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CONTRIBUTI a cura della Commissione Famiglia della Diocesi di Crema

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CONTRIBUTI

a cura della Commissione Famiglia della Diocesi di Crema

Capitolo primo ALLA LUCE DELLA PAROLA

Azione Cattolica Diocesana

Il capitolo in pillole

Introduzione (AL 1,8)

x La Bibbia è popolata da famiglie, da generazioni, da storie di amore e di crisi familiari, dalla prima (Gen 4); all'ultima pagina (Ap 21,2.9).

x Le due case che Gesù descrive, costruite sulla roccia o sulla sabbia (Mt 7,24-27) x Sul Salmo 128, proclamato nella liturgia nuziale ebraica e cristiana, Papa Francesco propone

una riflessione biblica in merito alla famiglia:

Beato chi teme il Signore e cammina nelle sue vie. Della fatica delle tue mani ti nutrirai, sarai felice e avrai ogni bene. La tua sposa come vite feconda nell'intimità della tua casa; i tuoi figli come virgulti d'ulivo intorno alla tua mensa. Ecco com'è benedetto l'uomo che teme il Signore. Ti benedica il Signore da Sion. Possa tu vedere il bene di Gerusalemme tutti i giorni della tua vita! Possa tu vedere i figli dei tuoi figli! Pace su Israele! (Sal 128, 1-6)

Tu e la tua sposa (AL 9-13)

x AL 9. Al centro - della famiglia – troviamo la coppia del padre e della madre con tutta la loro storia d'amore. In loro si realizza quel disegno primordiale che Cristo stesso evoca con intensità: Non avete letto che il Creatore da principio li fece maschio e femmina? (Mt. 19,4) ....per questo l'uomo lascerà suo padre e sua madre e si unirà a sua moglie e i due saranno un'unica carne (Gen 2,24).

x AL 10. Nel testo iniziale della Bibbia brillano alcune affermazioni decisive. Dio creò l'uomo a sua immagine, a immagine di Dio lo creò: maschio e femmina li creò (Gen 1,27). L'immagine di Dio ha come parallelo esplicativo la coppia maschio e femmina ....la fecondità della coppia umana è immagine viva ed efficace, segno visibile dell'atto creatore.

x AL 11. La coppia che ama e genera la vita....è capace di manifestare il Dio creatore e salvatore. ...la capacità di generare della coppia umana è la via attraverso la quale si sviluppa la storia della salvezza. ...La relazione feconda della coppia diventa un'immagine per scoprire e descrivere il mistero di Dio/Trinità che contempla in Dio il Padre, il Figlio e lo Spirito d'amore. Il Dio Trinità è comunione d'amore e la famiglia è il suo riflesso vivente.

x AL 12. Gesù nella sua riflessione sul matrimonio ci rimanda a un'altra pagina del libro della Genesi, il cap. 2, dove appare un mirabile ritratto della coppia. Scegliamo due dettagli:

o Il primo è l'inquietudine dell'uomo che cerca un aiuto che gli corrisponda (Gen 2,18.20) capace di risolvere quella solitudine che lo disturba.13.

o Da questo incontro che guarisce la solitudine sorgono la generazione e la famiglia. E' il secondo dettaglio. Si unirà a sua moglie e i due saranno un'unica carne (Mt 19,5; Gen 2,24). Il frutto di questa unione matrimoniale è diventare un'unica carne, sia nell'abbraccio fisico, sia nell'unione dei due cuori e della vita e, forse, nel figlio che nascerà dai due.

I tuoi figli come virgulti d’ulivo (AL 14-18)

x AL 14. Nel canto del salmista compaiono, dentro la casa dove l'uomo e la sua sposa sono seduti a mensa, i figli, che li accompagnano come virgulti d'ulivo, ossia pieni di energia e di vitalità. Se i genitori sono come le fondamenta della casa, i figli sono come le pietre vive della famiglia (cfr. 1 Pt 2,5). La presenza dei figli è un segno della pienezza della famiglia nella continuità della medesima storia della salvezza, di generazione in generazione.

x AL 15. Nel NT si parla della Chiesa che si riunisce nella casa (cfr. 1 Cor 16,19; Rm 16,5; Col 4,15). Lo spazio vitale di una famiglia si poteva trasformare in Chiesa domestica, in sede dell'Eucarestia, della presenza di Cristo seduto alla stessa mensa. Sto alla porta e busso. Se qualcuno ascolta la mia voce e mi apre la porta, io verrò da lui, cenerò con lui ed egli con me. (Ap. 3,20).

x AL 16. La Bibbia considera la famiglia anche come la sede della catechesi dei figli. Qu.esto brilla nella descrizione della celebrazione pasquale (cfr. Es 12,26-27; Dt 6,20-25). ... Pertanto la famiglia è il luogo dove i genitori diventano i primi maestri della fede per i loro figli: Quando tuo figlio un domani ti chiederà .... tu gli risponderai...Es 13,14.

x AL 17. I genitori hanno il dovere di compiere con serietà la loro missione educativa, come insegnano spesso i sapienti della Bibbia (cfr. Pr 3,11-12; 6,20-22; 13,1; 22,15; 23,13;-14; 29,17). I figli sono chiamati ad accogliere e praticare il comandamento: Onora tuo padre e tua madre Es 20,12.

x AL 18. Il Vangelo ci ricorda anche che i figli non sono una proprietà della famiglia, ma hanno davanti il loro personale cammino di vita. Gesù stesso a 12 anni risponde a Maria e a Giuseppe che ha una missione più alta da compiere al di là della sua famiglia storica (cfr Lc 2,48-50). Perciò esalta la necessità di altri legami... Mia madre e i miei fratelli sono coloro che ascoltano la parola di Dio e la mettono in pratica (Lc 8,21).

Un sentiero di sofferenza e di sangue (AL 19-22)

x AL 19. Le sacre scritture sono segnate dalla presenza del dolore, del male, della violenza che lacerano la vita della famiglia e la sua intima comunione di vita e di amore. Il discorso di Cristo sul matrimonio (cfr. Mt 19-3,9) è inserito all'interno di una disputa sul divorzio. La Parola di Dio è testimone di questa dimensione oscura che si apre già all'inizio quando con il peccato la relazione d'amore e di purezza tra l'uomo e la donna si trasforma in un dominio: Verso tuo marito sarà il tuo istinto ed egli ti dominerà (Gen 3,16).

x AL 20. E' un sentiero di sofferenza e di sangue che attraversa molte pagine della Bibbia....

la violenza fratricida di Caino su Abele; i vari litigi tra i figli e tra le spose dei patriarchi Abramo, Isacco e Giacobbe; le tragedie nella famiglia di Davide, di Tobia, di Giobbe...

x AL 21. Gesù stesso nasce in una famiglia modesta... entra nella casa di Pietro dove la suocera giace malata; si lascia coinvolgere nel dramma della morte nella casa di Giairo e in quella di Lazzaro...incontra pubblicani come Matteo e Zaccheo nelle loro case. Conosce le ansie e le tensioni delle famiglie e le inserisce nelle sue parabole... Si preoccupa per le nozze che corrono il rischio di risultare imbarazzanti per la mancanza di vino o per la latitanza degli invitati, come pure conosce l'incubo per la perdita di una moneta in una famiglia povera.

x AL 22. Parola di Dio come compagna di viaggio anche per le famiglie che sono in crisi o attraversano qualche dolore e indica loro la meta del cammino, quando Dio asciugherà ogni lacrima dai loro occhi...Ap21,4.

