto ferrovia-ri, ha maturato la propria esperienza nelle attività svolte dalla casamadre di Monaco di Baviera per la certificazione di prodotti esistemi, in accordo con le note direttive comunitarie che s’occu-pano d’interoperabilità del trasporto ferroviario. Sebbene questeattività non abbiano un impatto diretto sugli attuali processi gestitida RFI SpA, sicuramente costituiscono un osservatorio utile perpoter fare delle comparazioni a livello europeo circa lo stato d’im-plementazione dei sistemi di gestione aziendale dei vari gestoridelle infrastrutture ferroviarie europee.Dalle analisi effettuate risulta che il trend verso la certificazione,per quanto riguarda il settore ferroviario, è fortemente orientatosoprattutto alla certificazione di prodotto e di sistema/prodotto enon verso sistemi di gestione aziendale. Questo conferma cheRFI SpA, con la propria scelta di focalizzare attenzione e risorsesulla certificazione integrata del proprio sistema di gestione azien-dale (in accordo con gli standard di gestione aziendale ISO9001:2000; BSI OHSAS 18001:1999; ISO 14001:1996 e BS7799-2:2002), ha avviato un’esperienza unica a livello europeo
TÜV – Il sistema di gestionenelle organizzazioni ferroviarie: il contributo dell’organismo di certificazione
ALESSIO GALIAZZO
responsabile tecnicoManagement Service di TÜV Italia
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che segna una svolta anche nel modo di porsi di fronte alle partiinteressate, che non si limita solo all’ottenimento dei migliori risul-tati in Europa in termini di sicurezza della circolazione dei treni,mas’estende all’impegno di garantire migliori performance nell’ambitodella salvaguardia dell’ambiente, della salute e della sicurezza.Inoltre non è da trascurare il fatto che i sistemi di gestione azien-dale oltre ad avere una maggiore considerazione in ambito comu-nitario sono dei validi supporti in termini d’efficacia ed efficien-za per affrontare con più serenità i mutamenti che le direttiveeuropee stanno imponendo in materia di trasporto ferroviario.Questo è confermato dal fatto che un sistema di gestioneaziendale di per sé è uno strumento che consente di guidarerapidamente l’azienda verso mutamenti organizzativi che essaattua, quindi in prospettiva, con l’introduzione di questi nuovimodi di concepire il trasporto, le aziende ferroviarie che imple-menteranno i sistemi di gestione aziendale citati in precedenzatrarranno sicuramente dei benefici.In Europa, sia i vettori sia i gestori della rete ferroviaria stannoinvestendo nell’implementazione dei sistemi di gestione aziendale.
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A tale proposito esistono approcci diversi volti o verso l’imple-mentazione di sistemi di gestione in accordo con le sole ISO9000, o verso la ISO 14000, ma non comprendono tutti i proces-si erogati dall’organizzazione.Esiste quindi di fatto un’unicità nel nostro contesto nazionale,sponsorizzata anche dal Gruppo FS, che vede la realtà italianamolto proiettata in avanti rispetto agli altri paesi europei. La con-ferma è che,oltre a RFI SpA,anche Trenitalia (società del Gruppo FS)ha sviluppato e implementato progetti di certificazione integratadel sistema di gestione aziendale all’interno delle proprie struttu-re organizzative.
LA PREPARAZIONE DELL’AUDITDI CERTIFICAZIONE DI RFI
Sono stati impiegati circa 70 valutatori qualificati nei quattroschemi di certificazione citati in precedenza, utilizzando anchedegli esperti legali quali avvocati con esperienze forensi in trasportiferroviari e in materia di sicurezza e ambiente, poiché per glischemi di certificazione, specialmente per ambiente e per sicurezzasul lavoro, la conformità legislativa è uno degli elementi vincolantial fine del rilascio della certificazione.Inoltre ottenere la conferma, da parte d’esperti di questo tipo, chequanto è stato implementato da parte dell’organizzazione ècoerente con i requisiti cogenti consente di formulare un giudi-zio di conformità del sistema di gestione con più serenità.Oltre alle figure professionali citate in precedenza, sono stati inse-riti nei team di verifica anche degli esperti tecnici con esperienzenel trasporto ferroviario, nella progettazione e produzione dimateriali d’armamento, trazione elettrica, attrezzature e sistemiutilizzati nei processi sottoposti a certificazione.I valutatori incaricati della verifica si sono riuniti più volte ehanno effettuato anche una valutazione della documentazione(manuale e procedure) che è stata presentata da RFI. Alla finedella valutazione e dei chiarimenti successivi intervenuti da parte
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TÜV – Il sistema di gestione nelle organizzazioni ferroviarie: il contributo dell’organismo di certificazione
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di RFI è stato formulato il giudizio sulla conformità della docu-mentazione.Successivamente s’è proceduto a pianificare le attività di veri-fica sul campo per singola struttura organizzativa.Ovviamente, in tale fase è stato indispensabile un fortissimocoordinamento a livello di responsabile di pratica, inevitabileper far sì che anche i giudizi di conformità al termine delleattività di audit non sfociassero in situazioni di differenti inter-pretazioni, anche nell’interesse dell’organismo di certificazio-ne, che deve mantenere per quanto possibile un approccioomogeneo delle valutazioni.
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IL CONTRIBUTO DELL’ORGANISMODI CERTIFICAZIONE (ODC)AL SISTEMA DI GESTIONE AZIENDALE
A differenza della società di consulenza, l’organismo di certifica-zione, a causa delle norme che regolamentano la sua attività, nonpuò dare suggerimenti o indicazioni su come dev’essere struttu-rata una determinata organizzazione, oppure su come dev’essereorganizzata una determinata procedura.L’unico strumento che l’OdC è in grado d’utilizzare per guidareil miglioramento delle organizzazioni che si sottopongono volon-tariamente a un iter di certificazione è quello connesso all’emis-sione di rapporti che evidenzino le non conformità, le raccoman-dazioni e soprattutto l’identificazione degli elementi più debolidel sistema di gestione, verso i quali l’organizzazione deve indi-rizzare le proprie risorse al fine di perseguire l’obiettivo delmiglioramento continuo.I motivi per i quali le norme che regolamentano le attività degliOdC assegnano un ruolo così asettico rispetto al sistema digestione valutato vanno ricercati nel fatto che l’organismo di cer-tificazione ha un ruolo di terza parte indipendente e quindi nonpuò essere parte in causa nei processi di cambiamento e miglio-ramento delle organizzazioni, le quali devono mantenere la pro-pria autonomia decisionale soprattutto in merito agli obiettivi chehanno definito.Ovviamente è interesse dell’organismo di certificazione sincerarsiche le aziende certificate perseguano gli obiettivi del migliora-mento continuo dei propri processi per la qualità, per la sicurezzae per l’ambiente, perché l’emissione del certificato comporta atutti gli effetti una responsabilità che si ripercuote anche sull’im-magine dell’organismo di certificazione stesso.In altri termini, l’organismo di certificazione è più credibile eautorevole nella misura in cui le aziende che certifica dimo-strano anche a tutte le parti interessate i livelli di migliora-mento raggiunti.
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I MIGLIORAMENTI RISCONTRATINELLE STRUTTURE ORGANIZZATIVEDI RFI A PIÙ D’UN ANNODALLA CERTIFICAZIONE INIZIALE
È noto che, a causa della routine quotidiana, è difficile dall’interno diun’organizzazione rendersi conto dei miglioramenti conseguiti,mentre per chi effettua una valutazione dall’esterno, a distanza d’untempo relativamente breve riferito al ciclo di vita dell’organizzazio-ne, è più facile constatare e apprezzare i miglioramenti conseguiti.Pertanto è doveroso enunciare che si è constatato un consolidamen-to dei sistemi di gestione implementati, un miglioramento dei pro-cessi di gestione dei documenti, l’estensione e l’utilizzo dello stru-mento gestionale In.Rete 2000 (utilizzato nella manutenzione infra-struttura), l’aumento della sensibilità in materia di prevenzione, pro-tezione salute e sicurezza del lavoro, l’incremento delle attività d’in-formazione e di formazione sui rischi residui presenti sul lavoro,maggiore coinvolgimento delle parti interessate e delle istituzioni,incremento degli investimenti nell’ambito della salvaguardia dell’am-biente, eliminazione e riduzione dei rischi residui collegati all’am-biente di lavoro e infine tutela e salvaguardia dei dati e delle infor-mazioni inerenti alla circolazione dei treni, con investimenti anche inopere strutturali, mirate al raggiungimento degli obiettivi in materiadi sicurezza delle informazioni. S’è riscontrato da parte di RFI, inol-tre,un livello di consapevolezza e soprattutto di raggiungimento degliobiettivi difficilmente riscontrabile in altre organizzazioni del conte-sto italiano. Infatti, nella nostra esperienza, organizzazioni sicuramen-te più limitate in termini di dimensioni hanno conseguito in mediarisultati molto inferiori, e se quantifichiamo il miglioramento perce-pito si può affermare che i risultati di RFI sono 10 volte superiori aquelli della media delle organizzazioni a oggi certificate.Ovviamente questo non deve far sì che i risultati conseguiti sianoconsiderati un punto d’arrivo, poiché è noto che il valore aggiuntonon risiede tanto nel conseguimento d’un risultato numerico in undeterminato periodo temporale, ma è allocato nella capacità dell’or-
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ganizzazione di sostenere e perseguire nuovi obiettivi di migliora-mento dell’efficacia ed efficienza dei propri processi al fine d’esserecompetitiva nel contesto in cui opera.
L’EVOLUZIONE DEL PROCESSODI CERTIFICAZIONE DI RFI
Per quanto riguarda il progetto di certificazione di RFI, assodato chea oggi risultano certificate solo alcune strutture organizzative, entro lafine del corrente anno come organismo di certificazione saremoimpegnati a estendere la certificazione integrata all’intera rete.Verranno a tale scopo adottati criteri di campionamento e di audi-ting secondo la metodologia del multisito prevista dalle Linee guidaEA 7/01 ed EA 7/02.Questo significa che se fino a oggi s’è approc-ciato l’attività di auditing per singola unità o struttura organizzativa(sito), quando s’arriverà alla certificazione di tutta l’infrastruttura siprocederà all’effettuazione di audit per siti a campione.Questo, se percerti versi è un aspetto che può aiutare l’organizzazione ad affrontare
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TÜV – Il sistema di gestione nelle organizzazioni ferroviarie: il contributo dell’organismo di certificazione
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l’attività di verifica della certificazione, per altri la può penalizzare,nel senso che se presso un sito si trova una situazione non con-forme tutti gli altri siti vengono penalizzati in quanto inseriti inun unico processo certificativo. In sintesi, se un’unità territorialenon raggiunge la conformità ai requisiti normativi, tutta la certi-ficazione di cui RFI è titolare potrebbe decadere. Ovviamentequesto, oltre a essere un elemento di penalizzazione, è anche unelemento d’ulteriore responsabilizzazione, quindi si dovrebbe farein modo che tutte le strutture organizzative contribuiscano amantenere alto il livello di tensione per quanto riguarda il rag-giungimento degli obiettivi, anche nell’interesse di mantenere uncertificato che è stato rilasciato a tutta l’organizzazione e nontanto alla singola struttura organizzativa.Oltre a quanto precedentemente citato, da parte dell’OdC s’atti-verà un consolidamento delle attività di auditing, con nuovemetodologie di verifica, orientate sia sul rating sia sul programmadi audit. Ciò significa che se in una prima fase s’effettuava sem-plicemente una valutazione di conformità o meno rispetto alrequisito, nelle fasi successive s’andrà proprio a misurare il miglio-ramento che l’organizzazione sta acquisendo. Per quanto riguar-da il programma di audit, non è da escludere una programmazio-ne che includa attività di verifica a sorpresa con margini di preav-viso ristrettissimi.Altro aspetto significativo per ricollegarsi a quanto riportato inprecedenza circa le competenze dei valutatori sarà come utilizza-re le risorse TÜV per le attività di verifica. A tale scopo non è daescludere l’impiego di colleghi provenienti da esperienze di auditpresso gestori di reti ferroviarie d’altri paesi europei, per conse-guire un approccio omogeneo di valutazione dei sistemi digestione anche a livello europeo.Tale esigenza nasce dal fatto che in futuro i gestori delle infra-strutture ferroviarie europee saranno tutti coinvolti a operare inaccordo con i requisiti stabiliti dalle norme di gestione aziendale,perché tali requisiti sono di fatto fatti propri dall’Unione Europea.Tutto ciò ovviamente sarà finalizzato in modo che il TÜV Italia
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dia quel valore aggiunto per fare in modo che il sistema di gestio-ne integrato implementato possa contribuire a migliorare l’efficaciae l’efficienza dei processi implementati in RFI nell’interesse comu-ne, ossia che il sistema ferroviario italiano sia competitivo e sicuro.
TÜV – Il sistema di gestione nelle organizzazioni ferroviarie: il contributo dell’organismo di certificazione
IL TÜV ITALIA
TÜV Italia (www.tuv.it) è un organismo indipendente di certificazione, unasocietà italiana del Gruppo TÜV Sud di Monaco (Germania), società natanel 1870. Il gruppo TÜV Sud ha un organico complessivo di circa 11.000dipendenti in 60 paesi; la società italiana TÜV Italia srl ha 150 dipendentie 250 collaboratori, uffici nelle province di Milano, Vicenza, Bologna, Romae Napoli, oltre ai laboratori di Scarmagno (TO).
Il TÜV Italia è organizzato in 4 divisioni:• MS (Management Service), che s’occupa dal punto di vista operativo
della certificazione di sistemi di gestione aziendale e di formazione;• IS (Industrial Service), che s’occupa principalmente di certificazione di
prodotto in accordo con alcune direttive comunitarie legate all’impian-tistica e alla certificazione d’alcuni prodotti in accordo con altri STD;
• PS (Product Service), dotata di proprio laboratorio, che segue princi-palmente la certificazione di prodotti in accordo con direttive euro-pee, specie nel settore elettrico e in quello dei giocattoli;
• Mobility, che segue certificazioni e omologazioni di prodotti/servizilegati al settore dei trasporti.
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1. PREMESSA
Sicurezza e ferrovieri. Una relazione molto forte tra operatorid‘un servizio essenziale per il paese e la sua prima caratteristica.La sicurezza è nelle competenze di tutti gli operatori di RFI.È un patrimonio di cultura che viene trasferito con la forma-zione e l’esperienza. È un patrimonio che ci si porta dietro e cheviene ampliato e ampliato nel tempo.È un patrimonio che viene potenziato con strumenti e tecno-logie che contribuiscono ad aumentare l’affidabilità delle opera-zioni e in questo settore da qualche anno è stata riavviata lapoderosa macchina degli investimenti che ha largamente inte-ressato la sicurezza con interventi di natura tecnologica di sofi-sticata concezione.Tutto l’apparato ferroviario si pone l’obiettivo di far tendere a zero l’incidentalità ferroviaria, e oltre all’aiuto delle tecnologiesi conta molto sulle leve gestionali di controllo dei comporta-menti organizzativi.Il progetto d‘ideazione, sviluppo, adozione e certificazione del Sistema integrato di gestione per la sicurezza (SIGS) dellacircolazione dei treni e dell’esercizio ferroviario ha appunto l’o-biettivo d‘introdurre modelli di controllo finalizzati a orientarel’organizzazione all’eccellenza dei risultati aziendali.Adottare il SIGS significa quindi adottare criteri d’approccioai processi che impattano sulla sicurezza che, affiancandosi agliinterventi di natura tecnologica, tendono a favorire il migliora-mento delle prestazioni di sicurezza.
Il progetto certificazione delSistema integrato di gestioneper la sicurezza di RFI
LUCIANO RIVIECCIO
responsabile della Strutturaqualità e innovazione dellaDirezione strategia, qualità
e sistemi di RFI SpA
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Il SIGS è uno strumento per favorire un cambiamento culturaleche non vuole affatto penalizzare il bagaglio d‘esperienza, ma alcontrario tende a valorizzare questa conoscenza, ad analizzarecriticamente quello che si genera tutti i giorni, senza mettereper alcun motivo in discussione il sistema ferroviario nel suocomplesso, ma rivisitarlo costruttivamente per raggiungereobiettivi d‘eccellenza superiori.
2. IL CONTESTO
Nel giugno del 2001, la Direzione tecnica ha emanato la disposi-zione 13 – successivamente modificata nel tempo – che prevede-va: “…al fine d’ottenere servizi di trasporto sicuri e affidabili le impreseferroviarie e la Divisione infrastruttura (oggi RFI SpA, ndr) devonoadottare processi… in termini d’organizzazione, coordinamento delleattività interessanti la sicurezza”.In particolare all’art. 5 è specificato che “bisogna adottare un sistemadi gestione della sicurezza” nelle due filiere di produzione:la Direzione movimento e la Direzione manutenzione.La disposizione 13 ha indicato gli elementi che costituiscono l’asseportante del sistema di gestione.S’indicano concetti di politica, responsabilità, deleghe, coinvolgimentodelle risorse… che sono riempiti dei contenuti che creano unapproccio culturale diverso nei confronti della sicurezza.Queste indicazioni favoriscono lo sviluppo d’un nuovo stile digestione: non dire più che cosa bisogna fare, ma indicare qualisono gli obiettivi lasciando poi al management tutta la libertàe tutti i modi e le possibilità per raggiungerli.Il 2001 segna un passaggio importantissimo nella cultura orga-nizzativa delle Ferrovie, perché s’è veramente creato il presup-posto per una visione nuova.Il progetto SIGS è partito proprio da questo presupposto pervalorizzare il nuovo modello di gestione.Come valorizzare? Come dare maggiore visibilità alla sicurez-za attuata in RFI? Dare maggiore visibilità significa raggiungere un
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Il progetto certificazione del Sistema integrato di gestione per la sicurezza di RFI
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ulteriore obiettivo di facilità di dialogo con gli interlocutori istitu-zionali: il ministro vigilante, gli altri stakeholders, i fruitori del servi-zio di trasporto.La risposta agli interrogativi è stata quella di realizzare un sistema digestione che potesse essere certificato. È stato necessario, quindi,definire gli adattamenti al sistema di gestione delineato dalla dispo-sizione 13 del 2001 – che rimane il documento di riferimento pertutta RFI –, realizzare un più ampio sistema conforme a un model-lo standard e calarlo nella realtà operativa specifica di tutti i giorniperché potesse ottenere la certificazione, cioè il riconoscimentod’un ente terzo della sua conformità allo standard individuato.Il SIGS è un progetto rilevante che ha delle notevoli ricadute sututte le risorse che sono distribuite lungo gli oltre 16.000 kmd’infrastruttura ferroviaria e che materialmente “producono” lasicurezza. Un progetto con tale impatto non può che avere unforte commitment da parte del vertice societario.È stato costituito unComitato guida composto dalla Direzione strategia, qualità esistemi, dalla Direzione tecnica, dalla Direzione movimento,dalla Direzione manutenzione e dalla Direzione personale eorganizzazione. Il Comitato guida risponde all’amministratoredelegato e ha emanato le linee guida di sviluppo del progetto chele strutture organizzative – centrali e territoriali – hanno trasfor-mato in fatti operativi concreti per la realizzazione del SIGS.
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3. IL VALORE DEL SIGS
Il SIGS interseca gli aspetti della qualità intesa come eccellenza delleprestazioni.Processi che generano eccellenza sono processi che gene-rano valore all’azienda. La sicurezza è uno dei massimi valori azien-dali ed è il valore su cui bisogna focalizzare tutta la gestione.
La sicurezza è qualità. Non è solo uno slogan, è il modo per sintetiz-zare lo schema di riferimento del sistema di gestione che formalizzain un unico schema di riferimento tutti gli strumenti che RFI hamesso in campo per controllare i processi sensibili per la sicurezza.Quando si parla di qualità si parla anche d’altri sistemi di gestione, siparla anche d’altri ambiti operativi d’eccellenza. La globalizzazionenon fa girare solo merci, fa girare anche cultura e nel campo della qua-lità anche gli obiettivi circolano, si spostano, si portano più avanti.È noto che la filiera integrata di qualità,ambiente e sicurezza del lavo-ro costituisce il controllo dell’insieme delle prestazioni essenziali cuitutte le imprese stanno cercando di tendere per consolidarsi sul mer-cato. Il SIGS di RFI persegue anche quest’ulteriore finalità. Integral’intera disposizione 13/2001, la legge e le sue successive integrazio-ni nel più ampio contesto gestionale dei modelli stabiliti per la qua-lità, per l’ambiente e per la sicurezza del lavoro. Il contesto del siste-ma di gestione è il controllo di tutti i processi che sono realizzati inaccordo con la disposizione 13/2001, facendo riferimento agli stan-dard ISO 9001 per la qualità, la ISO 14001 per la tutela dell’am-
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SSicurezza della circolazione dei trenie dell’esercizio ferroviario
Sicurezza del lavoro
Tutela dell’ambiente
Sfig. 1 – Gli obiettivi del SIGS
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biente, lo standard OHSAS 18001 per quel che riguarda la sicurezzadel lavoro. Il SIGS si attua per la governance dei processi di business aifini dell’ottimizzazione dei risultati e per l’omogeneizzazione deimodelli di funzionamento in coerenza con le politiche aziendali.
Questa impostazione determina l’unicità del sistema e l’adeguamen-to delle performance ai migliori risultati conseguibili. Ciò produceessenzialmente un atteggiamento dell’organizzazione e un approccioculturale diversi rispetto al problema: passare da una semplice con-formità degli obiettivi a una messa in discussione della conformità deiprocessi realizzati per raggiungere quegli stessi obiettivi. Uno deglielementi cardine del progetto è quello di valorizzare ancor più lalogica per processi e per conseguenza valorizzare l’essenza del rap-porto formale cliente-fornitore. Ciò anche alla luce dei provvedi-menti organizzativi già attuati in RFI che hanno previsto la discipli-na delle interfacce tra le Direzioni movimento,manutenzione e inve-stimenti attraverso specifici contratti di servizio. Le prestazioni intra-direzionali sono pertanto formalizzate nella logica cliente-fornitore equindi l’output d’un processo dev’essere sempre conforme e idoneoa garantire che il processo successivo sia un processo sicuramente ese-guibile e raggiunga i suoi obiettivi.
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Bis
ogni
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lient
e
Processo continuo di miglioramento
Responsabilitàdella direzione
Misurazioni,analisi e
miglioramento
Gestionedelle
risorse
Realizzazionedel prodotto
progettazione implementazione
Sistema OHSAS 18001
Revisionedella
direzione
Politicaambientale
Pianificazione
Controllo eazioni
correttive
Implementazionee
operatività
Revisionedella
direzione
Politicasicurezza, lavoro
Pianificazione
Controllo eazioni
correttive
Confluenze
Miglioramentocontinuo
Confluenze
Miglioramentocontinuo
fig. 2 – Gli standard di riferimento del sistema di gestione
Implementazionee
operatività
SSicurezza della circolazione dei trenie dell’esercizio ferroviario
Sicurezza del lavoro
Tutela dell’ambiente
SQ
Sistema ISO 14001
Sistema ISO 9001
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4. L’ORGANIZZAZIONE DEL SIGS
Il SIGS è uno solo, è integrato e disciplina e detta le regole all’inter-no di RFI su come si tengono sotto controllo i processi che impat-tano sulla sicurezza.È articolato su più livelli di responsabilità/operatività.
Il sistema direzionale ha il compito di gestire le attività che sono dicompetenza dell’organo di controllo individuato nel Comitato guidae in particolare di fornire linee guida di sviluppo e aggiornamento aisistemi di gestione di livello centrale della Direzione movimento edella Direzione manutenzione.
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fig. 3 – La logica per processi
fig. 4 – I livelli di responsa-bilità/operatività del SIGS
La qualità dei processi,delle risorse e delletecnologie consente a un’impresa d’ottenere performance eccellenti
La componente principaledella performance di RFI è rappresentatadalla sicurezza
DTE
DS
Q
DPO
Direzione movimento
Direzione manutenzione
Management system integrato
RFI SpA
DMA
DCI DCM DCMDCI
UT UT
DTE DSQ DPO DMO
SSicurezza della circolazione dei trenie dell’esercizio ferroviario
Sicurezza del lavoro
Tutela dell’ambiente
SQ
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I sistemi di queste direzioni mantengono il controllo delle attivitàtipiche che si realizzano all’interno delle rispettive organizzazioni ecoordinano i sistemi di gestione applicati dalle strutture territorialiche, nel caso della Direzione movimento, si fermano a livello di dire-zione compartimentale, mentre nel caso della Direzione manuten-zione s’estendono sia a livello di direzione compartimentale infra-struttura sia a livello d’unità territoriale.Il collegamento funzionale tra i livelli dei sistemi di gestione è costituito da un modello direzionale di controllo che integra la gestione di quanto previsto dalla disposizione 13/2001, la gestioneambientale,della qualità e della sicurezza del lavoro. Il ruolo del siste-ma direzionale è di concretizzare attraverso le linee guida la visionestrategica societaria, d’individuare i criteri di sviluppo e le modalitàd’integrazione dei sistemi delle direzioni centrali e di definire gli ele-menti e gli strumenti di base per il monitoraggio direzionale. Il siste-ma direzionale ha lo scopo d’impartire le linee guida e le modalità dicomportamento nei processi di controllo dei sistemi di gestione; lealtre scelte gestionali/operative funzionali agli ambiti produttivi sonolasciate nella totale autonomia delle direzioni.Le direzioni centrali e in particolare i sistemi di gestione di processorecepiscono gli indirizzi forniti dal sistema direzionale, formalizzanole proprie attività per raggiungere gli obiettivi della disposizione n.13e definiscono i modelli operativi locali che a loro volta vengono per-sonalizzati dalle relative articolazioni territoriali interessate, che in talmodo realizzano gli strumenti di controllo per l’ottenimento dellasicurezza, cioè per garantire la loro missione. La struttura del sistemadi gestione non intacca le autonomie organizzative e le peculiaritàspecifiche d’ogni direzione; costituisce una matrice di riferimento elo stile di gestione deve consistere in un’applicazione flessibile chesalvaguardi i princìpi d’autonomia. La certificazione del SIGS, e inparticolare dei livelli in cui è articolato, rappresenta il riconoscimen-to formale, rilasciato da parte d’un ente terzo indipendente, che ilmodello che ha adottato RFI è un modello efficace, che producecontrollo, che rimette in discussione i risultati della società, che è unostrumento che permette di migliorare.
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È un atto, la certificazione, che garantisce a tutti gli stakeholders chequanto RFI realizza in tema di sicurezza integrata nei tre aspettirichiamati è sicuramente tra le prestazioni d’eccellenza.Il modello ISO 9001, scelto per la certificazione, è il modello cheaiuta a consolidare, in quanto prevede una serie di requisiti e dimomenti di controllo (approccio per processi) che aiutano a creare ilmiglioramento continuo; è il modello per formalizzare, perché attra-verso le procedure documentate, le prassi, le metodologie operativeaziendali definisce il modo di lavorare di un’organizzazione che pro-duce risultati e crea gli strumenti affinché si possano mettere indiscussione i risultati stessi; è un modello per integrare, perché è unabase comune che attraversa le altre norme di riferimento dell’am-biente e della sicurezza del lavoro, mantenendo su una stessa filierad’importanza alcuni requisiti essenziali quali il controllo della docu-mentazione, gli audit e così via.
