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Guide dell’Accademia Urbense

Bosio

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Memorie dell’Accademia Urbense (nuova serie) n° 80Collana diretta da Alessandro Laguzzi

Impaginazione di Alessandro Laguzzi

Segreteria: Giacomo Gastaldo

Le foto originali sono state fornite dal Signor Stefano Camera,

Dino Ferretti e Andrea Repetto

Da tempo era nell'animo un aggiornamento della Guida di

Bosio che sostituisse degnamente la precedente, risalente al 2003.

Ora grazie al fattivo impulso di questa Amministrazione,

dell’Associazione Olregiogo ed alla disponibilità dell'Accademia

Urbense è stata data alle stampe l'odierna edizione che elimina

alcune carenze e sottolinea il progresso emergente da questo anti-

co borgo.

Sono quindi orgoglioso di presentare questo strumento che

farà conoscere la nostra storia, le nostre tradizioni, le nostre più

recenti realizzazioni e le bellezze turistiche dei nostri luoghi.

Giuliano Guido

Sindaco di Bosio

In copertina Chiesa Parrocchiale e Frazione Spessa

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Guide dell’Accademia Urbense

RoBeRto Benso - Gianluca ameRi

Guida

di Bosio

Comune di Bosio

Associazione Oltregiogo

Accademia Urbense - Ovada

2008

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Ubicato nella media valle delrio Ardana, lungo la provinciale diGavi. Il comune include le frazioniSerra, Spessa, Costa Santo Stefanoe Capanne di Marcarolo.

Altitudine del capoluogo 358m; superficie del territorio comu-nale 67,02 kmq; popolazione ca.1200 abitanti; Provincia di Ales -sandria. Nel comune sono istituitetre parrocchie (Bosio, Costa SantoStefano, Capanne di Marcarolo)che dipendono dalla Diocesi di Ge -nova. Distanze chilometriche: daGe nova 48 km ca.; da Alessandria45 km ca.; da Milano 120 km ca.;da Torino 145 km ca. Casello auto-stradale, Vignole; stazione fer ro -via ria più vicina: Arquata Scrivia.

uno sGuaRdo veloce

La strada per Bosio si snoda dasettentrione lungo la provinciale170 che da Gavi raggiunge il sob-borgo di Alice e prosegue sullasinistra orografica delrio Ardana. (il rioArdana nasce dalmonte Lanzone, scorrealla base della displu-viale segnata dallecascine Mag -giarotonda e Cornaretoe sfocia nel Lemmedopo un percorso dicirca 18 chilometri).

superato il ponte sul torrentello,l’itinerario lascia sulla destra laminore diramazione verso l’anticoinsediamento rurale dei Pagani epoco oltre, a sinistra, il percorsotrasversale per Carrosio. L’areaperiurbana è caratterizzata da spaziagricoli in parte coltivati, dove vil-lette di recente costruzione si alter-nano a rustici che spesso hannomutato destinazione d’uso. sulladestra della strada, prima di rag-giungere il centro storico, l’anticomaglietto conserva labili traccedelle originarie strutture.

il capoluogo, al bivio dellanuova circonvallazione, si sviluppaa nastro sul crinale che delimita ilrilievo mediano della valle, condue schiere di case che prospettanosull’unica via di attraversamentodel borgo, dalla quale si diramanogli stretti vicoli che raggiungono leantiche masserie. L’area è collega-ta senza soluzione di continuità alle

frazioni serra (al cul-mine dell’acclività chechiude il versante set-tentrionale della valle-cola), e spessa (aponente dello spaziourbano). Costituisconoinvece unità demicheautonome le frazioniCosta santo stefano (siraggiunge percorrendo

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Nella pag. a lato: monumen to aicaduti delle due Guerre mondialie della Resistenza.

Sopra: lo stemma del Comune.

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la vecchia strada per Parodi, cheinizia a margine del sagrato dellachiesa parrocchiale) e Capanne,sugli alti crinali di Marcarolo, circaventi chilometri dal capoluogo, alconfine del genovesato.

Le architetture rustiche e sponta-nee di Bosio confermano le originiagricole dell’insediamento, di cuiresiduano testimonianze percepibi-li negli spazi chiusi dei cortili inter-ni, negli archi voltati delle costru-zioni rurali inserite nel contestourbano, nell’arenaria dei paramentimurari sopravvissuti alle bonificheedilizie. Labili segni che non evo-cano aspetti di arte colta, ma l’ar-duo impegno di una società conta-

dina che si svela solo a chi viponga partecipe attenzione.

Nel territorio di Bosio è ravvisa-bile una tangibile cesura tra areecollinari e montane, sia dal puntodi vista orografico che antropico.Profonde modificazioni del pae-saggio naturale dovute all’operadell’uomo sono evidenti nellafascia collinare e nelle zone monta-ne, dove alcuni toponimi, attestatistoricamente o ancora di uso comu-ne, tramandano la memoria dell’o-riginaria vegetazione arborea(faiga o foi, faggio; fistonia, piantaforaggiera; bruersa, rovere o quer-cia). Nel complesso, un ambiente“umanizzato” e insieme conserva-tivo, sia nei borghi medievali alsommo dei pendii dominati daicastelli obertenghi, sia nei piccolinuclei contadini dispersi all’ombra

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A lato: monumento ai Marinai

In basso: piazza 1° Luglio

Nella pag a lato: il centro storicodel paese..

in basso: grappoli di cortese allaCosta di Bosio.

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delle pievi e dei cenobi. il segmento che si adagia sulla

bassa collina, solcato da corruga-menti di arenaria tufacea, caratteri-stica della zona, presenta le pecu-liari culture della valle del Lemme:vigneti, cereali, patate, mais e,introdotti di recente, i girasoli. sulversante meridionale, tra la cascinaPerghelle e il monte Brisco, preval-gono il castagneto da frutto, il fras-sino, le piantagioni di pino nonendemico ma perfettamente accli-matato.

