Congresso internazionale “Leukemia 2012” AMS tra gli sponsor · a cura di Paola D’Amico 12 7...
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MAGGIO 2012 • numero 018 • anno VIIIPeriodico di A.M.S. onlus Divisione di EmatologiaOspedale Niguarda Ca’ Granda • Milanowww.ams-onlus.org
dossiercongresso ASH 2011: echi da San Diego
intervista a Enrica Morrail ruolo del medico per difendere la centralità del paziente018
Congresso internazionale “Leukemia 2012”
AMS tra gli sponsorNel prossimo numero di Ematosun report dettagliato sull’evento
Milano, 19 e 20 Aprile
PERIODICO DI INFORMAZIONE E DIVULGAZIONE MEDICA DELL’ASSOCIAZIONE MALATTIE DEL SANGUE
EDITORIALE
A.M.S.ASSOCIAZIONE MALATTIE DEL SANGUE Per la promozione della ricerca e per il progressonel trattamento delle leucemie e delle altre malattie del sangueONLUS D.L. 04/12/97 n. 460/97 art. 10 comma 8Iscritta al Registro Generale del Volontariaton. 703/2806 - Sezione A - Sociale
C/o Divisione di Ematologia - Ospedale di Niguarda - Ca’ Granda - Piazza Ospedale Maggiore, 3 - 20162 MILANO - Tel./Fax 02/64.25.891 - C.F. 97225150156 C/C POSTALE 42.49.72.06 - BANCA INTESA SAN PAOLO Filiale 2100 Mi - IBAN: IT 73 C 03069 09400 000048982157
BANCA POPOLARE DI MILANO Ag. 15 Mi - IBAN: IT 63 D 05584 01615 000000043254
ANCHE NELLA DICHIARAZIONE DEI REDDITI DELL’ANNO 2009
SOSTIENICI CON IL 5 X MILLE Se hai un reddito imponibile, puoi aiutarci senza che ciò ti costi un euro.
Il 5 per mille è una parte delle imposte che devi comunque pagare. Oggi puoi decidere di donarlo all’
A.M.S. - ASSOCIAZIONE MALATTIE DEL SANGUE - ONLUSDivisione di Ematologia - Ospedale Ca’ Granda - Piazza Ospedale Maggiore, 3 - 20162 Milano
che dal 1998 si occupa di migliorare le possibilità di guarigione e la qualità della vita dei pazienti affetti da malattie del sangue e del sistema linfatico (leucemie, linfomi, mielosi, anemie, malattie emorragiche, malattie trombotiche).
Il 5 per mille funziona in modo simile all’8 per mille.
dichiarazione dei redditi 2009
97225150156
TI CHIEDIAMO DI AIUTARCI DESTINANDOLA A NOI
97225150156
Anche nella dichiarazione dei redditi dell’anno 2011
sommarioA.M.S. onlusOspedale NiguardaCa’ GrandaPiazza Ospedale Maggiore 320162 – MilanoCod. Fiscale: 97225150156telefono: 02.6444-2668telefono e fax: 02.6425-891
Redazione [email protected] [email protected]@ams-onlus.org
www.ams-onlus.org
Direttore Responsabile:Michele Nichelatti
Direttore Scientifico:Enrica Morra
Redazione:Silvia CantoniFrancesco BaudoRomina GalimbertiAntonino GrecoGiuliana MutiAnna Maria NosariAlessandra Trojani
Grafica e impaginazione:Andrea Albanese
Foto:istockphoto.comStampa: Maingraf srlVicolo Ticino, 9 - 20091 Bresso (Mi)www.maingraf.itEditore:AMS – Associazione Malattiedel Sangue ONLUSRegistro periodicidel Tribunale di Milanon.646 del 17 novembre 2003Rivista periodica pubblicata daA.M.S. onlusStampata in Italia - 30/07/2005Copyright©2005 by A.M.S.Piazza Ospedale Maggiore 320162 – MilanoSped.in Abb.Post. D.L. 353/2003 (conv.in L.27/02/2004n.46) Art. 1 comma 2 DCB Milano
sommario
2dalla parte del pazientemedicina narrativaun modo diverso di curaredi Giuliana Muti3
storia della scienzadonne sesso debole?no, troppa forza in quei due Xdi Alessandra Trojani
juxta propria principiainformazione-spettacolo e realtà
con il lanternino di Michele Nichelatti 4
gli incontri di AMSintervista a Enrica Morra
il ruolo del medico per difenderela centralità del paziente
a cura di Paola D’Amico12
7
editorialecongresso internazionale“Leukemia 2012”di Anna Nosari
14uno sguardo sul mondopet therapy“l’amore per un cane dona grande forza all’uomo”di Milena Lodola
18AMS news
15 lo sport nel sangueLarry Joe “the Legend” Bird“mai, mai e poi mai, potrà esserci un altro Larry Bird”di Walker
dossier
n°018 MAGGIO 2012
congresso ASH San Diego 2012 pag. 7-11
5ruxolitinibsi è aperta una nuova strada nella curadella Mielofibrosi Primariadi Antonino Greco
10 scoperta una mutazione nel gene MYD88 dei pazienti con Macroglobulinemia di Waldenström:si aprono gli orizzonti per nuove terapiedi Alessandra Trojani
il trapianto allogenicodi Giovanni Grillo9
foto:
ISTOC
KPHO
TO.CO
M
ematos • 018
Un focus particolare è posto sulla cellula
staminale, capace sia di stare in “stato di ri-
poso” (quiescente) e quindi di non essere
identificata dalle normali tecniche dia-
gnostiche, sia di proliferare determinando la recidi-
va di malattia. L’identificazione di marcatori moleco-
lari specifici della cellula staminale maligna permet-
tono di riconoscere anche piccole quantità di que-
ste cellule e prevenire eventuali recidive conclama-
te di malattia .
Particolare interesse suscita la Leucemia Mieloide
Cronica che è la malattia ematologica che ha avuto
i risultati terapeutici più strepitosi negli ultimi 10 an-
ni. Da malattia incurabile, grazie ai nuovi inibitori
delle tirosin-chinasi, si è ottenuto un efficace pro-
lungamento della sopravvivenza con ottima quali-
tà di vita e ci si avvia a lunghi passi verso una possi-
bile guarigione nei pazienti che presentano una
biologia molecolare negativa.
L’Associazione Malattie del Sangue è uno degli
sponsor dell’evento, come sempre presente in con-
vegni ad alto tenore scientifico da translare nella
quotidianità delle cure ai nostri pazienti.(Copyright A.M.S.)
Nei giorni 19 e 20 aprile 2012 si terrà a Milano il congresso interna-
zionale “Leukemia 2012” organizzato dal dott. Angelo Carella (Ge-
nova) e dalla dott.ssa Enrica Morra (Milano). La presenza al conve-
gno di importanti relatori internazionali, opinion leaders nelle sin-gole patologie, è l’occasione per sottolineare gli aspetti innovativi
delle nuove tecniche diagnostiche e terapeutiche nelle leucemie
acute e croniche.
di Anna Nosari
editoriale
di Giuliana Muti
dalla partedel paziente
Ematologo, Commissione Qualità - Risk ManagementRete Ematologica Lombarda
Ematologo, Dirigente MedicoSC di EmatologiaOspedale Niguarda Ca' Granda, Milano
La medicina narrativa valorizza la storia del pa-ziente, che diventa un fondamentale stru-mento di conoscenza della malattia, essen-ziale per costruire un efficace progetto tera-peutico. Esercitare una medicina narrativa
non significa tuttavia limitarsi ad ascoltare la storiadel malato, ma proporsi l’obiettivo di costruire, conil paziente, una "buona storia di malattia".
IL PROCESSO DI ASCOLTO DEL PAZIENTE
Il nucleo centrale della medicina narrativa è quindiil processo di ascolto del paziente, che conduce ilmedico a capire, mediante l’ascolto delle emozioniproprie e di quelle del paziente, il significato dellasua pratica clinica. E’ un modo di “fare medicina” chearricchisce non solo il percorso del paziente, macontribuisce a rendere più ricco e soddisfacente an-che il lavoro del medico.Il presupposto della medicina narrativa poggia sulfatto che, mentre nella cultura della medicina“scientifica”, basata quindi sulle evidenze scientifi-che, il medico prende in carico il paziente e la suamalattia intesa come “disease”, che in lingua anglo-sassone definisce la malattia come un insieme di al-terazioni biologiche che determinano segni e sinto-mi da indagare, decifrare e curare, nella cultura del-la medicina narrativa, invece, è protagonista la ma-lattia come “illness”, ovvero come vissuto, sofferen-za, esperienza soggettiva ed esclusiva del paziente.
congresso internazionale“Leukemia 2012” La Medicina Narrativa si sta sem-
pre più diffondendo, non solo ne-gli Stati Uniti, dove è nata comemovimento fondato dalla dotto-ressa Rita Charon, della Facoltàdi Medicina della Columbia Uni-versity, ma anche in Europa e inparticolare in Italia. Il nostro Isti-tuto Superiore di Sanità (ISS) haaperto un sito dedicato alla Medi-cina Narrativa, ricco di contributiforniti non solo da Enti, Associazio-ni, esperti clinici, ma anche e so-prattutto da parte di pazienti.