5. DALLA PROGETTAZIONEALL’APPLICAZIONE
Il contributo del territorio è stato il fattore determinante nel proces-so di certificazione del SIGS.Il totale coinvolgimento delle organizzazioni che realizzano le prestazioni di sicurezza è stato e sarà ineludibile sia per gli aspetticertificativi sia per gli sviluppi del sistema.Il coinvolgimento delle risorse è fondamentale, altrimenti l’obiettivod’un singolo processo non può mai diventare un obiettivo di tutti.Per testare la certificabilità del SIGS è stato interessato l’intero terri-torio nazionale: due Direzioni compartimentali infrastruttura, unaDirezione compartimentale movimento e,nelle altre Direzioni com-partimentali infrastruttura, alcune unità territoriali.Queste organizzazioni hanno personalizzato il sistema di gestionedella sicurezza e attraverso la sua applicazione hanno determinatopunti di forza e punti di debolezza: i primi da presidiare, i secondi dacorreggere. La prima tornata di audit di certificazione s’è svolta neldicembre del 2003 e ha riguardato esclusivamente la gestione per la
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sicurezza in coerenza con la disposizione 13/2001 inquadrata nelmodello ISO 9001. Successivamente il sistema è stato esteso allatematica della sicurezza del lavoro, integrando quindi i requisiti dellanorma OHSAS 18001 e, recentemente, quelli della tutela dell’am-biente con le prescrizioni della norma ISO 14001.Anche l’applicazione di questi ultimi standard è stata sottoposta consuccesso ai rispettivi esami di conformità condotti con audit di cer-tificazione su siti pilota.Con l’organismo di certificazione s’è impostato un dialogo di conoscenza molto approfondito; del resto il programma di audit èdi così ampio respiro che non poteva non essere preceduto e conti-nuamente supportato da incontri tecnici di specificazione anchepresso le direzioni centrali di RFI.La gestione dell’infrastruttura ferroviaria è realizzata attraverso unacomplessa rete di processi che non si ritrovano nelle altre realtà pro-duttive tradizionali ed è pertanto sempre necessario mantenere atti-vo un canale d’informazione per presentare e trasferire modi di lavo-rare a volte molto diversi di un’organizzazione che non ha precedentie similari nella storia industriale italiana.
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6. I RISULTATI CERTIFICATI
Alla primavera del 2005, lo sviluppo tangibile del SIGS è definitonelle certificazioni conseguite:• certificazione integrata ISO 9001, ISO 14001 e OHSAS 18001
per l’unità territoriale di Foligno (DCI Ancona) e per l’unitàterritoriale Nord-Sapri (DCI Reggio Calabria);
• certificazione integrata ISO 9001 e OHSAS 18001 per laDirezione compartimentale infrastruttura di Cagliari e per laDirezione compartimentale movimento di Firenze;
• certificazione ISO 9001 per altre seguenti unità territoriali:– Torino Nodo (DCI Torino);– Milano Nodo (DCI Milano);– Genova Linee (DCI Genova);– Nord (sede Treviso-DCI Venezia);– Bolzano (DCI Verona);– Emilia (sede Bologna-DCI Bologna);– Firenze Sud (DCI Firenze);– Nord-Ovest (sede Roma-DCI Roma);– Napoli Nodo (DCI Napoli);– Bari (DCI Bari);– Catania (DCI Palermo).
La diffusione dei modelli di SIGS integrati e certificati alle altreorganizzazioni territoriali è in atto da tempo e si completerà entrol’anno con la richiesta di certificazione. Sempre nello stesso terminedel 2005 è prevista la conclusione d’altre importanti attività:• l’adozione e la certificazione del SIGS del livello delle Direzioni
centrali movimento e manutenzione;• l’adozione e la certificazione del SIGS del livello direzionale
dell’organismo di gestione centrale;• la certificazione dei processi d’abilitazione delle risorse e
di mantenimento delle competenze.Entro il 2005 quindi s’auspica la diffusione dell’unico sistemaintegrato di gestione della sicurezza di RFI in conformità aglistandard internazionali applicabili.
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La certificazione dei processi d’abilitazione delle risorse e di mantenimento delle competenze avverrà invece con riferi-mento alle vigenti disposizioni in materia emanate dal gestoredell’infrastruttura.La componente umana nella realizzazione della sicurezza ha un ruolo fondamentale.Il sistema ferroviario ne è consapevole e impegna molte risor-se per addestrare il personale, per mantenere alto il livello diformazione, per verificare nel tempo il permanere dei requisitidi conoscenza e abilità a operare.Si tratta di processi chiave che supportano il SIGS e sui qualisi pone particolare, meritevole controllo.Le Direzioni centrali manutenzione e movimento hanno rece-pito in specifiche procedure del SIGS gli impegni previsti dalledisposizioni 1/2004 e 39/2004 del gestore dell’infrastruttura e alla conclusione di tutte le attività necessarie si completeràanche l’iter di certificazione già avviato che attesterà la con-formità dei processi alle citate disposizioni.Come ogni procedura di certificazione, anche quella relativaalle abilitazioni sarà sottoposta alle verifiche di sorveglianzaperiodica da parte dell’organismo di certificazione, in autono-mia da quelle del SIGS, indipendentemente dal fatto d’esserneuna componente essenziale.
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Le figure coinvolte nel coordinamento funzionale e nel controllo gestionale operativo del SIGS
La fase di progettazione del Sistema integrato di gestione per la sicurezza della circolazione dei treni e dell’esercizioferroviario (SIGS) è stata sviluppata in un arco temporale
sufficientemente ampio che ha permesso di seguire un approccioottimale per la definizione dell’organizzazione.Durante lo sviluppo dell’architettura organizzativa del SIGSè stata riservata notevole attenzione alle attività d’analisi dellerelative specifiche funzionali che, effettuate con periodicità defi-nita, hanno reso possibile il recepimento delle indicazioni pro-venienti dai gruppi di lavoro costituiti ad hoc nell’ambito deiquattro differenti livelli del SIGS:• Direzioni centrali (1° livello);• Direzione movimento e Direzione manutenzione (2° livello);• Direzioni compartimentali movimento e Direzioni comparti-
mentali infrastruttura (3° livello);• unità territoriali delle Direzioni compartimentali infrastrut-
tura (4° livello).I risultati di tali analisi hanno progressivamente portato a consi-derare punti di forza e di debolezza di diverse soluzioni organiz-zative che, adeguatamente valutati, hanno permesso di tendere allastruttura del SIGS ritenuta ottimale.La scelta organizzativa propone in modo chiaro e univoco, salva-guardando la necessaria continuità con quella in essere, la filieradelle responsabilità funzionali e di controllo gestionale operativodell’intero sistema.In questo senso sono risultate di particolare supporto alle scelte la progettazione e l’adozione graduale del SIGS che, coinvolgendo
GIANFABRIZIO GHIGLIA
Struttura qualità e innovazione della Direzione strategia,qualità e sistemi di RFI SpA
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le risorse aziendali centrali e territoriali – livelli dirigenziali e qua-dri –, hanno consentito la costruzione “sul campo” delle relativerelazioni organizzative da acquisire come parte integrante nelmodello a regime.A integrazione e completamento di quanto sopra, tutte le altrerisorse aziendali direttamente coinvolte nell’attuazione del SIGSsono state interessate da una capillare attività propedeutica di for-mazione sul sistema e d’acquisizione del relativo impianto docu-mentale (manuali della sicurezza/procedure), creando i presup-posti per garantire la corretta e costante diffusione e attuazione del SIGS.Nello sviluppo del SIGS, ha avuto un ruolo fondamentale il Comitato guida. Gli indirizzi e la conferma della validità dellesoluzioni di volta in volta proposte dagli “addetti ai lavori” sonostate infatti assicurate dal Comitato guida che, rappresentativodelle direzioni coinvolte nel SIGS attraverso i relativi direttori(personale e organizzazione; strategia, qualità e sistemi; tecnica;movimento; manutenzione), ha supportato l’inserimento delSIGS nella visione strategica societaria.Il presidio del Comitato guida è stato confermato anche per l’at-tuazione del SIGS: riunendosi periodicamente, analizzerà i datiderivanti dall’implementazione del SIGS nonché le informazioniprovenienti dagli stakeholders, prenderà decisioni e fornirà lineeguida d’alto livello inerenti il sistema, garantendo gli indirizzi stra-tegici relativi alla sicurezza della circolazione dei treni e dell’eser-cizio ferroviario attuati dall’organizzazione di seguito descritta.
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Per ogni livello del SIGS sono stati definiti uno o più sistemi di gestione secondo il seguente schema:• direzionale centrale, comprendente tutte le direzioni centrali che
svolgono attività rientranti nel perimetro del SIGS (1° livello);• direzionale di business, comprendente il sistema della Direzione
movimento e il sistema della Direzione manutenzione (2° livello);• direzionale compartimentale, comprendente un sistema per
ogni Direzione compartimentale movimento e un sistema perogni Direzione compartimentale infrastruttura (3° livello);
• territoriale, comprendente un sistema per ogni unità territorialedelle Direzioni compartimentali infrastruttura (4° livello).
Per ciascun sistema di gestione è stato individuato un responsa-bile SIGS (RSIGS) che assicura il recepimento e il trasferimen-to degli indirizzi all’interno del proprio sistema e rende opera-tiva l’attuazione dei processi e delle attività gestionali proprie delSIGS. Inoltre acquisisce e aggrega al proprio livello quanto pre-visto e attuato ai livelli inferiori rendendolo disponibile per illivello superiore.Una rappresentazione schematica della filiera funzionale sopraillustrata è riportata in figura 1.Nell’ambito di tale filiera è pertanto il RSIGS del 1° livello cheinteragisce direttamente con il Comitato guida e rappresenta l’anello di giunzione tra il Comitato stesso e l’intero SIGS.
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Le figure coinvolte nel coordinamento funzionale e nel controllo gestionale operativo del SIGS
Comitato guida
Lineeguida
RSIGSRFI
RSIGSDMA RSIGSDMO
RSIGSCMRSIGSDCI
RSIGSUT
DCI
UT
DMA DMO
DCM
fig. 1 – La filiera funzionaledel SIGS
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In una visione armonizzata e coerente di gestione dei vari livellidel SIGS, finalizzata ad assicurare l’efficace attuazione del sistemaunico e integrato di RFI che considera il livello superiore com-prendente il livello inferiore, l’architettura descritta permette di“catturare” a ogni livello i risultati dell’attuazione provenienti dailivelli inferiori, secondo lo schema riportato in figura 2.
Per ogni direzione centrale (Direzione personale e organizza-zione/Direzione tecnica) i cui progetti e processi possonoavere impatto sul SIGS è inoltre individuato un referente SIGSche trasferisce al RSIGS del 1° livello informazioni struttura-te, secondo forme concordate, circa le situazioni aventi poten-ziale influenza con il SIGS derivanti dalle attività proprie delledirezioni, secondo lo schema riportato in figura 3.
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RFI SpA
Direzione....
Direzioneinvest.
RSIGSDMA
RSIGSRFI
RSIGSDCM
RSIGSDMOV
DCI DCI DCM DCM
UT UT
Direzioneaudit
Direzionetecnica
Direzionemanutenzione
Direzionemovimento
DirezioneSQ
Direzione PO Direzionecomm.
DirezioneAFC
RSIGSDCI
RSIGSUT
Proc
esso
BOT
TOM
UP
fig. 2 – L’integrazione gerarchica del SIGS
fig. 3 – La struttura dei referenti SIGS
Direzionetecnica
DirezioneSQ
RSIGS RFI
Direzionemovimento
Direzione....
Direzionemanutenzione
Ref.SIGS
RFI SpA
DirezionePO
Ref.SIGS
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L’insieme dei flussi e il rispetto delle interfacce sopra definiteassicura, a livello azienda, il corretto allineamento dei processi del SIGS e dei risultati attesi.Ogni RSIGS svolge il ruolo di rappresentante della direzione previsto dalla norma ISO 9001. Nell’ambito delle proprie com-petenze assicura inoltre il supporto metodologico, che trova ori-gine nel 1° livello, alle risorse operative del SIGS coordinandolefunzionalmente nei processi e nelle attività gestionali finalizzatealla sicurezza della circolazione dei treni e dell’esercizio ferroviario.Anche i contributi specialistici d’indirizzo relativi alla sicurezzadella circolazione, del lavoro e alla tutela dell’ambiente, in ambitosia normativo sia operativo, risultano fondamentali per l’attuazio-ne omogenea delle relative prescrizioni ai vari livelli del SIGS.Talicontributi sono garantiti dalle pertinenti strutture centrali. Il siste-ma di gestione del 1° livello costituisce il collettore di ricezionedi tali contributi e li trasferisce al 2° livello. I sistemi di gestionedel 2° livello ne continuano poi il trasferimento nei propri ambitidi competenza facendoli proseguire ai livelli inferiori, secondo loschema riportato in figura 4.
Sempre relativamente alle tematiche specialistiche, nel rispetto di quanto sopra, all’interno d’ogni sistema di gestione dello stessolivello del SIGS i RSIGS sono supportati per le tematiche relativealla sicurezza del lavoro e alla tutela dell’ambiente, secondo neces-
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Le figure coinvolte nel coordinamento funzionale e nel controllo gestionale operativo del SIGS
fig. 4 – I flussi informativitra i diversi livelli del SIGSRFI SpA
Comitato guida
Direzione manutenzione
Direzione tecnica
Direzione movimento
Direzione ....Direzione SQ
RSIGS RFI
RSIGS DMA
RSIGS DCI
RSIGS DCM
RSIGS UT
UT
DCI DCIDCM DCM
RSIGS DMO
Direzione PO
UT
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sità, dalle competenti risorse in capo alle singole strutture orga-nizzative rappresentate dalle filiere:• responsabili Servizio prevenzione e protezione (RSPP)/addetti
Servizio prevenzione e protezione (ASPP);• referenti ambientali (RA)/addetti ambientali (AA).Analogamente, per le tematiche specialistiche relative alla sicurez-za della circolazione dei treni e dell’esercizio ferroviario i RSIGSsi avvalgono del supporto delle pertinenti risorse esperte in cari-co alle singole strutture organizzative, secondo lo schema riporta-to in figura 5.
Risulta pertanto evidente il ruolo cardine svolto dai RSIGSall’interno del SIGS: rappresentano il supporto al Comitatoguida (RSIGSRFI) e alle direzioni per assicurare l’implementa-zione del sistema a ogni livello attraverso la diffusione dellapolitica, il coordinamento delle attività per l’individuazione deipericoli/aspetti ambientali e minimizzazione dei rischi/signifi-catività degli impatti ambientali, la contribuzione all’individua-zione delle esigenze formative del personale, la promozione ditutte le azioni necessarie per il superamento delle situazioniritenute pregiudizievoli per la sicurezza ecc. e – in senso piùampio – per il miglioramento del SIGS, secondo lo schemariportato in figura 6.
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RSIGS RASpecialistimanutenzione
Specialistimovimento
AA
ASPPRSPP
fig. 5 – Le risorse espertea supporto dei RSIGS
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In particolare, il RSIGSRFI, presidiando riunioni periodiche –almeno due incontri mensili – con il RSIGSDMO e ilRSIGSDMA, assicura un costante allineamento su temi eobiettivi della sicurezza, analizza e individua soluzioni in meri-to a eventuali criticità, dispone per l’attuazione di misure spe-cifiche richiedendo anche, se del caso, supporto alle struttureorganizzative pertinenti.Analogamente il RSIGSRFI, attraverso riunioni periodiche –almeno un incontro mensile –, s’interfaccia con i referenti SIGSdelle direzioni centrali per assicurare il recepimento delle loroeventuali esigenze.A integrazione e completamento di quanto sopra, il RSIGSRFIconvoca riunioni periodiche – almeno quattro volte ogni anno– con i RSIGS di tutti i livelli per assicurare l’allineamentodelle attività, dei processi e delle nuove iniziative.Per assicurare l’efficace copertura a ogni livello dei ruoli diRSIGS sono stati adottati criteri che hanno portato alla sceltadelle risorse in possesso delle necessarie attitudini, conoscenzeed esperienza.
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Le figure coinvolte nel coordinamento funzionale e nel controllo gestionale operativo del SIGS
fig. 6 – Il ruolo dei RSIGS
Audit
Politica(Che cosa)
Organizzazione(Chi)
Monitoraggio(Risultati)
PianificazioneAttuazione
(Azione)
Controllodirezionale
(Miglioramento)
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Nella fase della loro individuazione è stata presa in particola-re considerazione la predisposizione al ruolo, che presuppo-ne uno spiccato atteggiamento proattivo.In riferimento all’univocità nonché alla complessità organiz-zativa del SIGS, con il fine d’ottimizzare il presidio di coor-dinamento funzionale e contribuire a rendere più efficace edefficiente l’operatività gestionale del SIGS, sono in fase disviluppo differenti strumenti di condivisione e di comunica-zione tra i RSIGS. Tali strumenti, quali uno spazio Intranet
fig. 7 – Proposta di homepage per il sito SIGS
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interamente dedicato al SIGS, comunicazioni mirate, riunionieffettuate secondo periodicità definite ecc., permetteranno unacostante condivisione d’indirizzi comuni, la divulgazione e loscambio delle informazioni all’interno della filiera funzionaledirezionale-territorio.Risulteranno pertanto fondamentali ai RSIGS per condivide-re con continuità informazioni, indirizzi e linee d’azionegestionali univoche da riportare alle risorse del SIGS.Nella figura 7 si riporta una proposta di home page dello spa-zio Intranet dedicato al SIGS (in fase di definizione).In particolare, per sviluppare e consolidare le competenze cheaccomunano tutti i RSIGS, assumerà fondamentale importan-za nel SIGS la gestione di una Community virtuale loro dedi-cata, disponibile sempre nello spazio Intranet dedicato.La Community, il cui accesso sarà riservato (figura 8), offriràai RSIGS uno spazio di condivisione e trasferimento dellaconoscenza supportato perlomeno dalla:• condivisione delle esperienze;• gestione di domande e risposte;• pubblicazione d’informazioni di dettaglio;• pubblicazione documenti di supporto.All’interno della Community la comunicazione, a livello sia didomanda/risposta sia d’informazione, sarà gestita secondo leseguenti modalità:• comunicazione da uno a molti (esempio: da RSIGSRFI
verso tutti i RSIGS);• comunicazione da uno a uno (sostituendo la mail riservata).In conclusione, è possibile affermare che l’organizzazioneaziendale definita per il SIGS, grazie alla mirata definizionedei ruoli, dei legami funzionali, delle interfacce, delle profes-sionalità e della disponibilità di strumenti dedicati, costituisceil presupposto fondamentale per assicurare l’efficace attuazio-ne e il continuo miglioramento del Sistema integrato digestione per la sicurezza della circolazione dei treni e dell’e-sercizio ferroviario.
FOCUS | SIGS
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Le figure coinvolte nel coordinamento funzionale e nel controllo gestionale operativo del SIGS
fig. 8 – Il logo dellaCommunity virtuale SIGS
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LA RAZIONALIZZAZIONE DEI PROCESSIRELATIVI ALLA SICUREZZADELLA CIRCOLAZIONE DEI TRENI
La progettazione del SIGS, in occasione della triplice certifica-zione, ha offerto lo spunto per rappresentare e condividere iprocessi operativi relativi alla gestione della circolazione deitreni (missione principale del Movimento in RFI), che hannoimpatto sulla sicurezza.Un sistema di gestione, per essere applicato, deve aderire al fun-zionamento dell’organizzazione che lo adotta: s’è, perciò, partitidalla descrizione di tale funzionamento, ponendo particolare enfa-si sulla sicurezza, ambito nel quale il sistema viene applicato.Le norme ISO (9001 e 14001) prescrivono che questa descrizio-ne venga fatta preferibilmente attraverso l’individuazione deiprincipali processi: per processo s’intende una sequenza d’attivitàripetitive, svolte dalle varie parti dell’organizzazione, generandovalore aggiunto e soddisfazione del cliente (cioè del destinatario,interno o esterno all’organizzazione, dell’output del processo).I processi, che sono stati chiamati “di mestiere”, si riferiscono alleattività specifiche di un’organizzazione; afferenti, cioè, alla “ragio-ne d’esistere” dell’organizzazione stessa.Per il Movimento, i processi di mestiere sono quelli finalizzati allacircolazione dei treni e sono stati ulteriormente suddivisi in:• processo di business:
- gestione della circolazione;• processi di supporto:
Il Sistema integrato di gestionedella sicurezza (SIGS) nellaDirezione movimento: processie procedure
GIOVANNI FRANCONE
responsabile sistemi digestione e banche dati
della Struttura sicurezzadella Direzione movimento
di RFI SpA
ALDO PADOVA
director Arthur D. Little,responsabile sviluppo
progetto per la Direzionemovimento di RFI
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- applicazione della norma in ambito territoriale;- attivazione impianti all’esercizio;- programmazione operativa lavori in esercizio;- formazione e mantenimento delle competenze per il proces-
so di circolazione.La scelta di detti processi (figura 1) è derivata dall’individuazione diquelle attività proprie del “mondo movimento” che hanno impat-ti rilevanti nella gestione della sicurezza integrata e che rientranonel campo d’applicazione scelto per la certificazione del SIGS.L’attività inerente la rappresentazione dei processi relativi allasicurezza è iniziata nel compartimento “pilota” di Firenze che haconseguito già alla fine del 2003 la certificazione secondo ISO9001. È stata una prima importante occasione di confronto tra iresponsabili delle SO della DCM.La “mappatura” ha evidenziato che non solo le differenti realtàterritoriali hanno consolidato prassi di lavoro non omogenee, ma
FOCUS | SIGS
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Procedure di gestioneProcessi di businessProcessi di supportoProcessi fuori ambito
Ciclo d’azioni immediate
Ciclo d’azioni correttive
Impreseferroviarie
Gestione della circolazione
Formazione
Ris
orse
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Attiv
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pian
ti
Con
trol
lode
l bud
get
....
Gestione documenti
Azioni preventive
Azioni correttive
Riesamedella direzione Individuazione e
valutazione dei rischi
Individuazione e valutazioneaspetti e impatti ambientali
Gestione delleemergenze
Gestione dellenon conformità
Verifiche ispettiveinterne
Monitoraggio diprocessi e servizi
Registrazioni
Gestione delle attivitàprecedenti la circolazione
Gestione delle attivitàrelative alla circolazione
Impreseferroviarie
Richiestautilizzo della
rete insicurezza
Disponibilitàd’utilizzodella rete
in sicurezza
Ciclo d’azioni di miglioramento
fig. 1 – Il sistema integratodelle Direzioni compartimentali movimento
Il Sistema integrato di gestione della sicurezza (SIGS) nella Direzione movimento: processi e procedure
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anche che, all’interno della stessa realtà, coesistono differentimodalità. Una difficoltà che spesso s’incontra nella rappresenta-zione d’un processo è la confusione di differenti “punti di vista”:il primo si riferisce al processo come oggi funziona, il secondo acome dovrebbe funzionare in accordo con regole che l’organiz-zazione s’è data, e il terzo è relativo a come si vorrebbe che il pro-cesso funzionasse (già introducendo, cioè, miglioramenti d’effi-cienza o d’efficacia evidenziati dalla pratica).Al momento d’estendere il SIGS, sviluppato nel cantiere diFirenze, alle altre direzioni compartimentali, si sono evidenzia-te importanti differenze nella gestione dei processi; un apposi-to gruppo di lavoro, che rappresentava i compartimenti diTorino, Milano, Bologna e Ancona, oltre a Firenze, ha lavoratoper cercare d’omogeneizzare le prassi e “standardizzare” i pro-cessi relativi al SIGS.L’introduzione del SIGS e l’ottenimento della certificazione sonostati lo spunto per una più ampia riflessione sul bisogno di lineeguida, disposizioni e indicazioni comuni sul funzionamento delledirezioni compartimentali e sulle difficoltà nell’apportare cambia-menti organizzativi locali.In questo senso, il processo di certificazione è solo il primo passoverso un traguardo ben più ambizioso.Nella figura 1 si è raffigurato in sintesi tutto il sistema integratorelativo al terzo livello, cioè delle Direzioni compartimentali movi-mento: tale figura riprende il modello proposto dalla norma ISO9001, i cui “blocchi” sono descritti negli articoli successivi.La parte bassa della figura descrive il funzionamento del compar-timento in termini di processi “di mestiere”, sia di business (i dueorizzontali) sia di supporto (quelli verticali, che “sostengono” glialtri). I processi di business hanno inizio dai requisiti forniti daiclienti (imprese ferroviarie) e terminano con gli output che deter-minano il livello di soddisfazione degli stessi clienti.Il SIGS è raffigurato dai tre cicli sovrastanti i processi, che defini-scono “onde” successive di controlli e azioni nel tempo. Nei ret-tangoli sui cicli si possono leggere le procedure di base, ovvero quel-
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le comuni al SIGS per tutti i livelli, emesse dalla Direzione sistemiqualità e sicurezza.A titolo d’esempio, si riporta in figura 2 un diagramma a blocchi cherappresenta un processo di supporto che si svolge in ambito com-partimentale:“applicazione della norma in ambito territoriale”.L’esame di tale processo, eseguito in modo congiunto da più real-tà compartimentali (ma anche tra soggetti diversi della stessa real-tà!), evidenzia una serie di criticità.La prima fra queste è la condivisione del processo stesso, che nonè “visto”, e quindi realizzato, allo stesso modo da tutti. Poi c’è l’a-spetto organizzativo: non è scontata un’unica attribuzione delleresponsabilità relative alle singole attività.Infine, la documentazione correlata e/o prodotta (sia essa pre-scrittiva o relativa a una registrazione) non è chiaramente defini-ta. Quest’ultima criticità ha reso necessaria la costituzione di unatask force “Documentazione”, ancora attiva, avente come obiettiviprincipali quelli di:1) creare un glossario unico per la documentazione;2) eliminare documenti “ ripetitivi”;3) utilizzare lo stesso documento per fini uguali;4) ottenere efficienza nella distribuzione.
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Il Sistema integrato di gestione della sicurezza (SIGS) nella Direzione movimento: processi e procedure
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Responsabile
Collabora
Attività critica per la sicurezza Documento prodotto
Necessità d’applicazione dicontenuti normativi (regole)
Analisi deldocumento ai finidell’applicabilità
Disp. attuative da DMOVDocumentazione comp.le
Organizzazione DCMContesto impiant.
Doc. comp.leOrg. DCM
Contesto imp.AnalogieCoinvolgimento di
SOE per impattisignificativi su esercizio
Necessità diintegrazioni/
dettagli
Èapplicabile alla
DCM?
È necessariol’intervento della
DCM?
Necessità di specificadisposizione attuativa
Applicazionetal quale
Archivio
Archivio
Archivio
Verificatecnica e
adeguatezza doc.al contesto
Verificaconformità
RST
Èadeguato?
Èadeguato?
Èconforme?
Validazione
Èconforme?
Esitopositivo?
Esitopositivo?
Elaborazione edemissione di circolare
dispositiva
Emissione fogliodisposizione
Distribuzione
Gestionedocumenti
Gestionepersonale
conferma
conferma
Validazione
Verificaconformità
RST
Occorreintegrazioneparticolare?
Occorreaggiornare
RDS?
AggiornamentoRDS
Emanazione ordineinterno
Elaborazione specificadisposizione attuativa
RR
RR RTM/RGC
RTM/RGC RTM/RGC
RTM/RGC
RDCM
RSOPR
RST
CRTM/CRGC
CRR
CRR
CRRRST
SOE
RDCMRSOPR
RR SOERR SOE
SOPR
NO
NO
SI
SI
SI
SISI
SI SI
NONO
NO
NO
NO
SI
SI
SISI
NONO
NO NO
SI
Elaborazionedocumento diintegrazione/
dettaglio
fig. 2 – Processo di supporto in ambito compartimentale
Verificatecnica e
adeguatezza doc.al contesto
CRR
Riguarda tuttigli impianti?
