Convegno medico UniSalute · del sistema sanitario e gli Stati membri sono sotto pressione per...
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Convegno medico UniSalute, 11 ottobre 2013 Contributo del Dott. Salvatore Caronna, Deputato al Parlamento Europeo, Bruxelles
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Convegno medico UniSalute Influenza degli stili di vita
sulle malattie croniche non trasmissibili:
aspetti epidemiologici, medici ed economico-sociali
Bologna, 11 ottobre 2013
Contributo del Dott. Salvatore Caronna, Deputato al Parlamento Europeo, Bruxelles
COMPETENZE DELL'UE - INTRODUZIONE
Come tutti voi sapete, il settore sanitario rientra essenzialmente nella competenza degli Stati membri. Il
ruolo dell'Unione europea, in virtù dei trattati europei, consiste nell'intraprendere azioni volte a
completare il lavoro degli Stati membri, pur apportando un valore aggiunto europeo, in particolare nei
settori delle minacce più importanti per la salute, delle questioni che hanno un impatto transfrontaliero
o internazionale e di quelle legate alla libera circolazione dei beni, dei servizi e delle persone.
Quindi il compito dell'UE è sostanzialmente di completare e migliorare l'azione singola degli Stati
Membri.
La salute è non solo un valore in sé, ma anche un importante fattore di crescita economica.
Solo una popolazione sana può conseguire appieno il proprio potenziale economico.
A livello dell'UE, il settore sanitario è uno dei più vasti:
rappresenta circa il 10% del prodotto interno lordo;
occupa un lavoratore su dieci;
la percentuale di operatori in possesso di un livello d'istruzione universitaria è superiore alla media.
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LE MALATTIE CRONICHE NON TRASMISSIBILI E LO STILE DI VITA
In generale lo stato di salute europeo, guardando all'aumento costante della spettanza di vita deve
considerarsi in costante miglioramento.
Per quanto ci siano ampie differenze tra la spettanza per le donne rispetto a quella per gli uomini, e
soprattutto tra le diverse nazioni UE (e dell'est), tra il 1980 e il 2010 è aumentato notevolmente
Grafico 1: E’ aumentata la spettanza di vita ma con importante diseguaglianza di genere
Grafico 2: Spettanza di vita i vita nelle nazioni europee. Con forte differenziale di vita nelle diverse nazioni.
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Molto preoccupanti sono i dati riguardanti le malattie croniche non trasmissibili (MCNT), che, per
quanto in percentuale variabile da paese a paese, sono una piaga per l'Unione, non solo in termini di
salute ma anche economici.
Delle 6 regioni dell'Organizzazione Mondiale della Sanità, la regione Europea è quella più colpita dalle
malattie croniche non trasmissibili, che sono in totale responsabili del 86% delle morti, e pesano per il
77% sul totale delle malattie.
Grafico 3: Tasso di mortalità a seconda delle principali malattie in EU Regione 2006-2009 X 100.000
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Grafico 4: Mortalità per malattie cardiovascolari in Europa
Essa incide per circa il 40 % sulla mortalità totale con variazioni da nazione a nazione: da una mediana
del 47% a 4 volte tanto.
Con principali cause indipendentemente dal genere: Ipertensione / obesità / diabete / consumo di sale
/ alcoolismo disguglienze economiche (indigenza).
Focus: Incidenza stimata del Cancro in tutta l’Europa nel 2012
Nuovi casi di cancro in un anno: 3,45 milioni (esclusi quelli della pelle non-melanoma).
Mortalità 1,75 milioni.
Più comuni (metà onere complessivo) a carico di:
mammella (464.000 casi)
colon-retto (447.000)
prostata (417.000)
polmone (410.000)
Le cause più comuni di morte per cancro sono quelli
del polmone (353.000 morti) - l’unico pressoché totalmente evitabile attraverso virtuosi stili di vita (tabacco)
del colon-retto (215.000)
seno (131.000)
stomaco (107.000)
Dell'Unione Europea, il numero stimato di nuovi casi è circa 1,4 milioni.
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Si stima che i costi delle MCNT si elevino al 70-80% del budget totale che i Paesi europei spendono
per la salute.
Bisogna poi aggiungere le spese delle singole famiglie per medicinali e cure che non vengono inseriti
in questo calcolo.
Italia: le malattie croniche non trasmissibili sono ritenute responsabili, per il 2010, del 92% dei
decessi totali registrati, in particolare le malattie cardiovascolari (41%), i tumori (29%), le malattie
respiratorie croniche (5%) e il diabete (4%).