La fatica delle tue mani (AL 23-26)

x AL 23. Della fatica delle tue mani ti nutrirai, sarai felice e avrai ogni bene. All'inizio del salmo 128 si presenta il padre come un lavoratore, che con l'opera delle sue mani può sostenere il benessere fisico e la serenità della sua famiglia. Che il lavoro sia una parte fondamentale della dignità della vita umana, lo si deduce dalle prime pagine della Bibbia quando si dice che il Signore prese l'uomo e lo pose nel giardino di Eden, perché lo coltivasse e lo custodisse (Gen 2,15).

x AL 24. Il lavoro rende possibile nello stesso tempo lo sviluppo della società, il sostentamento della famiglia e anche la sua stabilità e la sua fecondità: Possa tu veder il bene di Gerusalem-me tutti i giorni della tua vita! Possa tu vedere i figli dei tuoi figli (Sal 128,5-6).

x AL 25. Anche nella Bibbia la disoccupazione e la precarietà diventano sofferenza; parabola dei lavoratori che stanno seduti in ozio forzato, nella piazza del paese (cfr Mt 20,1-16). E' ciò che la società sta vivendo tragicamente in molti paesi e questa mancanza di lavoro colpisce in diversi modi la serenità delle famiglie.

x AL 26. Viene ricordato il peccato sociale quando l'essere umano si comporta come tiranno nei confronti della natura, devastandola, usandola in modo egoistico e persino brutale.

La tenerezza dell’abbraccio (AL 27-30)

x AL 27. Cristo ha introdotto come segno distintivo dei suoi discepoli soprattutto la legge dell'amore e del dono di se agli altri (cfr. Mt 22,39; Gv 13,34) e l'ha fatto attraverso un principio che un padre e una madre sono soliti testimoniare nella propria esistenza: Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la sua vita per i propri amici (Gv 15,13). Frutto dell'amore sono anche la misericordia e il perdono.

x AL 28. Nell'orizzonte dell'amore, essenziale nell'esperienza cristiana del matrimonio e della famiglia, risalta anche un'altra virtù, piuttosto ignorata in questi tempi di relazioni frenetiche e superficiali: la tenerezza. E' la delicata e tenera intimità che esiste tra la madre

e il suo bambino, un neonato che dorme in braccio a sua madre dopo essere stato allattato (Sal 131,2). In un altro brano Osea pone in bocca a Dio come Padre queste parole commoventi: Quando Israele era fanciullo, io l'ho amato... gli insegnavo a camminare tenendolo per mano...(Os 11, 1.3-4).

x AL 29. L'attività generativa ed educativa è un riflesso dell'opera creativa del Padre. La famiglia è chiamata a condividere la preghiera quotidiana, la lettura della Parola di Dio e la comunione eucaristica per far crescere l'amore e convertirsi sempre più in tempio dove abita lo Spirito.

x AL 30. Davanti ad ogni famiglia si presenta l'icona della famiglia di Nazareth, con la sua quotidianità, fatta di fatiche e persino di incubi.

x Le famiglie, come Maria, sono esortate a vivere con coraggio e serenità le loro sfide familiari, tristi ed entusiasmanti e a custodire e meditare nel cuore le meraviglie di Dio. Maria può aiutarci a interpretare gli avvenimenti di ciascuna delle nostre famiglie, per riconoscere nella storia familiare il messaggio di Dio.

Capitolo secondo LA REALTÀ E LA SFIDA DELLE FAMIGLIE

Azione Cattolica Diocesana

Il capitolo in pillole

AL 33. […] «bisogna egualmente considerare il crescente pericolo rappresentato da un individualismo esasperato che snatura i legami familiari e finisce per considerare ogni componente della famiglia come un'isola, facendo prevalere, in certi casi, l'idea di un soggetto che si costruisce secondo i propri desideri assunti come un assoluto». «Le tensioni indotte da una esasperata cultura individualistica del possesso e del godimento generano all’interno delle famiglie dinamiche di insofferenza e di aggressività».

Per la riflessione personale e di coppia

x Quali sono nella mia e nostra esperienza di famiglia gli aspetti che fondano i legami tra le persone?

x Come vivo l’equilibrio tra i miei bisogni e desideri e quelli degli altri? x Come la mia famiglia ha reagito ai momenti di cambiamento?

Vorrei aggiungere il ritmo della vita attuale, lo stress, l’organizzazione sociale e lavorativa, perché sono fattori culturali che mettono a rischio la possibilità di scelte permanenti. Nello stesso tempo troviamo fenomeni ambigui. Per esempio, si apprezza una personalizzazione che punta sull’autenticità invece che riprodurre comportamenti prestabiliti. E’ un valore che può promuovere le diverse capacità e la spontaneità, ma che, orientato male, può creare atteggiamenti di costante diffidenza, fuga dagli impegni, chiusura nella comodità, arroganza. La libertà di scegliere permette di proiettare la propria vita e coltivare il meglio di sé, ma, se non ha obiettivi nobili e disciplina personale, degenera in una incapacità di donarsi generosamente. Di fatto, in molti paesi dove diminuisce il numero di matrimoni, cresce il numero di persone che decidono di vivere sole, o che convivono senza coabitare. […] AL 34. […] La famiglia può trasformarsi in un luogo di passaggio, al quale ci si rivolge quando pare conveniente per sé, o dove si va a reclamare diritti, mentre i vincoli rimangono abbandonati alla precarietà volubile dei desideri e delle circostanze. In fondo, oggi è facile confondere la genuina libertà con l’idea che ognuno giudica come gli pare, come se al di là degli individui non ci fossero verità, valori, principi che ci orientino, come se tutto fosse uguale e si dovesse permettere qualsiasi cosa. In tale contesto, l’ideale matrimoniale, con un impegno di esclusività e di stabilità, finisce per essere distrutto dalle convenienze contingenti o dai capricci della sensibilità. Si teme la solitudine, si desidera uno spazio di protezione e di fedeltà, ma nello stesso tempo cresce il timore di essere catturati da una relazione che possa rimandare il soddisfacimento delle aspirazioni personali.

Per la riflessione personale e di coppia

x Come coniugo nella mia vita il valore della libertà con i valori ed i principi che mi orientano x Quali sono i valori ed i principi che orientano la nostra famiglia? come ce li trasmettiamo?

AL 37. Per molto tempo abbiamo creduto che solamente insistendo su questioni dottrinali, bioetiche e morali, senza motivare l’apertura alla grazia, avessimo già sostenuto a sufficienza le famiglie, consolidato il vincolo degli sposi e riempito di significato la loro vita insieme. Abbiamo difficoltà a presentare il matrimonio più come un cammino dinamico di crescita e realizzazione che come un peso da sopportare per tutta la vita. AL 40. […] viviamo in una cultura che spinge i giovani a non formare una famiglia, perché mancano loro possibilità per il futuro. Ma questa stessa cultura presenta ad altri così tante opzioni che anch’essi sono dissuasi dal formare una famiglia». In alcuni paesi, molti giovani «spesso sono indotti a rimandare le nozze per problemi di tipo economico, lavorativo o di studio. Talora anche per altri motivi, come l’influenza delle ideologie che svalutano il matrimonio e la famiglia, l’esperienza del fallimento di altre coppie che essi non vogliono rischiare, il timore verso qualcosa che considerano troppo grande e sacro, le opportunità sociali ed i vantaggi economici che derivano dalla convivenza, una concezione meramente emotiva e romantica dell’amore, la paura di perdere la libertà e l’autonomia, il rifiuto di qualcosa concepito come istituzionale e burocratico». Abbiamo bisogno di trovare le parole, le motivazioni e le testimonianze che ci aiutino a toccare le fibre più intime dei giovani, là dove sono più capaci di generosità, di impegno, di amore e anche di eroismo, per invitarli ad accettare con entusiasmo e coraggio la sfida del matrimonio.

Per la riflessione personale e di coppia

x Quando riconosciamo il nostro matrimonio come un “cammino dinamico di crescita e realizzazione”?

x Come ci rendiamo testimoni per le generazioni più giovani?