3 ematos • 018
La grande innovazione dellaNarrative Based Medicine (ovveromedicina basata sulla narrazione) èquella di puntare sul vissuto del pa-ziente, sulla umanizzazione e mi-glioramento della qualità delle curee della appropriatezza dei percorsidi assistenza.
LA MEDICINA NARRATIVA È ALTERNATIVA ALLA
MEDICINA CONVENZIONALE?
Certamente no, è piuttosto integra-tiva alla medicina basata sulle evi-denze scientifiche. Negli ultimi de-cenni la sanità ha subito profondicambiamenti: lo sviluppo di tecno-logie sempre più complesse e sofi-sticate, sia in ambito diagnosticoche terapeutico, da un lato consen-tono oggi diagnosi sempre più ac-curate e tempestive, dall’altro han-no spostato il baricentro del rappor-to medico paziente dall’ascolto deisintomi alla prescrizione di indaginilaboratoristiche o strumentali.Inoltre, la sempre maggiore artico-lazione degli aspetti amministrativie gestionali, necessari per un atten-to controllo della spesa sanitaria, hafatto sì che il tempo dedicato al pa-ziente venga spesso sacrificato, avantaggio degli obblighi di rendi-contazione e compilazione di docu-menti clinici e non solo. La medicinanarrativa vuole proprio affiancarsialla medicina convenzionale, crearesensibilità e disponibilità all’ascoltodel paziente e del suo vissuto, comecontributo essenziale e vitale per lacostruzione di un percorso di curaumanizzato e efficace.
(Copyright A.M.S.)
un modo diverso di curare
medicina narrativa
sito web the program inNarrative Medicine.org
medicina narrativa sul sito dell’Istituto Superiore di Sanità:http://www.iss.it/medi/
Rita CharonFacoltà di Medicinadella ColumbiaUniversity
4 ematos • 018
di Michele Nichelatti
juxta propria principia
Biostatistico e Dottore di Ricerca in Sanità Pubblica;SC di Ematologia - Ospedale Niguarda Ca' Granda, Milano
Abbiamo già visto, in molte occa-
sioni, dei personaggi pubblici che in
televisione compiono delle azioniapparentemente temerarie per
convincere il pubblico della sostan-
ziale non pericolosità della stesse
azioni. È successo anche in Italia,
quando all’arrivo dell’influenzaaviaria, per dimostrare l’infonda-
tezza delle paure legate al consu-
mo di pollo, il giornalista Lamberto
Sposini aveva mangiato dei pez-zi di un polloallo spiedo che gli era
stato imbandito durante un'edi-
zione del TG5 andata in onda nel
febbraio del 2006.
Chiamiamola informazione-spettacolo, sevogliamo, ma il gesto ha avuto un suo im-patto sul pubblico, ed anche una certa fun-zione pedagogica, dato che l’epidemia diaviaria a suo tempo paventata si era rivelata
per una bufala bella e buona, cui molti avevanodato eccesso di credito, sollevando psicosi irrazio-nali ed allarmismi da piaga biblica.Un po’ diversa appare la situazione quando il ge-sto equivale ad andarsi a cercare delle rogne collanternino, di fronte ad un pericolo tanto veroquanto subdolo.
GESTO DIMOSTRATIVO
È recente la notizia di un celebre personaggiotelevisivo giapponese, Norikazu Otsuka, che daquasi venti anni conduce il programma “Mezama-shi” (che vuol dire qualcosa tipo “svegliatevi”) sullareta Fuji TV è stato colpito da leucemia dopo averemangiato in diretta una certa quantità di verdureprovenienti dalla zona di Fukushima, per far capireal suo pubblico quanto le apprensioni relative al-l’incidente nucleare dello scorso marzo fosseroesagerate, e per dimostrare come fosse invece si-curo utilizzare i cibi provenienti dall’area contami-
foto: Rae Allen (CC BY-NC-SA 2.0) eleborazione a.a. AMS
con il lanternino
che le conseguenze sanitarie sulla popolazionesiano il più possibile limitate.
CONSEGUENZE EFFETTIVE DEL DISASTRO
Non saranno certo limitate le conseguenze eco-nomiche e materiali del disastro, che per gravitàtecnica ha raggiunto lo stesso livello di quello diChernobyl: il nocciolo dei reattori 1, 2 e 3 dell’im-pianto nucleare di Dai-Ichi ha raggiunto il mel-tdown (lo stato di fusione del reattore), e solamen-te a dicembre (9 mesi dopo l’incidente), l’impiantoè stato messo in sicurezza, cioè il cosiddetto statodi blocco a freddo. Ora, secondo le previsioni degliesperti, dovrebbero essere necessari altri 30 anniperché l’impianto venga decommissionato esmantellato. Non è stato risolto per niente il pro-blema della contaminazione: la quantità di rifiutiradioattivi da smaltire è pari a 90 milioni di metricubi, che equivale ad un cubo con superficie dibase di 4,5 ettari, per non parlare dei problemicausati dall’acqua di mare utilizzata per raffredda-re il nucleo dei reattori, e di quelli dei 185 mila cit-tadini che sono stati evacuati dalla zona dell’inci-dente. Speriamo vada tutto nel modo “menopeggiore” (mi si consenta la sgrammaticatura)possibile. Ma se nel frattempo, almeno per iprossimi 50 anni, qualcuno vi offrisse della ver-dura proveniente da Fukushima, trovate unascusa per non mangiarla.
(Copyright A.M.S.)
nata dagli inquinanti rilasciati dalla centrale. Non èperfettamente chiaro quale tipo di leucemia ab-bia colpito il presentatore, ma la rete televisivaavrebbe dichiarato che le probabilità di salvargli lavita sono circa una su tre, e che le terapie, se tuttoandrà nel migliore dei modi, dovranno durare al-meno 5 anni. Non è neppure perfettamente chia-ro se esista un nesso causale tra la verdura di Fuku-shima e la leucemia del conduttore televisivo; in-fatti la malattia potrebbe anche essere dovuta atutt’altre cause: in ogni caso, sembra un supplizioda girone dantesco.
PESSIMO IMPATTO
Ora, al di là della solidarietà umana che ciascu-no può testimoniare allo sfortunato giornalista, vafatto presente che queste iniziative da kamikazenon sono rimaste isolate, dato che – tra le varie co-se capitate – un parlamentare, tale Yasuhiro Sono-da, nel corso di una conferenza stampa non hatrovato di meglio da fare che bere un bel bicchie-rone di acqua appena uscito dall’impianto di Fu-kushima. E’ chiaro che i gesti di questo tipo possono avereun pessimo impatto sulla popolazione: l’unica èsperare che pochi concittadini del conduttore edel parlamentare si siano convinti dalla salubritàdella verdura e dell’acqua di Fukushima, e chenessuno abbia seguito il loro esempio, in modo
ematos • 0185
Per riassumervi brevemente qualche concet-to fondamentale della genetica, ricordiamoche in ogni cellula del nostro corpo il DNA èraggomitolato in strutture chiamate cromo-somi. In ogni cromosoma ci sono tantissimi
geni con diverse funzioni. Ogni individuo presentanormalmente ventitre coppie di cromosomi percellula che definiscono il cariotipo di ciascun indivi-duo (fig.1). In ciascuna coppia, un cromosoma è diorigine materna e l’altro è ereditato dal padre. La ventitreesima coppia di cromosomi è compostadai cromosomi sessuali che sono due: il cromosomaX ed il cromosoma Y; nel maschio questa coppia èdata da un cromosoma X e un cromosoma Y, men-tre nella femmina ci sono due cromosomi X. Se vo-gliamo fare un po’ di storia, circa trecento milioni dianni fa, in alcuni rettili iniziò a comparire il cosiddet-to gene maschile, la cui presenza era la causa del dif-ferenziamento in senso maschile.
OSSERVANDO I CROMOSOMI
Il nome del cromosoma X è stato coniato nel XIX se-colo, quando negli spermatozoi si osservò la suapresenza, ma poiché non se ne conosceva ancora lafunzione, fu chiamato “corpo X”.Osserviamo i due cromosomi e le loro differenze(fig.2). Il cromosoma X è lungo circa due volte e mez-zo il cromosoma Y. Il cromosoma X costituisce circail 5% del DNA nelle cellule della femmina (in cui èpresente in duplice copia), mentre rappresenta il2,5% nelle cellule del maschio (dove è presente in-vece in singola copia).Il cromosoma Y rappresenta solo lo 0,38% del DNAdelle cellule maschi-li, e non è presente inquelle femminili. Il numero e le fun-zioni dei geni delcromosoma X sonoancora oggi ogget-to di studio, ma sipuò stimare che
questo cromosoma contenga almeno 1100 geni, epochi di questi siano implicati nella determinazio-ne del sesso. Sappiamo che il 10% dei geni del cro-mosoma X appartiene ad una famiglia di geni chia-mati “CT” presenti nel 90% nel genoma umano.
