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Anno LXXII – n. 46 SETTIMANALE 22 dicembre 2015 (continua dalla prima) (ovvia trasformazione a scopo confronto) è di inizio settembre 2009. In tempi più recenti, Chicago ha poi altri due minimi, 477 a maggio e 460 a novembre 2015. Le due piazze si sono avvicinate strettamente a giugno 2015 grazie ad un picco di Chicago a 614,6 ed ai 189 €/t di Milano, diventati 192 a novembre con cambi diversi: 1,11383 e 1,073. Anche in questo caso il CME non prevede che aumenti minimi, +1% fino a dicembre 2016 e +0,30% dopo. Il quadro è praticamente quello del mais, rafforzato nella sua stabilità dal fatto che il grano come coltura risente meno delle variazioni climatiche rispetto alle previsioni. In conclusione la soia. Nel seme, Milano è tendenzialmente più alta di Chicago mentre i minimi sono poco distanti: 874,4 centesimi di dollaro a febbraio 2009 e 291 €/t a dicembre 2008 (cambio a 1,3972). Chicago a novembre 2015 è scesa a 869,78 centesimi con Milano che ha quotato 349,75 (cambio a 1,1073). Nel seme, le linee sono più disarticolate, col minimo di Chicago a 256 dollari/tonnellata (dicembre 2008) corrispondenti a 300,35 €/t a Milano (cambio a 1,3972). Milano da settembre 2014 è più alta fino ai recenti 370,75 (euro) di novembre 2015 contro 284,6 (dollari e cambio a 1,1073). Il CME in ambedue i casi evidenzia variazioni minimali, al massimo nei 12 mesi futuri, dello 0,34%. La variante Cina: pur col PIL in calo, è ragionevole attendersi che le sue importazioni continueranno a crescere, rallentando il ritmo. Prossima tappa ? Fra non molto. Da qui a Torino vi terremo informati. Nel frattempo sempre sul sito della Granaria è reperibile il link che porta alle slide di Pellati. ISMEA – PIU’ FIDUCIA IN CAMPAGNA ED IN FABBRICA In campagna e tra le industrie alimentari, rilevano Ismea e Unioncamere nel consueto appuntamento con AgrOsserva - l'Osservatorio sulla congiuntura dell'agroalimentare italiano - migliorano nel terzo trimestre dell'anno gli indici di fiducia elaborati dall' Ismea, a partire dai giudizi espressi dal panel di aziende agricole e di industrie di trasformazione alimentare. La buona tenuta dell'export e la lieve ripresa della domanda nazionale, in un contesto caratterizzato dalle buone condizioni meteo- climatiche, da costi di produzione in lieve flessione - specie per le voci energetiche e per i mangimi - e da prezzi all'origine ancora in rialzo nel confronto tendenziale, sono stati percepiti positivamente dagli operatori agroalimentari. In particolare un maggior ottimismo è stato espresso dalle aziende vitivinicole, e dalle imprese olivicole, per le quali il raccolto di quest'anno si profila più copioso di quello eccezionalmente scarso dello scorso anno. Critica invece la situazione nel settore lattiero caseario, dove la bassa remunerazione del prezzo del latte alla stalla e il continuo ridimensionamento dei consumi nazionali di latte e formaggi, si stanno riverberando negativamente sul sentiment delle aziende del settore. Ancora positivo l'andamento delle vendite all'estero, nonostante la frenata della crescita delle economie emergenti. Nei primi nove mesi del 2015, l'export di prodotti agroalimentari italiani, agevolato anche dalla debolezza della valuta comunitaria, ha quasi sfiorato i 27 miliardi di euro, a fronte dei 25 miliardi conseguiti nello stesso periodo del 2014. In termini percentuali, la crescita, su base annua, è del 7,8%, maggiore di quella del 4,2% registrata contestualmente dall'export italiano complessivo. Circa i consumi nazionali, i dati Ismea-Nielsen relativi ai primi otto mesi del 2015, confermano che gli acquisti domestici di prodotti alimentari confezionati (peso fisso), bevande incluse, stanno seguendo una tendenza positiva, registrando un +2,2%, in valore, su base annua. Il dato rimane critico quando invece si considerano i prodotti a peso variabile, soprattutto per il trend negativo