AL 37. Stentiamo anche a dare spazio alla coscienza dei fedeli, che tante volte rispondono quanto meglio possibile al Vangelo in mezzo ai loro limiti e possono portare avanti il loro personale discernimento davanti a situazioni in cui si rompono tutti gli schemi. Siamo chiamati a formare le coscienze, non a pretendere di sostituirle. ACL 38. Dobbiamo ringraziare per il fatto che la maggior parte della gente stima le relazioni familiari che vogliono durare nel tempo e che assicurano il rispetto all’altro. Perciò si apprezza che la Chiesa offra spazi di accompagnamento e di assistenza su questioni connesse alla crescita dell’amore, al superamento dei conflitti e all’educazione dei figli. Molti stimano la forza della grazia che sperimentano nella Riconciliazione sacramentale e nell’Eucaristia, che permette loro di sostenere le sfide del matrimonio e della famiglia. In alcuni paesi, specialmente in diverse parti dell’Africa, il secolarismo non è riuscito a indebolire alcuni valori tradizionali e in ogni matrimonio si produce una forte unione tra due famiglie allargate, dove ancora si mantiene un sistema ben definito di gestione di conflitti e difficoltà. Nel mondo attuale si apprezza anche la testimonianza dei coniugi che non solo hanno perseverato nel tempo, ma

continuano a portare avanti un progetto comune e conservano l’affetto. Questo apre la porta a una pastorale positiva, accogliente, che rende possibile un approfondimento graduale delle esigenze del Vangelo. Tuttavia, molte volte abbiamo agito con atteggiamento difensivo e sprechiamo le energie pastorali moltiplicando gli attacchi al mondo decadente, con poca capacità propositiva per indicare strade di felicità. Molti non percepiscono che il messaggio della Chiesa sul matrimonio e la famiglia sia stato un chiaro riflesso della predicazione e degli atteggiamenti di Gesù, il quale nel contempo proponeva un ideale esigente e non perdeva mai la vicinanza compassionevole alle persone fragili come la samaritana o la donna adultera.

La seconda parte del capitolo in sintesi

Il calo demografico (AL 42)

Francesco lancia l’allarme per il calo demografico, «dovuto ad una mentalità antinatalista e promosso dalle politiche mondiali di salute riproduttiva», ricordando che «la Chiesa rigetta con tutte le sue forze gli interventi coercitivi dello Stato a favore di contraccezione, sterilizzazione o addirittura aborto». Misure «inaccettabili anche in luoghi con alto tasso di natalità», ma che i politici «incoraggiano» anche nei Paesi dove nascono pochi figli.

La solitudine (AL 43)

«una delle più grandi povertà della cultura attuale è la solitudine, frutto dell’assenza di Dio nella vita delle persone e della fragilità delle relazioni. C’è anche una sensazione generale di impotenza nei confronti della realtà socio-economica che spesso finisce per schiacciare le famiglie. […] Spesso le famiglie si sentono abbandonate per il disinteresse e la poca attenzione da parte delle istituzioni.

La casa e il lavoro (AL 44)

Francesco scrive che «la mancanza di una abitazione dignitosa o adeguata porta spesso a rimandare la formalizzazione di una relazione». Una «famiglia e una casa sono due cose che si richiamano a vicenda». Per questo «dobbiamo insistere sui diritti della famiglia, e non solo sui diritti individuali. La famiglia è un bene da cui la società non può prescindere, ma ha bisogno di essere protetta». L’attuale sistema economico produce diverse forme di esclusione sociale. Le famiglie soffrono in modo particolare i problemi che riguardano il lavoro. Le possibilità per i giovani sono poche e l’offerta di lavoro è molto selettiva e precaria. Le giornate lavorative sono lunghe e spesso appesantite da lunghi tempi di trasferta. Questo non aiuta i familiari a ritrovarsi tra loro e con i figli, in modo da alimentare quotidianamente le loro relazioni».

Sfruttamento dell’infanzia (AL 45)

Lo sfruttamento sessuale dei bambini costituisce «una delle realtà più scandalose e perverse della società attuale». Ci sono i «bambini di strada» nelle società attraversate dalla violenza, dalla guerra, o dalla presenza della criminalità organizzata. «L’abuso sessuale dei bambini diventa ancora più scandaloso - scandisce Francesco - quando avviene in luoghi dove essi

devono essere protetti, particolarmente nelle famiglie, nelle scuole e nelle comunità e istituzioni cristiane».

Le migrazioni (AL 46)

Le migrazioni «rappresentano un altro segno dei tempi da affrontare e comprendere con tutto il carico di conseguenze sulla vita familiare».

Le disabilità (AL 47)

I padri sinodali hanno dedicato speciale attenzione «alle famiglie delle persone con disabilità, in cui l’handicap, che irrompe nella vita, genera una sfida, profonda e inattesa, e sconvolge gli equilibri, i desideri, le aspettative. […] Meritano grande ammirazione le famiglie che accettano con amore la difficile prova di un figlio disabile. Esse danno alla Chiesa e alla società una testimonianza preziosa di fedeltà al dono della vita. Desidero sottolineare che l’attenzione dedicata tanto ai migranti quanto alle persone con disabilità è un segno dello Spirito. Infatti entrambe le situazioni sono paradigmatiche: mettono specialmente in gioco il modo in cui si vive oggi la logica dell’accoglienza misericordiosa e dell’integrazione delle persone fragili.

La fase conclusiva della vita (AL 48)

«La maggior parte delle famiglie rispetta gli anziani, li circonda di affetto e li considera una benedizione. Uno speciale apprezzamento va alle associazioni e ai movimenti familiari che operano in favore degli anziani, sotto l’aspetto spirituale e sociale […]. Nelle società altamente industrializzate, ove il loro numero tende ad aumentare mentre decresce la natalità, essi rischiano di essere percepiti come un peso. D’altra parte le cure che essi richiedono mettono spesso a dura prova i loro cari» [34] «La valorizzazione della fase conclusiva della vita è oggi tanto più necessaria quanto più si tenta di rimuovere in ogni modo il momento del trapasso. […] Numerose famiglie ci insegnano che è possibile affrontare le ultime tappe della vita valorizzando il senso del compimento e dell’integrazione dell’intera esistenza nel mistero pasquale. Tra le «gravi minacce» per le famiglie in tutto il mondo si citano l’eutanasia e il suicidio assistito (AL 48). Ci si sofferma poi sulla situazione «delle famiglie schiacciate dalla miseria, penalizzate in tanti modi, dove i limiti della vita si vivono in maniera lacerante» (AL 49).

Altre sfide

AL 50. Le risposte ricevute alle due consultazioni, effettuate durante il cammino sinodale, hanno menzionato le più diverse situazioni che pongono nuove sfide. Oltre a quelle già indicate, molti si sono riferiti alla funzione educativa, che si trova in difficoltà perché, tra le altre cause, i genitori tornano a casa stanchi e senza voglia di parlare, in tante famiglie non c’è più nemmeno l’abitudine di mangiare insieme, e cresce una gran varietà di offerte di distrazioni oltre la dipendenza dalla televisione. Questo rende difficile la trasmissione della fede da genitori a figli. Altri hanno segnalato che le famiglie sono spesso malate di un’enorme ansietà. Sembra che siano più preoccupate di prevenire problemi futuri che di condividere il presente.

Questo, che è una questione culturale, si aggrava a causa di un futuro professionale incerto, dell’insicurezza economica, o del timore per l’avvenire dei figli. AL 51. Si parla della «piaga» della tossicodipendenza «che fa soffrire molte famiglie, e non di rado finisce per distruggerle. Qualcosa di simile succede con l’alcolismo, il gioco e altre dipendenze». La famiglia potrebbe essere il luogo della prevenzione e delle buone regole, ma la società e la politica non arrivano a capire che una famiglia a rischio «perde la capacità di reazione per aiutare i suoi membri […].

Non indebolire la famiglia

AL 52. Indebolire la famiglia non «giova alla società» ma «pregiudica la maturazione delle persone». Dobbiamo riconoscere la grande varietà di situazioni familiari che possono offrire una certa regola di vita, ma le unioni di fatto o tra persone dello stesso sesso, per esempio, non si possono equiparare semplicisticamente al matrimonio. Nessuna unione precaria o chiusa alla trasmissione della vita ci assicura il futuro della società. AL 53. In diversi paesi la legislazione facilita lo sviluppo di una molteplicità di alternative, così che un matrimonio connotato da esclusività, indissolubilità e apertura alla vita finisce per apparire una proposta antiquata tra molte altre. Avanza in molti paesi una decostruzione giuridica della famiglia che tende ad adottare forme basate quasi esclusivamente sul paradigma dell’autonomia della volontà. Benché sia legittimo e giusto che si respingano vecchie forme di famiglia “tradizionale” caratterizzate dall’autoritarismo e anche dalla violenza, questo non dovrebbe portare al disprezzo del matrimonio bensì alla riscoperta del suo vero senso e al suo rinnovamento.