E’ anche noto chemolte malattie ge-netiche sono causa-te da mutazioni delcromosoma X. Lemalattie associate amutazioni del cro-mosoma X sono piùfrequenti nei ma-
di Alessandra Trojani
storia della scienza
Biologo, Specialista in Genetica Medica - SC di EmatologiaOspedale Niguarda Ca' Granda, Milano
risponde la genetica/donne sesso debole?no, troppa forza in quei due X
Mahatma Gandhi sosteneva che chiamare la donna “il sesso debole” fosse
una calunnia, la definiva un'ingiustizia dell'uomo nei confronti della
donna. Ma vediamo cosa ne pensa la genetica a questo proposito.
schi, poiché questi ultimi possiedono solo un cro-mosoma X, in questo caso difettoso. Le femmine, in-vece, possedendo due X, dovrebbero avere en-trambi i cromosomi “difettosi” per manifestare la ma-lattia. Il cromosoma Y contiene solo 140 geni ed il suoDNA, a parte pochissimi geni, non ha alcuna funzio-ne. Il gene più importante è il gene SYR (RegioneDeterminante il Sesso sul cromosoma Y) responsa-bile dei cambiamenti che portano l’embrione a dif-ferenziarsi in senso maschile. Un altro gene è il TDF(Fattore di Determinazione Testicolare) che deter-mina la comparsa dei testicoli nel feto al terzo mesedi gravidanza e la produzione di testosterone. Nel
Fig.1
Cariotipo: le 23 coppie di cromosomi nel maschio e nella femmina
“ Il cromosoma Y contienesolo 140 geni ed il suo DNA,
a parte pochissimi geni,non ha alcuna funzione”
6 ematos • 018
cromosoma Y sono contenuti anche i geni che ser-vono per la produzione di spermatozoi. Inoltre, i ge-ni funzionanti del cromosoma Y sono fondamenta-li per la fertilità maschile. L’unica malattia nota cau-sata da un difetto sul cromosoma Y, è dovuta ad unamutazione o scomparsa (delezione) del gene SRY,che provoca un deficit dello sviluppo dei testicoli.In passato, il cromosoma Y è stato anche oggetto diuna teoria biologica sulla delinquenza.
PRESENZA DI DUE CROMOSOMI Y
In un individuo maschile è possibile talvolta riscon-trare la presenza di un cromosoma Y sessuale ag-giuntivo, cioè un maschio anziché avere come cro-
mosomi sessuali XY, può avere tre cromosomi: XYY.A questo proposito, si sviluppò in passato una cor-rente di pensiero che ipotizzava un’associazione trala presenza di due cromosomi Y nel maschio e la cri-minalità. Venne così studiato l’assetto cromosomi-co di soggetti presenti in manicomi criminali o indi-vidui con comportamento violento presenti nelle
carceri, e si riscontrò, con una certa frequenza stati-stica, la presenza della trisomia XYY nei soggetti in-ternati. Questa teoria presentava però un grande li-mite: mancava il confronto con un gruppo di sog-getti controllo presi nella popolazione maschilenon internata. La teoria fu smentita quando si dimo-strò che la frequenza dei soggetti con XYY fra i sog-getti carcerati o violenti, non era superiore a quelladei soggetti nella popolazione generale.Ritornando alle caratteriste e le funzioni dei due cro-mosomi X e Y, sorge spontaneamente una doman-da: ma com’è possibile che una femmina possegga2 cromosomi X mentre il maschio uno solo, sapen-do che il cromosoma X è notoriamente più lungo epossiede più geni attivi della sua controparte Y?
In poche parole, le cellule XX della femmina possie-dono un numero di geni doppio rispetto alle cellu-le XY del maschio, pertanto le femmine dovrebbe-ro avere un corredo genico legato all’X doppio ri-spetto ai maschi. E’ possibile tutto ciò? La risposta è chiaramente ne-gativa!
Madre natura ha provveduto con il cosiddetto “fe-nomeno di compensazione delle dosi”. La ricercatrice Mary Lyon notò nel corso dei suoiesperimenti, che durante i primi giorni della forma-zione dell’embrione femminile, uno dei due cromo-somi X, in maniera del tutto casuale, veniva spento,cioè tutti i suoi geni erano inattivati e resi non fun-zionanti.
IL CORPO DI BARR
Infatti, in tutte le cellule femminili si può osservarenel nucleo il cromosoma X inattivato molto com-patto detto “corpo di Barr”, che appare come unapiccola struttura adesa alla membrana del nucleo. E’il gene Xic contenuto in una zona del DNA detta ap-punto X inactivation centre, che cambia la confor-mazione del cromosoma X, rendendo i suoi geninon funzionanti. Lo squilibrio genico che esistereb-be in natura tra la femmina e maschio, viene così an-nullato. E’ in questo modo che la genetica ci spiega comenon sia proprio possibile definire la donna come ilsesso debole!
(Copyright A.M.S.)
storia della scienza
Fig.2
I cromosomi sessualiCromosoma X
Cromosoma Y
“La ricercatrice Mary Lyon notò nel corso dei suoiesperimenti, che durante i primi giorni della forma-zione dell’embrione femminile, uno dei 2 cromoso-mi X, in maniera del tutto casuale, veniva spento”
7 ematos • 018
Uno degli argomenti di punta sono sta-te le Sindromi Mieloproliferative Croni-che sulla quale negli ultimi mesi si èaccesa l’attenzione grazie allo sviluppodi nuove strategie terapeutiche nate
dalla continua ricerca di meccanismi molecolaricausa di malattia e dall’applicazione di protocollisperimentali necessari per superare in sicurezzal’iter registrativo di nuove molecole in modo darenderle disponibili per tutti i centri di cura e quin-di per tutti i cittadini senza distinzione tra nord esud del paese.
Delle Sindromi Mieloproliferative Croniche fa par-te la Mielofibrosi primaria che è un disordine ca-ratterizzato da una proliferazione cellulare clonaledella linea megacariocitaria e granulocitaria, conprogressivo sviluppo nella fase conclamata di ma-lattia di fibrosi a livello del midollo osseo e dallosviluppo di sedi extramidollari di emopoiesi, spe-cialmente a livello della milza che può risultare for-temente ingrandita; altre caratteristiche sono lacomparsa di anemia e di leucocitosi con presenzadi elementi immaturi in circolo che esprimonol’antigene di superficie CD34. Nel 70% dei casi ipazienti presentano sintomi sistemici quali sudo-razioni notturne, perdita di peso (calo superiore al10% del peso corporeo in 6 mesi) e febbre.
MIELOFIBROSI PRIMARIA
La mielofibrosi può insorgere come disturbo pri-mitivo del midollo (Mielofibrosi primaria) o rap-presentare l’evoluzione di una Policitemia Vera odi una Trombocitemia essenziale. L'incidenza è di
La ricerca scientifica nonostante la crisi mondiale non siferma ed è grazie anche al sostegno delle associazioni noprofit finanziate da piccoli gesti di tanti cittadini che siottengono grandi risultati. Lo scorso dicembre, in piena crisinazionale, il Convenction Center di San Diego in Californiaha ospitato il meeting annuale americano di Ematologiache ha visto l’Italia come una delle nazioni protagoniste.
ruxolitinib
si è aperta una nuova strada nellacura della Mielofibrosi Primaria
congresso ASH San Diego 2012
La mielofibrosi può insorgere come disturbo primitivo
del midollo (Mielofibrosi primaria) o rappresentare l’evo-
luzione di una Policitemia Vera o di una Trombocitemia
essenziale.
Medico, Contrattista Ematologo,Ospedale Niguarda Ca' Granda,Milano
di Antonino Greco
dossier
0.25-1.5 casi per 100.000 abitanti all'anno. La ma-lattia si presenta prevalentemente nella sesta de-cade di vita con uguale frequenza nei due sessi.Sono tuttavia riportati in letteratura numerosi casiad insorgenza giovanile. Sebbene non sia nota lamutazione genetica iniziale capace di scatenare laproliferazione clonale e quindi l’insorgenza dellamalattia, il 50-60% dei pazienti presenta la muta-zione JAK2 V617F del gene Janus kinase 2.