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Altro obiettivo, conseguente a quello della rappresentazione d’unprocesso, è quello del suo miglioramento.Ma per migliorare è necessario prima “misurare”.A tal fine sono stati fatti sforzi per determinare opportuni“Indicatori di processo” che avessero due caratteristiche principa-li: essere significativi per l’efficacia e/o l’efficienza del processo edessere relativi ad attività “critiche” per la sicurezza.L’individuazione non è stata facile e, peraltro, non è ancora con-clusa. Infatti non stiamo parlando d’un processo industriale siste-matico e ripetitivo, ma di processi che non sono svolti molto fre-quentemente; inoltre è da considerare l’aspetto “culturale”, checrea un ostacolo naturale alla misurazione oggettiva dei processi.
LE PROCEDURE SPECIFICHEDEL MOVIMENTO
L’impianto documentale è per buona parte comune a tuttaRFI, ma in alcuni casi s’è ritenuto importante emettere ancheprocedure al livello di Direzione movimento.Ad esempio quella relativa alla formazione, che ha già ricevu-to un attestato di conformità dal TÜV, e quelle mantenute dalpreesistente sistema di gestione della sicurezza (SGS). Mentre iprocessi di mestiere illustrano l’attività tipica dell’organizzazio-ne (oggetto del sistema e della certificazione), il sistema delleprocedure, organizzate a vari livelli, documenta le attività digestione del sistema.Le norme di riferimento della certificazione integrata, ISO 9001,ISO 14001 e la specifica OHSAS 18001, identificano alcune pro-cedure prescrittive, che devono esistere in un sistema di gestionee che devono essere documentate.Tali procedure, che possiamo definire di base, sono state emes-se al livello più alto del SIGS, il primo livello (RFI), perchédebbono essere comuni a tutti i sotto-sistemi SIGS di secondo(direzioni di business) e terzo (compartimenti) livello.Solo in pochi casi è stato necessario emettere procedure di
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Il Sistema integrato di gestione della sicurezza (SIGS) nella Direzione movimento: processi e procedure
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livelli inferiori: nel caso del Movimento, esistono 5 proceduredi secondo livello e non ne esistono di terzo livello.Le direzioni compartimentali, infatti, possono solo elaboraremetodologie operative che, raccordandosi con le procedure,regolamentano specificità locali.Una metodologia operativa prodotta in tutti i compartimenti, adesempio, riguarda l’applicazione locale della procedura RFI DSQSIGS P01 1,“Tenuta sotto controllo della documentazione”:RFI DMO SIGS P01 gestione del processo di formazione
della Direzione movimento;RFI DMO SIGS P02 0 monitoraggio sui movimenti a via
impedita;RFI DMO SIGS P03 0 monitoraggio sui rapporti tra agenti
del Movimento e agenti dellaManutenzione;
RFI DMO SIGS P04 0 monitoraggio sulle imprese ferro-viarie;
RFI DMO SIGS P05 0 attività di controllo, sorveglianza evigilanza della sicurezza della circo-lazione dei treni e dell’esercizioferroviario.
La RFI DMO SIGS P01 ha già ricevuto una specifica attesta-zione da parte dell’ente di certificazione TÜV Italia alla finedel 2004: questa procedura, che recepisce la disposizione1/2004 del gestore dell’infrastruttura, è già diffusamente appli-cata nelle direzioni compartimentali, in modo particolare inriferimento ai percorsi abilitativi.Le procedure DMO da P02 a P05 hanno recepito, nella lorointerezza, i requisiti della disposizione 13 del gestore dell’in-frastruttura, integrandoli con quelli del SIGS relativamente acontrolli, visite ispettive e monitoraggio: l’obiettivo principa-le di questa integrazione è proprio evitare possibili duplica-zioni nelle attività dei reparti per quanto concerne le attività digestione della sicurezza integrata (circolazione, lavoro e ambiente).Il SGS (Sistema della gestione della sicurezza) era stato realizzato nel
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Movimento, in parallelo con la Manutenzione e le imprese ferro-viarie, per ottemperare ai requisiti del gestore dell’infrastrutturacontenuti nella disposizione 13: nella fase di “spacchettamento”del sistema ferroviario la supervisione d’un organo di controlloche definisse le regole di sicurezza per le diverse parti del sistema(non più unico) è stata decisiva. La successiva decisione, da partedi RFI, di dotarsi d’un Sistema integrato di gestione della sicu-rezza certificato fa sì, oggi, che il SGS non ha più ragione d’esi-stere. La disposizione 13 e successive integrazioni, infatti, sonototalmente recepite nel SIGS.Proprio le quattro procedure (P02-P05 di DMO) revisionatetestimoniano come le attività di controllo, ispezione e migliora-mento previste dalla disposizione 13 vengono incluse in attività, avolte, di più ampio respiro (che tengono conto anche di sicurez-za del lavoro e tutela ambientale). Se, infatti, vi sono comprese atti-vità specifiche della sicurezza della circolazione, che continuano aessere fatte separatamente, ve ne sono altre che possono essere con-dotte in modo integrato, con evidenti vantaggi d’efficienza.Ad esempio, nel caso in cui un capo reparto (CR) o un suo dele-gato effettui una visita in una stazione può estendere la sua attivi-tà a tutti gli ambiti della sicurezza integrata.
LE INTERFACCE TRA LE FIGUREDI SISTEMA E LE FIGURE DI CAPOREPARTO REGOLAMENTI (CRR),RESPONSABILE DEL SERVIZIO DIPROTEZIONE E PREVENZIONE (RSPP)E RESPONSABILE AMBIENTALE (RA)
La novità organizzativa è nella figura del RSIGS, il responsabiledel Sistema integrato di gestione della sicurezza, ai vari livelli(compartimentale e direzionale). È una figura che riveste un ruoloessenzialmente gestionale, poco tecnico, che fa delle sue capacitàdi comunicare, coinvolgere, coordinare e sistematizzare le caratte-ristiche più importanti.
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Il principale cambiamento culturale indotto dal SIGS e dalla suacertificazione è relativo alla figura del “gestore “ del sistema.Il sistema viene gestito da “specialisti” di sistema, che non potran-no, certamente, mai essere allo stesso tempo esperti di sicurezzadella circolazione, della sicurezza del lavoro e della tutela dell’am-biente. Le tematiche tecniche specialistiche continueranno a esserepresidiate da “tecnici” che però non avranno più altri oneri.Potranno dedicare le loro attività totalmente agli aspetti tecnici. Icontenuti specifici saranno quindi ancora responsabilità d’alcunefigure chiave delle direzioni compartimentali, come il CRR, checontinuerà a essere l’esperto di normativa di sicurezza di circola-zione, o il RSPP, che continuerà a rivestire quelle responsabilitàimposte dalle leggi (come la 626), o il RA (referente ambientale).Questi “tecnici” avranno nel RSIGS un coordinatore che avoca asé le attività relative alla gestione dei processi del SIGS, scaricandoparzialmente il lavoro degli specialisti. Il lavoro svolto perciò si ridi-stribuisce in modo diverso: gli “specialisti” si concentrano sulle loroattività specifiche, non dovendosi preoccupare di gestire documen-ti, migliorare le procedure, coordinarsi con altri specialisti ecc.,
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mentre tutte le attività di gestione, manutenzione e miglioramentodel sistema sono attribuite al RSIGS della singola struttura orga-nizzativa (SO); i RSIGS, a loro volta, si dovranno coordinare con iRSIGS dei livelli superiori e/o inferiori. Nasce una vera e proprianuova famiglia professionale, che dispone di strumenti di “networ-king”, di comunicazione e di formazione messi a disposizione dal-l’azienda. L’ambito della specializzazione dei RSIGS è la conoscen-za del sistema, delle norme che lo regolano e di quegli strumenti dicoinvolgimento e “leadership” indispensabili per coordinare grup-pi di lavoro, influenzare responsabili e comunicare efficacemente inaula. Un’altra novità del ruolo è lo “sganciamento” dalle abitualilogiche gerarchiche: il RSIGS dovrà guadagnarsi l’autorevolezzasufficiente per agire nella propria SO, senza alcun timore “reveren-ziale”, nella tutela del sistema. Ad esempio, nella conduzione delleverifiche ispettive interne si troverà a valutare suoi superiori gerar-chici, non in quanto persone o responsabili all’interno dell’orga-nizzazione, ma in relazione al funzionamento del SIGS.
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Il Sistema integrato di gestione della sicurezza (SIGS) nella Direzione movimento: processi e procedure
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LA STORIA: I PROGETTI PILOTAE LO SVILUPPO BOTTOM-UP/TOP-DOWN
La Direzione manutenzione ha posto da tempo fra le pro-prie priorità i temi di gestione della sicurezza, in linea conle politiche aziendali e di Gruppo.La manutenzione delle infrastrutture e degli impianti ferro-viari è uno dei processi fondamentali che impattano sullasicurezza della circolazione dei treni e dell’esercizio ferro-viario e per tale motivo è stata sempre gestita in manierastrutturata e sistematica.In questo contesto sono stati avviati i primi esperimenti di gestione in qualità delle attività manutentive svolte alivello d’unità territoriale (UT), essendo questa la strutturaorganizzativa operativa dove la componente esecutiva dellamanutenzione è preponderante.Le UT di Foligno e di Sapri hanno, per prime, intrapresocon successo il percorso di certificazione qualità, da parted’un ente accreditato, a partire dal 2001 pervenendo allacertificazione delle proprie attività manutentive nel corsodel 2002.L’iniziativa dell’amministratore delegato d’adottare, a partire dall’inizio del 2003, un Sistema integrato di gestione dellasicurezza della circolazione dei treni e dell’esercizio ferro-viario, della sicurezza del lavoro e ambientale ha portato laDirezione manutenzione (DMA) a decidere di scegliere lestesse UT di Foligno e Sapri come unità pilota per la spe-
Il SIGS nella Direzione manutenzione
VINCENZO VALERIANI
responsabile della Strutturasicurezza e formazione per
la manutenzione dellaDirezione manutenzione di
RFI SpA
STEFANO MILANESE
manager Arthur D. Little,responsabile sviluppo
progetto per la Direzionemanutenzione di RFI SpA
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rimentazione di tale Sistema (SIGS) nell’ambito della DMA,per estendere poi i risultati a tutte le altre UT.Contemporaneamente a tale processo è stato sviluppato unsistema di gestione che potesse, da una parte, recepire (bot-tom-up) l’esperienza e il connesso salto culturale nelle attivi-tà manutentive maturato nello svolgimento in qualità dellestesse nelle unità territoriali e, dall’altra, comprendere leattività d’indirizzo e governance del processo manutentivoproprie delle strutture di livello superiore (top-down), inmodo che il sistema stesso potesse essere applicato a tutte lestrutture organizzative della DMA.
LA STRUTTURAZIONE DEL SISTEMAINTEGRATO DI GESTIONE DELLASICUREZZA (SIGS) IN AMBITO DMA
Per recepire l’esperienza maturata a livello territoriale e nelcontempo strutturare un Sistema integrato applicabile all’inte-ro processo manutentivo, in ambito DMA il SIGS è stato arti-colato su tre livelli strettamente interconnessi tra loro:• livello DMA;• livello DCI;• livello UT.Ciascun livello è dotato d’un proprio SIGS che mira a rego-lamentare le specifiche attività e a indirizzare e controllare leattività svolte al livello sottostante, ovvero a recepire gli indi-rizzi del livello superiore.Per ciascun livello, oltre al proprio impianto documentalecoerente con gli altri livelli, è definita la figura del responsabi-le del SIGS che svolge un ruolo prevalentemente gestionaledel Sistema stesso avvalendosi del necessario supporto specia-listico e tecnico fornito dalle competenti strutture aziendali.Il Sistema prevede un legame funzionale tra i RSIGS dei trelivelli (DMA, DCI e UT) nell’ottica d’indirizzo e controllosvolto da un livello più alto su quello sottostante.
FOCUS | SIGS
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Il SIGS nella Direzione manutenzione
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L’INTEGRAZIONE DELLA GESTIONEDELLA SICUREZZA NEI PROCESSIDI BUSINESS
Il SIGS è stato progettato e sviluppato per integrarsi nei processidi business della DMA al fine di contribuire in maniera signifi-cativa al loro efficientamento e miglioramento continuo, mini-mizzando al contempo formalismi e prassi che possano appe-santire i processi stessi.A tal fine, nell’iniziale fase progettuale, l’intero processo manu-tentivo è stato scomposto nelle parti di pertinenza dei vari livel-li costituenti il Sistema, a partire dal processo di governance dellamanutenzione fino a quello esecutivo.Sono stati, poi, identificati e analizzati i singoli processi svoltinella DMA, nelle DCI e nelle UT evidenziando quelli poten-zialmente più impattanti in termini di sicurezza.Ciò ha permesso di mettere a punto un’attività d’individuazio-ne dei pericoli e connesse valutazione e minimizzazione deirischi e di definire le conseguenti azioni di miglioramento dellasicurezza per la prevenzione dell’incidentalità.
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GLI STRUMENTI DI SUPPORTOPER LA GESTIONE INTEGRATADELLA SICUREZZA
La DMA ha sviluppato alcuni utili strumenti di supporto per lagestione integrata della sicurezza delle proprie attività.In.Rete 2000, sistema informativo su piattaforma SAP per lagestione delle attività manutentive e dei materiali, è uno stru-mento mediante il quale vengono pianificate, programmate econsuntivate tutte le attività di manutenzione.Al fine di standar-dizzare sull’intera rete le modalità d’esecuzione degli interventimanutentivi, la DMA ha, inoltre, definito le attività standard perl’esecuzione dei singoli interventi di manutenzione, nonché lemetodologie operative di lavoro (MOL) che forniscono al per-sonale istruzioni dettagliate per il corretto intervento, con indi-cazione e descrizione delle modalità operative da seguire perprevenire situazioni anomale e potenzialmente pericolose.
I BENEFICI ATTESI DALLA GESTIONEINTEGRATA DELLA SICUREZZA
Già la fase progettuale del sistema, e in particolare la mappa-tura e l’analisi dei processi, ha permesso di verificare che nelledifferenti realtà territoriali venissero applicate prassi e modali-tà operative corrette e omogenee.L’intensa attività formativa, svolta all’interno della DMA sulSIGS nel 2003 e 2004, ha creato consapevolezza nel persona-le e ha diffuso e rafforzato a tutti i livelli una cultura già for-temente condivisa incentrata sui valori della sicurezza.Anche oltre la fase progettuale, la Direzione manutenzioneintende implementare costantemente il SIGS per conseguire,nel tempo, un miglioramento continuo del proprio processomanutentivo, in termini d’efficienza, oltre che d’efficacia, cheprivilegi la sicurezza dell’esercizio, dei terzi, del proprio per-sonale e dell’ambiente.
FOCUS | SIGS
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Il SIGS nella Direzione manutenzione
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RubricaAMBIENTE | DIRITTO | ECONOMIA | INGEGNERIA
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La manutenzione della rete
Rete Ferroviaria Italiana (RFI), in qualità di
“gestore dell’infrastruttura ferroviaria naziona-
le”1 ha, tra gli altri, il mandato di curare la manu-
tenzione della rete.
Direzione manutenzione ha la responsabilità
di garantire un’efficiente e sicura circolazione
d’uomini e merci sull’infrastruttura ferroviaria,
infrastruttura fatta di sistemi complessi ed este-
sa a tutto il territorio nazionale.
Ciò richiede una gestione attenta, precisa e com-
petente. Non solo: anche snella, flessibile e inno-
vativa. Innovazione. Ecco l’essenza del cambia-
mento. Da ciò scaturisce la strategia: azioni tese
ad abbattere i costi della manutenzione senza
ridurre qualità e sicurezza. Per questo, al perso-
nale di Direzione manutenzione viene chiesto di
non lasciarsi guidare da “ideologie” fine a se
stesse, ma di concentrare i loro sforzi sull’asse
della concretezza. Oggi alle imprese sono sì
richieste capacità d’innovare, ma che non pre-
scindano dal miglioramento degli standard manu-
tentivi. Ogni nuovo impianto dev’essere progetta-
to per rispondere a specifici requisiti. Deve garan-
tire una ben determinata “affidabilità”, incremen-
tare la “disponibilità” produttiva, soddisfare impre-
scindibili esigenze di “manutenibilità” (facilità d’e-
seguire la manutenzione o procedere alla ripara-
zione in caso di guasto) e azzerare anomalie di
funzionamento, guasti o incidenti che possano
inficiarne la “sicurezza”. Tutti questi requisiti sono
posti contrattualmente sotto forma di soddisfaci-
mento di ben determinate clausole RAMS
(Reliability, Availability, Maintainability and Safety).
Ed è proprio grazie a una costante politica volta a
stimolare le imprese a investire in ricerca e svilup-
po che si è riusciti ad alimentare la realizzazione di
quelle tecnologie finalizzate a far crescere la qua-
lità degli interventi. I risultati ottenuti finora sono
eccellenti. La velocità d’esecuzione degli inter-
venti è in costante crescita; così come la quali-
tà e la tempestività. Ovviamente molto ancora
c’è da fare. E la strategia prevede un’attività
congiunta su più fronti: l’organizzazione degli
interventi manutentivi, i mezzi e le tecnologie con
cui effettuare gli interventi, la gestione economi-
co-operativa e, non ultima, la sicurezza del lavo-
ro e della circolazione. In tutti questi settori la
manutenzione della rete ha avuto una vera svolta.
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Innovazione nella manutenzionedell’infrastruttura in RFI
MATTEO TRIGLIA – direttore della Direzione manutenzione di RFI SpAGABRIELE MAFFEI – responsabile della Struttura sistemi di diagnostica della Direzione manutenzione di RFI SpADANIELE MARI – staff Struttura sistemi di diagnostica della Direzione manutenzione di RFI SpA
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L’organizzazione degli interventi
Le spinte sul fronte dello sviluppo dell’organiz-
zazione degli interventi manutentivi hanno por-
tato a notevoli risultati. Con l’obiettivo di fare
manutenzione decidendo quando e dove inter-
venire attraverso appropriati segnali diagnosti-
ci sono state realizzate sofisticate tecnologie
di diagnostica fissa e mobile.
Queste nuove forme di diagnostica hanno per-
messo di “pilotare” la manutenzione e tallona-
re il risultato atteso (figura 1): la minimizzazio-
ne delle attività di pronto intervento (causa pri-
maria di costi esorbitanti) mediante l’ottimizza-
zione della manutenzione programmata e l’in-
cremento del presidio di manutenzione.
LA DIAGNOSTICA MOBILELo sviluppo delle tecnologie di diagnostica
mobile nasce dalla necessità di misurare
i parametri caratteristici degli impianti ferroviari
aumentandone la frequenza e al tempo stesso
diminuendo la soggezione alla circolazione. In
questo senso nell’ultimo ventennio sono state
realizzate numerose tipologie di rotabili: dai clas-
sici carrelli informatizzati alle prime carrozze
misura (che in composizione ai treni ordinari o a
singole locomotive sono in grado d’effettuare
rilevazioni ad alte velocità). L’evoluzione dei
sistemi di diagnostica mobile trova il suo apice
nel treno misura Archimede, unico in Europa
nel suo genere. Il treno Archimede è compo-
sto da quattro carrozze, una locomotiva e una
semipilota. Ha una lunghezza di 150 m.
È in grado d’operare sia su linee a 3 kV cc
(sistema d’alimentazione della linea tradizionale)
sia su linee a 25 kV ac (sistema d’alimentazione
delle nuove linee Alta velocità-Alta capacità).
È dotato di 15 videocamere, 57 unità d’elabo-
razione, 41 monitor, 350 schede d’acquisizione
ed elaborazione dati, 4 pantografi strumentati, 4
km di fibra ottica a 30 Gbit/sec, 1 sala confe-
renze multimediale e varie sale elaborazione
dati (la figura 2 offre una rappresentazione dei
sensori di misura relativi alla sola locomotiva).
[ Argomenti ] 6
56
fig. 1 – La natura dell’obiettivo raggiunto
Ieri
Manutenzioneprogrammata
Prontointervento
Presidio dimanutenzione
Oggi
B1 15-09-2005 9:37 Pagina 56
Il treno è entrato in esercizio a dicembre
2003. La realizzazione d’Archimede ha per-
messo d’unificare in un solo convoglio tutta
la diagnostica mobile dell’infrastruttura oltre
che d’avviare forme di diagnostica mobile
mai esplorate, quali l’usura della linea di con-
tatto e l’analisi dei parametri caratteristici del
blocco automatico a correnti codificate.
Inoltre ha permesso d’istituzionalizzare misu-
re relative a settori fino ad allora controllati
solo episodicamente: dinamica di marcia,
interazione ruota-rotaia e pantografo-catena-
ria. Non solo: l’elevata velocità di rilievo (200
km/h) ha permesso di ridurre al minimo
possibile l’impegno delle tracce orarie.
La frequenza di controllo è stata intensificata
in particolare sulle linee A (Torino-Venezia e
Milano-Napoli) e sulle principali B (Torino-
Genova-Roma-Cassino-Napoli-Reggio
Calabria; Bologna-Ancona-Brindisi; Bologna-
Padova; Verona-Brennero; Milano-Chiasso;
Milano-Domodossola; Torino-Modane; Roma-
Firenze LL; Orte-Falconara; Aversa-Foggia;
Milano-Genova-Ventimiglia).
Nel contempo, l’aumento dei rotabili ha per-
messo d’estendere, tramite l’utilizzo delle car-
rozze misura, alle linee C (le regionali) i con-
trolli automatici della linea di contatto e dell’u-
sura rotaie. La frequenza e la completezza
delle misure hanno innescato il passaggio
RUBRICA Innovazione nella manutenzione dell’infrastruttutura in RFI
57
fig. 2 – Rappresentazione dei sensori diagnostici della locomotiva del treno misura Archimede
B1 15-09-2005 9:37 Pagina 57
generalizzato dalla manutenzione ciclica alla
manutenzione “on condition”, dalla quale ci si
aspetta una sostanziale riduzione dei costi
operativi. L’impatto d’Archimede sull’organiz-
zazione delle tradizionali visite di linea ha por-
tato a un rilevante salto di qualità ed efficienza.
Non a caso il programma d’esercizio del
treno è stato sintonizzato su una specifica
esigenza: coprire ogni 2 settimane le direttri-
ci fondamentali della rete RFI. I cambiamen-
ti in corso nella visita linea ordinaria arma-
mento e sede e nella periodicità della visita
linea ordinaria trazione elettrica (TE) sono
sintetizzati nelle tabelle 1 e 2.
[ Argomenti ] 6
58
Tabella 1 – Visita linea ordinaria armamento e sede
Normativa
Linee
1a
classe
2a
classe
3a
classe
4a
classe
a piediobbligatoria
incarrello
in cabinacapo tronco
Diagnosticamobile
a piedi a piedi
Binari di corsa “tratte” e “località” Binaricentralizzati
Binari noncentralizzati
1 settimana (min.) a piedi o in carrello secondo le condizioni locali (banchina)
1 settimana (min.) a piedi
1 mese (min.) a piedi
2 mesi
2 mesi
3 mesi
6 mesi
1 mese
2 mesi
2 mesi
4 mesi
2 settimane
3 mesi
4 mesi
6 mesi
Attuale
Nuova
1 mese 6 mesi
Tabella 2 – Visita ordinaria TE
Normativa
Linee
1a
classe
2a
classe
3a
classe
4a
classe
Diagnosticamobile
a piedi a piedi
Binari di corsa “tratte” e “località” Binaricentralizzati
Binari noncentralizzati
1 mese (min.) a piedi (in carrello solo in condizioniparticolari)
1 mese (min.) a piedi
2 mesi (min.) a piedi
4 mesi
6 mesi
8 mesi
12 mesi
6 mesi2 settimane
3 mesi
4 mesi
6 mesi
Attuale
Nuova
1 mese 12 mesi
2 settimane
2 mesi
in cabinacapo zona
incarrello
a piediobbligatoria
B1 15-09-2005 9:37 Pagina 58
La concentrazione di dati eterogenei in un unico
sistema di diagnostica ha permesso d’avviare
un processo di “manutenzione preventiva
secondo condizione” supportato da un’analisi
correlata dei parametri dei diversi settori. In
quest’ottica presso centri altamente specializ-
zati, quali il Centro diagnostico nazionale di
Roma, si sperimentano analisi d’evoluzione dei
parametri di cui sopra con l’obiettivo di stimare
il tempo residuo prima del guasto secondo la
logica della “diagnostica preventiva predittiva”.
LA DIAGNOSTICA FISSACon analoghi intenti strategici (prevenire i
guasti, minimizzare le operazioni cicliche di
manutenzione e le ispezioni degli impianti,
azzerare il pronto intervento, ridurre il presen-
ziamento degli impianti attraverso il controllo
remoto delle apparecchiature) sono stati rea-
lizzati numerosi sistemi di diagnostica fissa.
Tra questi riveste un ruolo importante, per la
delicatezza dell’ente, la diagnostica dei devia-
toi (figura 3) attualmente installata sulla tratta
S. Benedetto-Vernio (linea Bologna-Firenze).
Attraverso sofisticati algoritmi è possibile
individuare un funzionamento degradato
del deviatoio che implica l’approssimarsi
d’un guasto e la necessità d’operazioni di
manutenzione. Il suddetto sistema fa parte
d’un più vasto impianto di diagnostica degli
enti di linea e di stazione.
Il sistema permette di monitorare da remo-
to lo stato degli enti in condizioni sia di
riposo sia di funzionamento, ricevere e
gestire segnalazioni d’allarme ecc.
Sulla linea Firenze-Roma nella tratta PC
Renacci-PC S. Donato è installato un siste-
ma di telediagnostica e telecomando delle
alimentazioni degli impianti di sicurezza di
stazione, degli armadi d’alimentazione del
Blocco automatico nonché della registrazio-
ne cronologica d’eventi (la “scatola nera”
degli impianti). La riduzione dei costi opera-
tivi è determinata da una diversa frequenza
d’esecuzione delle attività standard; quan-
do sono supportate dal sistema diagnostico
centralizzato si possono ottenere riduzioni
delle ore lavorative fino al 50%.
L’effettuazione degli interventi
Lo zoccolo duro del rapporto, storicamente
conflittuale, tra le esigenze di manutenzione
della linea e quelle della regolare circolazio-
ne dei treni è stato da sempre il tempo
necessario a effettuare il rinnovo del binario.
Riuscire a sostituire 700÷800 m di binario in
un giorno (traverse, rotaie, pietrisco ecc.)
RUBRICA Innovazione nella manutenzione dell’infrastruttutura in RFI
59
fig. 3 – Confronto tra gli assorbimenti del motorenella cassa di manovra P. 64 e P. 80
P. 64Assorbimento motore
della cassa P. 64durante la manovra
Tempo in secondi0 0,5 1 1,5 2 2,5 3 0 0,5 1 1,5 2 2,5 3
14
12
10
8
6
4
2
0
70
60
50
40
30
20
10
0Ass
orbi
men
to in
Am
pere
Ass
orbi
men
to in
Am
pere
Tempo in secondi
Assorbimento motoredella cassa P. 80
durante la manovra
P. 80
B1 15-09-2005 9:37 Pagina 59
nelle poche ore che è possibile sottrarre alla
circolazione treni non è impresa facile.
Fino agli anni 70, gran parte delle operazio-
ni era eseguita manualmente con l’impiego
d’un elevato numero di lavoratori e con pro-
duzioni giornaliere limitate. Dopodiché la
ricerca nell’automazione dei cantieri di rin-
novo ha iniziato a dare i suoi frutti.
Oggi il rinnovo del binario, affidato a ditte
altamente specializzate sotto la stretta
supervisione del personale di RFI, avviene
attraverso sofisticati rotabili ad avanzamento
continuo. Si tratta di veri e propri treni can-
tiere composti da più convogli interoperanti.