seguito dai consumi di carni, formaggi e salumi: in questo caso, infatti, il confronto con i primi otto mesi del 2014 risulta sfavorevole e quantificabile in una flessione di circa tre punti percentuali. Ciononostante, nel loro complesso, gli acquisti di prodotti alimentari hanno spuntato un +0,2% sul periodo corrispondente del 2014. Quanto infine alle prospettive future, il rapporto elaborato da Ismea e Unioncamere indica come principali fattori di incertezza a livello internazionale il rischio di una frenata degli emergenti ancora più accentuata rispetto a quanto indicato dalle statistiche ufficiali, almeno sul piano economico-finanziario e l'impatto destabilizzante sull'economia legato ai recenti attacchi terroristici. La campagna di commercializzazione 2015/16 dei cereali, ha esordito in Italia con un andamento negativo dei prezzi sia per il frumento duro che per il frumento tenero nazionale. Una dinamica riconducibile alla debolezza delle quotazioni sui mercati internazionali, ben approvvigionati, grazie ai raccolti abbondanti e alle scorte decisamente elevate. La produzione nazionale di duro, grazie all’aumento delle superfici (+3%) e delle rese (+5,3%) è in sensibile aumento, attestandosi a circa 4,4 milioni di tonnellate (+8%). Quella del tenero viene stimata su livelli solo leggermente inferiori rispetto a quelli dello scorso raccolto, nonostante il sensibile calo delle superfici investite (circa -4%), compensato dall’aumento delle rese unitarie. Positive per ambedue le notizie sulla qualità, in particolare del tenero, migliorata sia in peso specifico che in proteine. Nel mais, anche quest’anno si riscontrano criticità sul versante della qualità della granella, per la quale emergono problemi di contaminazione da aflatossine, seppure meno gravi rispetto alle ultime annate e in buona parte risolvibili con idonei trattamenti nei centri di stoccaggio ed essicazione. In ogni caso si sta verificando quello che era già avvenuto nella scorsa campagna: la formazione di due mercati, uno per il mais nostrano “sano”, cioè con tossine entro i limiti di legge, e l’altro, con quotazioni sensibilmente inferiori, per il mais contaminato o presunto tale. Negli sfarinati, stanti i ribassi della materia prima, i prezzi all’ingrosso della semola hanno accusato riduzioni a settembre (-4,2% rispetto ad agosto), dopo che il trimestre si era aperto positivamente (+6,1% a luglio) sulla scia del balzo registrato per il frumento duro in apertura di campagna. Pur rimanendo positivo, il confronto su base annua ha mostrato un’attenuazione nel trimestre, passando dal +16,8% di luglio al +7,4% di settembre. Assenza di variazioni significative nel comparto delle farine, con i valori praticamente invariati lungo il trimestre ed in leggero calo rispetto allo scorso anno (-3,9% a settembre). Anno LXXII – n. 46 SETTIMANALE 22 dicembre 2015 IL MERCATO DEI CEREALI MERCATO dei CEREALI di MILANO Giorno di riunione: martedì non festivo Uffici, mercato, ricevimento campioni: Via Lazio 95 - 20090 Buccinasco MI tel. 02 82 43 184 – fax 02 82 43 190 – mail: [email protected] – sito web: granariamilano.org AGROBIOTECNOLOGIE E MERCATI – IL CONVEGNO IN GRANARIA –parte mercati Nello scorso Giallone abbiamo riportato la prima parte del convegno del 15 dicembre, Agrobiotecnologie e mercati. Tocca ora passare il testimone a Silvio Pellati, cui è spettato il compito, trascorsa l’estate e giunti i raccolti nel nostro emisfero, di scrutare il corso dei mercati internazionali per cercarne una logica e dei punti di orientamento. Siamo al terzo anno consecutivo di raccolti crescenti grazie al clima favorevole e Pellati ha dimostrato che nell’area del corn belt, quattro anni consecutivi così, si sono verificati una sola volta negli ultimi nove lustri. Le stime Usda diffuse al momento del convegno, riportano produzioni di grano a 735milioni di tonnellate (in aumento), mais a 974milioni (in calo di 15milioni di cui 10 nella