LE JANUS CHINASI
Tale mutazione, scoperta nel 2005 grazie alla col-laborazione dell’Ematologia di Pavia, coinvolge ildominio autoinibitorio della proteina JAK2 e de-termina un aumento dell’attività di JAK2 con con-seguente eccessiva trasduzione del segnale emieloproliferazione. Le Janus chinasi sono una fa-miglia di tirosina chinasi che devono il loro nomead una peculiarità strutturale per cui è stato acco-stato loro il dio romano Giano bifronte e sono 4(JAK1, JAK2, JAK3 E TYK2) che trasducono segnalimediati da citochine attraverso la via metabolicaJAK-STAT. Il compito delle JAKs è quello di fosfori-lare dei fattori di trascrizione chiamati STATs (Si-gnal Transducers of Activated Transcription), i qua-li formano dimeri STAT-STAT che dal citosol migra-
dossier congressoASHSan Diego 2012
no nel nucleo cellulare. A livello nucleare si leganoa sequenze specifiche di DNA, dando inizio allatrascrizione di geni specifici, che a loro volta da-ranno origine a delle risposte biologiche che di-penderanno dal contesto cellulare o tissutale.
POTENTE E SELETTIVO
Lo scorso anno, un farmaco di nuova generazione,Ruxolitinib, potente e selettivo inibitore orale de-gli enzimi JAK-1 e JAK-2 è entrato nella storia co-me prima terapia intelligente approvata per la cu-ra della Mielofibrosi primaria. Quale migliore occa-sione del meeting di San Diego per presentare i ri-sultati aggiornati degli studi clinici in corso che
hanno valutato efficacia esicurezza del farmaco . Ipartecipanti agli studi difase III multicentrici e ran-domizzati (CONFORT I e II)erano resistenti o refrattarialle terapie attualmenteutilizzate contro la mielofi-brosi o non idonei al tra-pianto allogenico di mi-dollo osseo e tutti aveva-no la milza ingrossata eavevano bisogno di cureper alleviare i sintomi cau-sati alla malattia. In questitrial, i pazienti sono statitrattati con Ruxolitinib,
placebo o la migliore terapia al momento disponi-bile. I risultati presentati evidenziano che i pazientitrattati con Ruxolitinib hanno ottenuto un mag-giore riduzione della splenomegalia e un nettomiglioramento dei sintomi correlati alla malattiarispetto al gruppo di controllo.
I RISULTATI DELLO STUDIO
La maggiore efficacia a ridurre la splenomegalia èstata dimostrata nei vari sottogruppi di pazienti aprescindere dal sesso, dall’età, dallo stato dellamutazione, dalla categoria di rischio, dal volumesplenico iniziale, dal sottotipo di MF e dalla doseiniziale di farmaco (Thomas et al). Inoltre i risultatidello studio di fase I/II presentati dal gruppo delMD Anderson Cancer Center di Houston eviden-ziano che una serie di fattori, come la buona ridu-zione della milza e la continuità della terapia, con-tribuiscono a migliorare la sopravvivenza dei sog-getti trattati col nuovo farmaco. Ruxolitinib rap-presenta un altro esempio di una tendenza cre-scente in oncoematologia, secondo la quale unaconoscenza scientifica dettagliata dei meccanismialla base di una malattia consente di progettareun farmaco diretto contro specifici pathway mole-colari. Una nuova strada si è aperta e l’obiettivodeve essere quello di giungere al traguardo nelpiù breve tempo possibile anche grazie all’aiuto ditutti i cittadini che si impegnano a sostenere la ri-cerca scientifica.
(Copyright A.M.S.)
Una nuova strada si è aperta e l’obiettivo deve essere quello di
giungere al traguardo nel più breve tempo possibile anche
grazie all’aiuto di tutti i cittadini che si impegnano a sostene-
re la ricerca scientifica
Lo scorso anno, un farmaco di nuova generazione,
Ruxolitinib, potente e selettivo inibitore orale degli
enzimi JAK-1 e JAK-2 è entrato nella storia come pri-
ma terapia intelligente approvata per la cura della
Mielofibrosi primaria.
8 ematos • 018
Grazie a questa doppia azione è statopossibile sviluppare programmi di tra-pianto con una terapia di condiziona-mento più bassa e affidare alle cellulestaminali trapiantate gran parte del
ruolo curativo (trapianti a ridotta intensità o RIC).Infatti, a partire dai primi trapianti eseguiti oltretrenta anni fa, si è inizialmente osservata e suc-cessivamente descritta la cosiddetta Graft versusTumor (GVT). La GVT non è altro che la reazioneimmunologica scatenata dalle cellule del sistemaimmunitario del donatore contro le cellule dellamalattia ematologica che si vuole debellare nel ri-cevente. Quest’anno al congresso americano diematologia è stato dato particolare risalto all’otti-mizzazione di questa risorsa.
MECCANISMI IMMUNOLOGICI
Inizialmente ci si è addentrati sui meccanismi im-munologici di questa reazione che si pensava at-tribuibile esclusivamente ai linfociti T; vi è un nu-mero crescente e convincente di dati che indivi-duano altre cellule del sistema immunitario qualile cellule dendritiche (quelle cellule che presenta-no ai linfociti le cellule nemiche da eliminare), ilinfociti B (cellule produttrici di anticorpi) e i linfo-citi NK come importanti nel modulare o sostene-re la GVT.Si sono poi rivaluta-te varie esperienzecliniche in cui le re-cidive di malattiepost trapianto so-no state trattatecon la GVT.Infatti in caso di re-cidiva post trapian-to la prima cosa dafare consiste nelloscatenare la GVT; per fare ciò occorre innanzituttosospendere qualsiasi terapia immunosoppressivacosì da permettere al sistema immunitario deldonatore, riconosciute le diversità molecolari conil ricevente, di attivarsi.
Qualora la sola sospensione della terapia immu-nosoppressiva non fosse sufficiente, il secondopasso che si mette in atto per attivare la GVT con-siste nell’infusione dei linfociti del donatore (Do-nor Leukokyte Infusions o DLI). Le DLI non sonoaltro che la raccolta di GB periferici del donatoreche vengono infuse in dosi crescenti al ricevente.Particolarmente interessanti sono risultate leesperienze che in questo campo che hanno cer-cato di superare i limiti ancora esistenti nell’utiliz-zo delle DLI.
LIMITAZIONI DELLE DLI
Tra le limitazioni delle DLI va di sicuro annoveratala possibilità di una scarsa attivazione dei linfocitiinfusi; per superare tale inconveniente è in via disperimentazione l’utilizzo di linfociti attivati. L’atti-vazione dei linfociti può avvenire sia in vitro attra-verso l’esposizione dei leucociti del donatore aparticolari stimoli; sia in vivo attraverso la con-temporanea infusione dei linfociti con particolarianticorpi in grado di attivarli. I primi risultati appa-iono confortanti. Collegata a queste due strategieè il tentativo di ridurre l’inattivazione dei linfociti
una volta infusi. Alcune linee di ricerca stannostudiando l’effetto di anticorpi monoclonali ingrado di ridurre i fisiologici stimoli inibitori checausano inattivazione e senescenza dei linfocitiattivati.
LA SFIDA
Particolarmente affascinante risulta la sfida di po-ter generare linfociti attivati solo contro la malat-tia ematologica di base; tuttavia questa impor-tante linea di ricerca risulta difficoltosa in quantoin molti casi non è ancora stato individuato l’anti-gene (il bersaglio contro cui si attiva il sistema im-munitario) specifico contro ogni malattia. A partire da queste esperienze siamo comunquerassicurati del fatto che si stanno studiando stra-tegie atte ad ottimizzare la risposta immunitariacontro le malattie ematologiche e a modulare lecomplicanze immunologiche, rendendo più sicu-ra, specifica e quindi migliore la terapia cellularepost trapianto allogenico.
(Copyright A.M.S.)
Il trapianto allogenico (cioè da donatore) ha un’azionecurativa in molte malattie ematologiche sia grazie allachemio radioterapia immediatamente precedente iltrapianto (terapia di condizionamento), sia grazie all’azionediretta delle cellule staminali allogeniche trapiantate
Ematologo, Dirigente MedicoSC di EmatologiaOspedale Niguarda Ca' Granda, Milano
di Giovanni Grillo
il trapianto allogenico
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Particolarmente affascinante risul-
ta la sfida di poter generare linfociti
attivati solo contro la malattia
ematologica di base
dossier congressoASHSan Diego 2012
Negli USA ogni anno vengono diagnosticate circa 2000-3000 per-sone con WM; la malattia è più comune negli uomini (circa il dop-pio) rispetto alle donne, ed è tipica degli anziani con un’età media-na alla diagnosi di circa 65 anni. La WM presenta una familiaritàgenetica e nei parenti di primo grado esiste un rischio più elevato
di sviluppare la malattia o un altro tipo di linfoma.Steven Treon, docente al Dana Farber Cancer Institute di Boston, ed il suo te-am, hanno presentato all’ASH i risultati di uno studio rivoluzionario, che studial’intero genoma di pazienti affetti da Macroglobulinemia di Waldenström(WM) con la tecnica “whole genome sequencing” che sequenzia, cioè legge,tutto il DNA di un soggetto.