L’ampia area che dal Piano dellaCastagna si apre alla Colla degliEremiti e risale al monte Tobbioe alle Capanne di Marcarolo, èse gnata da suggestivi paesaggialpestri connotati dalle as pregole del Gor zente e dei suoi tri-butari. il sistema orografico ècaratterizzato da rocce serpenti-nose, verdastre, affioranti versole cime o frantumate in macignie scogli nei fondovalle. Tra iquerceti, le faggete, gli spazi amaggese e i pascoli d’alturapermangono arcaici insedia-

menti rurali spesso abbandonati ecadenti. Le cascine serra,Pizzigato, seruggia, Doria,Roverno, fra il Brisco e il Lanzone;la cascina Tugello, nella valle delBric Arpescella; la cascinaNespolo, oltre il guado delGorzente, a monte del rio Vergone;le cascine Moglioni e Merigo, inprossimità della Benedicta. sultratto sommitale dell’area, ilMulino Vecchio e il MulinoNuovo, lungo il rio omonimo; lecascine Astore, Alberghi ePreadoga, sulla mulattiera che con-duce alla Carrosina; le case sparse

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che contornano il nucleo delleCapanne di Marcarolo: Foi, Rossi,olmi; e infine le cascine salera,Merla, Porassa, Menta, fra leCapanne superiori e i laghi delGorzente (Badana, Bruno, Lungo).

nota stoRica

Comune autonomo dal 1948,Bosio fu soggetto al marchesato diParodi sino al Xiii secolo. Dopo laconquista genovese dell’oltre-giogo ha seguito le sorti della cittàegemone per oltre seicento anni,con l’aggregazione all’imperonapoleonico nel 1805 e la successi-va inclusione nel Piemonte sabau-do decretata dal Congresso diVienna nel 1815. Assegnato, comefrazione di Parodi, all’effimeraprovincia di Novi nel 1818, entrò afar parte della provincia diAlessandria nel 1859.

Nel corso dei secoli a Bosiocome nelle altre località della valLemme i borghigiani furono spessospettatori, qualche volta vittime,raramente protagonisti, di vicendeche per la comunità costituivano un

evento esogeno:guerre, rivoluzioni,avvicendarsi disignorie. Forse l’uni-co momento diautentica partecipa-zione popolare èsegnato dalle giorna-te della lotta partigia-na, tra il 1944 e il1 9 4 5 .

sovrimpressioni indotte dall’ester-no furono il transito delle milizie diFacino Cane nel 1409, la fortifica-zione del sobborgo spessa ad operadei genovesi nel XV secolo, e ilgiuramento di fedeltà a GaleazzoMaria sforza duca di Milano,imposto nel 1467 agli uomini ‹‹deSpissa, de Boxio, de la Serra, de laCosta››. Più difficili gli eventi del1625, allorché, durante la guerratra Genova e il ducato di savoia, ipiemontesi saccheggiarono eincendiarono ‹‹le ville di Spessa,Costa, Serra e Bosio››.

Posto in un’area di prevalenteinflusso genovese, il paese mostranel corso del tempo una forte carat-terizzazione nelle sue componentidemiche, nelle strutture del paesag-gio agrario, nella persistenza diarcaismi dialettali quali il dittongolatino “ct” che diventa “ci” (factum= fàcio) e la rotacizzazione dellaconsonante “elle” (oleum = örio).Una chiusa società contadina chegià nel toponimo segnala il radica-mento alla terra: Bosolus, fruticearboreo di basso fusto.

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L’origine della località non ènota, ma un Fulco de Spixa è testi-moniato nel Xii secolo, mentreWillelmus et Rubadacius de Costafigurano in un documento del1256. Altre fonti d’archivio con-sentono di rilevare il trend demo-grafico della borgata. Nel 1580 unrepertorio dei produttori di casta-gne, vino, grano ‹‹et altre victua-lie›› registra 21 nomi ‹‹in villaSerra››; 17 ‹‹in villa Bosii›› e 13‹‹in villa Spixae››. Ancora, in uncensimento del 1618 figuranospessa con 49 fuochi e 191 abitan-ti; Bosio con 29 fuochi e 127 abi-tanti; serra e valle dei Pagani con41 fuochi e 196 abitanti; Costa con30 fuochi e 171 abitanti. Nel 1771le sole frazioni di Bosio e serracontavano 643 abitanti, mentre1800 ne segna lo “stato delleanime” del 1890 ‹‹tutti dediti -come notano i Remondini - alla

ubertosa coltura dei campi e deipampinosi vigneti dai quali traesiil decantato vino di Monferrato››.Dall’inizio del Novecento peraltrola vocazione esclusivamente agri-cola di Bosio si è progressivamen-te modificata, con l’emergere del-l’occupazione nel settore industria-le (impiego di mano d’opera, quasiesclusivamente femminile, nelloiutificio di Carrosio) e l’insedia-mento di qualche modesto opificiopresto scomparso. Ma è soprattuttoil consolidarsi di attività artigianalie commerciali che ha determinatouna rilevante crescita socio econo-mica della località, percepibile nel-l’incremento demografico (moltosensibile nel primo decennio delsecolo scorso: 2902 abitanti nel1911) e, dal secondo dopoguerra,nel progressivo sviluppo ediliziourbano e residenziale.

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Alla pagina seguente,

in alto: scorcio pittoresco di VicoSerra..

In basso: Frazione Serra,Cappella della Santa Croce.

Nella pagina a lato: un’immaginedel passato: vendemmia conbigoncia.

In basso: Bosio, parco giochi.

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visita Piazza

della

RePuBBlica

e fRazione

seRRa

La visita alpaese inizia danord, nel puntoin cui la stradasi biforca in duesegmenti e,lasciando a sini-stra la nuovacirconvallazio-ne, aperta negli anni sessanta delNovecento, prosegue lungo il trattofinale di via Gavi. Prima di giunge-re in via Umberto i, una breve dira-mazione sulla destra conduce allapiazza Repubblica, sede della

Comunità Montana Alta ValLemme e Alto ovadese e di alcuniessenziali servizi: parcheggio, far-macia, banche.

Risalendo a monte dell’area, sigiunge alla piazza i Luglio, in cuisono ubicati gli impianti sportivi.Di qui la strada prosegue in legge-ra salita e, dopo il bivio perCadepiaggio e Cadimassa, siaddentra nel vico serra, che attra-versa il nucleo più antico della fra-zione omonima. Una breve devia-zione in via Nuova consente diapprezzare, al civico n. 5, uno spe-cimen di costruzione urbana rusticacon androne a volta e alzato inconci a vista. All’incrocio tra vicoserra e via Vittorio Emanuele sorgela cappelletta dedicata alla santaCroce, già testimoniata nel 1771,con il campaniletto a vela e il fron-tale a due ordini sormontato da unacuspide scandita da gugliotti tron-coconici. sul gugliotto centrale è

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apposta la data 1879, con riferi-mento, probabilmente, a un restau-ro dell’edificio. Ai lati del portalesi aprono due finestrelle protette dagrate di ferro e, al di sopra dell’in-gresso, una monofora quadrilobatasotto la quale è posta la scritta:‹‹Rinnovando - la fede degli avi -la gente della Serra di Bosio -Restaurò - 1980 - 1996››. Nel qua-drante superiore due affreschi raffi-gurano s. Elena e Costantino. Frale due pitture un tondo centralereca l’iscrizione: ‹‹Vi Adoro - OSanta Croce - Ove Spirò Gesù -L’ultima Voce››. Dal terrazzamentoa destra della cappelletta, sull’altrolato della stradina, si può apprezza-re un suggestivo panorama dellavallata che dai colli Beltrame eCasetta si apre verso la Madonnadella Guardia, la fortezza di Gavi e

il medio corso del Lemme.Proseguendo oltre la cappelletta,

sull’angolo di vico dell’orto, unedificio apparato in conci dellalocale arenaria e accesso con

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In alto, Bosio: Via Umberto I,sulla sinistra la sede del Comune.