Ue), soia a 320 (in aumento dell’1% circa). Ribaltati sulle scorte diventano rispettivamente, 230milioni (più 27), 212 (in aumento ma solo in Cina), 83 (in calo ma sul livello 2014). Fatto il quadro attuale, Pellati si è autoconfrontato con quanto aveva affermato a giugno, esercizio di onestà intellettuale cui molti “previsionisti”, evitano volentieri di sottoporsi. Allora disse: “Siamo ai minimi di Chicago degli ultimi 6-7 anni” e “il cambio €/$ opporrà resistenza al calo dei prezzi in Italia”. Egli ha dimostrato che così è avvenuto anche per l’effetto della conferma dei fondamentali: produzioni e scorte abbondanti e crescenti, semine invariate. Le domande da farsi rimangono le stesse e riguardano cosa succederà e come agiranno e reagiranno alcuni fattori ed attori le cui scelte sono determinanti. Pellati li ha esplorati a cominciare dal cambio €/$, comune a tutte le commodity, come il clima, sebbene con effetti diversi secondo latitudine e coltivazione. Sul cambio, le previsioni dicono che in 12 mesi circa, si porterà attorno alla parità con lievi differenze in più o meno secondo la fonte. Il clima, attestato che certi enti come il NOAA ci azzeccano o ci hanno azzeccato, ruoterà attorno al comportamento del Nino: temperature e piogge avranno scarso effetto sulle semine primaverili, essendo dell’80-90% la probabilità che accada il previsto, cioè che il Nino ci farà compagnia fino a febbraio 2016. Dopo potrà cedere il passo alla Nina che nel secondo semestre potrà comportare estati calde e secche, con effetti più importanti sul grano e sulle semine di mais e soia. Poi l’analisi si è portata sull’Argentina: il nuovo quadro politico dovrà decidere cosa fare circa le tasse all’esportazione (riduzione ? abolizione ?) e la svalutazione del peso, fattori comunque ribassisti. Non che manchino altre domande: quale sarà il comportamento dei fondi ? della Cina ? l’evoluzione degli scenari di crisi mondiale, Medio Oriente per primo ? Pellati ha proposto la sua lettura applicando i fattori alle singole merci, razionalizzando gli accadimenti che si traducono in variazioni e tendenze dei prezzi. Ha iniziato dal mais. Chicago e Milano hanno toccato il minimo dal 2009 ad agosto e settembre con circa 130,83 €/tonnellata ed un cambio a 1,4334. Da allora Chicago ha toccato il nuovo minimo a maggio 2015 a 351 $/bushel per salire poi a 414 a giugno e ridiscendere a 365 a novembre. Milano invece ha incrociato a 153,75 e salendo, la retta in discesa di Chicago per toccare 173,5 a novembre, in presenza di livelli di cambio diversi, rispettivamente 1,093 e 1,073. Il quadro del mais secondo Pellati si compone in questa maniera: Chicago è vicina ai minimi storici, le semine sono invariate, l’offerta è buona: difficile ipotizzare ulteriori ribassi. I futures sembrano dello stesso orientamento: a 24 mesi variano in più di percentuali minime (massimo +1%). Sul mercato italiano invece saranno le importazioni (ed è un paradosso), a sostenere i prezzi. Conclusioni: sul breve Chicago invariato e mercato italiano sostenuto. Sul lungo: probabile effetto rialzista del tempo, mitigato dalle produzioni e dalle scorte. Salvo disastri climatici o di altra natura. E’ stata poi la volta delle valutazioni di Pellati sul grano. Milano da inizio 2011 è mediamente più alta di Chicago il cui minimo, 443 centesimi di dollaro/bushel, è di maggio 2012 mentre nello stesso periodo, il minimo di Milano, 429 centesimi a bushel (continua in quarta) Presidente, Vice Presidente, Consiglieri, Soci tutti, partecipano al dolore dei Soci Giacinto ed Anna, per la scomparsa di Giuseppe Scotuzzi Consigliere di turno preposto alla vigilanza del Mercato dei Cereali per il mese di dicembre: Anna Scotuzzi Direttore responsabile: Maurizio Floris Autorizzazione Tribunale di Milano n° 599 del 18/09/1948 Stampato in proprio presso la sede dell’Associazione Granaria di Milano L’intervento di Pellati (sullo sfondo il Presidente Grossi)