LA MUTAZIONE
Il DNA è un elenco di circa 3,2 miliardi di coppie di lettere (A,T,G,C), e la scoper-ta ha identificato che nei pazienti con WM, una di queste lettere è sbagliata,precisamente al posto di una T c’è una C (fig.1).Nel cromosoma 3 è stata così identificata la mutazione del gene MYD88 (Mye-loid differentiation primary response gene 88) nelle cellule tumorali del 90%dei pazienti con WM. La mutazione MYD88 L265P non è stata invece trovatanel DNA di: linfociti B di soggetti sani, cellule maligne di pazienti con mielomamultiplo e linfociti B di pazienti con IgMMGUS. Lo studio ha quindi evidenzia-to la presenza di una mutazione genica caratteristica della Macroglobuline-mia di Waldenström, poiché la stessa mutazione non viene ritrovata in altrepatologie e nelle persone sane. La scoperta rappresenta quindi una grande svolta, poiché apre nuove stradevolte alla comprensione delle basi molecolari ed i meccanismi biologici impli-cati in questa malattia molto eterogenea dal punto di vista genetico.Esperimenti in linee cellulari prodotte da cellule di pazienti con WM (che rap-presentano un modello cellulare per studiare la malattia), hanno dimostratoche due meccanismi biologici, il pathway NF-kβ (nuclear factor kappa-light-chain-enhancer of activated B cells) ed il processo dell’apoptosi (la morte cel-
La Macroglobulinemiadi Waldenström (WM) èuna forma di linfomache interessa i linfociti B.Quando le cellule B ano-male iniziano a replicar-si senza controllo, pro-ducono un eccesso diuna proteina monoclo-nale chiamata IgM
Biologo, Specialista in Genetica MedicaSC di EmatologiaOspedale Niguarda Ca' Granda, Milano
di Alessandra Trojani
scoperta una mutazione nel gene MYD88 dei pazienti con Macrogl
si aprono gli orizzonti per nu
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lulare programmata che avviene di norma nelle cellule sane), non funzionanoin maniera corretta. Da qui, ne deriva che la mutazione del gene MYD88, pro-duce una proteina che altera alcuni importanti meccanismi biologici, confe-rendo un’attività tumorale alla cellula neoplastica della WM che acquista la ca-pacità di vivere più a lungo e moltiplicarsi rapidamente. Altri studi hanno messo in luce che la mutazione MYD88 innesca l’alterazionedi meccanismi molecolari che coinvolgono alcune proteine (IRAK1, STAT3 ealtre). Inoltre, si è dimostrato che trattando le cellule della WM con farmaci checolpiscono i meccanismi biologici innescati dal gene mutato, le stesse celluleneoplastiche vanno incontro ad apoptosi, cioè muoiono smettendo così di ri-prodursi in maniera incontrollata. Queste scoperte aprono orizzonti per nuo-ve terapie che consentiranno di combattere l’azione oncogenica delle cellulemaligne provocata dalla presenza della mutazione MYD88 L265P nei pazienticon WM.
Al Congresso è emerso un nuovo studio che studia la mutazione MYD88L265P in pazienti affetti da linfoma linfoplasmacitico e linfoma della zona mar-ginale, entrambe patologie che interessano le cellule B. La distinzione di que-ste patologie è difficol-tosa per le similitudinicliniche, morfologiche,immunofenotipiche ecitogenetiche. I pa-zienti con linfoma lin-foplasmacitico, classifi-cati come pazienti conWM, avevano la muta-zione MYD88 L265P,mentre quasi tutti i pa-zienti con linfoma dellazona marginale nonpresentavano la muta-zione. I risultati dellostudio hanno eviden-
ziato che la presenza della mutazioneMYD88 può essere molto utile per di-stinguere le due patologie.
NUOVI GENI IMPLICATI NELLA PATO-GENESI DELLE CELLULE DELLA WM
E’ nota la complessità biologica e ge-netica della WM, soprattutto per ilcoinvolgimento di diversi tipi cellulari:piccoli linfociti, linfociti plasmacitoidi,plasmacellule e cellule del microam-biente (cellule stromali, mastociti, cellule endoteliali).Le cellule tumorali della WM si infiltrano nel midollo osseo, e dimostrano undeficit nella capacità di differenziarsi da cellule B mature in plasmacellule. Unostudio ha messo in luce che alcuni fattori di trascrizione (Oct-2, Spi-B, Id2/Id1),cioè alcune proteine che regolano l’attività di alcuni geni, giocano un ruolocritico nella patogenesi della WM, perché reprimendo fattori coinvolti nelladifferenziazione delle plasmacellule, promuovono la sopravvivenza delle cel-lule linfoplasmacitiche.
In conclusione, la scoperta della mutazione MYD88 L265P rappresenta unavera svolta per la Macroglobulinemia di Waldenström! L’introduzione di nuovi farmaci in grado di bloccare l’azione della proteinaanomala prodotta dal gene MYD88 mutato o di altre proteine del pathwayNF-kβ potrebbe, anche se ancora in linea teorica, fermare i processi implicatinello sviluppo della malattia. Il professore Steven Treon ed il suo team di scien-ziati sono impegnati nello studio di questi nuovi farmaci per testarli in model-li sperimentali animali.C’è ancora molto lavoro da svolgere per migliorare la cura di questa malattia,non solo nell’ambito della genetica, ma anche per quanto riguarda la com-prensione dei meccanismi biologici dell’ambiente in cui le cellule malignecrescono.Tuttavia, la scoperta di un “errore” nel DNA dei pazienti con WM e gli studi bio-molecolari e clinici in corso, stanno chiarendo i meccanismi patogenetici del-la Macroglobulinemia di Waldenström..
(Copyright A.M.S.)
al Congresso è emerso
un nuovo studio che stu-
dia la mutazione
MYD88 L265P in pazien-
ti affetti da linfoma linfo-
plasmacitico e linfoma
della zona marginale,
entrambe patologie che
interessano le cellule B
obulinemia di Waldenström:
ove terapie
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Fig.1
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La sanità è in sofferenza?Il paese è in difficoltà, la sanità riflette lo stato delPaese. È un momento critico ma è proprio ora cheoccorre tenere la barra al centro e avere obbiettiviben saldi. La crisi è un’occasione di ripensamentosulla salvaguardia di quanto c’è di essenziale ed irri-nunciabile, a cominciare dalla ricerca. Cioè attraver-so un percorso fatto di appropriatezza e qualità, at-tenzione al paziente e anche alle aspettative chevengono dall’innovazione. Non possiamo rinuncia-re all’innovazione, dobbiamo invece coniugarlacon un’attenta analisi delle priorità.
Meno fondi non si tradurrà in tagli alla ricerca.Tagliare, però, si deve. Dove dunque?Questo è il momento del recupero di un certo “stiledi vita”. Un soggetto che si trova ad affrontare unamalattia tumorale con malattie concomitanti (co-morbidità) ha un alta probabilità di non poter trarrebeneficio dalle cure più avanzate. Vorrei ricordareche le comorbidità non sono sempre casuali.Spesso sono correlate a scelte individuali: al fumo,all’obesità e alle abitudini alimentari errate, all’uso difarmaci sbagliati, all’abuso di alcol. Per questo insi-stiamo sulla responsabilità individuale a mantener-si “in forma” con corretti stili di vita.
Cosa c’entrano i nuovi farmaci con gli stili di vi-ta? I nuovi farmaci attivi su un bersaglio molecolare
(cioè quelli capaci di agire sulle cellule tumorali inmodo mirato), per esempio, sono quelli più efficacima anche i più costosi. Quindi bisogna sommini-strare questi farmaci ai pazienti che possano trarneun vantaggio significativo.
Vuol dire che le indicazioni per questi farmaciinnovativi e ad alto costo saranno più restritti-ve?No, semplicemente che questi farmaci saranno de-stinati ai pazienti che hanno una indicazione appro-priata e stringente. Ma che siano anche senza seve-re malattie concomitanti. Soprattutto sI è visto chemolto spesso i pazienti con severe comorbilità (og-gi definiti” frail”, cioè fragili) non sono eleggibile perterapie innovative.
Chi ci dice oggi quale farmaco e per chi?Qui bisogna sottolineare il ruolo dei professionisti,soprattutto quelli formati in centri altamente spe-cialistici. È chi opera in questi centri che può iden-
a cura di Paola D’Amico
gli incontri di AMS
il ruolo del medico per difendere la centralità del
come affrontare la crisi eco
intervista a Enrica Morra
13 ematos • 018
tificare meglio i destinatari di cure innovative . Eccodunque il ruolo della REL, la Rete Ematologica deglispecialisti ematologi della regione Lombardia.Come tutte le reti di patologia sarà incaricata del co-siddetto governo clinico (clinical governance) perorientare la spesa sanitaria nel modo più appropria-to.