In basso: il percorso della memo-ria che partendo dal Piazzaledella Pace, raggiunge la Cripta“Martiri della Benedicta”.

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rampa esterna conserva tracce delleoriginarie strutture tardo medieva-li.

via umBeRto i

Tornati nel tratto finale di viaGavi, risalendo verso il centro delpaese si nota sulla destra un fabbri-cato che costituiva, prima dellemodifiche apportate da una recenteristrutturazione, un buon esempiodi architettura agricola rustica amargine del contesto urbano. Nerestano alcuni indizi nelle voltedel l’androne aperto a piano terra,peraltro ampiamente risarcite dalrestauro. Poco più avanti, sullamurata che segna a levante il rac-cordo tra via Gavi e via Umberto i,è posta un’edicola marmorea delXiX secolo, anepigrafe, che raffi-gura un santo o un Profeta. Dovevia Umberto i svolta nettamente indirezione sud, la costruzione d’an-golo reca sul frontale labili segni dipitture murali alla genovese.

Proseguendo lungo la via diattraversamento del borgo, in corri-spondenza del civico n. 8, un’altraedicola marmorea ottocentesca

della Madonna con Bambino è cor-redata, sul margine inferiore, dellascritta: ‹‹A guardia dè suoi e dèconterranei - prete Pasquale Ghio- qui collocò questa effigie - di S. Maria delle Vigne - l’anno 1885 -Mentre passi o fedel per questa via- mira tua Madre e dille AveMaria››. Più avanti, al civicosegnato dal numero 15, si conservaun portale in pietra focaia con tri-gramma e scritta ‹‹Anno 1860››,mentre dopo il loggiato della sedecomunale, sul lato opposto dellastrada, al civico n. 34, un palazzot-to che mostra qualche pretesa d’e-leganza formale reca sul frontoneun simbolo araldico raffiguranteuna colomba e tre stelle su sfondo

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A lato: edicola votiva,in Via Umberto I.

In basso: nella stessa via,portale in arenaria datato 1860.

Nella pagina a lato: facciata ellaChiesa dei SS. Pietro e Marziano.

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originariamente azzurro.

chiesa PaRRocchiale dei santi

PietRo e maRziano e oRatoRio

della ss. annunziata

La strada che attraversa il capo-luogo confluisce, percorrendo unultimo tratto di più recente urbaniz-zazione, nell’ampio spazio apertodelimitato, a levante, dall’oratoriodella ss. Annunziata e, a ponente,dalla chiesa parrocchiale dedicataal Principe degli Apostoli e a sanMarziano primo vescovo diTortona. E nella diocesi di Tortonaera inclusa, sino al Xiii secolo, lachiesa di Bosio, trasferita, con laPieve di Gavi da cui dipendeva,alla diocesi di Genova il 3 giugno1248.

L’istituzione, in orgine cappellarurale sine nomine, viene fatta risa-lire, sulla base di riscontri docu-mentali indiretti, ad epoca di pocoantecedente il 1201, mentre data-zioni di più alta antichità restanonel campo delle ipotesi, sia pure

plausibili. Nel 1363 la chiesa risul-ta elencata nella rationes decima-rum della curia genovese fra le suf-fraganee della Pieve di Gavi. Laprima conferma del titolo di par-rocchia è contenuta in un docu-mento del 1387, nel quale la chiesaè indicata come ‹‹de Bozullo››,denominazione poi corretta in ‹‹deBosio››. il titolo di san Marziano,non ancora associato a san Pietro,figura nel 1414 con il nome delprimo parroco citato negli atti: ilmonaco vallombrosano Antonio dePromontorio. Nel 1498 la chiesarisulta officiata dai carmelitani.

Nel 1582 la parrocchia vienevisitata da Francesco Bossio vesco-vo di Novara per verificarne laconformità alle norme del Conciliodi Trento. Dalla relazione del pre-lato l’istituzione appare decisa-mente modesta: il tabernacolo inlegno; l’altare maggiore non ade-guato ai canoni liturgici; i restantisacrari spogli e trascurati. Uno spa-zio non recintato in prossimità deltempio era utilizzato per le sepoltu-

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re. Nel 1591 la parrocchia è ricor-data per la prima volta con il riferi-mento ai due santi contitolariPietro e Marziano. i più antichiregistri parrocchiali conservatirisalgono al 1625. Nel 1652 è testi-moniata la costituzione dellaConfraternita del ss. Rosario, offi-ciata all’interno della chiesa.

in un documento datato 22 otto-bre 1681 il Vicario generale delladiocesi di Genova chiede al rettoredi san Pietro e Marziano di Bosiodi giustificare la sua mancata pre-senza in s. Giacomo di Gavi ‹‹adfaciendum fontem››. il che confer-ma la dipendenza della parrocchiadal vicariato di Gavi e, probabil-mente, mostra come all’epoca lachiesa di s. Giacomo fungesse damatrice battesimale anche perBosio.

La chiesa attuale venne edificatatra il 1820 e il 1830 per iniziativadel prevosto Nicolò Ricchini diVoltaggio, modificando la strutturaoriginaria ad una sola navata. Lavecchia costruzione, già rimaneg-giata nel XViisecolo e nel1771, avevacinque altari,di cui unodedicato asan Bernardopatrono delpaese. Con unm a s s i c c i oi n t e r v e n t o

edilizio l’antica parrocchiale fuampliata inserendo due navate late-rali e prolungando il presbiterio. Lafacciata a tre ordini scanditi dalesene binate (palesemente ispirataal modello di san Remigio diParodi e pressoché identica al fron-tale della chiesa di Basaluzzo)venne completata nel 1860. sullafacciata, che recupera formali ele-ganze neoclassiche, sono inseritetre monofore in corrispondenzadelle navate laterali e di quella cen-trale, con l’evidente intento difavorirne l’illuminazione diretta.

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A lato: San Pietro, mosaicosull’ingresso principale del tem-pio (1959).

In basso: Parrocchiale dei SS.Pietro e Marziano, il coro ligneo.

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L’ingresso principale è sormontatoda un mosaico a sfondo dorato cheraffigura san Pietro, eseguito nel1959. Al di sopra del portale disinistra è affrescata l’immagine disan Marziano; su quello di destral’immagine di santo AntonioAbate. La monofora centrale èsovrastata da una meridiana conpitture di angeli, mentre nella nic-chia al sommo della cuspide è col-locata la statua dell’im ma colata.Nel 1821 la torre campanaria avevatre campane e l’orologio; nel 1862la chiesa risulta dotata di organo.