La donna e l’uomo

AL 54. Non sono ancora del tutto sradicati costumi inaccettabili. Anzitutto la vergognosa violenza che a volte si usa nei confronti delle donne, i maltrattamenti familiari e varie forme di schiavitù che non costituiscono una dimostrazione di forza mascolina bensì un codardo degrado. La violenza verbale, fisica e sessuale che si esercita contro le donne in alcune coppie di sposi contraddice la natura stessa dell’unione coniugale. Penso alla grave mutilazione genitale della donna in alcune culture, ma anche alla disuguaglianza dell’accesso a posti di lavoro dignitosi e ai luoghi in cui si prendono le decisioni. La storia ricalca le orme degli eccessi delle culture patriarcali, dove la donna era considerata di seconda classe, ma ricordiamo anche la pratica dell’“utero in affitto” o la «strumentalizzazione e mercificazione del corpo femminile nell’attuale cultura mediatica». […] L’identica dignità tra l’uomo e la donna ci porta a rallegrarci del fatto che si superino vecchie forme di discriminazione, e che in seno alle famiglie si sviluppi uno stile di reciprocità. AL 55. L’uomo «riveste un ruolo egualmente decisivo nella vita della famiglia, con particolare riferimento alla protezione e al sostegno della sposa e dei figli. […] Molti uomini sono consapevoli dell’importanza del proprio ruolo nella famiglia e lo vivono con le qualità peculiari dell’indole maschile. L’assenza del padre segna gravemente la vita familiare, l’educazione dei figli e il loro inserimento nella società. La sua assenza può essere fisica, affettiva, cognitiva e spirituale. Questa carenza priva i figli di un modello adeguato del comportamento paterno».

AL 56. Un’altra sfida emerge da varie forme di un’ideologia, genericamente chiamata gender, che «nega la differenza e la reciprocità naturale di uomo e donna. Essa prospetta una società senza differenze di sesso, e svuota la base antropologica della famiglia. Non si deve ignorare che «sesso biologico (sex) e ruolo sociale-culturale del sesso (gender), si possono distinguere, ma non separare».[46] D’altra parte, «la rivoluzione biotecnologica nel campo della procreazione umana ha introdotto la possibilità di manipolare l’atto generativo, rendendolo indipendente dalla relazione sessuale tra uomo e donna. In questo modo, la vita umana e la genitorialità sono divenute realtà componibili e scomponibili, soggette prevalentemente ai desideri di singoli o di coppie».[47] Una cosa è comprendere la fragilità umana o la complessità della vita, altra cosa è accettare ideologie che pretendono di dividere in due gli aspetti inseparabili della realtà. Non cadiamo nel peccato di pretendere di sostituirci al Creatore. Siamo creature, non siamo onnipotenti. Il creato ci precede e dev’essere ricevuto come dono. Al tempo stesso, siamo chiamati a custodire la nostra umanità, e ciò significa anzitutto accettarla e rispettarla come è stata creata. AL 57. Rendo grazie a Dio perché molte famiglie, che sono ben lontane dal considerarsi perfette, vivono nell’amore, realizzano la propria vocazione e vanno avanti anche se cadono tante volte lungo il cammino. A partire dalle riflessioni sinodali non rimane uno stereotipo della famiglia ideale, bensì un interpellante mosaico formato da tante realtà diverse, piene di gioie, drammi e sogni. […] I grandi valori del matrimonio e della famiglia cristiana corrispondono alla ricerca che attraversa l’esistenza umana». Se constatiamo molte difficoltà, esse sono un invito a «liberare in noi le energie della speranza traducendole in sogni profetici, azioni trasformatrici e immaginazione della carità».[49]

Capitolo terzo LO SGUARDO RIVOLTO A GESÙ: LA VOCAZIONE DELLA FAMIGLIA

Azione Cattolica Diocesana

Il capitolo in pillole

Il progetto di Dio (AL 61-66)

x Gesù, che ha riconciliato ogni cosa in se, ha riportato il matrimonio e la famiglia alla loro forma originale.

x Immergendoci nel mistero della nascita di Gesù, l’incarnazione del Verbo, in una famiglia umana a Nazaret, comprendiamo il modo di vivere in famiglia. Su questo fondamento ogni famiglia, pur nella sua debolezza, può diventare una luce nel buio del mondo.

La famiglia nei documenti della Chiesa (AL 67-70)

x Dalla Lumen Gentium: tramite il dono dello Spirito, gli sposi sono come consacrati e, mediante una grazia propria edificano il Corpo di Cristo e costituiscono una Chiesa domestica.

x Dall’Humanae vitae: l’esercizio responsabile della paternità implica dunque che i coniugi riconoscano i propri doveri verso Dio, verso se stessi, verso la famiglia e verso la società, in una giusta gerarchia dei valori.

x San Giovanni Paolo II, nella Familiaris consortio, ha descritto il modo in cui i coniugi, nel loro mutuo amore, ricevono il dono dello Spirito di Cristo e vivono la loro chiamata alla santità.

x Benedetto XVI, nella Caritas in veritate, evidenzia l’importanza dell’amore come principio di vita nella società (cfr 44), luogo in cui s’impara l’esperienza del bene comune.

Il sacramento del matrimonio (AL 71-75)

x Il sacramento è un dono per la santificazione e la salvezza degli sposi, perché la loro reciproca appartenenza è la rappresentazione reale, per il tramite del segno sacramentale, del rapporto stesso di Cristo con la Chiesa.

x Il matrimonio è una vocazione, in quanto è una risposta alla specifica chiamata a vivere l’amore coniugale come segno imperfetto dell’amore tra Cristo e la Chiesa.

Semi del verbo e situazioni imperfette (AL 76-79)

x Il matrimonio naturale si comprende pienamente alla luce del suo compimento sacramentale. x Di fronte a situazioni difficili ed a famiglie ferite, occorre sempre ricordare un principio

generale: “Sappiano i pastori che, per amore della verità, sono obbligati a ben discernere le situazioni”.

La trasmissione della vita e l’educazione dei figli (AL 80-85)

x Il figlio chiede di nascere da un tale amore e non in qualsiasi modo, dal momento che egli “non è qualcosa di dovuto ma un dono, che è il frutto dello specifico atto dell’amore coniugale dei suoi genitori”.

x Se la famiglia è il santuario della vita, il luogo dove la vita è generata e curata, costituisce una lacerante contraddizione il fatto che diventi il luogo dove la vita viene negata e distrutta.

x La Chiesa è chiamata a collaborare, con un’azione pastorale adeguata affinché gli stessi genitori possano adempiere la loro missione educativa.

La famiglia e la Chiesa (AL 86-88)

x La Chiesa è famiglia di famiglie, costantemente arricchita dalla vita di tutte le Chiese domestiche.

x la Chiesa è un bene per la famiglia, la famiglia è un bene per la Chiesa.

Per la riflessione personale e di coppia

Riportiamo di seguito una serie di domande/provocazioni (non esaustive) per accompagnare un breve momento di riflessione personale ed in coppia.

x L’immagine della famiglia che ricaviamo da questo capitolo, è complessivamente realistica e realizzabile o idilliaca e concettuale?

x Questo “sguardo rivolto a Gesù”, aiuta la famiglia a vivere nel quotidiano? x Sempre meno persone scelgono il matrimonio cristiano: è una questione di crisi di valori o è

segno di rispetto e maggiore valorizzazione del sacramento stesso? x Al di là di quanto è riportato nei diversi testi del Magistero, quali sono gli atteggiamenti

concreti che tutti, laici e sacerdoti, possono compiere per valorizzare la dimensione “vocazionale” del matrimonio?

Condivisione in gruppo

Al termine del momento personale di riflessione si può dedicare la parte finale dell’incontro per condividere, liberamente, quanto è emerso nella fase precedente.