È così anche negli altri paesi del mondo?Ci stiamo tutti orientando in questo senso: i pazien-ti potranno usare i nuovi farmaci se potranno trarneil beneficio atteso. La fragilità del paziente è dunqueconsiderata un grosso ostacolo al successo di tera-pie innovative.Il tema di fondo, lo ripetiamo, è la soste-nibilità del sistema sanitario, meno sol-di a fronte di uno scenario di nuovi far-maci attivi ma molto costosi. Farmaciche non tutti potranno usare in modoautomatico. Quindi due processi dovranno andaredi pari passo nel prossimo futuro: da unlato la razionalizzazione della spesa sa-nitaria, dall’altro l’intensificazione del-l’educazione sanitaria.
Grossi vantaggi potranno derivare non solo dall’usodi nuovi farmaci ma anche nella formulazione deigenerici e dei biosimilari.
Questo per le patologie comuni.Anche in ematologia, per risparmiare sulla spesa
complessiva, si devono usare i generici e i biosimi-lari, copiati da farmaci innovativi di cui è scaduto ilbrevetto, ma con costi molto inferiori. Il professionista deve aggiornarsi e saper sceglierein modo responsabile i migliori tra i farmaci alterna-tivi, su cui spesso ha già esperienza attraverso studiclinici specifici.
Ci sono sperimentazioni in corso con i biosimi-lari?Certamente, anche il nostro centro è stato interes-sato dalla sperimentazione di questi farmaci.
Perché sono visti con sospetto dalla gente?Anche dagli specialisti, oltre che dalla gente. Questoè a soprattutto un problema culturale della classemedica. Tutto il nuovo suscita diffidenza.
C’è ancora un margine per razionalizzare la spe-sa dunque?Il professionista può effettuare la clinical governan-ce, come ho detto, e anche per questo servono lereti di patologia, come quella ematologica (REL),che sono proprio l’espressione dei professionisti diuna data specialità. E’ importante che la Regione siaffidi agli specialisti.
Da cos’altro derivano i grandi costi?Dall’uso inappropriato di esami molto costosi.Bisogna collaborare per per selezionare bene e ren-dere meno gravose le indagini di laboratorio.
Ma chi può scegliere l’esame più idoneo senzasprecare?Lo specialista, soprattutto nel contesto della ReteEmatologica.
(Copyright A.M.S.)
paziente
nomica
La crisi è un’occasione di ripensamento sul-
la salvaguardia di quanto c’è di essenziale
ed irrinunciabile, a cominciare dalla ricerca
Non possiamo rinunciare all’inno-
vazione, dobbiamo invece coniu-
garla con un’attenta analisi delle
priorità.
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I benefici ottenuti dal rapportouomo-animale erano già cono-
sciuti nel mondo antico. Il latino
Seneca lodava l’affetto che si in-
staura tra il cane e il proprio pa-
drone ed Ippocrate, il più famoso
medico greco dell’antichità, spin-
geva i suoi amici e conoscenti a
fare lunghe passeggiate a ca-vallo per combattere l’insonnia.
Se ci avviciniamo alla nostra epoca, possia-mo vedere come, alla fine del 1700 in In-ghilterra, lo psichiatra William Tuke regi-strava miglioramenti nell’autocontrollo enei rapporti umani in quei pazienti che si
prendevano cura degli animali presenti nel cen-tro psichiatrico in cui lavorava. In Francia, nella se-conda metà del 1800, venne sperimentata l’ippo-terapia (la terapia coi cavalli) nei portatori di han-dicap neurologici con ottimi risultati. Durante l’ul-tima guerra mondiale, inoltre, gli animali veniva-no utilizzati a supporto delle terapie convenzio-nali in quei soldati con danni psicologici.
“THE DOG AS CO-TERAPIST”
Il termine “Pet Therapy” però nasce nel 1960 inAmerica, quando il dottor Levinson, un neuropsi-chiatra infantile, pubblica “The dog as co-terapist”(Il cane come co-terapista). In questo lavoro ripor-ta le sue esperienze con un piccolo paziente auti-stico che si apriva più facilmente al mondo ester-no quando, durante la terapia, era presente il ca-ne del dottore. Qual è il significato di questa espressione inglese?Letteralmente “pet” significa “animale da compa-gnia” e “therapy” significa “terapia”. Esistono due tipi di pet therapy: le attività svoltecon l’ausilio degli animali (AAA) e le terapie effet-tuate con l’ausilio degli animali (AAT). Lo scopo
“l’amore per un cane dona grande forza all’uomo” (Seneca)
di Milena Lodola
uno sguardo sul mondo
Milena Lodola - Biologo, Specialista in Genetica Medica, SC di EmatologiaOspedale Niguarda Cà Granda, Milano
ISTOCKPHOTO.COM
pet therapy
della AAA è il miglioramento della qualità di vitadi alcune categorie di persone come anziani eciechi, mentre la AAT è un’attività terapeutica verae propria finalizzata a migliorare la salute del pa-ziente. Quest’ultima è un’attività di supporto alleterapie convenzionali che viene svolta da perso-nale qualificato in pazienti con problemi cogniti-vi, comportamentali e sociali.
BENEFICI DOCUMENTATI
In letteratura si trovano diversi studi che illustranoi benefici apportati in seguito all’utilizzo della pettherapy. Lavori di medici americani dimostranocome bambini ospedalizzati per un lungo perio-do traggono beneficio dalla visita in ospedale delloro “pet”. Vengono registrati miglioramenti anchenei casi di anziani con Alzheimer che, sebbene fa-tichino a riconoscere le persone care, incontran-do il loro amico animale riacquistano un po’ di lu-cidità. Anche l’Istituto Superiore della Sanità si è occupa-to di questo tema e, nel 2011, è stato pubblicato ildocumento del Comitato Nazionale per la Bioeti-ca relativo alla Pet Therapy (“Problems related to
the use of animals for therapeutic and care pur-pose. The Document of the National Commiteefor Bioethics”).
STUDI ITALIANI
In un altro studio italiano del 2008, il prof. Gia-quinto e il dott. Valentini di Roma hanno studiatol’effetto degli animali da compagnia su 38 bambi-ni. È risultato che il contatto di questi bambinicon il “cane amico” abbassava significativamentela loro pressione sanguigna. Inoltre è dimostratoche il semplice fatto di avere un cane migliora lasalute fisica perchè l’individuo è stimolato a farelunghe passeggiate e che, come si può vederedai dati di letteratura, i pet apportano benefici an-che psicologici.Se volete saperne di più: www.enpa.it, www.salu-te.gov.it, www.iss.it, www.deltasociety.org.
(Copyright A.M.S.)
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Larry cresce bene, e a 18 anni è diventato un ragazzone di 206 cmper 100 kg esatti di peso, senza troppi grilli per la testa: la pro-spettiva di diventare un giocatore di basket professionista nonsembra tentarlo più di tanto, anche se nel frattempo è diventatol’idolo della squadra della Springs Valley High School, il liceo di
French Lick che frequenta (nel sito http://alumni.svalley.k12.in.us/ è possi-bile vedere la sua fotografia – è il quinto dall’alto – selezionando il corsodel 1974); comunque il basket gli piace, e si sottopone a ritmi di attivitàestenuanti, soprattutto al tiro, che lo trattengono in palestra per molteore dopo il termine delle sessioni di allenamento.
I TEMPI DELL’INDIANA UNIVERSITY
La costanza viene premiata: grazie anche al suo allenatore del liceo, nel’74 riceve una borsa di studio dall’Indiana University, dove però si sente adisagio (probabilmente anche per alcuni screzi con Kent Benson, che al-l’epoca era la stella della squadra di basket), “fuori dal suo bozzolo”, comedichiarerà anni dopo: riesce a resistere per soli 24 giorni, e poi decide ditornarsene a French Lick. Nella cittadina, dove continua a vivere nella ca-sa della nonna, trova un impiego come conducente dei mezzi della net-tezza urbana, che mantiene per più di un anno, e nel frattempo continuaa giocare a basket nella squadra della Hancock Constructions, che parte-cipa al campionato della AAU (Amateur Athletic Union, la federazionesportiva americana che riunisce le attività amatoriali: qualcosa di simile alCSI o all’UISP in Italia).Sembra che il ragazzo abbia rinunciato a qualsiasi idea di professionismosportivo, ma i suoi vecchi allenatori della Indiana University Bob King eBill Hodges (che non erano per niente dei fessi, e lo avevano sgamato su-
“mai, mai e poi mai, potrà esserci un altro Larry Bird”
di Walker
lo sport nel sangue
Nom de plume per onorare il neozelandese John Walker (nomen omen),oro nei 1500 alle Olimpiadi di Montreal FO
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Larry Joe “the Legend” Bird, da molti ritenuto il più grande gio-
catore di basket di tutti i tempi, nasce il 7 dicembre 1956 a West
Baden Springs, paesino di cinquecento abitanti nella contea di
Orange, nell’Indiana, da una famiglia molto povera. Il padre
soffre di una sindrome da stress postbellico, che gli deriva dall’ave-re combattuto in Corea, e che lo spingerà prima verso l’alcoli-
smo, e poi, nel ’75, al suicidio. La madre si arrabatta come può, e
per aiutare le finanze della famiglia affida molto spesso il giovane
Larry alla nonna materna, che vive a French Lick, il capoluogo di
cui West Baden è quasi un sobborgo; così che, in un modo o nel-
l’altro, Larry riesce a vivere una giovinezza certamente non agia-ta, ma dignitosa.