L’interno venne affrescato nel1904 da Rodolfo Gambini, diligen-te manierista di cultura neoclassi-ca. Nelle navate si aprono otto alta-

ri. Al centro l’altare maggiore, set-tecentesco, con paliotto ad intarsimarmorei, fu consacrato dalCardinale Giuseppe siri nell’ago-sto del 1962. il retrostante coroligneo a pannelli sagomati, eccel-lente opera di artigianato del XiXsecolo da cui trapelano perspicuirimandi al barocchetto genovese, è

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In alto: Parrocchiale dei SS.Pietro e Marziano, interno.

In basso: Parrocchiale,altare maggiore (II metàdel XVIII sec.).

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sovrastato da una pala d’altare cheraffigura i Santi Pietro e Marziano,databile tra la fine del XViii seco-lo e il primo decennio del suc-cessivo. A capo della navatasinistra è posto l’altare dedica-to a san Rocco, con sculturalignea policroma del santoassegnabile a bottega genovesedella seconda metà delsettecento. A capo della navatadestra, l’altare della Madonnadel Rosario è ornato dalla sta-tua della Vergine contornata daidipinti dei quindici misteri delRo sario.

sull’intradosso della muratadi levante del tempio sonoposti, partendo dall’ingresso,gli altari dedicati alla Madonnadi Lour des, a Maria Ausi lia -trice e a san Bernardo. Nellacorrispondente navata destra siconservano due dipinti che raf-

figurano lo Sposalizio del laVergine, assegnabile alla scuolapiemontese del tardo XVii secolo,e la Madonna con Bambino introno e San Pietro, che suggeriscedeboli analogie iconografiche con ilavori della maturità di FrancescoCam pora, attivo soprattutto aGenova nella prima metà delsettecento. Nella navata di ponentedella chiesa, dopo il battistero cor-redato di una epigrafe in ricordo diMadre Teresa Pierina Merlo (1902- 1993), missionaria salesiana inindia, si aprono l’altare del sacroCuore e l’altare del Crocifisso.Nella navata sono collocati duenotevoli dipinti: l’Ado razione deiPastori, che sembra rinviare alla

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A lato: Parrocchiale, Madonnacon Bambino e San Pietro (scuolagenovese, II metà del XVIII sec.)

In basso: sposalizio della Vergine(scuola piemontese, fine XVII sec.)

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“maniera” genovese deglianni finali del XVii secolo,e la Maddalena tra i SantiGiacomo Maggiore e Pietro;opera che, malgrado ilpesante restauro, rivela inalcuni brani il tratto sicuro diun artista di àmbito fiaselle-sco, attivo nei primi decennidel seicento.

Al fondo della navata cen-trale, sul pavimento di fron-te all’ingresso della chiesa, èposta la seguente epigrafe inricordo dei sacerdoti titolaridella parrocchia nel secoloscorso: ‹‹I parrocchiani in -memoria dei Prevosti - donGhiotti Luigi (1895 - 1925) - donBruzzone Ema nuele (1925 - 1954)- don Calca gno Pierino (1954 -1999)».

Di fronte alla chiesa, sul latoopposto del piazzale, sorge l’orato-rio dedicato alla ss. Annunziata,già ricordato nel 1582 come‹‹Casaccia Sancti Martiani›› dalvisitatore apostolico. Nel 1652viene indicato come ‹‹Oratorio deiDisciplinanti sotto il titolo dellaBeatissima Vergine››. Restauratonel 1875 con sopraelevazione del-l’alzato originario (leggibile nellapalese modifica della copertura dicolmo) l’edificio presenta le sem-plici linee caratteristiche dellearchitetture rustiche della valle,con il frontone lineare e il tetto adoppio piovente. sull’alto prospet-to si apre una monofora sagomata,

al di sotto della quale permangonotracce di un affresco, non più deci-frabile, che raffigurava, probabil-mente, l’Annunciazione a cui lachiesetta è titolata.

fRazione sPessa

A margine del sagrato della chie-sa parrocchiale, la strada che svol-ta a nord ovest conduce alla frazio-ne spessa, fortificata dai genovesinel XV secolo, e feudo dei DeFerrari nel secolo XViii. Anche selo sviluppo edilizio ha trasformatoil sobborgo agricolo in segmentodell’area urbana, nella località per-mangono alcune strutture forte-mente conservative. All’inizio divia Regina Margherita, sulla mura-ta meridionale, si apre un arco vol-tato per l’accesso carraio e pocooltre un’edicola marmorea dell’im -macolata. Al civico 45 della stessa

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A lato: la Madonna e i SantiGiacomo Maggiore e Pietro(ambito del Fiasella I metàXVII sec.)

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strada, su una sovrapporta in arena-ria, è leggibile la scritta ‹‹F(acta)F(uit) - 1861››, mentre all’incrociodi vico Romagnoli una costruzionerustica presenta tuttora l’apparatomurario in blocchi di tufo di produ-zione locale, caratteristici dell’a-rea, cementati con calce magra.

Nella frazione sorgevano alcuniedifici religiosi testimoniati dalladocumentazione storica e in parteconservati. Nel 1762 venne edifi-cata una chiesetta della comunità,dedicata a N. s. della Misericordia.La chiesetta, che sorge lungo la viaRegina Margherita, mostra unaessenziale architettura a capannacon il tetto a doppia falda, il picco-lo campanile adorno di una cimasaa forte aggetto, il frontone lineare

sul quale si aprono due finestrelleogivali ai lati del portale, e unamonofora trilobata all’intersezionedei pioventi. Al di sopra del porta-le, l’affresco che raffigura laVergine della Misericordia vennerealizzato nella seconda metà delXiX secolo da Camillo Martini.Nel quadrante inferiore del dipintomurale è apposta la scritta: ‹‹Mise -ricordia e non giustizia››.

Di un altro sacrario, edificatodalla famiglia Raggio, resta memo-ria in un documento del 1813, men-tre nella piazza Duchessa diGalliera sorge la cappelletta dedi-cata a san Michele Arcangelo,elencata nel 1771 tra le proprietàdei De Ferrari. La piccola costru-zione reca sul frontale tracce poli-

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Nella pagina a lato: la ChiesaParrocchiale dei SS. Pietro eMarziano e sullo sfondo in alto,Parodi Ligure.

In basso: l’Oratorio dellaSS. Annunziata che fronteggia laParrocchiale.