Questi treni sono in grado di svolgere appie-
no e in maniera completamente automatiz-
zata tutte le fasi lavorative necessarie al rin-
novo. Per prima cosa le rotaie da sostituire
vengono svincolate dagli attacchi alle traver-
se. Quindi è la volta del “treno rinnovatore”
(figure 4 e 5) in grado d’effettuare contem-
poraneamente il cambio delle rotaie e delle
traverse: le vecchie rotaie vengono spinte ai
lati come fuscelli mentre le nuove vengono
delicatamente posate sulle nuove traverse
posizionate un istante prima. Le nuove
rotaie, prima d’essere fissate alle traverse,
vengono saldate elettricamente tra loro da
un macchina chiamata “saldatrice elettrica a
scintillio”; ciò permette di realizzare la cosid-
detta lunga rotaia saldata ad alte prestazioni
priva delle vecchie giunzioni. Da poco è stata
inoltre introdotta una saldatrice a scintillio per
la saldatura delle rotaie in opera con un gran-
de aumento della forza di tiro, in grado d’ef-
fettuare anche le saldature di regolazione.
[ Argomenti ] 6
60
fig. 4 – Treno rinnovatore nella fase di sostituzione delle rotaie
B1 15-09-2005 9:37 Pagina 60
Successivamente avviene la sostituzione
della massicciata. Attraverso la macchina
“risanatrice” si provvede a separare il pietri-
sco ancora utilizzabile da quello non più
adatto. Quest’ultimo è trasferito su appositi
carri per essere allontanato. Quindi viene
scaricata sul binario, da carri tramoggia, la
necessaria quantità di pietrisco nuovo.
Per riuscire a ottimizzare il tempo delle brevi
interruzioni di binario è stato promosso lo
sviluppo di macchine risanatrici con grosse
capacità di scavo e vagliatura (900-1.100
m3 l’ora) con possibilità di scarico e imme-
diata integrazione di pietrisco nuovo nella
zona di scavo. Ciò permette d’evitare gros-
si cambi di livelletta che comporterebbero
un notevole abbattimento della velocità in
fase di riattivazione.
Inoltre sono state introdotte macchine risa-
natrici della massicciata con doppia catena
di scavo, una anteriore e una posteriore.
Queste macchine possono operare in zone
con grossi danneggiamenti della piattafor-
ma. Inoltre sono state aumentate le superfi-
ci vaglianti ed è diminuita l’inclinazione dei
vagli in modo da ottenere una migliore qua-
lità e un maggior recupero del materiale
rigenerato. Si procede poi con la fase di
livellamento-allineamento.
Il binario ormai rinnovato viene posizionato
correttamente alle quote plano-altimetriche
prestabilite, mediante l’impiego d’una mac-
china chiamata “rincalzatrice-livellatrice-alli-
neatrice” (figura 6) che allinea e livella il bina-
rio assodando la massicciata sotto le traver-
se. In questo settore gli sviluppi tecnologici
riguardano essenzialmente un prolungamen-
to della zona libera tra i carrelli e il migliora-
mento del rodiggio. Infatti dall’interperno dei
carrelli di 10,00 m si è arrivati a 14 m.
Ciò permette di lavorare il binario con mag-
giore dolcezza in fase sia d’allineamento sia
d’alzamento (anche in presenza d’armamen-
to pesante). S’è inoltre diffuso in modo
massiccio l’uso dei raggi laser per l’allunga-
mento della base di misura: le attuali appa-
recchiature hanno una possibilità di lavoro
con base assoluta di circa 300 m sia in ret-
tilineo sia in curva. Inoltre le macchine sono
dotate di registratori grafici con memoria
magnetica dei parametri di lavoro.
Quest’ultima possibilità permette un’analisi più
dettagliata e un avanzato esame dei difetti.
RUBRICA Innovazione nella manutenzione dell’infrastruttutura in RFI
61
fig. 5 – Treno rinnovatore a riposo: postazione dicontrollo posizionamento traverse
B1 15-09-2005 9:37 Pagina 61
Inoltre per riuscire a lavorare in brevi interru-
zioni del binario a partire dal 1997-98 è stato
introdotto un tipo di rincalzatrice che rincalza
3 traverse con avanzamento continuo.
Sempre dal 1997-98 è iniziata la diffusione
dell’uso di macchine che hanno la possibi-
lità di rincalzare binari e scambi.
Dal 1995 in poi è stata introdotta una rin-
calzatrice-allineatrice-livellatrice universale
in grado di livellare e rincalzare gli scambi
con sollevamento ed effettuare (contempo-
raneamente) la rincalzatura di tutto lo zatte-
rone nella zona scambi. Infine la profilatura.
La sagoma della massicciata viene profilata
mediante la macchina “Profilatrice” per
rispettare le misure della sezione standard.
Negli anni novanta sono state introdotte
profilatrici veloci in grado di profilare e
recuperare con silos di raccolta il pietrisco.
Questa necessità è nata dal continuo rincaro
del pietrisco e dalla sua difficoltà di reperi-
mento. Si sta inoltre diffondendo l’uso di
carri (figura 7) per il trasporto del pietrisco e
dei materiali di risulta con il fondo-carro
totalmente mobile.
Tutte le lavorazioni sopra descritte vengo-
no eseguite sul binario contemporanea-
mente nel caso di rinnovo completo o
separatamente nel caso di manutenzione
programmata.
Oggi, grazie allo sviluppo delle nuove tec-
nologie, i lavori di rinnovamento sono ese-
guiti utilizzando degli intervalli programmati
d’orario (interruzione della circolazione)
quasi esclusivamente notturni, liberi da treni
della durata media di circa ore 3.30, con
produzioni medie giornaliere di circa 700-
800 m di binario.
[ Argomenti ] 6
62
fig. 6 – Patte di rincalzatura
B1 15-09-2005 9:37 Pagina 62
RUBRICA Innovazione nella manutenzione dell’infrastruttutura in RFI
63
Ogni anno nell’ambito della manutenzione
straordinaria vengono rinnovati in RFI circa
800-1.000 km di binario.
L’innovazione in RFI si fa strada anche
nell’ambito della manutenzione della linea
aerea. In particolare, mediante l’introduzio-
ne delle macchine a “tesatura frenata”
(figure 8 e 9) è stata potenziata l’attività di
sostituzione dei conduttori di contatto.
Esigenza nata soprattutto per le linee a
intenso traffico dove la maggiore velocità
d’usura richiede una frequenza di sostitu-
zione tale che, se effettuata con l’utilizzo
dei tradizionali mezzi d’opera in dotazione
alle squadre di manutenzione, implichereb-
be inaccettabili soggezioni all’esercizio.
La modalità d’esecuzione delle sostituzioni
con la tecnica a “tesatura frenata” è ripre-
sa dalla consolidata “posa a nuovo” dei
conduttori di contatto.
Grazie ad appositi argani montati sul cosid-
detto “carro di tesatura”, i conduttori,
durante lo svolgimento, sono tenuti
costantemente in tiro (4÷30 kN a seconda
dei casi).
L’esatto posizionamento dei nuovi condut-
tori è realizzato mediante apposite piantane
e guida-fili di cui è dotato il carro.
Completato il fissaggio dei nuovi condut-
tori, si provvede a togliere d’opera i vec-
chi attraverso l’avvolgimento su una spe-
ciale bobina a bordo d’un carrello “recu-
peratore”. In tema di produttività, l’impiego
di carri di tesatura frenata porta a un
fig. 7 – Carro a fondo mobile per il trasporto di pietrisco e dei materiali di risulta
B1 15-09-2005 9:37 Pagina 63
aumento quasi del 100%: nel corso di
un’interruzione della circolazione di durata
standard (tipicamente 2 ore diurne o 3 ore
notturne) è possibile la sostituzione d’en-
trambi i conduttori di contatto anziché uno
(metodo tradizionale).
[ Argomenti ] 6
64
fig. 8 – Carro di tesatura automotore in fase di lavoro
fig. 9 – Cantiere meccanizzato TE per la tesatura frenata dei conduttori della linea di contatto
B1 15-09-2005 9:37 Pagina 64
La gestione informatizzatadella manutenzione
L’evoluzione della gestione economica, logi-
stica, di controllo nonché di reporting verso
la Direzione ha seguito di pari passo lo svluppo
dei mezzi di lavoro e delle apparecchiature
diagnostiche. Nell’ambito gestionale s’è pas-
sati da un sistema cartaceo a un moderno
sistema informatico.
Attualmente Direzione manutenzione s’avva-
le del più moderno sistema gestionale dispo-
nibile sul mercato. Tale sistema permette una
gestione snella, flessibile ma soprattutto per-
fettamente integrata con le altre applicazioni
presenti in azienda.
Il SIM (Sistema informativo della manuten-
zione) In.Rete 2000 è il risultato d’una pro-
gettazione ad hoc dell’intera gestione ope-
rativa e amministrativa della manutenzione
(figura 10). Attraverso In.Rete 2000 è ora
possibile armonizzare e correlare l’enormità
d’informazioni proveniente dalla vastità dei
sistemi eterogenei costituenti la rete.
Non solo: il SIM è in grado di supportare la
gestione degli interventi manutentivi eviden-
ziandone le parti variabili su cui attuare poli-
tiche di miglioramento continuo, con ovvi
vantaggi. Dal punto di vista operativo il siste-
ma cartaceo non è mai stato sufficientemente
produttivo. Quindi la necessità di un’innovativa
modalità di fruizione dei dati diagnostici attra-
verso metodi di raccolta e trasmissione dati.
I numerosi vantaggi tratti dall’uso massiccio
di strumenti informatici integrati sono riscon-
trabili in tutti i settori. Per fare un esempio:
l’analisi e il monitoraggio dello stato di con-
servazione delle opere civili. Per il settore
opere civili, le esigenze manutentive vengono
rilevate sulla base dell’esito delle visite di
controllo previste da un’istruzione tecnica
(istruzione 44C ed. ’94) emanata in applica-
zione dell’art. 98 del DPR 753/80.
Nel 2003 sono stati introdotti su In.Rete
2000 i cosiddetti avvisi V1, documenti infor-
matici concepiti per la gestione strutturata e
codificata delle informazioni sullo stato di
conservazione delle opere civili. Attualmente,
i giudizi sullo stato di conservazione, cui cor-
rispondono i codici numerici, sono frutto del
know how dell’ispettore addetto alla visita e
mantengono pertanto un livello di soggettività
più o meno elevato. Per rendere l’assegna-
zione dei giudizi completamente oggettiva, è
in fase d’ingegnerizzazione un sistema per la
diagnostica dei ponti, denominato DOMUS
(Diagnostica opere d’arte manutenzione unifi-
cata standard), il cui prototipo è stato realiz-
zato da parte d’un gruppo di lavoro in ambito
CNIM (Comitato nazionale italiano per la
manutenzione) e sperimentato su decine di
RUBRICA Innovazione nella manutenzione dell’infrastruttutura in RFI
65
fig. 10 – Multifunzionalità del SIM In.Rete 2000
Strumento di reporting per il vertice aziendale
Supporto decisionale per la struttura e il managementtecnico
Strumento di gestioneper gli operativi
MANUTENZIONE
B1 15-09-2005 9:37 Pagina 65
opere nelle DCI (Direzione compartimentale
infrastruttura) di Napoli, Torino e Roma.
Il metodo è basato su un algoritmo matematico
per la determinazione d’un “indice di danno” del-
l’opera e s’avvale d’un catalogo difetti (un esem-
pio è riportato in figura 11). L’algoritmo elabora i
seguenti fattori numerici (figura 11):
• coefficiente d’importanza di ciascun difetto;
• coefficiente d’intensità di ciascun difetto;
• coefficiente d’estensione di ciascun difetto;
• coefficiente d’importanza del componente
strutturale su cui si trova il difetto.
Il software DOMUS calcola quindi l’indice
di danno dell’opera, cui corrisponde un
codice giudizio dell’avviso V1.
Entro il 2005 sarà disponibile il sistema
ingegnerizzato, basato sull’utilizzo d’uno
strumento di campo (tablet PC), nel quale
l’operatore inserirà i dati di visita, che con-
voglieranno automaticamente in avvisi V1
di In.Rete 2000.
La sicurezza del lavoro e della circolazione:Sistemi automatici di protezione cantieri
Le nuove tecnologie non potevano non interes-
sare anche il campo della sicurezza del lavoro
e della circolazione. Questo perché nonostan-
te le più accurate procedure da seguire duran-
te l’esecuzione dei lavori di manutenzione l’er-
rore umano è sempre in agguato.
Per azzerare i rischi d’incidenti causati da erro-
ri umani durante lo svolgimento di lavori lungo
la linea e nelle stazioni in presenza di circola-
zione treni, RFI ha promosso lo sviluppo d’in-
novativi Sistemi automatici di protezione
cantieri (SAPC). Di norma un qualsiasi lavoro
ferroviario eseguito in presenza di circolazione
treni in regime di protezione su avvistamento è
caratterizzato dalle seguenti fasi fondamentali:
1.scelta della tipologia di protezione e organiz-
zazione della protezione;
2.esecuzione dei lavori;
3.avvistamento del treno e avviso al cantiere;
4.liberazione del binario.
La delicata fase d’avvistamento del treno
e il conseguente avviso di liberazione sono tra-
dizionalmente svolti dai cosiddetti “avvistatori”
[ Argomenti ] 6
66
fig. 11 – Una porzione d’una scheda del catalogodifetti con la descrizione e un’immagine esem-plificativa del difetto
DIFETTI IN ELEMENTI IN C.A. e C.A.P.
ANOMALIE TESTATE DI ANCORAGGIO DEI CAVI DI PRECOMPRESSIONE
Definizione: irregolarità nelletestate di ancoraggio dei cavi.
Modalità ispettive: esaminarele zone di ancoraggio dei cavi.
Descrizione sintetica: testate dei cavi di precompressione non ricoperteda getto protettivo o con tamponi in fase di distacco. Il difetto può esserecausato dalla cattiva o mancata esecuzione della chiusura della testata.
B 2
K2
K3
Procedure e strumenti: devono essere ispezionatele testate delle travi e deve essere valutata la gravitàdel difetto attraverso il controllo visivo. Fotografarein presenza del difetto.
Getto protettivo della testata deteriorato
Scopertura parziale della testata d’ancoraggio
Scopertura totale della testata d’ancoraggio
Presenza di fenomeni corrosivi sulla testata
Il difetto interessa poche testate nella porzione in esame
N<25% Il difetto interessa parecchie testate
nella porzione in esame 25%<N<50%
K3 = 0,5
K3 = 1,0
K2 = 0,5
K2 = 1,0
K2 = 1,5
K2 = 2,0
K3 = 1,5
K3 = 2,0
CRITERIO VALUTAZIONEINTENSITÀ:
Stadio evolutivo del fenomenodi degrado
CRITERIO VALUTAZIONEESTENSIONE:
NRapporto tra numero testate
interessate dal difetto enumero totale di testate
nella porzione inesame Il difetto interessa quasi tutte
le testate nella porzione in esame 75%<N<100%
Il difetto interessa la maggior partedi testate nella porzione in esame
50%<N<75%
B1 15-09-2005 9:37 Pagina 66
e “vedette”. L’avvistatore è una persona dedi-
cata esclusivamente all’avvistamento del treno
all’estremo della distanza di sicurezza del can-
tiere e all’immediata comunicazione dell’evento
tramite segnali visivi e/o sonori alla successiva
“vedetta”, colui che propaga tempestivamente
l’informazione fino al cantiere (a seconda delle
specifiche condizioni possono esserci più
vedette o nessuna). I SAPC permettono d’au-
tomatizzare la delicata fase d’avvistamento del
treno e del conseguente avviso di liberazione:
attraverso opportuni sensori elettromeccanici
rilevano la presenza del treno e ne annunciano
l’imminente arrivo fino al centro del cantiere
mediante sistemi di trasmissione in sicurezza.
Grazie all’introduzione dei SAPC è possibile
evitare gli errori delle vedette e/o degli avvista-
tori aumentando la sicurezza del cantiere.
Inoltre, la sostituzione dell’operato di vedette
e avvistatori2 consente d’aumentare la pro-
duttività e ridurre i costi di gestione.
La regolamentazione dell’utilizzo dei SAPC è
sancita nell’istruzione Protezione cantieri, che
prevede, all’art. 13 comma 8, l’uso per la
segnalazione dell’arrivo del treno al cantiere
d’apparecchi avvisatori elettromeccanici azio-
nati direttamente dal treno a mezzo d’un peda-
le o d’altro analogo dispositivo, posti in opera
all’estremo della distanza di sicurezza del can-
tiere. Attualmente esistono due diverse tipolo-
gie di SAPC già omologate e altre in fase d’o-
mologazione. Un primo sistema, già omologato,
è strutturato nel seguente modo: i sensori d’av-
vistamento/liberazione sono costituiti da pedali
elettromeccanici, i quali sono collegati, tramite
cavi, ai trasmettitori d’annuncio (nel caso di sen-
RUBRICA Innovazione nella manutenzione dell’infrastruttutura in RFI
67
fig. 12 – Centrale d’elaborazione e avvertimento
B1 15-09-2005 9:37 Pagina 67
sori d’avvistamento) o alla centrale d’elabora-
zione (nel caso di sensori di liberazione).
Opportuni trasmettitori, attivabili anche manual-
mente, comunicano l’avvistamento del treno
alla centrale d’elaborazione e trasmissione
(figura 12). La trasmissione del segnale può
avvenire via radio (frequenza nella gamma UHF
a 440,025 MHz) o via cavo, a seconda delle
caratteristiche della linea (tortuosità del traccia-
to, presenza di gallerie ecc.).
La centrale d’elaborazione trasmette le
segnalazioni d’avvertimento ai dispositivi
d’avviso individuale in dotazione ai lavoratori.
I dispositivi d’avviso individuale, con o
senza attenuatore del rumore, segnalano
acusticamente l’avvistamento del treno (sul
binario di lavoro o sul binario attiguo), l’av-
venuto passaggio del treno e gli eventuali
guasti del sistema.
Un sistema analogo al precedente, adot-
tato anche dalle SBB (Schweizerische
Bundesbahnen), è dotato di dispositivi
d’avviso collettivo al posto degli individuali
e utilizza segnalazioni luminose insieme a
quelle acustiche per l’allertamento (questa
soluzione è di grande utilità nei cantieri con
rumore di fondo importante).
Un altro sistema, molto simile al precedente
e in corso d’omologazione (figure 13 e 14),
presenta dei vantaggi di compattezza delle
apparecchiature e dei cavi e la segnalazio-
ne acustica è modulata sul rumore di fondo
del cantiere, caratteristica che ne rende
migliore l’udibilità.
[ Argomenti ] 6
68
fig. 13 – Centrale d’elaborazione e avvertimento collettivo
B1 15-09-2005 9:37 Pagina 68
Conclusioni
L’innovazione tecnologica è la ricetta che sta
portando progressivamente all’incremento del-
l’agilità del gigante manutenzione.
Un gigante, come è ovvio che sia, ma rapido,
efficiente, pronto ed efficace. Come s’è visto,
le strade sono aperte su più fronti, dagli stimo-
li mirati alle imprese agli investimenti nei sistemi
di diagnostica.
In quest’ultimo ambito sono in corso importan-
ti progetti di sviluppo tecnologico. Alcuni esem-
pi: è in fase di progettazione, per il nuovo treno
misure Archimede, la diagnostica del nuovo
Sistema di controllo marcia treno (SCMT)
nonché del futuro sistema ERTMS/ETCS
(European Railway Traffic Management
System/European Train Control/Command
System) d’interoperabilità europea che sarà
adottato sull’Alta velocità. Il treno misure sarà
anche dotato di nuovi sistemi di videocontrollo
delle anomalie dell’infrastruttura e del ballast.
Anche la diagnostica centralizzata degli apparati
di sicurezza e segnalamento viaggia ad altissimi
ritmi. In particolare è in fase di sperimentazione la
diagnostica centralizzata dei sistemi SCC
(Sistema di comando e controllo della circolazio-
ne) dalla quale ci si aspettano importanti benefici:
aumento della disponibilità dell’infrastruttura, ridu-
zione dei cicli standard di manutenzione, miglio-
ramento della qualità del servizio offerto e orga-
nizzazione sempre più snella della manutenzione.
RUBRICA Innovazione nella manutenzione dell’infrastruttutura in RFI
69
fig. 14 – Centrale d’elaborazione e avvertimento collettivo
1 Il ruolo e le conseguenti funzioni del gestore dell’infrastruttura ferroviaria nazionale sono sanciti dal decreto
del presidente della Repubblica 8 Luglio 1998, n. 277.2 L’organizzazione della protezione cantieri è curata sempre da personale RFI anche nel caso di lavori svolti
da ditte appaltatrici.
NOTE
B1 15-09-2005 9:37 Pagina 69
RubricaAMBIENTE | DIRITTO | ECONOMIA | INGEGNERIA
C1 15-09-2005 9:38 Pagina 70
Premessa: perché DIFFRAIL
La strategia dei trasporti in Europa ha da
tempo individuato la ferrovia come modalità
da privilegiare e sviluppare per assicurare
alla crescente domanda di mobilità della
moderna economia una risposta sì d’ade-
guata capacità, ma anche rispondente all’ir-
rinunciabile e culturalmente acquisito rispetto
dell’ambiente e del territorio: il Libro bianco
European transport policy for 2010, time to
decide è un riferimento inequivocabile.
Coerentemente a questa linea strategica,
ogni paese europeo ha elaborato ambiziosi
piani di sviluppo delle proprie reti ferroviarie,
la cui concretizzazione incontra tuttavia diffi-
coltà per i tempi crescenti tra il concepimen-
to del progetto e l’effettiva disponibilità al ser-
vizio e per i costi sempre meno pianificabili.
Questi effetti si combinano negativamente
fino a divenire ostacolo a una rigorosa piani-
ficazione finanziaria industriale capace d’at-
trarre il partenariato pubblico-privato come
strumento da privilegiare per l’attuazione
d’importanti investimenti pur nella crescente
penuria dei budget pubblici.
Il disegno quanto più realistico possibile di
questo scenario di difficoltà, la ricerca delle
sue ragioni e l’individuazione dei “luoghi” in
cui tali difficoltà s’annidano e si sviluppano
fino a trasformarsi in fatti ostativi dello svilup-
po delle ferrovie rappresentano il primo com-
pito che si è posto il progetto DIFFRAIL.
1. La storia e il metododel progettoDIFFRAIL è l’acronimo di Difficulties in
Realising Large Infrastructure Projects.
Il progetto1 è stato lanciato e finanziato
dall’UIC nel 2002 su proposta di TAV e
della svedese Banverket, proposta formu-
lata sugli esiti d’un progetto volontario
internazionale sviluppato nel 2001 dalle
stesse società. Sostenuto e diretto da RFI,
con il management di Banverket e il contri-
buto della TAV, è stato possibile grazie alla
partecipazione di rappresentanti delle reti
ferroviarie di Belgio, Danimarca, Svizzera,
71
Il processo autorizzativo: un delicatoequilibrio tra efficienza, ambiente e democrazia in Europa
MARIA ANTONIETTA DEL BOCCIO – responsabile del progetto della tratta Alta velocità Milano-Veronadi TAV SpA
C1 15-09-2005 9:38 Pagina 71
Olanda, Regno Unito, Serbia-Montenegro,
Polonia, Slovacchia, oltre naturalmente alla
Svezia e all’Italia.
Il perché la TAV/RFI si sia resa parte propo-
sitiva è evidente alla luce dell’esperienza ita-
liana sul progetto dell’Alta velocità; quanto a
Banverket, sappiamo che la Svezia ha un
impianto di pianificazione/autorizzazione
degli investimenti pesante e lento in cui i
rapporti tra i ruoli dei diversi livelli istituzio-
nali necessitano di maggiore efficienza.
Le domande di base che il gruppo di
progetto s’è dapprima posto sono:
• la crescente difficoltà nel realizzare infra-
strutture ferroviarie è una “sensazione“ di
chi lavora negli investimenti o è un fatto
oggettivo e condiviso nella larga generalità
dei protagonisti?
• queste difficoltà sono veramente a un livel-
lo tale da mettere in pericolo la fattibilità
stessa degli investimenti e quindi la
sopravvivenza del sistema ferroviario,
oppure sono fisiologiche e gestibili?
Superato questo livello, le domande sono
divenute di maggiore dettaglio:
• a quali cause sono imputabili queste dif-
ficoltà?
• quali di queste cause sono nel potere di
gestione del project management e quali
sfuggono alle sue leve?
• in particolare, nell’ambito degli aspetti pro-
gettuali, quali sono riconosciuti di più diffi-
cile gestione e perché? Quali sono i meto-
di di gestione – i trucchi del mestiere – che
il project management pone in essere per
difendere il progetto? Qual è l’impatto sui
tempi e sui costi che le criticità tecniche
hanno sul progetto, nonostante la gestione
attenta del project management, cioè qual
è l’impatto residuo?
• esiste e qual è l’impianto procedurale/legi-
slativo che accompagna il progetto dal suo
concepimento alla realizzazione? Questo
impianto è efficiente, ovvero in che misura
le difficoltà del progetto sono imputabili a
caratteristiche intrinseche dell’impianto
procedurale/legislativo?
A questa prima serie di domande ha tenta-
to di dare risposta il progetto DIFFRAIL –
prima fase, per lo sviluppo del quale è
stato adottato il metodo della “risk analy-
sis”: dapprima è stata effettuata la ricogni-
zione tra i partecipanti al progetto – tutti di
provenienza di project management – delle
difficoltà incontrate (“survey”), quindi il
72
[ Argomenti ] 6
C1 15-09-2005 9:38 Pagina 72
confronto dei provvedimenti adottati nel-
l’ambito dei gestori del progetto e la misu-
razione degli effetti (“benchmarking”); ne è
seguita l’individuazione delle criticità resi-
due negli strumenti legislativi e manageriali,
e dei relativi titolari, disponibili per la miti-
gazione delle difficoltà stesse.
Nella seconda fase del DIFFRAIL, il cui
oggetto e il cui lancio sono stati decisi
dall’UIC e dalle società finanziatrici del pro-
getto solo dopo la lettura degli esiti della
prima fase, il gruppo di progetto s’è concen-
trato sull’individuazione della “best practice”
per il governo del processo all’interno dei luo-
ghi riscontrati come nevralgici.
Peraltro, questo tema – armonizzazione
delle procedure e best practice – è all’at-
tenzione dell’Europa: la recente decisione
europea n. 884/2004 afferma: “La compar-
timentazione fra Stati membri delle procedure
nazionali relative alla valutazione delle inci-
denze ambientali e socioeconomiche d’un
progetto può rivelarsi inadatta alla dimensione
transnazionale dei progetti dichiarati d’inte-
resse europeo.
Per rimediarvi occorre sviluppare, oltre a
metodi comuni di valutazione, procedure coor-
dinate di valutazione e di consultazione del-
l’opinione pubblica o procedure d’inchiesta
transnazionale che riguardino i diversi Stati
membri interessati e analizzino gli aspetti
socioeconomici e ambientali. Queste proce-
dure dovrebbero applicarsi senza pregiudizio
degli obblighi derivanti dalla normativa
comunitaria in materia di tutela ambientale”.
2. DIFFRAIL – prima fase
2.1. IL METODOIl progetto è stato sviluppato raccogliendo le rispo-
ste di project managers di diverse reti europee par-
tecipanti al progetto a tre questionari predispo-
sti dal gruppo di progetto e distribuiti via e-mail:
• questionario 1: descrizione della legisla-
zione di riferimento nel processo proget-
tuale e autorizzativo;
• questionario 2: aspetti legati al processo
autorizzativo:
- sezione 1: identificazione e valutazione
del rischio:
� lista dei maggiori rischi e delle
cause, stima degli effetti in costi,
tempi e qualità, probabilità del
rischio, livello del rischio, particolari
specificità del paese;
- sezione 2: metodi di gestione del rischio
e contromisure applicate:
� identificazione delle cause di rischio,
identificazione di quelle che ricadono
nel campo di gestione del project
manager, azioni che s’intraprendono
per prevenire il rischio;
- sezione 3: identificazione e valutazione
del rischio residuo, particolari specificità
del paese:
� valutazione dell’efficacia delle azio-
ni, tipo e natura del rischio residuo,
gravità per rischio residuo, partico-
lari specificità del paese;
• questionario 3: aspetti legati a specifiche
problematiche tecniche: come il precedente.