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Anno LXXII – n. 46 SETTIMANALE 22 dicembre 2015 (continua dalla prima)

(ovvia trasformazione a scopo confronto) è di inizio settembre 2009. In tempi più recenti, Chicago ha poi altri due minimi, 477 a maggio e 460 a novembre 2015. Le due piazze si sono avvicinate strettamente a giugno 2015 grazie ad un picco di Chicago a 614,6 ed ai 189 €/t di Milano, diventati 192 a novembre con cambi diversi: 1,11383 e 1,073. Anche in questo caso il CME non prevede che aumenti minimi, +1% fino a dicembre 2016 e +0,30% dopo. Il quadro è praticamente quello del mais, rafforzato nella sua stabilità dal fatto che il grano come coltura risente meno delle variazioni climatiche rispetto alle previsioni.

In conclusione la soia. Nel seme, Milano è tendenzialmente più alta di Chicago mentre i minimi sono poco distanti: 874,4 centesimi di dollaro a febbraio 2009 e 291 €/t a dicembre 2008 (cambio a 1,3972). Chicago a novembre 2015 è scesa a 869,78 centesimi con Milano che ha quotato 349,75 (cambio a 1,1073). Nel seme, le linee sono più disarticolate, col minimo di Chicago a 256 dollari/tonnellata (dicembre 2008) corrispondenti a 300,35 €/t a Milano (cambio a 1,3972). Milano da settembre 2014 è più alta fino ai recenti 370,75 (euro) di novembre 2015 contro 284,6 (dollari e cambio a 1,1073). Il CME in ambedue i casi evidenzia variazioni minimali, al massimo nei 12 mesi futuri, dello 0,34%. La variante Cina: pur col PIL in calo, è ragionevole attendersi che le sue importazioni continueranno a crescere, rallentando il ritmo.

Prossima tappa ? Fra non molto. Da qui a Torino vi terremo informati. Nel frattempo sempre sul sito della Granaria è reperibile il link che porta alle slide di Pellati.

ISMEA – PIU’ FIDUCIA IN CAMPAGNA ED IN FABBRICA

In campagna e tra le industrie alimentari, rilevano Ismea e Unioncamere nel consueto appuntamento con AgrOsserva - l'Osservatorio sulla congiuntura dell'agroalimentare italiano - migliorano nel terzo trimestre dell'anno gli indici di fiducia elaborati dall' Ismea, a partire dai giudizi espressi dal panel di aziende agricole e di industrie di trasformazione alimentare. La buona tenuta dell'export e la lieve ripresa della domanda nazionale, in un contesto caratterizzato dalle buone condizioni meteo-climatiche, da costi di produzione in lieve flessione - specie per le voci energetiche e per i mangimi - e da prezzi all'origine ancora in rialzo nel confronto tendenziale, sono stati percepiti positivamente dagli operatori agroalimentari. In particolare un maggior ottimismo è stato espresso dalle aziende vitivinicole, e dalle imprese olivicole, per le quali il raccolto di quest'anno si profila più copioso di quello eccezionalmente scarso dello scorso anno. Critica invece la situazione nel settore lattiero caseario, dove la bassa remunerazione del prezzo del latte alla stalla e il continuo ridimensionamento dei consumi nazionali di latte e formaggi, si stanno riverberando negativamente sul sentiment delle aziende del settore. Ancora positivo l'andamento delle vendite all'estero , nonostante la frenata della crescita delle economie emergenti. Nei primi nove mesi del 2015, l'export di prodotti agroalimentari italiani, agevolato anche dalla debolezza della valuta comunitaria, ha quasi sfiorato i 27 miliardi di euro, a fronte dei 25 miliardi conseguiti nello stesso periodo del 2014. In termini percentuali, la crescita, su base annua, è del 7,8%, maggiore di quella del 4,2% registrata contestualmente dall'export italiano complessivo. Circa i consumi nazionali , i dati Ismea-Nielsen relativi ai primi otto mesi del 2015, confermano che gli acquisti domestici di prodotti alimentari confezionati (peso fisso), bevande incluse, stanno seguendo una tendenza positiva, registrando un +2,2%, in valore, su base annua. Il dato rimane critico quando invece si considerano i prodotti a peso variabile, soprattutto per il trend negativo seguito dai consumi di carni, formaggi e salumi: in questo caso, infatti, il confronto con i primi otto mesi del 2014 risulta sfavorevole e quantificabile in una flessione di circa tre punti percentuali. Ciononostante, nel loro complesso, gli acquisti di prodotti alimentari hanno spuntato un +0,2% sul periodo corrispondente del 2014. Quanto infine alle prospettive future , il rapporto elaborato da Ismea e Unioncamere indica come principali fattori di incertezza a livello internazionale il rischio di una frenata degli emergenti ancora più accentuata rispetto a quanto indicato dalle statistiche ufficiali, almeno sul piano economico-finanziario e l'impatto destabilizzante sull'economia legato ai recenti attacchi terroristici.