16
bito anche se era stato con loro solo per 24 giorni)lo vanno a cercare e gli offrono di tornare a gioca-re nella squadra del College: Larry accetta, e daquel giorno, la storia del basket è cambiata persempre.
LEADER A 22 ANNI
Nel team dell’Indiana University, il nome LarryBird comincia a diventare famoso: a 22 anni, il ra-gazzo è il leader della squadra, che raggiunge unruolino incredibile nel campionato nazionale diprima Divisione per i College: 33 vittorie ed unasola sconfitta, rimediata contro la Michigan StateUniversity, dove – per inciso – gioca un giovaneche si chiama Earvin Johnson, talmente bravoche i tifosi gli attribuiscono il soprannome “Ma-gic”, ricavandolo dallo slogan coniato per lui: “forothers is tragic, for us is magic”. Ma della futurastella dei Los Angeles Lakers parleremo un’altravolta: qui basta dire che i due si conoscono du-
rante quel torneo, e malgrado le evidentissime di-versità di carattere (che la stampa USA ha spessoamplificato e rivestito di connotazioni politiche,dato il noto attivismo di Johnson a favore del par-tito democratico), coltiveranno una profondaamicizia che dura ancora oggi. Dopo tre anni nella squadra dell’Indiana, con unamedia di 30,3 punti per gara, e dopo avere vinto il"Naismith Award” ed il "Wooden Award" quale mi-gliore giocatore dell’anno, Larry fa il grande saltonel professionismo dell’NBA e va a giocare nei Bo-ston Celtics; il contratto è principesco per un roo-kie (così è definito un giovane debuttante NBA):650 mila dollari per un anno. Ma sono soldi davve-ro ben spesi: i Celtics passano da un ruolino di 29vittorie e 53 sconfitte (regular season 79/80) a 61vittorie e 21 sconfitte nella stagione successiva, incui debutta Bird. Non solo, Larry viene selezionatoper la rappresentativa dell’East Conference per l’AllStar Game (onore che glispetterà per tutte le suc-
cessive stagioni) ed è anche eletto migliore de-buttante dell’anno (NBA Rookie of the Year), bat-tendo sul filo di lana proprio l’amico Magic Joh-nson, che si sta facendo onore nei Lakers, sull’altracosta.
IL PRIMO TITOLO NBA
Nel campionato successivo i Celtics battono i Phi-ladelphia 76ers nei playoff e giungono alla finaleNBA contro gli Houston Rockets, che vincono sen-za nemmeno fare finta di soffrire: Larry vince il suoprimo campionato, e (assieme ai giovanissimi Pa-rish e McHale) diventa un elemento irrinunciabiledella squadra da lì a tutti i campionati a venire.L'arrivo di Larry nel torneo maggiore, assieme aquello di tanti altri giocatori di valore fa innalzare illivello di spettacolarità e soprattutto fa aumentare
l'appetibilità del campionato di basket per le retitelevisive. Non è possibile ripercorrere in questo breve spa-zio tutta la carriera di Bird; possiamo però dire chequello che colpisce nel suo modo di giocare è lasua straordinaria velocità e l'enorme intelligenzache dimostra soprattutto nei passaggi e negli as-sist per i compagni, oltre che una precisione incre-dibile nel tiro; nei tiri da tre, in particolare, si rag-giungono livelli da fantascienza.
INNUMEREVOLI TROFEI
Esiste una smisurata documentazione in DVD di-sponibile per chiunque voglia vedere questo por-tento in azione, ma un piccolo assaggio della suaincredibile abilità lo si può trovare anche navigan-do in rete, ad esempio nei filmati postati su YouTu-be, tra cui segnaliamo il video nel riquadro in bas-
so a sinistra (non è basket,è poesia). Ricordare tutti itrofei vinti da Bird è quasiimpossibile: tre tornei NBA(81, 84, 86); un oro olimpi-co (Barcellona 1992); 3 tro-fei come miglior giocatoreNBA (84, 85 e 86); 12 sele-zioni per l’All Stars, più tan-tissimo altro ancora, cui bi-sogna aggiungere un nu-mero smisurato di recordpersonali, tra cui brillano i60 punti segnati in una so-la gara contro gli AtlantaHawks.
BARCELLONA ‘92
Merita tuttavia una segna-lazione particolare la par-
tecipazione di Larry alle Olimpiadi di Barcellonanel 1992, la famosa stagione del Dream Team, si-curamente la più forte e spettacolare squadra dibasket di tutti i tempi (parleremo anche di loro, inuno dei prossimi numeri). Bird aveva ormai 36 an-ni, e l'usura accumulata in tantissimi campionatidisputati al vertice lo aveva reso vittima di dolori dischiena cronici dovuti allo schiacciamento di unaradice nervosa, che gli impedivano persino di se-dere in panchina: infatti, era costretto ad assistereda bordo campo alle partite standosene sdraiatosul parquet per la maggior parte del tempo, maquando entrava, si vedeva che la classe e l’abilitàerano restate quelle di una volta: limpidissime einarrivabili. Una cosa, in particolare, colpiva: unocome lui, abituato ai palcoscenici più prestigiosi,che – all’inizio della gara – cantava l’inno naziona-le visibilmente commosso, e che faceva capire
ematos • 018
guarda sul tuosmartphoneil video tramiteil QR code
oppure digita sul tuo browserhttp://www.youtube.com/watch?v=flT88MH8hAM
“tu dici che un giorno ci sarà un altro Larry Bird,
ma io dico che mai, mai e poi mai, potrà esserci
un altro Larry Bird” Magic Johnson
di questa rubrica, è una variante dei notissimi spa-ghetti aglio, olio e peperoncino. Prendete dei begli spicchi di aglio (se lo trovate,preferite quello rosso tipico dell'Abruzzo) e smi-nuzzateli con il coltello senza fare dei pezzi troppopiccoli perché nel tagliere non vadano dispersi glioli essenziali. Mettete questi spicchi d'aglio tagliatiin un tegame dove avete versato l'olio d'oliva ex-travergine assieme a dei pezzettini di peperonci-no piccante (ovviamente assieme ai suoi semi). Siera parlato di una variante: eccola. Una volta mes-so l'aglio e il peperoncino nell'olio extravergine, la-sciate gli ingredienti a marinare per almeno mez-z'ora un'ora, senza scaldare o (meno che mai) farefriggere l’olio, come invece tendono a fare certibarbari (non meritano altra definizione), interpre-tando la ricetta normale. Gli ingredienti quindivanno lasciati tutti completamente crudi. Le quantità di aglio e di peperoncino variano a se-conda dei gusti personali, ma trattandosi di ali-menti salutari, se non ci sono problemi di dige-stione o non ci sono particolari idiosincrasie perl'aglio (eventuali problemi di fiato si eliminanociucciando o masticando lentamente un chicco dicaffè), potete certamente permettervi di abbon-dare. L'olio d'oliva extravergine è sicuramente sa-lutare, ma è molto calorico e quindi bisogna nonesagerare una dose ideale potrebbe essere quelladi due o tre cucchiai per persona. La scelta del-l'olio extravergine dipende anch'essa dai gustipersonali, ma sarebbe bene scegliere un olio nonfiltrato (che dovrebbe quindi apparire torbido),possibilmente che “pizzichi” in gola, dato che il piz-zicore è dovuto in gran parte a sostanze antiossi-danti, che andrebbero in buona parte perdute ri-scaldando l'olio. A questo punto basta cuocere gli
spaghetti bene al dente (se stiamo parlando dicucina e salute potete anche scegliere quelli
integrali), e dopo averli mescolati basta ver-sarli ancora caldi nel condimento a crudo
mescolando accuratamente prima di por-tare in tavola.
(Copyright A.M.S.)
che la sua partecipazione alla spedizione nel Dre-am Team non era stata una questione di soldi, madi amore per il basket e per il suo Paese.Larry Bird è stato (ed è) una persona e una figura disportivo sicuramente positiva, ed un esempio perle nuove generazioni. In campo era leale, ma eraanche incazzoso il giusto: famose le sue scazzotta-te con Abdul Jabbar, famosissime le sue parolac-ce, tanto da essere chiamato “the trash talking” (ilche, tra l’altro, ce lo rende ancora più simpatico),memorabili le sue ripicche condite con parole alcuraro contro chi osava mettere in dubbio le suecapacità; e vale la pena citare almeno un episodio.Un giocatore (un eccellente giocatore, in verità)dell’Indiana Pacers, Chuck Person, detto “the rifle-man” (il fuciliere) per la sua abilità nel tiro, era an-dato a svegliare il can che dorme, con una scelle-rata dichiarazione alla vigilia di un incontro controi Celtics: “the rifleman is coming, and he's goingbird hunting” (“sta arrivando il cacciatore, e sta an-dando a caccia di uccelli” riferendosi ovviamenteal cognome di Larry). La partita si sarebbe giocataall’indomani, il giorno di Natale, e mal glie ne in-colse. Mentre le squadre scendono in campo, Lar-ry incrocia Person e gli sussurra “ho un regalino diNatale per te”. Bird aspetta il momento buono; inuna fase della gara, Person è seduto in panchina:lui avanza palleggiando, gli si mette davanti escocca un tiro da tre. Appena la palla parte, si voltaverso Person, gli indica la palla ancora in volo, e gliurla in faccia un sontuoso “merry fucking Chri-stmas!” (“buon fottuto Natale!”); appena terminatala frase, il pallone (c’era da dubitarne?) entra a ca-nestro.