RUBRICA II processo autorizzativo: un delicato equilibrio tra efficienza, ambiente e democrazia in Europa
73
C1 15-09-2005 9:38 Pagina 73
2.2. LE CONCLUSIONILa consultazione ha portato – e questa è già
la prima delle risposte di base ricercate – alla
constatazione che la crescente difficoltà
della realizzazione delle opere ferroviarie è
un’esperienza italiana ampiamente generaliz-
zabile all’Europa.
I “numeri” – intendendo il valore economico
sotteso alla problematica in questione – di
queste difficoltà, ancorché difficilmente valu-
tabili, sono tali da meritare tutta l’attenzione
di chi vuole investire in ferrovie: la pianifica-
zione e la progettazione ne sono impattate
fino al 50% (Svizzera) dell’aumento dei costi
dell’opera ferroviaria inizialmente stimata
(con una media tra partecipanti che s’atte-
sta sul 25%), mentre i tempi di realizzazione
si dilatano oltre il 100% delle stime iniziali,
ma con casi non rari d’abbandono del pro-
getto dopo anni di studi.
Pertanto, quanto alla seconda domanda di
base, ne deriva che l’allarme sulla fattibilità
dell’investimento ferroviario, in un mondo che
ragiona solo in termini di redditività e di con-
correnza industriale, è assolutamente giustifi-
cato: l’incapacità d’attrarre capitale privato e
le crescenti restrizioni nell’uso del capitale
pubblico rischiano di rendere l’investimento
ferroviario “eccessivamente costoso per la
famiglia europea”, così da essere accantona-
to a favore d’investimenti più facili.
Lo studio ha permesso di formulare anche
due “corollari” interessanti.
Il primo: esiste un’ampia disarmonia tra pro-
cedure, metodi, ruoli, interpretazioni e persi-
no vocabolario in uso presso società europee
che sviluppano attività del tutto analoghe e
interconnesse. È estremamente variabile
anche la responsabilità dei ruoli istituzionali e
delle società ferroviarie coinvolti nel processo.
In un mondo come quello delle ferrovie, che
è connaturato nel concetto di rete e che vive
di questo, questo risultato deve servire a far
promuovere uno sforzo d’armonizzazione
almeno pari a quello sviluppato per le tecno-
logie, per le dogane, per la tariffazione.
Il secondo: le difficoltà sembrano indipen-
denti dalle dimensioni del paese, dalla densi-
tà di popolazione e dalle dimensioni del pro-
getto, ma connesse all’“anzianità” del regime
democratico e al rigore del quadro organiz-
zativo e politico del paese.
Il progetto ha quindi tentato di rispondere
alle altre domande che s’era posto e ha indi-
viduato due luoghi privilegiati in cui si colloca
il rischio per il budget (i costi e i tempi) d’un
progetto:
• alcuni aspetti tecnico-progettuali comu-
nemente riconosciuti di particolare rile-
vanza economica e particolare difficoltà
di gestione quali le problematiche
ambientali (ritrovamento siti inquinati,
impatto idrogeologico, campi elettroma-
gnetici, archeologia), la dipendenza tra
progetti diversi, la sicurezza delle galle-
rie, i criteri d’omologazione e accettazio-
ne, l’evoluzione nel tempo delle specifi-
che di base;
• il processo autorizzativo per effetto d’au-
mento della complessità dei processi; com-
74
[ Argomenti ] 6
C1 15-09-2005 9:38 Pagina 74
petenze formali poco chiare, o sovrappo-
ste, o inadeguate, o ridondanti; cambio “in
corsa” nella politica dei trasporti e delle
priorità attuative; interazione tra gruppi d’in-
teresse: soggetti politici, forze sociali, opi-
nione pubblica, gruppi d’opinione, privati
cittadini, operatori industriali e di trasporto.
Per ciascuna categoria e per ciascuna voce,
la consultazione ha fornito una valutazione
quali-quantitativa del livello del rischio, della
possibilità concreta di limitarlo attraverso
leve manageriali, dell’efficacia degli strumenti
disponibili e del livello di rischio residuo
(riquadri 1A e 1B).
RUBRICA II processo autorizzativo: un delicato equilibrio tra efficienza, ambiente e democrazia in Europa
75
Riquadro 1A
Difficoltà connesse con aspetti tecnici specifici: quali sono e quanto valgono
• Gestione di temi ambientalmente rilevanti (interferenza con siti inquinati, danni idrogeologici,
impatto rumore, impatto visivo, effetti elettromagnetici, disagi per i frontisti)
• Gestione del progetto e dei ritrovamenti archeologici
• Gestione dell’interdipendenza tra diversi progetti
• Tema della sicurezza in generale e in particolare per il trasporto merci pericolose e per il progetto
delle gallerie
• Omologazione di componenti e materiali
• Modifica delle specifiche di base
Livello di rischio Alto Medio Normalmente gestibile Basso
(*) ”A seconda del risultato del voto popolare, l’effetto (ambientale) può essere da sostenibile a molto pesante”
CH;SE
SE; ITSE;DK
DK
SESE
IT
SE
SE
1 Eventi ambientali rilevantia. Ritrovamento di siti inquinatib. Impatto idrogeologicoc. Rumore (SE,UK,DK)d. Vibrazioni (SE,DK)e. Impatto visivo (SE,UK,DK)f. Rifiuto dei frontisti (DK)g. Merci pericolose (SE)h. Prescrizioni SIA (SE,UK)i. Effetti elettromagneticiCondizioni della rete esistenteRitrovamenti archeologici2 Dipendenza da altri progetti3 Specifiche di sicurezza
per le gallerie4 Criteri d’omologazione
e accettazione5 Modifica delle specifiche
di base
UK;PL
SE;NL
SE;DKSEDKDK
UK; SEUKUK;NL
UK;CH;SE;DK;PL
SE
CH*;NL
IT
NL
NL
IT
DK
CH;DK
DK
DK;IT
NL
UK
UK (da parte delgestore della rete)
UK
C1 15-09-2005 9:38 Pagina 75
Il questionario tecnico fornisce una serie d’indi-
rizzi di buona pratica diretta principalmente al
project management. Quanto agli aspetti
ambientali: l’accertamento dei rischi ambientali
dev’essere sviluppato adeguatamente già a
livello preliminare, poiché le “sorprese” sono
sempre particolarmente onerose in termini sia di
tempo sia di costi: una tempestiva e completa
indagine del suolo e sottosuolo si trasforma in
un vero e proprio investimento. È utile portare
avanti alcune tematiche mediante task force
tra i soggetti coinvolti e il gruppo di progetto
(il criterio è ”prevenire è meglio che curare”).
Quanto all’interdipendenza tra progetti diversi:
anticipare iniziative di comunicazione e valoriz-
zazione delle caratteristiche “environment
friendly” delle ferrovie, iniziative di lobby per
l’acquisizione di fondi anticipati che risolvano
criticità specifiche connesse con lavori interfe-
renti, pervenire ad accordi tra i soggetti inte-
ressati regolanti le reciproche responsabilità
(il criterio è “anticipare le mosse”). Quanto ai
temi della sicurezza e delle gallerie: definire a
livello europeo univoci e omogenei criteri tecni-
ci che siano supportati da riconosciute compe-
tenze e possano giovarsi d’autorevoli sosteni-
tori, per evitare il fenomeno della domanda di
requisiti sempre più stringenti e costosi (il crite-
rio è “insieme si è più forti”). Quanto all’omo-
logazione di componenti: definire chiaramente i
requisiti funzionali e i criteri d’accettazione per
evitare di cadere nelle mani dei fornitori (il cri-
terio è “attenti agli autogol”). Dal quadro com-
plessivo emerge anche una serie di raccoman-
dazioni di buona pratica gestionale, indirizzate
ai vari protagonisti del processo: dal project
76
[ Argomenti ] 6
Riquadro 1B
Difficoltà connesse con il processo approvativo: quali sono e quanto valgono
• Durata eccessiva e incerta del processo• Incertezza dei finanziamenti • Effetti incerti dell’opposizione delle autorità locali e della popolazione• Sovrapposizione, ridondanza, loop di competenze tra istituzioni• Interferenze e perditempo dovuti a scarse conoscenze, ostruzionismo o interessi di parte• Aumento dei costi per richieste non coordinate d’interventi a titolo di compensazioni• Competizione tra diversi progetti nazionali/regionali e locali spinti dai rispettivi portatori d’interesse
Livello di rischio Alto Medio Normalmente gestibile BassoIT;UKCH;NL
PL
UK;NL
DK
CH;NL
1 – complessità/evoluzione2 – input o scopi poco chiari3 – competenze formali
poco chiare
4 – modifiche nella politica/pianificazione dei trasporti
5 – interazione tra portatori d’interesse
6 – mancanza di fondi
IT;SE;DK
SE;CH
IT;SE;DK
SE;CH
IT
UK
CH;IT;DK;SECH;UK;PL;NL;SE;SK;DK;IT
C1 15-09-2005 9:38 Pagina 76
management alle società ferroviarie e ai
decisori politici, raccomandazioni che in
estrema sintesi affermano che sul successo
d’un progetto considerato strategico per il
paese vale la pena vengano convogliati in
maniera organica, multidisciplinare e speci-
fica gli sforzi di tutte le competenze del
paese stesso; tra queste competenze il
project management opera da catalizzatore
e “maestro d’orchestra” (riquadro 2).
RUBRICA II processo autorizzativo: un delicato equilibrio tra efficienza, ambiente e democrazia in Europa
77
Riquadro 2
Compiti del gruppo di progetto
• Il project management deve poter guidare in modo unitario e centralizzato le scelte tecniche, l’interpretazione delle leggi e la comunicazione
• La creazione di gruppi di lavoro cui partecipano i vari portatori d’interesse (istituzioni, comitati, società di trasporto ecc.) può risolvere molti problemi e limitare i ritardi
• È particolarmente delicata la scelta del “quando” avviare la consultazione informale con le istituzioni e i portatori d’interesse: una consultazione fin dalla fase d’avvio delle decisioni può ridurre alcuni rischi, ma può predisporne altri. Il campo dei temi su cui cercare la condivisione al più presto possibile va delineato progetto per progetto in relazione alla specificità della sensibilità locale
• Analogamente, l’entità delle informazioni da produrre pubblicamente e l’approfondimento delle stesse va deciso dal project management caso per caso, in accordo con le istituzioni più influenti
• Gli strumenti d’un buon project management sono: buone, continue e trasparenti relazioni con tutte le autorità, i portatori d’interesse e il pubblico; conoscenza degli aspetti tecnici e procedurali; profonda conoscenza del territorio; efficiente sistema di comunicazione e informazione in ogni fase del progetto;capacità di sottoscrivere accordi per la gestione delle interfacce con i progetti concorrenti o sinergici
• Un buon management riduce i rischi d’opposizione
Compiti delle società ferroviarie
• Assicurare sostegno e risorse fin dalle prime fasi di vita del progetto: un progetto di grandi dimensionidovrebbe essere gestito con continuità dalle medesime persone fin dalla sua nascita
• Assumere iniziative perché il partenariato pubblico-privato possa diventare realtà: possedere concretamente fondi per la realizzazione riduce la richiesta di compensazioni e interventi suppletivi
• Promuovere l’elaborazione e l’emissione di procedure operative, di documenti interpretativi, di manuali, regolamenti ecc. come supporto delle decisioni del project management
• Promuovere, attraverso adeguata comunicazione, il carattere peculiare delle ferrovie d’essere environment friendly
• Assumere iniziative adeguate ogniqualvolta il progetto ferroviario si trovi a competere con altri progetti• Promuovere confronti nell’ambito delle istituzioni laddove la legislazione vada a confliggere con le
esigenze di nuovi investimenti• Pretendere la partecipazione delle istituzioni alle decisioni avendo la piena comprensione dei
problemi e degli aspetti coinvolti
Compiti dei decision makers a livello nazionale
• Predisporre legislazione adeguata ad accelerare i processi decisionali e promuovere gli investimenti strategici del paese
• Produrre o promuovere direttive utili ad armonizzare i processi tra i paesi europei, chiarire i ruoli e gli scopi
Best Practice: c’è lavoro per tutti!
C1 15-09-2005 9:38 Pagina 77
Ma le conclusioni più significative dello stu-
dio emergono dai questionari sul sistema
procedurale e legislativo: è ormai patrimonio
comune di chi opera nel settore la consape-
volezza che le esigenze tecnico/funzionali
dei progetti ferroviari devono confrontarsi
con la sensibilità ambientale e con l’esigenza
di processi democratici.
Nell’equilibrio complessivo in cui il progetto
può trovare successo, le tre esigenze da sod-
disfare sono fortemente interconnesse e diffi-
cilmente distinguibili.
Poiché è nella componente ambientale che
sembra concentrarsi il maggiore interesse
pubblico e sociale, le ferrovie devono miglio-
rare la loro capacità di spiegare se stesse e
di “pedagogicamente” comunicare i benefici
ambientali che sanno indurre proprio con
l’applicazione rigorosa delle proprie specifi-
cità funzionali.
Poiché è sull’interesse pubblico e sulla
democraticità dei processi che di volta in
volta fanno leva i diversi portatori d’inte-
resse per accelerare o rallentare il percor-
so progettuale, è su questi elementi che le
ferrovie debbono migliorare la loro capaci-
tà d’interloquire e di conciliare azioni
spesso contrapposte che riflettono il con-
flitto di base esistente tra protezione
ambientale e sviluppo, tra legislazione
ambientale e legislazione di pianificazio-
ne/investimento, fra interessi individuali e
interesse generale.
Su questo punto si sono raggiunte conclu-
sioni ancora più generali:
• non è sufficiente perfezionare gli strumenti
gestionali del progetto o inventarne di
nuovi: il miglioramento delle tecniche di
management dev’essere accompagnato
dall’efficientamento delle “regole del
gioco” come dettate dalle istituzioni inte-
ressate agli investimenti nazionali;
• la valenza strategica ed economica dello
sviluppo delle reti ferroviarie e il motivato
interesse che l’Europa vi annette vorreb-
bero che all’efficientamento e all’armo-
nizzazione di tali regole l’Europa non
restasse estranea.
78
[ Argomenti ] 6
C1 15-09-2005 9:38 Pagina 78
3. DIFFRAIL – seconda fase
3.1. IL METODOLo scopo del lavoro è nato direttamente dalle
tre conclusioni generali della prima fase:
ricerca d’un quadro legislativo/procedurale
che – incrociando le pratiche applicate nei
paesi partecipanti, le criticità di maggior livel-
lo riscontrate nell’analisi di rischio e gli stru-
menti apparentemente più efficaci – fornisse
al percorso d’un progetto quel mix di validità
tecnica, accettabilità ambientale e garanzie
democratiche che lo porta al successo in
tempi pianificati e con una spesa sostenibile
(best practice).
Lo sforzo che è stato fatto è di costruire una
procedura strutturata in modo sufficiente-
mente aperto e flessibile perché ogni paese
potesse inserirvi i propri ruoli nazionali con-
formemente alle rispettive Costituzioni, ma
capace di fissare passaggi obbligati quali
requisiti essenziali per la soluzione delle criti-
cità riscontrate.
Sono stati dapprima definiti i livelli progettuali
tipicamente caratterizzanti la vita d’un proget-
to: progetto di fattibilità (feasibility level), pro-
getto preliminare (preliminary level) e progetto
definitivo (detailed level), mediante i contenuti
tipici che ogni società d’ingegneria attribuisce
loro. Sono stati poi fissati i confini dello studio:
tra l’inizio del progetto di fattibilità e la fine del
progetto definitivo, escludendo quindi la fase
di concepimento strategico del progetto e la
fase d’appalto (construction level).
Quindi, sono stati individuati – e messi a fat-
tor comune – i soggetti coinvolti nel processo
autorizzativo, cui è stato attribuito un ruolo
gerarchico non contrastante con le logiche
elementari delle funzioni statali note.
I due insiemi, cioè i livelli di progettazione e le
istituzioni coinvolte, sono stati interconnessi e
combinati, associando a ogni coppia un pote-
re di valutazione, distinguendo tra potere di
On/Off (fermare/cancellare il progetto o man-
darlo avanti), potere modificativo, potere
consultivo (riquadro 3).
RUBRICA II processo autorizzativo: un delicato equilibrio tra efficienza, ambiente e democrazia in Europa
79
C1 15-09-2005 9:38 Pagina 79
Infine sono stati pensati momenti e sogget-
ti decisionali precisi, al fine d’assicurare la
certezza delle decisioni, l’individuazione dei
decisori e la rintracciabilità delle motivazioni.
I princìpi formatori della procedura propo-
sta sono stati:
• il progetto deve avere un percorso a piani-
ficazione nota; l’evoluzione dei tempi e dei
costi dev’essere controllabile e governabi-
le: per questo il processo dev’essere defi-
nito da una legge che fissa la durata dei
singoli passaggi procedurali e le compe-
tenze dei singoli soggetti coinvolti;
• i progetti prioritari – sanciti come tali –
devono poter godere d’una procedura
accelerata;
• il superamento d’ogni passaggio dev’es-
sere sancito da apposita disposizione di
legge avente i tipici contenuti d’un con-
tratto: fissare tempi, condizioni e titolari
per il superamento del passaggio succes-
sivo; attribuire i fondi a ciascuno dei sog-
getti coinvolti, a copertura delle spese del
percorso fino al passaggio successivo;
• le competenze nel processo e negli even-
tuali “ricircoli” debbono essere organizzate
in via gerarchica, senza ripetizioni né
sovrapposizioni, secondo il principio che
80
[ Argomenti ] 6
Riquadro 3
Soggetti coinvolti
• Lo Stato rappresentato dal Parlamento, il governo (rappresentato in questa materia dai ministri competenti per i Trasporti, per le Finanze, per l’Ambiente e per i Beni culturali), le autorità territoriali di diversa gerarchia (Regioni, Province, Comuni), i gruppi d’interesse (sindacati, comitati, associazioniriconosciute ecc.), privati, gestori della rete, operatori di trasporto, imprese private
• Strategico (conceptual o strategic): definisce i livelli operativi, lo stato costi-benefici, la coerenza con il piano generale dei trasporti, la sinergia/concorrenza con altri progetti infrastrutturali. In questa faseil progetto non ha una “vita ufficiale”
• Fattibilità (feasibility): specifiche di base, stima dei costi e tempi, stime di traffico, analisi di redditività,SIA preliminare, screening socio-ambientale, inserimento nelle pianificazioni territoriali, integrazione con le infrastrutture esistenti (effetti combinati macroambientali e macrotrasportistici), 2-4 alternativedi soluzioni di tracciato e soluzioni funzionali, analisi costi-benefici, elementi per la valutazione strategica d’impatto, elementi per la valutazione strategica nazionale. Il range dei costi è 20-30%
• Preliminare (preliminary): definizione delle opere con diverse alternative locali di tracciato, diverse alternative strutturali e tipologiche per alcune opere, SIA, criteri per le mitigazioni socioambientali, cantierizzazione, criteri architettonici, studio archeologico, studi idrologico, siti inquinati, computi e stime parametriche, opere tipologiche e opere d’arte principali, programma lavori, lista dei lavori prioritari, sedime vincolato, lottizzazione dell’opera, budget per le mitigazioni socioambientali. Adeguamento dell’analisi costi-benefici, delle specifiche di base, della valutazione di redditività, della valutazione strategica d’impatto, della valutazione strategica nazionale. Il range dei costi è 30-40%
• Definitivo (detailed o land): per ogni lotto planimetrie, disegni strutturali delle opere, relazioni di dettaglio, mitigazioni socioambientali locali, aree d’esproprio, analisi dei danni, computi e perizie estimative, fasi e modalità costruttive ecc. Il range dei costi è 10-15%
• Costruttivo (executive o construction): è sviluppato dall’impresa esecutrice dopo l’appalto
Fasi progettuali
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“non si può tornare indietro su passaggi
già positivamente superati”;
• i pareri in materia tecnica debbono essere
assunti dalle istituzioni esclusivamente a
livello tecnico. Viene proposta una com-
missione d’esperti indipendenti apposita-
mente nominati per l’esame degli specifici
temi di progetto e per la specifica fase
approvativa. La nomina dei membri richie-
de il consenso dei ruoli politici delle istitu-
zioni rappresentate. La composizione deve
rispettare il peso delle singole istituzioni
rispetto al tema trattato. Le decisioni devo-
no essere assunte a maggioranza;
• i pareri in materia d’investimento debbono
essere assunti dalle istituzioni esclusiva-
mente a livello politico. Viene proposta una
commissione di decisori politici apposita-
mente nominati nell’ambito delle istituzioni
aventi potere On/Off sul progetto. Le deci-
sioni devono essere assunte all’unanimità;
• il processo autorizzativo deve avviarsi al
più presto possibile rispetto alla vita del
progetto, cioè a livello di fattibilità; a livello
di fattibilità si valuta la portata strategica e
finanziaria dell’investimento; a livello preli-
minare i titolari del processo assumono le
definitive decisioni On/Off; a livello definiti-
vo i nuovi titolari assumono decisioni di
carattere locale e puntuale, potendo avvia-
re sia procedura sia realizzazioni a stralci.
La durata del processo e l’approfondimen-
to delle analisi devono essere massimi a
livello di fattibilità e decrescenti nelle fasi
successive;
• la documentazione prodotta in ogni deci-
sione deve avere contenuti e metodi
d’analisi standardizzati, dev’essere traspa-
rente e disponibile.
3.2. IL PROCESSO A LIVELLODI FATTIBILITÀ
Lo scopo di questa fase procedurale è accer-
tare l’interesse dello Stato nell’investimento.
La fase si conclude con:
• dichiarazione dell’investimento come “stra-
tegico e d’alta priorità”:
� il progetto acquista il diritto al “pro-
cesso accelerato”;
� il progetto accede alla pianificazione
dei finanziamenti in una specifica lista
di priorità;
� viene avviato e finanziato il progetto
preliminare;
� vengono fissati i basics tecnico-eco-
nomici del progetto;
� viene acquisito un qualche vincolo sul
territorio;
� le istituzioni centrali e locali sono impe-
gnate a collaborare e a organizzarsi;
• rigetto del progetto come “investimento
strategico e d’alta priorità”:
� il progetto può accedere alla proce-
dura standard.
Il processo (flow chart nel riquadro 4):
il ministero delle Infrastrutture e dei trasporti
è il titolare-coordinatore del processo; rice-
vuta la proposta progettuale, lancia una con-
sultazione tra le maggiori istituzioni nazionali
in esito alla quale redige un rapporto di rico-
RUBRICA II processo autorizzativo: un delicato equilibrio tra efficienza, ambiente e democrazia in Europa
81
C1 15-09-2005 9:38 Pagina 81
gnizione per la Commissione tecnica. Questa
esamina documenti e redige una sua proposta
progettuale definitiva, motivata da un apposito
rapporto focalizzato sugli aspetti macro-
ambientali, progettuali, di funzionalità trasporti-
stica e di congruità economica.
Il rapporto viene esaminato dalla Commissione
investimenti che decide sul progetto, avendo-
ne verificata la fattibilità economico-finanziaria
e gli obiettivi strategici. Quest’ultima produce
un motivato rapporto che diviene vincolante in
forza d’un apposito dispositivo di legge.
3.3. IL PROCESSO A LIVELLODI PROGETTO PRELIMINARELo scopo di questa fase procedurale è deci-
dere definitivamente se il progetto può anda-
re avanti o no.
La fase si conclude con:
• approvazione del preliminare e della VIA:
� il progetto deve andare avanti fino alla
costruzione, in accordo con le pre-
scrizioni e la pianificazione approvata;
� sono concessi finanziamenti per il pro-
getto definitivo e per i lavori propedeutici;
� viene pianificato il finanziamento del-
l’intera opera;
� si pone il vincolo preliminare sulle aree;
� s’avviano i lavori propedeutici;
� viene incaricato il ministero delle
Infrastrutture e dei trasporti di con-
durre le fasi successive, il cui coor-
dinamento è affidato alle Regioni;
• rigetto del progetto preliminare:
� il progetto può essere modificato edessere riproposto.
Il processo (flow chart nel riquadro 5).
Il ministero delle Infrastrutture e dei trasporti
è titolare e coordinatore del processo.
Il soggetto proponente pubblica il progetto,
raccoglie gli atti in un dossier e produce un
rapporto di ricognizione.
82
[ Argomenti ] 6
Riquadro 4
sottopone la proposta di progetto aministero dei Trasportiapre la consultazione traaltri ministeri le Regioni il proponenteesamina la proposta di progettoil rapporto di ricognizione
esaminatutte le proposte di progettotutti i rapportise accetta o commenta
Il proponente del progetto(step 1)Ministro dei Trasporti(step 2)
Commissione tecnica (step 3)
Commissione investimenti(step 4)
riferisce aCommissione tecnica (mediante unrapporto di ricognizione)
riferisce aCommissione investimenti(mediante una proposta finale diprogetto + rapporto di motivazione)dichiarail progetto come “investimento strategico e prioritario” mediante una motivata decisione sull’investimento
Il flow chart del processo approvativo del progetto fattibilità
C1 15-09-2005 9:38 Pagina 82
Il ministero delle Infrastrutture e dei trasporti
sulla base di tale rapporto lancia una consul-
tazione tra le maggiori istituzioni nazionali, di
cui il soggetto proponente predispone per il
ministero stesso un dossier degli atti, un
rapporto di sintesi e un parere del propo-
nente. Su questa base il ministero elabora un
rapporto di ricognizione contenente proposte
e prescrizioni. Questo rapporto viene sotto-
posto alla Commissione tecnica, che redige
una sua proposta tecnica conclusiva specifi-
camente organizzata per l’impatto ambientale,
gli aspetti progettuali, la funzionalità trasporti-
stica e l’analisi del costo.
La proposta sarà completa di prescrizioni e
raccomandazioni: il tutto in armonia con gli
obiettivi definiti nella decisione della fattibilità.
Il rapporto tecnico viene esaminato dalla
Commissione investimenti.
Quest’ultima redige il suo motivato rapporto,
che diviene vincolante in forza d’un apposito
dispositivo di legge. A questo punto i sog-
getti istituzionali centrali escono dal pro-
cesso, che resta delegato alle Regioni.