In realtà questi dati, già molto allarmanti, sono destinati a peggiorare per diverse ragioni, fra le quali la
tendenza all’aumento dell’inattività fisica e l’aumento epidemico di sovrappeso e obesità o l’aumento
dell’aspettativa di vita con il quale cresce parallelamente la probabilità di sviluppare tumori, malattie
cardiovascolari e diabete (se però l'aspettativa di vita aumenta il rischio di queste malattie, è altrettanto
vero che il progresso in medicina ne farà diminuire la mortalità.
Grafico 5: Mortalità per malattie cardiovascolari in Europa
Proiezioni della incidenza del cancro dal 2010 al 2020. Tendenza ad aumentare anche per
l’invecchiamento della popolazione ma con diminuzione della mortalità in percentuale.
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LA CRISI E I SISTEMI SANITARI
La crisi finanziaria ha ulteriormente messo in evidenza l'esigenza di migliorare il rapporto costo/efficacia
del sistema sanitario e gli Stati membri sono sotto pressione per trovare il giusto equilibrio fra la
possibilità per tutti di avere accesso a cure sanitarie di qualità elevata e il rispetto dei vincoli di bilancio.
A questo riguardo, è fondamentale sostenere gli sforzi degli Stati membri per migliorare la sostenibilità
dei sistemi sanitari, se si vuole garantire loro di poter fornire cure sanitarie di elevata qualità per tutti
ora come in futuro.
La crisi economico-finanziaria in atto a livello globale ormai dal 2007 ha prodotto in Europa la crisi dei
debiti sovrani, che ha colpito in modo particolare i cosiddetti “PIGS” (Portogallo, Irlanda, Grecia e
Spagna). Le risposte messe in atto dai governi europei sono state dominate dalle politiche di austerità
richieste dalla UE (e BCE) e dal FMI, volte principalmente al controllo dell’inflazione e alla riduzione della
spesa pubblica con forti effetti recessivi.
Tali politiche stanno comportando conseguenze per i sistemi sanitari euromediterranei improntati al
modello “Servizio Sanitario Nazionale” che vanno ben oltre il pur necessario contenimento delle
inefficienze e il doveroso contributo al risanamento della finanza pubblica.
In Grecia, sono stati imposti durissimi tagli a un sistema sanitario già in crisi, sostanzialmente
incompiuto e pieno di contraddizioni che la terribile crisi economica ha enormemente amplificato. Il
budget della sanità è stato duramente tagliato e hanno perso il lavoro 26 mila dipendenti pubblici del
servizio sanitario, di cui 9.100 medici.
Anche a causa del malfunzionamento dei servizi ambulatoriali, i ricoveri ospedalieri sono aumentati di
oltre il 20% negli ultimi anni, ma gli ospedali funzionano sempre peggio a causa del taglio di budget del
40% e della conseguente carenza di farmaci e personale. Le conseguenze in termini di peggioramento
delle condizioni di salute della popolazione sono già evidenti: è aumentata la percentuale di persone che
considera la propria salute “cattiva” o “molto cattiva” e di coloro che rinunciano a curarsi a causa della
crisi; sono pure in forte aumento i suicidi e le infezioni da HIV, nonché la prevalenza dell’uso di eroina,
mentre si è ridotto di un terzo il budget destinato ai servizi per tossicodipendenti.
In Spagna, nonostante il progresso avvenuto negli anni 2000, la crisi del debito ha prodotto effetti
nefasti sul sistema sanitario pubblico, che prima ha visto una netta riduzione dei finanziamenti che si è
tradotta nella riduzione nell’offerta di servizi, nella riduzione degli stipendi degli operatori e
nell’aumento della partecipazione alla spesa da parte dei pazienti e poi, con il provvedimento dell’ultimo
governo nell’aprile 2012, nella privatizzazione del sistema con una riforma che segna un drastico ritorno
al passato, archiviando il sistema universalistico basato sulla fiscalità generale e reintroducendo il
sistema assicurativo in vigore durante il franchismo.
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In Italia gli effetti sono stati sin qui meno drastici che negli altri due paesi, ma la spesa sanitaria pubblica
è fra le più basse in Europa sia in termini pro-capite che in rapporto al PIL ed è stata attuata una politica
di tagli lineari crescenti dei finanziamenti al SSN imposta dagli ultimi governi.