Preghiera finale

Come una scintilla Signore, ti ringraziamo di averci dato l'amore. Ci hai pensati insieme prima del tempo, e fin d'allora ci hai amati così, l'una accanto all'altro. Il nostro amore è nato dal tuo, immenso e infinito. Donaci gioiosa fantasia per creare ogni giorno nuove espressioni di rispetto e di premurosa tenerezza; e fa che la vita coniugale continui quest'arte creatrice d'affetto,. che ci riporterà all'incontro continuo con Te

che sei l'Amore, da cui il nostro s'è staccato come piccola scintilla.

Capitolo quarto L’AMORE NEL MATRIMONIO

Paola e Davide Balestracci, Ornella e Antonio Bettinelli, Tiziana e Marco Parolari

Il capitolo in pillole

Analisi dell’inno alla carità di S. Paolo (13,4-7) come strumento per stimolare la crescita il consolidamento e l’approfondimento dell’amore coniugale (AL 89).

Pazienza (AL 91-92)

Se non coltiviamo la pazienza avremo sempre delle scuse per rispondere con ira, e alla fine diventeremo persone che non sanno convivere, antisociali incapaci di dominare gli impulsi, e la famiglia si trasformerà in un campo di battaglia. L’amore comporta sempre un senso di profonda compassione, che porta ad accettare l’altro anche quando agisce in modo diverso da quello che io avrei desiderato.

Benevolenza (AL 93-94)

L’amore non è solo un sentimento, ma è “fare il bene”. L’amore fa del bene agli altri e li promuove.

Guarendo l’invidia (AL 95-96)

Nell’amore non c’è posto per provare dispiacere per il bene dell’altro. Il vero amore apprezza il successo degli altri, non li sente una minaccia, e si libera dal sapore umano dell’invidia.

Senza vantarsi o glorificarsi (AL 97-98)

Chi ama, non solo evita di parlare troppo di se stesso, ma è centrato negli altri, sa mettersi al suo posto, senza pretendere di stare al centro. Alcuni si credono grandi perché sanno più degli altri e si dedicano a pretendere da loro e a controllarli, quando in realtà quello che ci rende grandi è l’amore che comprende, cura, sostiene il debole. …è indispensabile guarire l’orgoglio e coltivare l’umiltà.

Amabilità (AL 99-100)

Ogni giorno, «entrare nella vita dell’altro, anche quando fa parte della nostra vita, chiede la delicatezza di un atteggiamento non invasivo, che rinnova la fiducia e il rispetto. […] E l’amore, quanto più è intimo e profondo, tanto più esige il rispetto della libertà e la capacità di attendere che l’altro apra la porta del suo cuore». Uno sguardo amabile ci permette di non soffermarci molto sui limiti dell’altro, e così possiamo tollerarlo e unirci in un progetto comune, anche se siamo differenti. L’amore amabile genera vincoli, coltiva legami, crea nuove reti d’integrazione, costruisce una solida trama sociale. In tal modo protegge sé stesso, perché senza senso di appartenenza non si può sostenere una

dedizione agli altri, ognuno finisce per cercare unicamente la propria convenienza e la convivenza diventa impossibile.

Distacco generoso (AL 101)

«Ciascuno non cerchi l’interesse proprio, ma anche quello degli altri» (Fil 2,4). Davanti ad un’affermazione così chiara delle Scritture, bisogna evitare di attribuire priorità all’amore per sé stessi come se fosse più nobile del dono di sé stessi agli altri. Tommaso d’Aquino ha spiegato che «è più proprio della carità voler amare che voler essere amati»[110] e che, in effetti, «le madri, che sono quelle che amano di più, cercano più di amare che di essere amate».[111] Perciò l’amore può spingersi oltre la giustizia e straripare gratuitamente, «senza sperarne nulla» (Lc 6,35), fino ad arrivare all’amore più grande, che è «dare la vita» per gli altri (Gv 15,13).

Senza violenza interiore (AL 103-104)

Il Vangelo invita piuttosto a guardare la trave nel proprio occhio (cfr Mt 7,5), e come cristiani non possiamo ignorare il costante invito della Parola di Dio a non alimentare l’ira: «Non lasciarti vincere dal male» (Rm 12,21). «E non stanchiamoci di fare il bene» (Gal 6,9). Una cosa è sentire la forza dell’aggressività che erompe e altra cosa è acconsentire ad essa, lasciare che diventi un atteggiamento permanente: «Adiratevi, ma non peccate; non tramonti il sole sopra la vostra ira» (Ef 4,26). Perciò, non bisogna mai finire la giornata senza fare pace in famiglia. «E come devo fare la pace? Mettermi in ginocchio? No! Soltanto un piccolo gesto, una cosina così, e l’armonia familiare torna. Basta una carezza, senza parole. Ma mai finire la giornata in famiglia senza fare la pace!».

Perdono (AL 105-108)

La comunione familiare può essere conservata e perfezionata solo con un grande spirito di sacrificio. Esige, infatti, una pronta e generosa disponibilità di tutti e di ciascuno alla comprensione, alla tolleranza, al perdono, alla riconciliazione Oggi sappiamo che per poter perdonare abbiamo bisogno di passare attraverso l’esperienza liberante di comprendere e perdonare noi stessi. Ma questo presuppone l’esperienza di essere perdonati da Dio, giustificati gratuitamente e non per i nostri meriti. Siamo stati raggiunti da un amore previo ad ogni nostra opera, che offre sempre una nuova opportunità, promuove e stimola. Se accettiamo che l’amore di Dio è senza condizioni, che l’affetto del Padre non si deve comprare né pagare, allora potremo amare al di là di tutto, perdonare gli altri anche quando sono stati ingiusti con noi.

Rallegrarsi con gli altri (AL109-110)

Quando una persona che ama può fare del bene a un altro, o quando vede che all’altro le cose vanno bene, lo vive con gioia e in quel modo dà gloria a Dio, perché «Dio ama chi dona con gioia» (2 Cor 9,7), nostro Signore apprezza in modo speciale chi si rallegra della felicità dell’altro. Se non alimentiamo la nostra capacità di godere del bene dell’altro e ci concentriamo

soprattutto sulle nostre necessità, ci condanniamo a vivere con poca gioia, dal momento che, come ha detto Gesù, «si è più beati nel dare che nel ricevere!» (At 20,35). La famiglia dev’essere sempre il luogo in cui chiunque faccia qualcosa di buono nella vita, sa che lì lo festeggeranno insieme a lui.

Tutto scusa (AL 111-113)

L’amore si prende cura dell’immagine degli altri, con una delicatezza che porta a preservare persino la buona fama dei nemici. Gli sposi che si amano e si appartengono, parlano bene l’uno dell’altro, cercano di mostrare il lato buono del coniuge al di là delle sue debolezze e dei suoi errori. In ogni caso, mantengono il silenzio per non danneggiarne l’immagine. Però non è soltanto un gesto esterno, ma deriva da un atteggiamento interiore. E non è neppure l’ingenuità di chi pretende di non vedere le difficoltà e i punti deboli dell’altro, bensì è l’ampiezza dello sguardo di chi colloca quelle debolezze e quegli sbagli nel loro contesto; ricorda che tali difetti sono solo una parte, non sono la totalità dell’essere dell’altro.

Ha fiducia (AL 114-115)

Questa stessa fiducia rende possibile una relazione di libertà. Non c’è bisogno di controllare l’altro, di seguire minuziosamente i suoi passi, per evitare che sfugga dalle nostre braccia. L’amore ha fiducia, lascia in libertà, rinuncia a controllare tutto, a possedere, a dominare. Questa libertà, che rende possibili spazi di autonomia, apertura al mondo e nuove esperienze, permette che la relazione si arricchisca e non diventi una endogamia senza orizzonti. In tal modo i coniugi, ritrovandosi, possono vivere la gioia di condividere quello che hanno ricevuto e imparato al di fuori del cerchio familiare. Nello stesso tempo rende possibili la sincerità e la trasparenza, perché quando uno sa che gli altri confidano in lui e ne apprezzano la bontà di fondo, allora si mostra com’è, senza occultamenti.