RUBRICA II processo autorizzativo: un delicato equilibrio tra efficienza, ambiente e democrazia in Europa
83
Riquadro 5
sottopone la proposta di progetto apubblicotutti i ministeri coinvoltile Regioni interessatei soggetti interferitiapre la consultazione fratutte le autorità territoriali e le istituzioniraccoglie gli atti della consultazione, li istruiscee li commenta dal punto di vista delproponente
esaminala proposta di progetto, gli atti, ilrapporto di sintesi e il parere delproponente ed elabora il parere dalpunto di vista del ministero deiTrasporti esaminatutti gli atti e i rapporti
esaminatutti gli atti e i rapportise accetta o commenta
Il proponente del progetto(step 1)
Ministero delle Infrastrutturee dei trasporti (step 2)
Il proponente del progetto(step 3)
Ministero delle Infrastrutturee dei trasporti(step 4)
Commissione tecnica(step 5)
Commissione investimenti(step 6)
riferisce aministero delle Infrastrutture e deitrasporti (mediante un rapporto di ricognizione)
riferisce aministero dei Trasporti (mediante dossier atti,rapporto di sintesi,parere del proponente) riferisce aCommissione tecnica(mediante un rapporto di ricognizione)
riferisce aCommissione investimenti(mediante una proposta finale di progetto + rapporto tecnico di motivazione)dichiarail progetto preliminare“approvato” mediante una motivatadecisione sull’investimento
Il flow chart del processo approvativo del progetto preliminare
C1 15-09-2005 9:38 Pagina 83
3.4. IL PROCESSO A LIVELLODI PROGETTO DEFINITIVO
Lo scopo di questa fase procedurale è autorizza-
re l’avvio delle gare d’appalto e della costruzio-
ne sul lotto d’opere oggetto dell’approvazione:
• approvazione progetto definitivo e ottem-
peranza VIA del lotto d’opere:
� costruzione/gara del lotto;
� finanziamento del lotto coerente con
la pianificazione decisa nella fase
precedente;
� acquisizione aree di sedime;
• rigetto del progetto definitivo del lotto:
� il progetto dev’essere modificato e
riproposto, nel rispetto del prelimi-
nare approvato.
Il processo (flow chart nel riquadro 6).Ogni Regione è titolare e coordinatrice del
processo relativamente agli stralci ricadenti
nel territorio di competenza, e deve assicu-
rare lo sviluppo del progetto nel rispetto dei
tempi, costi e caratteristiche funzionali fissa-
te dal progetto preliminare approvato.
Di questo risponde al ministero dei
Trasporti. Il proponente dell’opera pubblica
il progetto, raccoglie i pareri pervenuti in
un dossier degli atti e li elabora in un rap-
porto di ricognizione. La Regione lancia,
quindi, una consultazione comune tra i
Comuni, i privati interferiti e gli altri portatori
d’interesse, in esito alla quale il soggetto pro-
ponente redige per la Regione un dossier
degli atti pervenuti, un rapporto di sintesi e il
parere del proponente (Dossier of Acts,
Hearing Report, Summary Report).
La Regione lo elabora e lo sottopone
a un’apposita Commissione tecnica locale
(composta da un mix delle istituzioni locali coin-
84
[ Argomenti ] 6
Riquadro 6
sottopone il progetto apubblicoautorità localii soggetti interferiti
apre la consultazione fratutte le autorità locali e i privatiinteressati
raccogliegli atti della consultazione, li istruisce e li commenta dal punto di vista del proponente
esaminala proposta di progetto, gli atti, ilrapporto di sintesi e il parere delproponente ed elabora il parere
esaminatutti i documenti agli attise sono accettati o commentati
Il proponente del progetto(step 1)
Regione(step 2)
Il proponente del progetto(step 3)
Regione(step 4)
Commissione tecnica regionale (step 5)
riferisce aautorità regionali(mediante un rapporto di ricognizione)
riferisce aRegione di competenza(mediante dossier degli atti,rapporto di sintesi,parere del proponente)riferisce aCommissione tecnica regionale (mediante un rapporto di ricognizione)dichiarail progetto definitivo dello stralcio“approvato per la realizzazione”mediante una motivata decisione
Il flow chart del processo approvativo del progetto definitivo (per ogni stralcio)
C1 15-09-2005 9:38 Pagina 84
volte) in un rapporto, di ricognizione (Survey
Report). Quest’ultima redige il suo motivato
rapporto, che diviene vincolante in forza d’un
apposito dispositivo di legge e riferisce al
ministero delle Infrastrutture e dei trasporti.
3.5. I PROBLEMI IRRISOLTILa procedura proposta non pretende di
risolvere tutti i problemi. Sarebbe semplici-
stico supporlo, data l’importanza dell’inve-
stimento in infrastrutture ferroviarie nella
vita stessa d’un paese. In particolare, sem-
bra inevitabile che lo sviluppo d’un proget-
to sia interessato da:
• cambi delle decisioni politiche circa la pia-
nificazione nazionale e le priorità d’investi-
mento: una durata minima di 5 anni delle
decisioni potrebbe essere proposta;
• finanziamenti non garantiti per tutti gli inve-
stimenti giudicati prioritari;
• resistenza d’alcune istituzioni allo stretto
rispetto delle procedure.
4. Passi successivi: ipotesiper un prossimo DIFFRAILDIFFRAIL II ha proposto una procedura
ragionevole, utile a mitigare il dilatarsi dei
tempi di progettazione e approvazione, l’in-
certezza dei finanziamenti, gli effetti delle
opposizioni al progetto, la sovrapposizione o
ridondanza delle competenze fra istituzioni e
altre difficoltà.
La procedura si basa sull’assunzione che
il progetto sottoposto all’approvazione
delle istituzioni sia stato dichiarato “strate-
gico” nell’interesse nazionale. Ma non dice
nulla circa:
• il “perché” e il “come” un progetto viene
dichiarato “strategico” a livello nazionale;
• in che relazione si pone un progetto strate-
gico nazionale nell’ambito della pianifica-
zione e della gerarchia strategica europea;
• con quale procedura (e criteri) l’Europa
può definire un progetto strategico e qual
è il collegamento tra questa procedura e le
procedure nazionali.
Questo potrebbe essere materia da appro-
fondire in un ulteriore step di DIFFRAIL,
così da costituire una proposta organica di
procedure che accompagnino la vita d’un
investimento.
È ancora la decisione 884/2004 a segnare
l’obiettivo: “...la Commissione, in concerto
con gli Stati membri, elabora adeguati
metodi per l’attuazione della valutazione
ambientale strategica al fine di garantire,
tra l’altro, un coordinamento adeguato, d’e-
vitare la duplicazione degli sforzi e di realiz-
zare una semplificazione e accelerazione
dei processi di pianificazione per i progetti
e i corridoi transfrontalieri”.
RUBRICA II processo autorizzativo: un delicato equilibrio tra efficienza, ambiente e democrazia in Europa
85
1 Il progetto è stato condotto dai signori Olov Niska, M. Antonietta Del Boccio, Johan Bergkvist, Malcolm
Lundgren, con la direzione di Nicola Mandarino e di Lena Ericsson.
NOTE
C1 15-09-2005 9:38 Pagina 85
Introduzione
L’Unione Europea con l’adozione della
decisione 1962/96/CE del 23 luglio
1996 ha emanato delle linee guida per
definire, partendo dalle reti ferroviarie
degli allora 15 paesi membri, un’unica
grande rete di trasporto transeuropea
(TEN, Trans European Network) cui si
sono più recentemente aggiunte quelle
degli altri paesi oggetto dell’ultimo allar-
gamento (decisione 884/2004/CE), che
in termini d’estensione, di dotazioni tec-
nologiche, d’accessibilità e d’interopera-
bilità fosse in grado d’assicurare un con-
sistente riequilibrio del trasporto merci
tra strada e ferrovia nonché di contribui-
re al conseguimento degli auspicati livel-
li di coesione economica e sociale,
necessari a ridurre i divari di sviluppo tra
le varie regioni che compongono il terri-
torio comunitario. In coerenza con le
determinazioni contenute nella decisione
1692/96/CE, è stato sviluppato in ambi-
to UIC il progetto denominato “European
Infrastructure Market, Capacity and
Investment” (EURAILINFRA), al quale
hanno partecipato alcuni dei maggiori
gestori europei, per la definizione d’una
metodologia che consentisse, sulla base
d’una serie d’indicatori definiti e condivi-
si nonché delle diverse prospettive
dell’UE e dei gestori nazionali, di valuta-
re e selezionare gli interventi di rimozione
dei “colli di bottiglia”, ossia delle “stroz-
zature” dalla rete TEN che nella maggio-
ranza dei casi ostacolano il consegui-
mento d’un adeguato livello di capacità
disponibile sull’infrastruttura che potreb-
be essere utilizzato in tutto o in parte per
soddisfare la prevedibile crescita della
domanda di trasporto ferroviario.
L’elemento “base” preso a riferimento per
la valutazione degli interventi di rimozione
delle strozzature dalla rete TEN è il “cor-
ridoio internazionale” alla cui strutturazio-
ne i gestori nazionali contribuiscono for-
nendo “sezioni” d’infrastruttura già esi-
stenti o in corso di realizzazione e, laddove
necessario, di nuova progettazione.
86
Valutazione degli interventi di rimozionedei “colli di bottiglia” infrastrutturali dalla rete ferroviaria europea
MARIO GOLIANI – responsabile Struttura progetti internazionali e nuovi transiti della Direzionemovimento di RFI SpAANTONIO SARNO – Struttura progetti internazionali e nuovi transiti della Direzione movimento di RFI SpA
C2 15-09-2005 9:40 Pagina 86
Caratteristiche dei “corridoi internazionali”
Allo stato attuale, tuttavia, le sezioni d’in-
frastruttura individuate come parte dei
“corridoi internazionali”, a causa della
diversa evoluzione storica delle reti, pre-
sentano lungo la loro estesa disomoge-
neità tecniche, funzionali e di capacità
tali da dar luogo a strozzature che non
permettono di garantire il trasporto delle
merci e dei passeggeri, sia per il tragitto
origine/destinazione del “corridoio” sia
per le località intermedie, nella qualità
prevista e con standard di qualità, pun-
tualità e regolarità in grado d’attrarre
clientela dalle altre modalità di trasporto.
Le disomogeneità (strozzature), che in
generale si considerano come limitanti la
potenzialità dell’infrastruttura, possono
essere:
1) di tipo tecnico come le seguenti che
normalmente vengono eliminate con gli
interventi a fianco indicati:
- peso assiale: adeguamento di ponti,
di viadotti e di sovrappassi e dell’ar-
mamento;
- sagoma o gabarit: adeguamento a
uno standard omogeneo di corridoio
in corrispondenza di gallerie, di tra-
vate e d’altri ostacoli;
- energia elettrica: realizzazione del-
l’interoperabilità agli effetti dei siste-
mi di trazione dell’intero corridoio o
di tratte adeguate;
- qualità del materiale rotabile: utilizzo
di carri e mezzi di trazione con carat-
teristiche idonee, in linea con gli
standard di qualità definiti;
- lunghezza dei treni: adeguamento del
modulo dei binari per incroci e pre-
cedenze;
- peso totale dei treni: per le linee elet-
trificate adeguamento della LC (linea
di contatto) e delle SSE (sottostazioni
elettriche) al livello di potenza richiesto
per garantire la circolazione prevista;
2) di tipo funzionale direttamente connes-
se con l’andamento plano-altimetrico
del tracciato che vengono eliminate
con interventi di:
- realizzazione di varianti altimetriche
per ridurre la pendenza e consentire
un aumento del peso dei treni;
- realizzazione di varianti di tracciato
con curve di maggiore raggio di cur-
vatura, per aumentare la velocità;
3) di tipo capacitivo, cioè di carenza di
“tracce orarie” rispetto alle richieste
delle imprese di trasporto, che sono
superate attraverso i seguenti interventi:
- aumento del numero dei binari della
linea;
- adeguamento e potenziamento del-
l’impiantistica che regola il distanzia-
mento dei treni;
- adozione d’idonee misure gestionali
per l’attenuazione degli effetti negati-
vi dell’eterotachicità sull’allocazione
ottimale di capacità.
RUBRICA Valutazione degli interventi di rimozione dei “colli di bottiglia” infrastrutturali dalla rete ferroviaria europea
87
C2 15-09-2005 9:40 Pagina 87
La potenzialità d’una data infrastruttura1 è
influenzata dal numero dei treni circolanti
(capacità consumata), dalla loro velocità
media, dai livelli di stabilità e puntualità
desiderati e infine dal grado d’“eterotachi-
cità”, cioè dallo scostamento della velocità
dei treni da quella “omotachica” che con-
sente l’utilizzazione ottimale, sia tecnica sia
economica, dell’infrastruttura medesima.
Localizzazionedelle “strozzature”
L’analisi dell’evoluzione del mercato ferro-
viario, ovvero la previsione del fabbisogno
di “tracce” che saranno domandate dalle
imprese di trasporto allo scenario tempo-
rale del 2015 assunto come riferimento dal
progetto EURAILINFRA, rappresenta il
punto di partenza per l’individuazione degli
interventi da attuarsi per rimuovere le
“strozzature”, interventi che in alcuni casi,
come la costruzione di nuove sezioni da
affiancare a quelle sature o di bypass di
nodi particolarmente congestionati, richie-
dono l’assunzione da parte dei gestori
nazionali d’impegni finanziari notevoli pur
in presenza di cofinanziamenti UE.
Nelle figure 1 e 2 sono illustrate le situa-
zioni che possono essere considerate
come le più ricorrenti nella valutazione
degli effetti positivi prodotti dalla rimozione
delle “strozzature”.
Pertanto, da parte dei gestori s’è ravvisata
l’opportunità d’avere uno strumento d’ana-
lisi, condiviso, per individuare, fra tutti gli
interventi proposti, quelli che contribuisco-
no maggiormente al raggiungimento degli
obiettivi comunitari, in rapporto agli investi-
menti necessari. Tenendo conto dell’evolu-
zione del fabbisogno di tracce, allo scena-
rio temporale di riferimento nelle situazioni
88
[ Argomenti ] 6
fig. 1 – Caso generale: “bottleneck” rimosso prima del punto di saturazione “I”
C2 15-09-2005 9:40 Pagina 88
“con intervento” e “senza intervento”, sono
stati quantificati e individuati i flussi di traffi-
co, definite le caratteristiche tecnico/capa-
citive ritenute necessarie per l’infrastruttura
nonché gli investimenti proposti dai gestori
nazionali per l’eliminazione delle “strozzatu-
re” in relazione a quattro corridoi assunti
come campione, che ai fini del presente
studio sono stati nominati nel modo
seguente (figura 3):
• corridoio I: Rotterdam-Milano;
• corridoio II: Monaco-Verona;
• corridoio III: Metz-Strasburgo-
Lione/Barcellona-Torino;
• corridoio IV: Stoccolma-Gyor.
Per rendere l’applicazione della metodolo-
gia più semplice, senza tuttavia renderla
meno rigorosa, s’è supposto per i suddet-
ti corridoi il fabbisogno di capacità come
linearmente crescente, mentre nella realtà
la crescita dello stesso potrebbe avere
andamenti diversi dovuti alla presenza di
situazioni cosiddette di “bottlenecks” multi-
pli, ossia quelli che s’influenzano a vicenda
e che potrebbero richiedere interventi di
rimozione di “strozzature” da attuarsi in più
fasi temporali.
Valutazione degliinterventi di rimozione
I proposti interventi di rimozione delle
strozzature localizzate sui predetti corridoi,
in prima analisi, sono stati classificati in
base al volume (indice “Vol”), misurato in
tracce richieste dalle imprese di trasporto
ma non fruibili a causa del deficit di capa-
cità e, viceversa, utilizzabili a seguito del-
l’intervento, per l’intero periodo temporale,
stabilito in 15 anni, nel quale si suppone
l’investimento di rimozione della “strozza-
tura” continui a produrre effetti positivi,
RUBRICA Valutazione degli interventi di rimozione dei “colli di bottiglia” infrastrutturali dalla rete ferroviaria europea
89
fig. 2 – Secondo caso: “bottleneck” di capacità rimosso dopo il punto di saturazione “I”
C2 15-09-2005 9:40 Pagina 89
90
[ Argomenti ] 6
fig. 3 – Corridoi esaminati nell’ambito del progetto EURAILINFRA
C2 15-09-2005 9:40 Pagina 90
mentre una seconda e più significativa
classificazione degli stessi è stata esegui-
ta in base alla “produttività” (indice “Eff”:
criterio economico) misurata in
tracce/euro, ottenuta rapportando il pre-
detto volume di tracce con l’ammontare
dell’investimento corrispondente. Con i
dati forniti dai gestori è stato possibile cal-
colare anche l’importanza dell’investimen-
to (indice “Imp”: criterio tecnico/funziona-
le) ottenuto dal rapporto tra il livello di
capacità, misurato in tracce/giorno, effetti-
vamente usato allo scenario temporale di
riferimento dopo la rimozione della strozza-
tura e la capacità disponibile senza l’inter-
vento sempre misurato in tracce/giorno.
Gli interventi di rimozione proposti posso-
no quindi essere riportati in una tabella
riassuntiva e ordinati in base ai rispettivi
indici “Vol”, “Eff” e “Imp”. Significativi sono
gli ordinamenti degli interventi, in senso
decrescente, sia in base all’indice “Vol”
(indice assoluto di miglioramento) sia
all’indice “Eff” (indice di rendimento), che
permettono d’ottenere due vettori dalla cui
lettura incrociata può desumersi una lista
di priorità d’attuazione degli interventi di
rimozione dei “colli di bottiglia” localizzati su
ciascun corridoio considerato (tabella 1).
Riportando su ciascuna ordinata di due siste-
mi di assi cartesiani, rispettivamente, i valori
degli indici “Vol” ed “Eff” e su ogni ascissa
l’investimento cumulato s’osserva che gli
incrementi dell’indice “Vol” tendono a dimi-
nuire all’aumentare dell’investimento cumula-
to (ovvero l’investimento aggiuntivo effettuato
RUBRICA Valutazione degli interventi di rimozione dei “colli di bottiglia” infrastrutturali dalla rete ferroviaria europea
91
fig. 4 – Efficienza dell’investimento
C2 15-09-2005 9:40 Pagina 91
92
[ Argomenti ] 6
Tabella 1 – Progetto EURAILINFRA Gruppo InvestimentiLista di priorità ordinaria in base all’indice “Eff”
1, 2, 3, 4 A A/B Inv X1B
Metz-Strasbourg1 S 318 260 1,223
Reding-Strasburgo
investimentolocale
20 2007 1.683.552 84.178
Mulhouse-Basilea
1 N 290 260 1,115 Terzo binario 22 2008 371.601 16.891
Bellinzona-Luino1 S/N 212 90 2,356
Saturazione dinodi e sezioni dilinea parzialmen-te a doppio bina-rio; estensione diPino-Tronzano e
Taccagno
120 2015 1.154.263 9.619
Strasburgo-Mulhouse
1 S 324 260 1,246Strasburgo-Sélestat:
terzo binario73 2008 284.180 3.893
Rosenheim S.-Kufstein
2 S 276 182 1,516
Rosenheim S.-Kiefersfeld:
segnali di bloccosupplementari
140 2012 507.967 3.628
Bettemburg-Metz1 N 250 250 1,000 Quarto binario 70 2006 164.369 2.348
Mannheim-Karlsruhe
via Graben-Neudorf/Bruchsal
1 S 464 329 1,410
Ammoderna-mento linea daGraben-Neudorf
a Karlsruhe:quadruplica-
mento
483 2015 830.250 1.719
Biasca-Bellinzona
1 S/N 340 320 1,063
Saturazione di nodi e sezionidi linea: bypass
di Bellinzona
1.000 2015 1.694.286 1.694
Berna-Spiez1 S/N 400 380 1,053
Saturazione dinodi e sezioni dilinea: terzo bina-rio Rüti-Zollikofen
e Gümlingen-Rubigen; riduzio-ne del distanzia-
mento
104 2015 106.566 1.025
Basilea-Brugg1 S/N 440 400 1,100
Saturazione dinodi e sezioni dilinea: connessio-ne F-D a Nord diBasilea; bypass
di Hochrteim(nuova linea)
1.100 2015 998.557 908
CorridoioLocalizzazione
del collo di bottiglia
Tipo di collo di bottigliaS=sezioneN=nodo
Traffico giornaliero
totale 2015 (tracce/giorno)
Capacità disponibile senza
investimenti (tracce/giorno)
ImportanzaSoluzione proposta
Investi-mento(milioni di euro)
Programmatoper (anno)
Vol Eff
segue
C2 15-09-2005 9:40 Pagina 92
RUBRICA Valutazione degli interventi di rimozione dei “colli di bottiglia” infrastrutturali dalla rete ferroviaria europea
93
Bussoleno-Alpignano3 S 253 110 2,300
Bruzolo-Condove-Torino: tunnel
di base; quadruplicamentoBruzolo-Condove
(10 Km) e daCondove a linea
AV/AC
1.350 2015 1.076.075 797
Alpignano-BivioPronda (versoOrbassano)
3 S 236 149 1,584Quadruplicamento
da Condove a linea AV/AC
1.000 2015 540.177 540
Monaco-Rosenheim
2 S 304 258 1,178
Waldtrudering-Rosenheim:
terzo binario esegnali di blocco
addizionali
610 2015 326.619 535
Mainz/Wiesbaden-Mannheim viaWorms/Biblis/
Bensheim
1 S 408 256 1,594
Inaugurazionenuova linea
Rhein/Mainrhein/Neckar per
traffico AV (250Km/h); incremen-to capacità della
vecchia linea
1.772 2015 943.387 532
Bolzano-Trento2 S 371 282 1,316Bolzano-Bronzolo:quadruplicamento
1.500 2015 492.540 328
Luino-Laveno1 S 149 133 1,120Luino-Laveno:
raddoppio600 2015 193.664 323
Gallarate-Rho1 S 286 248 1,153
Collo di bottiglia di capacità: terzo binarioGallarate-Rho
887 2015 208819 235
Rotkreuz-Erstfeld1 S/N 376 312 1,205
Saturazione dinodi e sezioni dilinea: nuova linea
“Berglang”
1.500 2015 348.886 233
Trento-Verona2 S 296 248 1,194Blocco
automatico1.500 2015 248.772 166
Fortezza-Bolzano2 S 280 246 1,138Fortezza-Ponte
Gardena e PratoTires-Bolzano
1.500 2015 202.312 135
Innsbruck-Brennero
2 S 278 244 1,139Tunnel base
Brennero2.000 2015 210.800 105
1, 2, 3, 4 A A/B Inv X1B
CorridoioLocalizzazione
del collo di bottiglia
Tipo di collo di bottigliaS=sezioneN=nodo
Traffico giornaliero
totale 2015 (tracce/giorno)
Capacità disponibile senza
investimenti (tracce/giorno)
ImportanzaSoluzione proposta
Investi-mento(milioni di euro)
Programmatoper (anno)
Vol Eff
segue tabella 1
C2 15-09-2005 9:40 Pagina 93
produce incrementi meno che proporzio-
nali dell’indice stesso: efficienza marginale
del capitale decrescente), mentre l’indice
“Eff” tende a ridursi, ovvero gli incrementi
di capitale investito rendono sempre di
meno, cioè sono a produttività decrescen-
te. Gli effetti positivi della rimozione delle
“strozzature” sono stati misurati in “numero
di tracce” differenziando le tracce passeg-
geri da quelle merci soltanto in base ai
periodi di circolazione delle stesse, assunti
rispettivamente in giorni/anno 365 e 300.
L’algoritmo di calcolo dei benefici è stato
desunto dagli schemi grafici illustrati dalle
figure 1 e 2, che simulano l’evoluzione del
fabbisogno di tracce, supposto per sempli-
cità linearmente crescente, la situazione
d’infrastruttura satura (nelle situazioni di
“strozzatura” rimossa prima e dopo il verifi-
carsi del punto di saturazione) e l’incre-
mento del numero di tracce conseguito
per il periodo temporale considerato.
Conclusioni
La valutazione degli interventi di rimozione
delle “strozzature” dalla rete TEN è stata
eseguita sulla base delle informazioni tec-
niche ed economiche rese disponibili dai
gestori e che hanno consentito di conse-
guire risultati che, pur non pretendendo
d’essere esaustivi delle problematiche
94
[ Argomenti ] 6
fig. 5 – Incremento del volume
C2 15-09-2005 9:40 Pagina 94
connesse con l’individuazione della priori-
tà degli interventi da co-finanziare, sono
tuttavia in grado di fornire le indicazioni
essenziali all’UE o a un ipotetico valutatore
circa la rispondenza alle aspettative che
l’UE ripone nello sviluppo della rete TEN.
S’evidenzia che la metodologia d’analisi svi-
luppata non è quella finanziaria, in quanto la
mancanza del dato relativo all’incremento di
treni*Km (percorrenza complessiva dei
treni), pur tenuto conto che l’algoritmo di
calcolo del pedaggio della traccia/km è
reso pubblico dalle reti, non ha consentito
di calcolare né i ricavi né i costi di gestione2
connessi con l’incremento di tracce vendu-
te e di conseguenza determinare gl’indici
finanziari o di redditività, per poter tener
conto, nel classificare gli investimenti, delle
aspettative dei gestori e dei vincoli regola-
mentari dell’UE che, tra l’altro, pongono la
“non sufficiente redditività” per il gestore
proponente come requisito per l’erogazione
della quota di co-finanziamento3.
Appendice
STRATEGIE DEI GESTORIIn generale, i gestori nazionali dell’infra-
struttura operano in regime di monopolio
naturale, sostengono per la produzione di
“tracce orarie” costi che sono decrescenti
all’aumentare dell’output, quanto meno in
assenza di congestione. Di conseguenza,
indicando con “C” i costi, con “q” la quan-
tità e definendo con l’indice “n” i diversi
gestori dell’infrastruttura, s’avrà che:
C(q) < ∑ C(qk)
per ogni possibile n-pla (n>1) di vettori
(q1,…,qn), tali che
∑ qn = q ,
e, proprio perché operano nel suddetto
regime, considerato perfetto, cercano la
combinazione ottima tra prezzo unitario
(pedaggio) e quantità venduta (tracce ora-
rie richieste dalle imprese di trasporto),
che consenta d’eguagliare i ricavi margi-
nali ai costi marginali, caratteristica che
consente di massimizzare il profitto.
Le variazioni dei ricavi e dei costi d’ogni
gestore sostanzialmente dipendono,
rispettivamente, dalla quota parte delle
tracce (treni)/Km rese disponibili dalla
rimozione della strozzatura domandate
dalle imprese di trasporto e dai costi
sostenuti per garantire la circolazione delle
stesse, con l’avvertenza che mentre i rica-
vi sono, di massima, proporzionali alla
quantità di prodotto (tracce/Km) venduto, i
costi, per quanto sopra esposto, crescono
meno che proporzionalmente. Pertanto
altre e diverse classificazioni si possono
ottenere sulla base della combinazione
degli indici “Vol”, “Eff” e “Imp” e degli indi-
ci finanziari “VAN” e “TIR”.
Ciascuno dei gestori nazionali, come detto
in precedenza, opera in regime di mono-
polio naturale, produce il bene “tracce ora-
rie” e le vende alle imprese ferroviarie che,
sulla base della recente normativa emana-
ta dall’UE, possono effettuare il trasporto
RUBRICA Valutazione degli interventi di rimozione dei “colli di bottiglia” infrastrutturali dalla rete ferroviaria europea
95
n
k=1
n
k=1
C2 15-09-2005 9:40 Pagina 95
di persone e merci in ambito sia nazionale
sia internazionale.
Pertanto si può supporre che un’aliquota “f”
dell’incremento di tracce prodotte a seguito
dell’intervento di rimozione della strozzatura
sia domandata dalle imprese ferroviarie per
il trasporto internazionale; schematizzando:
Qi = ∑ ƒkQk
con 0 ≤ ƒk per ogni “k”, dove:
Qk: quantità totale di tracce prodotte dai
gestori nazionali;
fk: aliquota di tracce utilizzata per il tra-
sporto internazionale;
Qi: quantità di tracce internazionali sulla
rete europea;
n: numero dei gestori.
Nel vendere la quantità fkQk alle imprese che
intendono usarla per il trasporto internazio-
nale, i gestori, monopolisti nell’ambito del
paese d’appartenenza, si trovano a operare
in un mercato più ampio caratterizzato dalla
presenza di più produttori di beni della stes-
sa specie (tracce orarie), che potrebbero
attuare lungo i corridoi europei, in associa-
zione a differenti politiche di prezzo, anche
differenziazioni delle tracce in termini di qua-
lità, puntualità e regolarità, al fine di renderle
più convenienti alle imprese di trasporto.