La campagna di commercializzazione 2015/16 dei cereali, ha esordito in Italia con un andamento negativo dei prezzi sia per il frumento duro che per il frumento tenero nazionale. Una dinamica riconducibile alla debolezza delle quotazioni sui mercati internazionali, ben approvvigionati, grazie ai raccolti abbondanti e alle scorte decisamente elevate. La produzione nazionale di duro, grazie all’aumento delle superfici (+3%) e delle rese (+5,3%) è in sensibile aumento, attestandosi a circa 4,4 milioni di tonnellate (+8%). Quella del tenero viene stimata su livelli solo leggermente inferiori rispetto a quelli dello scorso raccolto, nonostante il sensibile calo delle superfici investite (circa -4%), compensato dall’aumento delle rese unitarie. Positive per ambedue le notizie sulla qualità, in particolare del tenero, migliorata sia in peso specifico che in proteine.

Nel mais, anche quest’anno si riscontrano criticità sul versante della qualità della granella, per la quale emergono problemi di contaminazione da aflatossine, seppure meno gravi rispetto alle ultime annate e in buona parte risolvibili con idonei trattamenti nei centri di stoccaggio ed essicazione. In ogni caso si sta verificando quello che era già avvenuto nella scorsa campagna: la formazione di due mercati, uno per il mais nostrano “sano”, cioè con tossine entro i limiti di legge, e l’altro, con quotazioni sensibilmente inferiori, per il mais contaminato o presunto tale.

Negli sfarinati, stanti i ribassi della materia prima, i prezzi all’ingrosso della semola hanno accusato riduzioni a settembre (-4,2% rispetto ad agosto), dopo che il trimestre si era aperto positivamente (+6,1% a luglio) sulla scia del balzo registrato per il frumento duro in apertura di campagna. Pur rimanendo positivo, il confronto su base annua ha mostrato un’attenuazione nel trimestre, passando dal +16,8% di luglio al +7,4% di settembre. Assenza di variazioni significative nel comparto delle farine, con i valori praticamente invariati lungo il trimestre ed in leggero calo rispetto allo scorso anno (-3,9% a settembre).

Anno LXXII – n. 46 SETTIMANALE 22 dicembre 2015

IL MERCATO DEI CEREALI

MERCATO dei CEREALI di MILANO

Giorno di riunione: martedì non festivo

Uffici, mercato, ricevimento campioni: Via Lazio 95 - 20090 Buccinasco MI tel. 02 82 43 184 – fax 02 82 43 190 – mail: [email protected] – sito web: granariamilano.org

AGROBIOTECNOLOGIE E MERCATI – IL CONVEGNO IN GRANARIA –parte mercati

Nello scorso Giallone abbiamo riportato la prima parte del convegno del 15 dicembre, Agrobiotecnologie e mercati. Tocca ora passare il testimone a Silvio Pellati, cui è spettato il compito, trascorsa l’estate e giunti i raccolti nel nostro emisfero, di scrutare il corso dei mercati internazionali per cercarne una logica e dei punti di orientamento.

Siamo al terzo anno consecutivo di raccolti crescenti grazie al clima favorevole e Pellati ha dimostrato che nell’area del corn belt, quattro anni consecutivi così, si sono verificati una sola volta negli ultimi nove lustri. Le stime Usda diffuse al momento del convegno, riportano produzioni di grano a 735milioni di tonnellate (in aumento), mais a 974milioni (in calo di 15milioni di cui 10 nella Ue), soia a 320 (in aumento dell’1% circa). Ribaltati sulle scorte diventano rispettivamente, 230milioni (più 27), 212 (in aumento ma solo in Cina), 83 (in calo ma sul livello 2014).