Ciò ha determinato una diminuzione dei posti letto ed un aumento delle spese delle singole famiglie
per la loro salute.
La crisi ha prodotto anche un aumento della disoccupazione, con ricadute sullo stato di salute generale.
Più ricerche hanno dimostrato che per i disoccupati aumenta il rischio di sentirsi in cattiva salute, dei
disturbi del sonno, di soffrire di nervosismo, di depressione, di disturbi cardiaci, e di dolori muscolari e
articolari.
Anche tra i lavoratori dipendenti che temono di perdere il lavoro si presentano tutti questi sintomi, in
maniera più o meno acuta. In questo senso, anche una seria politica contro la disoccupazione può avere
effetti positivi sulle spese della sanità.
Grafico 6: Mortalità per malattie cardiovascolari in Europa
Mortalità prematura per malattie cardiovascolare e prodotto nazionale lordo (GDP -PIL). Più basso è il PIL più alta
è la mortalità (si veda la differenza tra paesi Est ed Ovest EU)
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Focus Crisi e costi aggiuntivi sulla salute: una lezione dal passato e una dal presente
Associata ad un rischio doppio di incorrere in malattie: con rischio > 60% di non guarirne
Forte correlazione con malattie come l'abuso di alcol, ulcere, cirrosi,epatica, cardiovasculopatie,
tabagismo.
Aumento dell'incidenza dei suicidi: 17% in Grecia e Lituania, Irlanda 13%, Italia 12 % circa.
Aumento di richieste per trattamenti medici.
Un'attiva politica sul mercato del lavoro ed Indirizzi di spesa mirati eliminano molti di
questi effetti avversi.
I PROGRAMMI EUROPEI
L'Europa ha, come già accennato all'inizio, poche competenze in questo settore.
Oltre ad avere inserito la "salute" come uno degli obiettivi della strategia Europa2020 sono stati
strutturati negli ultimi anni tre programmi di coordinamento e completamento alle politiche sanitari
nazionali.
I programmi dell'UE nell'ambito della salute:
Il programma d'azione comunitario nel campo della sanità pubblica (2003-2008)
Secondo programma d'azione comunitaria in materia di salute (2008-2013)
Salute per la Crescita (2014-2020), ancora in fase di approvazione.
Rispetto ai programmi precedenti, il terzo programma d'azione dell'UE in materia di salute (2014-2020),
"Salute per la crescita", rafforza ulteriormente e pone maggior enfasi sui legami esistenti fra la crescita
economica e una popolazione in buona salute.
Il programma si concentra su quattro obiettivi principali, il cui scopo è conseguire un forte potenziale di
crescita economica grazie al miglior stato di salute:
1. sviluppare strumenti e meccanismi comuni a livello dell'UE per affrontare la carenza di risorse
umane e finanziarie e agevolare l'adozione dell'innovazione nell'assistenza sanitaria, al fine di
contribuire a sistemi sanitari innovativi e sostenibili;
2. migliorare l'accesso alle competenze mediche e alle informazioni concernenti patologie
specifiche anche su scala transnazionale e sviluppare soluzioni condivise e orientamenti per
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migliorare la qualità della sanità e della sicurezza dei pazienti allo scopo di migliorare l'accesso a
un'assistenza sanitaria migliore e più sicura per i cittadini europei;
3. individuare, diffondere e promuovere l'adozione di buone pratiche convalidate per misure di
prevenzione efficaci sotto il profilo dei costi, affrontando i principali fattori di rischio,
segnatamente il tabagismo, l'abuso di alcol e l'obesità, nonché l'HIV/AIDS, incentrandosi
particolarmente sulla dimensione transfrontaliera, al fine di prevenire le malattie e promuovere
la buona salute;
4. sviluppare approcci comuni e comprovarne il valore per essere più preparati e coordinarsi
meglio nelle emergenze sanitarie nell'intento di proteggere i cittadini dalle minacce sanitarie
transfrontaliere.
Considerando che i problemi di salute sono una delle principali cause di assenteismo sul lavoro e di
prepensionamento, mantenere gli individui sani e attivi più a lungo ha un'incidenza positiva sulla
produttività e la competitività.
Aumentare il numero di anni di vita sana è una condizione indispensabile, se l'Europa vuole vincere la
sfida di conseguire l'occupazione del 75 % degli individui della fascia d'età compresa fra i 20 e i 64 anni e
scongiurare il prepensionamento per malattia, inoltre, mantenere gli ultra sessantacinquenni sani e
attivi può avere un'incidenza sulla partecipazione al mercato del lavoro e apportare notevoli risparmi in
termini di bilanci sanitari.