Spera (AL 116-117)

Indica la speranza di chi sa che l’altro può cambiare. Spera sempre che sia possibile una maturazione, un sorprendente sbocciare di bellezza, che le potenzialità più nascoste del suo essere germoglino un giorno. Non vuol dire che tutto cambierà in questa vita. Implica accettare che certe cose non accadano come uno le desidera, ma che forse Dio scriva diritto sulle righe storte di quella persona e tragga qualche bene dai mali che essa non riesce a superare in questa terra.

Tutto sopporta (AL 118-119)

Sopporta con spirito positivo tutte le contrarietà. Significa mantenersi saldi nel mezzo di un ambiente ostile. Non consiste soltanto nel tollerare alcune cose moleste, ma in qualcosa di più ampio: una resistenza dinamica e costante, capace di superare qualsiasi sfida. È amore malgrado tutto, anche quando tutto il contesto invita a un’altra cosa. Manifesta una dose di eroismo tenace, di potenza contro qualsiasi corrente negativa, una opzione per il bene che niente può rovesciare.

L’amore non si lascia dominare dal rancore, dal disprezzo verso le persone, dal desiderio di ferire o di far pagare qualcosa. L’ideale cristiano, e in modo particolare nella famiglia, è amore malgrado tutto.

Capitolo settimo RAFFORZARE L’EDUCAZIONE DEI FIGLI

Riflessioni dell’associazione di famiglie affidatarie “il canguro”

Alcune domande che bisognerebbe porsi

1. Che cosa si intende per famiglia?

2. Perché mettere al mondo dei figli?

3. Che cosa desideriamo per loro?

1) Formare una famiglia non può essere una cosa scontata ma deve essere una scelta consapevole e responsabile. Non è sufficiente sposarsi e mettere al modo dei figli per dire di avere creato una famiglia. I bambini che ci vengono dati in affido vengono spesso da un’esperienza famigliare disastrosa dove i genitori sono quasi sempre separati. Questo ha impedito loro di vivere ciò di cui ogni bambino/ragazzo ha più bisogno, la tenerezza, l’incoraggiamento, la fiducia, ma anche le regole e tanti NO. In questo contesto, che opinione si saranno fatti sulla famiglia? L'affido è una preziosa opportunità di crescita. Il bambino/ragazzo, inserito in un nuovo ambiente familiare stabile, può trovare nuovi punti di riferimento affettivi ed educativi che lo aiutano a ricostruire una personalità il più possibile serena e equilibrata, in sintesi a riscoprire il valore della famiglia.

2) La maternità e la paternità responsabile, non possono restare solo belle parole, ma devono essere il fondamento di una famiglia. Questo vale anche e probabilmente soprattutto nel momento in cui si decide di accogliere nella propria casa un altro bambino/ragazzo. Bisognerà accettarlo come un figlio sapendo che tuo figlio non è e non lo diventerà mai, perché figlio resterà sempre di quella mamma e di quel papà da cui è stato allontanato e a cui tenderà a ritornare, una volta risolti i problemi che ne hanno determinato l'allontanamento. Bisognerà saper offrire anche a lui amore gratuito e disinteressato, senza alcuna pretesa di proprietà. Quel bambino che entrerà così a far parte della famiglia le permetterà di mettersi in gioco e di rinnovarsi.

3) Il piccolo e anticonformista Gabbiano Jonathan, comprende che oltre che del cibo un gabbiano vive “della luce e del calore del sole, vive del soffio del vento, delle onde spumeggianti del mare e della freschezza dell'aria… (tratto dal libro di Richard Bach “il gabbiano Jonathan Livingston”. Anche per i nostri figli dovremmo avere il desiderio che vivano queste belle esperienze e quindi dovremmo fare di tutto per incoraggiarli a lasciare il comodo “nido” in cui sono cresciuti.

Questo vale anche per i bambini che abbiamo in affido. L’affido familiare, infatti, è un intervento “a termine”. Serve per sopperire alle difficoltà, temporanee della famiglia di origine ad occuparsi della loro educazione e delle loro necessità materiali ed affettive. Essendo a termine, quindi, presuppone anche che, superate queste difficoltà, il bambino/ragazzo rientri nella sua casa. Se avremo vissuto con gratuità il periodo che è stato con noi, saremo ben felici che torni a volare da solo riscoprendo la bellezza della luce del calore del sole.

Capitolo ottavo ACCOMPAGNARE, DISCERNERE E INTEGRARE LA FRAGILITÀ

Riflessioni di Elisa Boraso del Gruppo “Al Pozzo di Giacobbe”

PREMESSA

La chiesa ha la missione di annunciare la misericordia di Dio, cuore pulsante del vangelo che per mezzo suo deve raggiungere il cuore e la mente di ogni persona. Non si esclude nessuno, la chiesa sa bene che Gesù si presenta come pastore di cento pecore, non di novantanove; le vuole tutte. A partire da questa consapevolezza si renderà possibile che a tutti, credenti e lontani, possa giungere il balsamo della misericordia come segno del regno di Dio già presente in mezzo a noi. L' architrave che sorregge la vita della chiesa è la misericordia. La chiesa non è una dogana, è la casa paterna dove c'è posto per ciascuno con la sua vita faticosa. La misericordia è la pienezza della giustizia e la manifestazione più luminosa della verità di Dio. Il discernimento pastorale deve andare nella direzione dell'amore che usa misericordia, che si dispone sempre a comprendere e perdonare, ad accompagnare, a sperare e soprattutto a integrare. Questa è la logica che deve prevalere nella chiesa per fare l'esperienza di aprire il cuore a quanti vivono nelle più disparate periferie esistenziali. Il Papa invita chiunque si trovi in situazioni complesse ad accostarsi con fiducia ad un colloquio con il proprio pastore o con laici che vivono dediti al Signore ma nello stesso tempo invita i pastori ad ascoltare con affetto e serenità, con il desiderio sincero di entrare nel cuore del dramma delle persone e di comprendere il loro punto di vista per aiutarle a vivere meglio e riconoscere il loro posto nella chiesa. I pastori che propongono ai fedeli l'ideale pieno del Vangelo e la dottrina della chiesa devono aiutarli anche ad assumere la logica della compassione verso le persone fragili, evitare persecuzioni ed evitare giudizi troppo duri e impazienti. Il vangelo stesso ci richiede di non giudicare e di non condannare. Gesù aspetta che rinunciamo a cercare quei ripari personali o comunitari che ci tengono lontani dal nodo del dramma umano, affinché accettiamo veramente di entrare in contatto con l'esistenza concreta degli altri e conosciamo la forza della tenerezza. Quando lo facciamo la vita ci si complica sempre meravigliosamente.

PER LE CONVIVENZE E I MATRIMONI CIVILI

Sebbene la chiesa non deve rinunciare a proporre l'ideale pieno del matrimonio, il progetto di Dio in tutta la sua grandezza, viene riproposta la legge della gradualità (Familiaris Consortio). L'essere umano conosce ama realizza il bene morale secondo tappe di crescita, ogni essere umano avanza gradatamente con la progressiva integrazione dei doni di Dio. La scelta del matrimonio civile piuttosto che la convivenza molto spesso non sono motivate da pregiudizi nei confronti dell’unione sacramentale, ma da situazioni culturali o l’attesa di una sicurezza esistenziale (lavoro e salario fisso). Pertanto, queste situazioni devono essere affrontate in maniera costruttiva, cercando di trasformarle in opportunità di cammino verso la

pienezza del matrimonio e della famiglia, alla luce del vangelo. Si tratta di accogliere e accompagnare con pazienza e delicatezza.