IL RITORNO COME ALLENATORE
Subito dopo le Olimpiadi di Barcellona, Bird si ritiradal basket giocato, dopo avere disputato 897 parti-te (sempre nei Celtics), in cui ha segnato 21791punti, conquistato 8974 rimbalzi, lanciato 5695 as-sist, rubato 1556 palloni e fatto 755 stoppate, e conun 88,6% nei tiri liberi: numeri da marziano. Torna acasa sua, nell’Indiana, e dopo una pausa di riflessio-ne accetta di diventare l’allenatore dei Pacers, masolamente per tre anni, dal 97 al 2000. Si fa onoreanche stavolta, tanto da vincere il trofeo NBA comemigliore allenatore del campionato nel 97 (e tantoda portare per tutti e tre gli anni la squadra alla fi-nale della "Eastern Conference": nel 2000, in parti-colare, i Pacers arrivano alla finale assoluta NBA, do-ve sono sconfitti dai Lakers), e questo è un altro re-cord. Larry Bird, infatti, è l’unico uomo al mondo adavere vinto il trofeo NBA sia come migliore gioca-tore, sia come migliore allenatore. Al termine dei tre anni, Bird smette i panni di alle-natore e si concede una nuova pausa, ma poi, nel2003 torna nei Pacers, dove diventa General Ma-nager. Da “the hick from French Lick” (“il contadinodi French Lick”, così lui si definisce) ci aspettiamoancora grandi cose, perché come ha dichiaratoMagic Johnson, l’avversario e l’amico di una vita,durante la cerimonia di commiato di Larry dal ba-sket giocato (guardatene uno spezzone all’indiriz-zo http://www.youtube.com/watch?v=0BsHdQ4VuD4 ): “tu dici cheun giorno ci sarà un altro Larry Bird, ma io dico chemai, mai, e poi mai, potrà esserci un altro LarryBird”.
(Copyright A.M.S.)
di Karneades Kakabià
cucina anticancro
Ex Chef di Ristorante
Le stime della comunità scienti-fica concordano nel dire che alme-
no un terzo dei casi di tumore sa-
rebbe dovuto a cattive od errateabitudini alimentari. Pertanto, il
cancro si sconfigge e si previene
anche a tavola, ed è quindi possibi-
le cambiare l'alimentazione per ri-
durre il rischio di insorgenza dei tu-
mori: esistono molti alimenti chehanno una attività antitumora-le dimostrata almeno da studi in
vitro (cioè, di laboratorio), mentre
la dimostrazione con studi sull'uo-
mo è ovviamente più difficoltosa
perché richiede indagini su popola-
zioni molto numerose ed avrebbe
una durata anche di molti anni.
Ècomunque assodato che alimenticome l'aglio, il peperoncino, il po-modoro, l'olio di oliva extravergi-ne e molti altri ancora grazie allagrande quantità di antiossidanti
che contengono, possono impedire o alme-no ridurre il rischio che si sviluppino alcunitumori. Combinando questi alimenti possiamoquindi essere in grado di costituire unricettario che potremmo definire an-ticancro, perché mette assieme deicibi preparati utilizzando le loroproprietà protettive.La prima ricetta anticancro, checitiamo nel primo numero
17 ematos • 018
ISTOCKPHOTO.COM
18 ematos • 018
AMS news
scuola secondaria di primo grado “don Lorenzo Milani” Sesto San Giovanni
anche i tappi fanno cose grandi!Continua la raccolta tappi
iniziata lo scorso anno
Com’è nata l’idea di raccogliere i tappi a scuola?Dalla proposta di una insegnante che ha saputo dellabellissima e utilissima iniziativa proposta dall’associazio-ne. Ne ha subito informato le classi ed è nata spontanea-mente questa gara di solidarietà. Nell’atrio della scuola è possibile misurare l’impegno cheogni classe dimostra nella raccolta dei tappi. Una volta almese infatti con il TAPPOMETRO, uno strumento di altis-sima precisione (!?), contiamo i tappi con questa specia-le e unica unità di misura e sappiamo immediatamentela quantità di plastica raccolta: ogni tappometro corri-sponde a 2,2 hg.Volete sapere quanti tappi abbiamo raccolto da set-tembre a dicembre? 421,82 kg!E a turno poi le classi aiutano i volontari dell’associazionea caricare il furgoncino con tutti i sacchi di tappi raccolti. L’esperienza è bella e la consigliamo a tutte le scuole.
I ragazzi e le ragazzedella scuola media “don Milani”
19 ematos • 018
Il 13 ed il 20 Febbraio 2012, A.M.S. haavuto il piacere di incontrare i ragaz-zi delle seconde e terze medie dellascuola Don Milani di Sesto SanGiovanni. La professoressa PatriziaBison ha organizzato gli eventi du-rante i quali Alessandra Trojani eMilena Lodola hanno spiegato alcu-ne nozioni di genetica ed il ruolo delDNA nelle malattie del sangue nel-l’ambito dei progetti di ricercascientifica che si svolgono pressol ’Ematologia del l ’OspedaleNiguarda (Milano). I ragazzi hannoposto tante domande interessanti,e sono ormai da tempo, molto attivinella raccolta tappi. L’invenzione del“tappometro”, un brillante sistemaper contare i tappi, ha innescato unavera e propria gara tra le classi a chine raccoglie di più! Un sentito rin-graziamento al corpo insegnante e,in par t icolar modo, a l laProfessoressa Marcella Giunta che siè presa in carico l’onere della raccol-ta e conteggio dei tappi, un grazieanche ai ragazzi della scuola perquanto hanno fatto, e ancora faran-no a sostegno dell’A.M.S.
miseria e nobiltà
• Le unghie crescono più rapidamente sulle dita della mano dominante.
•Gli spazzolini da dentiandrebbero tenuti sigillati e almeno a due metri dal WC:questa è la distanza di sicurezza che impedisce che le particelle sollevate (anchea tavoletta chiusa) dal flusso dello sciacquone, vadano a depositarsi sugli ogget-ti circostanti.
• Generalmente, lo stesso odore, percepito con la nari-ce sinistra, sembra più sgradevole di quanto lo sa-rebbe se venisse percepito con la narice destra.
curiosità sul corpo umano e sulla salute, raccolte e selezionate per voi dall’AMS
20 ematos • 018
AMS news
Solitamente da una società sportiva che festeg-gia il termine della stagione agonistica, ci siaspetterebbe che venissero premiati gli atletimigliori, ma il loro miglio risultato è sicuramen-te il "CCRT - CHARITY CHALLENGE RUNNINGTOUR".MMT ha corso il 2011 per la nostra Associazione:ben dodici mila e trecento euro raccolti passodopo passo – è proprio il caso di dirlo – “mone-tizzando” i chilometri corsi durante il 2011 e sen-sibilizzando amici e sponsor alla loro iniziativa.Grazie al contributo del MMT il laboratorio di te-rapia cellulare si è potuto arricchire con nuove enecessarie strumentazioni per l'attività di geno-tipizzazione, oltre ai reagenti impiegati per la ri-cerca. Un ringraziamento enorme a questi runners chehanno il grande merito di correre unendo pas-sione e solidarietà, potremmo certamente direche ogni chilometro corso è corso con un signi-ficato.
charity challenge running tour
Monza Marathon Team ha festeggiato il Natale
21 ematos • 018
insieme a AMS
Il 16 Dicembre 2011 è avvenuto un incontro organizzato dall’attivissima MonzaMarathon Team con AMS. Grazie al grande impegno da parte di amici, runners esponsors, l’AMS ha ricevuto una donazione di ben € 12.300 che è stata utilizzataper realizzare l’acquisto di una avanzata strumentazione per il Laboratorio diricerca Ematologia dell’Ospedale Niguarda. La tecnologia GeneAmp PCR System9700 è indispensabile per lo svolgimento di progetti di ricerca genetica volti adidentificare le cause genetiche delle malattie ematologiche. Non mancheremodi tenervi informati dei risultati ottenuti grazie anche alla vostra generosità! Ungrazie di cuore alla Monza Marathon Team!!
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