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crome, residuo di pitture muralinon più leggibili, ed è annessa aduna casa fortificata eretta dai geno-vesi a protezione della via che dasan Remigio saliva verso il monteBrisco e confluiva nella strada«Ottaggina»; itinerario, quest’ulti-mo, che da Voltaggio raggiungevail territorio di Parodi. L’edificio,chiuso a ponente dagli archi voltatidelle pertinenze e dei rustici, con-serva la pavimentazione in ciottolidel cortile interno e la scala d’ac-cesso porticata. Ma sono soprattut-to le due torricelle laterali sulla fac-ciata che guarda a settentrione, suf-ficientemente integre (anche sequella di destra è stata semidistrut-ta da un fulmine intorno alla metàdel secolo scorso) a confermare ladestinazione “militare” delle strut-ture originarie.

fRazione costa santo stefano

Dalla frazione spessa l’itinerariosi snoda lungo la vecchia provin-ciale n. 169, che sfocia di fronte asan Remigio di Parodi. All’altezzadella località Cascinetta una dira-mazione sulla sinistra conduce allaCosta di Bosio, antico nucleo rura-le in cui sorge una cappelletta dedi-cata ai santi sebastiano e Rocco,già ricordata nella seconda metàdel XViii secolo.

La costruzione, recentementerestaurata, presenta una singolarearchitettura nell’alzato a piantaesagonale, mentre la cuspide cen-trale e i gugliotti troncoconici late-rali ripetono un motivo ornamenta-le caratteristico degli edifici reli-giosi di Bosio. A lato dell’ingressosi aprono le consuete luci ogivali e,nel quadrante superiore, la mono-fora quadrilobata. Tre nicchie sa -

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In alto: Crocefisso processionale.

In basso: la Costa di Bosioe la Chiesa di S. Stefano in unacarta topografica del 1648.

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gomate, prive di decorazioni, scan-discono il segmento mediano delprospetto.

Proseguendo lungo la provincia-le 169, si lascia sulla destra, adistanza, la cascina Campre e sullasinistra la cascina Poggio, e sigiunge alla borgata di santostefano, collocata a mezza costasulla displuviale che declina versoil pianoro del rio Albedosa. Lalocalità e i suoi abitanti (‹‹illi deSancti Stephani››) sono ricordati inun documento del 1228. Nel XViiisecolo santo stefano contava, nellatestimonianza di Angelo e Mar -cello Remondini, ‹‹un’agricola po -polazione›› di 210 anime, salite a400 nel secolo successivo.

sempre al 1228 risalgono leprime notizie della parrocchia,dipendente dal monastero benedet-tino di san Remigio di Parodi e inseguito, nel 1503, beneficio deicarmelitani di santa Maria del

Promontorio di Genova. Nel 1582è annotata dal visitatore apostolicocome ‹‹Ecclesia parochialis SanctiStephani››. Alla fine del XVi seco-lo nella chiesa venne istituita laconfraternita del ss. sacramento. iregistri parrocchiali iniziano dal1629. Nel 1652 risulta conservatanel tempio la reliquia disant’Alberto di sicilia, ‹‹chiusa inun aspersorio d’argento, collaquale si benedicono gli infermi el’acqua nella festa del Santo››,come spiega un’anonima relazioned’archivio. Nel 1771 la chiesaaveva due campane, aumentate atre nel 1821 e in seguito a quattro.L’edificio venne ampliato nel1929. Al rito celebrato in conclu-sione dei lavori presenziò il cardi-

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In Frazione Spessa, cappelletta diN.S. della Misericordia (1772).

In basso: Chiesa Parrocchiale diS. Stefano, quadro con scene dellastrage degli innocenti

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nale Carlo Dalmazio Minoretti,arcivescovo di Genova.

La chiesa presenta un apparatoesterno con frontone lineare, tetto adoppio piovente, abside semicirco-lare, campanile barocco, e prospet-ta su un piccolo sagrato chiusosulla sinistra da una loggia ad arca-te che sembra evocare le strutturedell’antica fondazione claustrale. ilprospetto è ornato da un affrescoche raffigura il martirio di santostefano nel quadrante centrale, e dauna monofora sagomata nel modu-lo superiore. Nell’interno, a unasola navata con volta a botte, sonocollocati tre altari. Al centro delpresbiterio l’altare maggiore a trefasce, in marmi policromi ed ele-gante paliotto barocco, appartene-va in origine alla chiesa di santaMaria degli Angeli di Genova, sop-pressa nel 1799. Contornano ilsacrario principale l’altare dellaMadonna del Carmine, con statua

marmorea della titolare,e l’altare del patronosant’Alberto, la cui festasi celebra il 7 agosto.

Proseguendo ancoraverso la pianadell’Albedosa, si incon-trano piccoli nuclei agri-coli che connotano unpaesaggio caratterizzatoda campi e vigneti colti-vati a rittochino e atagliapoggio: le cascineLonghino, Fistonia eBorgognona, a levante

della strada, e a ponente, al limitedel territorio di Parodi, la masseriaPallavicina, proprietà dei sauli nel1821, passata in seguito ai Gualco.Monsignor Domenico Gualco, prevo-sto di santa Maria delle Vigne aGenova, ristrutturò ed ampliò l’edificionella seconda metà del XiX secolo, percostituirvi un centro di studi religiosi,ma l’iniziativa non ebbe seguito.Nell’insediamento è ricordata, nel1838, una chiesetta dedicataall’immacolata Concezione, dovemonsignor Gualco fu sepolto nel 1877.

RudeRi della Benedicta

- sacRaRio dei maRtiRi

Ritornati sulla piazza della chie-sa parrocchiale di Bosio, a lato delmonumento dedicato ai cadutidelle due guerre mondiali e dellalotta partigiana, inizia la stradaprovinciale 170, che conduce allafrazione Mazzarelli di Mornese.Dopo circa un chilometro un bivio

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A lato: FrazioneCosta S. Stefano,Chiesetta dei SS.Sebastiano e Rocco.

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sulla sinistra segnala il percorsoche, volgendo nettamente a sud,raggiunge le Capanne di Mar -carolo. il tracciato si snoda entroun suggestivo scenario alpestrelungo l’itinerario europeo E/1, erappresenta il tratto terminale diuna pista che prende il via daFlensburg, sul mare del nord, eattraverso la svizzera, la Lom -bardia e il Piemonte giunge a Pegli.Nell’ascesa appenninica, risale amezza costa i tornanti delmonte Brisco e del monteLanzone, tocca il bricdella Croce e il bric dellaMarca e prosegue, semprein direzione sud, costeg-giando i dirupi tra l’altadestra orografica delGorzente e le pendici delmonte Tobbio.

superato il guado delGorzente, dopo alcuni tor -nanti in forte acclività lastrada raggiunge i ruderi

della masseriaB e n e d i c t a ,denomina tanegli atti me -d i e v a l i‹‹Man sione diRi palta inB r u e r s a › › .L’origine del-l’istituzione èantica. il 2gen naio 1195G u g l i e l m omarchese di

Parodi donava al monastero cister-ciense di Rivalta scrivia le terreposte fra le valli del Gorzente e delPiota, nell’Alpe di Marcarolo, condiritto di pesca, macina e pascolo, econ l’obbligo di edificarvi unachiesa. Undici anni dopo, nel 1206,la Benedicta è ricordata in una sen-tenza pronunciata dai castellani diGavi. Nel 1217, un diploma del-l’imperatore Federico ii ne confer-ma il possesso all’abbazia di

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In alto: la masseria “Benedicta”in una carta topografica del 1792.