Fatto il quadro attuale, Pellati si è autoconfrontato con quanto aveva affermato a giugno, esercizio di onestà intellettuale cui molti “previsionisti”, evitano volentieri di sottoporsi. Allora disse: “Siamo ai minimi di Chicago degli ultimi 6-7 anni” e “il cambio €/$ opporrà resistenza al calo dei prezzi in Italia”. Egli ha dimostrato che così è avvenuto anche per l’effetto della conferma dei fondamentali: produzioni e scorte abbondanti e crescenti, semine invariate.

Le domande da farsi rimangono le stesse e riguardano cosa succederà e come agiranno e reagiranno alcuni fattori ed attori le cui scelte sono determinanti.

Pellati li ha esplorati a cominciare dal cambio €/$, comune a tutte le commodity, come il clima, sebbene con effetti diversi secondo latitudine e coltivazione. Sul cambio, le previsioni dicono che in 12 mesi circa, si porterà attorno alla parità con lievi differenze in più o meno secondo la fonte. Il clima, attestato che certi enti come il NOAA ci azzeccano o ci hanno azzeccato, ruoterà attorno al comportamento del Nino: temperature e piogge avranno scarso effetto sulle semine primaverili, essendo dell’80-90% la probabilità che accada il previsto, cioè che il Nino ci farà compagnia fino a febbraio 2016. Dopo potrà cedere il passo alla Nina che nel secondo semestre potrà comportare estati calde e secche, con effetti più importanti sul grano e sulle semine di mais e soia. Poi l’analisi si è portata sull’Argentina: il nuovo quadro politico dovrà decidere cosa fare circa le tasse all’esportazione (riduzione ? abolizione ?) e la svalutazione del peso, fattori comunque ribassisti.

Non che manchino altre domande: quale sarà il comportamento dei fondi ? della Cina ? l’evoluzione degli scenari di crisi mondiale, Medio Oriente per primo ?

Pellati ha proposto la sua lettura applicando i fattori alle singole merci, razionalizzando gli accadimenti che si traducono in variazioni e tendenze dei prezzi. Ha iniziato dal mais. Chicago e Milano hanno toccato il minimo dal 2009 ad agosto e settembre con circa 130,83 €/tonnellata ed un cambio a 1,4334. Da allora Chicago ha toccato il nuovo minimo a maggio 2015 a 351 $/bushel per salire poi a 414 a giugno e ridiscendere a 365 a novembre. Milano invece ha incrociato a 153,75 e salendo, la retta in discesa di Chicago per toccare 173,5 a novembre, in presenza di livelli di cambio diversi, rispettivamente 1,093 e 1,073.

Il quadro del mais secondo Pellati si compone in questa maniera: Chicago è vicina ai minimi storici, le semine sono invariate, l’offerta è buona: difficile ipotizzare ulteriori ribassi. I futures sembrano dello stesso orientamento: a 24 mesi variano in più di percentuali minime (massimo +1%). Sul mercato italiano invece saranno le importazioni (ed è un paradosso), a sostenere i prezzi. Conclusioni: sul breve Chicago invariato e mercato italiano sostenuto. Sul lungo: probabile effetto rialzista del tempo, mitigato dalle produzioni e dalle scorte. Salvo disastri climatici o di altra natura.

E’ stata poi la volta delle valutazioni di Pellati sul grano. Milano da inizio 2011 è mediamente più alta di Chicago il cui minimo, 443 centesimi di dollaro/bushel, è di maggio 2012 mentre nello stesso periodo, il minimo di Milano, 429 centesimi a bushel

(continua in quarta)

Presidente, Vice Presidente, Consiglieri, Soci tutti, partecipano al dolore dei Soci Giacinto ed Anna,

per la scomparsa di

Giuseppe Scotuzzi

Consigliere di turno preposto alla vigilanza del Mercato dei Cereali per il mese di dicembre:

Anna Scotuzzi

Direttore responsabile: Maurizio Floris

Autorizzazione Tribunale di Milano n° 599 del

18/09/1948

Stampato in proprio presso la sede dell’Associazione

Granaria di Milano

L’intervento di Pellati (sullo sfondo il Presidente Grossi)