SEPARAZIONE, DIVORZIO E NUOVE UNIONI

La chiesa deve accompagnare con attenzione e premura i suoi figli più fragili, segnati dall'amore ferito e smarrito, ridonando fiducia e speranza. La chiesa si volge con amore a coloro che partecipano alla sua vita in modo incompiuto, riconoscendo che la grazia di Dio opera anche nelle loro vite, dando loro il coraggio per compiere il bene, per prendersi cura con amore l'uno dell'altro ed essere a servizio della comunità nella quale vivono e lavorano. Si tratta di integrare tutti, si deve aiutare ciascuno a trovare il proprio modo di partecipare alla comunità ecclesiale, perché si senta oggetto di una misericordia immeritata, incondizionata e gratuita. Nessuno può essere condannato per sempre, perché questa non è la logica del Vangelo. Ciò non è riferito solo ai divorziati che vivono una nuova unione ma a tutti, in qualunque situazione si trovino. I battezzati che sono divorziati e risposati civilmente devono essere più integrati nelle comunità cristiane perché non soltanto sappiano che appartengono al corpo di Cristo che è la chiesa, ma ne sappiano avere una giocosa e feconda esperienza. Sono battezzati, sono fratelli e sorelle lo spirito santo riversa in loro doni e carismi per il bene di tutti. Questa integrazione è necessaria pure per l'educazione cristiana dei loro figli.

ACCOMPAGNARE E DISCERNERE

I pastori sono chiamati ad accompagnare e discernere. Accompagnare cioè verso una presa di coscienza della loro situazione davanti a Dio; perché questo avvenga vanno garantite le necessarie condizioni di riservatezza, di umiltà e amore alla chiesa e al suo insegnamento, nella ricerca della volontà di Dio e nel desiderio di giungere a una risposta. Quando si trova una persona responsabile e discreta, che non pretende di mettere i propri desideri al di sopra del bene comune della chiesa, con un pastore che sa riconoscere la serietà della questione che sta trattando, si evita che il rischio di un determinato discernimento porti a pensare che la chiesa sostenga una doppia morale. L' imputabilità o la gravità di un’azione possono essere diminuite o annullate dall’ ignoranza, dall'inavvertenza, dalla violenza, dal timore, dalle abitudini, dagli affetti smodati, dall’immaturità affettiva e da altri fattori psichici e sociali. Per questo non è possibile dire che tutti quelli che si trovano in una situazione “irregolare” vivono in peccato mortale e sono privi della grazia santificante. In determinate circostanze le persone trovano grandi difficoltà ad agire in modo diverso e anche le conseguenze degli atti compiuti non sono necessariamente le stesse in tutti i casi. A causa di condizionamenti e fattori attenuanti è possibile che, entro una situazione oggettiva di peccato, che non sia soggettivamente colpevole o che non lo sia in modo pieno, si possa vivere in grazia di Dio, si possa amare e si possa anche crescere nella vita di grazia e carità, ricevendo a tale scopo l'aiuto della chiesa.

In certi casi potrebbe essere anche l’aiuto dei sacramenti. Per questo, ricordo ai sacerdoti che il confessionale non deve essere una sala di tortura, bensì il luogo della misericordia del Signore. Ugualmente segnalo che l’eucarestia non è un premio per i perfetti, ma un generoso rimedio e un alimento per i deboli. In qualunque circostanza, davanti a quanti hanno difficoltà a vivere pienamente la legge divina, deve risuonare l'invito a percorrere la via caritatis. La carità fraterna è la prima legge dei cristiani.

Capitolo nono SPIRITUALITÀ CONIUGALE E FAMILIARE

Azione cattolica diocesana

Il capitolo in pillole

Spiritualità della comunione soprannaturale

AL 315. La presenza del Signore abita nella famiglia reale e concreta, con tutte le sue sofferenze, lotte, gioie e i suoi propositi quotidiani. Quando si vive in famiglia, lì è difficile fingere e mentire, non possiamo mostrare una maschera. Se l’amore anima questa autenticità, il Signore vi regna con la sua gioia e la sua pace. La spiritualità dell’amore familiare è fatta di migliaia di gesti reali e concreti. In questa varietà di doni e di incontri che fanno maturare la comunione, Dio ha la propria dimora. Questa dedizione unisce «valori umani e divini», perché è piena dell’amore di Dio. In definitiva, la spiritualità matrimoniale è una spiritualità del vincolo abitato dall’amore divino.

Per la riflessione personale e di coppia

x Come mi sollecita il richiamo all’autenticità? x Che forme assume nella relazione coniugale? x Nella relazione genitoriale? x E in quella di figlio/a, fratello o sorella?

AL 316. Una comunione familiare vissuta bene è un vero cammino di santificazione nella vita ordinaria e di crescita mistica, un mezzo per l’unione intima con Dio. Infatti i bisogni fraterni e comunitari della vita familiare sono un’occasione per aprire sempre più il cuore, e questo rende possibile un incontro con il Signore sempre più pieno. La Parola di Dio dice che «chi odia il suo fratello cammina nelle tenebre» (1 Gv 2,11), «rimane nella morte» (1 Gv 3,14) e «non ha conosciuto Dio» (1 Gv 4,8). […] Dato che «la persona umana ha una nativa e strutturale dimensione sociale», e «la prima e originaria espressione della dimensione sociale della persona è la coppia e la famiglia», la spiritualità si incarna nella comunione familiare. Pertanto, coloro che hanno desideri spirituali profondi non devono sentire che la famiglia li allontana dalla crescita nella vita dello Spirito, ma che è un percorso che il Signore utilizza per portarli ai vertici dell’unione mistica.

Per la riflessione personale e di coppia

x Quali sono le occasioni di comunione familiare che posso riconoscere già presenti nella nostra quotidianità?

x Come posso/possiamo ricondurli ad un cammino di santificazione? x Anche alzarsi di notte per un bambino che piange, perdonare un errore, compiere gesti

quotidiani con amore...ci fanno crescere spiritualmente, ci abbiamo mai pensato?

Uniti in preghiera alla luce della Pasqua

AL 317. Se la famiglia riesce a concentrarsi in Cristo, Egli unifica e illumina tutta la vita familiare. I dolori e i problemi si sperimentano in comunione con la Croce del Signore, e l’abbraccio con Lui permette di sopportare i momenti peggiori. Nei giorni amari della famiglia c’è una unione con Gesù abbandonato che può evitare una rottura. Le famiglie raggiungono a poco a poco, «con la grazia dello Spirito Santo, la loro santità attraverso la vita matrimoniale, anche partecipando al mistero della croce di Cristo, che trasforma le difficoltà e le sofferenze in offerta d’amore». D’altra parte, i momenti di gioia, il riposo o la festa, e anche la sessualità, si sperimentano come una partecipazione alla vita piena della sua Risurrezione. I coniugi danno forma con vari gesti quotidiani a questo «spazio teologale in cui si può sperimentare la presenza mistica del Signore risorto».

Per la riflessione personale e di coppia

E' difficile riuscire a trasformare le sofferenze in offerta d'amore, partecipare al mistero della croce di Cristo. La preghiera è un'arma potente. Come conciliare i ritmi di vita di oggi con la preghiera insieme in famiglia?

AL 318. La preghiera in famiglia è un mezzo privilegiato per esprimere e rafforzare questa fede pasquale. Si possono trovare alcuni minuti ogni giorno per stare uniti davanti al Signore vivo, dirgli le cose che preoccupano, pregare per i bisogni famigliari, pregare per qualcuno che sta passando un momento difficile, chiedergli aiuto per amare, rendergli grazie per la vita e le cose buone, chiedere alla Vergine di proteggerci con il suo manto di madre. Il cammino comunitario di preghiera raggiunge il suo culmine nella partecipazione comune all’Eucaristia, soprattutto nel contesto del riposo domenicale. Gesù bussa alla porta della famiglia per condividere con essa la Cena eucaristica (cfr Ap 3,20). Là, gli sposi possono sempre sigillare l’alleanza pasquale che li ha uniti e che riflette l’Alleanza che Dio ha sigillato con l’umanità sulla Croce. L’Eucaristia è il sacramento della Nuova Alleanza in cui si attualizza l’azione redentrice di Cristo (cfr Lc 22,20). Così si notano i legami profondi che esistono tra la vita coniugale e l’Eucaristia. Il nutrimento dell’Eucaristia è forza e stimolo per vivere ogni giorno l’alleanza matrimoniale come «Chiesa domestica».