In basso: i ruderi della“Benedicta” dopo il recente inter-vento conservativo.

Alla pagina seguente.In alto: il Presidente dellaRepubblica Carlo Azelio Ciampirende omaggio al Sacrario deiMartiri della “Benedicta”.

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Rivalta. Al 1254 data un interventodel governo genovese che ingiungeai castellani di Parodi di vigilaresulla sicurezza e sulle proprietàdella cella monastica di Bruersa.Nel 1642, passata in proprietà allafamiglia spinola, la grangia vennetrasformata in masseria con palaz-zina padronale e corte interna,come conferma unaraffigurazione del-l’insediamento ese-guita nel XViiisecolo. Una labiletestimonianza del-l’originaria matricemonastica era leg-gibile nella presen-za di una cappellet-ta posta lungo ilsegmento di levantedell’edificio e dedi-cata a N. s. della

Misericordia. La masseria venne distrutta dai

nazifascisti durante un rastrella-mento contro i reparti partigianiattestati nella zona, e i ruderi sonoinclusi nell’area del sacrario chericorda le vittime dell’eccidio. Nelterritorio che dal monte Tobbioraggiunge le Capanne di Marcarolo

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e il genovesato eranoaffluiti, all’inizio della pri-mavera del 1944, numero-si nuclei di giovani, inqua-drati nella Terza BrigataPartigiana “Li guria”, checontrollava il versante suddell’area, e nella BrigataPartigiana Autonoma“Alessandria”, stanziatanel versante nord. Nellanotte tra il 5 e il 6 aprilel’intero settore venne cir-condato da reparti nazifa-scisti: 75 partigiani caddero nelcorso dei combattimenti; 97 furonobarbaramente trucidati nel gretodel Gorzente sottostante laBenedicta; 150 deportati nei campidi sterminio. Pochissimi feceroritorno. Nel sacrario, i nomi dellegiovani vittime eternano il ricordoe la memoria. il monito che non èinciso sul marmo vive nel cuoredegli uomini liberi.Addiacente alla chiesa parrocchialedi Bosio, si trova il nuovo piazzaledella pace deve inizia il "percorso

della Memoria" che unisce ilmonumento dei caduti della i guer-ra mondiale alla Cripta Martiridella Benedicta, monumento sim-bolo dei caduti della ii guerra mon-diale e della lotta partigiana. Larecentissima ristrutturazione deimonumenti e la costruzione delviale con il piazzale ad esso con-nesso, oltre a rendere usufruibilel'area per una piacevole passeggia-ta, sono anche un filo conduttore

tra i momenti della storia del nostropaese.

Dalla chiesa inizia la strada pro-vinciale 170, che affiancando ilpercorso della memoria conducealla frazione Mazzarelli di Mor -nese

fRazione

caPanne di maRcaRolo

Dal sacrario della Benedicta lastrada europea E/1 percorre il trat-to sommitale del Parco delleCapanne di Marcarolo, istituito nel1979, che si estende su una super-ficie di oltre 8000 ettari. il territo-rio, dominato dall’alpestre rilievo

del monte Tobbio, ha nel sistemaGorzente - Piota una importante

componente idrogeologica, cheall’inizio alimenta i laghi artificialiBadana, Lungo e Bruno e più inbasso, a sud di Casaleggio, quellidella Lavagnina. in quest’areaappare meno evidente la presenzadell’uomo, anche perché lo spopo-

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Il sindaco di Bosio, GiulianoGuido con il Cardinale AngeloBagnasco, e il Prefetto diAlessandria Francesco PaoloCastaldo.

A lato: in basso, monumento aiCaduti della prima GuerraMondiale.

Alla pag. 24: casa rustica aCapanne di Marcarolo.

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lamento ha cancellato molte tracceinsediative. Pure non dovevanomancare le attività di sfruttamentodel bosco ceduo e le piccole mani-fatture artigianali legate all’acqui-sizione di energia idraulica (neresta una traccia nei cascinali deno-minati Mulino Nuovo e MulinoVecchio e nel Maglietto delleCapanne superiori), così come nonmancavano le coltivazioni tipichedelle zone montane: patate, avena,foraggio per l’allevamento delbestiame e prato stabile. si trattavacomunque di un’agricoltura pove-ra, spesso insufficiente a garantireun minimo di sostentamento per lefamiglie più disagiate, tanto chenella valle del Lemme è sopravvis-suta a lungo la memoria dellemigrazioni stagionali dei ‹‹Ca ba -né›› nel periodo della semina, dellamietitura, della vendemmia. Ma segli insediamenti arcaici hannolasciato tracce sparse ed esigue, ilterritorio, aperto su uno scenografi-co paesaggio alpestre, apparesplendidamente conservativo deivalori naturali: ampi orizzonti trapini, faggete, maggesi, casolarisperduti nel fondo dei boschi e unpatrimonio di flora spontanea dirara bellezza.

L’ultima tappa del nostro itinera-rio nel comune di Bosio ci conducea una manciata di vecchie casesparpagliate sull’estremo lembomeridionale della provincia diAlessandria, al limitare del geno-vesato. il piccolo borgo montanodelle Capanne rappresentò persecoli un nodo viario fondamentaleper i lenti commerci someggiati trala Liguria e l’oltregiogo. Come unfiume ininterrotto preistoria e sto-ria hanno marcato le vie “perenni”dalla costa all’interno, permeandoil territorio adiacente. La tradizionetramanda come l’altopiano diMarcarolo fosse abitato da Liguri eda Celti, e alcuni ritrovamentiarcheologici nei pressi della casci-na Nespolo sembrano attestare lapresenza di insediamenti o nucleidi transito dell’età della pietra e del

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bronzo. La strada ‹‹de

Mercurolo›› è già testi-moniata nel 1130, inuna ingiunzione delcomune di Genova con-tro Alberto marchese diGavi. Lo stesso itinera-rio, nel 1185, risultadisagiato e pericoloso,infestato da malviventiche molestavano i pel-legrini e smungevano leborse dei mercanti. LeCapanne contavano 20fuochi (circa 100 abitanti) nel XVisecolo e 650 abitanti nel 1890,inclusi i nuclei famigliari chepopolavano le 68 cascine dell’area.La struttura “a nastro” del piccolocentro urbano conferma la funzio-ne viaria dell’insediamento. Fra learchitetture del borgo si notano, amargine della strada, sul versanteovest, due cascinali che negli alza-ti meno elementari sembrano rive-

lare una origine non agricola. LaCasa del Frate, probabile grangiamonastica del XiV secolo, e lacostruzione che occupa l’area incui sorgeva l’antica fondazionebenedettina di santa Maria diMarcarolo, già menzionata in unaBolla Pontificia del 1162. il ceno-bio, dipendente dall’abbazia di s.Fruttuoso di capodimonte(Camogli), è scomparso da secoli,ma ne restano cospicue tracce nei

documenti. Nel 1320,viene ricordato un lascitotestamentario all’istitu-zione; nel 1456 sononominati i rettori (dimis-sionario e subentrante)del ‹‹prioratus S.Mariaede Merchurolio››;nel 1770 la chiesa ‹‹nonconventuale›› di santaMaria è ancora ricordatacome filiazione del ceno-bio di san Fruttuoso di

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A pag. 25 in alto: fienagione aCapanne di Marcarolo, sullo sfon-do Chiesa Parrocchiale di S. Maria.