L'UE agisce/ha agito in particolare in 4 settori della salute per quanto riguarda gli stili di vita:
1. tabacco
2. alcool
3. alimentazione e attività fisica
4. salute mentale
1. In merito al tabacco, l'UE ha regolamentato il settore per quanto riguarda la fabbricazione, la
presentazione e la vendita dei prodotti da tabacco con una direttiva del 2001, in fase di modifica. La
nuova normativa rafforzerà la lotta al fumo, soprattutto adolescenziale, imponendo norme molto
più stringenti per quanto riguarda il packaging, i contenuti delle sigarette, ma soprattutto mettendo
al bando tutte le forme di sigarette create pe sembrare meno dannose alla salute, quando al
contrario hanno effetti nocivi elevatissimi.
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La filosofia di base della riforma è quella di scoraggiare soprattutto i giovani ad iniziare a fumare. In
base agli studi condotti dalla Commissione europea, ogni anno si registrano 700.000 morti per cause
collegate al fumo. La proposta è molto restrittiva e probabilmente ridurrà il gettito fiscale in tutti gli
Stati membri ma al contempo permetterà di ridurre i costi che gravano sui sistemi sanitari
nazionali per curare le malattie derivanti dal fumo.
La direttiva ha, anche, l'obiettivo di adeguare la legislazione europea agli impegni assunti dagli Stati
membri che hanno sottoscritto la Convenzione Quadro sul Controllo del tabacco dell'Organizzazione
Mondiale della Sanità.
Rispetto agli Stati Uniti, all'Australia e al Brasile l'Europa registra tassi più elevati di fumatori.
2. La strategia (giugno 2001) stabilisce cinque priorità al fine di ridurre il consumo nocivo e
pericoloso di alcool nell'Unione europea. Per ciascuna di queste priorità, vengono sottolineate le
buone prassi seguite negli Stati membri.
3. La raccomandazione della Commissione europea (aprile 2010) invita gli Stati membri a sviluppare
e attuare una strategia comune nel settore della prevenzione delle malattie legate
all'alimentazione. Poiché una cattiva alimentazione, porta al sovrappeso e all'obesità che a loro
volta possono portare allo sviluppo di gravi malattie come ictus, ipertensione, diabete.
Anche le politiche per la tutela dell'ambiente sono fondamentali per garantire una buona salute ai
cittadini europei. Tutte le politiche europee ad esempio volte a ridurre le immissioni di CO2, di controllo
della qualità sui prodotti alimentari, e di salvaguardia dell'Ambiente in generale, hanno naturalmente
ricadute benefiche sulla salute del cittadino.
LA DICHIRAZIONE DI VIENNA (OMS)
Lo scorso luglio, i ministri della salute dei 53 paesi europei si sono riuniti a Vienna nel contesto di Salute
2020 (la nuova politica comune di riferimento concordata tra i 53 Stati membri della Regione europea
dell’OMS) per firmare la "Dichiarazione sulla nutrizione e le malattie non trasmissibili".
Secondo l’Oms attraverso questa dichiarazione l’Europa si impegnerà all’adozione di nuove politiche
innovative per ridurre l’obesità e promuovere scelte più salutistiche per la popolazione.
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I ministri si sono impegnati a migliorare l’azione di monitoraggio, ad agire in modo più efficace per
affrontare alla radice le cause dell’obesità e a informare e responsabilizzare maggiormente i cittadini
europei a fare scelte più sane.
La Dichiarazione di Vienna sulla Nutrizione e malattie non trasmissibili nel contesto della Salute 2020
sottolinea l'importanza della cooperazione in tutti i settori: coinvolge non solo la salute, ma anche altri
ministeri in iniziative che vanno dalla riformulazione alimentare ed etichettatura del prodotto, alle
mense scolastiche e il commercio internazionale. Essa si basa sui principi guida contenuti nella Carta
europea sull'azione di contrasto all'obesità del 2006 e appunto Salute 2020.
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A livello europeo viene quindi fatto molto per la tutela della salute dei cittadini europei, anche se spesso
ciò non si nota immediatamente, poiché sono normative su altri settori che hanno però importantissime
ricadute benefiche sulla protezione della salute. E' necessario mantenere quindi un approccio
fortemente europeista poiché le difficoltà che i cittadini dei 28 Paesi membri debbono affrontare sono
sostanzialmente le stesse.