UTILIZZO DI VALUTAZIONI“MULTI-CRITERIA”Le decisioni 1692/96/CE e 884/2004/CE
concernenti la definizione d’una grande rete
di trasporto transeuropea e l’individuazione
sulla stessa di “corridoi internazionali” hanno
introdotto degli elementi che, almeno in ambi-
to internazionale, possono produrre lo svilup-
parsi d’una “concorrenzialità” tra i gestori
nazionali della quale il traffico internazionale
non potrebbe non beneficiare.
Il gestore potrebbe presentare al cofinanzia-
mento interventi che producono più benefici
per il traffico interno e meno per quello inter-
nazionale, ovvero riservare al traffico interna-
zionale una parte esigua delle tracce rese
disponibili dagli interventi di rimozione, com-
primendo in parte lo sviluppo del traffico
internazionale, che è il principale obiettivo
della politica comunitaria. Nei progetti di
rimozione delle strozzature proposti per il
cofinanziamento UE, pertanto, dovrebbero
essere distinte dal totale dell’incremento
conseguito le tracce che si presume saran-
no domandate dalle imprese ferroviarie per
effettuare il trasporto internazionale, al fine di
poter valutare sia il beneficio del gestore, in
termini di VAN e TIR finanziari, sia quello
dell’UE, VAN e TIR economici. La definizio-
ne d’una “lista di priorità ottima” d’elimina-
zione dei “bottlenecks” localizzati su ciascu-
no dei contributi dei gestori nazionali alla
rete TEN, che tenesse conto delle diverse
aspettative dell’UE e dei gestori, potrebbe
essere ottenuta ricorrendo a un’analisi
“multi-criteria”, che permettendo d’assegna-
re, nell’ottica dei vari soggetti interessati,
diversi “pesi” agli indici considerati, consen-
te, sulla base dell’indice risultante, l’ordina-
mento degli interventi di rimozione delle
strozzature in senso decrescente.
96
[ Argomenti ] 6
n
k=1
C2 15-09-2005 9:40 Pagina 96
La “classifica” degli interventi localizzati sui
corridoi così ottenuta, qualora non emergano
diverse valutazioni d’“opportunità”, può esse-
re considerata come la “lista di priorità” d’at-
tuazione degli interventi che rende “ottima”,
dal punto di vista dell’UE, l’erogazione dei
cofinanziamenti previsti perché più consona
al perseguimento degli obiettivi comunitari.
RUBRICA Valutazione degli interventi di rimozione dei “colli di bottiglia” infrastrutturali dalla rete ferroviaria europea
97
Il coordinamento del progetto è stato assicurato da:
• direttore del progetto: Dagmar Haase (DB Netz);
• gestore del progetto: Claus Kandels (DB Netz);
• segretario del progetto: Klaas Hostra (ERRI).
Il progetto è stato sviluppato da tre gruppi orientati al “mercato”, alla “capacità” e agli “investimenti”. La materia trattata nel presente articolo si riferisce agli argomenti analizzati dal gruppo“Investimenti” composto da:
• coordinatore: M. Goliani (RFI);
• esperti: B. Belander (BV), M. Del Boccio (TAV), M. Gaspard (RFF),
M. Pohl (DB Netz), A. Sarno (RFI).
Informazioni sul progetto UIC EURAILINFRA
1 Lo studio sulla potenzialità è stato condotto sulla base delle specifiche contenute nella “UIC Leaflet 406
CAPACITY – 1a edizione settembre 2004”.
2 Nel corso dello sviluppo del progetto s’è registrato da parte dei gestori dell’infrastruttura, specialmente per i
“costi”, una certa “indisponibilità” a fornire il dato degli incrementi dei costi d’esercizio connessi con l’au-
mento della quantità di tracce vendute, in quanto considerato come “rivelatore” della propria struttura pro-
duttiva agli altri gestori nazionali che, specialmente per i traffici Est-Ovest, potrebbero usare tale dato per cali-
brare, in termini sia di qualità sia di prezzo, la propria offerta di tracce al fine di dirottare le richieste delle
imprese di trasporto sui corridoi internazionali che interessano le proprie reti.
3 Tuttavia per la determinazione dei costi e dei ricavi necessari al calcolo degli indici finanziari “VAN” (Valore
attuale netto) e “TIR” (Tasso interno di rendimento), che seppur con motivazioni contrastanti sono rilevanti
per il gestore e per l’UE, si sarebbe potuto procedere in modo convenzionale, considerando i valori medi anzi-
ché quelli effettivi ricavando il possibile incremento dei costi e la percorrenza dei treni merci e passeggeri,
rispettivamente, dalla lettura dei bilanci dei gestori interessati dai corridoi campione e dalle tabelle statisti-
che pubblicate annualmente dall’UIC, introducendo in ogni caso ulteriori elementi distorsivi nella valutazione.
NOTE
C2 15-09-2005 9:40 Pagina 97
RubricaAMBIENTE | DIRITTO | ECONOMIA | INGEGNERIA
D1 15-09-2005 9:41 Pagina 98
1. PremessaIl settore energetico mondiale è attualmente
in un periodo di transizione. Le riserve di
combustibili fossili diminuiscono gradual-
mente e il loro impiego è reso difficile da
questioni ambientali ed economiche: la sfida
per il futuro sarà quella di conciliare le due
contrastanti esigenze che vanno delineando-
si a livello globale: la crescita della domanda
mondiale d’energia e il relativo aumento del-
l’impatto ambientale dovuto alle attuali fonti
d’energia. In quest’ottica e a fini cautelativi è
nato il protocollo di Kyoto, che ha avuto il
merito di promuovere iniziative concrete per
avviare interventi finalizzati prioritariamente
all’uso razionale dell’energia, al miglioramen-
to dell’efficienza dei processi e al graduale
passaggio verso combustibili a minor conte-
nuto di carbonio.
Ogni strategia energetica sostenibile, com-
patibile in particolare con il controllo del
drammatico riscaldamento globale del pia-
neta, non può prescindere da un massiccio
ricorso alle fonti energetiche rinnovabili,
che non presentano emissioni di gas serra.
La Commissione europea, nel suo Libro
bianco sulle fonti rinnovabili d’energia, ha
stabilito l’obiettivo di coprire con queste fonti
il 12% dei consumi interni entro il 2010; per
il settore elettrico, questo corrisponde a un
obiettivo del 22,1%, da confrontare con il
13,9% del 1997.
2. Le fonti rinnovabili
Si definiscono fonti rinnovabili d’energia
quelle fonti che possono essere considerate
virtualmente inesauribili.
Esse comprendono l’energia solare che
investe la Terra e quelle che da essa deriva-
no: l’energia idroelettrica, del vento, delle
biomasse, delle onde e delle correnti.
Nel 2001 in Italia la produzione lorda d’e-
nergia elettrica da impianti alimentati da
fonti rinnovabili ha raggiunto il valore di
55.088 GWh.
Il maggiore contributo è venuto dalla produ-
zione idroelettrica, mentre le maggiori varia-
zioni percentuali si sono registrate nella pro-
duzione eolica.
99
Tra... passante... e futuro:il nuovo fotovoltaico della stazione di Torino Porta Susa
FRANCESCO BOCCHIMUZZO – responsabile team progetti Brownfield della Direzione compartimentaleinfrastruttura di Torino di RFI SpA MICHELE APICELLA – staff Unità impianti tecnologici della Direzione compartimentale infrastruttura diTorino di RFI SpA
D1 15-09-2005 9:41 Pagina 99
Complessivamente la quota percentuale
d’energia elettrica prodotta da impianti ali-
mentati da fonti rinnovabili ha toccato, nel
2001, il 19,7%.
L’obiettivo indicato per l’Italia, al 2010,
dalla direttiva europea sulla promozione
delle fonti rinnovabili è pari al 25%.
3. L’effetto fotovoltaico
La tecnologia fotovoltaica appare quella che
consente il più promettente sfruttamento
delle fonti rinnovabili nel lungo termine e su
grande scala, soprattutto in paesi come
l’Italia con alti livelli d’insolazione e il cui
100
[ Argomenti ] 6
Tecnologia 1997 2002 2006 2008-2012MWe* Mtep MWe Mtep ∆ Mtep MWe Mtep ∆ Mtep MWe Mtep ∆ Mtep
Idro > 10 MW 13.942 7,365 14.300 7,550 0,186 14.500 7,656 0,292 15.000 7,920 0,556Idro ≤10 MW 2.187 1,787 2.400 1,954 0,166 2.600 2,116 0,329 3.000 2,442 0,655Geotermia 559 0,859 650 1,051 0,192 700 1,132 0,273 800 1,294 0,435Eolico 119 0,026 700 0,308 0,282 1.400 0,616 0,590 2.500 1,100 1,074Fotovoltaico 16 0,003 25 0,006 0,003 100 0,024 0,021 300 0,073 0,069Biomasse & biogas 192 0,125 380 0,502 0,377 800 1,056 0,931 2.300 3,036 2,911Rifiuti 89 0,055 350 0,385 0,330 500 0,550 0,495 800 0,880 0,825Totale 17.104 10,220 18.805 11,756 1,536 20.600 13,150 2,931 24.700 16,745 6,525(*) Potenza efficiente lorda, anche per i valori relativi agli anni successivi. Per il 1997, i dati indicati sono di fonte Enel, a esclusione del fotovoltaico (fonte Eurostat)
Tabella 1 – Situazione della produzione d’energia elettrica da fonti rinnovabili al 1997 e previsioni di sviluppo al 2008-20121
Fonte: Libro bianco per la valorizzazione energetica delle fonti rinnovabili
fig. 1 – Come sarà l’interno nuovo fabbricato viaggiatori Porta Susa
D1 15-09-2005 9:41 Pagina 100
potenziale energetico fotovoltaico ammonta
a 47.000 miliardi di kWh/anno. Se ricordia-
mo che il fabbisogno elettrico nazionale s’at-
testa ai 270 miliardi di kWh/anno, discende
che utilizzare pochi per mille del potenziale
fotovoltaico potrebbe soddisfare la richiesta
complessiva d’energia del nostro paese.
L’impatto inquinante ambientale del fotovol-
taico è ridotto, ed è legato alla sola fase
produttiva dei supporti di silicio. L’esercizio
delle centrali inoltre non dà origine ad alcun
tipo d’emissione e il loro “decommissio-
ning” (dopo 25-30 anni d’esercizio) non
presenta particolari problemi. A differenza
di talune fonti rinnovabili, il fotovoltaico
beneficia dell’indipendenza del luogo d’in-
stallazione rispetto alla fonte d’energia
(eolica, idrica, biomassa). Un ulteriore pre-
gio degli impianti fotovoltaici è che sono
anche idonei ad applicazioni di tipo locale:
sono modulari e impiegabili dai milliwatt ai
megawatt, possono risolvere ovunque fab-
bisogni puntuali non estensivi ed essere
integrati negli edifici di nuova costruzione,
secondo la corretta filosofia costruttiva
delle architetture “bioclimatiche”.
4. L’impianto fotovoltaico
L’elemento base d’un impianto fotovoltaico è
la cella: essa realizza la conversione diretta
dell’energia solare in energia elettrica sfrut-
tando il fenomeno fisico dell’interazione della
radiazione luminosa con gli elettroni di valen-
za nei materiali semiconduttori.
Il materiale comunemente usato per la realiz-
zazione di celle fotovoltaiche è il silicio nelle
sue tre strutture molecolari: monocristallino,
policristallino, amorfo. Tali celle vengono col-
legate e assemblate al fine di realizzare un
elemento pratico e modulare chiamato pan-
nello. Le configurazioni dei collegamenti pos-
sibili sono varie (parallelo, serie, misto).
La scelta d’uno o più d’essi viene determinata
dalle caratteristiche richieste dall’utenza, dalla
posizione dell’impianto rispetto all’eclittica del
sole, dalla presenza periferica o perimetrale
d’elementi che possano influenzare l’esposi-
zione all’irraggiamento solare.
L’insieme del generatore fotovoltaico, del
sistema di controllo e condizionamento della
potenza costituisce l’impianto fotovoltaico.
Ne esistono fondamentalmente di due tipi:
• impianti isolati dalla rete (Stand-alone)
sono quegli impianti in cui l’energia elettri-
ca che viene prodotta in eccedenza rispet-
to al carico elettrico viene accumulata
all’interno di batterie, al fine di poter esse-
re utilizzata in momenti di bassa insolazio-
ne o di buio;
• impianti collegati alla rete (Grid Connected)
sono impianti collegati alla rete di distribu-
zione elettrica, che in questo caso funge
da accumulo infinito.
L’energia prodotta viene convertita in cor-
rente elettrica alternata e, nel caso questa
non venga utilizzata, viene immessa nella
rete elettrica nazionale e contabilizzata con
un contatore doppio, in grado di gestire la
corrente in entrata e quella in uscita.
RUBRICA Tra... passante... e futuro: il nuovo fotovoltaico della stazione di Torino Porta Susa
101
D1 15-09-2005 9:41 Pagina 101
5. La nuova stazione di Torino Porta Susa
Il progetto della nuova stazione di Torino
Porta Susa è collocato all’interno d’una
serie d’interventi di potenziamento della
rete ferroviaria che la faranno diventare, nei
prossimi anni, lo scalo ferroviario più impor-
tante di Torino. Gli interventi in questione
sono: il passante ferroviario Porta Susa-
Lingotto, il nuovo collegamento diretto
Porta Susa-Porta Nuova, il quadruplica-
mento della tratta Torino Porta Susa-Torino
Stura e, non ultime per ordine d’importan-
za, le opere inerenti al “corridoio 5” e la
linea AV/AC Milano-Torino-Lione.
Per la realizzazione della nuova stazione è
prevista la presenza d’una galleria in
acciaio e vetro lunga 385 metri, larga 30,
con un’altezza variabile rispetto alla quota
stradale esterna tra i 12 e i 3 metri.
La superficie della copertura è generata da
una variazione d’archi a tre cerchi secondo
una legge lineare una volta fissato un certo
numero d’“archi chiave” del profilo.
Il problema dell’irregolarità dei moduli del
vetro è stato risolto attraverso una zonizza-
zione della superficie vetrata, dettata anche
da necessità estetiche e climatiche.
La copertura è composta di tre parti: una
parte alta piana (Zona A), una parte latera-
le a scaglie (Zone B, C, D) e un’ulteriore
parte piana in lucernario (Zona O).
Le lastre vetrate della zona O, costituite da
pannelli di 3.60m x 1.30m, sono realizzate
in vetro stratificato. La zona A che realizza
la copertura piana con chiusura all’aria e
all’acqua è costituita da pannelli di 3.60m x
1.00m in vetro stratificato 8+8.4 (pvb) mm.
Almeno uno dei due componenti è in vetro
temperato con due lastre in float chiaro, di cui
una con trattamento serigrafico monocolore.
La percentuale d’opacità dei pannelli in
questione assume valori fra il 30 e il 50%.
102
[ Argomenti ] 6
fig. 2 – Schema di principio d’un impianto Grid Connected
D1 15-09-2005 9:41 Pagina 102
La parte laterale risulta realizzata con il
dispositivo delle scaglie (zona B) per assi-
curare la ventilazione naturale della galle-
ria vetrata e l’impermeabilità all’acqua.
Nella parte in cui è realizzata la curva
(zona C) sono installate scaglie trapezoi-
dali di dimensioni variabili: 3.60m x
1.45/0.65m.
L’opacità dei pannelli in questione assume
valori fra il 30 e il 40%.
Alcuni pannelli posti nella parte inferiore
(zona D) in corrispondenza della strada e
dei parcheggi sono delle griglie di ventila-
zione. Usando come riferimento la tavola
ARC 03 02 – “Dettaglio serigrafia” del
progetto esecutivo, le zone su indicate,
viste dall’alto e schiacciando in un piano
orizzontale la copertura della galleria,
assumono un andamento cromatico come
mostrato in figura 4.
Una diversa suddivisione della canna della
galleria prevede che aree con opacità
omogenea possano essere accorpate.
In tal modo s’individuano 5 zone (figura 5).
RUBRICA Tra... passante... e futuro: il nuovo fotovoltaico della stazione di Torino Porta Susa
103
fig. 3 – Vista prospettica esterna nuovo fabbricato viaggiatori Porta Susa
fig. 4 – Vista schematica dall’alto delle zone della superficie vetrata
D1 15-09-2005 9:41 Pagina 103
6. L’impianto fotovoltaicoproposto
L’idea di base per la realizzazione dell’impianto
fotovoltaico si propone di sostituire la serigrafia
dei pannelli opachi con celle fotovoltaiche. In
questo modo non viene inficiata la luminosità
stabilita in fase di progetto. Tuttavia c’è da
osservare che un’opacità del 50%, realizzata
con serigrafia, s’ottiene coprendo il 65% della
superficie, mentre se è realizzata con celle foto-
voltaiche s’ottiene coprendo il 50% della
superficie, essendo le celle stesse completa-
mente opache. Noti la superficie di ciascun
pannello e il fattore di riempimento (assunto
coincidente con il fattore d’opacità) degli stessi
è possibile stimare la superficie utile per il foto-
voltaico: esplicitando i dati di tabella 3, rag-
gruppandoli in funzione delle zone omogenee
L1 … L5, s’ottiene il risultato presentato in
tabella 4. Ipotizzando che la potenza di picco
prodotta sia 125 Wp a metro quadro ovunque
(trascurando che nella zona C s’intende instal-
lare celle al silicio policristallino a rendimento
leggermente inferiore rispetto a quelle con sili-
cio monocristallino), s’ottengono i dati esplici-
tati nella seconda colonna di tabella 4.
L’analisi condotta, ipotizzando la semplice
sostituzione di pannelli serigrafati con pannelli
fotovoltaici con lo stesso grado d’opacità, con-
sente di stimare che s’è in grado di produrre
una potenza di picco pari a 765 KWp.
104
[ Argomenti ] 6
fig. 5 – Vista schematica delle zone a opacità omogenea
50% 40% 30%
Pannelli tipo O 210 0 0
Pannelli tipo A 1.168 324 26
Pannelli tipo B 304 922 164
Pannelli tipo C 0 0 635
Tabella 2 – Numero dei pannelli coinvolti in funzione dell’opacità
D1 15-09-2005 9:41 Pagina 104
6.1. LA STIMA DELL’ENERGIAPRODUCIBILEPer la stima dell’energia è stata impiegata
un’applicazione disponibile on line
basata sul sistema GIS reperibile sul sito
http://re.jrc.cec.eu.int/prgis/pv/ e realizzato
con il patrocinio del Centro di ricerca della
Commissione europea. I parametri inseriti
nel sistema sono i seguenti:
• coordinate geografiche che identificano la
città di Torino:
– 45°3’58" Nord, 7°37’39" Est;
– altitudine: 236 m slm;
• stima del rendimento dell’impianto fotovol-
taico: 85%;
• orientamento dei pannelli fotovoltaici:
– la canna della galleria segue con
buona approssimazione la direzione
Nord-Sud; la sezione trasversale
RUBRICA Tra... passante... e futuro: il nuovo fotovoltaico della stazione di Torino Porta Susa
105
Superficie coperta (mq)
50% 40% 30%
Pannelli di tipo O 975,2 0 0
Pannelli di tipo A 4.204,8 1.166,4 93,6
Pannelli di tipo B 1.236,7 3.750,7 667,1
Pannelli di tipo C 0 0 2.400,3
Totale 6.416,7 4.917,1 3.161,0
Tabella 3 – Superficie utile per il fotovoltaico
Tabella 4 – Superficie e potenza per aree d’opacità omogenea
fig. 6 – Come sarà l’interno nuovo fabbricato viaggiatoriPorta Susa da piano marciapiede
Superficie (mq) Potenza (Wp)
Zona L1 1.032,13 38.705
Zona L2 3.006,95 143.492
Zona L3 6.416,71 401.045
Zona L4 3.006,95 143.492
Zona L5 1.032,13 38.705
D1 15-09-2005 9:41 Pagina 105
avendo la forma d’una cupola schiac-
ciata può essere schematizzata con un
rettangolo in cui il lato più lungo (paral-
lelo alla superficie terrestre) è rappre-
sentativo delle zone L2, L3, L4, mentre
i lati minori (perpendicolari alla superfi-
cie terrestre) sono le zone L1 e L5,
poste rispettivamente a Ovest e a Est.
Il valore fornito dal sistema dell’energia
prodotta in un anno è pari a 825.325 [KWh].
Tale valore si può ottenere anche utilizzan-
do la formula usata in letteratura per la
stima dell’energia prodotta dall’impianto in
un anno ETU = P0 x Yr x 85% = 854.919
[KWh], dove Yr = 1314 h_d-1sono le ore di
sole equivalenti annue sulla città di Torino2,
85% è il rendimento stimato dell’impianto
fotovoltaico, P0 = 765.439 Wp è la potenza
del generatore fotovoltaico.
L’errore relativo tra i 2 valori è di circa il 3.6%
ed è giustificabile con il fatto che i calcoli ese-
guiti con il simulatore tengono conto anche del-
l’inclinazione e dell’orientamento dei pannelli.
6.2. LA SOLUZIONE PROGETTUALELe zone L1 … L5 precedentemente
descritte, caratterizzate da moduli con lo
stesso grado d’opacità e quindi in grado di
produrre la stessa potenza Wp, definisco-
no il criterio con il quale dev’essere realiz-
zato l’accorpamento tra pannelli del gene-
ratore fotovoltaico.
Il collegamento in serie e parallelo dei pan-
nelli stessi dev’essere organizzato in modo
funzionalmente ottimale per garantire il
massimo rendimento impiantistico.
Un’ulteriore considerazione che ha spinto
la scelta di tale criterio d’aggregazione si
riconduce alla posizione che le zone occu-
pano nella topologia della canna della gal-
leria: i pannelli che le costituiscono, infatti,
sono disposti lungo tutta la sua lunghezza
e vengono irradiati istantaneamente con lo
stesso angolo d’incidenza.
A ciascuna zona verrà collegato un inver-
ter di caratteristiche elettriche opportune
in grado di lavorare al meglio delle sue
106
[ Argomenti ] 6
fig. 7 – La potenza di picco generata dall’impianto fotovoltaico (come da tabella 4)
D1 15-09-2005 9:41 Pagina 106
potenzialità; è prevista inoltre l’installazio-
ne d’un ulteriore inverter che possa funge-
re da riserva calda per sopperire a even-
tuali malfunzionamenti.
Per non abbassare il rendimento comples-
sivo dell’impianto si ritiene che una solu-
zione ottimale possa essere la seguente:
• 2 inverter di potenza che lavorino in cop-
pia per la zona L3;
• 2 inverter, anche questi di potenza, che
operino rispettivamente per le zone L2
e L4;
• 30 inverter a bassa potenza che colle-
ghino i moduli (costituiti da celle in silicio
policristallino) delle zone L1 e L5.
La scelta d’utilizzare entrambe le tipologie
d’inverter può essere ricondotta a due
motivi sostanziali: una gestione più dinami-
ca e flessibile delle zone a più basso ren-
dimento (dovuto all’uso di pannelli al silicio
policristallino) e irraggiamento (posizione
sfavorevole nei confronti dell’incidenza
della luce); la possibilità di sperimentare e
testare le opzioni che sono tecnologica-
mente offerte dal mercato.
Per evitare inconvenienti nel trasporto e
nella trasformazione d’energia, s’è pensa-
to d’usare inverter di piccola taglia che
possano collegarsi direttamente alla rete
elettrica tradizionale a 220V monofase.
Per gli inverter di potenza la soluzione più
vantaggiosa potrebbe essere quella d’ot-
RUBRICA Tra... passante... e futuro: il nuovo fotovoltaico della stazione di Torino Porta Susa
107
fig. 8 – Schema unificato dell’impianto fotovoltaico
fig. 9 – Esterno nuovo fabbricato viaggiatori Porta Susa
D1 15-09-2005 9:41 Pagina 107
tenere una tensione trifase a 400V da atte-
stare in una cabina di distribuzione della
società che gestisce la fornitura d’energia
elettrica3.
La scelta di dotare le zone L1 e L5 di sili-
cio policristallino piuttosto che di silicio
monocristallino come nelle altre zone è det-
tata da motivi estetici indicati da esigenze
architettoniche.
Tale decisione è stata avallata anche da con-
siderazioni tecniche, in quanto il rendimento
delle due tipologie di silicio non è così diffe-
rente come nel passato.
7. Valutazione dei costi
Le voci che costituiscono il costo d’un siste-
ma fotovoltaico sono:
1. costi d’investimento;
2. costi d’esercizio (manutenzione e personale);
3. altri costi (assicurazioni e tasse).
A sua volta il costo d’investimento può esse-
re esplicitato come indicato in tabella 5.
Tale stima è stata effettuata considerando i
valori riassunti nella tabella 6; il valore dei vari
costi/prezzi è stato ottenuto da indagini di mer-
cato e da visite presso produttori e/o fornitori.
108
[ Argomenti ] 6
Tabella 5 – Costi d’investimento (in euro)
Costo del solo silicio per l’intera copertura (sup. coperta dal Si: 6.124 m2) 1.607.550
Costo della realizzazione del pannello* 865.604
Costo degli interruttori di bassa potenza 300.000
Costo della logica di controllo 5.000
Costo dei quadri di BT e MT + accessori per il cablaggio 200.000
Costo degli inverter di bassa potenza 84.000
Costo delle centrali di conversione 770.000
Costo dei locali 30.000
Costo della manodopera [30%] 1.158.646
Costo complessivo dell’impianto 5.020.800
(*) Escluso costo del silicio (contemplato nella voce precedente) e del vetro (già stimato nel progetto di realizzazionedella copertura originaria). Il numero di tali pannelli è 3.753
Costo del silicio dei moduli FV al m2
(sapendo che 12cm x 12cm = 144 cm2 costano 3 E)* 210 E/m2
Prezzo del silicio = costo + 25% 262,5 E/m2
Prezzo del modulo = prezzo del silicio (65%) + prezzo realizzazione pannello (35%) circa 403,8 E/m2
Prezzo dei moduli per l’intera copertura** 2.473.154 E
(*) Costo del silicio alla ditta produttrice di pannelli fotovoltaico. A questo va sommato un ricarico che può essere stimato in circa il 25%.
(**) (Prezzo del silicio/65%) x A. A = 6.124 m2: corrisponde ai metri quadri di silicio sull’intera copertura
Tabella 6 – Prezzi e costi di mercato dei materiali
D1 15-09-2005 9:41 Pagina 108
8. Conclusioni
Ultimata la fase di transizione, durante la
quale il monolite Ferrovie dello Stato è
stato diviso in più società caratterizzate
da un loro core business, ecco che il mai
tramontato fasto e prestigio ricomincia a
essere proprio d’una società quale RFI.
Il meticoloso lavoro svolto in sordina e
nell’ombra per garantire l’efficienza delle
infrastrutture viene oggi affiancato a pro-
getti d’alta ingegneria e d’innovazione
architettonica che renderanno le stazioni
di domani vere opere d’arte da ammirare
e visitare.
Al fine di realizzare l’impianto fotovoltai-
co di Torino Porta Susa con le più
moderne e affidabili soluzioni industriali,
sono stati intessuti numerosi contatti con
ditte produttrici di silicio, pannelli FV e
inverter; la partecipazione a convegni
nazionali e internazionali, le visite presso
centri di ricerca quali JRC di Ispra,
ENEA e CNR nonché a strutture preesi-
stenti già funzionanti hanno consentito di
percepire lo stato dell’arte e dettato quali
sono le migliori scelte progettuali oggi
attuabili.