A pag. 25 in basso: edifici rusticidi Capanne Superiore.

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Capo di monte.La chiesa odierna, dedicata all’e-

saltazione della santa Croce, occu-pa una posizione eminente tra lecase del borgo. Nel 1618 iniziaronoi lavori per erigere l’edificio reli-gioso su un appezzamento di 1116palmi genovesi. Nel 1619 l’attivitàfu brevemente interrotta per man-canza di mezzi. Nel 1620 la chiesafu elevata a parrocchia, e la dotedel parroco venne concessa dalMagistrato delle chiese povererurali, dispensando gli abitanti daogni contributo. il campanile fucompletato nel 1660. Nel 1724 siapprontò il battistero; nel1744 l’edificio venne amplia-to; nel 1809 la comunitàacquistò una campana delmonastero di san Remigio diParodi ‹‹per far giungere -come notano i Remondini - lapotente voce di questo bronzosino ai casolari più lontani, aidispersi cascinali››. Nel 1821fu acquistata un’altra campa-na, e nel 1880 una terza. Nel1859 venne posto in opera ilpavimento di marmo. La chie-sa, inclusa nel decimo vicaria-to foraneo, fu consacrata dalCardinale Giu seppe siri, arci-vescovo di Genova, il 31maggio 1969.

La costruzione presentaun’architettura essenziale,con il frontone lineare ornatoda una trifora sagomata sulquadrante superiore, il tetto a

capanna, il campanile barocco, lacanonica sul lato nord dell’edificio.All’interno la chiesa, a una solanavata larga otto metri e lungadiciotto, è ornata di tre altari: ilmaggiore, quello di sant’ An tonioAbate con statua del titolare e quel-lo del Rosario, officiato dalla con-gregazione omonima, costituita nel1674 e ricordata da un’epigrafelatina sul sepolcro dei confratellidatata 1774.

Nella località non vi sono altreistituzioni religiose. Un oratorioesisteva alle Capanne di Marcarolonel 1630, mentre alle Capanne

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La zona delle Capanne è ricca diboschi cedui e di pini silvestri aiquali si alternano distese prativein parte destinate al pascolo (inbasso).

Nella pagina a lato: in alto, unsuggestivo scorcio della Valle delGorzente.

In basso: la Cascina PianCastagna, sullo sfondo il MonteTobbio.

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superiori o Capannette (piccolonucleo di case sparse e nodo viarioin altura sulla displuviale Piota -Gorzente, tra il monte Poggio e ilbric scioin) venne eretta intorno al1650 una cappella dedicataall’Assunta. Forse si tratta dellachiesetta a pianta ottagonale cheancor oggi esiste sul valico.

escuRsioni

monte lanzone (804 m.)

Rilievo boscoso sviluppato da sEa No sul contrafforte tra la valle delPiota e la valle del Lemme. si per-corre la carrozzabile sino alla chiesadi Bosio, poi, piegando a sinistra, sirisale verso sud e si costeggia ilmonte Brisco (678 m.; al culminestatua della Vergine). Deviandoancora a sud est, su un tracciato inparte rotabile, si giunge al monte

Lanzone. Casermette diroccate sullacima (ore 2).

BRic aRPescella (875 m.) emonte tuGello (848 m.)

sono le principali elevazionidella costiera che separa le displu-viali del Piota e del Gorzente.Dalla Colla degli Eremiti (553 m.) sipercorre la carrozzabile delleCapanne di Marcarolo sul selvaggioversante occidentale del monteTobbio. Dopo il guado in localitàPedanca Nuova o inferiore la stradaprosegue per il sacrario dellaBenedicta e raggiunge le Case Foi ela frazione Capanne (754 m.).

Qui lascia a sinistra la carrozzabi-le per Campo Ligure e sale alla Tanadel Lupo raggiungendo il bricArpescella e poco oltre il valico delmonte Tugello (12 km. circa dalla

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Colla degli Eremiti).sulle pendici del monte Tugello sorge lacascina omonima, sede di distaccamen-to partigiano nel 1944 - 45.

colla caRRosina ( 825 m.)

Ampio valico aperto tra il monteFigne e la costa Castiglione sulla dis-pluviale tra il Gorzente e il Lemme.Cascinale abbandonato sul valico.Dalla Colla degli Eremiti si segueuna vecchia mulattiera che sale tra-sversalmente in direzione sud e sudest sino al Passo della Daiola (858

m.). Dal Passo un sentiero pianeg-giante taglia in direzione sE sotto ilversante della costa Castiglione sinoa raggiungere il valico (ore 1,15dalla Colla degli Eremiti).

monte toBBio (1092 m.)

Bella cima isolata di roccia ser-pentinosa rossastra, che s’innalza trale vallate del Gorzente e del Lemme.Dalla Colla degli Eremiti si imboccaun sentiero presso la cappelletta amargine del bivio della rotabile delleCapanne di Marcarolo. il sentiero,

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Nella pagina a lato: persistenzedegli insediamenti d’altura, laCascina “Eremiti”.

In basso: il Monte Tobbio vistodalla strada europea E/1.