Spiritualità dell’amore esclusivo e libero

AL 319. Nel matrimonio si vive anche il senso di appartenere completamente a una sola persona. Gli sposi assumono la sfida e l’anelito di invecchiare e consumarsi insieme e così riflettono la fedeltà di Dio. E’ un’appartenenza del cuore, là dove solo Dio vede (cfr Mt 5,28). Questa ferma decisione che segna uno stile di vita, è un'esigenza interiore del patto d'amore coniugale. Ma questo non avrebbe significato spirituale se si trattasse solo di una legge vissuta con rassegnazione. Ogni mattina, quando ci si alza, si rinnova davanti a Dio questa decisione di fedeltà, accada quel che accada durante la giornata. E ciascuno, quando va a dormire, aspetta di alzarsi per continuare questa avventura, confidando nell’aiuto del Signore. Così, ogni coniuge è per l’altro segno e strumento della vicinanza del Signore, che non ci lascia soli: «Io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo» (Mt 28,20).

AL 320. C’è un punto in cui l’amore della coppia raggiunge la massima liberazione e diventa uno spazio di sana autonomia: quando ognuno scopre che l’altro non è suo, ma ha un proprietario molto più importante, il suo unico Signore. Nessuno può pretendere di possedere l’intimità più personale e segreta della persona amata e solo Lui può occupare il centro della sua vita. Nello stesso tempo, il principio del realismo spirituale fa sì che il coniuge non pretenda che l’altro soddisfi completamente le sue esigenze. E’ necessario che il cammino spirituale di ciascuno – come indicava bene Dietrich Bonhoeffer – lo aiuti a “disilludersi” dell’altro, a smettere di attendere da quella persona ciò che è proprio soltanto dell'amore di Dio.

Per la riflessione personale e di coppia

x Che significato assume per ognuno di noi e per la nostra coppia la scelta del per sempre vissuta senza rassegnazione?

x Sviluppare una sana autonomia; non pretendere che l'altro soddisfi completamente le proprie esigenze.... ne siamo convinti e capaci?

x E’ necessario che il cammino spirituale di ciascuno diventi adulto e non esiga dall'altro quell'amore assoluto che è proprio soltanto di Dio: come fare perché ciò possa avvenire per entrambi?

Spiritualità della cura, della consolazione e dello stimolo

AL 321. «I coniugi cristiani sono cooperatori della grazia e testimoni della fede l’uno per l’altro, nei confronti dei figli e di tutti gli altri familiari». Dio li invita a generare e a prendersi cura. Prendiamoci cura, sosteniamoci e stimoliamoci vicendevolmente, e viviamo tutto ciò come parte della nostra spiritualità familiare. La vita di coppia è una partecipazione alla feconda opera di Dio, e ciascuno è per l’altro una permanente provocazione dello Spirito. Così i due sono tra loro riflessi dell’amore divino che conforta con la parola, lo sguardo, l’aiuto, la carezza, l’abbraccio. AL 322. Tutta la vita della famiglia è un “pascolo” misericordioso. Ognuno, con cura, dipinge e scrive nella vita dell’altro: «La nostra lettera siete voi, lettera scritta nei nostri cuori [...] non con inchiostro, ma con lo Spirito del Dio vivente» (2 Cor 3,2-3). Ognuno è un «pescatore di uomini» (Lc 5,10) che nel nome di Gesù getta le reti (cfr Lc 5,5) verso gli altri, o un contadino che lavora in quella terra fresca che sono i suoi cari, stimolando il meglio di loro. La fecondità matrimoniale comporta la promozione, perché «amare una persona è attendere da essa qualcosa di indefinibile, di imprevedibile; è al tempo stesso offrirle in qualche modo il mezzo per rispondere a questa attesa». Questo è un culto a Dio, perché è Lui che ha seminato molte cose buone negli altri nella speranza che le facciamo crescere.

Per la riflessione personale e di coppia

x In che misura ci rendiamo cooperatori della grazia e testimoni della fede l’uno per l’altro? x La famiglia è un “pascolo” misericordioso: cosa attendo dalla mia famiglia e cosa penso che

la mia famiglia possa cogliere di ciò che offro io?

AL 323. E’ una profonda esperienza spirituale contemplare ogni persona cara con gli occhi di Dio e riconoscere Cristo in lei. Questo richiede una disponibilità gratuita che permetta di apprezzare la sua dignità. Si può essere pienamente presenti davanti all’altro se ci si dona senza un perché, dimenticando tutto quello che c’è intorno. Così la persona amata merita tutta l’attenzione. Gesù era un modello, perché quando qualcuno si avvicinava a parlare con Lui, fissava lo sguardo, guardava con amore (cfr Mc 10,21). Nessuno si sentiva trascurato in sua presenza, poiché le sue parole e i suoi gesti erano espressione di questa domanda: «Che cosa vuoi che io faccia per te?» (Mc 10,51). Questo si vive nella vita quotidiana della famiglia. In essa ricordiamo che la persona che vive con noi merita tutto, perché ha una dignità infinita, essendo oggetto dell’immenso amore del Padre. Così fiorisce la tenerezza, in grado di «suscitare nell’altro la gioia di sentirsi amato. Essa si esprime in particolare nel volgersi con attenzione squisita ai limiti dell’altro, specialmente quando emergono in maniera evidente». AL 324. Sotto l’impulso dello Spirito, il nucleo familiare non solo accoglie la vita generandola nel proprio seno, ma si apre, esce da sé per riversare il proprio bene sugli altri, per prendersene cura e cercare la loro felicità. Questa apertura si esprime particolarmente nell’ospitalità, incoraggiata dalla Parola di Dio in modo suggestivo: «Non dimenticate l’ospitalità; alcuni, praticandola, senza saperlo hanno accolto degli angeli» (Eb 13,2). Quando la famiglia accoglie, e va incontro agli altri, specialmente ai poveri e agli abbandonati, è «simbolo, testimonianza, partecipazione della maternità della Chiesa». L’amore sociale, riflesso della Trinità, è in realtà ciò che unifica il senso spirituale della famiglia e la sua missione all’esterno di se stessa, perché rende presente il kerygma con tutte le sue esigenze comunitarie. La famiglia vive la sua spiritualità peculiare essendo, nello stesso tempo, una Chiesa domestica e una cellula vitale per trasformare il mondo. AL 325. Le parole del Maestro (cfr Mt 22,30) e quelle di san Paolo (cfr 1 Cor 7,29-31) sul matrimonio, sono inserite – non casualmente – nella dimensione ultima e definitiva della nostra esistenza, che abbiamo bisogno di recuperare. In tal modo gli sposi potranno riconoscere il senso del cammino che stanno percorrendo. Infatti, come abbiamo ricordato più volte in questa Esortazione, nessuna famiglia è una realtà perfetta e confezionata una volta per sempre, ma richiede un graduale sviluppo della propria capacità di amare. C’è una chiamata costante che proviene dalla comunione piena della Trinità, dall’unione stupenda tra Cristo e la sua Chiesa, da quella bella comunità che è la famiglia di Nazareth.... E tuttavia, contemplare la pienezza che non abbiamo ancora raggiunto ci permette anche di relativizzare il cammino storico che stiamo facendo come famiglie, per smettere di pretendere dalle relazioni interpersonali una perfezione, una purezza di intenzioni e una coerenza che potremo trovare solo nel Regno definitivo ...e di giudicare con durezza coloro che vivono in condizioni di grande fragilità. Tutti siamo chiamati a tenere viva la tensione verso qualcosa che va oltre noi stessi e i nostri limiti, e ogni famiglia deve vivere in questo stimolo costante.

Per la riflessione personale e di coppia

x Far fiorire la tenerezza, in grado di «suscitare nell’altro la gioia di sentirsi amato. Volgersi con attenzione squisita ai limiti dell’altro: ci sembrano possibili nel nostro vivere quotidiano di famiglia, spesso conflittuale e magari rivendicativo?

x La famiglia vive la sua spiritualità peculiare essendo, nello stesso tempo, una Chiesa domestica e una cellula vitale per trasformare il mondo: come viviamo l'ospitalità e l'accoglienza nella nostra famiglia? Quale spazio riserviamo ai poveri e agli abbandonati?

x Nessuna famiglia è una realtà perfetta e confezionata una volta per sempre, ma richiede un graduale sviluppo della propria capacità di amare: ne siamo convinti?