Notevole è stata anche la ricerca bibliogra-
fica – libri, siti Internet, norme CEI, data-
sheet dei componenti, pubblicazioni –, che
integrata con consulenze d’esperti del set-
tore ha creato un background di conoscen-
ze che è ormai patrimonio di RFI. Questa è
la strada da seguire: ricerca, investimenti
e presenza negli ambienti scientifici, ed
essere un volano per un paese che deve
crescere al pari degli altri.
RUBRICA Tra... passante... e futuro: il nuovo fotovoltaico della stazione di Torino Porta Susa
109
1 L’energia elettrica è convertita in Mtep usando il principio di sostituzione, con l’equivalenza 2.200 Mcal/MWh
(convenzione italiana) e tenendo conto che 1 Mtep = 1010 Mcal.
2 Tale dato è stato estrapolato da Internet e cita come fonte di riferimento le norme UNI10349 e l’Atlante
europeo; è stato inoltre fatto un controllo della bontà di tale valore usando dati contenuti su un database
europeo reperibile al sito www.satel-light.com.
3 Tale soluzione merita ulteriori considerazioni e approfondimenti che sono a oggi in via di definizione con
la società fornitrice d’energia elettrica.
NOTE
D1 15-09-2005 9:41 Pagina 109
MezzogiornoRUBRICA
E1 15-09-2005 9:42 Pagina 110
Lo sviluppo dei trasporti al Sud è stra-
tegico per l’Italia ed è condizione
necessaria per avvicinare il Meridione
all’Europa, favorendo gli scambi di persone
e merci. Il Gruppo Ferrovie dello Stato, in
generale, e Trenitalia, in particolare, hanno
avviato negli ultimi tempi ingenti politiche
d’investimento, avendo di mira la crescita del
benessere delle popolazioni del Sud.
La mole d’investimenti (figura 1) previsti non
ha eguali nel panorama economico Italiano.
I piani approntati, grazie agli ingenti stanzia-
menti previsti, si trasformeranno in azioni con-
crete dirette a un drastico miglioramento dei
servizi offerti. In particolare, gli investimenti in
materiale rotabile, che più direttamente hanno
un impatto sulle percezione del cliente, hanno
un peso senza eguali a partire dal 2005.
111
Trenitalia per far crescere il Mezzogiorno
PAOLO GAGLIARDO – direttore della Direzione marketing di Trenitalia SpA
2000 2001 2002
Infrastruttura
2003 2004 2005 2006 2007 2008
2,8
3,6
0,8
3,8
4,7
0,9
4,4
5,5
1,1
5,8
7,0
1,2
6,6
7,8
1,2
6,6
8,7
2,1
7,2
9,8
2,6
7,2
9,6
2,4
7,2
9,1
1,9
Materiale rotabile
fig. 1 – Investimenti Gruppo FS (miliardi di euro)
E1 15-09-2005 9:42 Pagina 111
Le innovazioni nella flotta
Partendo dalla considerazione che il materia-
le rotabile costituisce l’interfaccia tangibile
del rapporto azienda/cliente nell’erogazione
del servizio di trasporto, le principali innova-
zioni sono concentrate proprio nel rinnova-
mento complessivo della flotta, caratterizzata
attualmente dall’elevata età media, con con-
seguenze sull’affidabilità, sul comfort e sul
senso di qualità complessivo. Alcuni esempi
concreti: il Minuetto è il nuovo treno da 345
posti per il trasporto regionale, progettato
con caratteristiche tali da soddisfare le esi-
genze di comfort, silenziosità di marcia e ser-
vizi a bordo. Non a caso per la progettazione
ci si è affidati a Giugiaro. La flessibilità e la
maneggevolezza rendono questo treno adat-
to alle relazioni dove il traffico non è partico-
larmente denso. Dei 200 esemplari ordinati,
circa 80 sono quelli destinati al Mezzogiorno,
ed è in fase di definizione l’accordo con la
Regione Sardegna (figura 2).
A oggi, grazie anche al contributo delle
Regioni e del CIPE, sono già stati conse-
gnati e circolano regolarmente 5 treni in
Sicilia, 4 in Puglia, 6 in Campania e uno in
Calabria.
Sui tragitti dove, al contrario, il traffico pre-
senta picchi più elevati, la flotta dei treni
regionali ha visto l’avvento, a partire dall’a-
prile del 2005, delle nuovissime carrozze di
tipo “Vivalto”; si tratta di vetture ad alta
capacità, climatizzate, dotate d’efficaci tec-
nologie audio-video e attrezzate per ricevere
la clientela diversamente abile. Anche in
questo caso al Sud è destinata una quota
importante delle 450 carrozze ordinate per
l’intera rete italiana.
Ulteriori interventi d’ammodernamento di
treni già circolanti, per un investimento di
20 milioni di euro, interessano 132 carrozze
e 8 carrozze cosiddette semi-pilota impie-
gate nel trasporto regionale in Calabria.
Ma il Mezzogiorno è interessato anche dai
collegamenti di lunga percorrenza con la flot-
112
[ Argomenti ] 6
fig. 2 – La distibuzione dei Minuetto nelle regioni del Mezzogiorno
E1 15-09-2005 9:42 Pagina 112
ta degli Intercity Plus: a oggi sono già 38 i
convogli completamente ristrutturati, su un
piano complessivo di 120 treni, che circolano
collegando le principali città del Sud con il
Centro e il Nord Italia. Il pubblico mostra di
gradire particolarmente questi nuovi treni,
il cui comfort a bordo è fortemente migliorato.
Le innovazioni di marketing
La vera novità è sicuramente l’introduzione del
TrenOK sulla linea Roma-Bari. Dopo l’inco-
raggiante esperimento sui collegamenti per
Milano, il 15 marzo è stato lanciato il servizio
verso Bari, con la possibilità d’acquistare i
biglietti a partire da soli 9 euro.
Dalla Puglia e dalla Campania v’è ora la pos-
sibilità di raggiungere la capitale a prezzi
davvero accessibili (figura 3).
Tale servizio low cost non è pensato sola-
mente per fronteggiare la concorrenza delle
compagnie aeree low cost, sempre più inte-
ressate al mercato italiano. TrenOK ha come
ulteriore obiettivo quello di far riscoprire
il treno come valida alternativa all’utilizzo ora-
mai stressante dell’automobile, e permette di
generare nuovo mercato andando incontro
alla domanda di quei clienti che non avreb-
bero viaggiato con il treno alle normali tariffe.
Più in generale, TrenOK testimonia una stra-
tegia marketing Trenitalia, sempre più orien-
tata a migliorare creativamente il servizio e in
generale la qualità della vita ai clienti. E la
risposta della clientela non ha tardato ad arri-
vare: migliaia di richieste hanno esaurito rapi-
damente i posti disponibili.
Sulla stessa falsariga strategica l’offerta
2005 di Trenitalia ha visto tante novità.
Alcuni esempi: l’introduzione, per la prima
volta, del collegamento Eurostar Napoli-
Udine; la possibilità di viaggiare con il lusso
d’un grande albergo sul nuovo vagone letto
Excelsior da Roma a Palermo (in cui si può
addirittura pernottare in suite matrimoniale);
i nuovi collegamenti da Napoli alla Costa
Azzurra (utili soprattutto durante l’estate);
migliorati anche i collegamenti dalla Sicilia e
dalla Calabria verso il Nord, con nuovi orari
e maggiori fermate.
RUBRICA Trenitalia per far crescere il Mezzogiorno
113
fig. 3 – Il servizio TrenOK fra Roma e Bari
ROMA T
IBURTI
NA
CASERTA
ARIANO IR
P.
FOGGIA
BARLETT
A
TRANI
BISCEGLIE
MOLF
ETTA
BARI
5:10
E1 15-09-2005 9:42 Pagina 113
Non stiamo qui a citare tutto il già fatto, ma
diamo un’occhiata anche al futuro prossimo:
su alcune delle principali relazioni verso il Sud
saranno sperimentati nuovi servizi d’intratteni-
mento e animazione per i bambini viaggiatori
per farli divertire durante i lunghi viaggi e alle-
viare un po’ le fatiche dei genitori.
Questo e tanto altro.
E naturalmente poi l’avvio dell’esercizio del-
l’alta velocità sulla tratta Roma-Napoli, un’o-
pera in grado di rivoluzionare la geografia
delle due aree metropolitane, con una dura-
ta del percorso che s’abbassa notevolmente
e una qualità di viaggio e puntualità stato del-
l’arte. E, come ricaduta di questo, il conse-
guente alleggerimento della linea storica a
vantaggio dei servizi più tradizionali.
A fronte di tutto questo, elemento cardine
della strategia Trenitalia è accelerare lo svi-
luppo della mobilità locale in risposta alle esi-
genze dei sistemi urbani.
In particolare nelle grandi aree metropolitane,
come quelle di Napoli, Bari e Palermo, i servi-
zi del trasporto regionale su ferro si propon-
gono come valida alternativa ai problemi del
traffico automobilistico, garantendo non solo
i collegamenti con i capoluoghi, ma anche la
più efficace forma di penetrazione nei centri
urbani. A Palermo, per esempio, è ormai atti-
vo da oltre tre anni il comodo servizio di colle-
gamento del capoluogo con l’aeroporto
Falcone-Borsellino (Trinacria Express).
Per raggiungere obiettivi di servizio sempre
più soddisfacenti, Trenitalia opera sia nel
114
[ Argomenti ] 6
E1 15-09-2005 9:42 Pagina 114
campo dell’incentivazione delle integrazioni
tariffarie sia nel campo delle innovazioni.
Unico, l’integrazione tariffaria realizzata in
Campania, è ormai un case study preso a
modello da più parti, anche internazionali.
Infine, elemento importantissimo, migliorare
decisamente la qualità del servizio.
Nell’ambito delle iniziative d’assistenza e d’a-
scolto della clientela, su alcune linee di
Campania, Calabria e Sicilia è stato recente-
mente istituito il servizio degli assistenti della
linea, che vede impegnato personale d’eleva-
ta professionalità con l’obiettivo d’anticipare e
favorire la risoluzione delle criticità di viaggio.
Le stazioni come luogodi collegamentocon le città
Per migliorare i servizi alla clientela nelle stazio-
ni del Centro-Sud, soprattutto in quelle non
presenziate da personale Trenitalia, sono state
installate 280 biglietterie self-service e 320
monitor informativi, cui si aggiungeranno entro
l’anno altre 120 self-service.
Ma la principale novità per le stazioni, che vede
questa volta impegnato l’intero Gruppo
Ferrovie dello Stato, è sicuramente l’avvio dei
lavori di ristrutturazione della stazione di Napoli
Centrale nel mese d’aprile 2005. Il programma
di riqualificazione del vecchio edificio datato
1960 prevede investimenti per 45 milioni d’eu-
ro, con una durata dei lavori di circa 24 mesi.
Una stazione rinnovata riuscirà a catalizzare le
energie verso un generale miglioramento dei
servizi a terra e, perché no, verso lo sviluppo di
profittevoli iniziative economiche in grado di
generare, anche attraverso l’indotto, un impat-
to positivo sull’intera area di riferimento.
Il trasporto delle merci
Continua l’impegno di Trenitalia – Direzione
logistica – per lo sviluppo del trasporto merci,
in particolare del traffico combinato, da e per il
Meridione con il potenziamento degli scali inter-
modali, con l’introduzione di nuove tecnologie e
con l’offerta di nuovi servizi. Anche le società
controllate hanno avviato piani di sviluppo nei
grandi interporti, come ad esempio quello di
Marcianise. Sono state realizzate importanti ini-
ziative commerciali come i contratti in “qualità”
che prevedono l’assunzione sia da parte dell’a-
zienda sia del cliente d’impegni di regolarità e
puntualità con compensazioni economiche in
caso di mancato rispetto. Trenitalia è stata la
prima impresa europea a sottoscrivere questo
tipo di contratto con i clienti del prodotto a
RUBRICA Trenitalia per far crescere il Mezzogiorno
115
E1 15-09-2005 9:42 Pagina 115
“treno completo”. È stata accolta con molto
interesse da parte della clientela l’attivazione
del sito www.cargo.trenitalia.it, che permette
ai clienti titolari d’un contratto di trasporto
d’accedere, tramite password, all’area loro
riservata, a funzionalità operative connesse al
trasporto (il sistema di tracking and tracing; la
lettera di vettura elettronica; la richiesta di
carri on line, l’accesso ai propri contratti). In
particolare attraverso il nuovo sistema di trac-
king and tracing è possibile verificare on line la
posizione dei carri che trasportano le merci.
Conclusioni
Come abbiamo cercato di riassumere, dun-
que, Trenitalia è impegnata in un generale e
decisivo sforzo a tutti i livelli, guidata da una
vera e propria “ossessione per il cliente”,
quest’ultimo vero e unico giudice della nostra
efficacia aziendale. Lo sforzo nei prossimi
anni, che è già stato avviato concretamente,
sarà quello di colmare i divari che ancora per-
sistono tra le regioni italiane, fornendo un’ef-
ficace risposta alla domanda di mobilità, di
persone e merci. Oggi si presenta un’occa-
sione unica, quella di disporre d’investimenti
robusti per supportare i piani di ristrutturazio-
ne, un’occasione che Trenitalia, tutta la gente
di Trenitalia, non vuole mancare. L’obiettivo
finale è quello d’essere riconosciuti dai nostri
clienti, dagli italiani, come un’azienda che ha
intrapreso una strada da leader di cui essere
orgogliosi per la qualità del servizio.
116
[ Argomenti ] 6
E1 15-09-2005 9:42 Pagina 116
Cenni storici
L’avvento della macchina a vapore nel XVIII
secolo sconvolge e accelera in tutta Europa i
processi produttivi e la vita stessa dei cittadini.
Nel XIX secolo il treno diventa protagonista
dello sviluppo dell’economia e la stazione
ferroviaria si configura, ancor prima che
come complesso architettonico, come il sim-
bolo della modernità dell’epoca, come l’e-
sempio di un’ingegneria e di un’architettura
funzionale d’estremo interesse e del legame
della città, per il tramite della strada ferrata,
con il resto del paese e del mondo.
La Sicilia non si sottrae a questa rivoluzione
culturale, e all’epoca dei Florio diviene teatro
117
Il progetto di riqualificazionedella stazione di Trapani
FILIPPO PALAZZO – responsabile della Business Unit Pegasus di RFI SpAFERDINANDO VERACE – project engineer della Business Unit Pegasus di RFI SpA
L’interno della stazione con il caratteristico por tico con volta a botte, oggi non più esistente(riproduzione di M. Fundarò)
E2 15-09-2005 9:43 Pagina 117
di numerose iniziative imprenditoriali nei vari
settori produttivi. La città di Trapani, estrema
propaggine della nazione, sente ancor di più
questa necessità di sentirsi collegata con il
resto del paese e fin dai primi anni del nuovo
regno d’Italia si pensa di realizzare il proget-
to per la ferrovia Trapani-Palermo. Tale inizia-
tiva viene inserita nell’ambito del piano d’am-
pliamento della città, redatto dall’ingegner
Giuseppe Adragna Vairo e approvato tra
il 1865 e il 1869.
Il nuovo piano prevede l’espansione della
città secondo un impianto a scacchiera
molto rigido risultante da una ripetizione d’un
modulo di base quasi sempre a pianta ret-
tangolare. Fa da cerniera fra la città storica e
la nuova espansione una zona filtro destinata
a giardini pubblici, la Villa Margherita, mentre
un grande invaso, l’attuale piazza Vittorio
Emanuele, definisce il punto di partenza del
nuovo asse viario principale, l’odierna via
Fardella. Per la realizzazione della stazione
ferroviaria si sceglie un’area limitrofa rica-
dente innanzi all’antica salina del Collegio,
oggi completamente inglobata nel cuore
dell’abitato. L’iniziativa della ferrovia Palermo-
Marsala-Trapani, nata per dare nuovo impulso
al commercio dei prodotti agroalimentari sici-
liani e soprattutto del sale, viene promossa da
un consorzio interprovinciale costituitosi per
l’occasione, denominato Società per la ferrovia
sicula occidentale, che annovera tra i suoi con-
siglieri anche Ignazio Florio, grande mecena-
te dell’imprenditoria siciliana dell’Ottocento.
Nel 1875, superati ostacoli politici e buro-
cratici, viene sottoscritto il contratto con la
118
[ Argomenti ] 6
Il fabbricato viaggiatori ai primi anni del ’900. Sulla destra, in secondo piano, il deposito merci condue fornici in facciata (riproduzione di M. Fundarò)
E2 15-09-2005 9:43 Pagina 118
società francese Lercanne Perdoux, alla
quale viene messa a disposizione per la rea-
lizzazione dell’edificio della stazione e degli
impianti connessi e pertinenti un’area della
Salina del Collegio di 42.649 mq, laterale al
gasometro. In 10.000 lire viene stabilito il
prezzo del terreno, per il cui utilizzo si rende
necessaria un’opera di bonifica (delibera
consiliare del 15 febbraio 1879).
L’edificio della stazione sorge nel 1880 e
nello stesso anno entra in funzione il primo
tratto della linea Trapani-Marsala.
Le vicende storiche della realizzazione della
fabbrica sono frutto d’ampliamenti e stratifi-
cazioni avvenute per far fronte alle nuove
esigenze, dettate dai tempi, cui l’edificio
deve di volta in volta adeguarsi. Risulta, infat-
ti, che il primo impianto riguarda i due corpi
di fabbrica disposti a L, sulla piazza Umberto
I, rivolti rispettivamente a settentrione e a
occidente. Il manufatto rivolto a occidente è
costituto da una sola elevazione nelle ali late-
rali e da due elevazioni nel partito centrale al
cui sommo è posto ancora oggi un orologio
di coronamento. Il corpo rivolto a settentrio-
ne si compone invece d’una sola elevazione.
Tale situazione è documentata da elaborati
grafici prospettici e da sezioni effettuati il 14
marzo 1935 da N. Faraone.
Da un altro elaborato grafico planimetrico,
datato agosto 1948, risulta edificato nelle
sue due elevazioni il corpo di fabbrica che
s’attesta perpendicolarmente al prospetto
settentrionale. A tale data la configurazione
planimetrica è uguale a quella odierna; alti-
metricamente, invece, non sono ancora
state edificate la seconda elevazione del
corpo posto a settentrione e la seconda ele-
vazione dei partiti laterali del corpo con l’o-
rologio posto a occidente che, insieme ad
altri corpi, sono frutto d’interventi successivi.
Da qualche decennio s’è acquisita una con-
sapevolezza del ruolo che i beni ferroviari
hanno svolto all’interno delle città e s’è dato
inizio a un movimento di valorizzazione e
riabilitazione nei confronti del patrimonio tec-
nico e architettonico che costituiscono.
RUBRICA Il progetto di riqualificazione della stazione di Trapani
119
La stazione in una cartolina dei primi del ’900 nellasua stesura originaria prima della sopraelevazionedelle ali laterali del fabbricato viaggiatori (prospettooccidentale) e della sopraelevazione e ampliamentodel prospetto settentrionale (riproduzione di M. Fundarò)
E2 15-09-2005 9:43 Pagina 119
Il recupero architettonico e la riconversione
funzionale della stazione di Trapani s’inseri-
scono nell’ambito dell’imponente programma
di rifunzionalizzazione delle stazioni ferroviarie
italiane, avviato da alcuni anni attraverso i
programmi Grandi Stazioni, Centostazioni e,
nel caso, Pegasus, Business Unit creata
ad hoc da RFI per la gestione e la riqualifica-
zione delle stazioni del Sud Italia. Il progetto
Pegasus, infatti, interessa 101 scali di
Abruzzo, Basilicata, Calabria, Campania,
Molise, Puglia, Sardegna e Sicilia.
Il progetto
Il complesso architettonico che costituisce la
stazione ferroviaria di Trapani nasce, come
detto, dall’aggregazione e dall’ampliamento di
diversi corpi di fabbrica che hanno conferito
all’impianto, nel tempo, la configurazione odier-
na. Nel sistema urbano l’ubicazione del com-
plesso, che prospetta sulla piazza Umberto I,
costituisce punto di mediazione fra la città sto-
rica, il porto e la nuova espansione urbana.
Ciò consente una sua connotazione non solo
quale elemento di cerniera tra questi contesti
urbani, ma anche, per la vicinanza del palazzo
di Giustizia, del palazzo della Provincia e del
palazzo municipale, quale punto di riferimento
visuale e formale di quest’area della città.
Obiettivo del progetto di riqualificazione, nel
rispetto dei pregi architettonici originari e pro-
ponendosi di rimediare agli effetti d’interventi
discontinui realizzati negli anni 50 e 60, è quel-
lo d’adeguare a nuove esigenze un contenitore
pensato e progettato più d’un secolo fa, con l’i-
dea d’utilizzarlo non solo come stazione ferro-
viaria, ma anche come centro di più ampie
valenze, attraverso servizi rivolti ai viaggiatori e
ai cittadini. Le destinazioni sono le più varie, da
quella commerciale a quella d’intrattenimento
culturale e di nuovo punto d’aggregazione della
120
[ Argomenti ] 6
Pianta della città di Trapani, 1890. A tale data è leggibile l’impianto planimetrico della stazione ferroviaria, per laquale si scelse un’area ricadente innanzi alla Salina del Collegio
E2 15-09-2005 9:43 Pagina 120
RUBRICA Il progetto di riqualificazione della stazione di Trapani
121
Atrio interno dell’attuale stazione
Atrio interno della futura stazione
E2 15-09-2005 9:43 Pagina 121
città con la valorizzazione anche dello spazio
della corte centrale, esistente all’interno del
complesso della stazione, ampliato arretrando il
terminale dei binari. Diversi sono i momenti fon-
damentali dell’intervento progettuale, che pre-
vede da un lato la manutenzione dei paramenti
di facciata e delle strutture storicizzate e dall’al-
tro il riutilizzo degli spazi attraverso il progetto
d’un loro adeguamento alle nuove destinazioni
d’uso, nonché il recupero dell’area interna.
Elementi guida delle scelte progettuali sono
l’organizzazione razionalizzata dei flussi e dei
percorsi, la leggibilità dello spazio, il ruolo fon-
damentale affidato alla luce naturale, la qualità
dei servizi offerti al pubblico, l’ottimizzazione del
posizionamento delle attività di servizio e di
commercio in funzione dei flussi d’attraversa-
mento. In quest’ottica s’è riprogettato un per-
corso storico coperto, ancora oggi esistente
anche se fortemente alterato e modificato nelle
sue forme architettoniche. Tale percorso con-
sentirà l’accesso alle attività commerciali previ-
ste al piano terra che prospetteranno sulla piaz-
za interna. La hall della stazione, pesantemente
trasformata nel tempo con interventi non con-
soni alla dignità del manufatto architettonico,
viene ridisegnata nella sua spazialità interna,
esaltandone la nuova valenza d’elemento di
raccordo e divenendo, così, luogo baricentrico
tra le due piazze, quella più specificamente
urbana e quella della corte all’interno del com-
plesso della stazione ampliata con la realizza-
zione dell’arretramento dei binari. La corte inter-
na avrà una nuova valenza d’architettura e strut-
tura specificamente urbana al tempo stesso.
Il “volume” della nuova piazza viene definito
dalla realizzazione d’una grande copertura,
volutamente fuori scala, che si porrà come una
sorta di nuova “Porta della città”. La copertura,
sostenuta da piedritti e da un pilone centrale di
sezione circolare di diametro variabile da 60
centimetri a 1 metro, sarà realizzata con strut-
tura in acciaio rivestita superiormente con pan-
nelli di rame e, sull’intradosso, con pannelli in
materiale composito. Sul pilone centrale ver-
ranno agganciati, in testa e al piede, tiranti in
acciaio. Per la corte centrale si prevede una
nuova pavimentazione realizzata con una pietra
locale e, in corrispondenza del tracciato dei
vecchi binari, già dismessi e in parte da di-
smettere in questa fase, l’utilizzo di pietra di tipo
diverso che possa, attraverso il disegno di pic-
cole corsie, evocare visivamente il vecchio per-
corso ferrato. Tale materiale, talora, prenderà
corpo innalzandosi e trasformandosi in sedute
e piani d’appoggio. S’interviene sul monumen-
tale fabbricato viaggiatori, sull’edificio attuale
sede della mensa dei locali del dopolavoro e
sui modesti edifici adibiti rispettivamente a vani
servizi igienici e a sede della casermetta della
Polfer. Al piano terra del fabbricato viaggiatori,
attraverso l’attuale fornice d’accesso, sul pro-
spetto posto a occidente, si verrà condotti nel
nuovo passaggio coperto. I due grandi ambien-
ti posti alle estremità dello stesso fronte pro-
spettico (attuale bar ed ex deposito bagagli)
potranno ospitare, recuperati nei loro valori for-
mali, attività di vario tipo (connesse, ad esem-
pio, alla conoscenza e divulgazione dei prodot-
ti tipici dell’hinterland o comunque legate allo
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sviluppo turistico, eventualmente anche in
accordo con enti preposti alla valorizzazione
della provincia trapanese). Anche i locali
centrali del medesimo corpo di fabbrica
saranno destinati ad attività commerciali.
Data la notevole luce libera (interpiano di
5,70 metri) è possibile realizzare soppalchi
per circa la metà della superficie degli
RUBRICA Il progetto di riqualificazione della stazione di Trapani
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Planimetria generale ante operam
Planimetria generale post operam
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ambienti, incrementando così il loro valore
commerciale. Negli ambienti del piano terra
oltre agli spazi da destinare al transito dei pas-
seggeri (circa 140 mq) si prevede la realizza-
zione d’aree per esercizi commerciali (circa
1.700 mq) oltre a quelli per la circolazione e la
biglietteria. In ottemperanza al DPR 503/96 e ai
fini della migliore fruibilità del primo piano s’è
ritenuto necessario corredare d’ascensori i col-
legamenti verticali. Un’attenzione particolare è
stata rivolta al recupero del primo piano, la cui
parte centrale del fronte principale su piazza
Umberto I, connotata dalla presenza dell’orolo-
gio, conserva ancora perfettamente leggibili i
caratteri della suddivisione originaria. La tipolo-
gia del primo piano dell’immobile e la sua ubi-
cazione in prossimità d’altre importanti struttu-
re amministrative ne suggeriscono utilizzazioni
oggi particolarmente richieste nei centri urbani
più importanti, quali sedi d’attività legate al ter-
ziario, come studi professionali, atelier, sedi di
società ecc. Gli spazi recuperati al primo piano
sono pari a una superficie netta di circa 1.000
mq; sono state ricavate nove unità con superfi-
cie utile variabile da 60 a 120 mq.
Nell’immobile attualmente occupato dai servizi
per il personale delle Ferrovie (dopolavoro fer-
roviario, mensa, polizia ferroviaria ecc.), per i
quali è prevista delocalizzazione, saranno allo-
cate una caffetteria e un ristorante, che potran-
no in parte godere del riconfigurato spazio
della corte interna recuperata e ampliata a
seguito dell’accorciamento dei binari. L’ex
magazzino merci ha una superficie utile di circa
360 mq, e una volta recuperato nelle sue strut-
ture di copertura e nella sua configurazione
volumetrica potrebbe divenire uno spazio fles-
sibile polivalente atto a ospitare attività diverse,
come per esempio una sala conferenze dotata
dei necessari servizi. La realizzazione della
prima fase dei lavori, della quale sono in con-
clusione le attività negoziali, avrà inizio nel-
l’ottobre 2005. È in corso di redazione la pro-
gettazione esecutiva per la seconda fase, consi-
stente nella sistemazione della corte interna, che
si prevede d’appaltare entro la fine del 2005.
Complessivamente le attività avranno una
durata di venti mesi, con fine entro giugno
2007; il costo complessivo ammonterà a
circa 2,5 milioni di euro.
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Rendering vista dall’alto, lato piazza Rendering vista dall’alto, corte interna
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2005 Ingegneria EconomiaQualità Sicurezza Mezzogiorno
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