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dopo un lungo giro verso destra, salecon numerosi risvolti sino in vetta(ore 1,30). sulla vetta, cappelladedicata a N. s. di Caravaggio,costruita nel 1892, con annesso pic-colo rifugio del CAi. Panoramaamplissimo sull’appennino circo-stante e, verso nord, sulla pianurapadana e la lontana cerchia alpina,dalle Alpi Liguri al Gruppodell’Adamello. sulle pendici delTobbio e nelle zone circostanti per-mangono varietà della flora montanadi rara bellezza, quali l’astro alpino,presente nell’Appennino Ligure sol-tanto in quest’area; il narciso; il linocampanulato; il cerastio; il mughet-to. E non mancano esemplari di pinosilvestre, residui testimoni del tempoin cui questa specie popolava l’inte-ra dorsale.

laGhi del GoRzente

Dalla Colla degli Eremiti si seguela carrozzabileper le Capannedi Mar carolo.Do po il guadodel Gorzente inlo calità Pe -danca Nuova siabbandona lac a r r o z z a b i l erisalendo per unsentiero checorre sulla sini-stra orograficadel corso d’ac-qua, tocca lecascine Astore e

Alberghi, e raggiunge la diga dellago Bruno o delle Lavezze (646 m.).si attraversa un contrafforte e il con-fluente rio Badana alquanto sotto ladiga di sbarramento che forma illago omonimo, e si continua per unastradetta pianeggiante vicino allasponda sinistra del lago Lungo (684m.). superato il guado (passerellasotto la diga) si raggiunge il ripianodove sorge una chiesetta e la casa deicustodi (ore 2,30 dagli Eremiti).

tRadizioni e

aPPuntamenti tuRistici

Dalla primavera all’autunnonumerose manifestazioni sportive egastronomiche, sagre, serate musi-cali, vengono programmate dallaPro Loco e dalle istituzioni che sioccupano del turismo e del tempolibero. L’organizzazione è eccel-lente, con aree attrezzate, impiantiricreativi, strutture agonistiche

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In basso: superstite esemplaredi pino silvestre, lungo il sentieroche sale al Monte Tobbio.

Nella pagina a lato: i Laghidel Gorzente: Lago Lungoe Lago Bruno.

A pag. 32: Laghi del Gorzente.

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(campi di calcio). Di particolaresignificato, nel mese di maggio, lacelebrazione della Madonna della

“Rocca da l’óu”, presso la cappel-letta a margine della strada Bosio -Carrosio, che ha sostituito il picco-lo sacrario costruito dalle operaiedello iutificio nella vallecola diPomarolo. L’ultima domenica dimaggio e la prima di settembre èprogrammata la festa al monte

Tobbio. in occasione della festadella Repubblica concerto di musi-ca classica al sacrario dellaBenedicta.

Concerto celebrativo della festadella Repubblica presso il Sacrario

Martiri della Benedicta nellaprima decade di Giugnoin luglio, iniziative di turismo eco-logico e mostra di prodotti tipici,con fiera di merci e bestiame, alleCapanne di Mar carolo. Nella stessalocalità, l’ultima domenica diluglio, festa patronale di S. Isidoro

e S. Croce. il 7 agosto, a Costa s.stefano si celebra sant’Alberto.spettacolo pirotecnico il 9 agostonel capoluogo e Festa del Major, il20 agosto, la festa patronale di

San Bernardo, solenne processio-ne con i crocifissi, e la tradizionaleFiera di s. Bernardino. Ca sta gnata,seconda domenica di ottobre

Piazza 1° Luglio stand gastronomi-ci, caldarroste, vino novello, musi-ca folkloristica, carri allegorici. inottobre, appuntamento agli Eremitie castagnata con annessa “Ras se -gna micologica dell’Appen nino”.

Prima domenica di Avventomercatino di Natale.

cosa GustaRe

A Bosio si possono gustare ottimivini tra cui il Cortese di Gavi DoCGe Dolcetto di ovada DoC. Da nonperdere la tradizionale torta di riso,nonchè miele e formaggi locali.Nella stagione autunnale si possonotrovare ottimi funghi porcini.

dove doRmiRe

Albergo degli olmi, fraz.Capanne di Marcarolo, tel. +39 0143684 010, 8 ca mere, 12 letti, 2 bagniCascina Pian Castagna, AgriturismoLoc. Pian Castagna 5 - tel. 340 36005 89, 3 camere, 12 letti, 1 bagno

dove comPRaRe

Panetteria e pasticceria GastaldoClau dio, via Umberto i, 12, chiusodo menica, solo in inverno.

Panetteria e pasticceria MerloGio van ni e Renato via serra 24, tel.+390143 684 129, chiuso mercoledìpomeriggio

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dove manGiaRe

Bar Ristorante 98. via Gavi 2, tel.0143 684 261 chiuso il martedì.

Trattoria del Canto, via serra 16tel. 143 685126, chiuso il lunedì.

Trattoria degli olmi, fraz.Capanne di Marcarolo tel. 0143684010 chiuso il lunedì.

Cascina Pian Castagna Agritu ri -smo, loc. Pian Castagna 5 tel. 340360 0589.

Tavola fredda Bar Tumè tel. 0143684251.

Rifugio escurzionistico CascinaFoi loc. Capanne di Marcarolo cell.3339865198

Per saperne di più :

L.TACChELLA - E. PoDEsTà - E.LEARDi, Bosio nella storia civile ed

ecclesiastica, Biblioteca dell’ Acca -

demia olubrense, n. 37, Mi la no,2000.A. REPETTo M. CAMPoRA, Cuore di

Cabané. Vita e immagini di

Marcarolo, Ed. ArtisticaPiemontese, savigliano, 2003 (i percorsi delle escursioni sonodesunti dal volume di E. MoNTAGNA

- A. sABBADiNi, Appennino Ligure,ed. Club Alpino italiano, Bologna1974).

indiRizzi utili

Comune di Bosio t. 0143 684131fax 0143 684665, e.mail:comunedibosio @libero.itPro Loco Bosio tel. 0143 684131

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Questo volume, a cura dell’Accademia Urbense,

è stato impresso nel mese di Luglio 2008

dalla tipografia Litograf srl-Novi Ligure

Comune a prevalente vocazione agricola nel passato, Bosio mantiene

ancora oggi la tradizione della produzione e commercio di vini.

Infatti il comune di Bosio rientra nella disciplinare di produzione di ben

4 vini docg e doc: Gavi o Cortese di Gavi docg, Dolcetto di Ovada

doc, Monferrato doc e Piemonte doc.

Bodrato Paolo, loc. Zucche, Bosio, tel. 3489273048.

Camera Silvano “Le Selere” Via Gavi n.42/A Bosio tel.

0143\684179.

Gastaldo Roberto, Via Umberto I n. 49, Bosio, tel.

0143\684590.

Gastaldo Valerio, Via Serra n. 34, Bosio, tel. 0143\685119.

Ghio Emilio, Via Gavi n.36 Bosio tel. 0143\684705

Ghio Giuseppe, Via Circonvallazione n. 2 Bosio, tel.

0143\684117.

Giordano Lombardo via Circonvalazione n.4 tel. 0143\684185.

Grosso Federico via Costa n.13 tel.0143\684236

Guido Luigi Domenico, Via Gavi n. 19, Bosio, tel.

0143\684164.

Guido Matteo “La Smilla”, Via Garibaldi n. 7, Bosio, tel.

0143\684651.

Guido Natalino “La Caplana”, Via Circonvallazione n. 4,

Bosio,

tel. 0143\684182.

Merlo Andrea, Via Regina Margherita n. 36, Bosio, tel.

0143\684268.

Repetto Adelio via Serra n.48 tel. 0143\684232.

Elenco produttori e commercianti

vitivinicoli del Comune di Bosio

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